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  1.  

    Pace a voi!

    Pace a voi

    Oggi sembra quasi un controsenso augurare la pace perché i focolai di odio e violenza dilagano in ogni dove. Stamani i giornali raccontano della guerriglia in atto a Rio de Janeiro tra la polizia e gli abitanti di una favela.
    No, non è un controsenso, non dobbiamo mai pensare che la pace non si possa conquistare, raggiungere, mantenere. E' difficile? Certo, ma nulla è impossibile e la differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci, una frase che ripeto da sempre ai miei ragazzi. Mai rinunciare, mai smettere di sperare, anche contro ogni previsione, contro i giornali che ci inondano solo di cattive notizie, contro la maleducazione dilagante, il malcostume, l'egoismo, l'ipocrisia. Non dobbiamo arrenderci, ma proseguire il nostro cammino per donare un mondo migliore alle generazioni che verranno.
    Cosa posso fare io nel mio piccolo? E' la domanda più ricorrente di coloro che alzano le braccia rassegnati, come se non ci fosse una soluzione, ma la risposta c'è, è dentro noi, è la possibilità di creare pace attorno a noi. Forse non fermeremo la guerra in Siria, la violenza in Ucraina, la guerriglia in Brasile, ma certamente possiamo e dobbiamo portare la pace nelle nostre case, ai nostri figli, amici, alle persone incontrate ogni giorno. "Pace a voi" soleva ripetere Gesù e non conosco un augurio più bello di questo. "Pace a voi" perché la pace nel mondo comincia dalla pace dentro ognuno di noi. Cominciamo da qui e in un tempo non lontano riusciremo a fermare le guerre, le battaglie, i disordini. Pace a voi

  2.  

    Addì 25 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
    Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
    Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
    Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
    Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
    Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
    Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
    Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
    Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora».
    Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
    Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
    Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
    Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti

    Giovanni 21,1-14

  3.  

    Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete

    Pesca miracolosa

    Vi farò pescatori di uomini, si legge nel Vangelo, e a guardarsi intorno c'è veramente tanto da pescare in questo mare di umanità. Non solo i quattrocento minori assiepati sulla costa orientale della Sicilia in attesa di essere collocati in qualche struttura o famiglia, non solo i tanti immigrati in cerca di un po' di dignità, non solo le moltissime famiglie in crisi economica e sociale desiderose di trovare una strada per uscire dal fango in cui sono precipitate, ma anche tante persone incapaci di andare oltre il proprio egoismo e opportunismo, come il sindaco di Verona che proibisce di distribuire cibo ai senza tetto per strada, o quelle regioni che poco o nulla fanno per tutelare i diritti dei minori, o quelle famiglie che accolgono un bambino in adozione per poi rifiutarlo in un secondo tempo.
    Quanti pesci ci sono in mezzo al mare, quante persone da aiutare, sostenere, accogliere, nutrire, educare, pungolare perché facciano bene il loro dovere.
    Pescare non è difficile, non teniamo le nostre reti in cantina, diventiamo pescatori di uomini

  4.  

    Addì 26 aprile 2014

    Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni.
    Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.
    Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
    Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna.
    Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.
    Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.
    Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura»

    Marco 16,9-15

  5.  

    Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura

    Cosa vi fa star male nella vita?

    Cattolici, musulmani, induisti hanno dei principi derivati dalle loro sacre scritture, atei e agnostici hanno degli ideali tramandati dalle loro famiglie, ma c’è un valore che accomuna tutti e ci fa sentire parte di un unico, grandissimo gruppo che è l’umanità, una missione che ognuno di noi ha dentro di sé. Ogni persona, pur con gradi diversi e con le dovute eccezioni, si commuove davanti ad un qualche episodio della vita. Anche il mafioso e l’assassino si impietosiscono quando davanti ad un bambino che piange, quando alla morte di una persona cara. Ma tralasciando questi esempi limite ci accorgiamo di essere legati da un fattore in comune: rattristarsi davanti alla sofferenza di altre persone. C’è chi sta male nel vedere un barbone dormire per terra, oppure per un terremoto nel sud del mondo, o rabbrividisce davanti allo sterminino della popolazione inerme, o magari osservando un genitore incline a maltrattare i propri figli. Ognuno di noi, cattolico, ateo o di altra religione ha una missione nella vita, quella di raddrizzare i torti. E’ un fuoco che brucia dentro tutti noi, un calore intenso spesso sopito dall’egoismo o dall’opportunismo, ma non per questo meno forte. Ci accontentiamo di buttarvi sopra un po’ di cenere, di gettare lo sguardo altrove, magari dicendo “ci pensi qualcun altro”, ma così facendo disobbedisce ad una legge di natura. Quanti di voi quando sono in difficoltà non vorrebbero avere l’aiuto del prossimo, il loro sostegno, una spalla su cui piangere, un consiglio, del denaro, l’accoglienza? E allora se ne sentite voi il bisogno, pensate che anche gli altri hanno le stesse necessità, sono fatti della nostra stessa pasta, provano le nostre stesse emozioni, soffrono davanti alle stesse disgrazie, abbiano paura dinanzi alla morte.
    E allora andate per le strade del mondo e donate ciò che avete, nessuno è così povero da non poter regalare nemmeno un sorriso

  6.  

    Addì 27 aprile 2014

    La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
    Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
    Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
    a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
    Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
    Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
    Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
    Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.
    Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome

    Giovanni 20,19-31

  7.  

    Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!

    Non ci credo finché non ci metto il naso

    San Tommaso non credette che Gesù fosse resuscitato fin tanto che non lo vide direttamente. Oggigiorno c'è talmente tanta sfiducia nel genere umano da non credere nemmeno quando si vedono e si toccano con mano le realtà. Di noi dicevano che avevamo costituito l'associazione per rubare soldi, e dopo ventisette anni dedicati a seicento bambini mettendo in campo tutte le nostre forze ed i nostri averi di famiglia c'è ancora qualcuno che ci guarda con sospetto.E dire che non perdiamo occasione per invitare le persone a venirci a conoscere di persona, a valutare il nostro operato, ad esaminare i nostri conti. Pazienza. Posso capire San Tommaso, anche se non lo condivido, ma come faccio a capire chi continua a non credere in qualcosa pur avendola sotto il naso, pur avendo l'opportunità di toccarla con mano? Sapete qual'è il punto? Si fa prima a sputar sentenze piuttosto che valutare perché questo comporta alzare il sedere dalla comoda poltrona ove siamo seduti e mettersi in gioco, confrontarsi con una realtà che, pur tra mille errori perché siamo umani, prova a fare qualcosa per gli altri senza un fine personale. Chi non fa nulla, triste realtà, spara sentenze comodamente seduto nel salotto di casa sua. Per fortuna questi figli moderni e degeneri di San Tommaso sono pochi, ma le loro parole comunque feriscono come lame affilate. Per fortuna tante di più sono le carezze pronte a donarci un po' di sollievo e di amore di cui abbiamo bisogno per andare avanti.

  8.  

    Addì 28 aprile 2014

    C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei.
    Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
    Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio».
    Gli disse Nicodemo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».
    Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
    Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
    Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.
    Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito»

    Giovanni 3,1-8

  9.  

    Se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio

    Si può rinascere?

    Ogni religione ha la sua idea di prolungamento della vita terrena, qualcuna immagina la reincarnazione in altro essere vivente, altre, come quella cristiana, ci parlano di Paradiso ove va la nostra anima.
    Il Vangelo però ci parla anche di un'altra rinascita, quello dello spirito e ci insegna che possiamo anche sbagliare, fare cose orribili, ma possiamo cambiare, rinascere, trovare la strada dello spirito che porta a Dio.
    Purtroppo qualcuno stravolge l'idea della rinascita su questa terra, qualcuno vuole farci cambiare e ingenera in noi l'idea che così come siamo non andiamo bene, ed in molti, specie i ragazzi ancora influenzabili, ci cascano.
    Così ci facciamo un'idea di come sia giusto vestirsi, quali marche siano migliori di altre, come pettinarsi per essere accettati, quali film andare a vedere, chi frequentare.
    Sentivo ieri alla radio, mentre tornavo da Orentano, di una petizione che Camilla De Luca, una studentessa di Padova, ha postato sul sito Change per far chiudere il programma di Belen Rodriguez "Come mi vorrei". Trentaduemila firme raccolte. Fra le cose giustissime che scrive Camilla "non dovreste chiamarlo Come mi vorrei, ma come mi vorreste voi".
    Continua Camilla scrivendo "Belen dice alla ragazza che l'avrebbe derisa vedendola passare per strada. Io credo che non esista un modo sbagliato di essere e vestire e credo che dobbiamo smetterla di rispondere soltanto ai canoni di bellezza dettati dalla società"
    “Qui si insegna che c’è un solo modello giusto, e che se non rientri in quei canoni devi cambiare, o non sarai mai accettata. Questa è la perfetta definizione di donna-oggetto”, scrive una ragazza di Brescia spiegando il motivo della sua adesione alla petizione.
    E Camilla ha solo venti anni, potrebbe essere una delle tante ragazze legate agli stereotipi, ma non è così.
    Il mondo cambia anche grazie a ragazze come Camilla che hanno il coraggio di andare conto corrente. Non sempre se siamo in un fiume dobbiamo lasciarci trasportare perché spesso rischiamo di finire nella cascata.
    Se riteniamo giusto cambiare, facciamolo, ma non perché sono gli altri a dircelo o per essere accettati, ma sopratutto cerchiamo di cambiare dal di dentro perché vestiti, pettinatura, trucco sono solo aspetti esteriori e privi di interesse per coloro che guardano al cuore e all'anima di una persona.

    http://www.change.org/it/petizioni/cancellare-come-mi-vorrei-il-programma-tv-mediaset

  10.  

    Addì 29 aprile 2014

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  11.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.

    Le contraddizioni della vita

    Nella vita ci sono spesso situazioni, insegnamenti apparentemente in contrasto l'una con l'altra.
    Vi è mai capitato di dire ai vostri figli "venite qui se siete stanchi di studiare", frase che porta i ragazzi a pensare di essere condotti a fare una bella gita oppure al cinema e quindi rilassarsi, ma poi subito dopo aggiungete "dammi una mano a spostare questo mobile", oppure "aiutami a cucinare e apparecchiare". I figli pensano subito di essere stati imbrogliati "smetto di studiare perché sono stanco e devo fare qualcosa di stancante per riposarmi?"
    Ci sono pesi e pesi. Il dovere è ciò che dobbiamo fare a qualunque costo: portare avanti la famiglia, studiare, combattere le ingiustizie. Sono attività che inesorabilmente logorano e c'è bisogno ogni tanto di uscire da quella routine per poter riprendere le forze e proseguire sul cammino che la vita ci pone davanti. Altri gioghi sono le cose per le quali non siamo chiamati come un dovere legato alle nostre scelte lavorative o familiari, ma quelli indicati dal nostro cuore. Se vediamo un barbone seduto per terra a chiedere l'elemosina è un nostro dovere morale fare qualcosa per lui, ma nessuno ci dirà niente se non lo facciamo. Mentre se non andiamo a lavorare o non portiamo i figli a scuola qualcuno ci farà le sue rimostranze. Il dovere morale non è diverso da quello lavorativo, familiare o politico, solo che nel primo caso siamo lasciati liberi dalle leggi dell'uomo di eseguirlo o meno. Dobbiamo però fare i conti anche con la nostra coscienza ed i genitori sono lì ad insegnarci cosa sia giusto fare, ed è per questo che ci danno dei doveri per farci riposare, perché quanto fatto con il cuore, senza obbligo, ha un valore assai più alto ed è quello che fa la differenza per noi e per il nostro prossimo, tanto che certi pesi diventano leggeri se portati con amore e costituiscono un riposo ed un rifugio contro lo stress della quotidianità. Chi fa volontariato questo lo ha capito, tanto che in molti vengono a trovarci chiedendoci di lavorare per i nostri bimbi mettendoci grande impegno.
    E' la stessa cosa detta da Gesù nel Vangelo "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" e subito dopo "Prendete il mio giogo sopra di voi e troverete ristoro per le vostre anime"

  12.  

    Addì 30 aprile 2014

    In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

    Giovanni 3,16-21

  13.  

    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui

    Bambini giudicati e offesi

    Da dicembre stiamo girando tutta Livorno alla ricerca di un appartamento da prendere in affitto per accogliere altri bambini e ragazzi in affidamento, stante la grande richiesta che arriva da tribunali e servizi sociali. La prima difficoltà che abbiamo incontrato è sulla metratura delle stanze per rispondere ai parametri di una legge regionale assurda capace di impedire l'accoglienza dei bambini anziché promuoverla. Quando però troviamo l'appartamento in grado di soddisfare tutti gli aspetti tecnici richiesti per l'affido ci sentiamo dire dalle agenzie che il proprietario preferisce affittarlo ad altri piuttosto che a noi, non per la paura di non essere pagati, bensì perché intendiamo ospitarci dei bambini, dei ragazzi "difficili" ed hanno paura di avere delle noie dal condominio. I ragazzi che arrivano da noi hanno un brutto passato familiare e per questo sono continuamente giudicati, additati, disprezzati solo per un giudizio stupido, affrettato e superficiale. Anche se fossero ragazzi che hanno combinato ogni genere di malefatta sarebbero maggiormente da tutelare, amare, accogliere e non disprezzare o allontanare perché si giudica il peccato, ma non il peccatore.
    A coloro che giudicano vorrei chiedere come sarebbero se fossero nati in una famiglia dove i maltrattamenti fossero stati il nutrimento quotidiano ed avessero ricevuto schiaffi come buongiorno e cicche di sigarette spente addosso come buonanotte, se avessero visto i loro genitori picchiarsi fino all'intervento della polizia, se avessero mangiato pane e miseria ogni giorno della loro infanzia, se per regalo di Natale avessero ricevuto la visita del padre o dell'amico della madre che li avesse stuprati. Facile giudicare, puntare il dito, mettere un muro all'accoglienza. Troppo facile, ma arriverà un giorno in cui coloro che hanno giudicato saranno giudicati, ed allora forse in quel giorno queste persone capiranno il male che hanno fatto a questi bambini.

  14.  

    Addì 1 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
    «Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.
    Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza;
    chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.
    Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.
    Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
    Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui»

    Giovanni 3,31-36

  15.  

    Chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra

    Volontariato è sinonimo di nullafacente

    Oggi è il giorno dedicato ai lavoratori, ma chi sono i "lavoratori"?
    Per molti l'idea di "lavoro" deve essere necessariamente abbinata alle parole contratto, retribuzione, ferie. Una delle tante definizioni che troviamo sui dizionari effettivamente riporta come prima definizione "Attività materiale o intellettuale per mezzo della quale si producono beni o servizi, regolamentata legislativamente ed esplicata in cambio di una retribuzione". Che brutta cosa. Quindi secondo il pensiero più diffuso il lavoro di una mamma che in casa pulisce ogni giorno, prepara da mangiare, stira, lava, rigoverna non sarebbe un lavoro solo perché non regolamentato e non retribuito? Quindi chi zappa l'orto per far crescere pomodori ed insalata non svolge un lavoro? Quindi Roberta, Carmela, Claudia che nella nostra Associazione si svegliano al mattino presto, accompagnano i bimbi a scuola, promuovono l'affido, organizzano iniziative per la raccolta di fondi non lavorano?
    Una volta una signora alla quale avevamo offerto un calendario in cambio di una libera offerta per l'Associazione si adirò tanto da urlare "vergognatevi a chiedere soldi, andate a lavorare". Svegliarsi al mattino alle quattro o alle cinque, andare in ufficio per portare avanti una famiglia come la nostra con sette bambini, far conoscere l'affido, osteggiare chi remi contro il bene di un bambino, proporre idee e suggerimenti per cambiare legge, scrivere articoli per far conoscere certe realtà, andare a letto mai prima delle undici non è lavorare per il semplice fatto di non avere una busta paga o non essere iscritto ad inps ed inail?
    Ho trovato però un'altra definizione "Impiego di un'energia per raggiungere uno scopo determinato". Questa mi piace. La retribuzione non è solo economica, non è solo legata ad un beneficio personale, non è soltanto un insieme di regole ed orari da rispettare, pause caffè da prendersi, calcoli per quando andare in pensione. Il lavoro è ben altro. E' passione nello svolgere un compito che non ci sia stato assegnato, ma sentito nel profondo del cuore, un qualcosa per la quale valga la pena vivere, soffrire, morire. La gratifica sarà quella di poter vedere sul viso di coloro che aiutiamo un sorriso,osservare i ragazzi cresciuti e maturati, annusare il profumo dei prodotti dell'orto sulla nostra tavola, condividere un pasto con le persone amate.
    L'ultima volta che feci la carta di identità mi chiesero che lavoro facessi ed io risposi "volontario a tempo pieno", quindi la signora scrisse "disoccupato". Non c'era verso, quello aveva scritto e quella era la definizione da mettere. Non lo sopportai e ne nacque un'animata discussione, come solo noi livornesi sappiamo fare, che coinvolse l'intera fila in attesa, ognuno diceva la sua. Alla fine si raggiunse un accordo "presidente onlus", anche se avrei preferito "volontario".
    Che tristezza pensare che il volontario non sia un lavoratore, che oggi quando tutti si fermano perché è la festa dei lavoratori io e tutti coloro che in Italia fanno volontariato non potremo festeggiare perché il nostro non è un lavoro.
    Chissà cosa sarà allora il volontariato? Un hobby? Una stupida attività a tempo perso?, Uno sgravio di coscienza? Uno sfogo dopo il duro lavoro di impiegato comunale, operaio, scaricatore di porto, guida turistica?
    Senza il lavoro, e ripeto LAVORO, di tanti volontari in tutti i campi oggi l'Italia sarebbe un colabrodo peggiore di quanto già non lo sia. In questo periodo di crisi se non ci fossero i volontari con il loro LAVORO tante persone non mangerebbero, tanti bambini non avrebbero trovato una casa, tante donne sarebbero sfruttate.

  16.  

    Addì 2 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,
    e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
    Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
    Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
    Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
    Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
    Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
    Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
    «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
    Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
    Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
    E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
    Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
    Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
    Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo

    Giovanni 6,1-15

  17.  

    C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci

    Abbiamo bisogno di pane

    Davanti all’incredibile numero di persone povere, maltrattate, private dei propri diritti, ferite in guerra, rimaste senza casa per una catastrofe, drogati, alcolizzati, abbandonate dai genitori, violentate in molti si mettono le mani nei capelli e dicono “troppo grande per me, a cosa serve aiutare uno quando milioni di uomini e donne hanno bisogno di sostegno?” E così dicendo gira le spalle al prossimo convinto di non poter fare nulla.
    Giovanni era un bambino abusato dalla madre e dai suoi conviventi, ed è stato accolto, amato, fatto crescere in un ambiente sano e frequenta ingegneria civile.
    Michela si prostituiva per dare da mangiare ai figli, sfruttata, picchiata dai suoi aguzzini, ed è stata aiutata ad uscire dalla strada e a ricongiungersi con i suoi bambini.
    Luigi era entrato nel tunnel della droga a sedici anni, oggi è un operatorio socio assistenziale.
    Maria moriva di fame in Africa, oggi vive in Italia accogliendo nella propria casa tanti bambini le cui mamme dovendo lavorare non sanno a chi lasciare.
    Quante altre storie potremmo scrivere. Sono storie di solidarietà, di amore verso il prossimo, di gente incapace di spaventarsi dinanzi al grande muro posto davanti a loro da una moltitudine di persone da aiutare. Uno alla volta aiuteremo tutti, basta volerlo, basta iniziare.
    Gesù aveva in mano solo cinque pani e due pesci e doveva sfamare miglia di persone. Quelle misere cose divennero cibo per sfamare tutti. Noi abbiamo in mano solo poche ore di tempo, solo pochi spiccioli, solo poche capacità: basteranno per aiutare chi soffre. Non pensiamo di essere troppo poveri, con un euro si può comprare un po’ di frutta; non pensiamo di essere inutili, le nostre braccia possono sollevare un anziano dal proprio letto di dolore; non pensiamo di avere poco tempo a disposizione, con un’ora alla settimana insegneremo a leggere ad un bambino. Ma soprattutto non pensiamo di non avere abbastanza amore da dare perché basta un sacchetto di frutta, una parola gentile, una carezza, la semplice presenza per far capire al povero, all’anziano, al bambino di essere amato e trovare la forza e la gioia per continuare a vivere. Con il nostro amore cambieremo il mondo, così come con pochi pani e pesci Gesù diede vigore ad una moltitudine che credeva in lui. Questo è il LAVORO di tanti volontari che nel mondo si rimboccano le maniche donando quel poco che hanno a disposizione. Chi ancora non abbia provato la gioia di darsi per gli altri, metta a disposizione i suoi cinque pani e due pesci ed insieme sfameremo migliaia di persone bisognose di ricevere una carezza d’amore

  18.  

    Addì 3 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò»

    Giovanni 14,6-14

  19.  

    Io sono la via, la verità e la vita

    Voi: via, verità e vita per i bambini

    Spesso le persone mi dicono di non voler prendere in affidamento un bambino perché hanno paura di soffrire quando il bimbo dovesse tornare dalla sua famiglia. Questo è un pensiero egoista, si pensa a quanto potremo forse stare male in un ipotetico futuro, ma non si considera il dolore che un bimbo prova oggi ed ogni giorno, al male che subisce, all’amore che gli viene negato nello stare in un ambiente negativo. Per paura di soffrire lasciamo che un bimbo venga picchiato, maltrattato, abusato? Gesù nel Vangelo ci dice “Io sono la via, la verità e la vita” e noi siamo per ciascun bambino maltrattato la via per uscire da una brutta situazione, la verità di come dovrebbe essere una famiglia, la vita futura di uomini e genitori amorevoli. Questi bambini hanno una sola possibilità per uscire dal tormento in cui sono nati: voi con le vostre famiglie piene di coccole, voi con le vostre case pulite, voi con il vostro amorevole accudimento, voi con i vostri sani principi e ottimi insegnamenti

  20.  

    Addì 4 maggio 2014

    In quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus,
    e conversavano di tutto quello che era accaduto.
    Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
    Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
    Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste;
    uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
    Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
    come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.
    Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
    Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro
    e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
    Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
    Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!
    Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
    E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
    Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
    Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.
    Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
    Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
    Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».
    E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
    i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».
    Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane

    Luca 24,13-35

  21.  

    Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro

    Gesti semplici

    Una persona a me molto cara ieri ha scritto "Qui io ritrovo me stesso, qui sono a casa, qui sono in famiglia", ed un ragazzo amico nostro che studia in seminario ha scritto "ogni incontro con voi è un incontro con Cristo! Lo vedo nei vostri occhi, lo percepisco nelle vostre parole, nei vostri cuori, così grandi e pieni d'amore!"
    Cosa avranno mai trovato qui da noi queste persone e tutte le altre che se ne vanno con la gioia nel cuore? Viviamo la nostra quotidianità con estrema semplicità, anzi anche con un po' di confusione. Che sia proprio questo il motivo? La semplicità. Ditemelo voi. Nel Vangelo di oggi si narra che i discepoli di Emmaus hanno riconosciuto Gesù dallo spezzare il pane, un gesto semplice, un atto di condivisione, il mangiare insieme, piantare i pomodori nell'orto, pregare davanti alla nostra piccola marginina con la statua della Madonna di Montenero. Piccole cose, ma forse alle persone mancano proprio le piccole cose, i gesti genuini della vita, quei piccoli momenti di intimità,goliardici, di solidarietà, di condivisione, di percorso fatto insieme per un fine comune.
    Grazie per il bene che ci volete, cominciate ad essere tanti e questo ci riempie il cuore di gioia e di amore grande.

