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  1.  

    Oggi, 11 febbraio 2014 è morta Olimpia, la Madre Teresa di Livorno, colei alla quale dobbiamo l'inizio della nostra Associazione, la persona che insieme a Don Luigi ha creduto in noi sin dal primo istante, colei che non ci ha mai fatto mancare le sue preghiere, colei che ci ha sempre difeso contro tutti, colei che ci ha amato al di là di tutto. Ormai da anni in ospizio non ci ha mai fatto mancare il suo grande amore.
    Lo scorso anno, proprio il giorno 11 febbraio 2013, scrivevo di lei, della sua storia, del suo amore grande per il prossimo, per i bambini per l'Associazione "Amici della Zizzi" di cui era una dei diciannove soci fondatori. Non sono coincidenze, sono segnali che Dio ci invia. Il 28 febbraio era venuta a casa nostra, portata a braccia dai nostri ragazzi più grandi dentro casa: è stato un giorno memorabile, un abbraccio a tutti noi, l'unione tra due realtà, parti di uno stesso mondo.
    Troppo emozionato stasera per poter scrivere oltre, vi posto qui ciò che scrissi un anno fa di Olimpia.

    I funerali si svolgeranno mercoledì 12 febbraio alle ore 16:00 presso la chiesa di San Sebastiano a Livorno. L' Associazione Amici della Zizzi Onlus sarà presente con tutti i suoi ragazzi

  2.  

    Madre Teresa di Livorno

    Olimpia è una signora, ormai anziana e non più autosufficiente, ma è stata colei che mi ha preso per mano per guidare i primi passi verso le famiglie ed i bambini che avevano bisogno di sostegno. Don Luigi ed io eravamo soliti chiamarla "la Madre Teresa di Livorno" perché ha donato tutta la sua vita al prossimo. Ha aiutato tutte le famiglie della mia città che le chiedevano aiuto e se non aveva nulla da dare loro contraeva debiti su debiti, chiedeva favori, telefonava nel cuore della notte, andava dal vescovo a piangere e tutto sempre con umiltà, con semplicità, tanto che era impossibile dirle di no. Insegnava e quando a fine mese le veniva dato lo stipendio, in ventiquattro ore lo aveva già speso tutto in parte per sanare i debiti che le famiglie povere avevano fatto in alcuni negozi a suo nome (su sua indicazione), ed in parte per pagare le bollette altrui. Chiaramente passava poi un mese rinunciando spesso anche a mangiare. Molte persone quando la vedevano la assalivano letteralmente perché vedevano in lei la loro unica ancora di salvezza e quando Olimpia non aveva nulla da dare loro, talvolta veniva anche picchiata da chi non capiva perché avesse aiutato altri e non potesse aiutare loro. Andava a giro con biciclette scassatissime che trovava ai cassonetti o che le regalavano, ma che puntualmente le rubavano.
    In Olimpia rivedo Gesù, penso a come si sentisse quando, arrivando in un posto nuovo, veniva riconosciuto e tutti lo "assalivano" per ottenere da Lui un bene materiale come la guarigione.
    Olimpia, seguendo le orme di Gesù, dava denaro e cibo a chi le chiedeva aiuto e non faceva preferenze o distinzioni e supportava tutti coloro che poteva. In cambio dava il suo amore, la sua parola, gli insegnamenti del Vangelo in un modo così naturale e spontaneo che le persone rimanevano affascinate da lei, dalla sua bontà, dalla sua dedizione verso il prossimo. Una volta diventata vecchia e inutile ai loro scopi è stata abbandonata e in pochi oggi la vanno a trovare nell'ospizio ove i suoi parenti l'hanno collocata.
    Quando ci vediamo ha sempre il sorriso, mai una polemica, mai una critica, sempre e solo amore verso il prossimo.

  3.  

    Olimpia al centro della mia storia

    Quando la mia mamma morì non c'erano persone ad asciugare le mie lacrime. Ventuno anni sono un età in cui nessuno ti considera più un bambino e nessuno ti vede come uomo. Ogni persona pensava a trovare consolazione e nessuno vedeva la mia sofferenza. Mio padre dopo un mese stava con un’altra donna, i miei pochi parenti avevano altro da fare, ai miei amici importava solo di divertirsi e mi escludevano perché triste e non più anima della festa. Solo Gesù mi consolava, solo per lui non ho messo in atto i miei propositi di suicidio. Dopo nove mesi di solitudine entro in contatto con Don Luigi, viceparroco del Santuario mariano di Montenero, sulle colline livornesi: il primo grande aiuto da parte di Dio. Mi ero recato da lui per chiedergli come fare ad andare in missione, ma questo prete napoletano verace mi disse "tu sì scemo, c'è tanto da fare qui" e mi mandò da Olimpia. Al primo incontro vidi una donna già piegata dagli anni e dalla fatica, ma con una carica non più ritrovata in altri. La sua casa sugli Scali D'Azeglio, all'ultimo piano senza ascensore, era divenuto il rifugio dei peccatori. Anche il mio rifugio. Nel primo incontro mi propose di andare con lei a dare ripetizioni a dei bambini. Trasalii. Possibile che fosse questa l'alternativa alla missione in Africa? Mi fidai di lei così come mi ero lasciato prendere da Don Luigi e la seguii. Seguire Olimpia non era cosa facile. Con la sua scassatissima bicicletta passava freneticamente da un discorso ad un altro, da una casa ad un'altra, da un aiuto ad un altro. Era una matta scatenata, una matta buona, una matta di cui mia mamma avrebbe detto "se non son pazzi non li vogliamo". Mi trascinò in un turbine di amore per il prossimo, di aiuto gratuito, mi insegnò a non giudicare chi stava sbagliando, mi disse che ogni persona ha il suo orgoglio e non dobbiamo ferirla quando l’aiutiamo. Da una famiglia con tre bambini me ne propose un'altra, ed un'altra, ed un'altra ancora. In meno di quattro mesi aveva riempito la mia vita con sette famiglie e cinquanta bimbi. A chi portavo da mangiare, a chi una parola di conforto, a chi il rimprovero fraterno per essersi lasciato andare, a chi cercavo di far ottenere la casa popolare. Non so cosa Olimpia abbia visto in me quel primo giorno nella sua casa all'ultimo piano sugli Scali D'Azeglio, ma è certo che quella fiducia così dirompente in me è stato il baluardo contro le tante avversità, contro le malelingue, contro il mio stesso carattere spigoloso. Il cuore di una mamma, una nonna, una zia, una sorella concentrato in uno solo. Se l'Associazione "Amici della Zizzi" ha iniziato il suo percorso, se è andata avanti, se è cresciuta lo dobbiamo a Olimpia. Oggi non saremmo qui se il Signore non avesse messo sulla mia strada questa donna, questa piccola grande piuma d'oca capace di riscrivere con il suo pennino la vita di tanti sbandati come me. Era per me e Don Luigi la Madre Teresa di Livorno, ma oggi posso dire, con orgoglio, con amore, con gioia immensa che per me è già santa e dall'alto dei cieli veglierà su di me unendo le sue preghiere a Dio a quelle della mia mamma che oggi ha potuto incontrare. Felice di averla conosciuta e di essere stato così tanto amato da lei

    • CommentAuthorcitro
    • CommentTime12 Feb 2014
     

    ricordo quando raccontasti la sua storia... non ci sono parole, ma tanta tristezza! :face-crying:

  4.  

    :face-crying: