Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Addì 15 gennaio 2014

    E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
    La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
    Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
    Tutta la città era riunita davanti alla porta.
    Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
    Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
    Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce
    e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
    Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
    E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni

    Marco 1,29-39

  2.  

    Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano

    Prendete per mano un bimbo

    Ci sono tanti bambini che voi non vedete, tanti piccoli occhietti luminosi che impauriti vi osservano dalle rovine delle loro case, dalle crepe dei loro cuori straziati dal dolore per abusi subiti ogni giorno. Intimoriti da un mondo che non conoscono, ma attratti dalle luci di una vita apparentemente senza grossi problemi. La vostra vita.
    Quanti di voi da bambini sono stati presi per i piedi e fatti roteare sbattendo contro i mobili?
    Quanti di voi hanno subito violenza sessuale dal proprio padre?
    Quanti di voi sono stati venduti dalla propria mamma ai suoi innumerevoli amanti?
    Vi sembrano cose fuori dal mondo? Avete ragione, sono cose fuori dal mondo, fuori dal vostro mondo, ma purtroppo per molti bambini sono oggi la quotidianità. Hanno subito ieri, subiscono oggi e continueranno a subire domani, dopodomani e nei giorni a venire, fino a diventare inevitabilmente genitori abusanti.
    Chi può mettere un freno a tutto ciò? I servizi sociali? Mi vien da ridere, sono quattro gatti in ogni comune e non possono far miracoli, ma al limite possono segnalare la situazione, però se non ci sono famiglie disposte all'accoglienza resta lettera morta.
    Voi si che potete fare qualcosa. Potete fare tanto, a seconda della vostra disponibilità di mettervi in gioco, del tempo a disposizione, degli impegni già assunti, del tipo di famiglia che avete. Poco o tanto, ma qualcosa potete, e DOVETE, fare.
    Potete prendere un bambino in affido. Sicuramente non sarà una passeggiata e dubitate di coloro che vi dicono il contrario, ma la gioia di aver salvato una vita sarà enorme, considerando che avrete spezzato una catena perché quel bimbo che voi aiuterete difficilmente sarà un adulto che farà male ad un bambino. Nell'affido non c'è bisogno di fare grandi cose, basta solo essere papà e mamma per un figlio in più, ed insegnargli valori e principi che facciano di lui un uomo o una donna bravi e onesti.
    Potete far conoscere l'affidamento. Incentivante le famiglie ad interessarsi del problema. Come? In tantissimi modi, date spazio alla vostra fantasia, ecco alcuni suggerimenti: condividete sulle vostre pagine questo appello, condividetelo sulle pagine dei vostri amici e nei gruppi dei quali fate parte; fatevi mandare da noi materiale cartaceo esplicativo e divulgatelo nei locali che frequentate, sul posto di lavoro, nelle scuole; fatevi promotori di iniziative nelle parrocchie, nelle scuole, nei circoli culturali, nei club per parlare di affido ... e tanto altro ancora
    Potete sponsorizzare una campagna promozionale nella vostra città a favore dell'affido. Noi ce la mettiamo tutta per far conoscere l'affidamento, ma non ce la facciamo a sostenere il costo di una campagna promozionale in tutta Italia, allora l'idea potrebbe essere questa, che qualcuno la sponsorizzi nella propria città o quartiere se trattasi di grandi realtà come Milano, Roma, Torino. Il costo non è elevato (a Livorno tra stampa ed affissione di cento manifesti abbiamo pagato 400,oo euro) e può essere sostenuto da una persona, da un'azienda, da un gruppo di persone che mettano una quota ciascuno. Ogni città ha i suoi costi, ma chi fosse interessato ce lo comunichi e ci attiveremo per domandare agli uffici competenti. Potremmo mandare a voi i manifesti stampati e dovreste solo portarli in comune all'ufficio affissioni, poi farebbero tutto loro.
    Potete sollecitare i comuni a fare più e meglio. La legge sull'affido prevede la promozione dell'affido da parte di stato, regioni ed enti locali. Avete mai visto un cartellone pubblicitario? Sarebbe l'ora di svegliare i nostri politici anche in tal senso.

    Cambiare il mondo si può, voi potete contribuire a farlo, voi potete salvare oggi una vita.

    Chiedete informazioni scrivendo a info@sos-affido.it - sul forum del portale www.sos-affido.it - sulle pagine facebook - in messaggio privato su facebook - telefonando allo 0586.85.22.54 oppure al 347.184.185.0

  3.  

    Addì 16 gennaio 2014

    Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
    Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
    Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
    E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
    «Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
    Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte

    Marco 1,40-45

  4.  

    Lo voglio, guarisci!

    Non perdere la speranza. Mai

    Fino a poco tempo fa la lebbra era considerata una malattia inguaribile, in molte circostanze paragonata ad un castigo divino per le proprie malefatte. Chi ne veniva colpito poteva solo sperare in un miracolo. In molti, immagino, si sono fatti prendere dalla disperazione e qualcuno certamente si sarà ucciso. Oggi la musica non è cambiata, sono variati i nomi delle malattie dalle quali è difficile guarire, come il tumore a seconda di dove colpisce, ma prima o poi si guarirà anche dal cancro.
    Non dobbiamo perdere la speranza della guarigione. Leggevo che un detenuto ha chiesto a Napolitano la possibilità dell'eutanasia. Pur nel rispetto delle decisioni di ognuno, sono addolorato quando vedo qualcuno che perde la speranza, che si lascia andare alla disperazione ed abbandona la lotta. Non è solo un fatto tra lui e la sua vita, ma un esempio negativo per chi osserva, per coloro che crescendo vedono nella rinuncia la possibilità di risolvere un problema.
    Ma se poi anziché risolverlo ce lo complichiamo? Se decidiamo di porre fine alla nostra vita rinunciando al dono che Dio ci ha fatto? Chi non crede in Dio può essere matematicamente certo che non esista una vita futura, che colui che ci ha donato quella su questa terra possa indignarsi per il dono che buttiamo via?
    Immaginatevi di essere voi a fare un dono ad una persona che amate, questi lo accetta e dopo un po' si stufa di utilizzarlo e lo getta nella spazzatura, rinunciando di fatto anche a condividerlo con altri. Come ci rimarreste?
    Rispetto chi vuole uccidersi, ma sono triste per lui perché ogni persona che muore è una perdita per tutti noi, anche se nella vita ha ucciso, stuprato, rubato perché fino all'ultima stilla di vita c'è sempre la possibilità per lui di diventare migliore, di fare tesoro delle esperienze negative, di redimersi e dare il buon esempio a quanti stiano sbagliando. Potremmo disturbare la letteratura con la figura di Fra Cristoforo, ma tanti sono gli esempi di redenzione che hanno migliorato la vita di altri. Uccidendosi non si risolve il problema, lo aggraviamo.

    Aiutateci, non lasciate che i bambini maltrattati perdano la speranza in una vita migliore.

  5.  

    Addì 17 gennaio 2014

    Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa
    e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
    Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.
    Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.
    Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
    Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:
    «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
    Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori?
    Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,
    ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua».
    Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

    Marco 2,1-12

  6.  

    Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina

    Valeria, morta nel sonno a quindici anni

    Mi piace pensare che questa bambina sia stata chiamata in cielo per assolvere ad un compito importante voluto da Dio, così come dalla morte della mia mamma è nata l'Associazione "Amici della Zizzi". Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore di quella mamma entrata nella sua cameretta per svegliarla, dolci parole e lei che continuava a "dormire", dopo un po' la madre si sarà nuovamente avvicinata al suo letto e con tono più deciso le avrà detto "su tesoro, svegliati, altrimenti farai tardi a scuola". Non vedendo risposta le avrà accarezzato la testa e forse in quel momento avrà sentito la sua fronte molto fredda, qualche piccola spintina per svegliarla, ma il dubbio avrà cominciato ad insinuarsi nella sua testa, la paura che stesse male, lei che non si muoveva, fredda, rigida nel suo bel lettino, un lettino di morte.
    Quanto dolore avrà provato quella mamma? Quale pena nel doverlo comunicare al marito e agli altri familiari, l'ambulanza che arriva portando con sé un flebile refolo di speranza alla quale aggrapparsi con tutte le forze. Poi il medico che scuote la testa, gli occhi tristi dei presenti e lo sguardo di tutti si posa su quella mamma affogata nel dolore più grande che possa esserci, la perdita di un figlio.
    Avrà quella mamma il coraggio, la forza, la fede per risollevarsi? Per vedere in positivo, un giorno, la morte della sua adorata Valeria?
    Oggi solo una preghiera a Dio affinché abbracci quella famiglia, asciughi le loro lacrime, faccia capire loro il mistero divino di questa chiamata in cielo, riempia le loro vite affinché sappiano trasformare il grande dolore in grande amore.

