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  1.  

    Addì 21 dicembre 2013

    In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
    ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore»

    Luca 1,39-45

  2.  

    Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo

    Aborto, omicidio di stato

    Tre anni fa in tanti avevano guardato alla Spagna come al paese all'avanguardia, quello nel quale la legge sull'aborto lasciava libera scelta alle sedicenni, senza il consenso dei genitori, di abortire e dava la possibilità a tutte le donne di interrompere la gravidanza, senza dare spiegazioni, entro le prima quattordici settimane di vita; il termine viene elevato a ventidue in caso di grave pericolo per la vita o la salute della donna, rischio di gravi anomalie per il feto, o infermità estremamente gravi e incurabili. Oggi la Spagna volta pagina, torna sui suoi passi ed è oggi che si pone all'avanguardia. Oggi sceglie di schierarsi dalla parte del bambino tutelandone la sua vita dichiarando l'aborto un reato per i medici che lo praticheranno. Unica eccezione nei casi di stupro e di "pericolo grave" per la salute fisica o psichica della donna. Anche se purtroppo tale eccezione lascia ampio margine all'aborto, dipenderà poi molto dalle commissioni che dovranno decidere e dai controlli, è un importante passo avanti verso la tutela dei bambini.
    Qualche tempo fa postai su queste pagine il video di una conferenza tenuta da una ragazza la cui madre aveva tentato l'aborto. E' una testimonianza importante che guarda l'aborto dal punto di vista di un bambino, da parte di chi viene ucciso con l'interruzione di gravidanza.
    www.youtube.com/watch?v=bXVUlS0kyw8

    In mezzo a tante brutte notizia, immersi in una spirale che sembra condurre sempre più verso il calpestio della vita, figlie che uccidono le madri per avere l'eredità ed andarsela a giocare alle slot machine, un governo che sanziona i comuni che proibiscano il gioco d'azzardo che ingenera tanta violenza, ventenni uccisi per futili motivi, finalmente un annuncio importante verso un cambiamento di rotta. Non dobbiamo lasciarci andare, ma lottare, reagire per i principi e non aver timore a manifestarli. Il Partito Popolare in Spagna ha fatto della campagna contro l'aborto un cavallo di battaglia, ha rischiato l'impopolarità, ma ha vinto raggiungendo la maggioranza assoluta e questa proposta di legge, che verrà certamente trasformata vista la suddetta maggioranza, è il primo passo verso un cambiamento. Speriamo che sull'esempio della Spagna tanti paesi, tra cui l'Italia, possano rivalutare la vita.

  3.  

    Addì 22 dicembre

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa

    Matteo 1,18-24

  4.  

    Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa

    Siamo dei grandissimi fifoni

    Quanta paura abbiamo, quanto siamo fifoni. No? Davvero? Certo non si ha paura di affrontare una relazione extraconiugale, tanto resta segreta; non abbiamo paura di abortire, tanto la legge lo consente; non abbiamo paura a gridare cori razzisti allo stadio perché lo fanno tutti; non abbiamo paura di abbandonare la mamma o il papà in ospizio perché lì stanno meglio; non abbiamo paura di bestemmiare tanto Dio non esiste e non mi fa nulla.
    Ma quanta paura abbiamo di impegnarci, di prendere sulle spalle una responsabilità, di pensare ad un progetto e dedicargli la nostra vita, di avere una relazione stabile nonostante le difficoltà del quotidiano. Quanta paura abbiamo di prendere un bambino in affido, di accogliere una creaturina spaventata, indifesa, maltrattata in casa nostra. Si, spaventati dalla possibile sofferenza futura nel giorno in cui dovesse tornare alla sua famiglia, spaventati dal dover affrontare i modi bruschi dei suoi genitori, spaventati dal rapporto con le istituzioni, spaventati dal dover accudire un bambino, ragionare con lui, tranquillizzarlo, fargli capire con amore che i suoi genitori, pur avendo sbagliato, non sono cattivi. Eh si, sempre più spesso sento di coppie che non potendo avere figli ed essendo fuori dalla possibilità di adottare un bambino prendono un cane. Niente contro i cani, finché rimangono cani. Ma quando sento dire che quel cane è come un figlio, dove va lei va anche lui, che ci parla e lui capisce le sue pene, che nonostante la miseria che attanaglia la nostra società va in macelleria ogni giorno a prendere per lui la carne migliore. Non è forse paura? Una relazione con un cane non richiede impegno, non c’è dialogo, non richiede niente di più di quello che tu vuoi dargli. Un cane come un figlio! Un cane è come un cane, ed un figlio è come un figlio, non confondiamo la natura delle cose, e riversare il proprio amore di genitore mancato su un cane quando ci sono tanti bambini da aiutare è una bestemmia contro Dio e contro l’umanità.
    Milioni spesi per i canili quando la gente muore di fame, resta senza casa, si suicida per i debiti. Ma in che mondo viviamo? In quale mondo vogliamo vivere? In uno ove i cani sono preferiti ai bimbi? Vorrei vedere uno di questi animalisti se un giorno il proprio marito si suicidasse, come è successo qualche giorno fa in Sardegna, perché i debiti lo avevano sommerso a causa della crisi e dell’alluvione, imprenditore al quale il sindaco aveva detto di essergli vicino, di volerlo aiutare ma per mancanza di soldi non poteva fare nulla, soldi però spesi per un canile. Morire perché i soldi ci sono, ma si decide di darli ai cani piuttosto che agli esseri umani

  5.  

    Addì 23 dicembre 2013

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui

    Luca 1,57-66

  6.  

    No, si chiamerà Giovanni

    Dialogo

    Se voi foste muratori e aveste a disposizione mattoni, cazzuola, rena, betoniera, impalcatura, potreste erigere una casa senza cemento?
    Se voi foste un bravissimo pianista con un pianoforte meraviglioso, sapeste leggere la musica ottimamente, aveste uno spartito con un brano che vi piace moltissimo e che avete studiato da una vita, ma aveste le mani fasciate, potreste suonare per gli altri?
    Ed infine, se voi foste uomini e donne con le vostre idee, sensibilità, esperienza, gioie e dolori che vi hanno portato ad avere una certa cultura a maturità, ma non aveste la capacità di dialogo, potreste interagire con le persone in modo costruttivo? Potreste creare una casa comune ove tutti si possa vivere?
    Questo periodo, questa nostra Italia mi fa ricordare quei film comici anni sessanta dove le scene erano mandate a velocità sostenuta e le persone si muovevano a gruppi in modo inconsulto scontrandosi tra loro, dandosi qualche spintone nel momento del passaggio e poi via, ognuno per la sua strada rincorrendo il proprio destino senza una meta precisa e non arrivare mai da nessuna parte.
    Si, questo periodo mi sembra così. Pare che le persone debbano scendere in piazza ed urlare le proprie idee non alla ricerca di un dialogo per costruire qualcosa, ma per l'affermazione delle cose, giuste e sacrosante, in cui credono. Vi ricordate quando si era piccini e uno di noi si staccava dal gruppo, alzava la mano con il palmo rivolto verso il basso e diceva "Chi vuole giocare a nascondinooooo? Metta il dito qui sottooooo" e cominciava a correre non troppo forte per essere comunque raggiunto e seguito nella sua pazza corsa. Attirava non solo chi volesse praticare quel gioco, ma anche tutti quelli che, stufi di stare a sedere ad annoiarsi, vedevano gli altri correre e, capitava spesso, senza nemmeno capire a quale gioco fossero stati invitati si alzavano con il dito puntato verso il cielo e dicevano "io, io". Era già un divertimento quello. Poi magari, quando si doveva fare sul serio e cominciare ad organizzarsi per iniziare a giocare a nascondino, qualcuno si tirava indietro o proponeva altro.
    Oggi è così. Tutti urlano, scendono in piazza, fanno barricate, prendono di mira quello o quell'altro, gridano i loro punti fermi per poi spaccarsi all'interno del gruppo.
    Manca il dialogo, quello serio e costruttivo, fatto di un passo alla volta, di toni garbati, di cercare di capire le posizioni dell'altro, di permettersi di non condividerle senza essere additato come uno stupido o peggio, senza essere attaccato sul piano personale o addirittura picchiato.
    L’aspetto fondamentale che oggi manca è l'accettazione delle idee diverse dell'altro alla ricerca dei punti in comune, pochi o tanti che siano, per poter camminare insieme su argomenti condivisi. Io e te siamo diametralmente opposti sull'idea dell'aborto? Ok, diciamo le nostre ragioni, ma non è un delitto se poi restiamo ognuno della stessa idea, non c'è bisogno di offendersi a vicenda. Passiamo all'argomento successivo, l'affidamento. Su questo siamo d'accordo? Solo parzialmente? Vediamo cosa ci accomuna e uniamoci per costruirlo insieme. Smettiamo di litigare e iniziamo a costruire o non andremo mai da nessuna parte. Volevano costruire la torre di Babele per raggiungere il cielo, ma iniziarono a parlare lingue diverse, a non comprendersi e non costruirono né la torre che si erano prefissati, né altro.

