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  1.  

    Addì 26 novembre 2013

    Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:
    «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
    Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.
    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
    Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,
    e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo

    Luca 21,5-11

  2.  

    Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta

    Per creare ordine ci vuole il disordine

    Spesso mi domando perché c'è una fase della vita, l'adolescenza, in cui Dio ci ha programmati per essere ribelli, andare contro corrente, osteggiare le cose più palesi, rifiutare tutto ed il contrario di tutto. Credo che il motivo stia nel fatto che nulla si crea, nulla si trasforma senza una dolorosa e difficile trasformazione. Guardate il bruco che diventa farfalla, il pulcino che deve uscire dall'uovo. Così è per l'uomo in tutta la sua vita. Quante pene d'amore per conquistare la persona amata, che fatica per mantenere in piedi un buon rapporto, una famiglia, un lavoro, un cliente. Per far crescere un popolo occorre spesso una rivoluzione, talvolta fatta con le armi, altre volte solo ideologica. Fa parte del nostro essere, fa parte di noi. Così per chi crede è naturale che la morte sia parte della vita, l'atto finale, la prova più difficile da superare. Pensate quale soddisfazione per un adolescente che entri nel mondo degli adulti dopo aver capito i propri errori, quanta esperienza e quanta forza ha acquisito, o che gioia nel poter godere dell'amore dell'uomo o della donna faticosamente conquistato, quanta soddisfazione nel guardarsi indietro e poter vedere di aver costruito qualcosa di buono da lasciare ai propri cari, al mondo intero. Se così è durante la nostra vita, a maggior ragione deve necessariamente esserlo alla fine della nostra esistenza. Tribolazioni, pene, preoccupazioni, dolori, tragedie non possono essere fini a sé stesse, ma segnano un passaggio, un momento di grande difficoltà per raggiungere una vita migliore. La distruzione del nostro corpo non può e non deve essere fine a sé stessa. Anche gli amici atei che non credono nel Paradiso dopo la morte possono avere una loro eternità, dopo la vita su questa terra, nella memoria e nel ricordo delle persone alle quali hanno fatto del bene che le ricorderanno per sempre, tramandandone lo spirito, i valori ed i principi.

  3.  

    Addì 27 novembre 2013

    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
    Questo vi darà occasione di render testimonianza.
    Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;
    io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;
    sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
    Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

    Luca 21,12-19

  4.  

    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

    Non mollate mai

    E' difficile vivere ogni giorno, alzarsi al mattino con mille pensieri nella testa, situazioni da risolvere, liti causate dalla stanchezza, critiche rabbiose per opinioni differenti. Ogni sera andare a letto talmente stanco da non avere il tempo nemmeno di aprire un libro perché gli occhi si chiudono immediatamente.
    Ma quanto è bello costruire qualcosa, dare un avvenire ad un bambino, donare un sorriso e strappare una risata a chi in un letto di ospedale sta aspettando la morte, abbracciare un amico che ha bisogno di te, visitare un carcerato, trovare lavoro ad un padre di famiglia.
    Costruire. Quanto tempo ci vuole? Quanta fatica? Quanta sofferenza?
    Non lo so, ma non importa. L'unica cosa che conta è costruire per dare una casa a qualcuno, per migliorare il mondo, per alleviare la sofferenza di coloro che vivono una vita di stenti.
    Quando si è stanchi il nostro fisico ci chiede di fermarci, di metterci a sedere, di andare a dormire, di tralasciare le attività che ci mettono alla prova. Ecco, questo è il momento di perseverare, di pigiare sull'acceleratore, di mettere più forza e determinazione nel fare qualcosa.
    A volte ci domandiamo dove troviamo le forze per ottemperare ai tanti impegni, per ascoltare il lamento di chi ha bisogno di te e la risposta la troviamo proprio in ciò che facciamo. I risultati alimentano il motore che ci spinge ad andare oltre, a ideare nuove iniziative, ad accogliere un nuovo bambino, ad andare a casa di un genitore ad ascoltare le sue lamentele verso la vita dura che è costretto a fare.
    La parola magica è Perseverare, non mollare mai, porsi un obiettivo e perseguirlo, dedicare la propria vita ad una missione.

  5.  

    Addì 28 novembre 2013

    Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.
    Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;
    saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
    Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.
    Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
    mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

    Luca 21,20-28

  6.  

    Vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo

    Scaviamo per cercare le fiamme dell'inferno

    Una volta si diceva che arrivati a toccare il fondo non si può scendere più in basso e che da quel momento in poi sarebbe stata solo una crescita.
    A me pare che in questo momento, quando si arriva così tanto in basso da vedere calpestati principi e valori, dove delle bambine trovano naturale vendere il proprio corpo perché hanno bisogno di soldi per la droga e per i vestiti firmati, quando si lascia che una nazione vada in frantumi perché non siamo capaci di metterci attorno ad un tavolo a dialogare, quando le donne vengono uccise solo perché disobbedienti, quando si paragonano gli allevamenti di mucche ai lager nazisti il fondo sia stato toccato abbondantemente. Ed invece no. C'è chi scava ancora per riuscire a battere il record della negatività, quasi come se dovessimo dimostrare, indossando i panni della democrazia, che l'uomo sa fare anche di peggio. Ieri al giornale radio, notizia passata fra le ultime, come a dire che sia normale, ho sentito che le commissioni del senato del Belgio hanno approvato l'eutanasia per i minorenni con tredici voti a favore e quattro contrari. Appena il parlamento avrà ratificato questa proposta di legge un bambino potrà chiedere ed ottenere di essere ucciso, potrà chiedere di morire, potrà chiedere che vengano spente le luci della sua vita. Nessuna vita, nemmeno quella più malata e più sofferente deve essere tolta e non solo per il principio cristiano che la vita è dono di Dio e solo lui ha il diritto di farla finire, principio per me fondamentale, ma anche per il fatto, e qui mi rivolgo agli amici atei, che ogni istante della vita dona qualcosa agli altri. Un seme deve morire per poter dare frutto e così è per ognuno di noi. Ogni singolo giorno, vissuto da sani o da ammalati, aggiunge qualcosa di buono al nostro mondo. Lessi un libro di Eric-Emmanuel Schmitt, poi riproposto in un sol fiato in un'unica sera ai miei ragazzi, intitolato Lettere a Dio, scritte da un bambino che nemmeno sapeva chi fosse Dio. E' veramente bello e fa capire tante cose.
    Quanto scaverà ancora l'uomo per andare sempre più a fondo? Arriveremo a legittimare la razza pura, come fece hitler, ed uccidere tutti coloro che hanno un handicap, a rinchiudere chi ha una menomazione fisica, a mandare nelle camere a gas chi la pensi diversamente dal principio guida della purezza? Se continuiamo così troveremo le fiamme dell'inferno, forse in quel momento ci fermeremo.

