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  1.  

    Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te per essere lodati dagli uomini

    E' giusto parlare di ciò che facciamo di buono?

    Quante volte leggendo il pezzo del Vangelo che dice "Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te" mi sono sentito in torto poiché diramo per ogni dove tutte le iniziative che facciamo con l'Associazione, parlo di quanto sono bravi i nostri ragazzi, racconto la mia storia. Mi domando però se l'alternativa, cioè lo stare in silenzio e non far conoscere le nostre attività, sia migliore e cosa comporterebbe. Certo è che verrebbe meno quel principio di trasparenza al quale ci siamo da sempre ispirati ritenendo importante che le persone sappiano come viene investito il denaro che ci elargiscono, ma non potremmo nemmeno portare persone verso l'affido se non fossimo noi i primi a dare l'esempio anche parlando di cosa facciamo e quali siano i risultati conseguiti.
    Quando però nel Vangelo Gesù ci dice di essere lucerne accese e non dobbiamo restare rinchiusi, indica la necessità di essere di esempio. Se facciamo un'opera buona come dare da mangiare ad un povero, visitare un carcerato, accudire un anziano nutriamo il corpo di chi riceve l'azione, ma anche lo spirito di chi vede o sente parlare del nostro operare perché facciamo scattare in lui una molla grazie alla quale interrogarsi e magari prendere spunto a sua volta per aiutare qualcuno in difficoltà.
    Il Signore non ci chiede di tenere nascoste le nostre opere, ma nel divulgarle di non cercare la lode umana, anzi ci dice di farle conoscere a tutti per glorificare, attraverso le opere, la grandezza di Dio.

  2.  

    Addì 6 marzo 2014

    «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
    Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
    Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
    Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

    Luca 9,22-25

  3.  

    Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

    Il salto nel vuoto dei nostri figli adolescenti

    Nell'adolescenza ci si sente uomini e donne, si ha fretta di fare tutte le esperienze possibili e per fortuna non si riesce quasi mai a realizzare tutti nostri desideri di giovanissimi. Si, per fortuna, perché mi piange il cuore nel vedere quei ragazzi bruciati, immolati sull'altare della fama, pochi per fortuna, ma ognuno di loro è l'esempio di come i nostri figli potrebbero diventare se la vita aprisse le porte a tutti i loro desideri. Ho conosciuto tanti calciatori giovanissimi crescere nel loro sport e rovinarsi maneggiando cento, duecento, trecentomila euro l'anno, poter comprare tutto quello che vogliono, sperperare denaro con estrema facilità, pensare solo a sé stessi o dare le briciole in elemosina per motivi più di immagine che di cuore.
    Vedo con tristezza uomini e donne che hanno conquistato posti di grande prestigio, magari anche lavorando duramente, essere poi soli, sempre guardinghi per capire se l'amicizia proposta sia interessata o meno, vivere nel sospetto e rinunciare spesso ai propri ideali pur di mantenersi a galla ed avere un posto al sole. E poi? Finita la vita? Immagino quale paura prenderà loro il giorno in cui capiranno essere arrivata la loro ora, dove lasciare le agiatezze e finire nel nulla. Nel nulla? Forse per loro sarebbe anche un bene, ma se ad attenderli ci fosse quel Dio sul quale tante volte hanno sputato, deriso, allontanato perché troppo impegnati a conquistare il mondo? A cosa sarebbe valsa la fatica di vivere sempre in trincea se trovassimo chiuse le porte dell'eternità?
    Ai miei ragazzi dico sempre di fare un passo alla volta, di non aver fretta a divenire adulti, di avere un sogno e perseguirlo, non cercando di mettere nel sacco mille desideri effimeri. Qualcuno ascolta e si lascia guidare, altri escono di casa prendendo la strada che promette loro facili guadagni senza dover troppo lottare e puntualmente si ritrovano dopo qualche anno a rimpiangere ciò che hanno lasciato barattando una sicurezza per fare un salto nel vuoto, rivelatosi poi pericoloso e quasi sempre falso tale da non mantenere le promesse fatte.

  4.  

    Addì 7 marzo 2014

    In quel tempo, giunto Gesù all'altra riva del lago, nella regione dei Gadareni, gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno

    Matteo 9,14-15

  5.  

    Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?

    Dovremmo imparare ad essere più tolleranti

    C'è la brutta abitudine in molte persone di guardare cosa facciano gli altri e andare a criticare un comportamento che, pur non essendo nocivo, è diverso da quello tenuto da loro. Dovremmo imparare a guardare positivo, a vedere il bene che gli altri fanno anche se questo viene svolto con metodologie differenti. Mi viene in mente la religione. Credere in Dio è credere in Dio, qualunque forma, qualunque rito si metta in atto, purché non lesivo dei diritti e della libertà delle persone, è sempre e comunque una bella espressione di amore verso Dio.
    Quanta intolleranza, quante critiche assurde e sterili che fanno si che si creino ulteriori divisioni. All'interno della stessa chiesa ci sono dei movimenti e se non ti comporti come loro, pur andando alla Messa, cercando di vivere seguendo i principi del Vangelo, insegnando ai propri figli l'amore di Dio, sei messo al bando, guardato male ed ogni cosa fatta è vista come negativa perché non ha quella veste di formalità da essi richiesta. Come sarebbe più bello il mondo se si fosse più tolleranti verso il prossimo, se riuscissimo a guardare gli aspetti positivi tralasciando quelli che, a nostro avviso, possano essere negativi.
    Ho amici che non vanno alla Messa, che non sono sposati in chiesa, che non hanno ricevuto il battesimo e non leggono il Vangelo, ma che vivono donando solidarietà a chi ha bisogno, sempre sorridenti con tutti, attenti con grande amore ai bisogni dei figli. Sono certo che il Signore sia molto più tollerante di noi ed apprezzi il bene da loro fatto, chi siamo allora noi per giudicare chi, pur agendo nel bene, non usa le nostre stesse metodologie? Essere tolleranti non significa non esporre il nostro diverso punto di vista, ma certamente non criticandoli o, peggio, respingendoli.

  6.  