  7.  

    Addì 18 gennaio 2014

    Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.
    Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.
    Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.
    Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?».
    Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Marco 2,13-17

  8.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Lasciali stare sono ragazzacci

    Stavamo facendo pulizie nel giardino della sede che il Comune ci aveva appena concesso, avevo da poco compiuto ventidue anni, pieno di gioia per il percorso che io e Roberta stavamo intraprendendo. Credevo che tutti si sarebbero stretti attorno a noi per aiutarci a togliere dalla strada tanti bambini. Ma la realtà si dimostrò sin da subito ben lontana dalle nostre aspettative. Si avvicinò un signore, si appoggiò ad un muretto del contatore dell'acqua, e dopo avermi detto di essere un nostro dirimpettaio, con un sorriso mi chiese cosa avremmo fatto in quella struttura abbandonata da anni. Lasciai gli attrezzi per avvicinarmi a questo signore tanto simpatico che si era interessato alla nostra opera e gli spiegai che di lì a poco avremmo ospitato gratuitamente in diurno dei bimbi della città per giocare e studiare e, di fatto, toglierli dalla strada e da brutte situazioni familiari. Il sorriso di quest'uomo si trasformò in disappunto e, mentre ancora stavo parlando, mi disse di lasciarli stare questi ragazzi poiché chi fa parte di certe famiglie è destinato ad essere un delinquente al pari dei suoi genitori, aggiungendo che se avessimo voluto fare qualcosa di buono avremmo dovuto aiutare i cani e non i bambini. Gli risposi per le rime, con l'ardore che ancora alberga in me, tanto da farlo infuriare e, scavalcando la recinzione, voleva picchiarmi, ma fu fermato da un paio di miei amici presenti alla scena.
    Purtroppo in molti pensano che un peccatore, una persona che ha sbagliato nella propria vita, qualunque sia l'errore commesso, non possa più redimersi. Siamo tutti per le cose facili. Dialogare infatti con una persona per ore, per giorni, per mesi per fargli capire i suoi sbagli è molto più faticoso che non girarsi dall'altra parte puntando il dito su di lui condannandolo al supplizio eterno. Ma volete mettere quanto sia bello incontrare per la strada un ragazzo che dopo dodici anni vissuti con noi è voluto andare in una casa famiglia per avere maggior libertà, uscito da lì a diciotto anni, drogatosi e sanato dalla tossicodipendenza dopo tre anni che ti dice "se mi sono levato dalla droga lo devo ai principi che mi avete insegnato". Quanti ragazzi non siamo riusciti ad aiutare, ma quanti abbiamo tolto dalla strada, a quanti abbiamo dato la possibilità di scegliere un futuro diverso da quello al quale erano predestinati.
    Gesù mangiava e beveva con prostitute e peccatori e diceva "non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati, non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".
    Questa è la mia vita, la nostra vita e dovrebbe essere la vita di ciascuno, quella di non allontanare chi sbaglia, di non condannarlo, di perdonarlo, di dargli l'opportunità di riabilitarsi, capire i propri errori, pentirsi del male che ha fatto.
    Don Luigi mi ha insegnato a condannare il peccato e non il peccatore, ed anche se a volte è difficile, cerco sempre di attenermi a questa regola di vita perché ritengo che amare sia l'unico modo per migliore il mondo in cui viviamo.

  9.  

    Addì 19 gennaio 2014

    Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
    Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
    Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».
    Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
    Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
    E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio»

    Giovanni 1,29-34

  10.  

    E io ho visto e ho reso testimonianza

    Vedere e rendere testimonianza

    Siamo tutti pronti a spettegolare quando vediamo un fatto strano o fuori del comune, critichiamo quanto di male leggiamo o sentiamo, ci riempiamo la bocca quando dobbiamo sparlare di qualcuno, non esitiamo a condannare chiunque per un comportamento appena appena scorretto. Ma quanti sono pronti a testimoniare il bene? A parlare delle buone azioni che vengono fatte, a promuovere le iniziative volte alla pace, all'accoglienza, all'amore fraterno? Come sarebbe bello andare a caccia di buone notizie, vedere una realtà, toccarla con mano, parlarne ad altri con entusiasmo.
    Su facebook si fanno molte amicizie superficiali, nomi scritti su un video, ma alcuni di questi diventano reali. Qualche tempo fa mi scrisse una ragazza, mi chiese il calendario dell'Associazione e da lì è partito un dialogo sui valori e principi condivisi. Si avvicinavano delle feste scolastiche e così la invitai a venire a trovarci con la sua famiglia per condividere un momento di gioia. Fu da subito amicizia con la A maiuscola. La cosa ancor più bella però è un'altra. E' rimasta talmente colpita da quello che ha visto che si è fatta portavoce della nostra Associazione con un tale entusiasmo che nel suo paese tutti vogliono conoscerci ed aiutarci.
    Questa è la forza dell'amore: vedere e rendere testimonianza. Purtroppo in troppi vedono e stanno zitti.

  11.  

    Addì 20 gennaio 2014

    Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
    Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
    Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.
    Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.
    E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi»

    Marco 2,18-22

  12.  

    Vino nuovo in otri nuovi

    Mantenere vivo un rapporto

    Quando compriamo una macchina nuova, un vestito, un computer lo trattiamo con la massima cura, puliamo la macchina ogni giorno, stiamo attenti che non si graffi, il vestito lo indossiamo solo in certe occasioni, il computer lo scartiamo e lo posizioniamo con la massima cautela.
    Quando iniziamo un rapporto con qualcuno, sia esso di amicizia o di amorosi sensi, stiamo attenti alle parole che diciamo, facciamo di tutto per assecondarlo e non ferirlo, lo accudiamo con tanto amore cercando di dargli il massimo di noi stessi. In qualche modo “viziamo” l’oggetto del nostro amore e siamo ben contenti di farlo.
    Poi il tempo passa e il rapporto si riempie di piccole e grandi ferite, la stanchezza aumenta, l’abitudine prende il sopravvento sulla gioia della novità. Quelle tenerezze, quelle coccole, quel viziarsi reciproco vengono meno e senza accorgersene ci si ferisce sempre più. Si impara allora ad ingoiare, a passarci sopra, a reprimere dentro gioie, dolori e preoccupazioni, ma si arriva ad un certo punto che non è facile tenere tutto nel cuore, si cerca altrove uno sfogo, nello sport, nei propri hobby, nelle amicizie, nei viaggi, ma alla fine scopriamo che è tutto inutile, abbiamo bisogno di essere accuditi, amati, protetti, capiti, accolti quando si arriva a casa con un problema. Non bandiere a feste, ma qualche mangiarino speciale; non la fanfara, ma il lasciare ciò che stiamo facendo per andare ad ascoltare l’altro; non subire, ma lasciare che l’altro possa comunque sfogarsi perché il peso della vita è troppo grande per essere sopportato da solo.
    Non è facile e molti rapporti cascano su queste mancanze.
    A volte si guarda l’altro e lo si vede triste e sconsolato e si lascia stare, si sta in silenzio pensando di fare bene, ma è solo vigliaccheria, paura di sbagliare, timore di dire la cosa errata che lo infastidisca. Chi non prova non riuscirà mai a trovare il modo per dialogare, non vedrà mai un rapporto sereno e maturo. Si può sbagliare nel dire qualcosa a chi soffre, è fin troppo facile, ma certamente stare in silenzio e non dire nulla è quasi sempre sbagliato.
    Un giorno che ero particolarmente arrabbiato andai da Don Luigi, lo cercai in tutta la chiesa e lo trovai in una chiostra a leggere la bibbia. Mi sedetti, arrabbiatissimo con il mondo, accanto a lui. Non disse nulla per un’ora, poi mi strinse la mano con la sua e, continuando a leggere, sorrise. Lo ringraziai e me ne andai, mi aveva ridato la serenità di andare avanti. Ognuno ha il suo modo di stare vicino ad una persona, ma rinunciarvi, non fare dei tentativi anche se goffi, è rinunciare al dialogo e quindi al rapporto, come dire “sto con te solo quando sei allegro, mentre quando sei triste aspetto che ti passi”.