  7.  

    Addì 29 novembre 2013

    E disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutte le piante;
    quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.
    Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
    In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.
    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno

    Luca 21,29-33

  8.  

    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno

    Quale eredità vogliamo lasciare al mondo?

    Quale eredità vogliamo lasciare al mondo? Le nostre opere, i valori, i principi, gli ideali, le battaglie vinte in nome dell'amore verso il prossimo, i figli che accudiamo. Tutto avrà fine prima o poi, tutto si sgretolerà e diventerà polvere disperdendosi e chi verrà dopo nemmeno si accorgerà che quella cosa è esistita, ma ciò che non passeranno mai sono le parole buone, quelle che insegnano le regole da seguire, le buone maniere, l'amore per la giustizia. Avete mai fatto caso a quanto siamo tutti sempre molto critici nei confronti del prossimo? Eppure quando un nostro conoscente muore, magari più volte da noi disprezzato, con il passare del tempo tendiamo a dimenticarci i suoi aspetti negati e siamo pronti a sottolineare quelli positivi. Il segno che il bene trionfa sul male, che l'amore e i buoni insegnamenti vanno oltre i nostri giudizi sommari, un po' come se vedessimo sempre la cenere che si deposita nel caminetto e non riuscissimo a vedere la brace che arde e riscalda da sotto.
    Atei o credenti che siate, prendete il Vangelo. Per qualcuno è la parola di Dio, per altri la filosofia di un certo Gesù vissuto duemila anni fa. Però! Duemila anni e le sue parole sono sempre vive, attuali. Sfido chiunque a dire che il perdono non porti alla pace, che la solidarietà non faccia bene anche a chi la mette in pratica, che la perseveranza non porti a buoni risultati.
    Tutti, anche gli amici atei, sono chiamati a leggere il Vangelo almeno una volta nella vita. Non si può criticare o mettere da parte ciò che non si conosce. Le parole di Gesù non tramonteranno mai.

  9.  

    Addì 30 novembre 2013

    In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
    E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
    Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.
    Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono

    Matteo 4,18-22

  10.  

    Seguitemi, vi farò pescatori di uomini

    Siamo tutti nati pescatori

    Mi viene a mente un film dove un tizio alzava un cartello per le strade di Roma con la scritta "Gruppo Vacanze Piemonte" ed una serie di bravi turisti con il naso all'insù lo seguiva ordinatamente prendendo per oro colato qualunque cosa venisse loro detta, badando bene a non perdere di vista con la coda dell'occhio quel cartello posto sopra le loro teste, guida per le sconosciute strade di Roma.
    A volte basta alzare uno striscione per portare alcune persone, che si riconoscono nella scritta sul cartello, ovunque gli diciamo. Chi decide di essere guida ha una grande responsabilità, quella di far si che le coloro che hanno avuto fiducia in lui non si perdano per le strade del mondo.
    In molti oggi vogliono credere in qualcosa, hanno bisogno di una guida e basta che arrivi uno qualsiasi che parli bene, che monti su un pulpito e dica ciò che la gente vuole sentire che subito si trasforma in un leader. La politica è un chiaro esempio di questa dinamica. Promettere meno tasse, più lavoro, maggiore democrazia, condite oggi con un po' di rabbia contro i predecessori è un mix vincente. Il problema arriva dopo, quando ci sono da mantenere le decine di promesse fatte cercando di non scontentare nessuno per avere ancora più consenso.
    Questi non sono veri leader, sono pupazzi di cartone che alla prima pioggia si inzuppano d'acqua e si sgretolano in un attimo.
    Un vero leader è colui che ha il coraggio delle proprie idee, colui che va contro le idee prevalenti se le ritiene sbagliate non tenendo in nessuna considerazione le critiche dei più. E' quello che non guardando al suo bene personale mette in gioco l'intera sua esistenza per il bene comune, per far conoscere un pensiero, per dare a molti una possibilità di riscatto. Tanti sono stati i leader come Madre Teresa, Ghandi, San Francesco, ma anche tanti uomini e donne comuni, papà e mamme che non hanno accettato le condizioni imposte dai figli per il quieto vivere, ma hanno saputo declinare i valori ed i principi adattandoli alla quotidianità. Ognuno di noi può essere un leader, un pescatore di uomini. Non ha importanza se ci seguirà una sola persona, cento o tutto il mondo, la cosa veramente importante è quella di dire le cose come le pensiamo, senza timore di derisione, di critiche, di ostracismi o censure.
    Che crediate o meno Gesù è stato un grande leader, una persona che ha duramente criticato i potenti dell'epoca senza timore, arrivando a farsi uccidere da questi per le sue parole, per i suoi ideali.
    Seguire Gesù, seguire la sua filosofia è mettersi nelle sue mani, non perdere di vista quel cartello, faro nella nostra vita attraverso le sconosciute strade del mondo.

  11.  

    Addì 1 dicembre 2013

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi dscepoli: « Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
    Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,
    e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.
    Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.
    Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
    Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
    Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. »

    Matteo 24,37-44

  12.  