    Addì 8 marzo 2013

    In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!».
    Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
    Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola.
    I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?».
    Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi»

    Luca 5,27-32

  7.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    In molti amano circondarsi di persone con la stessa alta cultura, lo stesso cospicuo conto in banca, la stessa lussuosa tipologia di casa, lo stesso costoso gusto nel vestire. Il razzismo non è qualcosa insito in noi, oppure un sentimento acquisito una mattina quando ci svegliamo, ma un veleno ingurgitato giorno dopo giorno, alimentato a vicenda all'interno del gruppo di pari fin tanto da creare una vera e propria assuefazione così da diventare bevanda inebriante per brindare alla stupidità umana. Critichiamo il mondo che va a rotoli, la mancanza di cultura, l'impoverimento nei valori, la perdita del gusto per una certa eleganza anche nel comportamento, la scurrilità nel linguaggio. Siamo bravissimi a puntare il dito contro tutti, ma non ci accorgiamo che la colpa è nostra, di tutti noi che ci chiudiamo nelle nostre case, nei gruppi, nei club a numero chiuso, attenti a non far entrare chi abbia meno di noi. E' giusto cercare l'affinità, senza dubbio, ma c'è un limite ed è quello per quanto sia più povero di noi debba restare fuori dalla nostra portata. Ma se pensiamo di essere così bravi noi, così pieni di cultura, educazione, ottimo linguaggio e quindi superiori ad altri che non hanno avuto la nostra stessa fortuna di poter andare a scuola, di non aver ricevuta un'educazione alla vita perché anziché scansarli non proviamo ad entrare in mezzo a loro, invitarli alle nostre feste e in casa nostra magari suggerendo loro delle regole di buona educazione, aiutandoli a crescere, dando loro gli strumenti per migliorare il loro comportamento? Dice Gesù "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati". Quanti bambini hanno un brutto passato, quanti di loro diventeranno un giorno genitori pieni di rabbia capaci di insegnare ai loro figli solo ciò che hanno imparato. Non aiutare un bambino oggi significa condannare anche i suoi figli, significa condannare la società a dover affrontare ciclicamente gli stessi problemi. Siamo tanto bravi, intelligenti, pieni di cultura? Utilizziamo queste doti e la fortuna di essere nati sotto una buona stella per donare ai bambini una possibilità per poter crescere come uomini e donne capaci di saper scegliere tra il bene ed il male.

  8.  

    Addì 9 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.
    E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
    Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
    Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
    Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio
    e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
    Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo».
    Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
    «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
    Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».
    Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano

    Matteo 4,1-11

  9.  

    Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano

    Odore di uova marce in casa mia

    Ma secondo voi sarebbe possibile per i vostri amici farvi visita, venire a cena da voi se la vostra casa fosse sudicia, con il cattivo odore di uova marce, i panni sporchi sparsi per ogni dove? E parimenti mettereste piede in una casa simile? Certe condizioni indicano sciatteria, incuria verso sé stessi e a maggior ragione verso chi vi abita o viene a trovarci. Qualunque amico, anche il più caro, dopo avervi più volte detto di pulire, si stancherà di frequentarvi e, pur volendovi bene, attenderà di vedere la vostra buona volontà nel far pulizia.
    Così è anche per la casa interna nel nostro cuore. Se abbiamo sentimenti cattivi, adoriamo le cose materiali in maniera ossessiva, bramiamo sesso e potere, siamo egoisti, accidiosi, brontoloni chi mai vorrà fare un pezzo di strada insieme a noi? Chi vorrà unire i suoi sentimenti ai nostri con la paura di sporcarsi l'anima? Quante volte mi raccomando ai ragazzi affinché camminino sulla retta via, non solo per fare un favore a noi o a qualcun altro, ma sopratutto per noi perché tenere pulito il nostro cuore, farvi albergare i buoni sentimenti porta gli altri ad avvicinarsi, a volere la nostra compagnia, ma sopratutto porta Dio dentro la nostra anima. Con quale coraggio ci rivolgiamo al Signore per chiedere il suo aiuto, un suo intervento quando restiamo senza lavoro, quando nostro figlio si ammala gravemente, quando non riusciamo a trovare nessuno che ci voglia bene, se non rendiamo accogliente il nostro cuore?

  10.  

    Addì 10 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
    E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,
    e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
    Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
    nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
    Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
    Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
    E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
    Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
    Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
    Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
    ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
    Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
    Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
    E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»

    Matteo 25,31-46

  11.  

    Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere

    C'è un bambino che muore di fame, vi prego aiutatelo

    Quale padre, quale madre non darebbe da mangiare al figlio affamato avendone la possibilità?
    Purtroppo qualche genitore capace di non accudire il figlio c'è. Le motivazioni possono essere le più disparate e andare dall'incapacità all'incomprensione, dagli insegnamenti inficiati ricevuti all'esservi indotto da altri. Qualunque siano le motivazioni concorderete con me che non possiamo lasciare un bambino senza mangiare o bere, senza farsi una cultura, senza amore. Eppure ci sono tanti bimbi che vagano per le strade delle nostre città sotto l'indifferenza di tutti.
    Innanzitutto i politici.
    C'è una legge che vuole stanze di almeno dodici metri quadrati per un solo bimbo e almeno diciotto per due e di fatto sancisce che sia preferibile per un bambino sopportare violenza e denutrizione in un tugurio di lamiera piuttosto che avere una bella casa pulita, con persone che lo accudiscano e lo proteggano ma con stanze da undici metri quadrati.
    Non c'è una legge che preveda il penale per quei sindaci che lasciano i bambini in brutte situazioni, pur essendone a conoscenza, anche se ci fosse un decreto del tribunale. C'è invece una legge che prevede il penale per quegli amministratori che non diano una sistemazione confortevole ad un cane randagio.
    I servizi sociali.
    Non preparano adeguatamente le coppie affidatarie, non le seguono nel loro percorso di affido, non sono corretti dando comunicazioni errate o parziali ad affidatari e tribunali, fanno l'interesse del comune per il quale lavorano, contrastano gli affidatari in base ad opinioni personali che nulla hanno a che fare con la capacità di accoglienza basate talvolta su credo religioso o politico.
    Noi.
    Quante persone hanno una bella casa, un reddito, la forza di amare e non accolgono un bambino per la paura di perderlo, per la paura di doversi confrontare con i servizi sociali, il tribunale, la famiglia naturale?

    Non tutti i politici agiscono si lavano le mani
    Non tutti i servizi sociali agiscono male
    Non tutte le persone si rifiutano di accogliere un bambino

    Ognuno faccia il suo esame di coscienza e se ha la consapevolezza di aver fatto tutto quanto sia nelle sue possibilità per alleviare le pene di un bambino dorma pure tranquillo, ma se così non fosse sarebbe opportuno che cambiasse strada e compisse quello che ritengo essere un dovere civico fondamentale: amare un bambino
    Se poi siete credenti ricordatevi che Gesù nel Vangelo ci dice "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me" e ci giudicherà non solo in base a ciò che abbiamo fatto di male, ma anche sulla scorta di quanto non abbiamo fatto di bene quando ci veniva richiesto.
    Oggi ci sono tantissimi bambini che gridano la loro sete e fame di amore. Date loro da bere e da mangiare, non per paura di ritorsioni, ma per amore, quell'amore che voi avete ricevuto e che invece è stato precluso loro

  12.  

    Addì 11 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
    Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
    Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;
    venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
    Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
    ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe»

    Matteo 6,7-15

  13.  

    Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi

    Un bambino perdona chi lo ha violentato

    Camminando per le strade del mondo, un anno dopo l'altro, accumuliamo nella valigia tante esperienze, il nostro bagaglio.
    Chi di noi dovendo partire per una vacanza metterà nello zaino insieme al vestito buono e alla biancheria pulita anche la camicia sporca, i calzini puzzolenti, le magliette sudate? Sarebbe stupido portarsi dietro il peso di tante cose inutilizzabili e persino nocive poiché sporcherebbero quanto di pulito abbiamo preso con noi.
    Chi avendo del denaro da investire comprerà azioni di aziende sull'orlo del fallimento?
    Però siamo così stolti da non applicare la stessa logica al viaggio che dalla nascita ci porta alla morte e ci graviamo di pesi inutili, fastidiosi e dannosi, togliendo peraltro spazio a quanto di buono potremmo caricare. Bellissima sarebbe la vita se riuscissimo a dimenticare quanto di male ci viene fatto, le offese, le violenze, le esclusioni e imparassimo a perdonare, a non tenere dentro il nostro cuore il rancore, causa di ulteriore dolore, di altre lotte, di vendette e ripicche adatte solo a togliere spazio nella valigia che dovremmo riempire solo di cose pulite e profumate, in modo da presentarsi all'inizio della vacanza con l'animo libero e cristallino.
    In tanti anni di attività con i bambini ho toccato con mano il dolore, la rabbia, la sete di vendetta, la violenza fisica. Ho potuto vedere il dolore che gli adulti sanno cagionare ai bambini, ho scoperto l'accanimento di genitori frustrati, gli interessi dei politici contrari al bene, l'ottusità di servizi sociali. Ho subito sulla mia pelle frustate di ogni ordine e grado.
    Bagaglio pesante, ve lo assicuro, se lo portassi con me, tale da atterrare, ma ho imparato, grazie al Vangelo, a perdonare chi abbia fatto del male condannando il peccato, ma non il peccatore. Non è difficile sapete? Non sono un superuomo, anzi, riesco a perdonare chiunque proprio perché sono il più grande dei peccatori e so quanto il Signore abbia assolto ed ogni giorno mi scusi per i miei continui peccati. Come potrei alzare gli occhi al cielo e sperare di essere ascoltato se non fossi io il primo ad accogliere i miei fratelli che sbagliano?
    Non c'è torto che non possa essere lavato con una bella doccia profumata con l'acqua della preghiera.
    Impariamo a viaggiare leggeri mettendo nella nostra sacca il bene e lasciando per terra il male.
    I miei ragazzi, chi più chi meno, portano dentro loro grandissimi dolori, pene, sofferenze, ma se non imparassero ad amare andando oltre, se non apprendessero sin da bambini il perdono come potrebbero risollevarsi e guardare al futuro? Se riescono loro che sono bambini ed hanno ricevuto batoste molto forti, perché non possiamo riuscirci noi, uomini e donne con esperienza di vita, le cui pene sono spesso effimere rispetto al grande bene con il quale veniamo inondati ogni giorno?

  14.  

    Addì 12 marzo 2014

    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.
    Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
    La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
    Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui

    Luca 11,29-32

  15.  

    Questa generazione è una generazione malvagia

    Generazione malvagia

    Vediamo attorno a noi tanta cattiveria, stupri, violenze, aggressioni verbali continue per sciocchezze, omicidi per pochi euro e diciamo "generazione malvagia". Ma basta poco per cambiare rotta.
    Quando ero un ragazzino di quattordici anni i miei genitori non vollero prendermi il motorino, avevano paura, ma in compenso mi presero una barchetta a remi, piccolina, tre metri e mezzo, bella come il sole. Niente motore però, se vuoi vai a remi. Quanto è stato bello solcare il mare, uscire con gli amici, andare a pescare, allontanarsi dalla confusione degli stabilimenti balneari, vivere esperienze ed avventure ogni giorno, tornare a casa con tanti pesci o con il carniere vuoto non aveva importanza perché il solo fatto di aver goduto di quella libertà immensa era una gioia che dava luce al mio cuore. ma c'era una cosa che dovetti imparare sin dal primo giorno: remare.
    E' stato bellissimo imparare, dare sempre più forza e vigore a quei remi, vedere i calli sulle mani ed esserne fieri perché era il prezzo da pagare per imparare, il certificato che attestava la fatica, l'impegno e la sofferenza nel voler raggiungere un obiettivo senza alcun timore. Ho imparato tanto in quegli anni in cui sono andato per mare con la sola forza delle mie braccia, ed anche se un giorno si aggiunse il motore, la gavetta a remi mi è rimasta nel sangue ed ancora oggi quando ne ho l'opportunità vado per mare vogando. Remare non è difficile, tutti andiamo avanti nella vita in un modo o nell'altro. La cosa difficile è andare bene, andare diritti per non sprecare energie importanti ed utilizzare il nostro tempo al meglio delle nostre possibilità. C'è chi sbanda, chi si rigira su sé stesso, chi rinuncia e lascia la barca i balia delle onde cercando di tornare a riva a nuoto. Ma chi procede a zig zag può essere addestrato ad andare diritto, non è cosa difficile, e ben presto imparerà che basta un piccolissimo spostamento del timone per cambiare rotta in maniera esponenziale. Significa certamente che nella vita dobbiamo stare attenti perché basta veramente poco per rovinarsi l'esistenza, ma è anche vero che l'essere sulla cattiva strada non è una situazione incontrollabile, basta spostare leggermente il timone per rimettersi in rotta e andare diritti. La cosa importante è trovare qualcuno che ti insegni, ti stimoli a perseverare ed abbia fiducia in te. Noi lo facciamo con i nostri ragazzi. Con i più piccoli mostriamo come mantenere la rotta, diamo consigli su come affrontare le piccole onde che trovano nel mare chiuso della loro infanzia, li proteggiamo facendo indossare loro la cerata contro le intemperie. Ai più grandi lasciamo in mano il timone, prima appoggiando la nostra mano sulla loro, poi lasciandoli uscire da soli, dando fiducia, pronti ad accorrere in loro soccorso con giubbotti salvagente e ciambelle. Non sempre riusciamo, a volte i ragazzi, bramosi di libertà, escono dal nostro controllo e prendono il mare convinti di essere pronti a veleggiare fra i marosi dell'oceano, ma purtroppo spesso, magari dopo anni, il mare restituisce pezzi della loro barca che giungono sulle rive calme dove ancora stavamo di vedetta per vederli tornare, magari accompagnati da qualche passeggero e con una barca più grande. Chi però ha avuto fretta di avventurarsi alla ricerca delle isole di cui parlano le favole, non ha trovato quello che aveva idealizzato e pensa a come sarebbe stato utile imparare qualche rudimento in più.
    Generazione malvagia. Forse è vero, o forse no, ma basta un piccolo colpetto di timone per cambiare la rotta intrapresa. Noi possiamo aiutare chi sta sbandando a dare quel colpetto, se ci rifiutiamo saremo complici di tutti quei misfatti che i bambini di oggi compiranno domani da adulti

  16.  

    Addì 13 marzo 2014

    Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
    perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?
    O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
    Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti

    Matteo 7,7-12

  17.  

    Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto

    Babbo compra una bambola anziché il cibo

    Una famiglia non aveva di che vivere, si arrangiavano come potevano, prendevano le cose da mangiare dalla spazzatura, ma se al babbo capitava di fare un lavoretto e guadagnare cento euro non comprava il cibo o pagava le bollette, ma esaudiva ogni desiderio di sua figlia, la sua principessa, l'unica ragione di vita per lui, fosse anche l'acquisto di una bambola. Inorridiamo davanti a tale comportamento. Ma come, muore di fame e compra un giocattolo? A me fa tenerezza pensare all'amore di un papà che non vuole deludere la propria bambina affinché, al pari delle sue compagne di scuola, ottenga quanto chiede. Se un padre con così poche risorse mentali ed economiche preferisce fare la fame pur di acconsentire alle richiesta della figlia, tanto più Dio acconsentirà alle nostre richieste.
    Se però non siamo noi a chiedere per timore, vergogna oppure perché non crediamo, come possiamo pretendere di ricevere quello che migliorerebbe la nostra esistenza?
    Dobbiamo però avere la costanza di chiedere, la fiducia che il nostro desiderio si realizzi, l'idea che i tempi li decide il Signore e sa lui quando darci quanto richiesto. Non dobbiamo smettere di pregare e ringraziare per quello che abbiamo.
    Ho chiesto tantissimo a Dio in questi anni di Associazione sopratutto per i miei ragazzi e per l'Associazione stessa e tantissimo mi ha dato, ma non tutto, ma so che va bene così e ringrazio per quello che ho. Impariamo a chiedere senza pretendere, a ricevere ringraziando anche se le cose non sono proprio come vorremmo, a dire grazie anche quando non otteniamo. Se viviamo positivi la nostra stessa vita avrà il segno più.

  18.  

    Addì 14 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.
    Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
    Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
    lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
    Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.
    In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!

    Matteo 5,20-26

  19.  

    Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio

    Una mamma uccide le sue tre figlie

    Ci é facile accettare che alcuni individui spinti da chi sa quale ragione uccidano, ma ci è incomprensibile capire come una mamma possa uccidere le sue tre bambine. Cosa sarà scattato nella sua testa, quale grande dolore, quale baratro aveva nel cuore per arrivare a compiere un atto tanto scellerato? Tre percorsi interrotti bruscamente da chi aveva dato loro la vita con tanto amore. A leggere le testimonianze e gli articoli scritti in questi giorni su questa giovane donna albanese si arriva a pensare che fosse una brava ragazza, piena di amore per le sue creature e per i figli degli altri. Non ho dubbi che fosse così. Ed allora cosa è scattato dentro lei? Cosa l'ha spinta in quel buio così profondo da brandire un coltello e accanirsi su queste bambine di quattro, undici e tredici anni?
    Non riesco a capire.
    Con la fede perdono questa mamma, ma da uomo non mi capacito e mi preoccupo perché se una donna, considerata una mamma modello, è potuta arrivare a tanto, significa che ognuno di noi, anche io, potremmo avere un tilt e comportarsi nello stesso modo. Rabbrividisco al solo pensiero.
    Aiutatemi a capire

  20.  

    Addì 15 marzo 2014

    Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico";
    ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,
    perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
    Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
    E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
    Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»

    Matteo 5,43-48

  21.  

    Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori

    Il futuro dell'umanità passa attraverso noi

    Sollecitati continuamente dai media siamo portati a giudicare tante volte al giorno le notizie ascoltate, ma per la nostra natura umana tendiamo a dare giudizi sulle persone che compiono certi atti. Giudizi che sono sempre assolutamente parziali perché frutto di un potente filtro, quello del giornalista autore del pezzo. Ritengo che sia impossibile farsi un'idea precisa di una situazione senza sentire le varie versioni della storia, senza capire cosa ci sia dietro ogni singolo atto. Facile giudicare una donna che uccide le sue tre bambine, oppure un pedofilo che violenta l'animo di creature innocenti, ma si deve andare oltre l'episodio, scavare nella mente di quella donna o di quell'uomo, andare e vedere quale sia stata la sua storia personale. Solo Dio che scruta nel profondo del nostro animo può permettersi un giudizio sulla persona, a noi spetta il giudizio sull'azione, affinché il nostro parere possa rafforzare in altri, specie nei bambini e ragazzi che siamo chiamati a educare, l'idea di cosa sia bene fare e cosa non lo sia. I pareri diversi e contrastanti è bene che arrivino, in modo che ognuno possa ragionare e farsi una propria autonoma idea, anche perché un "no deciso" espresso all'unanimità possa segnare la linea di confine da non oltrepassare, un monito alle generazioni future a non compiere grandi errori, come può essere per lo sterminio dei nostri fratelli da parte dei nazisti, e migliorare questo nostro piccolo grande mondo.
    Se non giudicassimo non ci sarebbe bisogno nemmeno di perdonare perché non avremmo nemici, ma solo avversari per i quali pregare affinché capiscano il nostro punto di vista e si possa creare comunque un dialogo per camminare insieme e costruire un futuro migliore.

  22.  

    Addì 16 marzo 2014

    Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
    E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
    Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
    Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
    Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
    All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
    Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».
    Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
    E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti»

    Matteo 17,1-9

  23.  

    Alzatevi e non temete

    Genitori di adolescenti, alzatevi e non temete

    Gli adolescenti hanno una capacità di ferire superiore a chiunque altro e sanno dove, come e quando colpire. L'egoismo regna sovrano in questa nostra società e purtroppo gli adolescenti ne sono un chiaro esempio di cosa abbiamo costruito.
    Loro però sono il nostro futuro i nostri ragazzi in affido. Si lotta per ciò che si ama e a volte, è brutto dirlo, bisogna lottare anche contro di loro, proteggerli da loro stessi, amarli oltre la loro sconfinata voglia di essere completamente liberi. Quanti adolescenti ho avuto e con tutti, chi più chi meno, ho dovuto fare i conti con un profondo egoismo. Non vedono il male che fanno, non vedono le notti insonni, le preoccupazioni, i consigli per il loro bene, la necessità di studiare. Loro non vedono tutto questo, ma noi si e soffriamo nel vederli camminare davanti e noi che arranchiamo dietro. Ma ho imparato che anche se potrebbero correre più forte e lasciarci indietro evitando il nostro fiato sul collo alla fine a loro piace, si sentono protetti dal nostro esserci. Talvolta ho continuato a trottare dietro inserendo nelle loro tasche buoni principi da usare quando si fossero trovati persi, altre volte mi sono fermato e li ho guardati andare via. Taluni sono tornati indietro per dirmi "ma come, non mi brontoli più?" perché sanno che quella brontolata è parte fondamentale del grande amore che hanno ricevuto e non vogliono rinunciarci. Altri invece sono andati via per sempre, hanno gioito per non essere più sgridati e, una volta sbattuta la testa contro il muro, sono tornati più bravi e più forti, magari solo per dirti "grazie". A me è capitato qualche giorno fa con un ragazzo che non vedevo da tanto e sotto Natale con un altro, il nostro primo affido. A quattordici anni non ho più potuto fare nulla per lui, troppa la voglia di andare via dalle regole, troppi alleati tra fratelli, madre, servizi sociali, ma è entrato presto nella droga facendo una vita d'inferno e mi ha detto "se ne sono uscito è grazie ai principi che mi avete insegnato". Sono persone, piccole persone, ma come tali libere di sbagliare e buttarsi in un dirupo. Nostro compito non è quello di evitar loro ogni ostacolo, ma quello esserci finché ce lo permettono, pronti un giorno a raccogliere insieme i cocci della loro vita.