  13.  

    Addì 21 gennaio 2014

    In quel tempo, di sabato Gesù passava tra i campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: " Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?". Ed egli rispose loro: " Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!". E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato"

    Marco 2,23-28

  14.  

    Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato

    Viviamo per le cose materiali

    Dopo undici anni che la mia mamma era stata sepolta in terra, vengo chiamato perché la salma doveva essere traslata in altro loculo. Scavando, oltre ai resti di mia madre, si sono ritrovati alcuni oggettini che avevamo messo nella bara. Non ci crederete, ma non aveva preso nulla con sé nel suo viaggio per il Paradiso.
    Vi sembra una cosa tanto sciocca? Avete ragione, lo è, ma non più della stupidità di ognuno di noi quando pensa che la vita sia fatta di cose materiali e, accumulando, arraffando, facendo indigestione di ogni bene di cui riesce ad impossessarsi arriva un giorno, dura realtà, a dover lasciare tutto su questa terra.
    Dio ha creato milioni, miliardi di cose, tutte a nostra disposizione, tutte fruibili da noi in maniera copiosa: l’aria, la terra da lavorare, l’acqua, l’ombra degli alberi, la bellezza dei fiori nei campi, animali, ortaggi e frutti per cibarsi. Ha messo però una regola: prendete quello che volete, è tutto vostro, ma trattatelo con cura perché dovrete lasciarlo a chi verrà dopo di voi. Invece purtroppo noi vogliamo appropriarci di tutto ciò che vediamo, un po’ come un bambino che va nella casa della nonna piena di giochi messi lì per lui, e anziché giocare comincia a raccogliere i balocchi riempiendosene le tasche, ma al momento di andare via gli viene detto di lasciarli per farli trovare agli altri nipotini che verranno dopo di lui a trovare la nonna. Questo bambino, e noi siamo come lui, ha passato tutto il tempo in quella casa ad accaparrare e non ha goduto della bellezza di quei giochi, ma alla fine ha dovuto lasciarli lì, a disposizione di altri perché non erano suoi.
    Noi uomini abbiamo fatto anche peggio, abbiamo distrutto, nel vano tentativo di avere tutto per noi, tante meraviglie create da Dio: quante specie animali abbiamo annientato, quante piante sono estinte, quanto poco pesce c’è in mare rispetto a prima, quanto inquinamento, persino nello spazio abbiamo lasciato il segno del nostro passaggio con centinaia di satelliti alla deriva.
    Mi domando, ma è così difficile giocare tutti insieme con quello che il Signore ci ha offerto su un piatto d’argento, senza litigare godendo della bellezza e dell’utilità di ogni cosa?

  15.  

    Addì 22 gennaio 2014

    Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,
    e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.
    Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!».
    Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?».
    Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata.
    E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire

    Marco 3,1-6

  16.  

    Àlzati, vieni qui in mezzo!

    Vieni, mettiti qui nel mezzo che ti prendiamo un po’ in giro

    Che ci piaccia o meno siamo sempre sulla bocca di tutti. Parlano bene, parlano male, ma tutti coloro che ci conoscono parlano di noi. E così facciamo noi. Siamo sempre pronti a spettegolare, canzonare, criticare l’operato di ciascuno. Nella maggior parte dei casi non conosciamo nemmeno i fatti fino in fondo ma facciamo i professori, saliamo in cattedra e come direttori di orchestra legittimiamo questo o quello e gettiamo nella polvere quello o quell’altro.
    Dovremmo si mettere in mezzo le persone più deboli, ma non per prenderle in giro, bensì per supportarle, sostenerle, aiutarle, così come tante volte ha fatto Gesù.
    Che bello quando alle elementari Suor Josepha mi prendeva e mi metteva davanti a tutta la classe che mi stava prendendo in giro per le mie orecchie a sventola. Inizialmente provavo una gran vergogna, ma come era gratificante essere difeso da lei, protetto, amato, confortato, aiutato in un momento di difficoltà.
    Qualche giorno fa a Rieti una suora ha partorito. Ciò che maggiormente mi ha infastidito è la presa di giro, specie da parte di Littizzetto e Fazio, di questa suora. Una ragazza di trentun anni proveniente dal Salvador. Chi fa una promessa a Dio la deve mantenere, ma errare è umano, cedere alle tentazioni accade tutti i giorni a ognuno di noi. Quanti matrimoni, quante promesse di fedeltà fatte davanti a Dio vengono poi rotte. Dio non ci condanna, perché dovrebbe farlo l’uomo?
    Sul fatto potremmo aprire poi uno squarcio grande quanto il cielo.
    In una funzione religiosa avevo accanto una serie di giovani sacerdoti indiani che non facevano altro che ridere e scherzare distraendo tutti, al punto che dovetti chieder loro di smetterla.
    In una chiesa che frequentavamo nei primi anni di Associazione c’erano delle suore indiane che mi ammiccavano di continuo e ridacchiavano durante tutta la Messa, una sorta di flirt.
    Purtroppo, vuoi per mancanza di vocazioni, vuoi perché i giovani, per un motivo o per un altro, si sono allontanati dalla Chiesa, mancano sacerdoti e suore e negli ultimi vent’anni ci sono stati reclutamenti un po’ forzati nei paesi del terzo mondo. Quale giovane, quale famiglia che vive in povertà, nella miseria più nera, davanti ad una proposta del tipo “vieni nel nostro bel paese dove mangerai e vivrai bene per il resto della tua vita, magari anche con un piccolo stipendio da mandare alla famiglia” non acconsentirebbe, ma quanto queste vocazioni siano reali è tutto da vedere.
    Anche Papa Francesco, ha esortato gli ordini religiosi a dire basta con “la tratta della novizie”: “Bisogna formare il cuore. Altrimenti formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca”

  17.  

    Addì 23 gennaio 2014

    Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.
    Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.
    Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.
    Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
    Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».
    Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero

    Marco 3,7-12

  18.  

    Quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo

    Bimbo salva sei persone e muore

    Tyler, di otto anni, ha compiuto un gesto di eroismo così grande che in pochi avrebbero avuto il coraggio di fare. Era a dormire nella casa mobile di legno del nonno quando si è accorto che era scoppiato un incendio. Non è scappato, ma ha messo in salvo sei persone, tra cui due bambini più piccoli, ma nel vano tentativo di aiutare uno zio disabile ad alzarsi dal letto e scappare, è rimasto intrappolato con lui dal fumo morendo asfissiato
    Il Signore dice “se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli” perché molti bimbi ci danno l’esempio di come vivere. Sono grato a Dio di avermi messo sulla strada di molti piccoli grandi uomini e donne che con la loro semplicità, purezza, generosità, amore mi insegnano ogni giorno a vivere la parola di Gesù. Quanti di noi sarebbero rientrati in una casa di legno avvolta dalle fiamme anziché scappare? Quanti avrebbero il coraggio di perdonare i propri aguzzini? Quanti sono in grado di gioire davanti alle piccole cose della vita, ad entusiasmarsi per un tramonto, una gita in barca, una passeggiata nel bosco? Molti di voi diranno “cose da piccoli”. No, sono cose da grandi persone, grandi persone come solo i bambini sanno essere

  19.  