    Anche voi state pronti

    Dobbiamo essere sempre pronti a tutto

    Un giorno di diversi anni fa avevamo in affidamento dieci bambini di età compresa tra i due ed i quattordici anni. Con Roberta ero stato a sciare in una località carinissima l'anno prima e volevamo tornarci, tanto più che avevamo trovato un appartamentino molto bellino e ad un prezzo accettabile. Non mancava nulla, se non il fragore delle risate dei nostri bimbi, la gioia di poter condividere con loro la spensieratezza di una vacanza sulla neve. Così decidemmo in gran segreto di portare alcuni dei bimbi a sciare. Solo tre perché la casina aveva solo cinque posti letto e la padrona di casa controllava in maniera ferrea. Chi portare? Atroce dilemma. Scegliemmo i tre bimbi che più stavano alle regole, quelli che andavano meglio a scuola ed avevano il comportamento migliore. Erano tutti bravi, quindi la chiave di volta fu il profitto scolastico. Non dicemmo nulla ai bimbi e la sera prima di partire, quando erano tutti a letto, preparammo loro le valige e le caricammo in macchina. Al mattino molto presto li svegliammo, per quanto possa svegliarsi un bimbo alle quattro, e li caricammo in macchina dove continuarono a dormire, ignari della destinazione. Ancora oggi mi domando cosa avranno pensato in quel momento. Agli altri sette lasciammo una lettera dove spiegavamo loro che non li avevamo avvertiti per fare una sorpresa ai bimbi prescelti, ma sopratutto per spiegare le ragioni di questo nostro gesto, da un lato motivato dalla peculiarità dell'appartamento, dall'altro dal fatto che, dovendo compiere una scelta, avevamo guardato al comportamento e all'andamento scolastico, promettendo però loro che se si fossero comportati bene e avessero fatto il loro dovere con lo studio, avremmo portato anche loro a sciare l'anno seguente. Vedeste con quanto impegno affrontarono la scuola da quel giorno in poi.
    Il Signore ci avverte di essere sempre pronti, di compiere il nostro dovere perché non sappiamo quando sarà il momento in cui ci verrà richiesto indietro quanto ci è stato donato, quando verremo giudicati.
    Anche coloro che non credono al Paradiso e alla vita eterna dovrebbero essere sempre pronti ad ogni evenienza e comportarsi bene in ogni momento perché certi treni nella vita passano una volta sola.
    Immaginate di essere andati a fare un colloquio di lavoro per un posto importante, di aver fatto un'ottima impressione, specie per i modi cortesi ed i valori espressi. Praticamente quel posto è quasi come fosse già vostro. Una sera uscite con gli amici e vi lasciate andare, qualche versaccio, qualche parola sopra le righe, una lite a parolacce con un automobilista che aveva osato tagliarvi la strada. Immaginate che il vostro futuro datore di lavoro, o chi per lui, vi veda. Cosa potrà pensare? Che forse il vostro comportamento era dettato dalla circostanza del colloquio e voi non eravate la persona che volevate far credere di essere. Certamente la possibilità di essere assunto si ridurrà a zero.
    Così nella vita, come nella fede, bisogna essere sempre pronti perché chi si comporta sempre bene non avrà sorprese, chi si comporta male verrà messo da parte.

  13.  

    Addì 2 dicembre 2013

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
    «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».
    Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
    Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
    Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa».
    All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
    Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli.

    Matteo 8,5-11

  14.  

    Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito

    Ragazzi che non hanno fiducia nei genitori

    Quando chiediamo qualcosa a qualcuno abbiamo quasi sempre la pretesa che quella cosa venga fatta immediatamente nel migliore dei modi. Una pretesa assurda perché ognuno ha il suo da fare, impegni, pensieri, preoccupazioni. La fiducia in qualcuno, e se gli si chiede qualcosa almeno un minimo di fiducia c'è, non dovrebbe essere solo nel fatto che questi possa darci una risposta positiva, ma anche che lo farà appena possibile o comunque nei tempi e nei modi a lui più congeniali o che ritene più adatti. Un problema che riscontriamo spesso con gli adolescenti, quando vogliono delle risposte e mettono il muso, si innervosiscono se non le ottengono immediatamente e se non sono quelle che si aspettavano, talvolta senza nemmeno sapere cosa vogliono esattamente, tanto che se uno gli risponde "bianco" brontolano perché volevano tu dicessi loro "nero" e se dici "nero" brontolano perché volevano "bianco". Sintomo di una rabbia interna tipica dell'adolescenza che ancora non ha trovato un proprio equilibrio, un posto nel contesto ove è inserito, un posto nel mondo.
    Ci capita questo anche nella fede. Chiediamo a Dio qualcosa e pretendiamo che ce la dia subito e nel modo come la vogliamo noi, e se così non avviene "litighiamo" con lui e lo sgridiamo perché non ci ha ascoltati, spesso perdendo fiducia nella preghiera e in Dio stesso. Ma se si ha fiducia in lui, nel suo progetto di vita per noi, nelle sue capacità "organizzative", affidiamoci alla strada che ha segnato per noi.
    Tante volte mi chiedono se in questi ventisette anni di vita dell'Associazione io abbia mai avuto qualche dubbio, qualche ripensamento, il desiderio di mollare tutto e cambiare vita. Alla mia risposta "no, nessun ripensamento" quasi nessuno mi crede. E' così innaturale, quando si ha fede, seguire una strada che ci è stata indicata e che abbiamo accettato? Quale percorso non ha ostacoli? Quale sentiero della vita non ti porta a scontrarti con i tuoi compagni di viaggio, a volte anche in maniera acerba? In quale percorso non si creano incomprensioni, stanchezza, delusioni, amarezze? Fanno parte della vita, di qualsiasi tipo di vita si sia scelto di intraprendere. Non si può scappare ogni volta che una certa situazione non ci piace, si arriva ad un momento nella vita in cui si devono prendere delle decisioni e portarle avanti ad ogni costo, anche piangendo, ma a denti stretti andare avanti. La vita non è un contratto a termine, non si può dire oggi ci sono e domani forse no. Se vogliamo che gli altri ci diano fiducia, che costruiscano con noi un futuro, non possiamo dire loro fai affidamento su di me per ora, ma non per domani. La vita non è nemmeno un contratto a tempo indeterminato, non è proprio un contratto con nessuno. C'è piena libertà, la stessa che ci lascia Dio di sbagliare, di andare via o di restare, di costruire o di distruggere, di essere parte di una famiglia o restare nell'ombra, magari con la scusa di portare beneficio a chi non è così costretto a sopportarci. Escludersi pian piano, rinunciare a fare prima un'attività, poi un'altra, poi un'altra ancora è scivolare via lentamente e con un po' di vigliaccheria solo per egoismo, per non provare dolore, per non stare male.
    In questi ventisette anni non ho mai pensato di mollare, ma quanto dolore ho provato. Ogni volta che un bimbo se ne va sbattendo la porta, ogni incomprensione con le persone che via via hanno collaborato con noi, ogni delusione su speranze tradite, ogni lite con gli apparati burocratici in nome della difesa di un bambino, ogni volta che siamo stati messi da parte, traditi, truffati, derubati. Si, sofferenza grande, notti insonni, pianti nel silenzio di un bagno per non farsi sentire, talvolta anche urlate e sbattimenti di porte. Sofferenza si, ma unita alla speranza, tanta, tantissima speranza e fiducia in Dio. Non c'è forza negativa che possa contrastare la fiducia che ripongo in un cammino che ho intrapreso perché mostratomi con la dolorosa morte della mia mamma. E sono stato ben ripagato. Se guardo quanti ragazzi andandosene in malo modo hanno ferito il mio cuore, ne vedo tanti di più che mi vogliono bene, che sono rimasti, che sono andati via per la loro strada e sono diventati uomini e donne con dei valori, che oggi ci cercano solo per dirci grazie, oppure "scusa, ho sbagliato". Quante battaglie con i servizi sociali, ma oggi qualcosa è cambiato, c'è stima e fiducia nel nostro operato ed anche i servizi più reticenti oggi dicono "siete una risorsa importante e dobbiamo trovare il modo di collaborare", parole che ripagano ventisette anni di lotte ed incomprensioni. Quanta fatica a trovare i soldi per dare da mangiare ai bimbi, pagare le bollette, ma quando grosse società nazionali si avvicinano a noi, ci cercano perché diamo loro fiducia, perché ci considerano buoni partner meritevoli della loro generosità, tutti i dubbi sul fatto che avremmo potuto fare soldi e scappare con la cassa si sciolgono come neve al sole.
    No, non ho mai avuto dubbi sull'amore che Dio ha per me e se anche un giorno dovesse voltarmi le spalle, continuerò ad avere fiducia in lui e penserò che quel suo atteggiamento è giusto e meritato, cercando di trarne insegnamento per il futuro.
    Vorrei che fosse così per i miei ragazzi, per i miei collaboratori, per i miei amici, per le persone che dicono di volermi bene. Ci vorrebbe più fiducia nelle parole di un padre che se da una punizione lo fa per il bene del ragazzo, così come ci vorrebbe più fiducia in qualunque rapporto umano basato sull'amore.