  24.  

    Addì 17 marzo 2014

    Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
    date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio»

    Luca 6,36-38

  25.  

    Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro

    Ho trovato un baule pieno di oggetti preziosi

    Cosa vi spinge a donare? Ad invitare qualcuno, a condividere ciò che avete, ad accogliere? Il desiderio di ricevere qualcosa in cambio, oppure una forte necessità interiore. Non bariamo. Sono fra quelli che amano ricevere. E’ una mia debolezza, ma a me piacciono le attenzioni, le coccole, i sorrisi, gli inviti a cena, i regali a sorpresa, le carezze, i baci, il plauso per una cosa fatta bene o per un pensiero espresso. A chi non piacciono queste cose? Bisogna però stare attenti a fare un distinguo tra ciò che ci piace e la motivazione per cui compiamo un atto di amore verso il nostro prossimo. Se diamo per avere in cambio un ritorno non è un grande atto di misericordia, ma se siamo aperti alla vita e pronti a dare quanto a ricevere miglioreremo il mondo.
    Se riceviamo un sorriso siamo portati a restituirlo, se ci fanno un regalo sentiamo nell'animo la voglia di contraccambiare, se ci fanno assaggiare la loro pizza offriamo anche la nostra, se ci invitano ad una serata in amicizia anche noi penseremo a loro. Se viene spontaneo a noi, la cosa sarà uguale anche per gli altri. Quando ho iniziato il cammino dell’Associazione l’egoismo era al primo posto, avevo bisogno di qualcosa da fare, qualunque cosa fosse, tale da non farmi pensare al dolore provato per la morte della mia mamma. Nei primi tempi, lo confesso, davo l’animo per i bimbi, ma pretendevo da loro amicizia, affetto, sincerità, fedeltà. Errore più grande non avrei potuto farlo. Mai più pretendere, mai più aspettarsi un ritorno. Sperarci è legittimo, ma pretenderlo è un grave errore che porta a vedere gli altri sempre in difetto e in torto. Avete mai venduto qualcosa di vostro, ad esempio un’auto? La valutazione fatta da altri, anche da giornali specializzati, non è mai adeguata, mai all’altezza del valore che voi date a quell’oggetto. Per transazioni commerciali la cosa non ha grandi conseguenze, al limite non riusciamo a piazzarlo, ma spesso facciamo così anche con le persone, anche con i nostri figli. Ciò che diamo noi è sempre più grande, più importante, più sincero di quanto gli altri ci possano mai donare. Con queste valutazioni non saremo mai soddisfatti e vedremo sempre nel nostro prossimo un ingrato, uno che non è capace di apprezzare tutto l’amore con il quale lo abbiamo inondato. Impariamo a dare senza pretendere nulla in cambio. Impariamo a donare per il gusto di vedere soddisfatta quella persona, ed allora capiremo quanto sia bello accogliere un bambino maltrattato, dare sollievo con una carezza a chi ha sbagliato e si sente a pezzi, rinunciare ad un caffè per elargire un euro a chi si umilia chiedendo la nostra carità. Non passiamo oltre, diamo a chi non può darci niente e vedrete che quel niente si trasformerà in un forziere senza fondo colmo di amore.

  26.  

    Addì 18 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
    «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
    Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
    amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
    e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
    E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
    E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
    Il più grande tra voi sia vostro servo;
    chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

    Matteo 23,1-12

  27.  

    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì''

    Come ci vedono i bambini

    Una cosa che da sempre ho voluto far capire ai miei ragazzi è il mio non essere un supereroe arrivato da qualche lontano pianeta per salvarli. Pensavo la stessa cosa della mia mamma, la vedevo come una persona capace di dominare il mondo, sconfiggere tutti i nemici, miei e suoi, di fare grandi cose, realizzare mille progetti e la guardavo ammirato. Anche quando venni a sapere che aveva un tumore, dopo un attimo di smarrimento, mi convinsi che avrebbe vinto anche quella battaglia e vivevo la mia vita come se nulla fosse perché lei avrebbe risolto tutto. Purtroppo non è andata così e mi sono dovuto ben presto rendere conto che non si sono superuomini o superdonne su questa terra, ma solo esseri fragili capaci si di grandi cose, ma in balia degli eventi e nelle mani di Dio. Sono uomo tra gli uomini, peccatore tra i peccatori, con più difetti di tutti. I bambini approdati con il loro carico di brutte situazioni vedono in noi qualcuno capace di realizzare l’impossibile. Sono tornati a sorridere, hanno trovato protezione, hanno sperimentato la forza dell’amore fino a quel giorno sconosciuta. Non si sentono salvati perché giustamente vogliono bene ai loro genitori, ma è come se aprissero gli occhi per la prima volta dalla nascita e vedessero un mondo completamente diverso da come lo avevano immaginato. Non tanto per gli aspetti materiali dei quali ai bambini non importa pur di avere amore e accudimento, quanto per la capacità di dialogo nel costruire una vita insieme, coinvolti nel progetto che li vede protagonisti del loro futuro. Un giorno un bimbo del diurno mi disse “voglio restare per sempre con te” e alla mia domanda “e i tuoi genitori, non pensi a loro?” mi rispose sconsolato con un laconico “si”, aggiungendo poi “ma io voglio restare per sempre con te”.
    Come si fa a dormire la notte quando sai che là fuori ci sono centinaia di bambini e ragazzi che hanno bisogno di te, di protezione, accudimento. Hanno bisogno di una casa pulita, di una coppia di genitori che li ami e li rispetti, di vestiti ordinati e cibo regolare. Il mio tempo, le energie di tutta una vita sono volte a trovare nuove idee per coinvolgere altri nel nostro progetto, aprire case e appartamenti per ospitare i tanti bambini che soffrono in situazioni di grande disagio familiare. Il progetto Casa Zizzi è ambizioso, ma con l’aiuto di Dio lo realizzeremo affinché sia un faro per tanti bambini desiderosi di essere amati come figli, e per tante famiglie in cerca di consigli o desiderose di accogliere un bimbo nella propria casa. L’entusiasmo non ci manca, le energie sono in campo, i mezzi li troveremo se Dio vorrà. Nell’attesa, ne diamo oggi notizia ufficiale, apriremo un’altra casa a Livorno per accogliere altri bimbi in affido su richiesta del nostro comune. La struttura l’abbiamo trovata, adesso si tratta di adattarla alle esigenze dei bimbi sia con lavori di ristrutturazione che con l’acquisto degli arredi. La casa servirà anche ad organizzare corsi per l’affido ed insegnare alle persone a non aver paura di amare gratuitamente, senza la paura che un giorno quel bambino possa tornare a casa dai suoi genitori, anzi facendo il possibile perché ciò avvenga e restando per loro una risorsa cui attingere anche in futuro. Trovare i fondi non sarà facile, ma a Dio piacendo ci riusciremo nella speranza di poter aprire la casa prima possibile. Ogni giorno perso sarà una lacrima di troppo versata da tanti bambini

  28.  