    Addì 24 gennaio 2014

    Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.
    Ne costituì Dodici che stessero con lui
    e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
    Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;
    poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;
    e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo
    e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì

    Marco 3,13-19

  20.  

    Mandarli a predicare

    Ti senti offeso se mi faccio il segno della croce?

    Quando crediamo in un principio, in un valore dovremmo sentire la gioia e l'irrefrenabile impulso di voler gridare ai quattro venti ciò che proviamo, manifestare a tutti quello in cui crediamo.
    Chi è chiamato ad educare i ragazzi ai valori siano essi catechisti, insegnanti, genitori, allenatori dovrebbe essere ben felice di vedere nei propri allievi questa forza. Purtroppo non sempre è così e spesso si cerca di tarpare le ali a quei ragazzi che non si conformano ad uno stereotipo dilagante, ma non sempre giusto, ad un'etichetta rispettosa di tutti, ma non dei valori.
    Il fatto. Un docente di religione avrebbe bacchettato una sua allieva perché, al passaggio di un’ambulanza, si era fatta il segno della croce. Il motivo di tale rimbrotto sarebbe stato il fatto di “offendere” la sensibilità di chi non crede e di chi appartiene ad un’altra religione.
    Questa notizia si commenta da sola, ma fa specie che proprio un insegnante di religione impedisca ad una ragazzina di farsi il segno della croce, come preghiera verso Dio affinché protegga la persona che è in quell'ambulanza, cose che io faccio da quando ero piccolo anche quando passo davanti ad un cimitero, gesto fatto proprio anche dai miei ragazzi.
    Capisco il rispetto per gli altri, ma in questo modo arriveremo al punto da non parlare più nemmeno di ciò in cui crediamo per non offendere la suscettibilità del nostro prossimo.
    Sono felicissimo di vedere nei miei ragazzi il desiderio di non tenere nascosto il loro amore verso il prossimo, la fede che hanno verso Dio, i principi in cui credono, anche se questo, in certi casi, può voler dire essere isolato. Ma quanta soddisfazione quando andando a scuola ci dicono "questo ragazzo è un tesoro, così orgoglioso dei suoi genitori, pronto a battersi per gli indifesi e per i principi in cui crede, gli vogliamo tutti bene", discorsi fatti anche da professori dichiaratamente atei. Sono orgoglioso del dono che il Signore mi ha fatto portando sulle rive del mio cuore così tanti bimbi pieni di gioia per la vita e amorevoli verso chi soffre.

  21.  

    Addì 25 gennaio 2014

    In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
    «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
    Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno»

    Marco 16,15-18

  22.  

    Se berranno qualche veleno, non recherà loro danno

    Quale antidoto usate contro i veleni del mondo?

    Alcuni re nel passato erano soliti bere un po' di veleno aumentando la dose ogni giorno, in modo da far abituare il proprio organismo nel caso qualcuno li avesse avvelenati. Oggi esistono gli antidoti e se ingurgitiamo qualche sostanza nociva c'è la possibilità di salvarsi. Ma come possiamo fare per tutelarci dal veleno che il mondo quotidianamente ci getta addosso? Tra cattive notizie, delusioni, pettegolezzi, diffamazioni non passa giorno che non siamo bersagliati, assumendo così tanto veleno che pian piano si accumula nel nostro cuore mettendo in serio pericolo la nostra stessa vita, la nostra incolumità morale e psichica. Quale antidoto abbiamo contro questo male strisciante?
    Da sempre cerco di immettere dentro me piccole pasticche di pace, amore, gioia. Leggere il Vangelo ogni giorno, ad esempio, è per me un toccasana, la parola di Gesù che mi infonde coraggio; il parlare ogni sera con i ragazzi, vederli crescere, osservare i principi ed i valori acquisiti e nei quali si fortificano; scambiare un sorriso, anche fugace, con le persone che si amano; un messaggio di auguri o di buongiorno agli amici vicini e lontani. Questo è il mio antidoto contro i veleni di questo mondo. Quale è il vostro?

  23.  

    Addì 26 gennaio 2014

    Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
    e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
    perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
    Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
    il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
    Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
    Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
    E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
    Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.
    Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
    Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo

    Matteo 4,12-23

  24.  

    Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino

    Quanto vi resta da vivere?

    Quanto vi resta da vivere? Venti anni? Trenta? Cinquanta? Pensate che siano tanti? Guardate indietro nella vostra vita, osservate ciò che avete compiuto come spettatori di un un film ed in pochi istanti avrete ripercorso l'intera vostra esistenza. Così come in un attimo passano davanti ai vostri occhi le scene della vostra presenza in questo mondo, così in un attimo trascorreranno anche quelle future. In questi ultimi giorni una ragazza di quindici anni non si è più svegliata al mattino, un'altra della stessa età è stata decapitata da un treno, un bambino di otto anni è perito tra le fiamme, e quanti ragazzi ogni giorno muoiono per cause naturali o incidenti, giovani che pensavano di avere un numero infinito di anni da vivere, eppure hanno avuto solo una manciata di secondi. Se la vita è così volatile per i ragazzi, tanto più per coloro in età avanzata. Eppure c'è chi a cinquanta, sessanta, settanta anni ancora accumula denaro, case, macchine, incapace di capire che manca poco, veramente molto poco, alla sua partenza da questo mondo.
    Se la nostra storia fosse tutta qui sarebbe una grande tristezza, non varrebbe la pena costruire più di tanto perché non potremmo portare via nulla. La vita non è così, questo è solo un aspetto, una prefazione al grande libro dell'umanità.
    Gesù ci esorta a convertirci, ci avverte della precarietà delle cose di questo mondo, ci indica quale debba essere il bagaglio da prendere per il nostro viaggio verso l'eternità.
    Non ci credete? Massimo rispetto, ma permettetemi una domanda: vi sembra plausibile che l'essere più intelligente di questo mondo campi meno di tanti alberi, di un fiume, di una montagna, di un satellite o un pianeta? Non può essere. Qualcosa, qualcuno dall'altra parte è logico pensare che ci sia. Non pensate che varrebbe la pena coltivare piante come la solidarietà, l'altruismo, il perdono, l'amore per il prossimo? Non credete in Dio? Ok, ma almeno credete in una vita inesauribile ed infinita, cercate di vivere in visione del vostro futuro, pensate a procurarvi un carnet di assegni da poter spendere nel caso che oltre la bara, oltre le nostre spoglie mortali esista un Paradiso nel quale vi faranno entrare solo se avete la giusta valuta per acquistare il biglietto d'ingresso.
    Fratelli atei non prendete questo come un sermone, ma come il grande affetto che nutro per voi. Se non volete o non riuscite a credere, almeno mettetevi in cammino, valutate tutte le ipotesi, ed una volta fatto un percorso ricominciate dall'inizio nel caso aveste saltato qualche passaggio, o abbiate acquisito nozioni e pensieri capaci di aiutarvi a riflettere maggiormente. Avete mai provato a fare un cruciverba difficile, con definizioni per voi impossibili da svelare? Quando mi capita ci ragiono parecchio, ma poi devo cedere perché non arrivo a capire, ricordare, collegare. Basta però lasciar passare la notte ed il giorno dopo, quasi per incanto, molte soluzioni arrivano senza fatica. E' come mettere nella centrifuga del nostro cervello tantissimi input e lasciare che la nostra macchina interna lavori in autonomia. Il succo fuoriuscito sarà quel nettare capace di aprirci gli occhi. Datevi tempo, non rinunciate a fare un cammino solo perché troppo difficile da comprendere, lasciate che Dio operi in voi, ma non smettete mai di valutare la possibilità di una vita eterna dopo quella terrena.

  25.  

    Addì 27 gennaio 2014

    Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni».
    Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana?
    Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;
    se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.
    Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.
    Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.
    In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;
    ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna».
    Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo»

    Marco 3,22-30

  26.  