  22.  

    Addì 5 maggio 2014

    Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
    Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato»

    Giovanni 6,22-29

  23.  

    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna

    Qual'è il vostro ruolo nella vita?

    Duemila morti per il crollo di una collina, bombe d'acqua, esondazioni e spari contro avversari sportivi. E' questo il mondo che vogliamo? E' questo ciò che desideriamo dalla vita? Aver paura di andare allo stadio, aver paura di mandarci i nostri figli? Essere in mano alle tifoserie violente dove uno dei capi è l'unico in grado di riportare la calma? Se il mondo va alla rovescia non dobbiamo voltarci anche noi per camminare all'indietro. Che fatica immane fanno i salmoni per riprodursi. Risalgono la corrente dei fiumi, saltano le rapide, molti muoiono di stenti, altri perché sbattono sulle rocce, altri ancora pescati dall'uomo o da altri predatori. Ne sono consapevoli, ma sanno anche di dover arrivare alle acque tranquille per riprodursi, per far sopravvivere la specie. La maggior parte di loro morirà dopo essersi riprodotta, dando così la propria vita per i figli, non per Mirko e Andrea, non per Maria e Shamira, ma perm milioni, miliardi di uova che presto saranno avannotti forti e coraggiosi, capaci di affrontare le insidie della natura perché qualcuno che non hanno mai conosciuto è stato tanto coraggioso da donare loro una vita.
    Cosa facciamo noi? Facciamo i salmoni a pancia in su, nuotiamo scaldandoci al sole, stiamo tranquilli nel nostro comodo stagno e vivacchiamo senza dare un senso profondo alla nostra vita, abituati come siamo alla routine quotidiana: casa, lavoro, un hobby o due, una o due vacanze l'anno. Tutto giusto, tutto bellissimo, tutto naturale, come un salmone che se ne sta tranquillo a riposare dentro il suo stagno. Dobbiamo imparare a combattere, a nuotare contro corrente, a morire per una causa in cui crediamo, qualunque essa sia. Questa è la passione, questo è ciò che fa la differenza tra il vivere da pecora e il vivere da leone. La prima avrà sempre paura di tutto, subirà ogni evento come se non potesse fare nulla per cambiarlo. Il leone invece è forte, attaccala sua preda per tenere in equilibrio la natura, divora solo se ha fame e se deve dare da mangiare ai suoi piccoli, ozia sotto un albero della savana una volta compiuto il proprio compito assegnatogli direttamente da Dio.
    Ognuno di noi ha un compito nella vita, e non può essere solo quello di vivacchiare, di vivere alla giornata senza uno scopo più ampio. Chi si dedica alla politica, chi alla salvaguardia della natura, a proteggere i gli immigrati e i senzatetto, ad accudire i malati, a ricercare nuovi sieri e vaccini. E voi di che pasta siete fatti? Quale è il compito che Dio vi ha assegnato? Avete mai ascoltato Dio? Avete mai cercato di capire cosa vi stia chiedendo? Guardate che è molto semplice, basta guardarsi indietro e vedere quale domanda ci è stata rivolta da qualcuno: vuoi prendere un bimbo in affido? Puoi darmi una mano a portare del cibo ai barboni? Potresti dedicare qualche ora ad insegnare ai bambini che vanno male a scuola ed i cui genitori non possono permettersi di pagare le ripetizioni? Quante volte avete di no ad un vostro impegno diretto? Quante volte avreste potuto rimboccarvi le maniche, risalire la corrente, ma siete rimasti nel vostro comodo stagno per paura di ferirvi, per paura di morire? Quanto è bella la morte se ci diamo per gli altri, quale senso profondo acquista la vita se i nostri grandi sforzi possano portare alla nascita di tanti avannotti che senza di noi sarebbero solo carne da macello. Svegliatevi dal vostro torpore, smettete di rosolarvi al sole e andate incontro alle rapide, impegnatevi in qualcosa di utile non per voi, ma per la collettività.

  24.  

    Addì 6 maggio 2014

    In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
    I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
    il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete»

    Giovanni 6,30-35

  25.  

    Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero

    Quanti idoli

    L'uomo è alla continua ricerca di qualcosa, qualcuno in cui credere.
    Si alzano gli occhi verso l'alto dalla posizione in cui siamo per cercare qualcuno più in alto di noi, per trovare qualcuno che sia stato più bravo a raggiungere la cima e possiamo prendere da lui qualche briciola del suo successo.
    Ma chi ha raggiunto la vetta è assai parsimonioso e non darà a chi è sotto di lui il suo tesoro, la sua fama, il suo potere, se non in piccolissime dosi in grado di mantenere una nutrita schiera di accoliti e poter potenziare la sua immagine. In tanti bramano con l'acquolina in bocca, pieni di ammirazione per quella persona che è stata capace di uscire dal mucchio ed ergersi sopra gli altri, speranzosi di riuscire ad avvicinarglisi, ad eguagliarlo.
    Si guarda in alto, più in alto di noi, ma solo poco più in alto. Non ci accorgiamo di essere ai piedi di un monte e di vedere soltanto gli scalatori, uomini e donne come noi, che per destino, fortuna, doti, prestanza fisica hanno raggiunto livelli più alti, ma che prima o poi dovranno scendere e non potranno più aiutarci, non potranno più essere idoli per noi, esempi da seguire, guide che ci portino fino in vetta. Offuscati da questi che consideriamo dei "super uomini" non ci avvediamo che più su, oltre la vetta, oltre le nuvole c'è qualcuno più in alto di tutti noi, qualcuno che c'è da sempre e ci sarà per sempre, qualcuno che ci aiuterà a salire la montagna della vita senza giudicarci se, impiegando tutte le nostre forze con cuore e passione, avremo scalato solo pochi centimetri, senza fare distinzioni con coloro che hanno raggiunto la vetta, anzi avendo più riguardo per coloro che ancora annaspano nella polvere.
    Smettiamo di guardare ai falsi idoli, giocatori, cantanti, politici, ricchi, top model, sono solo uomini e donne incapaci di aiutarci, incapaci anche di ascoltarci tanto è il rumore attorno a loro. Guardiamo alla vera guida, a chi sopra di noi ci stia gettando una fune cui aggrapparci per fare una scalata sul monte della vita in tutta sicurezza e, una volta raggiunta la vetta, si possa fare un balzo per raggiungerlo e godere insieme a lui l'aria salubre dell'eternità

  26.  

    Addì 7 maggio 2014

    In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»
    Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.
    Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
    E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
    Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno»

    Giovanni 6,35-40

  27.  

