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  1.  

    Come dunque ti furono aperti gli occhi?

    Tanti bambini nati ciechi

    Decine, centinaia, migliaia di bambini nascono ciechi ogni anno.
    Sono i figli di qui genitori maltrattanti, di familiari abusanti, di famiglie inseriti in contesti di delinquenza.
    Come potranno vedere il mondo fatto di valori e principi, quel mondo dove l'abuso è condannato e non elogiato, dove rubare o uccidere sono reati e non si devono fare, dove le forze dell'ordine sono i buoni e i mafiosi i cattivi. Sono bambini nati ciechi, impossibilitati a vedere un certo tipo di realtà.
    Nel Vangelo si racconta di come Gesù fece riacquistare la vista ad un nato cieco, ma non è tanto eclatante il fatto che questa persona cominciò a vedere i colori, gli alberi, la gente, quanto l'avergli fatto vedere la strada da prendere.
    Noi oggi, tutti noi, possiamo donare la vista ad un bambino nato cieco. Non c'è bisogno di offerte in denaro o di operazioni in ospedale, ma di rimboccarsi le maniche ed accogliere in casa un bambino nato in famiglie che non lo amano e non lo rispettano. Possiamo aprirgli gli occhi e mostrargli un mondo diverso da quello vissuto fino ad oggi, possiamo dargli quei valori e quei principi in grado di tracciare la strada della sua vita. Lui stesso poi deciderà se intraprenderla o meno, se divergere e tornare alla vita della sua famiglia, ma il nostro compito deve essere quello di portarlo davanti alla strada che riteniamo giusta per lui mostrandogli il futuro che lo attende.
    Pensateci amici cari, pensate se voi foste nati ciechi quanto bramereste la possibilità di poterci vedere. Pensate a come sareste trepidanti nell'attesa di qualcuno disposto a donarvi la vista. Ecco, pensateci e rendetevi conto della sofferenza di tanti bimbi in attesa che voi smettiate di pensare e cominciate ad agire.

  2.  

    Addì 31 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per andare in Galilea.
    Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.
    Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
    Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao.
    Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.
    Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
    Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
    Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.
    Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
    S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato».
    Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia.
    Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea

    Giovanni 4,43-54

  3.  

    I Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto

    Ci hanno accolto con gioia

    La diffidenza è uno strumento che ognuno di noi ha per difendersi dagli attacchi sempre più pressanti di truffatori e delinquenti di ogni ordine e grado. Tantissime le associazioni benefiche nate e chiuse nel giro di pochi mesi il cui unico scopo era quello di intascare più soldi possibili raggirando tante persone di buon cuore. Capisco quindi la paura ad avvicinarsi con fiducia a coloro che non conosciamo personalmente e che hanno bisogno dell'aiuto del prossimo per sopravvivere. La nostra Associazione ha fatto, dal primo giorno della sua nascita, la scelta di non legarsi a nessuno, né partiti né enti religiosi, e ha dovuto conquistare pian piano i suoi spazi e la fiducia delle persone. Articoli sui giornali, interviste radio e tv, iniziative hanno contribuito a farci conoscere, ma il merito di aver conquistato il cuore di tantissime persone lo dobbiamo ai ragazzi succedutisi nel tempo. La loro gioia, l'educazione, l'essere in ordine nel vestire, composti nel mangiare, sorridenti con tutti, pieni di attenzioni fra loro e con il prossimo ha aperto tante porte. La settimana appena trascorsa in montagna ne è un'ulteriore dimostrazione. Le porte del residence che ci ha ospitato e quelle delle tante altre aziende erano già aperte grazie alle passate esperienze sulla neve fatte con loro, ma tante persone hanno avuto modo di conoscerci solo quest'anno e sono rimaste ammirate dai nostri bimbi, al punto da chiederci di tornare il prossimo anno dandoci la loro assoluta disponibilità ad accoglierci nuovamente. Un maestro di sci ci diceva, con grande gioia, che in paese ha sentito più volte persone che parlavano di noi in maniera entusiastica e questa è per bambini e adulti una grande spinta a proseguire sulla strada intrapresa perché significa che ciò che in tanti anni abbiamo lentamente e faticosamente seminato sta arrivando ad una maturazione tale che i frutti di questo nostro albero potranno sfamare tante persone ed i nostri rami proteggere, ed è la cosa che più conta, tanti altri bambini.
    Grazie di cuore a chi crede in noi, consapevoli che la diffidenza di altri sia giusta, ma invitando costoro a venire a trovarci per riconoscere negli occhi dei bimbi il nostro passato ed il presente per poter camminare con noi verso un futuro migliore.

  4.  

    Addì 1 aprile 2014

    Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,
    sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
    Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.
    Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
    Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?».
    Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».
    Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».
    E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato.
    Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».
    Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».
    Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».
    Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.
    Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».
    Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
    Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato

    Giovanni 5,1-16

  5.  

    Vuoi guarire?

    Vuoi guarire?

    Quando stiamo male cosa risponderemmo alla domanda "vuoi guarire?". Ovviamente risponderemmo "si, certamente", e pur di star meglio faremmo qualsiasi cosa.
    Uno dei miei primi ragazzi un giorno perse la bussola e per la smania di denaro cominciò a spacciare. Lo presero praticamente subito, lo misero in prigione e dopo una settimana lo liberarono, ma la lezione non gli servì e riprese i contatti con le persone che lo avevano aiutato a entrare in quel mondo. La polizia lo imprigionò di nuovo e lo tenne dentro per un anno. In questo periodo mi sono scritto diverse volte con lui e lo sono andato a trovare. Bellissime parole sono uscite dalla sua bocca, parole di scuse per l'errore fatto, promesse di aiutare il prossimo, di tornare da noi per aiutarci, parole anche di fede. Quel momento brutto della sua vita è passato, ma una volta uscito di galera tutte le promesse fatte sono cadute nel vuoto.
    Accade spesso anche con i ragazzi i quali, per ottenere qualcosa, sono pronti a fare qualsiasi promessa, ma una volta ottenuto quanto desiderato si dimenticano tutto ciò che avevano detto.
    E noi? Non siamo forse uguali? Non vi è mai capitato un momento difficile della vostra vita? Un momento di crisi, di sconforto, di malattia nel quale abbiate alzato gli occhi al cielo per chiedere aiuto a Dio affinché risolvesse quella brutta situazione, ma una volta usciti da essa non abbiate nemmeno trovato il tempo di ringraziare il Signore per il dono ricevuto? Pensateci. Pensate a quanti momenti bui avete passato, quanta fatica per uscirne. Pensate davvero fosse solo merito vostro? Come ragionano gli adolescenti? Piangono quando sono in crisi, ma quando ne escono non è stato certo merito dei genitori che sono stati loro vicino, sopportati, sostenuti, amati anche quando inveivano contro di loro. L'azione di un genitore verso un figlio è lenta, nascosta, ma inesorabilmente efficace, lo stesso tipo di azione che Dio ha nei nostri confronti e dovremmo riconoscerla ed apprezzarla un po' di più.

  6.  

    Addì 2 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero».
    Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
    Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.
    Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
    Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;
    il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,
    perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
    In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
    In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
    Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;
    e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
    Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:
    quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
    Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato

    Giovanni 5,17-30

  7.  