    Addì 19 marzo 2014

    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore

    Matteo 1,16.18-21.24a

  29.  

    Non temere di prendere con te Maria

    Quali le strade possibili?

    Un caro amico mi diceva qualche giorno fa che non c'è una strada giusta nella vita e tutte le altre sono sbagliate, ma ci sono tante possibili strade. Oggigiorno siamo molto rigidi, ed anche io, per quanto mi sforzi di vedere soluzioni di un problema diverse da quelle da me prospettate, faccio fatica perché ho dei preconcetti. Tutti li abbiamo, ma dovremmo provare ad andare oltre. Se una moglie o un marito tradiscono il coniuge la strada comunemente usata quasi da tutti è una poderosa lite e la fine di un matrimonio, ma tante altre sono le strade possibili. Quali le vostre esperienze dirette? Quali le motivazioni per avere un atteggiamento differente?
    Per aiutare un bambino la cui famiglia si trovi in momentanea difficoltà io penso subito all'affidamento, ma quali altre strade possono essere percorse? Quali le vostre esperienze, quali idee da mettere in campo per giocare una partita migliore?

  30.  

    Addì 20 marzo 2014

    C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
    Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
    bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
    Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
    Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
    Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
    Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
    E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
    perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
    Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
    E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
    Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi»

    Luca 16,19-31

  31.  

    Ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti

    Sigarette spente sulla schiena di Michele

    Ciao da Michele. Quando ero piccino la mia mamma mi portava al Parablu dove si metteva a ballare con tanti uomini, ma io non volevo restare sul divano ad aspettarla, così andavo da lei e piangevo perché volevo stare con lei. Allora mi prendeva, mi sculacciava e mi rimetteva sul divano. Quando poi andavamo via non eravamo mai soli, c'era sempre un signore diverso ogni volta, a volte anche due e andavamo a casa nostra, venivano anche i signori e dormivano nel letto con la mia mamma e con me, tutti nudi. Io provavo a dormire ma facevano troppo rumore e si agitavano troppo e qualche volta cadevo dal letto e mi addormentavo per terra. In casa con i miei fratelli tanto più grandi di me non c'era molto da mangiare ed era tutta una rincorsa perché chi finiva prima mangiava il piatto degli altri, e io ero sempre quello che restavo senza, avevo fame, piangevo, ma la mia mamma mi picchiava per farmi stare zitto. Qualche volta è venuta la polizia e ha trovato delle bustine e presto ho capito che si chiamava droga ed era una cosa brutta. Qualche volta la mia mamma mi portava dagli Zizzi e io ci stavo bene, mangiavo, facevo la doccia e nessuno mi spegneva le sigarette addosso. Un giorno Riccardo e Roberta mi dissero che un giudice aveva deciso che dovevo stare con loro e quando venne la mia mamma e gli dissero questa cosa cadde a terra e venne l'ambulanza, ma lei si tirò su da sola.

    La storia di Michele è reale, il nostro primo affido, una situazione tragica, uguale purtroppo a quella di migliaia di altri bambini nella nostra belle Italia.
    Chi ha abusato dei bimbi avrà la sua "ricompensa" alla fine della sua vita, se non già su questa terra.
    Non sta però a noi giudicare, a noi il compito di proteggere questi bimbi, difenderli dai loro aguzzini, sottrarli al dominio di chi si approfitta di loro

  32.  

    Addì 21 marzo 2014

    Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
    Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
    Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
    Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
    Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
    Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
    E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
    Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».
    Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
    Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.
    Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.

    Matteo 21,33-43.45-46

  33.  

    La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo

    La rivincita dei nostri bimbi

    Quanti bambini oggi non vengono aiutati a crescere, sono messi da parte, derisi, maltrattati, usati, abusati.
    Questi figli del vento costretti a vagare nel vuoto alla ricerca di di qualche atomo di luce di cui cibarsi trovano ogni tanto qualcuno disposto ad accoglierli, amarli, rispettarli. Iniziano così una nuova vita con i loro genitori adottivi, gli affidatari, gli educatori ed hanno una possibilità di trasformare il loro destino così già tragicamente segnato in qualcosa di nuovo. Una pietra scartata da tutti diventa testata d'angolo, base per un nuovo palazzo nel quale la luce alberga ogni giorno a profusione. I loro aguzzini, coloro che li hanno scartati e deturpati, oggi guardano a questi tesori come il prezzo della loro colpa. Il successo ottenuto nella vita sarà un monito per quanti non hanno saputo o voluto amarli. Chi ieri ha sofferto, oggi porterà nel cuore la gioia di aver saputo dare alla propria vita una svolta positiva, aver cambiato gli insegnamenti negativi in valori e principi. Immensamente orgoglioso dei miei ragazzi, pietre angolari nei palazzi che fanno belle le nostre città

  34.  

    Addì 22 marzo 2014

    Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola:
    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
    Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.
    Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
    Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
    Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
    Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
    non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
    Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
    Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
    Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
    Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
    perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
    chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
    Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
    Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
    Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
    Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
    Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
    ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»

    Luca 15,1-3.11-32

  35.  

    Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo

    La serenità di un bambino

    Madre Teresa era fortemente criticata quando accettava denaro da persone che, usando un eufemismo, si comportavano male. Due erano le argomentazioni addotte per spiegare questo comportamento. Diceva Madre Teresa che i soldi che mafiosi & C. donavano andavano a buon fine ed erano soldi tolti alle cattive azioni, ma sopratutto era un modo per avvicinare certi "personaggi" e far loro capire che stavano sbagliando cercando di portarli sulla retta via. La speranza deve essere l'unica a morire e per chi ha fede c'è la certezze che a noi spetti seminare, poi sarà Dio a fare il resto, anche il miracolo di far cambiare vita a chi da sempre è abituato ad uccidere e spacciare.
    D'altra parte lo stesso Gesù era assai criticato perché "mangiava con pubblicani e peccatori".
    Nell'affidamento deve avvenire la stessa cosa. Se vediamo un genitore che si comporta male con il proprio figlio è giusto mettere in sicurezza il bambino togliendolo alla propria famiglia, ma è cosa importante avere un rapporto di dialogo con la famiglia di origine, sopratutto perché queste persone possano capire i propri errori e tentare di cambiare per avere il modo di poter far tornare a casa il figlio.
    Questa è certamente una delle cose più difficili nell'affido e non è richiesta da nessun protocollo, ma è assai utile per il buon esito dell'affido e per la serenità del bambino.
    Abbiamo visto in tutti questi anni di accoglienza che un affido quasi sempre ha un buon esito se c'è cordialità e correttezza, rasentando l'amicizia con la famiglia di origine. Laddove invece ci sono scontri anche il bambino che li percepisce non è sereno e vivrà male quel periodo della sua vita, nonostante il grande amore che potremo impiegare nel crescerlo.

  36.  

    Addì 23 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:
    qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.
    Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».
    I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
    Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
    Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
    Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?
    Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».
    Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;
    ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
    «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
    Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui».
    Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito";
    infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
    Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta.
    I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
    Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.
    Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
    Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.
    Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
    Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».
    Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
    In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?».
    La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:
    «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».
    Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
    Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia».
    Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
    E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?».
    Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.
    Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia biondeggiano per la mietitura.
    E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.
    Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.
    Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
    Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
    E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.
    Molti di più credettero per la sua parola
    e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo»

    Giovanni 4,5-42

  37.  

    Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?

    Critiche gratuite

    A volte sono gli stessi bambini, gli stranieri, gli ospiti delle case di cura, i pazienti in ospedale a meravigliarsi del dono di noi che facciamo loro. Chiunque faccia volontariato avrà certamente notato due modalità opposte messe in campo da coloro che aiutano. Da una parte ci sono coloro che pretendono e se tu dai uno vogliono dieci, se dai dieci vogliono cento, ma ci sono anche quelli che si meravigliano che tu possa essere disponibile per loro senza chiedere nulla in cambio. Ricordo come un carabiniere un giorno mi disse "ah gli Amici della Zizzi, vi conosco bene, bravi, fate un ottimo lavoro, ma chissà quanto ci guadagnate". Chiesi spiegazioni di quella frase e mi venne risposto che nessuno fa nulla per nulla. Gli detti ragione, aggiungendo però che la mia gratificazione era nel poter aiutare un bambino, ricevere un suo sorriso, vederlo rialzarsi dopo un problema grazie ai valori insegnati da noi. Mi rispose che non ci credeva, che nessuno fa nulla senza guadagnarci soldi, potere o sesso. Non ci fu verso di convincerlo, nonostante apprezzasse comunque il nostro lavoro, anzi aggiungendo che era giusto il fatto che ci mettessimo in tasca dei soldi.
    Nel 2003 venne da noi la Finanza e ci "fece compagnia" per un anno e mezzo, spulciando ogni singolo foglio, scontrino o fattura. Non fu un bel momento. Non erano venuti a fare un controllo, ma erano venuti a cercare il marcio che doveva per forza esserci. Tutto in regola, eccetto un problema di valutazione passato poi in mano all'inps e per il quale nel gennaio 2013 abbiamo vinto in primo grado con formula piena.
    Quanto è brutto quando le persone non vogliono credere alla buona fede di chi faccia del bene, vogliano sempre vedere un secondo fine quasi sempre legato al denaro. Un continuo giudizio sugli intenti, come se potessero leggere nell'animo umano. Guardate il risultato che alle motivazioni ci pensa Dio. Se una persona ha un secondo fine non passerà il filtro del Signore.

  38.  

    Addì 24 marzo 2014

    In quel tempo, giunto Gesù a Nazaret, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò

    Luca 4,24-30

  39.  

    Nessun profeta è bene accetto in patria

    Una bella nevicata

    Quanta solidarietà stiamo ricevendo in questi giorni in montagna, ospiti di Nadia e della sua famiglia nel loro residence in provincia di Trento, alla quale si sono aggiunti in tanti per dare un momento di gioia e serenità ai nostri ragazzi, molti dei quali hanno ricevuto domenica il battesimo della neve. Non è tanto l'aspetto materiale che stupisce, quanto ciò che non si vede: l'amore con il quale ci viene donato, i sorrisi come contorno, la richiesta di tornare, la gioia di poter condividere ciò che hanno a disposizione. Si percepisce la loro gioia di essere parte di un progetto, il nostro progetto, con tantissima fiducia verso di noi, rafforzata dai visi sorridenti e dagli occhini eccitati dei nostri bimbi. Vivere certi momenti è come immergersi in una fonte che purifica e rinfranca lo spirito dopo mille battaglie intraprese ed altrettante davanti a noi già apparse all'orizzonte. Ieri è caduta tantissima neve, ed è un miracolo che si rinnova perché tutto copre con il suo manto bianco e puro. Mentre vedevo i fiocchi scivolare lentamente dal cielo e depositarsi quando in terra, quando sugli alberi, quando sui muretti dei rifugi pensavo come la neve possa essere paragonata alla parola di Dio che con il suo candore e la sua semplicità copre ogni cosa, la racchiude in sé, non con cattiveria, forza o prepotenza, ma con infinita dolcezza, ed ogni volta che cade su di noi copre le nostre malefatte, i nostri peccati quasi a dirci che qualunque cosa possiamo aver fatto di male, Dio è sempre pronto a metterci una pietra sopra, a coprire tutto con il suo dolce e candido amore.

  40.  

    Addì 25 marzo 2014

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  41.  

    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse

    Che senso ha?

    Quando parlate ad un bambino le vostre parole sono spesso guardate con sospetto e certi consigli non vengono capiti perché manca loro quell'esperienza di vita propria di un adulto. Così è nei confronti di Dio. Certe volte proprio non capiamo cosa voglia da noi ed abbiamo dinanzi un bivio: rifiutare o accettare ciò che ci viene richiesto di fare, alla pari di un bambino nei confronti di un genitore. Sebbene vi siano papà e mamme pronti a chiedere qualcosa di cattivo ai propri figli, la maggior parte dei genitori è protesa al bene della propria prole e qualunque cosa chieda loro è sempre per costruire una vita futura nella quale possano trovarsi bene. Se come figli, magari dopo qualche reticenza, siamo portati a seguire le indicazioni dei genitori, o quantomeno a incamerare i loro insegnamenti perché, nonostante la ribellione, sappiamo essere la cosa giusta, come figli di Dio abbiamo la certezza che ciò che ci viene richiesto è assolutamente un valore positivo, anche se non capiamo. Mi viene da pensare a quale stravolgimento di vita sia stata chiamata Maria allorquando un Angelo le ha annunciato che sarebbe stata la mamma di Gesù e subito ha accettato la volontà di Dio, cambiando il proprio destino e quello dell'umanità.
    A volte basta un piccolo si, una parola di due sole lettere, a cambiare il destino di tante persone. Pensate se San Francesco avesse rifiutato l'invito di Gesù ad abbandonare le sue ricchezze per farsi povero tra i poveri quante persone non sarebbero state accolte e aiutate; se Madre Teresa non avesse detto si a Gesù quando l'ha chiamata a fare la suora e quando si è sentita spinta a smettere di insegnare in una scuola di ricchi per scendere in strada. Quante persone oggi avrebbero un destino diverso se noi in passato avessimo detto no alla chiamata di Dio. Quante mamme davanti al dono di Dio di una vita da far nascere e crescere sono prese dalla paura e scelgono l'aborto. Quel bambino gettato nella spazzatura potrebbe essere domani colui che debella il cancro, una persona capace di trasmettere valori e principi, un ottimo genitore in grado di generare una bella generazione del futuro. Non abbiate paura di dire si alla vita, di dire si al Signore.

  42.  

    Addì 26 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
    In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli»

    Matteo 5,17-19

  43.  