    Mi avete visto e non credete

    Pronto, mi vogliono togliere il bambino, aiutatemi

    Molto spesso ricevo telefonate o mail di mamme e papà che chiedono il nostro aiuto per impedire che vengano tolti loro i figli. Mi si strige il cuore ogni volta, ad ogni messaggio, telefonata, mail entro nel cuore di queste persone e mi immedesimo in loro, tocco con mano la sofferenza che provano, indipendentemente dalle ragioni per le quali il servizio sociale o il tribunale dei minori abbiano deciso l'allontanamento.
    Oggi mi ha chiamato Teresa, disperata ma non abbattuta, pronta a lottare con le unghie e con i denti per non farsi togliere il suo terzo ed ultimo figlio. Una situazione di disagio emersa durante la telefonata e a raccontarmela, pur non volendo, era proprio lei. Inizia a dirmi che i servizi sociali hanno deciso di toglierle il bimbo perché aggressivo, ma lei diceva che non era vero. Mi parla poi dei servizi sociali che avrebbero da guadagnarci sull'allontanamento del figlio, ma le spiego che così non è, anzi è vero il contrario. Infine mi dice che fra poco il marito violento ed eroinomane uscirà di prigione ed il tribunale ha paura che possa essere nocivo al bambino. Quando le dico che sarebbe meglio se non facesse entrare il marito in casa, lo lasciasse e iniziasse un progetto come nuova famiglia dedicandosi al bimbo, mi dice che sarebbe inutile perché il marito sfonderebbe la porta per rivedere il figlio.
    Molte donne sono spesso in crisi dinanzi ad una situazione del genere nel dover scegliere tra il marito ed i figli, ed ancora oggi mi stupisco perché nella maggior parte dei casi non vogliano lasciare il marito. Paura? Temono di essere picchiate, di restare sole, di non essere protette?
    Cosa direste voi ad una madre disperata perché le tolgono il figlio, che intravede la soluzione, ma non la vuole adottare e non capisce che non può tenere il piede in due staffe?
    Mi sento impotente in queste situazioni, ma quale altra soluzione se non l'affido per capire in quale direzione la madre voglia andare?

  28.  

    Addì 8 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
    In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
    Io sono il pane della vita.
    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»

    Giovanni 6,44-51

  29.  

    Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

    Cosa date da mangiare ai vostri figli?

    Ogni buon genitore da ai propri figli gli omogeneizzati, il latte, poi il pane e la pasta, la carne e le verdure, il pesce ed il formaggio, la frutta e qualche dolce. E' bellissimo che un papà ed una mamma si diano tanto da fare per donare ai bambini ogni giorno una tavola imbandita consigliandoli sulla giusta alimentazione da tenere. Meraviglioso riuscire a bilanciare vitamine e antiossidanti, zuccheri e minerali perché è il segreto di una sana crescita. Ma siamo sicuri di dare ai nostri figli la giusta alimentazione per crescere sani e robusti? Abbiamo consultato il dietologo, ma siamo certi che questo possa bastare. C'è un cibo che molti genitori non danno, un alimento in grado di far crescere il bambino e farlo diventare un ragazzo ed un uomo forte: sé stessi.
    Quante volte vi siete fermati a parlare con i vostri figli? Quante volte vi siete concessi per soddisfare le loro necessità? Quante volte avete dialogato anche di argomenti difficili da trattare? Quante volte avete parlato di voi stessi mettendo a nudo le vostre debolezze? Quante volte avete dato loro il vostro cuore come cibo per la loro anima?

  30.  

    Addì 9 maggio 2014

    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao

    Giovanni 6,52-59

  31.  

    Come può costui darci la sua carne da mangiare?

    Disabilità, un dono di Dio

    Se da una parte ci sono degli stupidi che prendono in giro le persone con una qualche disabilità, dall'altra ci sono tanti altri che aiutano i disabili non solo e non tanto a vivere, ma a dar loro autonomia e soddisfazione. Leggevo in questi giorni di un gruppo di sordo-ciechi che hanno fatto una mostra delle loro opere. Vivere senza suoni né immagini, se ci penso mi vengono i brividi, se penso come sarebbe la mia vita per un breve periodo non potessi né vedere, né sentire e pensare che ci sono ragazzi, ragazze, uomini, donne, bambini che devono convivere con questo stato per tutta la vita. Quanto coraggio ci vuole, quanto coraggio anche per le persone che sono loro vicine, ma che meraviglia vedere la loro reazione, vedere che emergono e fanno grandi opere. Io che non so tenere nemmeno un lapis in mano, io che sono negato nel cantare rimango esterrefatto davanti ad ogni opera che sia qualcosa di più di una casa con l'albero ed il camino che fuma, ma se penso che certe meraviglie sono realizzate da chi non ha avuto come me il dono della vista e dell'udito, allora si che mi sento piccolo piccolo dinanzi a loro, altro che prenderli in giro, c'è solo da inchinarsi davanti alla loro grandezza, forza d'animo.
    Quando ci viene da pensare che Dio non esiste, guardiamo le opere di questi ragazzi
    Quando ci viene da pensare che Dio non interviene, guardiamo alla gioia di questi ragazzi
    Quando ci viene da pensare che Dio non ci ami, guardiamo che grande dono ci ha fatto nel donarci questi ragazzi

  32.  

    Addì 10 maggio 2014

    In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
    Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
    E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
    E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
    Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
    E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
    Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
    Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
    Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
    noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»

    Giovanni 6,60-69

  33.  

    Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?

    Regole con i figli

    Quanti genitori sono troppo teneri con i propri figli. "Poverino, diamogli quanto chiede" "Quella professoressa non lo capisce, adesso mi faccio sentire" "Il suo allenatore è troppo severo con lui, ora lo sistemo io" "Non importa se si veste male, è la moda" "I suoi amici? Sono tutti bravi ragazzi, lasciamolo uscire con chi vuole".
    Nessuna regola, nessun dialogo e quando questi elementi sussistono, non sono sufficienti ed il ragazzo sbanda, cerca regole da seguire altrove, cerca in altri una guida. Qualcuno può avere la fortuna di imbattersi nella persona giusta, ma visto come va il mondo la percentuale è sempre più bassa. Ecco come diventano ultrà sfegatati tanto da scendere in piazza a picchiare altri ragazzi con "fede" calcistica diversa, solo perché lo dice "Genny 'a carogna"; ecco che iniziano ad infilarsi un ago nel braccio per non essere gli sfigati del gruppo; ecco che smettono di studiare perché è fatica, perché i loro compagni si rintanano al mattino dentro un bar a giocare a biliardo; ecco che seguono il branco nello stuprare qualche ragazza o compiere azioni di bullismo e vandalismo.
    Quando qualcuno di questi fatti arriva alla ribalta la prima cosa che pensiamo, che vogliamo pensare è che siano ragazzi vissuti in strada, giovani che alle spalle non hanno due genitori pieni di amore, bambini cresciuti senza un esempio in casa. Ma come ci meravigliamo quando invece ci dicono essere ragazzi di buona famiglia, cresciuti a caviale e amore, accuditi in ogni loro necessità, bambini che hanno avuto tutto dalla vita. Quanti casi. Ricordate Erika De Nardo che uccise madre e fratellino, una delle baby squillo dei Parioli, provate a mettere su google "allagano la scuola" e vedrete quanti istituti sono stati oggetto di vandalismo da liceali di buona famiglia. Le nostre famiglie, i nostri ragazzi. Anche tuo figlio, anche mio figlio potrebbe essere uno di questi, anche lui, magari non lo sappiamo, ha già fatto qualche atto terribile. Mi sembra di sentirvi "ahh, il mio bimbo non può essere, lui certe cose non le fa e non le farà mai", e cosa pensate che dicessero i genitori di quei ragazzi prima di essere messi davanti all'evidenza dei fatti?
    Ci vogliono regole, regole di vita e la nostra presenza per farle rispettare, il dialogo, l'amore, la pazienza, ma alla base di tutto regole, anche dure, per guidarli verso una strada senza troppe buche. Nonostante questo molti ragazzi si perdono perché il mondo è brutto e pieno di attrazioni negative, ma senza regole le percentuali di sbando aumentano vertiginosamente.
    Se piantate un alberello nel vostro giardino e lo curate con tanto amore dandogli concime, acqua, vitamine, spazzolando le sue foglie, ma non gli mettete un bastone vicino non crescerà diritto, slanciato, ma pieno di gobbe, di ferite per i rami rotti che non si ricicatrizzeranno mai del tutto. Il bastone dell'albero sono le regole che solo voi potrete donargli, valgono quanto l'amore donato, anzi sono parte integrante e indispensabile di esso.
    E' dura alle volte dire un no al proprio figlio, affrontare una discussione, arrabbiarsi per un suo modo di vestire, comportarsi, rispondere, per gli amici che frequenta, un linguaggio che in molti, anche i vostri parenti e amici, potrebbero non capire, ma non lasciatevi impietosire, donate con cuore ed anima delle regole certe ai vostri figli, l'unico modo per farli crescere sani e robusti nello spirito e poter affrontare la vita a testa alta dando tanti bei frutti, soddisfazione principalmente per loro, oltre che per voi e per quanti avranno la fortuna di trovarsi sul loro cammino.