    Il Padre mio opera sempre e anch'io opero

    Aiutati che Dio ti aiuta

    Ancor prima che nascesse l'Associazione Amici della Zizzi e nei primi anni di vita uno dei nostri impegni, oltre ad accudire i bambini, era quello di fare la spesa per le famiglie povere. Nel 1986 due milioni di spesa al mese non erano pochi e riuscivamo così a far fronte alle esigenze di molte persone. Purtroppo però ci siamo da subito scontrati con una forma di assistenzialismo che non andava bene. In molti non cercavano nemmeno un lavoro aspettando i pacchi che noi, la Caritas e i servizi sociali donavamo loro. Si era creata una situazione di gente che riceveva anche più delle proprie esigenze e di altri che non avendo il pudore o la possibilità di chiedere restavano senza niente, complice anche la mancanza di coordinamento tra le varie forze in campo. Smettemmo di portare in maniera sistematica il pacco mensile alle famiglie perché ci accorgemmo che in molti casi era addirittura dannoso perché provocava un lassismo e un'incapacità totale a reagire alle problematiche. Indirizzammo così il nostro aiuto a quelle famiglie trovate nei meandri della povertà non riceventi aiuta alcuno. Da quel momento abbiamo capito non essere cosa buona l'assistenzialismo. E giusto commuoversi davanti alla miseria umana, ma non dobbiamo cadere nel tranello di donare a piene mani senza insegnare a chi riceve come procurarsi ciò di cui necessita. Questa gavetta ci è tornata utilissima con i ragazzi. Diamo loro a piene mani tutto ciò di cui disponiamo e quanto ci venga donato, ma vogliamo che se lo guadagnino. Così se da un lato siamo molto aperti con loro nel donare, parimenti siamo molto severi nel proibire. Loro sanno che possono guadagnare un posto al sole, ma non è una cosa piovuta dal cielo, ma una loro conquista. Ciò li porterà non solo ad imparare in futuro a procurarsi le loro necessità, ma sopratutto ad apprezzare quanto hanno sapendolo valorizzare. Questo non solo per i beni materiali, sapete benissimo quanto poco tempo impiega un bambino o un ragazzo ad archiviare un giocattolo, un videogioco, un paio di pantaloni, un cellulare, un compagno, un lavoro, ma sopratutto per i valori conquistati a duro prezzo. Grazie alla generosità delle persone a settembre li abbiamo portati a Lipari, qualche giorno fa siamo rientrati dalla settimana bianca e fra un mese partiremo per una settimana da sogno in crociera, ma sanno benissimo che devono comportarsi bene altrimenti potrebbero rimanere a casa, ed è già successo proprio con una crociera, o venire in vacanza per dover restare vicino ad un adulto a studiare. Sul discorso affettivo sanno che non mancherà mai il nostro amore, anche qualora dovessero andarsene sbattendo la porta di casa, ma il rapporto sarà più o meno buono anche a seconda di quanto saranno disposti a lottare per farlo crescere e mantenerlo.
    Un anno fa sono andati via alcuni ragazzi, adesso sono lontani, non ci sentiamo quasi più, stanno godendosi la tanta libertà che si sono presi, sono inebriati da questa e lontani mille miglia fisicamente da noi, ma nel profondo del loro cuore sanno che ci saremo sempre per loro, sanno quanto amore ci sia, ma è proprio per amore che evitiamo il contatto se non saranno loro a farsi vivi chinando il capo pronti al dialogo e a capire ed ammettere i propri errori. Sarebbe facile per noi contattarli, mantenere un rapporto, ma non imparerebbero a conquistarselo. In questo momento non interessa loro, ma verrà il giorno in cui sentiranno la necessità di riavvicinarsi e quel giorno saranno pronti a crescere. Abbiate fede e pazienza genitori feriti perché l'unguento che arriverà sanerà il dolore che oggi provate. Non accade sempre, ma spesso si se avete seminato bene quando ne avete avuta l'opportunità.

  8.  

    Addì 3 Aprile 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: « Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
    Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
    Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
    Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
    Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
    E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
    Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
    Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
    Io non ricevo gloria dagli uomini.
    Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
    Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
    E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
    Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
    Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
    Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole? »

    Giovanni 5,31-47

  9.  

    Avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce

    Ragazzine si prostituiscono per una ricarica sul cellulare

    Parlare di amore oggi è diventato estremamente facile. Ogni persona con la quale intrecciamo una relazione amorosa ci appare come l'uomo o la donna della nostra vita alla quale dire subito "ti amo", forse per mettere un sigillo come a dire "mia, proprietà privata". Il significato però dato oggi a questa fase è preso troppo alla leggera e ci si "innamora" e "disinnamora" con la rapidità di un fulmine, spesso idealizzando la persona incontrata per poter avere un aggancio, non sentirsi soli, ricevere un sostegno. I tanti matrimoni che si sfasciano non lasciano adito a dubbi sulla leggerezza dei sentimenti. Quando si ama veramente si lotta tutta la vita per superare gli ostacoli incontrati, non ci si lascia per una lite, non si abbandona il tetto coniugale, specie quando ci sono dei figli da proteggere e tutelare. La stessa sessualità è vista da molti giovani come un gioco o, peggio, come una merce di scambio. Fare sesso o fare l'amore oggi hanno un significato identico, purtroppo. Non è raro leggere di bambine, anche di tredici anni, che fanno sesso nei bagni delle scuole o in quelli dei supermercati con loro coetanei per avere in cambio la ricarica del cellulare. Il fatto che "tutti lo fanno" è per loro una giustificazione, ma bisognerebbe riappropriarsi dei buoni sentimenti e capire che "una sveltina" con il primo arrivato non è amore ed è una cosa alla fine poco edificante che ti fa additare come la persona leggera alla quale non dare fiducia e con la quale non poter instaurare una relazione duratura e matura.
    Il nostro amore per i ragazzi ci porta a scontri su molti temi, primo fra tutti quello sulla sessualità indistinta, spesso in vendita al miglior offerente. Genitori non rinunciate a parlare con i vostri figli, non abbiate paura anche di scontrarvi con loro, ma educateli al rispetto di sé stessi.

  10.  

    Addì 4 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
    Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;
    Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.
    Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere?
    Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
    Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
    Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
    Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
    Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora

    Giovanni 7,1-2.10.25-30

  11.  

    Egli parla liberamente, e non gli dicono niente

    Arresto secessionisti? Errore, dicono alcuni politici

    Alcune persone supportano ciò che non è bene e ne fanno una crociata, tanto da trovare anche chi condivida. Armarsi con dinamite e un trattore attrezzato come un carro armato come si può dire che sia una dimostrazione pacifica? Ma se per difendere i miei ragazzi andassi con un coltello in tribunale per farmi maggiormente sentire non mi arresterebbero? Certo che si, e sarebbe più che giusto. Non sto qui a sindacare se sia giusta la secessione o meno, ma il metodo usato per farsi ascoltare.
    Chi, come Bossi e la Lega, dicono che l'arresto non sia giusto per un atto criminale del genere dovrebbe essere perseguito per istigazione alla violenza. E' facile catechizzare i ragazzi in crescita e certe esternazioni sono dannose e pericolose. Chi sta zitto è un po' come se condividesse ciò che viene detto o fatto dagli altri. Dobbiamo essere forti e contrastare in maniera decisa la violenza, il ricorso alle armi e far capire che chiunque supporta certe ideologie è in errore. Non c'è bisogno di fare grandi crociate, basterebbe che ognuno di noi ne parli nei contesti ove gli sia possibile e, sopratutto, con i propri figli. Se un ragazzo sente solo una versione di un fatto tende a prenderla per vera, ma se ne sente almeno due opposte è portato a ragionare su quale sia quella giusta e spesso sceglie quella professata dalle persone che conosce e di cui ha fiducia.
    Dite, scrivete, discutete la vostra contrarietà quando non siete d'accordo, perché il silenzio porta il male a strisciare e diffondersi insinuandosi nella nostra cultura, contribuendo così a creare un mondo sempre peggiore.