  15.  

    Addì 3 dicembre 2013

    In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,21-24

  16.  

    Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete

    Trapianto di occhi

    C'è oggi la moda di andare dal chirurgo estetico per cambiare il naso ed averlo come quello della tal star, modificare i glutei perché siano come quelli di quella certa attrice, ritoccare i seni o le labbra in modo da assomigliare a qualcuno famoso. Anche io vorrei fare un trapianto, quello degli occhi. Vorrei avere di nuovo gli occhi che avevo da bambino, quegli stessi occhi che ammiravano estasiati la mamma che tutto sapeva fare, si meravigliavano davanti ad ogni cosa nuova, si allargavano di gioia davanti ad una bustina di figurine, piangevano dalla felicità per un viaggio con mamma e babbo. Quegli occhi dotati di semplicità, quella stessa che perdiamo crescendo perché costretti a vedere il fango gettato sulle cose belle, quella stessa melma che in tanti ci tirano addosso e che ha come primo effetto quello di accecarci.
    Oggi non si crede più in nulla, solo in ciò che si vede o vogliamo vedere, viviamo di apparenze, ci vestiamo e ci comportiamo come ci viene indicato dalla moda o dal comportamento comune. Se imparassimo a vivere con maggior semplicità, a vedere le cose con gli occhi di un bambino avremmo molte meno preoccupazioni e molta più gioia.
    Perché tanta gente non crede più in Dio? Ha perso la fede? No, purtroppo l'ha trasformata, la rivolta verso idoli come il calcio, i soldi, il sesso, la carriera, il potere, la politica. L'uomo ha bisogno di credere in qualcosa, ma è così stupido da credere con qualcosa che puntualmente diventa fumo, ritorna ad essere polvere, continua a deludere.

  17.  

    Addì 4 dicembre 2013

    Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.
    Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
    E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
    Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
    E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
    Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini».
    Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,
    Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene

    Matteo 15,29-37

  18.  

    Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada

    Un rimedio contro la crisi che ci sta attanagliando

    La crisi economica di questi ultimi tempi sta portando molte famiglie alla fame, persone che si ritrovano a dormire in auto o sotto i portici. Ma la fame ha radici lontane, la pancia vuota purtroppo l'uomo l'ha da prima della crisi. E' un digiuno di valori.
    Se vediamo una persona che ha fame, quale dovrebbe essere il nostro primo istinto? Sfamarla, darle ciò che le possa impedire di svenire lungo la strada. Così dovrebbe essere quando incontriamo chi è vuoti di valori. Non sta a noi giudicare il perché sia digiuno, a noi deve bastare il fotografare la situazione e fare di tutto per porvi rimedio.
    In ventisette anni che sono a contatto con famiglie povere, persone con passati burrascosi, gente pronta a calpestare tutto e tutti per un euro in più ho capito una cosa, che sono poveri di valori. Se un babbo picchia il figlio non ci sono ragioni che tengano, è convinto che sia la cosa giusta da fare. Quante volte mi sono perso in ragionamenti logici con alcuni genitori per far loro capire che certi comportamenti erano dannosi per i bambini e non portavano a nulla, poi un giorno ho capito che parlavamo un linguaggio diverso, avevamo una cultura differente, a me erano stati insegnati dei principi che ad altri erano stati preclusi. Non giudizio, non condanna, ma compassione per chi è digiuno e rischia di svenire per strada o di fare brutte cose per saziarsi.
    Bisogna smetterla di puntare il dito verso chi sbaglia, qualunque errore possa aver fatto, ma è necessario avere pietà di lui, amarlo, sfamarlo. Come possiamo dare dei valori ad una persona che non li abbia mai ricevuto? A volte la soluzione è più semplice di quanto ci sforziamo di immaginare. Non c'è bisogno di fare grandi discorsi, ragionamenti arzigogolati, leggere brani o tirare in ballo teorie di pedagogisti o psicologi, ma è sufficiente donare agli altri i valori che conosciamo.
    Si parla di istinto, non di ragionamento, di trasmissione diretta senza fronzoli. Se ad una persona date amore, sarà portato a ripagarvi con la stessa moneta e quando vedrà che è cosa buona la ripeterà con altri. Se facciamo un dono, chi lo riceve sarà portato a ricambiare e dopo aver visto la vostra gioia nel riceverlo ripeterà la cosa con altri. Se andiamo a trovare una persona in ospedale, questa sarà talmente contenta della visita che non si farà scappare l'occasione di interessarsi alla malattia di qualcun altro.
    Come si trasmettono i principi? Semplicemente sfamando le persone, dando loro il cibo che serve ad alimentare l'anima.

  19.  

    Addì 5 dicembre 2013

    Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande»

    Matteo 7,21.24-27

  20.  