  34.  

    Addì 17 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò»

    Giovanni 14,7-14

  35.  

    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre

    Nel giardino della terra c'è spazio per ogni colore

    Che bello sentire un cardinale dire "nel giardino variopinto del Signore c’è spazio per tutte le moltitudini", un'apertura alla tolleranza nel difendere Thomas Neuwirth, alias Conchita Wurst, la donna con la barba che ha stravinto l'Eurovision Song Contest, la gara canora più importante d'Europa. Tolleranza, ha sottolineato il cardinale austriaco Christoph Schoenborn, significa che bisogna rispettare le persone, anche se non si rispettano le loro opinioni.
    La nostra crociera, donataci dalla MSC, è finita. Una settimana in giro per il Mediterraneo toccando culture diverse, osservando differenti modi di comportarsi, parlare, persino sorridere. Una nave ha solcato il mare con quasi tremila persone a bordo di tante nazionalità diverse: filippini, ecuadoriani, slavi, russi, eritrei, somali, cinesi, statunitensi, coreani, nepalesi, francesi, inglesi, giapponesi, tedeschi, italiani, spagnoli, turchi. Era meraviglioso parlare con tutti, ascoltare gli annunci in tante lingue, vedere gli sforzi compiuti per intendersi. Così vorrei il mondo per i miei ragazzi, così come l'ho visto su questa magnifica nave, la Lirica, che compie un giro e tocca sempre gli stessi porti ogni settimana, un po' come la terra, ma che regala ogni volta nuove emozioni, storie da raccontare, esperienze da rivivere attraverso foto e filmati, momenti da ricordare, da sognare. Ci siamo sentiti parte di una grande famiglia, accolti ed accettati con grandi sorrisi, aiutati nella risoluzione dei problemi e gli abbracci con il personale di bordo sono stati il tocco finale, la ciliegina su una torta meravigliosa e squisita dove la parola "tolleranza" regnava su ogni ponte, in ciascun bar, in tutte le sale nelle quali siamo stati.
    Ecco come lo vorrei il nostro mondo, come la nave che si è presa cura dei miei ragazzi, ed è così che è la nostra Associazione, aperta a tutti, permettetemi una battuta da buon livornese, anche ai pisani.
    Con la gioia nel cuore per una stupenda vacanza donataci con tantissima generosità dalla MSC, vi abbraccio con immenso affetto e aspetto i vostri commenti alle foto che fra poco potrete vedere.

  36.  

    Addì 18 maggio 2014

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
    Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;
    quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre»

    Giovanni 14,1-12

  37.  

    Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me

    Siamo un po' tutti adolescenti

    Un bambino appena nato non ha nemmeno idea di cosa sia una preoccupazione; alle elementari iniziano i primi pensieri circa le attività scolastiche e le amicizie, ma per tutto il resto c'è sempre qualcuno che pensa a noi; alle medie le cose non cambiano di molto, mentre alle superiori si iniziano ad avere preoccupazioni circa il proprio futuro, le idee ed i principi da portare avanti, la coerenza, le brontolate dei genitori, ma anche in questo caso non dobbiamo pensare a cosa mangeremo, con quali soldi pagheremo le bollette, l'affitto o i vestiti e portiamo avanti la nostra vita con spensieratezza, tanto qualcuno pensa alle nostre necessità senza farci mancare nulla. Le vere preoccupazioni iniziano quando si esce dal nido familiare e si comincia un proprio autonomo cammino. La libertà è certamente l'aspetto positivo che tutti noi rincorriamo, specie nella fase dell'adolescenza. Ah che bello poter fare ciò che vogliamo, alzarsi al mattino tardi, mangiare cosa e come desideriamo, guardare alla televisione qualsiasi programma fino alle ore piccole, non dover più studiare, fare solo lavori gratificanti e divertenti, ospitare in casa amici e divertirsi a più non posso, uscire la sera e rientrare solo quando siamo vinti dalla stanchezza. Bello, meraviglioso, almeno agli occhi di un adolescente. Ma la tv da guardare chi ce la da, chi ne paga il canone e l'elettricità per farla funzionare? Le serate con gli amici hanno un costo per la benzina, l'entrata in un locale, il cinema, la pizza. Il lavoro gratificante e divertente non è così facile da trovare perché ovviamente c'è tanta richiesta e pochi posti disponibili. Ed allora ecco che crescere acquista un altro significato non così positivo, quello di doversi preoccupare di come vivere, come procurarci da mangiare, trovare un lavoro, pagare affitto e bollette, comprare mobili, vestiti e stoviglie. E fosse solo questo.
    Ecco, noi siamo un po' tutti adolescenti. Viviamo alla ventura, non ci preoccupiamo del nostro domani, almeno fin tanto che la vita non ci presenta il conto. Quanta spensieratezza da giovani, ma quando arriva un problema di salute, quando ci muore una persona cara, quando a quarant'anni perdiamo il lavoro con una famiglia da mantenere, quando ci pignorano la casa perché non paghiamo le rate del mutuo, quando i nostri figli vanno su brutte strade, quando la moglie o il marito ci lasciano per un altro. Il momento della spensieratezza non dura a lungo, un po' come la stessa adolescenza ha un termine breve. C'è chi rimane in casa fino ai diciotto anni, chi fino a ventiquattro, chi fino a trenta, ma il momento della responsabilità arriva per tutti e nel viaggio della nostra vita non possiamo pensare sempre e solo a divertirci, ma dobbiamo comportarci come la formichina in estate, la quale pensa al futuro e mette da parte risorse per affrontare i tempi difficili. Chi esce dalla propria famiglia sbattendo la porta, criticando regole e valori, sputando sulle raccomandazioni e sugli insegnamenti dei genitori, visti come noiosi e rompiscatole quando ci riprendono si troverà presto in una strada da solo, al buio, senza una luce cui tendere, spaurito, sperso. Coloro i quali manterranno un legame, pur giustamente cercando una propria strada al di fuori dell'alveo materno e paterno, avranno sempre qualcuno cui rivolgersi per un consiglio, un aiuto, un sostegno.
    Noi adolescenti, noi pronti a vivere la nostra vita senza pensare al domani, noi ai quali non importa degli altri, della natura, dei valori dovremo ben presto guardare in faccia alla realtà.
    Quando vedo i tifosi ultrà allo stadio, quando vedo la loro rabbia scatenarsi in mezzo ad una strada, quando vedo la loro fede calcistica vacillare solo perché un giocatore cambia casacca, un allenatore non fa entrare uno dei beniamini, un presidente non investe provo una gran pena, la stessa che serbo nel cuore davanti a quella parte di umanità uscita dalle braccia di Dio sbattendo la porta per godersi una piena libertà.
    Beati adolescenti, beati voi, ma cosa ci vorrà mai ad avere un po' di fiducia nel Signore, ad affidarsi a lui, a vedere nelle sconfitte un segno di rinascita, ad accettare il male, certi di avere la consolazione di una mano paterna.
    Mi sono affidato a Dio da sempre, ma in particolar modo quando è morta la mia mamma. Il Signore mi ha chiesto tanti sacrifici, ho dovuto lottare contro tanti nemici dei bambini, ho il cuore ferito, ma ditemi chi, arrivato ai quarant'anni, non sia nelle mie stesse condizioni, non abbia subito le sferzate della vita, non sia sia ritrovato a dover affrontare problemi grandi come le mura di un castello, non sia stato più e più volte sconfitto? Tutti, più o meno, abbiamo il cuore trafitto, sanguinante, ferito, ma chi è rimasto fedele a Dio trova in lui la forza per andare avanti, in lui la gioia di vivere nonostante il male che ci circonda, in lui la speranza di un futuro migliore anche quando tutto sembra crollarti addosso.
    Non lasciate la casa del padre, uomini e donne in piena adolescenza e, se lo avete fatto, tornate sui vostri passi e andate a bussare alle porte di Gesù. Forse la vostra vita non cambierà, ma cambierà la vostra visione di essa e imparerete a sopportare il dolore e a trasformarlo in amore.