  12.  

    Addì 5 aprile 2014

    In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».
    Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
    Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?».
    E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
    Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
    Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».
    Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!».
    Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
    Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
    Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
    Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
    «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
    Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».
    E tornarono ciascuno a casa sua

    Giovanni 7,40-53

  13.  

    La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».

    Politici bugiardi

    Una giornata di primavera in cui il cielo è pieno di nuvole gonfie di pioggia, cariche di elettricità. Le nuvole scorrono rapidamente e viene da pensare che presto passeranno, ma non è così ed altre ne sopraggiungono. Un attimo e ciò che si temeva diventa realtà, inizia il temporale. Tuoni e fulmini si rincorrono mentre cerchi un qualsiasi riparo. I più fortunati possono vedere la pioggia cadere da dietro le finestre, altri assiepati in qualche locale pubblico, altri ancora sotto una pensilina del tram, alcuni costretti invece a subire le ire del tempo inzuppandosi d’acqua.
    Oggi viviamo così, sentiamo incombente il temporale, un momento economico e sociale difficile dove non si sa chi seguire. Arriva un politico che urlala sua rabbia e tutti lo seguono speranzosi di essere portati in un luogo asciutto a danno però di altri. Ne arriva un altro il quale proclama di avere la soluzione a tutti i nostri problemi, e la fiumana di gente infreddolita e bagnata prende ad andargli dietro. Che buffe sono le nuvole, cambiano aspetto a seconda del momento, cambiano direzione a seconda del vento. La maggioranza di noi è come un gruppo di nuvole, ma ciascuno di noi ha una sua individualità e la capacità di contrastare il vento, di andare nella direzione che più gli aggrada perché non siamo nuvole, non siamo un gregge di pecore. E’ indubbio che l’uomo abbia bisogno di una guida, ma oggi si tende a ricercare un leader in colui che urla più forte, o nel più forte, nel più ricco, in quello che parla meglio. Se da anni l’Italia va male è proprio perché vogliamo la soluzione più facile e soprattutto quella più rapida. Fateci caso, basta che un politico, osannato fino al giorno prima, chieda dei sacrifici, magari necessari, per essere abbandonato.
    Gesù è un leader, le sue parole sono la guida di cui abbiamo bisogno, sono parole che promettono non una soluzione ai nostri problemi, ma ci indicano il modo di affrontare i problemi quando si presentano. Quale politico può dirci come comportarci quando abbiamo una malattia,quando ci muore un figlio, quando la moglie o il marito ci abbandonano? Il politico tira l’acqua al suo mulino, ha interesse a restare in sella, a mantenere il consenso ed è disposto a scendere a compromessi, a dire bugie, a glissare su argomenti scottanti, minimizzare i problemi della gente. Lui è fra quelli che è comodo in casa, all’asciutto, quando piove. Gesù camminava nella polvere, era in mezzo alla gente, mangiava in casa con i peccatori e non con i principi ed i potenti. Non credete in Dio? Non credete in Gesù come figlio di Dio? Il vangelo però esiste e qualcuno lo ha scritto. Madre Teresa viveva come Gesù, San Francesco ha vissuto in mezzo a noi. Credete alle loro opere, a quanto hanno compiuto facendo della povertà il loro vessillo, dell’aiuto ai poveri il loro inno e seguite la loro filosofia. Non statevene al caldo quando piove, andate in mezzo alla gente e portateli al riparo perché ognuno ha bisogno di un tetto e di calore quando piove.

  14.  

    Addì 6 aprile 2014

    In quel tempo, era malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.
    Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.
    Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
    All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».
    Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.
    Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.
    Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
    I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
    Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;
    ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce».
    Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
    Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà».
    Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.
    Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto
    e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!».
    Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
    Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era gia da quattro giorni nel sepolcro.
    Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia
    e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
    Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
    Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
    Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
    Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
    Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».
    Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
    chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
    Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
    Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama».
    Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.
    Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.
    Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là».
    Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
    Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:
    «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».
    Gesù scoppiò in pianto.
    Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!».
    Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
    Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.
    Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni».
    Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
    Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.
    Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato».
    E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
    Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
    Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui

    Giovanni 11,1-45

  15.  

    Andiamo anche noi a morire con lui

    Semplicità

    Ho trascorso molti anni sui libri di studio, diplomato, laureato. La società in cui ho da sempre vissuto mi aveva indotto a pensare che maggior cultura servisse per riuscire nella vita ed avere tanti amici altolocati in grado di aiutarti. Dopo la morte della mia mamma la mia visione del mondo è radicalmente cambiata e mi sono ritrovato a stretto contatto con molte persone senza alcuna conoscenza, non in grado di parlare di politica o economia, spesso nemmeno a conoscenza della corretta lingua italiana. In loro ho scoperto tanta semplicità che non avevo trovato in nessuno prima di allora. A volte rido delle cose che dicevano, come Mario con il naso sempre rosso che mi chiamava “Don Riccardo” anche dopo avergli detto di non essere un sacerdote, oppure la signora Bravi che sbiascicava le parole in un napoletano stretto stretto del quale non capivo assolutamente nulla cercando di comprendere dalla sua mimica la richiesta fattami, ed ancora Simona la quale ogni volta che la correggevo nella preparazione all’esame di terza media da adulta alzava le spalle e diceva “l’importante è capissi”. E che dire di Silvano, spacciatore e capo di una gang, che ci proteggeva perché aiutavamo le sue bimbe e nessuno osava toccarci con un dito tanto da lasciare la macchina aperta e l’autoradio inserita quando andavamo a trovare la sua famiglia. Quanti bei ricordi conservo nel mio cuore, quanta semplicità ho incontrato, quanta gioia sincera ho ricevuto e tutt’ora ricevo. Non c’è scuola che possa prepararti a questa vita, ma la vita stessa è una scuola in grado di insegnarti i veri valori da coltivare. La semplicità genuina farà anche ridere, ma certamente è uno di questi

  16.  

    Addì 7 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.
    Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
    Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
    gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
    Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
    Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
    E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
    E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
    Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
    Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
    Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più»

    Giovanni 8,1-11

  17.  

    Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei

    Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra

    Quanto siamo bravi a giudicare gli altri, ma ci siamo guardati nello specchio? Abbiamo visto le nostre colpe?
    Quante volte siamo pronti a condannare per l'eternità un pedofilo, uno stupratore, un assassino, ma cosa abbiamo fatto noi per loro, per impedire che diventassero tali? Niente, ci siamo limitati ad osservare tanti bambini crescere nella spazzatura, in case dove sono stati violentati, odiati, abbandonati senza alzare un dito per aiutarli o accoglierli. Ciò che impariamo da bambini, nel bene e nel male, sarà un qualcosa che resterà dentro di noi a vita e difficilmente potremo scrollarcelo di dosso. Se il papà che è il mio punto di riferimento è uno spacciatore lo sarò anche io se un altro papà non mi insegnerà che è sbagliato. Se la mia mamma si prostituisce, anche io mi prostituirò se un'altra mamma non mi insegnerà il vero significato della parola amore. Se i miei genitori si picchiano, troverò normale picchiare mia moglie o mio marito se un'altra famiglia non mi insegnerà il dialogo. Si fa presto a condannare, ma voi siete senza colpa, senza alcuna colpa? Pensiamo prima ai nostri difetti, pensiamo a raddrizzare la piantina quando è tenera ed è facile darle un indirizzo di vita positivo, pensiamo ad accudire i bambini prima che siano adulti capaci di fare del male ai propri figli

  18.  