    Un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia

    Una casa sulla roccia

    E' scontato che ognuno di noi su questa terra è chiamato a costruire qualcosa. I fannulloni che incrociano le braccia a vivono come parassiti per scelta non sono ben visti e per fortuna sono una minor parte. Come costruire è parimenti assodato: un miglioramento della nostra vita, di quella delle persone alle quali vogliamo bene ed in buona misura anche di quella delle altre persone della nostra comunità. Quando si fa una cosa tanto vale farla bene, sia perché un domani non crolli addosso a noi o ai nostri cari, sia per non doverci rimettere le mani più volte, sia perché qualcuno non ci punti il dito addosso preferendo un applauso ad una critica. Chi edifica una casa poggia le fondamenta di essa sulla roccia, non certo sulla sabbia o sul terreno fangoso, in modo che dinanzi alle intemperie la dimora non venga distrutta.
    Ciò che non è scontato invece è con quale materiale costruire. Le piramidi dei faraoni sono intrise del sangue degli schiavi, e così tante altre strutture, ma se ci ripugna pensare di frustare qualcuno per avere dei benefici, spesso ci comportiamo come costoro utilizzando gli altri per un interesse personale. Dovremmo imparare ad usare come materiale i buoni principi, i valori della solidarietà e dell'accoglienza. Pensate se un giorno bussasse alla vostra porta un bambino povero, malnutrito, maltrattato e vi chiedesse asilo, vi pregasse di essere accolto nella vostra casa e voi rifiutaste perché la struttura è piccola, i soldi sono pochi, i figli sono piccoli, l'età avanza, la vostra libertà è impagabile, non è vostro compito, i suoi genitori potrebbero venire a cercarlo ed arrabbiarsi con voi. Pensate adesso che una bella mattina scopriate che quel bimbo è figlio del vostro datore di lavoro, da lui inviato per mettervi alla prova, per capire se siete all'altezza di far parte di quell'azienda fondata su valori umani. Cosa credete che il vostro principale possa fare? Potrebbe licenziarvi, farvi trovare un giorno i portoni chiusi e lasciarvi disoccupati a fare la fame, a dove vendere la vostra casa, barattare le vostre sicurezze per un tozzo di pane fino al giorno in cui non morirete di stenti, reietti da tutti.
    Potete dire con certezza che Dio non esista? Siete così sicuri che i bambini che potremmo accogliere in affido nelle nostre case non siano inviati dal nostro Principale? Davvero siete disposti a correre un rischio così grande come quello di passare l'eternità a patire le pene dell'inferno?
    Ma se anche non avete timore di Colui che ci ha donato la vita, abbiate rispetto per quel bambino che bussa alla vostra porta.
    Ci sono migliaia di bambini che hanno bisogno di voi, migliaia di famiglie che con il vostro aiuto potrebbero risollevare la testa, risolvere i loro problemi ed essere una valida risorsa per i loro figli grazie alla sicurezza data loro dal vostro appoggio senza condizioni.
    Aprite le porte della vostra casa e del vostro cuore ai bambini, ai ragazzi che urlano e si disperano perché nessuno li vuole amare?
    Ma ci pensate? Nessuno li vuole amare? Cosa sarebbe oggi la vostra vita se da piccoli i genitori vi avessero messo da parte, maltrattato, non voluto?

  21.  

    Addì 6 dicembre 2013

    Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi».
    Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
    Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede».
    E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!».
    Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,27-31

  22.  

    Credete voi che io possa fare questo?

    Credete nei propri sogni

    La vita ci insegna che idealizzare non è una buona cosa, costruire castelli in aria porta spesso a delusioni, a scontri forzati con la realtà che diventano docce fredde.
    Ma se guardo un bambino che sogna ad occhi aperti sul suo futuro volendo diventare un pilota, una ballerina della scala, un'astronauta non sono tanto convinto che idealizzare sia sbagliato. Noi adulti siamo troppo legati alla realtà da aver abbandonato i sogni, i bambini invece che si nutrono di fantasia vivono mille esistenze diverse ogni giorno. Come in ogni situazione ritengo la via di mezzo essere la cosa più giusta. Avere un sogno, idealizzare un contesto, mirare in alto credendo veramente in quello che si fa ci fa vivere meglio. Quando avevo ventuno anni ed ho iniziato il mio percorso di Associazione volevo solo darmi tanto da fare per egoismo, per non pensare alla morte della mia mamma, ma pian piano, vedendo le reali necessità delle persone povere, dei bambini maltrattati, delle donne picchiate il mio cervello ha cominciato a fantasticare e ho detto "sarebbe bello avere una sede", così sono andato a chiedere una stanza ove riunirsi una volta a settimana ed invece mi è stata data una sede di 500 mq che in seguito abbiamo comprato ed oggi è il terreno ove costruiremo Casa Zizzi. Accudendo i bambini nel diurno ho idealizzato di poter comprare una casa in campagna nella nostra tanto ambita Toscana con soli venti milioni di lire in tasca. Chiedevo alle agenzie di trovarmi una struttura da almeno duecento metri quadri, con terreno, isolata e già ristrutturata, disposto a spendere cento milioni (i restanti ottanta ce li avrebbe prestati in parte mio padre ed in parte li avremmo avuti tramite mutuo). Non vi dico le risate che si facevano, ma io non mollavo e andando contro la logica inseguivo il mio sogno. Non voglio annoiarvi con i particolari, ma dopo due anni di ricerca abbiamo comprato una casa da duecento metri quadrati, isolata, con tremilaseicento metri quadri di giardino, completamente ristrutturata pagandola ... venti milioni, non accendendo quindi né a prestiti, né a mutuo. In realtà il costo fu poi di quasi cento milioni, ma li pagammo dopo dieci anni. C'era poi una casa vicina, una meraviglia anche se era un rudere, il sogno successivo, ma il proprietario non voleva vendere. Un giorno venne da noi e ce la offrì ad un quarto del suo valore, una sciocchezza, pagata con i soldi della vendita dell'altra casa che nel frattempo aveva raddoppiato il suo valore. Quante potrei raccontarvene, quanti sogni abbiamo trasformato in realtà, quanti sogni teniamo vivi nel cassetto. Tra questi Casa Zizzi, una struttura con palestra, diurno, due case per l'affido, gli uffici, un grande magazzino per il mercatino e l'autofinanziamento. Cinque milioni il costo. Per molti un progetto da visionari, anche perché abbiamo rifiutato i soldi della Regione che in cambio ci chiedeva di firmare un atto di cessione della struttura al comune, seppure fra novantanove anni. Crediamo nei nostri sogni ed issi diventeranno realtà. No, mi sono sbagliato, essi sono già realtà, lo sono nella nostra fantasia, nel cuore, nell'anima.
    Dio non è un sogno, non è idealizzazione ma è il motore che trasforma ciò in cui crediamo in realtà.
    Tutto quello che abbiamo ottenuto e di cui vi ho appena parlato non è frutto del caso, non è merito mio o di altri. Noi abbiamo espresso un desiderio, abbiamo chiesto a Gesù che si realizzasse, Lui ci ha chiesto "Credete voi che io possa fare questo?", abbiamo risposto "Sì, o Signore!" ed Egli ha replicato "Sia fatto a voi secondo la vostra fede".

  23.  

    Addì 7 dicembre 2013

    Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
    Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Matteo 9,35-38.10,1.6-8

  24.  

    La messe è molta, ma gli operai sono pochi!