  38.  

    Addì 19 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
    Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».
    Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
    Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
    Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»

    Giovanni 14,21-26

  39.  

    Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui

    Anniversario dell'Associazione

    Ventisette anni fa un notaio di Livorno sancì l'inizio ufficiale dell'Associazione "Amici della Zizzi". Diciannove erano i soci fondatori, in buona parte animati da ottimi sentimenti, ma quasi tutti si sono persi per strada. Nessuno credeva in noi, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di un ragazzo di ventidue anni ed una ragazza di diciannove, e sapete una cosa? Avevano ragione. Riccardo e Roberta in ventisette anni non hanno fatto assolutamente nulla, parola d'onore. Qualunque cosa è venuta dall'alto, da Dio che nella sua bontà ha voluto ricolmarci di doni, spianarci la strada, disperdere i nostri nemici, far tacere le male lingue e se oggi siamo cresciuti è solo merito del Signore che da sempre ha fatto un'alleanza con l'uomo dicendo "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Purtroppo sono un peccatore come tutti, anzi più peccatore degli altri e non merito l'aiuto di Dio, ma lui, nella sua infinita bontà ci gratifica continuamente, ci incita ad andare avanti, ci consola nei momenti tristi, ci fa capire quali siano i veri valori della vita. Ventisette anni di cui ricordo ogni singolo bambino dei seicento che abbiamo potuto abbracciare; ogni singola iniziativa di successo ed ogni sconfitta; ogni persona pronta ad aiutarci; ogni battaglia vinta. Siamo coriacei, testardi, pieni di Fede, convinti di poter cambiare il mondo, un pezzetto di mondo almeno, con la forza dell'amore e della preghiera. Per ora i risultati ci danno ragione, ma quando ci fanno i complimenti per quello che abbiamo fatto dovrebbero rivolgerli a Dio perché è lui che ha permesso tutto questo, lui che lo ha voluto e non c'è nessuno e mai ci sarà che potrà ostacolare il nostro progetto di aiuto costante verso i tanti bambini che soffrono bistrattati dalle stesse istituzioni che dovrebbero difenderli, messi al muro e condannati perché stranieri o figli di genitori che hanno fatto degli errori, indegni di essere amici dei figli delle famiglie "per bene", spazzatura per molti.
    Che gioia vederli sorridere, che felicità quando i professori li portano su un palmo di mano per quanto sono educati, rispettosi, pieni di amore pre il prossimo, affettuosi.
    Ventisette anni fa non immaginavo dove saremmo arrivati, così come oggi non riesco a immaginare il futuro, ma la sola cosa che conta è il presente che vogliamo condividere con i nostri bambini e con tutti cloro che desiderino camminare con noi, al futuro ci ha già pensato "l'Omino che sta lassù" e non ce ne preoccupiamo.
    Grazie amici per il vostro appoggio, è bello ricevere le vostre carezze con i "mi piace" alle foto, i commenti sui sorrisi dei bimbi, le approvazioni a quanto scriviamo o facciamo, e grazie per le critiche costruttive che ci avete fatto, insegnandoci a crescere e a vedere questo mondo con tanti occhi, tante culture, tante ideologie diverse.

  40.  

    Addì 20 maggio 2014

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
    Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
    Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,
    ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato»

    Giovanni 14,27-31a

  41.  

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace

    Mi hanno accusato

    Mi hanno accusato di essere un buonista quando parlavo di perdono
    Mi hanno accusato di andare contro gli interessi del nostro popolo quando difendevo gli stranieri
    Mi hanno accusato di fare un qualcosa di inutile nel voler aiutare tanti ragazzi in situazioni familiari difficili perché per loro non c'è speranza di riscatto
    Mi hanno accusato di rubare i soldi alla chiesa perché il denaro che arriva a noi non va alla chiesa, e quindi è rubato
    Mi hanno accusato avere una sede fatiscente, ma nessuno si è mai rimboccato le maniche per dare una mano a tagliare l'erba
    Mi hanno accusato di rapire i bambini alle famiglie
    Mi hanno accusato di essere a favore della vita, contro l'aborto e contro le donne

    Ma la smettessero di accusare e cercassero il dialogo con tutti coloro che, come me, come noi, dedichiamo la vita alla pace. Chi ci accusa è solo un guerrafondaio, una persona incapace di dialogare, di crescere, di amare.
    L'odio genera odio, la violenza genera violenza, il male genera il male
    Dove andremo a finire se continuiamo così?
    Con le picconate non si va da nessuna parte, dialogando si capiscono i punti di vista degli altri, si trovano convergenze, si cammina insieme per il bene comune.
    Mi è stata insegnata la pace e questa voglio, solo un po' di pace attorno a noi.
    Non chiedo soldi, non chiedo una poltrona, non chiedo una protezione, ma solo pace e dialogo
    Dove è finito lo spirito del buon vecchio livornese che faceva una scanagliata per un bicchier d'acqua, ma dopo tutto finiva a bere il ponce dal civili?
    Oggi sembra che il non pensarla allo stesso modo di un altro sia un peccato condannabile se non con la pena di morte, almeno con l'ostracismo e l'espulsione a vita da qualunque contesto civile.

  42.  

    Addì 21 maggio 2014

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  43.  

    Rimanete in me e io in voi

    Il coraggio di ammettere i propri errori

    Osservate le unghie belle e curate delle donne. Queste crescono perché le signore le accudiscono, non le tagliano. Se però un'unghia la tagliate e la lasciate da una parte, dopo un mese sarà il solito pezzetto e non sarà cresciuta. Vi pare ovvio? Certo che lo è, così come per me è ovvio che non si cresce se non si rimane nell'amore di Dio.
    Come il tralcio della vite non può portare frutto se è tagliato dalla pianta, ma se rimane in essa cresce se facciamo le opportune potature.
    Ecco, le potature, i rimproveri fatte ai figli per amore. Quando arriviamo alle soglie della primavera e prendiamo le cesoie in mano tagliuzzando allegramente a destra e a manca sembra quasi di fare un danno alle piante, a volte le potature sono così nette da sembrare che una pianta sia condannata, ed invece dopo pochi giorni vediamo il suo rifiorire, la osserviamo mentre prende vita, accogliamo le nuove foglioline come un dono del cielo.
    Con i ragazzi è la stessa cosa, è necessario potarli, a volte anche severamente, affinché crescano forti e robusti.
    Ma non solo i ragazzi hanno bisogno di essere redarguiti, anche noi adulti. Quanti difetti abbiamo, quante mancanze e non permettiamo a nessuno di riprenderci, di farci capire i nostri errori, eppure le potature sono necessarie a fortificarci.
    Ogni sera leggo il Vangelo e in quel momento il Signore prende le sue forbici da poto e tagliuzza allegramente. Leggendo i valori insegnati da Gesù mi rendo conto di quanto stia sbagliando e faccio il mio esame di coscienza, tolgo via la parte cattiva della giornata affinché il giorno seguente io possa essere migliore. Non mi spavento davanti a mille errori compiuti dalla mattina alla sera, sarei molto più spaventato se non avessi il coraggio di presentarmi alla potatura.