  7.  

    Addì 24 dicembre 2013

    In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
    Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.
    Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
    Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,
    per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
    Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
    Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
    C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
    Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento,
    ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
    oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
    Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
    E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
    «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

    Luca 2,1-14

  8.  

    Diede alla luce il suo figlio primogenito

    Accendiamo una candela per tante persone che soffrono

    Quando qualcuno mi chiede l'amicizia su facebook nel ringraziarlo uso una frase "essere una candela, felice di consumarsi per dare luce a chi è nelle tenebre". Non è un atto di superbia, ma il desiderio di condividere con altri la gioia di vivere per i ragazzi, la forza nel resistere agli attacchi, la determinazione nel risolvere un problema, la perseveranza nel raggiungimento di obbiettivi, la Fede in Dio. Condivisione non significa imposizione, bensì farsi conoscere dagli altri che poi saranno liberi di camminare vicino a questa tremula luce di candela, trovare altre fonti di calore oppure restare o andare verso le tenebre.
    La candela si consuma, come noi giorno dopo giorno ci consumiamo. La luce della candela non è forte, ma nel buio della notte può essere un punto di riferimento. La fiammella della candela deve essere riparata dai continui attacchi che fanno di tutto per spennella. La candela si consuma, ma giorno dopo giorno passerà quella luce ad altre candele che la passeranno ad altre, senza perdere di intensità, e se anche qualcuna si spegnerà, ce ne saranno molte che resteranno ad illuminare questo mondo.
    Ai miei ragazzi dico sempre di avere ben chiari i propri valori e ideali e non barattarli mai, non cedere alle tentazioni, non lasciare che refoli di vento oggi, tempeste domani, possano spegnere quella luce perché resterebbero nel buio e non potrebbero essere di esempio a nessuno. Ma se i loro ideali rimarranno accesi saranno stimati se non per le loro idee almeno per la loro tenacia ed onestà.

  9.  

    Addì 25 dicembre 2013

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
    la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  10.  

    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto

    Quando vostro figlio bussa alla porta

    La nascita di Gesù è per molti la venuta di Dio in mezzo a noi, ma anche chi non crede deve prendere atto del fatto storico realmente accaduto, la nascita di un uomo in circostanze particolari.
    Ho sempre guardato con grande empatia e immedesimazione la figura di Giuseppe che considero il primo papà affidatario.
    Un uomo che aveva un sogno, quello di metter su una famiglia con la donna che amava, avere con lei dei figli, allevarli e invecchiare colmato dal loro affetto e da quello di tanti nipotini. Non aveva grandi pretese, ma all’annuncio di Maria che fosse incinta, non di lui, immagino come debba essersi sentito: un sogno naufragato per sempre, un progetto di vita non più realizzabile. In altre parole, si è sentito cadere il mondo addosso.
    Che grande forza che è l’amore, che grandi cose ci fa fare. Giuseppe amava talmente tanto Maria che decise di ripudiarla in segreto per non farle far del male. Oggi se qualcuno di noi sapesse che la ragazza con la quale siamo fidanzati, con le date delle nozze già fissate, la casa comprata e arredata fosse incinta di un altro, cosa farebbe? Le direbbe, “ah ok” e se ne andrebbe mesto mesto a leccarsi le ferite, o forse non mediterebbe vendetta auspicando grandi dolori alla sua ex amata divenuta in un istante la persona da odiare? Se Giuseppe avesse rivelato la cosa avrebbero preso Maria e l’avrebbero lapidata senza pensarci due volte, e vendetta sarebbe stata consumata.
    Ma Giuseppe fa di più. Qualcuno durante la notte, per chi ha fede fu un angelo mandato da Dio, gli disse “non temere di prendere in casa con te Maria perché il figlio che verrà sarà cosa buona”. Appena svegliatosi andò da Maria, l’abbracciò e con lei cominciò questo grande cammino che ha cambiato l’umanità.
    Cosa era successo? Dall’immenso dolore Giuseppe aveva accettato il fatto per amore e, sempre per amore, aveva deciso di accogliere in casa propria non solo Maria, ma anche il di lei figlio Gesù. Se lo aveva fatto per il sogno, perché aveva fede in Dio, perché qualcuno lo ha convinto o piuttosto perché ha riflettuto e capito che non poteva vivere senza Maria ha poca importanza, ma ciò che conta è che lo abbia fatto.
    Ha accolto come un figlio un figlio non suo, ha preso Gesù in affidamento, lo ha cresciuto, lo ha amato così come avrebbe amato qualsiasi figlio che Dio avrebbe mandato.
    E qui si chiude il cerchio: quel figlio lo aveva realmente mandato Dio perché ogni bambino che nasce è figlio del Signore.
    Ognuno di noi dovrebbe ringraziare per il dono della paternità e della maternità che ogni giorno ci fa con la nascita di 432.000 bambini, tutti figli nostri, figli dell’umanità.
    Quando c’è un bambino per la strada a chiedere l’elemosina, quando un bimbo viene picchiato, maltrattato, non nutrito è perché noi non abbiamo saputo accettare quella nascita, non abbiamo voluto accoglierlo in casa nostra.
    Prendiamo esempio da Giuseppe, accettiamo la difficoltà di tante famiglie, accettiamo di cambiare il nostro progetto di vita ed accogliamo un bambino nato da un seme che non è il nostro ma che dovremmo sentire come figlio.
    Spesso sento tante donne che vorrebbero lanciarsi nell’affidamento, il loro senso materno si scuote nel vedere certe situazioni, riescono meglio a capire lo stato d’animo di donne spesso vittime insieme ai loro figli, ma troppo frequentemente aggiungono “mio marito non vuole, non se la sente, io agisco di cuore mentre lui pensa alle conseguenze”.
    Oggi mi rivolgo agli uomini, ai tanti Giuseppe che camminano nel nostro mondo.
    Io a ventun anni avevo i miei sogni, le mie ambizioni, i mie propositi. Non ho dovuto rinunciare a nulla rinunciando a tutto perché sono solo cambiate le prospettive, i numeri, ma quello che ho avuto è tanta gioia e tanta soddisfazione di poter accogliere tanti bambini in casa nostra, di poterli amare e per me che ho fede è come accogliere Gesù in mezzo a noi ogni giorno della mia umile vita, impreziosita dalla loro presenza

    Buon Natale dall'Associazione Amici della Zizzi Onlus

  11.  

    Addì 26 dicembre 2013

    Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
    e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
    non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato

    Matteo 10,17-22

  12.  

    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome

    Siete disposti a farvi lapidare?

    Quanta gente sarebbe disposta a morire per un proprio ideale?
    Si può morire in tanti modi. Pensate ad una persona che abbia il coraggio delle proprie idee, anche quando queste siano malviste da tanti, magari dalle stessa gente che li governa.
    Esporsi, lottare per difendere qualcuno, mostrare il petto e fare da scudo a chi viene bersagliato o deriso. Difendere un portatore di handicap dallo scherno dei compagni di scuola, parlare in difesa dei tanti bambini assassinati ed uccisi nel ventre materno, proteggere le donne dalla furia omicida dei loro compagni, accogliere in casa bambini che nessuno vuole.
    Non si è santi perché facciamo questo, non si è martiri perché ci facciamo lapidare per le parole che professiamo, ma la gente che ti attacca da forza alle nostre parole, alle nostre gesta e così un atto fatto con tanta naturalezza diventa un gesto di coraggio.
    Coloro che tirano sassi, giudicano, chiamano a raccolta gli amici perché ti diano una lezione non fanno paura, anzi fanno pena, tenerezza perché poverini non hanno capito la gioia del dialogo e soprattutto non hanno avuto rispetto per chi ha il coraggio delle proprie idee.
    Nel corso della vita dell’Associazione ho avuto modo di incontrare tante persone che la pensavano diversamente da me in tema di affido, Fede, aborto, tutela degli animali ed altre questioni di principio. Da parte di tanti ho subito attacchi pesanti, ostracismo, allontanamento, ma questo ha alimentato ancora più coraggio e forza. Quando invece ho trovato persone disposte al dialogo, seppur di ideali diversi, sono riuscito con loro a costruire un bel pezzo di strada, creare una sincera e vera amicizia.
    Il coraggio delle proprie idee può portare alla morte, anche fisica, ma le idee, gli ideali, i principi e i valori detti e ridetti, scritti e meditati non potranno mai morire, non ci saranno mai pietre così grandi da uccidere un ideale.
    Gesù lo hanno ucciso in croce, Santo Stefano lapidato, migliaia di persone incatenate dai regime e costrette a tacere, ma tutti sono vivi in mezzo a noi, tutti continuano a parlare con più forza di quando i loro piedi calpestavano questa terra.
    Non abbiate paura di gridare i vostri principi, di insegnare ciò in cui credete, di confrontarvi con i vostri avversari. Che vi uccidano loro o meno prima o poi il vostro corpo dovrà tornare ad essere polvere, ma i vostri pensieri, l’amore per il prossimo non moriranno mai

  13.  