    Tutti i peccati saranno perdonati

    Chiedo perdono

    Che gioia leggere nel Vangelo che tutti i peccati saranno perdonati. Sempre più spesso si legge dell'intolleranza verso le persone, della sete di vendetta contro chi si sia macchiato di un crimine, dell'astio che dura giorni e giorni, delle faide che da anni vedono nuclei familiari fronteggiarsi e uccidersi. In un mondo come questo siamo tutti in apprensione, tesi come corde di violino, tanto che se sbagliamo pensiamo subito di avere la condanna eterna da parte di tutti, di essere giudicati nella totalità del nostro essere anche per un singolo sbaglio. Questo ci porta a nasconderci, ad evitare che altri sappiano ciò che facciamo per paura di essere giudicati, di non confessare nemmeno a noi stessi gli sbagli che abbiamo fatto, talvolta anche negando l'evidenza. Ma se l'uomo ci condanna, Dio ci assicura il suo perdono ed è a lui che dobbiamo confessare i nostri errori, è lui che può indicarci la strada da prendere.
    Nella vita dobbiamo fidarci di qualcuno, dobbiamo lasciare agli altri la possibilità di correggerci, dobbiamo smetterla di sentirci giudicati ogniqualvolta viene fatta una critica ad una nostra azione, dobbiamo farla finita di rispondere attaccando chi ci fa notare lo sbaglio fatto. E' tutto ciò che produce danno in qualsiasi relazione. E quando capiamo di aver sbagliato è inutile gridare la nostra rabbia rivolgendo parole cattive verso chi ci è vicino, abbassiamo il capo, abbattiamo il nostro orgoglio e diciamo "è vero, ho sbagliato" e andiamo avanti. Se l'altro non ci scusa, pazienza, ce ne faremo una ragione, ma sappiamo che Dio ci perdona ed è questo ciò che conta, ma importante è riconoscere il proprio errore con serenità

  27.  

    Addì 28 gennaio 2014

    Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
    Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano».
    Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
    Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!
    Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre»

    Marco 3,31-35

  28.  

    Ecco mia madre e i miei fratelli!

    Vi presento la mia famiglia

    Quando ci domandano come sia composta la nostra famiglia cominciamo a dire papà, mamma, fratelli, sorelle, moglie, marito, figli. Ma se ci domandassero di andare oltre questi confini diremmo nonno, nonna, zii, cugini. Ed ancora oltre? I cugini di secondo e terzo grado, i vecchi zizzi, i cugini di papà e di mamma ed i loro figi. Ed ancora oltre? Se ben vedete non ci sono confini ad una famiglia, ed è giusto che sia così. Da chi è composta la mia famiglia? Da tutti coloro che posso abbracciare fisicamente e idealmente. Quando penso alla mia famiglia penso a tutti i bambini di questo mondo, a quanti soffrono, a chi non ha un futuro, a chi è maltrattato, scansato, deriso. I bambini di oggi, quelli di ieri divenuti oggi adulti, quelli di domani per i quali preparare un mondo migliore, una casa, una famiglia che li accolga, un letto pieno di coccole.
    Eccola la mia famiglia, siete voi che ascoltate, siete voi che leggete, siete voi che ci pensate, siete voi che accogliete, siete tutti voi, anche chi ci odia, deride o imbroglia perché l'amore di un papà, di un fratello, una sorella, una mamma non ha limiti, capace di amare anche il figlio che si allontana nella speranza che possa tornare tra le braccia di coloro che gli vogliono bene.
    Camminiamo insieme, mano nella mano, e la nostra strada sarà meno difficile da percorrere, meno noiosa, più ricca di buoni sentimenti.

  29.  

    Addì 29 gennaio 2014

    In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
    Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
    Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
    E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno»

    Marco 4,1-20

  30.  

    Il seminatore uscì a seminare

    Riconciliatevi con i vostri genitori

    Seicento bambini in ventisette anni di vita dell'Associazione.
    Seicento creature piene di rabbia verso il mondo.
    Seicento angeli le cui famiglie avevano qualche problema, a volte anche solo organizzativo.
    Seicento ragazzi, la maggior parte dei quali già uomini e donne .
    A tutti loro abbiamo donato la nostra vita, l'amore, i valori ed i principi, l'accudimento di un papà ed una mamma.
    A tutti loro abbiamo cercato di donare nella stessa misura, anche se non sempre ci siamo riusciti.
    Il seme che abbiamo immesso nel terreno fertile non spetta a noi sapere come sia cresciuto, quali frutti abbia dato.
    E' poco importante, quando seminiamo, sapere cosa accadrà di quel seme.
    La cosa fondamentale è una sola: seminare
    Se quel piccolo semino diventerà un grande albero che produrrà a sua volta tanti semi da creare una foresta e dare riparo a tutti gli abitanti del bosco, oppure se morirà arso dal sole o coperto di rovi a noi seminatori non deve importare. A noi spetta l'unico compito di donare a questi ragazzi e alle persone che incontriamo sul nostro cammino i valori ed i principi in cui crediamo e fare il possibile per lavorare quel terreno affinché il seme si sviluppi e cresca, cercando di far si che la piantina appena nata cresca diritta e robusta.
    Tutto il resto è nella mani di Dio.
    Abbiamo amato ragazzi che ci hanno fatto dannare, pieni di rabbia verso il mondo, capaci solo di andare contro tutte le regole del vivere in serenità, pronti a farsi del male con le loro stesse mani ed anche a loro, con grandissima fatica, abbiamo donato ciò che avevamo, abbiamo messo loro in tasca quei valori in cui crediamo nella speranza che un giorno, dopo aver fatto magari tutti gli sbagli possibili ed immaginabili, abbiano fame e cerchino nelle loro tasche qualcosa da mangiare e lì trovino le briciole ricevute da noi. Sarà poca cosa, ma costituiranno per loro il primo mattoncino per edificare una casa bella e resistente alle intemperie, saranno quelli i primi semi che dovranno far germogliare.
    Quanti di noi hanno rifiutato gli insegnamenti dei genitori, talvolta urlando la loro rabbia e sbattendo la porta di casa per non rientrarvi più?
    Eppure, a distanza di anni, quanti di noi hanno ripreso in mano, con maggior maturità, quei semini donati da papà e mamma, li hanno soppesati, annusati, apprezzati, piantati nel proprio cuore e fatti germogliare per donare i semi prodotti ai nostri figli.
    Se avete litigato con i vostri genitori, se da anni non vi parlate, fate un passo indietro, andate a trovarli, dite loro quanto nella vostra vita siano stati importanti i loro insegnamenti tralasciando le cose brutte che vi siete detti. Non lasciate che muoiano senza sapere quanto li amate, senza sapere che belle persone siete diventate. Riconciliatevi con loro adesso, domani potrebbe essere troppo tardi.

  31.  

    Addì 30 gennaio 2014

    Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?
    Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.
    Se uno ha orecchi per intendere, intenda!».
    Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.
    Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha»

    Marco 4,21-25

  32.  

    Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato

    Temete i giudizi degli altri?

    Oggigiorno sono sempre più le persone che fanno di tutto per nascondersi, per non far vedere agli altri cosa stiano facendo, per non esprimere ciò che provano. Quanta diffidenza, paura di un giudizio, egoismo nel non voler condividere. Ma cosa abbiamo da nascondere? Se crediamo in ciò che facciamo, se valutiamo buoni i principi che albergano in noi perché tenerli nascosti? Se stiamo facendo una cosa buona è come avere una lampada accesa, ma quale senso avrebbe tenere questa luce nascosta sotto un telo scuro? Se dentro di noi c'è luce, fede, valori, etica perché non professarli, non gridarli ai quattro venti? Solo chi sa di sbagliare vive nel timore di essere scoperto e si nasconde. Se viceversa una persona è nel giusto, ma si ripara dagli sguardi del prossimo, ingenera negli altri diffidenza e sospetto, tali da inficiare tutte le sue azioni.
    Da quando siamo nati come Associazione abbiamo sempre avuto il principio di pubblicizzare ciò che facevamo, non solo per promuovere i nostri eventi, ma anche e sopratutto per essere trasparenti e far nascere fiducia nei nostri confronti. Così anche quando abbiamo fatto degli errori non ci siamo vergognati a dichiararli perché eravamo in buona fede quando li abbiamo compiuti.
    Insegno sempre ai miei ragazzi a non vergognarsi mai di ciò che provano, dei loro principi, della fede o non fede che hanno, di non temere il giudizio degli altri e camminare a testa alta anche se in un gruppo si è da soli a pensarla in un certo modo

  33.  