  44.  

    Addì 22 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»

    Giovanni 15,9-11

  45.  

    Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi

    Giochiamo a Lupo Mangiafrutta

    Uno dei giochi preferiti dai miei bambini è quello di "lupo mangia frutta", nel quale uno di loro è il lupo e gli altri un frutto diverso. "Toc Toc" - "Chi è?" - "Il lupo mangiafrutta" "E che frutto vuoi?" Il lupo dice il nome e colui che ha scelto quel frutto deve scappare. Se il lupo lo prende diventa lui il lupo. Penso sempre a questo gioco quando immagino Dio. Lo vedo come un amico, uno di noi che vuole prenderci per farci diventare come lui, ma noi scappiamo, abbiamo paura delle sue regole, ma quanto è bello farsi prendere da lui, diventare il lupo mangiafrutta.
    Nel Vangelo si legge "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi" ed è proprio vero, chi viene catturato dall'amore di Dio, diventa un suo ambasciatore, uno che avendo scoperto la grandezza di questo amore cercherà di toccare i suoi amici per condividere con loro questa grande gioia

  46.  

    Addì 23 maggio 2014

    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
    Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
    Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri»

    Giovanni 15,12-17

  47.  

    Vi ho chiamati amici

    Che nome diamo ai nostri avversari?

    Si possono avere idee diverse, principi diversi, culture diverse, ma siamo tutti esseri umani, persone capaci di pensare, amare, soffrire. Cerchiamo ciò che ci unisce, troviamo nel nostro prossimo le somiglianze, le identità di vedute e valorizziamole per costruire un mondo migliore. Utopia? Certo, se continuiamo a guardare a ciò che ci divide non riusciremo mai ad andare oltre quella patina, quel velo che ci copre gli occhi, non saremo mai in grado di trovare il buono negli altri. Quando nasce un bambino cos'è la prima cosa che gli date? Non un bacio, non un vestito, non il cibo. La prima cosa che date ad un bambino che nasce è il nome. Ed allora cominciamo con il costruire qualcosa dando il nome a coloro che vediamo diversi da noi. Quale nome gli dareste? Io li chiamo AMICI. Un avversario è una persona come noi convinto delle proprie idee, ma non è un nemico. Il nemico di ciascuno di noi è l'egoismo, l'opportunismo, la vigliaccheria, la falsità ed è questo che dobbiamo combattere, ma potremo farlo solo se saremo uniti, solo se ci chiameremo AMICI. Mettiamo da parte ciò che ci divide e troviamo i punti in comune. Fra poco ci saranno le elezioni in molte città e vedo tanti litigi. Smettiamola e troviamo insieme un modo per governare le nostre città. Uno contro l'altro faremo solo danni, provocheremo macerie e rovine entro le quali anche noi saremo costretti a vivere, ma vi pare una cosa intelligente?

  48.  

    Addì 24 maggio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
    Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
    Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
    Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato»

    Giovanni 15,18-21

  49.  

    Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me

    Quale è il vostro principio numero uno?

    Mentre venivo in ufficio da casa in bicicletta osservavo i tanti ragazzini che andavano a scuola. Ne vedo due attendere che il semaforo diventi verde e mentre uno di loro parlava, l'altro armeggiava con il telefono forse inviando qualche messaggio incurante di cosa l'amico gli stesse dicendo, o perlomeno non prestandogli la minima attenzione; faccio qualche metro in più ed una ragazza che camminava sul marciapiede dandomi le spalle con le cuffie nelle orecchie ed il volume a tutto volume, tanto che potevo sentire anche io la musica, si butta a sinistra sulla strada senza nemmeno guardare chi arrivasse e le stavo per andare addosso, ma se fossi stato un autobus domani sarebbe sui giornali; qualche altra decina di metri e vedo due ragazze alla fermata dell'autobus davanti alla upim intente entrambe a discutere su facebook. Questo è solo il risultato di un mondo che sta cambiando, ma il mondo è in continuo divenire ed è giusto che ci siano delle trasformazioni, è giusto che una generazione non capisca l'altra o non approvi certe cose, è sempre stato così e sempre lo sarà, ma quello che mi spaventa è che non ci sono più principi, i valori basilari, le fondamenta del nostro essere uomini e donne vengono distrutti pian piano. Non c'è più il legame di amicizia e di amore che c'era una volta, non più l'attenzione verso il prossimo, l'individualismo, egoismo ed opportunismo prendono sempre più piede. Si grida nelle piazze che vogliamo distruggere tutto e così facendo si distruggono i valori basilari del nostro essere.
    Ma quel che è peggio è che nessuno lo dice, tutti sopportiamo e lasciamo che le cose vadano così perché è più facile stare zitti piuttosto che dire la nostra. Alzare la cresta, dire di essere contro l'aborto a favore della vita, inneggiare alla solidarietà, impedire ai figli l'uso del cellulare, insegnare un certo comportamento è anacronistico, è andare contro quelli che sono i non-principi del mondo, è andare contro la stragrande maggioranza delle persone e quindi trovarsi a discussioni che durano giorni e fanno stare male procurandoci tanti nemici.
    Potete non credere in Dio, ma la storia di Gesù, per me figlio di Dio per voi, se volete un uomo come tanti ma con la forza del rivoluzionario ed una filosofia di vita buona e condivisibile, è nota a tutti. Per cosa è stato perseguitato, privato della libertà, flagellato, deriso, crocifisso, ucciso? Per aver detto come la pensava andando contro l'opinione dominante del tempo, osteggiando i potenti del momento, criticando certe pratiche e non-valori. Nel Vangelo ci dice "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi".
    E' indubbiamente doloroso, nessuno di noi ha la vocazione al martirio, subire prepotenze, angherie, ostracismi, ostruzionismi, ma è nostro dovere di uomini liberi, liberi dalle ideologie dominanti, liberi dagli usi comuni, liberi dal non doverci comportare come gli altri per forza, far sentire la nostra voce, sia per noi perché anche noi viviamo in questo mondo, ma anche per i nostri figli. Vi siete mai domandati dove andremo a finire se abbattiamo a picconate tutti i valori morali? Distruggeremo le fondamenta delle nostre città e che rovineranno a terra seppellendoci, perché senza valori come la solidarietà, l'altruismo, il perdono non costruiremo mai rapporti umani belli e duraturi. Basta guardare ai matrimoni, quante separazioni perché le unioni sono costruite sulla bellezza, sui soldi, sulle opportunità. Guardate ai rapporti con i vostri figli spesso privi di dialogo. Guardate alla solitudine delle persone anziane, ed entro poco lo sarete tutti, messe da parte perché considerate inutili e noiose. Guardate nella scuola quanto poco rispetto tra alunni ed insegnanti. Guardate come il sesso sia sempre più appannaggio dei ragazzini che si danno in cambio di pochi spiccioli.
    E' questo il mondo che volete? Si? Ok allora statevene tutti zitti e buoni e lasciate che le cose vadano come stanno andando. No? Allora dite la vostra, gridate con gentilezza, ma anche con fermezza, i vostri principi.
    Ecco, cominciamo da oggi, iniziamo subito. Tu amico mio, Mario, Francesco, Gabriele, Marco, Giulio, Filippo, Stefano in cosa credi? Tu amica mia, Cristina, Paola, Federica, Michela, Anna, Claudia, Elena dimmi un valore, ne basta uno, che non baratteresti per niente al mondo, un valore per il quale saresti pronta a dare la tua vita e non ci rinunceresti nemmeno sotto tortura.
    Diamo un esempio al mondo, cominciamo da qui, cominciamo da uno

  50.  

    Addì domenica 25 maggio

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti.
    Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,
    lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.
    Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.
    Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
    In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.
    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui»

    Giovanni 14,15-21