    Addì 27 dicembre 2013

    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
    Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
    Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
    e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette

    Giovanni 20,2-8

  14.  

    Vide e credette

    La ripresa è alle porte

    Vi è mai capitato di essere in casa da soli e sperare così intensamente che una persona venga a bussare alla vostra porta tanto da andare ad aprire per vederese sta arrivando? Oppure mettersi vicino al telefono e guardarlo intensamente come se questo lo potesse far suonare prima? Essere in cerca di un lavoro e sognare ad occhi aperti che vi vengano a cercare per dirvi "voglio te"? Non sono castelli in aria, ma modi per alimentare la speranza. Sapete chi è morto? Colui che non ha più sogni, colui che non attende più la telefonata o l'arrivo della persona amata, colui che perde la speranza nel futuro, colui che si lascia andare alla disperazione, colui che non vede e non vuole vedere una via di uscita ai problemi che lo affliggono.
    La speranza. A volte mi domando come possa vivere un ateo, una persona che rifiuta totalmente l'idea di un futuro dopo questa vita, che non può pregare nessuno per avere una luce che illumini la sua vita, che non può piangere sulla spalla di Gesù dopo che amici e parenti lo hanno tradito, dopo aver perso il lavoro, dopo la morte del figlio o del compagno della propria vita. Chi crede, anche se tocca il fondo, ha dentro di sè una piccola lucina, una minuscola fonte di calore, ma è come la brace sotto la cenere, basta soffiarci un po' e riprende vigore, comincia a scaldare semprepiù, riempie la stanza con la sua luce fino a farci risollevare da terra.
    Davanti alla crisi che ci attanaglia in questo periodo, non solo economica ma anche di valori, il credente guarda in alto e sa che Dio rappresenta la speranza, il futuro e sa che ci ama e non ci abbandonerà, ma chi non crede in cosa potrà sperare? Le cose materiali finiscono, così come finisce la vita, i compagni moriranno, i figli se ne andranno, il lavoro finirà, la vecchiaia con le sue malattie arriverà e chi non crede prima o poi dovrà cedere alla disperazione, almeno nell'ultimo attimo di vita, e morire con la certezza che tutto finisce e dopo una vita di lotte dove le ferite hanno segnato il corpo ed il cuore più di quanto non abbiano fatto le gioie ci aspetta il niente, il buio, la polvere in cui ci ridurremo.
    Chi crede ha una grande forza, la speranza che Gesù ci ha donato con la sua venuta.
    Questo fuoco così forte può essere diviso, donato agli altri. Chi ha fede prenda una candela, la accenda e la doni ai nostri fratelli che rifiutano Dio e stia loro vicino, doni loro la speranza in un futuro diverso, in un futuro dove ci sia soltanto gioia ed amore, un futuro che deve essere conquistato ma che non è precluso a nessuno.

  15.  

    Addì 28 dicembre 2013

    Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
    Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,
    dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
    Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.
    Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
    Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più

    Matteo 2,13-18

  16.  

    S'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini

    Vigliacco di un politico!

    Che grande cosa che ha fatto Erode al tempo di Gesù: s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini! Bravo, complimenti, che coraggio deve aver avuto quell'uomo, quel re. Questo è un esempio di cosa la paura possa provocare: vedere nei bambini un pericolo per la propria poltrona, per il proprio potere conquistato.
    Tutti noi rabbrividiamo quando il 28 dicembre, il giorno in cui si ricorda la strage degli innocenti, riviviamo le gesta di Erode che manda i suoi soldati, uomini grandi e grossi armati di spada, ad uccidere tanti piccoli bambini. Sono passati duemila anni e le cose non sono cambiate: si uccide il debole che con la sua presenza minaccia il potere di qualcuno, sia esso un partito religioso, una dittatura oppure l'assessore o il sindaco del comune della nostra Italia.
    Come, non lo sapevate che lo Stato, i comuni, sindaci ed assessori uccidono ogni giorno decine e decine di bambini per conquistare il voto per essere rieletti o per progredire nella loro campagna politica?
    Si, la parola "uccidono" è forte, lo capisco, ma anche se non mandano i soldati armati di spade e lance, lasciano che tanti bambini muoiano di fame e di stenti, crescano in famiglie che li maltrattano e li abusano.
    Hanno paura di quello che la gente può dire nel togliere un bambino alla propria famiglia. In Italia chi grida più forte, chi fa il cattivo nelle piazze, chi alza i pugni in segno di minaccia è più ascoltato, specie dai politici. I bambini non hanno voce, non hanno la possibilità di scendere per le strade a gridare al mondo la loro sofferenza e le associazioni come la nostra e tante altre non riconoscono nella violenza, anche verbale, una buona arma di dialogo.
    Così la legge sull'affido prevede che i stato e comuni facciano promozione all'affido al fine di trovare famiglie disponibili all'accoglienza, ma non lo fanno, sia per i costi della campagna pubblicitaria, sia perché un numero maggiore di famiglie affidatarie comporterebbe maggior bambini da poter dare in affido, con conseguente protesta dell'opinione pubblica che griderebbe contro il politico che "rapisce i bambini".
    I comuni dovrebbero avere un numero adeguato di assistenti sociali e psicologi per fronteggiare le criticità delle famiglie problematiche, ma i costi sono alti e si preferisce spendere in azioni che portano maggior consenso popolare.
    Forse non vene rendete conto, ma in ogni città ci sono tantissime famiglie in grande crisi, bambini di ieri che nessuno ha voluto aiutare nonché famiglie provenienti dal sud del mondo, e di conseguenza miglia di bimbi che avrebbero bisogno di un supporto, di accoglienza temporanea. Non degnare questi bambini di uno sguardo, non provvedere alle loro necessità primarie equivale ad ucciderli, equivale per un politico a macchiarsi le mani del sangue innocente per raggiungere la vetta del potere e del successo.
    Ma non sono solo i politici ad essere i novelli Erode, anche tante famiglie che potrebbero accogliere, che conoscono l'affidamento, che hanno la capacità di informarsi e fare un percorso e non aprono le porte di casa e del proprio cuore ai tanti ragazzini disperati che vagano per le strade delle nostre città.
    Non potete accogliere un bambino? Non sta a me giudicare, ognuno sa di sé stesso, ma qualunque cosa possiate fare per loro dovete farla, è un vostro dovere, non potete restare sordi alle loro grida di dolore. Cominciate a chiedere spiegazioni ai vostri comuni sul perché non avete mai visto una campagna promozionale sull'affido, sostenete le associazioni che nella vostra città si occupano di affido non tanto con offerte in denaro che servono a poco, quanto con la vostra presenza, con il volontariato, mettendosi a disposizione per fare campagne di promozione e stimolare il pubblico a farne.

  17.  

    Addì 29 dicembre 2013

    Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
    Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,
    dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
    Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto
    e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino».
    Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.
    Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea
    e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno»

    Matteo 2,13-15.19-23

  18.  

    Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe

    I sogni sono la realtà dell'anima

    La letteratura, specie quella religiosa, è piena di sogni e visioni e su queste si basano i comportamenti di molti personaggi della storia a partire da Giuseppe nel suo ruolo di padre affidatario e protettore di Gesù Bambino.
    Non ho mai avuto visioni di angeli, né la mia mamma è mai venuta in sogno a dirmi cosa avrei dovuto fare, ma intuizioni un po' strane nel cuore della notte che mi hanno fatto sobbalzare sul letto e incitarmi a scrivere ne ho avute parecchie. Frutto del mio cervello nel riposo notturno o invii dall'alto non saprei, ma una cosa è certa, molti pensieri non li riconosco come miei, nel senso che ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter fare, e questo solo per aver seguito un istinto, un pensiero notturno, un sogno, una visione.
    Mi hanno dato del visionario più volte, per poi doversi ricredere.
    Gli stessi amici e parenti, compreso mio padre, quando avevo ventun anni ed ho intrapreso con Roberta la strada dell'Associazione non credevano in me. Pensavano che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone passato qualche mese e l'entusiasmo iniziale.
    Avete presente il ciuchino che cammina perché vede la carota,a me è successa un po' la stessa cosa. Il buon Dio mi faceva intravedere una piccola meta da raggiungere, non ho mai avuto manie di grandezza, piccoli obiettivi da realizzare ed io mi appassionavo, anelavo a raggiungere quel piccolo risultato. Passo dopo passo, carota dopo carota, non certo per merito mio ma grazie a quei sogni che oggi con grande gioia posso dire essere stati inviati dal Signore, abbiamo costruito qualcosa che possa dare un po' di ristoro ai bambini che Gesù ha voluto donarci.
    D'altra parte come fa un buon papà? Costruisce una casa per i propri figli e si avvale dell'opera di operai, di manovali che egli stesso dirige. Dio è quel buon papà e noi siamo i suoi operai, coloro che stando alle sue direttive inviate attraverso i sogni. Quando il lavoro sarà finito saremo liberi di andare, o forse la casa si dovrà allargare e prima o poi saremo mandati in pensione per lasciare posto ad altri operai da lui scelti e selezionati.
    Attraverso i sogni costruiamo la realtà perché sono i sogni a darci una visione dall'alto, una panoramica su quello che dovrà essere il risultato da raggiungere, al di là di mille ragionamenti, pensieri e preoccupazioni che potremo avere.
    Chi non è capace di sognare non andrà mai avanti se non trascinato da chi questa capacità ce l'abbia.

  19.  

    Addì 30 dicembre 2013

    C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
    Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Luca 2,36-40

  20.  

    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Imparare a vivere

    Molti genitori sono attentissimi alla cura dei figli, li iscrivono in palestra, prendono i migliori insegnanti per pianoforte, tennis, danza, canto. Li iscrivono nelle migliori squadre di calcio e non si perdono un allenamento incitando gli allenatori affinché diano loro l'opportunità di giocare e mettersi in mostra. Prendono le cose migliori da mangiare, i vestiti più belli, i giocattoli più costosi.
    Quanti però hanno lo stesso riguardo nell'educare il figlio al buon senso, alla solidarietà, all'amore per il prossimo, al saper perdonare, dialogare, affrontare e risolvere i problemi della vita, misurarsi con i no e con le sconfitte oppure con la morte?
    Purtroppo si guarda troppo spesso agli aspetti materiali convinti che quelli faranno dei nostri figli dei grandi uomini e delle grandi donne, ma la vera sapienza è quella che nasce nel cuore di ognuno di noi, quella rivolta agli altri, ed è questa che dobbiamo insegnare ai nostri figli, questa la vera arte del genitore.
    Per chi ha soldi dare le cose materiali è quasi un gioco, scontato e facile, ma quanti, ricchi o poveri che siano, sono in grado di donare questa sapienza del cuore e dell'anima?
    Forse più di quanti possiamo pensare, ma senz'altro è un dono molto faticoso e costoso per molti, e non tutti i genitori vi si cimentano privano di fatto i propri ragazzi della cosa più importante: imparare a vivere

  21.  

    Addì 31 dicembre 2013

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
    la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  22.  

    Senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste

    Siamo tutti parte di un bellissimo mosaico

    Quante persone guardandosi allo specchio si inorgogliscono per quello che sono diventate, per il successo raggiunto, per la fama, la popolarità presso tanti amici. Oggi sembra quasi una gara a chi appare maggiormente, è più bravo, ha i figli migliori, la barca più bella, i vestiti più costosi, la macchina più lussuosa.
    Ci dimentichiamo troppo spesso che la nostra vita è un mosaico fatto di tante tessere messe insieme da Dio, gli amici atei possono sostituire la parola Dio con Vita.
    Pensate se quel giorno non foste usciti di casa, non avreste incontrato l'amore della vostra vita; se non aveste mandato il curriculum a quell'azienda così piccola, oggi non avreste un lavoro così ben retribuito; se i vostri genitori non avessero lavorato, oggi sareste poveri; se i vostri nonni non avessero procreato, oggi non sareste nemmeno nati.
    Spesso le persone mi idealizzano e mi fanno mille complimenti perché mi occupo dei bambini, ma ciò che faccio non è merito mio, ma volere di Di. Se non fosse morta la mia mamma, se alla sua morte non mi fossi trovato solo, se non provenissi da una famiglia benestante, se mio padre fosse morto prima di lei, se non avessi frequentato certe persone e capito certi valori, se mia mamma in vita non mi avesse dato un certo esempio, se ..., se ..., se...
    Dove è il merito? E' un disegno, un ordito voluto da qualcuno in alto, dall'Omino che sta lassù, come la mia mamma chiamava Dio, una strada segnata che sarebbe stato impossibile non percorrere.
    Nei giorni passati ho pubblicato una foto della mia mamma da giovane ed ho avuto una bellissima e piacevolissima sorpresa, centinaia di persone hanno guardato quella foto e in molti hanno voluto fare il loro meraviglioso commento. Sono rimasto allibito, non mi aspettavo così tanto interesse e ne sono lusingato, ma senza Mamma Zizzi nulla sarebbe stato fatto di tutto ciò che io e Roberta abbiamo costruito.
    Senza Dio nulla sarebbe stato fatto di tutto ciò che esiste.

  23.  

    Addì 1 gennaio 2014

    Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
    E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
    Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
    Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
    I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
    Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre

    Luca 2,16-21

  24.  

    Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore

    Indossiamo tutti una maschera

    Quando un nostro caro viene meno, decine, centinaia di persone ci manifestano la loro solidarietà, ci frastornano con le loro affettuose attenzioni. Passa una settimana e ancora tanti, ma sicuramente meno, sono quelli che ci chiamano per chiederci come stiamo. Dopo un mese solo qualche amico, dopo un anno in pochi si ricordano ancora del tuo dolore. Eppure quel dolore è lì, cova sotto la cenere, basta un compleanno, una ricorrenza, un ricordo qualsiasi perché riviva più forte che mai. Dobbiamo imparare ciascuno a mettere una maschera, il mondo così ci vuole, questo desidera da noi. La gente che soffre, che piange non è vista di buon occhio e viene scansata, così per sopravvivere abbiamo imparato a rispondere alla domanda "come va" con un "bene" accompagnato da un sorriso.
    Ricordo che un mio amico qualche anno fa mi mandò un messaggio di auguri per Natale e non passavo un momento felice, o forse semplicemente mi prese in un attimo di scoramento, così risposi con sincerità facendo una lista dei principali problemi che stavo affrontando in quel periodo. Apriti cielo. Non lo avessi mai fatto. Mi ha mandato un messaggio di fuoco della serie "io ti mando un messaggio di auguri, di gioia e tu mi ripaghi con le tue sofferenze, che razza di persona sei?"
    Ho imparato che nella vita ci si dovrebbe tenere tanto dentro per compiacere gli altri, ma questo aggiunge sofferenza al dolore che già vive in noi.
    Ho tanti difetti e fra questi sicuramente un'estrema sincerità, al punto che anche senza volerlo mi si legge in faccia ciò che provo, non so fingere, ed oggi questo è visto come un grande difetto.
    Nel Vangelo si legge che "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore". In questo mondo la sincerità non è richiesta, non è apprezzata e spesso è vista come una debolezza, un'arma da usare contro di noi.
    Uno dei nostri ragazzi qualche tempo fa ci disse "io non so dialogare", poi il giorno dopo mi prese da parte per dirmi che di lì a cinque giorni se ne sarebbe andato. Fu grande sofferenza, anche perché erano mesi che aveva deciso e non aveva il coraggio di parlarne per paura di ferirci, non ci ha coinvolto nella sua decisione, non ci ha dato né la possibilità di consigliarlo, né il tempo per accettare la cosa. Si pensa che a volte tenersi dentro le cose serva a non far soffrire gli altri, ma è solo paura di non sapersi raffrontare e così facendo si crea dolore agli altri.
    Diverso il caso di Maria che serbava certe cose nel suo cuore per proteggere Gesù dalla cattiveria dei suoi contemporanei e forse perché per lei era una cosa talmente grande da non potersi confidare con nessuno.
    Ma noi siamo uomini tra gli uomini ed un po' più di apertura verso il nostro prossimo sarebbe richiesta, sia nell'essere sinceri, sia cercando di capire cosa quella persona provi al di là di tante parole e sorrisi di circostanza.
    Si soffre nel ricordo di una persona cara non solo dopo un mese o dopo un anno, si soffre sempre ed avere le persone vicine ci farebbe sentire quel dolore meno forte.