    Addì 8 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire».
    Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?».
    E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
    Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati».
    Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico.
    Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui».
    Non capirono che egli parlava loro del Padre.
    Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
    Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite».
    A queste sue parole, molti credettero in lui

    Giovanni 8,21-30

  19.  

    Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?

    "Dove pensate che si trovi Dio, in chiesa? No, è nelle vostre debolezze"

    Una frase del genere detta da chiunque avrebbe già un certo peso, ma se a pronunciarla è Papa Francesco acquista un grande significato. Con chiunque parli, ateo o cattolico convinto, Francesco piace. Piacciono le sue idee, i valori, il modo di sorridere, il parlare, le sue debolezze più volte confessate. Piace il suo essere uomo tra gli uomini, così come Gesù era uomo tra gli uomini, immerso nella semplicità e nella difficoltà della vita quotidiana, alle prese con le paure, gli interrogativi, le incertezze dell'umanità.
    Ho amici atei che in chiesa non vanno mai, ma che sono più cattolici di tanti che invece in chiesa vanno tutti i giorni.
    Dio lo dobbiamo cercare dentro di noi, nei nostri peccati, nelle nostre debolezze perché il Signore ci sta maggiormente vicino quando sbagliamo.
    Amo i miei ragazzi oltre ogni limite, mi butterei nel fuoco per loro, ma il mio amore aumenta ogni volta che sbagliano, ogni volta che la mia presenza è richiesta vicino alle loro mancanze, ogni volta che posso dar loro un consiglio su come uscire da un momento di crisi.
    Accogliere Dio significa lasciare che possa indicarci la strada da percorrere, non come un padre severo pronto a giudicare, ma come un buon papà in grado di far tornare il sorriso nei nostri cuori dopo una pioggia di peccati ed errori.
    Noi uomini siamo pieni di debolezze, anche piccole piccole come l'essere golosi o amanti del bel vestire, riconosciamoci deboli e chiediamo a Dio di aiutarci a smussare gli angoli.

  20.  

    Addì 9 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
    Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.
    Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
    So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.
    Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!».
    Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!
    Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.
    Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!».
    Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato

    Giovanni 8,31-42

  21.  

    Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi

    Assumiamo cuochi. No stranieri e meridionali

    E' questo un annuncio di lavoro apparso online. In quanti la pensano così? Quanti sono razzisti fino al punto da pensare che stranieri e italiani del sud siano da tenere lontano? Quest'azienda lo ha scritto a chiare lettere in internet, ma quanti datori di lavoro nemmeno prendono in considerazione certe categorie di persone? Nel mondo del lavoro, come è giusto, c'è da sempre un cercare la persona migliore, con maggiore istruzione, di buona presenza, che sopratutto faccia bene il mestiere per il quale è pagata, ma il colore della pelle, la provenienza geografica, le tendenze sessuali, la religione non dovrebbero mai essere una discriminazione nella scelta del personale. Generalizzare è da sprovveduti, in quanto si possono trovare validi elementi ovunque. Il razzismo è un qualcosa che allontana, divide, impedisce il dialogo, crea fratture e scontri. Diciamo no al razzismo. Che bello sarebbe leggere in un annuncio di lavoro "Cercasi cuoco, caratteristiche particolari nessuna"

  22.  

    Addì 10 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte».
    Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".
    Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?».
    Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!",
    e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.
    Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».
    Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
    Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio

    Giovanni 8,51-59

  23.  

    Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte

    Per il battesimo regalate a vostro figlio un cellulare per neonati

    Provate a mettervi nel mezzo di una strada trafficatissima. Vi suoneranno da tutte le parti. Da quel punto di osservazione cosa potrete notare e sentire? Clacson, martello pneumatico, gente arrabbiata, sporco in strada. La stessa scena osservatela adesso dall'alto salendo sul grattacielo alle vostre spalle, fin sopra all'ultimo piano. Cosa potrete notare e sentire? Il cielo blu, il mare davanti a voi, le montagne innevate, il cinguettio degli uccelli, due ragazzi che si baciano teneramente sul terrazzo. Non vi siete spostati da quella posizione, ma avete cambiato punto di vista. Il dialogo è semplicemente questo, vedere le cose da un'altra angolazione.
    Spesso accusiamo i nostri figli di essere troppo attaccati alla tecnologia, ma è loro la colpa?
    I figli ci chiedono considerazione, ascolto quando sono piccoli, ma noi siamo troppo impegnati a consultare smartphone e tablet per poter dare loro quella considerazione che ci stanno chiedendo. Risultato? Il nostro esempio li porterà a comportarsi nello stesso modo con gli amici ed in futuro con i propri bambini.
    Spesso facciamo di peggio, utilizziamo i nostri congegni elettronici per distrarre i nostri bimbi, un po' come un tempo si faceva lasciando tintinnare le chiavi di casa.
    Genitori, spegnete i vostri portatili quando siete con i vostri figli, evitate di dar loro questi dispositivi, apritevi al dialogo costante con loro, donate la vostra saggezza e i vostri principi ai vostri figli, non lasciate che siano le macchine deviate a farlo per voi per non dover piangere in futuro per la mancanza di un rapporto.
    Saremo controtendenza, ma i miei ragazzi non hanno né telefonini né tablet e parliamo tanto con loro, svolgiamo attività all'aperto insieme, andiamo in vacanza anche con quelli più grandi, ed i risultati si vedono. A volte vengono a trovarci degli amici con i figli e vedere questi ragazzi da una parte ed i genitori dall'altra, magari rinchiudersi nelle camere per giocare con il telefonino, usare il linguaggio scurrile che si trova in rete. Che pena leggere le pagine di bambini di dieci anni piene di parolacce con pensieri negativi, o quelle di bambine di dodici anni che si atteggiano a donne vissute che giocano ad adescare i ragazzi e gli uomini molto più grandi di loro. Abbiamo catapultato i nostri figli in un mondo di adulti senza dar loro il tempo di capirlo, studiarlo, adeguarvisi. Dove sono finite le famiglie che mano nella mano andavano la domenica al cinema a vedere una favole della Disney e poi a mangiare una pizza senza distrazioni, solo due genitori a disposizione dei propri figli?
    Non piangetevi addosso perché voi potete interrompere questa catena, voi potete impedire che i vostri figli usino cellulari, tablet, facebook. Voi stessi potete dar loro l'esempio limitandone l'uso quando non siete con loro. Anacronistico? C'è chi la pensa così e lo rispetto, ma non vedo altra strada per recuperare il rapporto con i nostri figli perché la buonanotte in casa nostra è ancora accompagnata da un bacio e se devo parlare ai miei ragazzi non invio loro un sms.

  24.  

    Addì 11 aprile 2014

    In quel tempo, i Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.
    Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?».
    Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
    Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei?
    Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?
    Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».
    Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
    Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.
    Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero».
    E in quel luogo molti credettero in lui

    Giovanni 10,31-42

  25.  