    Vergognatevi

    Le persone si scoraggiano davanti ai grandi mali della nostra società, pensiamo di non poter far nulla per cambiare determinate situazioni ed arriviamo spesso a ritenere che non si possa intervenire per sanare una certa situazione. In quanti vedono ogni giorno qualcosa che non va, ma girano gli occhi dall'altra parte, rendendosi di fatto complici delle malefatte di qualcuno. Quante persone sanno di situazioni dei vicini, di urla, violenze domestiche e non fanno nulla per proteggere chi le stia subendo? Si ha paura di essere coinvolti, di ritorsioni, di denunce per diffamazione, ed allora la cosa migliore da fare è "non fare".
    Complimenti a costoro, complimenti a chi con il suo silenzio lascia che un bambino viva ogni giorno una violenza, una donna venga maltrattata dal marito, un anziano lasciato solo dai figli o maltrattato o circuito dalla badante. Complimenti a voi che con la vostra omertà scegliete la tranquillità. Ma vi siete mai accorti che la vostra spensieratezza ha un costo che altri devono pagare con il sangue e la sofferenza? Bisognerebbe imparare a dividere il carico del dolore. Non è che se uno nasce in una situazione di tranquillità ha un merito, ha avuto solo fortuna e sarebbe giusto condividerla con chi invece ha avuto la disgrazia di nascere in una famiglia senza valori. La messe è tanta e gli operai sono pochi a lavorarci. Non è che non ci siano operai, perché ognuno di noi potrebbe fare qualcosa, molto di più di quanto già non faccia, per chi soffre, ma se ne stanno comodamente a casa al riparo dalle intemperie, protetti da un muro che hanno eretto per non vedere e non sentire i lamenti di chi ogni giorno deve lottare per sopravvivere, per non crollare.
    Operai che non andate al lavoro e lasciate altri a combattere contro le ingiustizie, vergognatevi!
    Vergognatevi perché mentre farete il vostro bel pranzo di Natale ci saranno tanti poveri che soffriranno la fame, il freddo, la mancanza di un sorriso, di una parola gentile.
    Vergognatevi quando i vostri figli riceveranno mille inutili regali che domani saranno chiusi in un cassetto, mentre altri bambini riceveranno in dono abusi e sevizie.
    Tu stai facendo qualcosa? Aiuti qualcuno? Bene, questo messaggio non è per te. Ci sono tanti tipi di operai, chi suda sette camice davanti ad un altoforno, ma anche il camionista che porta il carico al cliente, o il ragioniere che fa quadrare i conti.
    Ma ci sono tantissimi che non si sporcano le mani, che lavorano per sé stessi, che non dividano né tempo né beni con altri, che accaparrano più che possono.
    Quante case sfitte, quanti cartelli appesi ai portoni con la scritta "Affittasi", quante case vuote. Basterebbe poco per dare una casa ad una famiglia e salvare un bambino. Basterebbe poco per accogliere un bimbo in affido. Basterebbe poco per rinunciare a fare la colazione al bar e dare il ricavato ad un povero. Basterebbe poco, veramente poco, ma non molti sono disposti a rinunciare ad un solo pezzettino della propria libertà per gli altri. Il costo di quella libertà è pagato con la sofferenza di tanti.
    Rifletteteci, almeno a Natale, almeno oggi.
    E chi già opera, coloro che già fanno per gli altri preghino il Buon Dio affinché solleciti gli operai a venire a lavorare la messe, solleciti le persone a dare una mano ad un bambino, un anziano, un carcerato, un senzatetto, un tossicodipendente, un portatore di handicap.

  25.  

    Addì 8 dicembre 2013

    In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,
    dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
    Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
    Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.
    Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano;
    e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
    Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?
    Fate dunque frutti degni di conversione,
    e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre.
    Gia la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.
    Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.
    Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile»

    Matteo 3,1-12

  26.  

    Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

    Raddrizziamo le strade ai nostri figli

    Quando vogliamo bene ad una persona facciamo di tutto per pulire la strada che deve percorrere. Quanti genitori, per i propri figli, cercano di togliere sul loro percorso ogni ostacolo nel quale possano inciampare? Non solo stimolandoli a far meglio, come può avvenire con la scuola, ma proteggendoli da brutte situazioni. Si chiama amore e dovrebbe essere innato in noi. Purtroppo, per cause che non sta a noi giudicare, alcuni papà e mamme non hanno questa capacità, non riescono a proteggere i propri figli dai problemi della vita e molti ragazzi inciampano nei tanti sassi che un bambino non dovrebbe mai incontrare. A volte si pensa che il lavoro di genitore sia una cosa assai onerosa, difficile quanto mai. Ed è vero perché oggi, con tutti gli aspetti negativi del mondo, è assai arduo difenderli, ma è anche vero che i ragazzi hanno necessità di avere da noi una cosa che a volte pensiamo non essere così importante. Magari ci facciamo in quattro per far avere loro una bellissima casa, vacanze da sogno, giocattoli e vestiti all'ultima moda, li portiamo a tennis, teatro, pianoforte, li facciamo studiare nelle migliori scuole, ma alla fine quello che vorrebbero è stare i genitori, giocare con loro strascicati per la terra, riempirsi di fango in una gita i campagna, pescare insieme, andare a vedere le vetrine e comprare la cioccolata calda nel bar dietro l'angolo. Vogliono presenza e dialogo, amore e comprensione, sorrisi e carezze.
    Il Signore è ognuno di questi ragazzi che soffrono e noi siamo chiamati a raddrizzare le sue vie, a rendere il cammino di questi ragazzi una via più diritta possibile. Sono figli di genitori che non sono stati capaci, magari perché da piccoli nessuno lo ha insegnato loro, di accudire i loro ragazzi, ma sono sempre bambini che hanno bisogno di amore, quell'amore che riserviamo con tanta naturalezza ai nostri figli. Raddrizziamo i loro sentieri, hanno bisogno di ognuno di voi, il Signore ha bisogno di voi.

  27.  

    Addì 9 dicembre 2013

    Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  28.  

    Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te

    Tutto inizia da un saluto

    Ogni mattina diamo il buongiorno ai nostri cari mentre, con gli occhi ancora socchiusi, rispettiamo i turni per entrare in bagno. Un mezzo sorriso si aggiunge al momento della colazione, per trasformarsi in un qualcosa di quasi vicino al cordiale mentre ci avviciniamo alla porta di casa per iniziare la nostra giornata. Da quel momento in poi è un crescendo di saluti, con il portiere che pulisce le scale, il vicino di casa che rientra dalla passeggiata mattutina con il cane, l'edicolante pronto ogni mattina a servirci notizie belle e brutte. Sul posto di lavoro si scambia anche qualche parola amicale e la nostra giornata prende il volo.
    Tutto inizia da un saluto.
    Quando Sammy entra in casa nostra, accompagnato dall'assistente sociale, la psicologa e l'autista, una sorta di trasferta carceraria, ha in mano tutta la sua vita, una valigina di finta vecchia pelle con il manico di plastica della misura adatta al mezzo uomo di tredici anni, rintanato dietro il bavero del suo finto piumino un po' sporco. Un bambino che ha già visto cose che un uomo spera di non dover mai subire in tutta la sua vita. Entrare in casa nostra era l'ennesima riprova degli sbagli degli adulti, l'ennesimo rifiuto dell'ultima comunità che senza appello aveva gridato "fuori da qui". Spaventato, ma borioso, sfiduciato da questo mondo che gli aveva fatto solo del male. Come iniziare un rapporto, ben consapevoli che il primo impatto è importante per tutti, specie per lui? Non ricordo quale sia stato il mio comportamento, la mia accoglienza, ma ricordo bene quale sia stata quella di Andrew, un ragazzo che non aveva passato la sua vita ad entrare ed uscire da nove comunità in cinque anni come Sammy, non voluto dalle famiglie affidatarie e con due adozioni fallite alle spalle, il padre morto per overdose e la sorella data in adozione, ma comunque di comunità ne aveva passate cinque, di adozioni una ed il padre era in galera con perdita della potestà genitoriale, la sorella in comunità e la madre troppo debole per essere un supporto o una risorsa. Scende dalle scale e vede Sammy, gli va incontro e lo saluta così "non preoccuparti, qui non è come nelle altre comunità, qui ci sono un papà ed una mamma che ti vogliono bene, anche io sono stato in comunità, ma qui è diverso, questa è una vera famiglia".
    Immagino che Sammy non abbia preso per oro colato quelle parole, tanto da metterci a dura prova nel breve periodo, ma quel saluto, ne sono certo, ha aperto il suo cuore alla speranza.
    Ecco, si, la speranza. Noi non possiamo essere certi di poter donare qualcosa ad un bambino che ha già tanto sofferto, ma di una cosa, sin da subito, lo possiamo avvolgere, la speranza di un futuro, la speranza di una vita migliore, la speranza di essere amato e sopratutto libero di amare senza timore di essere tradito, allontanato, umiliato.
    Donate la speranza a chi incontrate partendo da un semplice saluto fatto con il cuore. L'umanità non è cattiva perché ognuno di noi è in grado di donare di regalare un sogno a chi ha perso la gioia di vedere la parte rosa del proprio futuro

  29.  

    Addì 10 dicembre 2013

    Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

    Matteo 18,12-14

  30.  

    Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

    Un miliardo di persone soffrono la fame

    Ci sono un miliardo di persone che soffrono la fame nel mondo. Davanti a certi numeri si resta allibiti e pensiamo "cosa possiamo mai fare noi da soli?".
    Madre Teresa diceva "aiutiamone uno alla volta" e così facendo ha aiutato tantissima gente.
    E' l'effetto domino. Se uno di noi prende in affido un bambino, il suo esempio porterà un'altra famiglia ad accogliere. Nel tempo il buon esito di entrambe porterà altri due nuclei familiari ad iniziare il cammino dell'affidamento, e così via. Non c'è bisogno di convincere centinaia di famiglie, basta solo che ognuno di noi ne convinca una, una soltanto.
    Nemmeno un bambino si dovrà perdere, nemmeno uno. Sono centinaia i bimbi maltrattati che avrebbero bisogno di una famiglia? Migliaia? Forse un milione e passa? Non sono grandi numeri perché in Italia ci sono ventidue milioni di famiglie, quarantaquattro milioni di persone senza considerare le coppie di fatto. Togliamo quelle che non possono fare affido per mille situazioni diverse, togliamo i minori che necessitano di una comunità che li contenga piuttosto che di una famiglia, ma se fossero anche la metà le famiglie e metà i bambini da accudire, ci sarebbero sempre undici milioni di unioni che potrebbero amare cinquecentomila bambini.
    In un'intervista per Donna Moderna la giornalista mi domandava "come gestite il fatto che poi un bambino se ne vada da casa?". Purtroppo questo è l'interrogativo che spesso frena molte coppie, si pensa a noi stessi, alla sofferenza che, forse domani dovremo sopportare. A parte il fatto che non sempre i bambini rientrano nelle famiglie, a parte il fatto che la nostra futura possibile sofferenza è ben poca cosa rispetto al grande star male di bambini maltrattati e abusati, a parte il fatto che un adulto dovrebbe sapere come gestire un lutto, il fatto è che mettiamo sempre in primo piano noi stessi, cerchiamo sempre di metterci al riparo, anche evitando di dare amore. Dobbiamo vedere il problema da un altro punto di vista: c'è un bambino che ha bisogno di essere accolto? Ho posto, una situazione familiare che me lo permette, bene, lo prendo io.
    E' come aver paura di innamorarsi perché si teme che non saremo ricambiati. Chi ha paura non amerà mai e non sarà mai amato. Bisogna buttarsi nella vita e accettare il rischio di una sofferenza, che quasi certamente arriverà prima o poi, se non altro con la morte del coniuge. Chi non rischia non amerà mai e chi non ama è come una canna al vento, bella, robusta, che non si spezza, ma in balia degli elementi, non in grado di decidere della sua vita, della direzione da prendere.

  31.  

    Addì 11 dicembre 2013

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  32.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    La rivolta dei forconi

    Ogni volta la protesta di piazza prende nomi differenti, ma è pur sempre una manifestazione contro un disagio.
    Serve a qualcosa? Forse si, ma purtroppo le cose spesso degenerano e dalla pacifica protesta nella quale si gridano le proprie ragioni si passa alle vie di fatto, alle offese, alla violenza, sopratutto contro chi non ha colpe, contro coloro che sono lì per tutelare i diritti di tutti, sia dei manifestanti, sia delle persone che vogliono passeggiare tranquillamente, sia di quelli che la pensano in modo contrario rispetto alla maggioranza.
    Quando abbiamo un problema sentiamo la necessità di parlarne con qualcuno, di sfogarsi, ma il tempo ci insegna che purtroppo non tutti capiscono cosa provi realmente, qualcuno riporta ciò che dici ad altri, qualcun'altro ti giudica e cambia il rapporto con te. Si impara a tenersi tutto dentro, a non dormire la notte, a piangere senza farsi sentire, a pulirsi la faccia quando gli occhi sono gonfi di lacrime.
    Ed è allora che ti senti solo, perduto, senza una guida, una direzione, un progetto; ti senti come una piuma che il vento sospinge a suo piacimento e vorresti reagire, sconquassare il mondo nella speranza di ritrovare un ordine dopo il disordine, un po' come con i bastoncini dello shangai.
    Questo è il momento in cui qualcuno guarda a Dio ed altri si lasciano andare alla disperazione, alla depressione che porta taluni al suicidio o a rifugiarsi nella droga o nell'alcool.
    Il Signore dice ad ognuno di noi "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" ed è proprio vero. Possiamo urlare, gridare, disperarci, ma non troveremo mai conforto. Ogni battaglia vinta procura ferite e non ci sarà mai una vittoria così ampia e totale da renderci felici pienamente. Ogni conquista comporta sempre una qualche rinuncia. Pensate a due persone che si vogliono bene, sarà sempre rose e fiori o ci saranno alterchi ed incomprensioni? Una scelta di vita non comporterà forse una rinuncia a qualcosa di personale? Rinunciare ad avere un figlio non è stata una cosa semplice, ma da quando ho toccato con mano certe realtà di tanti bambini abbandonati ho capito che dovevo e sopratutto volevo dedicarmi anima e cuore a questi ragazzi, pur sapendo che qualcosa mi sarebbe mancato.
    Tornassi indietro rifarei questa scelta mille e mille volte, ma ogni tanto un po' di tristezza prende e guardo al Signore, e penso a quanto sia stato fortunato a potermi occupare di così tanti bimbi, averli visti crescere, sbagliare e poi rimediare a loro errori.