  25.  

    Addì 2 gennaio 2014

    E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
    Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».
    Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».
    Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
    Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
    Essi erano stati mandati da parte dei farisei.
    Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
    Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
    uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando

    Giovanni 1,19-28

  26.  

    Che cosa dici di te stesso?

    Chi siamo noi?

    Molto spesso capita che presi da un ruolo che ci viene assegnato dagli uomini, dalla vita, da Dio ci esaltiamo e andiamo oltre il nostro mandato. Non è raro il caso in cui ci si senta superuomini e superdonne e si pensi di poter cambiare il mondo, magari perché diverse persone ci osannano e ci portano su un palmo di mano.
    Ma chi siamo noi veramente?
    Nel Vangelo c'è una figura che mi è sempre piaciuta, quella di Giovanni Battista.
    Era molto seguito, un grandissimo numero di persone lo osannava a credeva in lui ascoltando le sue parole ed i suoi insegnamenti, ma è sempre stato umile e quando venne interrogato dalle autorità su chi fosse, rispose "non sono il Cristo" aggiungendo poi "Io sono voce di uno che grida nel deserto". Quanta umiltà, dire a chi lo osteggiava che non era nessuno, che era solo un messaggero, uno che annunciava la venuta del figlio di Dio.
    Anche noi dovremmo rivestirci di questa modestia, confessare apertamente, prima di tutti a noi stessi, di non essere nessuno, di essere solo un piccolo pezzettino di umanità, una luce riflessa di Dio, un barlume di speranza per chi soffre.

  27.  

    Addì 3 gennaio 2014

    Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
    Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
    Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».
    Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
    Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
    E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio»

    Giovanni 1,29-34

  28.  

    Chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto ...

    Siamo semplici apripista

    Ognuno di noi è inviato in questo mondo da Dio, per chi non crede può dire "vita", che si serve di altre persone per indicarci la strada da seguire. Incontri che avvengono all'apparenza casualmente, ma guardandosi indietro capiamo che di casuale avevano ben poco.
    Don Luigi era un sacerdote napoletano che aveva dedicato la sua vita alla Madonna nel Santuario mariano di Montenero nei pressi di Livorno. Approdai al santuario con Roberta dopo pochi mesi che era morta la mia mamma, quando il dolore era ancora lancinante e niente e nessuno riusciva a consolarmi, quando le scelte di vita erano in movimento e tutto era possibile, aperto ad ascoltare qualunque proposta.
    Entrammo per fare una preghiera e questo sacerdote sulla cinquantina stava leggendo il Vangelo durante la Messa feriale con la chiesa gremita di gente. Letta la parola di Dio disse "ci sono molte persone che mi criticano perché le mie prediche sono troppo lunghe, si vede questi signori, alcuni dei quali sono qui in chiesa quest'oggi, sono più bravi di me nello spiegare il Vangelo in minor tempo. Invito questi signori a salire all'ambone al posto mio adesso" e si mise e sedere. Pensai che dopo qualche secondo avrebbe dimostrato che non c'era nessuno ed avrebbe fatto lui la predica. Ma non andò così. Lasciò passare un quarto d'ora. Quindici minuti in cui sembrava di essere in classe e nell'assoluto imbarazzante silenzio ognuno si nascondeva dietro le colonne per paura di essere "interrogato".
    Passato questo lungo lasso di tempo disse "in tanti sono bravi a criticare, ma nessuno poi se la sente di prendere il tuo posto e far vedere di saper fare meglio".
    Volli conoscere quell'uomo così pazzo ed il giorno dopo andai a parlare con lui, gli raccontai la mia storia e gli chiesi come avrei potuto fare per andare in missione in Africa, a chi mi sarei dovuto rivolgere. Mi rispose "Tu sì scemo, c'è tanto da fare qui".
    Da quel giorno iniziò con Don Luigi una meravigliosa amicizia e per me prese avvio quel cammino che il Signore aveva preparato per me.
    Quello che faccio io con Roberta, Carmela, Nonna Pina e tutti gli amici che nel tempo ci hanno seguiti altro non è che "battezzare con l'acqua", far entrare a nuova vita tanti ragazzi ai quali cerchiamo di dare una seconda chance, ma davanti a noi, sopra di noi c'è Dio che "battezza con spirito".
    Siamo semplici apripista, felici di esserlo, felici di essere utili in questo grande progetto voluto dal Signore che si chiama Vita.

  29.  

    Addì 4 gennaio 2014

    Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
    e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».
    E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
    Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».
    Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
    Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
    Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»
    e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)»

    Giovanni 1,35-42

  30.  

    Gesù allora si voltò

    Grazie mamma di esistere

    Quante volte mi sono voltato nella mia vita per vedere chi avessi dietro o vicino a me. Quando ero bambino in fasce ogni volta che mi voltavo vedevo tantissime persone pronte a sorreggere i miei passi, attente che non mi facessi male sbattendo in qualche spigolo nel tentativo di imparare a camminare da solo. Crescendo le persone sono diminuite, ma ogni volta che mi voltavo vedevo i miei genitori, i nonni, i vari parenti pronti a darmi qualche consiglio di vita e, incoraggiato da tanta attenzione, guardavo avanti e proseguivo nel mio cammino. Da ragazzo ero scontroso e sempre sulla difensiva, ma ogni volta che mi voltavo c’era lei, la mia mamma, l’unica capace di capirmi, sostenermi, amarmi al di là del mio brutto carattere di adolescente forte di carattere, l’unica pronta a prendersi i miei morsi pieni di rabbia contro il mondo, l’unica capace di sedare le tempeste che turbinavano nel mio cuore e riportare la calma, l’unica il cui sguardo era una poesia che proveniva dal cuore dedicata e scritta solo per me. Non ci sono premi poolitzer, strega o nobel per le mamme, ma è la mia mamma ad aver conquistato il primo posto nel mio cuore.
    Ed oggi che sono grande, oggi che la mia mamma non c’è più da ventotto anni, ancora mi volto per scorgere il suo tenero sguardo posato su di me, e non vedo più il suo volto, ma sento la sua presenza, sento che i suoi occhi studiano ogni mia mossa, le sue orecchie sono tese ad ascoltare ogni mia parola, la sua mente pronta a captare ogni mio pensiero, il suo cuore dedicato ad amarmi per quello che sono, con pregi e difetti, con le mie mancanze e le mie colpe.
    Grazie mamma di esistere

  31.  

    Addì 5 gennaio 2014

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
    la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  32.  