    Se non volete credere a me, credete almeno alle opere

    I bambini non hanno capacità di parlare

    Il termine infanzia deriva dal verbo "fato", parlare, mentre in indica la negazione, quindi in-fante è colui che non è in grado di parlare, di dire la sua. C'è la convinzione che i bambini non sapendo parlare, non ne abbiano nemmeno diritto, quindi non si ascoltano e si tende a prendere decisioni per loro.
    Ma i bambini sanno parlare, ed anche molto bene, solo che non usano il nostro stesso linguaggio e sta a noi adulti, visto che ci consideriamo tanto superiori a loro, riuscire a capirli.
    Ieri alla Camera, dove ci siamo recati su invito personale del garante per l'infanzia e l'adolescenza Vincenzo Spadafora, si respirava un'aria di profonda amarezza. Lo scorso anno il garante aveva il grande entusiasmo di chi ha davanti una salita impervia e tante aspettative. Ieri c'era la consapevolezza che certi ostacoli sono più difficili da superare di quanto non sembrasse inizialmente. Ho visto in Spadafora non un politico, ma l'uomo veramente e sinceramente dispiaciuto per non aver potuto fare di più, per i muri messi dalla politica - non era presente neppure un membro del governo - alle politiche a favore dei giovani, associazioni che arrancano perché non supportate dalle istituzioni quando non sono ostacolate, la consapevolezza che oggi possiamo costruire il mondo migliore di domani solo agendo sui bambini con costi oggi esigui rispetto a quelli da sostenere in futuro per cambiare le cose. Un bambino aiutato oggi, lo abbiamo detto centinaia di volte, sarà un bravo genitore domani, ma un ragazzo non accudito al presente produrrà effetti negativi in futuro in termini di droga, prostituzione, violenze, furti con costi economici e sociali molto alti.
    In Spadafora ieri ho visto una persona capace di fare tante cose, ma alla quale tarpano le ali continuamente, alla quale impediscono di fare un percorso sereno. C'è attenzione a tanti aspetti della vita, ma verso i bambini la politica non promuove iniziative concrete e nemmeno adempie a leggi e trattati già stabiliti. Spadafora è una bravissima persona, ma non può da solo essere garante per il bene dei minori, è un dovere che spetta a ciascuno di noi, è necessario farsi garanti dei diritti dei bambini, lasciarli parlare, esprimersi, ascoltarli. Dobbiamo incentivare gli enti pubblici, a partire dallo stato affinché mettano al primo posto la politica verso i ragazzi, promuovano l'affido, stringano patti con le associazioni che operano sul territorio a diretto contatto con i bambini.
    Fra poco ci saranno le elezioni in molti comuni italiani, fatevi sentire con il vostro voto, l'unica arma che abbiamo contro i politici, penalizzando coloro che hanno dimostrato scarsa attenzione verso i minori.
    La nostra Associazione sta muovendo passi importanti da diversi anni per promuovere l'affido e sono allo studio diverse iniziative in tal senso, iniziative che proporremo al garante per l'infanzia e l'adolescenza nella speranza di poter camminare ancora insieme per dare un futuro migliore ai nostri figli.

  26.  

    Addì 12 aprile 2014

    In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
    Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.
    Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.
    Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione».
    Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla
    e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera».
    Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione
    e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
    Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
    Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
    Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.
    Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?»

    Giovanni 11,45-56

  27.  

    Voi non capite nulla

    Voi non capite nulla

    Quante volte ce lo siamo sentiti dire? Quante volte questa frase è stata detta ai bambini, ai ragazzi? L’avere un’ideale, crederci con tutto il cuore non ci autorizza a pensare che gli altri, chi la pensa diversamente da noi o vede la cosa da un altro punto di vista, non capiscono nulla. I servizi sociali spesso pensano e spesso dicono alle persone “voi non capite nulla” siano essi le famiglie problematiche, i bambini aiutati, gli affidatari. C’è in loro la strana convinzione che l’esperienza fatta, gli insegnamenti ricevuti li costituiscano sopra ognuno di noi. Molte famiglie affidatarie si lamentano spesso perché non sono ascoltate in quanto l’arroganza di molti assistenti sociali impedisce loro di ascoltare chi ha esperienza sul campo, chi tocca il cuore dei bambini ogni giorno, chi asciuga le loro lacrime dopo la visita con i genitori, chi li tranquillizza prima dell’incontro con i servizi o i giudici, chi ascolta le loro imprecazioni, chi li segue quotidianamente nello studio, chi cerca di comunicare valori e principi. Gli affidatari non sono ascoltati, eppure sono loro quelli che hanno il peso della situazione. Più volte abbiamo visto assistenti sociali decidere della vita di un bambino con una sola vista domiciliare, e a volte senza nemmeno quella. Gli affidi che vanno bene sono quelli in cui il pubblico ed il privato si incontrano, quelli in cui le famiglie affidatarie riescono a dialogare con le assistenti sociali, quelli in cui i servizi consigliano ma non decidono di autorità se non in casi estremi, quelli in cui coloro che sono preposti alla tutela dei minori per conto del comune, al servizio della comunità, non dicano e non pensino “voi non capite nulla”

  28.  

    Addì 13 aprile 2014

    In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti
    e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
    Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
    Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».
    Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».
    I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
    Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
    Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
    Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
    Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.
    Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
    Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».
    Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».
    Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti,
    perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.
    Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».
    E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
    Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge,
    ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea».
    E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai».
    Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».
    E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
    Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».
    E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.
    Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».
    E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
    Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?
    Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
    E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».
    E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.
    E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.
    Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.
    Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».
    Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.
    Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!».
    E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò.
    E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
    Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
    Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.
    Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?
    Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?».
    In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.
    Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
    Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani.
    Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
    I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;
    ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.
    Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni».
    Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».
    Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».
    «Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo».
    Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;
    che ve ne pare?». E quelli risposero: «E' reo di morte!».
    Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,
    dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».
    Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!».
    Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire».
    Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno».
    Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo».
    Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!».
    Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò.
    E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.
    Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.
    Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
    Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani
    dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!».
    Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.
    Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue».
    E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.
    Perciò quel campo fu denominato "Campo di sanguè'fino al giorno d'oggi.
    Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,
    e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
    Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici».
    E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.
    Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose attestano contro di te?».
    Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
    Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.
    Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.
    Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?».
    Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
    Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua».
    Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.
    Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!».
    Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!».
    Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».
    Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!».
    E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli».
    Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
    Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.
    Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto
    e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!».
    E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.
    Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
    Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.
    Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,
    gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.
    Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
    E sedutisi, gli facevano la guardia.
    Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».
    Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
    E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo:
    «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!».
    Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:
    «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.
    Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!».
    Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.
    Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.
    Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
    Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia».
    E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere.
    Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!».
    E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
    Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,
    i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.
    E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
    Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
    C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.
    Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
    Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.
    Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.
    Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo
    e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.
    Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.
    Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:
    «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.
    Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!».
    Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete».
    Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia

    Matteo 26,14-75.27,1-66

  29.  

    Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?