    Addì 31 gennaio 2014

    Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;
    dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
    Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.
    Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
    Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
    Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;
    ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
    Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.
    Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa

    Marco 4,26-34

  34.  

    Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce

    Cicala o formica?

    Nella nostra indole c'è sempre il desiderio di raggiungere una posizione di tranquillità. In molti casi preferiamo un lavoro da "posto fisso" pur di non rischiare nel creare una qualche attività in proprio, scegliamo di sposarci con quel ragazzo o quella ragazza anche se non siamo innamorati perché vediamo in loro una maggiore sicurezza, non investiamo i nostri risparmi in titoli a maggior rischio per paura di perdite. Anche nei rapporti con le persone preferiamo mettere una maschera piuttosto che dire come la pensiamo, in modo da evitare discussioni e magari ritrovarsi isolati per le nostre idee. Sono degli standard che ci siamo creati e pensiamo che siano quelli giusti da seguire perché così fanno tutti. L'ottanta per cento dei matrimoni finiti in divorzi parrebbe dire il contrario. Chi oggi cerca la tranquillità rimanda solo il problema di affrontare la realtà, ed in più dovrà affrontare una vita nella quale sarà sempre più spesso costretto a chinare il capo. Chi si adegua ad un modo di fare del gruppo di amici, chi subisce al lavoro, chi si sposa con una persona di cui non è innamorato vivrà male, con mille rimpianti rischiando prima o poi di scoppiare e perdere comunque, magari in malo modo e con gravi ripercussioni, quella tranquillità tanto voluta ed anelata.
    Ma qualunque cosa facciamo, qualunque sia il comportamento che teniamo c'è sempre dentro noi un semino che cresce e si sviluppa, sono le nostre propensioni, la fede, ma anche l'odio, la violenza. Ci sono semi buoni e semi cattivi. Se stiamo fermi consentendo che crescano lasciamo al caso quale dei due aspetti debba prendere il sopravvento, ma quale buon contadino, dopo aver seminato, lascia senza cure il terreno, facendo sì che erbacce e rovi possano prendere il sopravvento sulle piantine appena germogliate? La natura ci insegna come dobbiamo comportarci. La fatica, il sudore dei primi anni della nostra vita sarà ripagato quando raggiungeremo la maturità. Da giovani dobbiamo costruire, battersi, scegliere, lavorare la terra duramente affinché quella piantina possa dare i frutti sperati. Chi da ragazzo non si sacrifica e lascia incolto il terreno non pianga poi da adulto se troverà accanto a sé una persona che non ama, se non avrà cultura e non troverà lavoro, se vivrà una vita piena di rimorsi.
    La formichina che durante l'estate si sarà duramente procurata il cibo, passerà un inverno tranquillo, mentre la cicala che ha trascorso il periodo estivo a divertirsi, soffrirà la fame nelle stagioni successive.
    Per chi ha fede è importante coltivare ogni giorno quei semini di principi e valori che Gesù ci insegna ogni giorno con il Vangelo, affinché la pianta della fede dentro noi cresca e dia riparo e frutti a tante altre persone, passaporto per accedere alla Casa del Padre quando la nostra missione in questa vita sarà giunta al termine.
    Quante Associazioni si adeguano ai partiti, entrano a far parte di Associazioni più grandi che risolvono i loro problemi, spianano la strada ai progetti, ricevono plausi e sovvenzioni dagli enti, ma quanto potere hanno di far crescere i loro sogni, di portare avanti un progetto così come lo avevano da sempre ideato?
    Da sempre mi sono battuto affinché la nostra Associazione rimanesse indipendente da tutto e da tutti, pur cercando ogni possibile collaborazione, e per anni abbiamo ricevuto porte chiuse in faccia dalle autorità, perché purtroppo in Italia se non hai la tesserina di un partito o un vessillo nazionale non sei nessuno. Oggi le cose stanno cambiando e chi prima ci osteggiava, adesso cerca il dialogo con noi; chi prima ci ricattava, adesso fa un passo indietro e ci apre uno spiraglio.

  35.  

    Addì 1 febbraio 2014

    In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva».
    E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
    Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.
    Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?».
    Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.
    Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
    E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?»

    Marco 4,35-41

  36.  

    Si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca

    Una tempesta stava per farci morire

    Un brano del Vangelo ci racconta di Gesù e suoi discepoli in barca quando si sollevò una gran tempesta e la barca stava per affondare. Mentre i discepoli morivano di paura Gesù dormiva tranquillamente. I discepoli lo svegliarono frastornati dal fatto che il Signore stesse dormendo e non gli importasse che i discepoli potessero morire.
    Sembra la storia della vita di ciascuno di noi. Quante volte ci siamo ritrovai in situazioni apparentemente senza via d'uscita, in momenti critici in cui sembrava andare tutto male, dove il futuro era tinto solo di nero, nelle quali il pessimismo era talmente alto da desiderare persino di morire pur di mettere fine ad una certa situazione. In questi casi quanti di voi hanno guardato a Dio dicendo "se esistessi non lasceresti che accadano certe cose"? Parecchi vero?
    Il brano del Vangelo prosegue con Gesù che svegliatosi placò la tempesta in un secondo rimproverando i discepoli perché non avevano avuto abbastanza fede.
    Anche questo accade nella nostra vita. Quanti di noi hanno alla fine superato quel brutto momento? Quanti sono riusciti a passare oltre e ritrovare un po' di serenità? Certo, perché ciò accada occorre avere fiducia in un futuro migliore, fiducia in Dio che, pur restando da parte come se dormisse, veglia su di noi e non lascia che ci accada nulla di male. Le tragedie esistono, i bambini muoiono, le guerre fanno stragi, la violenza è all'ordine del giorno. La tempesta è sempre in atto e da una buriana si passa ad un'altra, ma il vento prima o poi si placherà e la nostra vita, forse non su questa terra, prima o poi vedrà la tranquillità che ci è stata promessa. Abbiate fede e la vostra barca non affonderà.

  37.  

    Addì 2 febbraio 2014

    Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,
    come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore;
    e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;
    lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,
    lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
    «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
    perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
    preparata da te davanti a tutti i popoli,
    luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione
    perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
    C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,
    era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
    Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Luca 2,22-40

  38.  

    Mosso dunque dallo spirito

    Coincidenze

    Quante volte pensiamo ad un avvenimento come frutto di una serie fortuita di coincidenze.
    Se provaste a tenere un diario di tutti questi fatti occorsi nella nostra vita, a distanza di qualche anno vi ritrovereste con tanti puntini e se tracciaste una linea retta da punto a punto vi accorgereste che tutte quelle linee formerebbero un disegno.
    Coincidenze? No amici miei, è Dio che vi mette davanti a certe situazioni, pur lasciandovi scegliere davanti ad ogni bivio. E’ lui che vi porta ad avere un incontro che segnerà la vostra vita, la lettura di una notizia stimolo per un’idea vincente.
    E’ in questo senso che Dio è sempre presente nella nostra vita, ci dona stimoli e indicazioni, ma noi dobbiamo imparare a coglierli
    La mia vita è da sempre stata un crogiolo di ciò che in molti chiamerebbero coincidenze, ma se guardo indietro capisco che la bocciatura in quarta superiore per una lite con una professoressa mi ha portato a capire che non devo aver paura a combattere per ciò in cui credo, infatti ciò è stato di stimolo per fare due anni in uno, quarta e quinta, per dimostrare che quella bocciatura era immeritata, mi ha portato lontano dalle gonne di mamma in preparazione alla sua morte, ha fatto si che mia madre mi scrivesse lettere bellissime che custodisco gelosamente come le cose più care che ho, mi ha fatto capire la forza di volere qualcosa a tutti i costi usando le vie giuste e non cercando scorciatoie, mi ha fatto conoscere un mondo fatto di razzismo e spaccio tra ragazzi insegnandomi ad ostacolarlo e difendere chi lo subiva, mi ha portato a conoscere persone che da adulti hanno aiutato l’Associazione.
    Coincidenze? Si lo sono, ma solo per chi crede nelle favole.
    La realtà è che c’è un disegno fatto su misura per noi. Ci vengono indicati i puntini, ma tireremo le linee solo se lo vorremo, in massima libertà, ma sarebbe stupido non farlo perché abbiamo solo da guadagnarci

  39.  