    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini

    Tutte le mamme del mondo

    Quando una donna concepisce un figlio ritengo che provi la gioia più grande che si possa sperimentare su questa terra, una gioia che gli uomini non possono nemmeno immaginare e che molte donne non potranno mai provare. Un uomo nasce e cresce con la consapevolezza di non poter mai sperimentare tale sentimento e se ne fa una ragione, ma quasi tutte le bambine crescono con l’idea di divenire un giorno mamme, di portare in grembo un figlio. Ci sono donne che pur volendo un figlio non riescono ad averlo, ed altre che per una scelta generosa rinunciano alla maternità a favore di altri per il bene di tanti bambini che hanno bisogno di loro. Sono le più coraggiose, quelle che sono disposte a soffrire ogni giorno, quelle che ogni volta che vedono un bambino piccolo si immedesimano in quella mamma che lo porta in braccio, ma sono anche quelle alle quali il Signore ha riservato una gioia ugualmente grandissima, quella di essere mamme all’infinito. Ogni volta che da noi arriva un bambino è come partorire, è come ricevere il dono della maternità e della paternità anche oltre i limiti naturali. Qualcuno potrebbe pensare che sia un premio di consolazione, ma nella vita non ci sono vincitori né vinti, ma solo giocatori che si aiutano nel portare a termine il gioco completando il giro del tabellone e tornare alla casella di partenza. C’è chi percorre la vita senza saltare una casella, c’è chi invece pesca anzitempo la carta che lo rimanda al via, ma tutti, prima o poi, là ritornano. Non è apprezzabile fare la rincorsa per finire il giro, importante è invece costruire lungo il percorso sui terreni a noi assegnati. Avere un figlio, averne due, averne cinque non è un parametro per valutare la bontà di una persona perché sarebbe inutile avere tanti figli e poi non educarli all’amore, al rispetto del prossimo, alla solidarietà. Il giudizio su di noi arriverà sulla scorta di quello che saremo riusciti a fare, sulla qualità dell’amore che avremo cercato di trasmettere, sulla forza che avremo impiegato per amare i bambini che il Signore ha deciso di inviarci, siano essi figli naturali, in adozione o in affido. Ogni donna è mamma, ogni donna ha in sé il seme che farà nascere un figlio,ed ogni donna nella vita ne partorirà almeno uno. Ho visto donne che non potevano avere figli o avevano deciso di non averne essere molto materne e pronte all’accoglienza, capaci di amare i bambini che transitavano nei loro cuori, quante suore missionarie curano le ferite dei bambini nel sud del mondo, quante zie accudiscono i nipoti come fossero loro figli, quante mamma adottive o affidatarie cullano i bambini partoriti da altri. La verità è che ogni bambino che nasce è figlio di ciascuno di noi ma, lasciatemelo dire, è un po’ più figlio delle donne, di questi esseri simili ad angeli nella loro bellezza capaci di sacrificarsi oltre ogni limite per amare un bambino.

  33.  

    Addì 6 gennaio 2014

    Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:
    «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».
    All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
    Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
    Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
    E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
    Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
    Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
    Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
    Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese

    Matteo 2,1-12

  34.  

    Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva

    Non perdiamo di vista la nostra stella

    Il racconto dei re magi è noto a tutti, la stella che da oriente sorge e guida il cammino di questi personaggi fino a Gesù bambino. Per molti è solo una favoletta che si racconta ai bambini al pari della venuta di babbo Natale o della befana. Ma quella stella esiste veramente e indica la strada ad ognuno di noi. Bisogna saperla scorgere, avere la costanza di seguirla, il coraggio di crederci. Sono i nostri sogni, le nostre speranze, le aspettative. Chi rinuncia a rivolgere gli occhi verso il cielo e guarda solo alle cose terrene si accorgerà presto che quella che sta vivendo è una vita senza sapore. Le cose materiali svaniscono, i sogni restano, anche dopo averli raggiunti perché rimane in noi il gusto della conquista fatta con amore. Non una guerra, una battaglia, bensì la gioia di essersi affidati ad una stella, Dio per chi crede, ed aver portato doni preziosi a Gesù nelle vesti del nostro prossimo

  35.  

    Addì 7 gennaio 2014

    Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
    e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
    Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
    il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
    Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
    Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
    La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.
    E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano

    Matteo 4,12-17.23-25

  36.  

    Su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata

    Quando siamo disperati

    Molte persone vengono prese dalla disperazione, davanti a sé vedono solo il buio e non trovano soluzione ai loro problemi. Un figlio che muore, un marito o una moglie che se ne vanno da casa, un figlio che va su una brutta strada, il lavoro che manca, la fame che incombe, l’impossibilità di mantenere la propria famiglia, la scoperta di una brutta malattia. Problemi senza soluzione per le nostre misere forze. Ecco che allora cerchiamo aiuto e conforto negli altri, ma ognuno ha i suoi problemi, i propri limiti e spesso non troviamo quel conforto di cui avremmo bisogno ed il problema resta lì, insormontabile, che incute paura.
    Vedo tanti ragazzi baldanzosi e forti fare grandi proclami contro Dio, contro la Fede, proclamare che pregare è cosa da bambini e da vecchiette,sfidare il Signore con bestemmie canzonando coloro che entrano in chiesa. Sono nel pieno delle loro forze, presuntuosi al punto da pensare di avere la forza di piegare il mondo ai loro voleri e piaceri,ma anch’essi saranno un giorno adulti con una famiglia da mantenere, genitori con figli da accudire, anche loro un giorno si ammaleranno avranno un brutto incidente o perderanno una persona cara e cadranno nella disperazione.
    A chi si rivolgeranno quando avranno tentato tutte le strade? A chi guarderanno quando si sveglieranno una mattina dietro l’altra piangendo per non sapere come comportarsi in una certa situazione?
    Gesù è venuto su questa terra per portare una speranza, per portare la luce a chi è nelle tenebre, per donare la gioia e la vita a chi sia nella disperazione. Quando stiamo male, quando le persone ci scansano, l’unico ad esserci sempre è Dio, con il suo amore, con le sue parole piene di futuro, con il suo perdono qualunque sia la colpa della quale ci siamo macchiati. L’unico vero amico che mai ci tradirà, l’unico del quale poter avere fiducia.

  37.  

    Addì 8 gennaio 2014

    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
    Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;
    congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare».
    Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?».
    Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci».
    Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.
    E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.
    Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.
    Tutti mangiarono e si sfamarono,
    e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.
    Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini

    Marco 6,34-44

  38.  

    Voi stessi date loro da mangiare

    Che possiamo fare noi?

    Dinanzi ai mali del mondo ci troviamo impotenti. Ci troviamo spesso a pensare "Che possiamo fare noi?", allarghiamo le braccia, recliniamo il capo scuotendolo, e sconsolati continuiamo per la nostra strada.
    Bello avere il pensiero per gli altri, ma con il pensiero la gente non mangia. Ognuno di noi può fare qualcosa. Da solo non sconfiggerà la fame, non farà cessare le guerre, non toglierà tutti i bambini dalle mani dei loro aguzzini, non consolerà tutti i malati della terra.
    Nel Vangelo si racconta della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Qualcuno ci crede, qualcuno no. Non importa, tralasciamo quanto ci viene raccontato di ciò che avvenne duemila anni fa e vediamo cosa accade ai nostri tempi. Anche oggi possiamo assistere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, davanti ai nostri occhi. Quante associazioni nascono e crescono dando aiuto a tanta gente? Ma chi sono le associazioni? Sono aggregati di persone.
    Quando ho iniziato ad occuparmi dei bambini ero solo con Roberta, poi sono arrivati altri quattro, cinque, dieci ragazzi a darci una mano. Qualcuno si è perso, ma quelli che sono rimasti hanno portato altri quattro, cinque, dieci persone e così via. Oggi siamo in tanti, oggi assistiamo ad una continua moltiplicazione dei pani e dei pesci.
    Non andiamo avanti sconsolati, ognuno di noi è uno di quei pani, uno di quei pesci che nella mani di Dio si può moltiplicare sia portando il proprio aiuto, sia facendo da apripista a tanti altri.
    Non arrendetevi, non pensate di essere troppo piccoli davanti ai mali del mondo. Voi siete uno di quei cinque pani, uno di quei due pesci diventati cibo per migliaia di persone

  39.  

    Addì 9 gennaio 2014

    Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.
    Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.
    Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.
    Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
    Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare,
    perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!».
    Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,
    perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito

    Marco 6,45-52

  40.  

    Non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito

    Litighiamo?