    Bambini in vendita

    Vendereste vostro figlio per trenta denari? Qualcuno lo fa.
    Vendereste un uomo affinché fosse ucciso? Qualcuno lo fa.
    Vendereste un bambino per avere più potere? In molti lo fanno.
    I bilanci dei comuni sono pubblici, andate a vederli, controllate quanto sia la cifra spesa per gli affidi.
    Duecento i milioni di spesa nel nostro comune, due quelli utilizzati per l'affido.
    Non è una situazione solo locale con le classiche divisioni fra centro, nord e sud, ma nazionale, come ha sottolineato il garante per l'infanzia. Contributi per il sociale ridotti al dieci per cento, attenzione, non del dieci per cento. Su cento milioni destinati prima verso il sociale, oggi ne vengono impiegati appena dieci.
    Politici che fanno leggi su tutto, ma le proposte per una maggior tutela dei bambini non vengono discusse nemmeno nelle commissioni. Adempimenti di legge, come la promozione all'affido, che non vengono ottemperati a nessun livello. Numero di assistenti sociali, previste per legge in una certa percentuale rispetto alla popolazione, in numero ridotto tanto che nel nostro comune ognuna deve valutare oltre quattrocento casi. Bambini parcheggiati per anni in case fatiscenti con famiglie piene di problemi per non pagare rette per l'affido. E quanto altro ancora.
    Giuda si è impiccato duemila anni fa, ma i suoi figli sono ancora vivi e molto attivi tra noi.

  30.  

    Addì 14aprile 2014

    Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
    Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
    Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
    Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?».
    Questo egli disse non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
    Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
    I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
    Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
    I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù

    Giovanni 12,1-11

  31.  

    I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro

    Venti di guerra

    Sembra che le persone non riescano a vivere in pace, cercano sempre un pretesto per litigare, per uccidersi, per scatenar guerre. E' possibile ammazzare miglia di persone per il potere come avviene in Siria,o paventare una guerra nucleare per annettere un territorio come sta accadendo in Ucraina, per non parlare delle mille guerre dimenticate che da anni mietono vittime in ogni parte del globo?
    Come sarebbe bello vivere in pace, accudirsi l'un l'altro con tanto amore, rimboccarsi le maniche per il bene della comunità.
    Non so voi, ma io sono preoccupato per l'escalation negativa che si sta creando con la Russia, preoccupato per il futuro dei nostri figli, non tanto per una guerra mondiale che vedo difficile e che comunque non lascerebbe scampo a quasi nessuno di noi, quanto per l'odio che si crea tra persone che fino a ieri abitavano nella stessa città, nella stessa strada e magari persino nella stessa casa.
    Preoccupato perché questo avviene sistematicamente anche nella nostra quotidianità. Basta leggere il giornale per vedere che il padre uccide il figlio, il figlio la madre, i nipoti i nonni e sempre tutto per futili motivi, quasi sempre per il denaro. Ma se in pochi uccidono, molti picchiano e moltissimi se ne vanno da casa sbattendo la porta perché incapaci di affrontare il problema viso a viso, incapaci di dialogare e prendersi sulle spalle le proprie responsabilità e la fatica di vivere giorno per giorno con il sorriso sulle labbra. E' più facile andarsene, litigare, picchiare, uccidere, scatenare una guerra piuttosto che parlare, che trovare un punto di accordo che porti la situazione in equilibrio preferendo così imporre le proprie idee infischiandosi di quelle degli altri.
    Diciamo no alla guerra, ma prima di scendere in piazza con le bellissime bandiere colorate inneggianti alla pace, facciamoci un esame di coscienza e cerchiamo di capire se quella pace che vogliamo noi dagli altri siamo disposti a darla noi per primi creando le condizioni di amore e serenità principalmente nelle nostre famiglie.

  32.  

    Addì 15 aprile 2014

    In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
    I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.
    Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
    Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».
    Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
    Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
    E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».
    Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
    Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
    Quando Giuda fu uscito, Gesù disse : «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
    Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
    Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
    Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».
    Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».
    Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte»

    Giovanni 13,21-33.36-38

  33.  

    Non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte

    Com'è difficile fare i genitori

    Ai miei ragazzi insegno a non giocare d'azzardo, ma alla televisione pubblicizzano un nuovo reality show dove dodici appassionati di poker saranno in una casa con telecamere e premio da cinquantamila euro.
    Insegno loro che la violenza non è il modo migliore per risolvere le cose e alla tv danno tutti film e telefilm dove i "buoni" uccidono e picchiano.
    Mi sento continuamente tradito dallo stato che permette il gioco d'azzardo, non fa adeguate campagne di sensibilizzazione contro il fumo e l'alcool, non promuove le buone pratiche come l'affido. Tradito da chi promette, specie in campagna elettorale di cambiare il mondo, di attivarsi per il bene delle comunità e poi, a elezioni passate, si incanala nel non fare nulla di quanto promesso.
    Non mi adeguerò mai a certe brutte pratiche e, anche andando contro corrente, cercherò sempre di insegnare ai miei ragazzi a comportarsi secondo certi valori.

  34.  

    Addì 16 aprile 2014

    In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti
    e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
    Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
    Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».
    Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».
    I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
    Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
    Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
    Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
    Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.
    Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
    Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto»

    Matteo 26,14-25

  35.  

    Farò la Pasqua da te

    Pasqua insieme

    Ascoltare non significa sentire e basta, ma recepire nel cuore quanto ci viene detto, capire le idee dell'altro, comprendere le sue motivazioni. Parimenti fare qualcosa insieme a qualcuno non significa semplicemente andare a trovarlo e passare del tempo insieme, ma condividere gioie e dolori di un momento, immedesimarsi, sentirsi parte di quel contesto.
    Molte sono le persone che vengono a trovarci, a conoscerci ed è bello vedere quanto si immedesimino nel nostro essere famiglia un po' speciale, non perché migliore, ma certamente diversa e un po' sui generis.
    Capisco che arrivando da noi si possa rimanere un po' frastornati, tanti bimbi, un ambiente dove tutti lavorano come piccole formichine industriose, abbuffate pantagrueliche anche a colazione, la nonna di settantasei anni più attiva di un giovane di venti e sempre con la zappa in mano nel suo orto, uno scemo che va a giro vestito da papero e fa qua qua a tutti coloro che incontra, orari dettati dal sole e dai morsi della fame, riunioni che durano spesso anche due ore spostando l'ora di cena talvolta a mezzanotte.
    Eh no, di normale abbiamo ben poco, eppure è meraviglioso vedere come le persone si adattino, tanto da far parte della famiglia quasi da subito, da far loro desiderare di tornare appena possibile anche dovendo affrontare una giornata di viaggio. Questo è il vero stare insieme e ringrazio ad uno ad uno tutti coloro che sono venuti a trovarci, a condividere la nostra gioia di essere una famiglia senza schemi, a provare empatia con i nostri principi.
    Le nostre porte sono aperte a tutti, anche ai semplici curiosi, certo che una volta varcata la soglia di casa e passato il primo momento per capire in quale strano mondo siate capitati, vi sentirete come se aveste da sempre vissuto questo strano tipo di vita.
    Vi aspettiamo per fare Pasqua insieme, per condividere la nostra gioia ed il nostro amore per i bimbi e creare un pezzetto di storia allargando questa strana, ma per me meravigliosa famiglia.

  36.  

    Addì 17 aprile 2014

    Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
    Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.
    Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
    Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
    Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».
    Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
    Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».
    Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».
    Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
    Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?
    Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.
    Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
    Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi»

    Giovanni 13,1-15

  37.  

    Signore, tu lavi i piedi a me?