    Addì 3 febbraio 2014

    Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni.
    Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo.
    Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene,
    perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo.
    Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
    Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi,
    e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».
    Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!».
    E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti».
    E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.
    Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo.
    E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi».
    Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare.
    I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.
    Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.
    Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci.
    Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
    Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui.
    Non glielo permise, ma gli disse: «Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato».
    Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati

    Marco 5,1-20

  40.  

    Nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene

    Facciamo una rivoluzione

    Assistiamo sempre più spesso a proclami rabbiosi, minacce di rivoluzioni, auspici di morte, chiamata alla disobbedienza, rinuncia alla democrazia a favore di un'anarchia controllata da qualche guru. Purtroppo c'è una rabbia generalizzata, l'incapacità e la non volontà a dialogare cercando di imporre con forza e violenza le proprie idee. Non solo a livello politico, ma anche nella vita di tutti i giorni.
    Se dovessimo rispondere a tutte le provocazioni, saremmo a litigare continuamente e da una piccola cosa ne nascerebbe un putiferio. Basti pensare a quante liti di condominio dove ognuno pensa di poter fare il proprio comodo solo perché è in casa propria, ma se un mio comportamento infastidisce o danneggia un mio vicino devo assolutamente evitarlo perché la mia libertà finisce dove inizia quella di un altro. Pare però che quasi nessuno la pensi a questo modo e con prepotenza impone il suo modo di fare cercando di far soccombere colui che è incapace o non ha le forze per difendersi.
    Come fare per evitare liti, rivoluzioni, omicidi? La parola chiave è dialogare. Non serve a nulla andare in piazza a gridare la propria rabbia con improperi, insulti, minacce, chiamata alle armi. Se all'inizio uno che sale sul palco e manda a quel paese tutti quanti può stare simpatico ad una fetta di popolazione, alla lunga stanca e chi lo segue è visto come colui che rinuncia al dialogo, che prenderebbe volentieri una spranga di ferro per spaccarla sulla testa di chi ha un'opinione diversa. Dove potrà portare tutto questo? Non è Uomo o Donna colui o colei che vince con la forza, ma lo è chi costruisce una casa comune dove possano coabitare persone con idee diverse, come in un condominio, con regole chiare e rispetto reciproco. La convivenza in uno stabile, così come nella società civile è cosa assai difficile perché ognuno deve avere il coraggio di accettare qualche aspetto a lui non gradito.
    L'unica rivoluzione che mi sento di supportare è quella pacifica fatta di convivenza pacifica, dialogo con il desiderio di trovare un punto d'accordo, Se così non sarà rischieremo di finire tutti in un baratro ed affogare nel fiume limaccioso che in esso scorre.

  41.  

    Addì 4 febbraio 2014

    Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.
    Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi
    e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».
    Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
    Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia
    e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,
    udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:
    «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
    Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?».
    I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?».
    Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
    E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
    Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
    Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
    Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!».
    E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
    Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.
    Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
    Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.
    Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!».
    Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
    Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare

    Marco 5,21-43

  42.  

    Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita

    Basta uno sguardo

    Quando con una persona si crea un feeling basta uno sguardo per esprimere un concetto, un'emozione, un malessere, una battuta. Con mia madre avveniva questo, bastava uno sguardo e ci capivamo al volo. Lei sapeva sempre, quando entravo a casa imbronciato, se fossi arrabbiato con lei, con mio padre, con un amico, per una ragazza, per una questione della scuola ed immediatamente adottava un comportamento idoneo a quella situazione, quando lasciandomi sfogare, quando consolandomi, quando brontolandomi.
    E' difficile trovare una tale intesa con le persone, ma quando accade la gioia è immensa ed è gioia ogni giorno, ogni istante della nostra vita.
    Per noi a volte è difficile capire un comportamento o un "non comportamento" da parte di Dio, ma da parte sua Egli sa sempre cosa proviamo perché Gesù ha un feeling con tutti noi e dovremmo esserne felici perché questo ci permette di accettare qualsiasi cosa egli voglia mandarci, fosse anche una tirata di orecchie per un nostro comportamento non ottimale.
    Avevo fiducia in mia mamma, ed anche se a volte rimanevo male per un rimprovero o perché diceva no ad una mia richiesta sapevo che stava facendo la cosa giusta per il mio bene ed alla fine accettavo di buon grado il suo comportamento nei miei confronti.
    Così dovremmo fare tutti nei confronti di Dio.

  43.  

    Addì 5 febbraio 2014

    Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
    Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
    Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
    Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
    E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
    E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando

    Marco 6,1-6

  44.  

    Un profeta non è disprezzato che nella sua patria

    Meno potature e più acqua ai vostri ragazzi

    Aprendo il giornale leggo "marito uccide la moglie" - "uomo uccide il figlio" - "ragazza uccisa dai suoi coinquilini". Uno pensa di essere tranquillo in casa propria, attorniato dagli affetti, e si ritrova con un coltello alla gola, con liti continue, con urla e con il desiderio di non tornare a casa. Si parla con le persone, si costruiscono relazioni umane, ma tralasciamo i rapporti nella propria famiglia, diamo per scontato che quella persona ci sarà per sempre, non la corteggiamo più, non un invito a cena, non un interessamento per quello che fa, per le preoccupazioni che lo attanagliano, non un interesse se sta bene o male, se ha mangiato, se esce di casa ben vestito, se ha dormito. A volte ci facciamo prendere dalle nostre idee, dalle convinzioni, dalle arrabbiature e mettiamo da parte i buoni sentimenti. Non possiamo permettere alle vocine cattive di prendere il sopravvento su quelle buone.
    Ho abituato i miei ragazzi a sorridere anche dopo un'arrabbiatura. Loro sanno che se mi inquieto, dopo poco mi torna il sorriso perché ritengo inutile tenere il muso per giorni e giorni, serve solo ad agitare il coltello nella piaga, farsi cattivo sangue, creare situazioni imbarazzanti e dolorose, portare nervoso in casa e far star male anche coloro che nella lite non sono coinvolti. Che bello riuscire a dare un bacio ad una persona con la quale siamo arrabbiati, come a dirle "dobbiamo chiarirci, capirci, accettarci, ma intanto sappi che ti voglio bene". A volte c'è timore a parlare, a prendere una posizione in casa perché ogni parola è pesata, ritorta contro e non sai mai a cosa un dialogo possa portare. Ed allora, talvolta, si preferisce tacere per mantenere un quieto vivere, anche se poi il fuoco cova sotto la cenere con il rischio di creare un incendio in situazioni marginali.
    Perché è così facile litigare e così difficile fare pace?
    Quando ero ragazzo potevo parlare con la mia mamma di qualsiasi argomento, arrabbiarmi, anche sbattere i piatti per terra, ma finito il momento tornava subito il sereno, senza rancori.
    Con mio padre purtroppo non era così, avevo timore a dire qualsiasi cosa perché aveva da ridire su tutto, su come mi vestivo, sui capelli che portavo, sugli amici che frequentavo e fu persino in disaccordo, con liti durate anni, sulla mia scelta di dedicarmi all'Associazione come unica attività della mia vita. Un rancore dietro l'altro, un muso protratto nel tempo e sono pochi i momenti di pace che ho avuto con lui. Era una brava persona, con valori e principi integerrimi, ma la sua idea di giusto non poteva essere messa in discussione. Se aveva un'idea era quella e nessuno lo poteva smuovere, non accettando il dialogo, pensando di avere sempre ragione, attendendo sempre che fossero gli altri ad andare a chiedergli scusa. Per due mesi sono stato a dormire in una baracca con i topi che mi camminavano sopra per un lite avuta con lui. Due mesi nei quali non ho avuto un solo accenno da parte sua. Aspettava che tornassi da lui, che gli porgessi le mie scuse. Ero convinto di aver ragione, e tutt'ora lo sono, ma a prescindere dalla ragione o dal torto un genitore dovrebbe fare qualche passo verso il figlio. Così faceva mia madre e così cerco di fare io con i miei ragazzi, non riesco a tenere rancore verso di loro. Chi ci vede mi prende per pazzo perché li brontolo, a volte anche duramente, e poi li consolo, oppure si scherza o si lavora insieme dopo pochi istanti dalla lite. Ognuno ha i suoi tempi, ma non si può passare da una lite ad un'altra perché per crescere occorrono le brontolate, è indubbio, ma occorre molto di più un sorriso o una carezza.
    E' un po' come per le piante, è giusto dar loro lo sterco come concime e potarle, ma ogni giorno bisogna dare l'acqua altrimenti muoiono. Fate così con i vostri ragazzi: una potata ogni tanto e acqua tutti i giorni, vedrete che cresceranno sani e robusti, pieni di amore verso la loro famiglia ed il prossimo.
    Madre Teresa diceva "meglio un sorriso senza pane, che pane senza sorriso"