    Da quando c'è facebook ogni cosa che dico trova sempre qualcuno che in maniera accanita si rivolta contro con una rabbia da cane randagio, affamato di sangue in cerca della sua vittima.
    Non c'è principio, valore, idea che non trovi qualche fermo oppositore.
    Parlo di aborto e si scatena una guerra e vengo tacciato di oscurantismo.
    Parlo di accoglienza verso gli emigrati e vengo accusato di essere, al pari di tutte le onlus, la rovina del paese o peggio parte della mafia.
    Parlo di rispetto della vita dicendo che l'uomo deve venire sempre e comunque prima degli animali, e sono indicato come un insensibile privo di cuore.
    Cerco il dialogo in continuazione, ogni giorno, tentando di toccare gli argomenti di cronaca, fede, sociali ma trovo sempre qualcuno pronto ad attaccare a testa bassa, urlando e offendendo.
    Il dialogo e' altra cosa.
    Non sono qui a lamentarmi, figuriamoci, nessuno mi ha mai tappato la bocca e nessuno mai ci riuscirà, nemmeno dopo la mia morte perché le mie parole resteranno scritte per quei pochi o tanti che vorranno leggerle. Sono però molto dispiaciuto nel vedere come non ci sia capacità al dialogo. Perché allora lamentarsi se il mondo va a rotoli, se vengono alzate barricate, se i politici litigano anziché mandare avanti il paese, se ci sono tanti divorzi?
    Ritengo essere un problema di tanti oggi quello di non riuscire a parlare con tranquillità di qualcosa sulla quale non è d'accordo. Capisco che non sia facile. Fino a poco tempo fa ero così anche io, poi le bacchettate di tante persone che inneggiavano al dialogo mi hanno fatto capire la differenza, ed il risultato c'è stato, anche se con un cammino lungo e doloroso.
    Non smetterò mai di affrontare gli argomenti a me cari perché lo faccio per i miei ragazzi, cerco di insegnar loro il dialogo, il coraggio delle proprie idee anche a costo di essere disprezzato da qualcuno ed essere escluso da altri.
    Gesù lo hanno messo in croce e tanta gente è stata uccisa per le proprie idee. E' Gesù, con il suo esempio, a darmi il vigore di andare avanti e vorrei tanto trasmettere questa forza almeno ai miei bimbi affinché crescendo trovino il coraggio di dire la propria, di far valere ciò che pensano, di non smettere mai di tenere aperta la porta del cuore al dialogo.
    Nel Vangelo si dice che i discepoli non avevano capito la moltiplicazione dei pani, essendo il loro cuore indurito. Mi piace pensare che tanta gente che oggi augura la morte ad una ragazza perché vive grazie alla sperimentazione sugli animali, o vorrebbe ributtare in mare i nostri fratelli che fuggono dalla fame e dalle guerre dal sud del mondo, o non accoglie un bambino vittima di violenza, o inneggia allo sterminio dei rom abbiano il cuore indurito e siano così aggressivi o chiusi perché nessuno ha insegnato loro ad amare veramente, ad accettare l'altro con le sue diversità anche nelle idee.
    Sono coloro per i quali maggiormente prego Dio, non perché abbiano idee diverse, sarebbe estremamente noioso se la pensassimo tutti nello stesso modo, ma affinché imparino il dialogo, quello vero, senza offese, senza ricatti, senza chiusure. Se poi dovessimo rimanere della propria idea male di poco, ma dovremmo cercare quali possano essere i punti in comune e su quelli collaborare per il bene di tutti.
    Brontoliamo tanto i politici, ma altro non sono che l'immagine della nostra società.

  41.  

    Addì 10 gennaio 2014

    Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
    Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
    Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?»

    Luca 4,14-22a

  42.  

    Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi

    Le promesse sono tante, le parole molte, i fatti in realtà pochi

    Quando desideriamo ardentemente una cosa ci lasciamo facilmente abbagliare da chi ce la promette senza fatica ed in tempi rapidi. Vuoi un lavoro? Vuoi entrare nella moda, nel mondo dello spettacolo? Niente di più facile, ci dicono, fai questo e quest'altro ed il gioco è fatto, ed entro poco guadagnerai così tanto, sarai così famoso da poterti permettere mari e monti.
    Passano i giorni, le settimane, i mesi e le promesse fatte non vengono mantenute, i doveri ci sono, i favori li abbiamo eseguiti, i ricatti subiti, ma di quello che era il nostro sogno non si è vista la benché minima briciola di realizzazione.
    Quanti ragazzi ho visto andar via a diciotto anni dietro la promessa dei loro genitori di avere una vita facile e bella, senza studiare, senza lavorare, con tanti diritti e nessun dovere.
    Per quanto abbiam detto loro che la realtà è ben diversa da queste loro fantasie, hanno preso il volo lo stesso, sono andati a sbattere contro il muro facendosi spesso molto male.
    Giovanni aveva due anni e mezzo quando è venuto da noi, ma a quattordici scalpitava per vivere il mondo. Aveva un'intelligenza fuori dal comune, capiva qualsiasi cosa anche se era distratto, una facilità a memorizzare che era impressionante, un avvenire davanti nel quale avrebbe potuto fare qualsiasi cosa avesse voluto. Di seicento ragazzi è stato sicuramente il più intelligente e furbo.
    La madre faceva il mestiere più vecchio del mondo, ma il sogno di Giovanni era di tornare con lei, la quale gli prometteva tanto amore, quell'amore che non le aveva dato quando da bambino non mangiava, o veniva da noi con le cicche di sigarette spente in viso. A quattordici anni compie una scelta, complici i servizi sociali, quella di andare in una struttura con meno regole della nostra famiglia, talmente tante in meno che Giovanni era praticamente libero di fare qualsiasi cosa volesse, come rubare, andare senza sorveglianza a casa dalla madre e dai fratelli drogati, smettere di studiare. Che pena in quegli anni vedere che buttava via la sua vita.
    A diciotto anni è tornato dalla madre, è entrato nella droga per poi, dice lui, ed io spero sia vero, uscirne dopo tre.
    L'ho rivisto a Natale. Il mio amore per lui è immutato, ma che fitta al cuore vedere come abbia buttato via la sua vita, i denti sciupati, il lavoro che non c'è, la difficoltà a pagare affitto e bollette, sbarcare il lunario.
    Chi non ha fede in Dio considera Bibbia e Vangelo come una favola per bambini, ma vorrei che per una volta prendessero in mano la vita di Gesù e la leggessero. Quante verità in quelle parole, quante promesse nella Bibbia che trovano fondamento nel Vangelo. Si può non credere in Gesù che sia figlio di Dio, ma è più facile credere nell'uomo che racconta sempre bugie?
    In campagna elettorale tutti promettono e poi, una volta eletti, tutti tradiscono le promesse fatte. Non sempre è colpa del singolo politico che magari crede veramente in ciò che ha promesso, ma la leggerezza dei suoi proclami non fa di lui una persona meno colpevole di averci ingannato, seppur in buona fede.
    Nel mondo dello spettacolo o della moda quante ragazzine sono irretite da chi abbia un po' di potere, la possibilità di farle apparire in qualche rivista in cambio di prestazioni sessuali?
    Nel mondo del lavoro la promessa di futuri contratti porta molti ragazzi ad accettare situazioni lavorative scabrose, ed in molti casi chi cerca un impiego promette mari e monti al datore di lavoro, millanta di saper fare mille cose per poi risultare essere uno scansafatiche attento solo allo stipendio e ai giorni di ferie.
    Nel sociale grandi proclami per aiutare questa o quella famiglia per poi dar loro solo le briciole e spesso nemmeno quelle.
    Molti non credono alle promesse di Dio dicendo che non esiste, ma sono disposti a credere alle promesse dell'uomo.
    Dio ci chiede un percorso tortuoso, a volte veramente difficile, ma poi mantiene fede all'alleanza che stringe con ognuno di noi.
    L'uomo ci promette percorsi facili, ma poi quasi mai mantiene quanto stabilito.
    Mi domando, ma dopo tante delusioni perpetrate dall'uomo sulla nostra pelle, non sarebbe l'ora di cominciare a credere in Dio prima che nelle tante facili promesse provenienti dall'essere umano?

  43.  

    Addì 11 gennaio 2014

    Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi sanarmi».
    Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii risanato!». E subito la lebbra scomparve da lui.
    Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: «Và, mostrati al sacerdote e fà l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi».
    La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.
    Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare

    Luca 5,12-16

  44.  

    Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare

    La strada giusta da percorrere

    In questi giorni gli ospedali sono al collasso ed i pronto soccorsi non riescono più a contenere le folle che premono per farsi visitare, tanto che in un'occasione sono state addirittura sfondate le porte.
    Quando si è malati, quando non sappiamo più come fare da soli ad andare avanti, ci rivolgiamo a chi pensiamo possa esserci di aiuto. Se stiamo male assediamo gli ospedali, se abbiamo fame assaltiamo i negozi, se siamo alla disperata ricerca di un lavoro picchettiamo i centri per l'impiego e facciamo sit in davanti al Ministero.
    Che bischeri che siamo. C'è una porta sempre aperta per la risoluzione dei nostri guai, non ci sono liste di attesa, non c'è da aspettare il nostro turno, non si trovano inservienti scortesi, si ha sempre una risposta contenente il seme della soluzione al nostro problema.
    Non è necessario andare in chiesa per trovare Dio, non bisogna compiere riti o gesti per parlare con lui, non è necessario essere battezzati o far parte di qualche circolo speciale per avere la sua attenzione, basta solo fare deserto dentro noi, isolarsi dal mondo per un breve istante, far finta che tutti i rumori ed i vocii che ci circondano spariscano per un attimo. Le parole sono quelle del cuore, la lingua è quella dell'amore, la chiave di lettura è la certezza di essere ascoltati e la consapevolezza di ricevere una risposta ai nostri interrogativi.
    Quando andiamo dal medico perché abbiamo un forte dolore egli può dirci che non abbiamo niente, che si tratta solo di una cosa passeggera, ma potrebbe anche dirci che stiamo molto male e per guarire abbiamo bisogno di un'operazione urgente e dolorosa. Non per questo il medico è meno buono o meno bravo. Non si sa perché, ma quando si tratta di chiedere aiuto a Dio vorremmo avere soltanto un parere positivo, non vorremmo sentirci bacchettati per un nostro cattivo comportamento, non vorremmo sentirci dire di dover affrontare una strada in salita.
    Il Signore è un buon medico, il migliore che ci sia, affidiamoci alle sue cure, seguiamo le sue prescrizioni, proviamo ad intraprendere la strada tortuosa che ci indica, ne ricaveremo una grande gioia.
    Per me, con la morte della mia mamma è stato così, ed ogni volta che gli chiedo aiuto egli me lo concede, ma a modo suo e non sempre lo capisco, ma lo accetto e dopo un po' di tragitto mi accorgo che la strada che non avrei mai preso era quella giusta da percorrere.

  45.  

    Addì 12 gennaio 2014

    In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.
    Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?».
    Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì.
    Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.
    Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»

    Matteo 3,13-17

  46.  

    Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto

    Sabato mattina a scuola

    Nei giorni scorsi nelle scuole frequentate dai nostri ragazzi sta passando una circolare per chiedere ai genitori se per il prossimo anno preferiscano che i figli vadano a scuola il sabato oppure no. Dispiace vedere come in grande percentuale la risposta sia stata quella di avere i figli a scuola nel giorno di sabato, ma ancor più rattrista sentire il vociare tra le mamme che commentano "se mio figlio resta a casa il sabato mi tocca di stare con lui".
    Ma come? Io anelo ad avere tempo e risorse per stare con i miei ragazzi, anche quando sono stanco mi ritempro a passare il tempo con loro, vorrei giocare, andare a pesca, fare passeggiate nel bosco, uscire per delle gite, ed invece spesso non è possibile perché la scuola impegna, tra studio ed orari di lezioni in classe, la maggior parte del tempo, anche nei fine settimana.
    Al momento del battesimo di Gesù una voce si udì dal cielo "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Quale genitore non si compiace del proprio figlio, quale genitore non desidera ardentemente di stare in compagnia del proprio figlio? Evidentemente non tanti.

  47.  

    Addì 13 gennaio 2014

    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
    Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
    Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».
    E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.
    Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono

    Marco 1,14-20

  48.  

    Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini

    Ributtiamoli a mare

    Un'immagine bellissima, molto attuale al giorno d'oggi, è quella pronunciata nel Vangelo da Gesù quando, rivolgendosi ai futuri apostoli li esorta a seguirlo dicendo "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini"
    Penso a quante persone vengano tratte in salvo dal mare ogni giorni, quanti disperati alla ricerca di pace e tranquillità, di un lavoro, di un ricongiungimento.
    Ci sono tante persone che fanno del bene, ma l'accoglienza verso chi è disperato penso sia la forma più bella d'amore.
    Sul giornale si legge che altri duecentotrentasei migranti sono stati tratti in salvo al largo di Lampedusa, ma purtroppo si legge anche che la ministra per l'integrazione Kyenge è stata duramente contestata con insulti ed offese e che solo l'intervento della polizia in tenuta antisommossa ha evitato il peggio.
    Ma non solo "mare" inteso come acqua.
    Quanta disperazione nelle nostre città, quanti annegano nei debiti, nella burocrazia, nelle promesse fatte e non mantenute, in processi che durano anni, nella paura di essere uccisi per aver fatto il proprio dovere.
    Il razzismo è una brutta bestia che dilaga ogni giorno di più.
    Ricordo quando a diciassette anni ho frequentato per un anno un liceo nei pressi di Padova. Ero considerato il terrone, quello da prendere in giro, da mandare via. In quel periodo ci fu un'eruzione piuttosto intensa e prolungata dell'Etna e in alcune parti del nord Italia si formò un gruppo denominato "Forza Etna" che incitava alla distruzione di tutti i siciliani.
    Che schifo, permettetemi il termine, che schifo mettere al bando altre persone, considerarle inferiori, non degne di rispetto, di pari dignità.
    E' chiaro che ci siano delle divergenze di cultura ed è giusto che coloro che vengano in Italia rispettino leggi e costumi del nostro popolo, ma non si può e non si deve impedire a nessuno di cercare aiuto presso di noi.
    La ministra Kyenge sta facendo il suo lavoro, sta cercando di integrare chi arriva con coloro che abitano qui da tempo.
    Lasciamola lavorare, portiamole rispetto perché non bisogna avercela contro chi fa del bene alla gente, ma semmai dobbiamo criticare le azioni cattive che verso le persone vengono perpetrate. Dovremmo essere solidali con chi scappa dalle guerre che insanguinano l'Africa e non gridare contro di loro inneggiando alla loro morte.
    Sarò sempre schierato con le persone che soffrono, con la gente che ha bisogno del nostro aiuto, e se questo volesse dire crearsi dei nemici, sarò felice di essere odiato per questo.

  49.  

    Addì 14 gennaio 2014

    Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.
    Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
    Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
    «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
    E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo».
    E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
    Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
    La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea

    Marco 1,21-28

  50.  

    Io so chi tu sei: il santo di Dio

    Il male che promuove il bene

    Perché la mafia ha ucciso Borsellino e Falcone? Perché Riina minaccia di morte il giudice Di Matteo? Perché il boss mafioso messina denaro starebbe cercando del tritolo per uccidere il giudice Teresa Principato?
    La risposta ci appare ovvia, perché sono persone scomode per chi opera il male.
    Quando è che le coscienze si risvegliano? Purtroppo quando accade un fatto di sangue ai danni di brave persone che combattono il mafioso, il delinquente, il dittatore. Sembra assurdo ma la miglior pubblicità al bene è proprio il male a farla.
    Quando lo stato, i politici mettono i bastoni fra le ruote alle associazioni o alle persone che impiegano tempo e risorse per aiutare i più deboli, significa che qualcosa non va. O l'associazione è marcia e deve essere sradicata, oppure l'istituzione che la combatte non fa bene il proprio dovere oppure è deviata.
    La parola d'ordine, in questi casi, è "costanza". Non arrendersi mai, non abbandonare la lotta, anche quando ti ritrovi solo, quando non puoi andare da nessuna parte senza una scorta, quando devi rinunciare a tante cose per non mettere in pericolo altri, quando sai di essere nel giusto e le istituzioni ti chiudono le porte o ti osteggiano. Ogni giorno è una lotta, ma le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare. Grazie a uomini come Falcone e Borsellino il mondo è migliore, anche se magari non ce ne avvediamo. Grazie ad uomini come loro che in molti si alzano al mattino con la voglia di lottare, grazie a loro se le persone sono maggiormente consapevoli del male che attanaglia il mondo.
    Non solo giudici, non solo mafia, non solo morti ammazzati, ma c'è un mondo di gente che dona la propria vita per il bene degli altri. Sono persone comuni, persone la cui vita non verrà mai scritta, che non vedranno ma il loro nome sul giornale o un monumento nelle piazze, ma che ogni giorno lottano con fatica contro la prepotenza, l'arroganza, l'inciviltà, le malelingue, la cattiveria, l'egoismo. Un esercito che aiuta bambini maltrattati, donne sole e violentate, prostitute, drogati, immigrati. Un esempio per tutti noi a rimboccarci le maniche, a non arrendersi per curare i malanni di questo nostro mondo martoriato da tanto male.
    In troppi rifiutano la battaglia, in troppi dicono "chi me lo fa fare" e di fatto lasciano che il male vinca sul bene, che tanti bambini siano ogni giorno vittime dei loro carnefici all'interno delle proprie famiglie.
    Fatevi picchiare, sputare addosso, deridere, significa una cosa sola, che siete sulla strada giusta.