    Grandi esempi

    Una divisa ingenera in molti l'idea di essere più importanti di altri, una carica di alto livello fa si che certe persone ti guardino dall'alto in basso, avere un'amicizia importante fa credere a molti di potersi permettere di trattare gli altri con sufficienza.
    Stolti.
    Prima o poi la divisa la appenderanno ad un chiodo, andranno in pensione, l'amico importante perderà la sua influenza o finirà l'amicizia con lui e queste persone resteranno senza terreno sotto i piedi. Ma anche se certi privilegi dovessero in qualche modo durare per tutta la vita come sono considerati dagli altri? Chi ha stima di loro se si fanno grandi e prepotenti davanti a chi abbia un ruolo più umile nella società?
    Immagino sempre la famiglia come uno spaccato della vita e penso ad un padre prepotente, autoritario, che impone regole e dogmi ai figli, che gestisca il menage familiare con mano di ferro e senza ammettere il dialogo, agendo con forza alle contrapposizioni. I figli lo rispetterebbero perché coercizzati, ma non per amore e nessuna di quelle regole così imposte prenderebbe piede nell'animo dei ragazzi che, una volta in grado di uscire di casa, scapperebbero a gambe levate il più lontano possibile da quel genitore. Cosa rimarrebbe a quel padre della famiglia? Forse niente o, comunque, molto meno di ciò che si aspettava, abbandonato e solo dovrà affrontare vecchiaia e morte, con i figli lontani dal suo cuore.
    Tanti sono gli esempi di uomini e donne, divenuti grandi nei cuori della gente non tanto per quello che hanno fatto, quanto per l'umiltà che ha caratterizzato tutta la loro vita. Non solo Madre Teresa e Francesco di Assisi, ma tanti altri, grandi padri e madri di famiglia dediti ai figli, buoni educatori ma sempre pronti a chiedere scusa per gli sbagli commessi. Papa Francesco è così amato non solo per le cose che dice, ma per l'umiltà che ha dimostrato di avere. Gesù è il primo grande esempio, lui che lava i piedi ai suoi apostoli ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione di principi, ha sovvertito la legge naturale dove il più forte fagocita il più debole instaurando di fatto la gioia di amare mettendosi al servizio del nostro prossimo.
    Avete provato l'esperienza di farvi valere con la forza? Bene, adesso provate a chinare il capo, a porgere l'altra guancia, a lavare i piedi ai vostri sottoposti, a far vincere chi è più debole di voi. Avrete la loro riconoscenza, il loro amore e ne avrete una grandissima gioia perché è non ricevendo che si riceve molto di più

  38.  

    Addì 18 aprile 2014

    In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.
    Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.
    Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.
    Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».
    Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.
    Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
    Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».
    Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano».
    Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
    Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
    Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».
    Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono
    e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.
    Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
    Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;
    Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.
    E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».
    Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
    Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.
    Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.
    Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».
    Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».
    Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
    Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
    Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono».
    Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
    Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
    Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
    Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?».
    Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato».
    Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».
    Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».
    Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».
    Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
    Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa.
    Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».
    Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
    Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
    E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:
    «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
    Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».
    Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».
    Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa».
    Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
    All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura
    ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta.
    Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».
    Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».
    Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare».
    Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.
    Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
    Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare».
    Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
    Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,
    dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.
    Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».
    Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
    I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei».
    Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».
    I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
    Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.
    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
    Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
    Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete».
    Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
    E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
    Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.
    Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.
    Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe,
    ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
    Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
    Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.
    E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
    Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
    Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
    Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
    Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.
    Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino

    Giovanni 18,1-40.19,1-42

  39.  

    E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo

    Dobbiamo e possiamo

    Ieri abbiamo fatto il giro delle sette chiese, una tradizione che abbiamo a Livorno per la quale alla sera del giovedì santo visitiamo sette chiese diverse dove preghiamo il Signore. Quando ero piccolo ogni parrocchia aveva grandi gruppi di giovani che sciamavano da una chiesa all'altra, ma pian piano le chiese si sono svuotate e di conseguenza i giovani si sono allontanati. Ieri sera sembrava di essere tornati indietro di anni con la città piena di persone fino a oltre la mezzanotte, traffico di macchine e alcune chiese del centro gremite di fedeli, sopratutto giovani armati di chitarre pronti ad animare una preghiera alla quale molti si accodavano felicemente. Una festa, una condivisione importante e spontanea, un momento di raccoglimento e di gioia con il Signore.
    Ogni anno con i ragazzi diamo un tema alla nostra serata del giovedì santo, e ieri sera l'argomento era "pensiamo ai tanti bambini che versano in situazioni di disagio". Ognuno dei nostri bimbi a turno ha animato la preghiera nelle sette chiese che abbiamo visitato, e da parte di tutti è scaturita la promessa a Dio di fare qualcosa per gli altri. Uno di loro in particolar modo ha detto "Possiamo e Dobbiamo fare qualcosa". Partendo dall'esperienza quotidiana nella quale vediamo tanti bambini soli e abbandonati e capiamo che possiamo fare qualcosa per loro, dobbiamo anche comprendere che non solo "possiamo", ma sopratutto "dobbiamo" fare qualcosa per loro. Il Signore ci ha fatto vincere una lotteria, ci ha dato la possibilità di stare bene, ed anche se il nostro passato può essere ricco di problemi, il nostro presente è roseo ed il futuro ben delineato, ma in molti sono ancora in situazioni di disagio e sta a noi pareggiare i conti, donare loro parte di ciò che abbiamo ricevuto copiosamente. Un altro ragazzo ha detto di avere la fortuna di aver passato una brutta situazione, e oggi può comprendere, più di tanti altri, il dolore che un bambino prova, un dolore che lui può, e deve, mitigare.
    Grandi i miei ragazzi. Grazie Gesù di avermeli donati.

  40.  

    Addì 19 aprile 2014

    Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro.
    Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
    Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.
    Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.
    Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.
    Non è qui. E' risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.
    Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E' risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto».
    Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
    Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
    Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno»

    Matteo 28,1-10

  41.  

    Vi fu un gran terremoto

    Buona Pasqua

    Quando nella nostra vita si verifica un cambiamento, il diplomarsi, laurearsi, sposarsi, la nascita di un figlio, la morte di una persona molto cara è un po' come se avvenisse un grande terremoto dentro noi, un momento in cui la nostra vita cambia, prende una piega diversa. Dobbiamo restare ben saldi davanti al cataclisma per evitare di cadere in terra tramortiti, impedire di poter fare qualche sciocchezza anche per la troppa gioia. Ricordo quando ebbi dato l'ultimo esame all'università ero talmente felice che percorsi a centocinquanta una strada dove il limite era di cinquanta chilometri l'ora. Ero gioioso, ma la grande felicità, se non ben gestita, può portare a grandi dolori. Parimenti un cambiamento penoso, come la morte di chi ci vuole bene, potrebbe portarci alla disperazione. Dobbiamo reagire ai terremoti della vita, dobbiamo prendere le redini in mano del cavallo pazzo che scalpita dentro di noi e dirigerlo verso un buon fine. Quando un fiume scende dalla montagna e prende forza ha un potere distruttivo immenso, ma se riusciamo a incanalarlo in un alveo è una forza straordinaria grazie alla quale possiamo avere tutti grandi benefici.
    La vita, la morte e sopratutto la resurrezione di Gesù sono per noi un potente terremoto, ed ogni anno la Pasqua ci ricorda questo momento. Lasciamo che il terremoto dentro noi ci cambi la vita, incanaliamoci in un alveo in modo che la grande forza della Parola di Dio possa dare beneficio a noi e alle persone che riusciamo a raggiungere.
    Buona Pasqua amici carissimi

  42.  

    Addì 20 aprile 2014

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
    Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
    Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
    e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
    Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti

    Giovanni 20,1-9.

  43.  