    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli

    Come è difficile fare il genitore

    Avete mai pensato, sicuramente si, a quanta responsabilità abbiamo nell'educare i nostri figli? Un nostro piccolo errore può portare dei cambiamenti assai grandi nella vita di un bambino o di un ragazzo, un comportamento errato sarà un cattivo esempio che potrà ripetere con i suoi figli. Ogni volta che brontolo uno dei miei ragazzi penso sempre se sia stata la cosa giusta, se ho capito il suo punto di vista, se gli ho detto le cose nel giusto modo, se sono arrivato a fargli capire l'errore. Bisogna porsi queste domande continuamente, non solo davanti allo specchio, con il proprio compagno o con lo psicologo, ma principalmente con il diretto interessato, con il solo capace di dirci cosa abbia provato in un determinato momento. Dialoghiamo molto con i nostri ragazzi, ed anche se questo non ci mette certo al riparo dallo sbagliare, può fornirci però delle indicazioni utili per capire meglio il loro mondo, ciò che provano davanti ad una punizione. Il problema non è solo se noi sbagliamo o meno, ma come i ragazzi percepiscano la nostra azione. Non basta brontolarli convinti di essere nel giusto, dobbiamo fermarci a ragionare con loro affinché capiscano la lezione che vogliamo impartirgli, il consiglio che desideriamo mettano in tasca per il futuro. Facile non è davvero, ma è necessario per mettersi in discussione e creare un buon rapporto con i ragazzi

  44.  

    Addì 27 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.
    Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde

    Luca 11,14-23

  45.  

    E' dunque giunto a voi il regno di Dio

    Ir mì bimbo

    Spesso facciamo un grande errore, quello di pensare di aver fato tutto il possibile. Così nell'educazione dei figli può capitare di vedere il loro disperdersi, cercare cattive compagnie, smettere di studiare ed allarghiamo le braccia convinti di aver fatto tutto il possibile per crescerli bene, aiutarli a trovare la giusta strada e subiamo il loro comportamento, restiamo ad osservarli mentre si fanno del male da soli. Ma non è così che deve andare. Non dobbiamo mai pensare di aver finito il nostro ruolo educativo, non dovremo mai smettere di essere presenti dosando consigli, amore e rimproveri. A volte parlando con le persone mi riferisco ai ragazzi che ho la fortuna di avere con me come "ai miei bimbi". E' una cosa tipica toscana, prettamente livornese, vedere i propri figli sempre come "bimbi". Se faceste un giro nei quartieri di Livorno più popolari sentireste donne di settant'anni parlare così "ir mì bimbo ha trovato lavoro" per poi scoprire che il "suo bimbo" ha cinquant'anni.
    Don Luigi, anche lui alla soglia dei sessant'anni amava raccontare come la sua mamma, napoletana, lo chiamasse ancora "Saporito mio".
    Lasciate che i vostri figli siano sempre i "vostri bimbi", che abbiano dieci, venti o cinquant'anni e non smettete mai di dare loro valori e principi da seguire

  46.  

    Addì 28 marzo 2014

    In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo

    Marco 12,28b-34

  47.  

    Amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici

    Amare per amore

    Quanta gente va in chiesa ogni domenica, rispetta il periodo di quaresima con digiuni e astinenza dalle carni, la sera prima di addormentarsi e al mattino appena sveglio prega Dio, ma vede il prossimo con diffidenza, non ama le persone che incontra nel suo cammino, non si comporta con gli altri come vorrebbe essere trattato. A cosa servono preghiere e sacrifici se non si ama il prossimo come sé stessi? Non è un precetto esclusivo del Vangelo, ma un principio che dovrebbe essere comune a tutti perché amare il prossimo come amiamo noi stessi porterebbe tanta pace e serenità in questo mondo dove odio e violenza, soprusi e maltrattamenti, stupri e sequestri sono all'ordine del giorno. Cosa vorremmo per noi? Rispetto. Rispettiamo chi incontriamo. Amore. Amiamo chi incontriamo. Fiducia. Diamo fiducia a chi incontriamo. La lista sarebbe lunga, ma ognuno sa cosa vorrebbe dagli altri e per ottenere bisogna essere i primi a dare. Non bisogna però amare per essere contraccambiati, dobbiamo amare per amore. Amore per Dio, amore per i nostri figli che erediteranno un mondo migliore.

  48.  

    Addì 29 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
    Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
    Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 18,9-14

  49.  

    Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato

    Una settimana passata in fretta

    Un'altra settimana volge al termine. Per ognuno di noi è stata una settimana speciale. Noi con i nostri ragazzi siamo stati in settimana bianca, alcuni si sono sposati, altri hanno visto morire un loro caro, taluni hanno litigato con i propri figli, qualcuno ha trovato lavoro mentre altri lo hanno perso. Ognuno ha vissuto come speciale questa settimana, ma per ciascuno le motivazioni sono diverse. Se esulto perché ci siamo divertiti sulla neve non ho lo stesso entusiasmo per una coppia di Tokyo che si è sposata mercoledì, così come loro non faranno salti di gioia perché Mirella di Torino ha trovato lavoro. Così la vita è come una settimana. Abbastanza lunga da poterne assaporare i bei momenti, corta a confronto di un anno, fatta di gioie e dolori, momenti difficili e risultati conseguiti. Ci sono settimane migliori di altre, così come ci sono vite peggiori di altre, ma ognuna finirà e se ne perderà il ricordo. La mia vita, così speciale per me, è una delle tante per i miliardi di persone che popolano la terra, un granello di sabbia nel mare infinito. Il comune divisore per tutti è lo scorrere del tempo che ci porta a navigare nel mare della vita. Lasciarsi andare alla deriva, sciabordare dagli elementi in tempesta oppure dirigere la prua verso porti sicuri spetta a noi, alla fatica che vogliamo impiegare per poter essere in qualche modo al comando, per quanto possibile, della nostra esistenza. Così come una settimana è breve, anche la vita lo è se paragonata all'eternità. Quanti milioni di vite sono iniziate e sono finite da quando esiste il mondo? Non illudiamoci di essere speciali agli occhi degli altri, forse per qualcuno, ma non certo per l'umanità. Così però come si vive una settimana come un breve periodo inserito in un contesto molto più ampio, dobbiamo vivere la nostra vita guardando oltre la "settimana" che ci è stata concessa. Dovremmo impegnarci maggiormente a costruire qualcosa che rimanga, qualcosa per gli altri prima che per noi stessi che non potremo goderne. Non dobbiamo esaltarci per quanto di buono reputiamo aver fatto in quella settimana, quanto piuttosto capire con umiltà che la nostra vita è veramente speciale solo per noi. In questo modo riusciremo a capire meglio il valore degli altri, riusciremo ad apprezzare il nostro prossimo, a godere del frutto da lui prodotto.

  50.  

    Addì 30 marzo 2014

    In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita
    e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?».
    Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
    Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.
    Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».
    Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco
    e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
    Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?».
    Alcuni dicevano: «E' lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
    Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?».
    Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista».
    Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so».
    Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:
    era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.
    Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
    Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro.
    Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «E' un profeta!».
    Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.
    E li interrogarono: «E' questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?».
    I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;
    come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso».
    Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano gia stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.
    Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».
    Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore».
    Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo».
    Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».
    Rispose loro: «Ve l'ho gia detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?».
    Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!
    Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».
    Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.
    Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
    Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.
    Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
    Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.
    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».
    Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».
    Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui».
    Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi.
    Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi».
    Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?».
    Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»

    Giovanni 9,1-41