  45.  

    Un'amica su Facebook ha così scritto in risposta al messaggio di oggi

    C’era una donna che ogni volta che si confessava diceva sempre “Io ho trattato male queste persone”.
    Il prete stanco un giorno le dice “Ti do un compito, quando torni a casa butta fuori dalla finestra tutte le piume del tuo cuscino e poi torni da me”. La donna lo ha fatto ed è tornata dal prete, il quale le ha detto “Brava, ora vai a raccogliere tutte quelle piume”. La donna rispose “E’ impossibile”, ed il sacerdote replicò “Esatto, ed è così anche quando tratti male gli altri e dici loro cose con cattiveria”.

  46.  

    Addì 6 febbraio 2014

    Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
    E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
    ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
    E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
    Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
    E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
    scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano

    Marco 6,7-13

  47.  

    Incominciò a mandarli a due a due

    Due

    La sera in cui decidemmo di dire a mia mamma che aveva un tumore avevo appena comprato un LP di Riccardo Cocciante "Il mare dei papaveri", ed una canzone molto bella mi aveva entusiasmato più delle altre "Due".
    Accompagnai la tristezza di mia madre facendo suonare questa musica e le chiesi di ballare. Ricordo ancora le sue parole "Ci voleva un tumore per farmi ballare con mio figlio".
    Lei non mi diceva, una volta adolescente, cosa dovessi fare, sperava che lo capissi perché diceva che un bacio ha più valore se dato spontaneamente piuttosto che dietro richiesta.
    Quel giorno mi sentii uno straccio perché avevo ballato con centinaia di ragazze, ma non avevo mai ballato con mia madre, l'unica donna che mi abbia amato dal primo giorno della mia vita all'ultimo della sua.
    Ogni volta che ascolto quella canzone rivivo quel momento, ricordo esattamente il punto in cui, abbracciati, abbiamo ballato questo meraviglioso lento, il suo sguardo, ma sopratutto come quella sera l'amore avesse sconfitto il dolore di quella tremenda notizia.
    Due, questo piccolo grande numero, due ciocchi che uniti possono scaldare una stanza, due persone che insieme possono costruire una famiglia, un'Associazione, un'impresa, portare avanti un progetto accogliere un bambino.
    Due non è un numero limitato. Io mi sento "due" con Dio, "due" con Roberta con la quale ho fondato l'Associazione, "due" con ogni singolo volontario che collabora con noi, "due" con le persone amiche che hanno creduto in noi sostenendoci, "due" con i miei ragazzi di oggi e di ieri, "due" con i bambini che domani aiuteremo a ritrovare l'amore perduto.
    Due. Solamente due. Immensamente due.

  48.  

    Addì 7 febbraio 2014

    Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui».
    Altri invece dicevano: «E' Elia»; altri dicevano ancora: «E' un profeta, come uno dei profeti».
    Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».
    Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.
    Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
    Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,
    perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
    Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
    Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
    E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
    La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
    Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
    Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
    Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
    La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
    I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro

    Marco 6,14-29

  49.  

    Il re divenne triste, tuttavia non volle opporle un rifiuto

    Cattivi consiglieri

    I ragazzi a volte si comportano malissimo, basta aprire il giornale per leggere di stupri di gruppo, salire su un autobus per capire quanta mancanza di rispetto ci sia verso il prossimo, osservare il comportamento dei gruppi nei luoghi di ritrovo pomeridiani, eppure sono i nostri figli, coloro che abbiamo educato con tanto amore e rispetto per le regole. Quante volte, specie a scuola, ci vengono a dire di comportamenti tenuti dai nostri pargoli e cadiamo dalle nuvole dicendo "nostro figlio una cosa del genere non l'avrebbe mai fatta2, eppure la triste realtà è proprio questa: un comportamento spesso diametralmente opposto a quello insegnato e tenuto in casa. Eppure la maggior parte di questi ragazzi, se presi individualmente, sono buoni, bravi, gentili, educati, rispettosi. Cosa fa scattare in loro questa molla che li porta in un'altra dimensione? Quale il motivo di comportamenti a volte scellerati, o comunque ben al di là di quei valori che hanno da sempre ricevuto dalle loro famiglie?
    Si fa presto a dire "colpa del branco", ma ognuno ha la libertà di fare o di non fare. La voglia di essere accettati non basta a spiegare certe modalità. Non solo gli adolescenti, ma tutti noi siamo portati ad ascoltare i cattivi consiglieri, coloro che, per un proprio tornaconto, ti incitano a fare azioni al di là della tua logica, al di là del tuo volere.
    Quanti uomini, spinti da promesse suadenti di belle e giovani ragazze, oppure quante donne, spinte da una vita migliore, magari con uomini sposati e con buone situazioni economiche, lasciano la moglie, abbandonano i figli per inseguire sogni e chimere che di reale hanno ben poco.
    Ragazzi agite con il vostro cervello, pensando da soli a cosa sia giusto o sbagliato, ascoltate i consigli di tutti, specie di coloro che vi amano ed hanno maggior esperienza di vita sulle spalle, non fatevi abbindolare dagli specchietti luccicanti del bel ragazzo o ragazza di turno che con fare gentile ti fa cadere in trappola allontanandoti dai principi ricevuti. Non abbiate fretta di fare certe esperienze per on dovervene poi pentire per tutta la vita, imparate a camminare un passo dopo l'altro e non abbiate fretta di correre. Non svendete il vostro corpo e la vostra anima in cambio della bellezza o di un momento di felicità, restate con la testa sulle spalle ragionando bene su quello che fate prima di commettere errori che possano nuocere non solo a voi, ma anche ad altri.
    Si racconta che Erode fece uccidere Giovanni Battista per una promessa fatta ad una bella ragazza che, a sua volta mal consigliata dalla madre, ha chiesto il taglio della testa di Giovanni che aveva la sola colpa di parlare chiaro al re dicendogli cosa stesse sbagliando.
    Non siate Erode, non tradite le persone che vi amano, non uccidete la parte buona che è in voi.

  50.  

    Addì 8 febbraio 2014

    Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
    Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
    Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
    Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose

    Marco 6,30-34