    Si recò al sepolcro di buon mattino

    Svegliatevi al mattino presto

    Ho da sempre l'abitudine di svegliarmi presto al mattino, assaporare un po' di tempo in cui tutta la città dorme per iniziare a vivere la quotidianità della mia giornata nel raccoglimento iniziando con una preghiera a Dio per il bene che ogni giorno mi dona e proseguire pensando alle tante iniziative da mettere in atto per far conoscere il mondo dell'affido.
    Nel giorno della resurrezione del Signore Maria di Magdala, dice il Vangelo, si recò al sepolcro di buon mattino. Non poteva andarci con calma una volta svegliatasi, fatta colazione,preso i suoi tempi? Perché di buon mattino? Forse proprio per avere un momento di intimità con Dio, un piccolo istante tutto per sé. Quale grande gioia le ha riservato quel suo dolce pensiero, essere la prima ad accorgersi della resurrezione di Gesù. Penso allora che anche noi dovremmo essere i primi a svegliarci, i primi a desiderare di accogliere un bambino nella nostra famiglia, i primi a voler dare una parola di conforto ad un ammalato, i primi a voler amare il prossimo senza aspettare che altri si muovano, mi trascinino, mi indichino la strada. Svegliatevi, alzatevi e mentre è ancora buio andate incontro a Gesù nelle persone bisognose di voi. Se siete appassionati di andare a funghi,a pesca, a caccia, a passeggiare in montagna, a sciare non aspetterete che la sveglia suoni, ma dormirete con un occhio solo perché non vedete l'ora di poter abbracciare la vostra passione. Con la stessa intensità abbracciate coloro che sono in difficoltà, non aspettate di essere trascinati a fare del bene, fatelo voi per primi e ne riceverete una gioia ancora più grande.

  44.  

    Addì 21 aprile 2014

    In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
    Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
    Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
    Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
    Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:
    «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.
    E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
    Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi

    Matteo 28,8-15

  45.  

    Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato

    Dichiarare il falso

    Spesso ci viene chiesto di dire una bugia e noi accettiamo perché ci conviene, magari dividendo una bugia a fine di bene da una menzogna cattiva e per questo ci convinciamo di essere nel giusto. Una bugia è sempre una cosa sbagliata, in qualunque occasione la si dica e per qualsiasi motivo. Alzi però la mano chi non ha mai mentito. Purtroppo capita, a volte si vogliono evitare discussioni e liti e si maschera la verità, si addolcisce la pillola, si nega per non ferire, ma mentire per denaro, per interesse, per una poltrona, magari truffando il prossimo e riducendolo sul lastrico non è solo il male di una bugia, è un danno alle persone. Pensate a quei politici che in campagna elettorale fanno promesse che già sanno di non poter o non voler mantenere. Questo è truffare coloro che credono in loro, quelli che lo voteranno per il suo programma elettorale, quelli che sperano di vedere finalmente la fine di alcuni problemi.

  46.  

    Addì 22 aprile 2014

    In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro
    e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
    Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
    Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
    Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!
    Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
    Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto

    Giovanni 20,11-18

  47.  

    Donna, perché piangi?

    Perché piangete?

    Nella nostra vita versiamo tante lacrime, alcune sgorgano copiose dai nostri occhi, altre rigano soltanto il nostro cuore mentre un sorriso accoglie coloro che amiamo. Il Signore domanda alla donna "Perché piangi?" ed è come se lo domandasse a noi. La nostra natura umana ci porta a gioire e soffrire, ad accogliere una notizia in modo differente gli uni dagli altri, ad essere colpiti più o meno intensamente da un fatto. Qualcuno piange davanti ad un film, altri per la bellezza della natura, qualcuno per un bel voto inaspettato o per una puntura in arrivo. L'età, la maturità cambiano la nostra visione del mondo ed in certi casi ci ammantiamo di una scorza di indifferenza e sempre più facilmente tratteniamo le lacrime.
    Piangere è bello, è liberatorio, è apertura al prossimo, è condivisione di qualcosa che abbiamo dentro noi. Le lacrime sono il respiro del cuore e non dovremmo nasconderle. Piangere non significa essere deboli, anzi è sintomo di sicurezza, indica la capacità di essere noi stessi in qualunque circostanza.
    Noi uomini, fieri e orgogliosi, tendiamo a nascondere i nostri sentimenti più intimi, mentre le donne, respiro dell'umanità, non si fanno tanti problemi ad esternare ciò che provano e spesso è la loro forza perché appaiono deboli ma sono più coraggiose di noi. Come dice Gesù nel Vangelo "il debole sarà innalzato" così anche coloro che hanno il coraggio di mostrarsi nel loro essere romantici, capaci di commuoversi e condividere la sofferenza saranno consolati.
    Attenzione però a non esagerare ed usare il pianto come un'arma per ipietosire o sedurre perché un conto è manifestare ciò che proviamo, tutt'altro è essere piagniucolosi.
    Quando morì la mia mamma non versai una lacrima, mi dovevo far vedere forte innanzitutto per orgoglio, poi per mio padre e per i miei nonni, ma quanta sofferenza dentro me, quante lacrime e disperazione quando chiudevo a chiave la porta di camera mia e singhiozzavo premendomi il cuscino sulla faccia per non farmi sentire. Come sarebbe stato invece bello condividere questo dolore, far vedere a tutti questa debolezza, sperare in una carezza, un abbraccio. Qualcuno addirittura ha pensato che non mi importasse nulla della morte della mia mamma tanto ero sempre pronto a indossare una maschera.
    Oggi non ho ancora imparato e tengo spesso dentro me ciò che mi fa soffrire, per proteggere i miei ragazzi, per non pesare sulle persone che mi vogliono bene, ed ancora, forse, per orgoglio.

  48.  

    Addì 23 aprile 2014

    In quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.
    Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
    Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
    Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
    Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.
    Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
    Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
    Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
    Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!
    Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
    E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
    Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
    Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.
    Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
    Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
    Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».
    E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
    i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».
    Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane

    Luca 24,13-35

  49.  

    Resta con noi perché si fa sera

    Un bella esperienza di amicizia

    Il giorno di Pasqua è venuta a trovarci una famiglia, abbiamo passato insieme una bellissima giornata, i bambini hanno giocato tra loro, noi abbiamo conversato piacevolmente. Quando calavano le prime ombre della sera hanno cominciato a prepararsi per andare via, ma quando i loro figli hanno sentito che stavano per fare ritorno a casa, accompagnati dai nostri come fossero una cosa sola, hanno assalito i genitori usando le armi del sorriso e della persuasione proprie della fanciullezza per chiedere di restare a cena con noi. E' stato bellissimo e spontaneo, il momento più intenso della giornata, ed è allora che mi sono venute in mente le parole del Vangelo circa il racconto dei discepoli di Emmaus nel momento in cui dicono a Gesù, senza sapere che fosse lui, "Resta con noi perché si fa sera".
    C'è tutto in questa frase e nella risposta positiva: l'accoglienza, l'amicizia, l'apertura verso il prossimo, la condivisione, il desiderio di prolungare all'infinito una giornata così bella e ricca di emozioni.
    La felicità di aver trovato dei nuovi amici è seconda solo alla gioia di vedere quanto i bimbi abbiano chiesto loro, con grande spontaneità, la possibilità di restare facendosi un'anima sola con i nuovi amici conosciuti solo poche ore prima.

  50.  

    Addì 24 aprile 2014

    In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
    Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
    Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
    Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
    Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
    Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
    Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
    Di questo voi siete testimoni

    Luca 24,35-48