  33.  

    Addì 12 dicembre 2013

    In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
    Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
    La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
    E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
    Chi ha orecchi intenda

    Matteo 11,11-15

  34.  

    Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono

    Scontri tra tifosi, gravi due olandesi

    Già è brutto leggere della violenza che viene perpetrata ogni giorno verso i più deboli, ma leggere di tifosi che si danno battaglia, che feriscono, che uccidono con cattiveria infinita per un tifo, per uno sport quando invece dovrebbero cantare e ballare insieme per la gioia dello spettacolo. Già uccidere per fede religiosa è sbagliato, figuriamoci per una fede calcistica. Perché avviene? Perché i ragazzi non hanno più fede in Dio? Capisco che qualcuno possa essere deluso dalla chiesa, da un suo modo di operare, scandalizzato dai preti pedofili, dai sacerdoti che predicano bene e razzolano male, dai cristiani che pregano in chiesa e poi fuori si comportano male, ma la Fede con tutto questo non ci combina nulla. Avere Fede significa credere in Dio, a prescindere se si va in chiesa o meno, se ci facciamo il segno della croce, se il venerdì santo rispettiamo il digiuno. Credere. In cosa credono le persone oggi? Nella squadra di calcio dove ogni calciatore è un profeta, dove gli eccessi sono perdonati se si è bravi (vedi Balotelli, Cassano e tanti altri), dove i valori sono rovesciati e non si gioca per divertirsi, per dare spettacolo, ma solo per vincere. Il calcio dove i soldi sono al vertice di tutto, dove le società supportano il tifo più facinoroso, dove la fede per la squadra del cuore ha soppiantato quella per il prossimo, dove l'odio e la violenza hanno sostituito l'amore e la pazienza. Se questa è la fede che volete, se siete disposti ad accettare che prima e dopo ogni partita venga stilato un bollettino di guerra, se lasciate che un manipolo di violenti vi impedisca di portare vostro figlio allo stadio allora questo mondo va bene così. Ma se tutto ciò non vi piace, e sono certo che la stragrande maggioranza delle persone prende le distanze da certi comportamenti, perché non opporvisi? Gesù, Ghandi, Nelson Mandela, Francesco d'Assisi, Madre Teresa, Padre Pio e tanti altri hanno sempre professato la non violenza e qualcosa hanno fatto, qualche seguace l'hanno avuto, qualche cambiamento l'hanno realizzato. Ed allora perché non attivarci anche noi, perché non opporsi al male che prende sempre più forza, alla violenza che ogni giorno vediamo per la strada?
    Basterebbe cominciare a rifiutare il calcio, non andare alle partite, non abbonarsi a sky per colpire le società al cuore, ovvero al portafogli e le violenze, ne sono certo cesserebbero. Troppo estremo? Immagino di si, ma voleva essere una provocazione. In realtà dobbiamo vivere la nostra vita, la quotidianità all'insegna dell'amore e della non violenza, smetterla di arrabbiarsi per ogni cosa che non ci vada a genio, smetterla di alzare la voce perché ogni grido è un atto gratuito e nocivo di violenza. Se siamo i primi ad essere violenti con il nostro comportamento, come possiamo pretendere che i nostri figli imparino ad usare la piuma e non la spada?

  35.  

    Addì 13 dicembre

    Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
    E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere»

    Matteo 11,16-19

  36.  

    Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere

    Scontri generazionali con gli adolescenti

    Quanti conflitti con i propri figli adolescenti e non solo.
    A volte si passa attraverso esperienze che ti segnano, la stessa crescita anno dopo anno porta ognuno di noi a capire le cose meglio di altri che non hanno ancora affrontato certe situazioni. Nella scuola, ad esempio, ogni adulto sa quanto sia importante studiare, quanto un titolo di studio possa aprirti maggiori e migliori possibilità nella vita, quanto avere cultura possa aiutarti a capire ed affrontare meglio certe situazioni. Quante volte vediamo negli occhi dei ragazzi una luce strana e capiamo subito che qualcosa non va. Eppure manca la fiducia, manca l'accettare un consiglio. Prima i vecchi erano ascoltati, considerati la saggezza di un popolo,di una famiglia, oggi vengono rinchiusi negli ospizi perché noiosi con le loro continue raccomandazioni. Quanto ho imparato dal mio nonno. Non sempre condividevo quello che diceva, ma avevo fiducia in lui e facevo sempre, o quasi, quello che mi consigliava. Non solo gli anziani, ma anche le persone che sanno il fatto loro su un argomento. Quando abbiamo comprato la casa in campagna ricordo di aver conosciuto una persona di una decina di anni più grande di me, siamo diventati amici e mi ha insegnato tantissime cose, dal guidare il trattore a domare e ferrare i cavalli. Grazie alla fiducia nelle persone dalle quali potevo imparare, ho acquisito tante conoscenze e fatto esperienze positive. L'associazione è forse quella più significativo. Quando Don Luigi mi disse "non andare in Africa, c'è tanto da fare qui" ho dovuto fare un grande atto di fiducia perché dalla mia quotidianità avevo la percezione esattamente contraria, che in Italia si stesse tutti bene e la povertà da noi non esistesse. La fede più grande è poi quella in Dio che ti fa accettare anche ciò che ai nostri occhi può sembrare qualcosa di male, come la morte di una mamma, come una benedizione dal cielo, come un qualcosa che porterà il bene sulla terra. Quando la mia mamma morì ringraziai Dio per averla presa con sé, non certo perché ne fossi felice, ma perché sapevo che c'era un giusto motivo per quella morte così prematura, e così è stato. A volte penso a come sarebbe oggi la mia vita se non mi fosse venuta a mancare mia madre, sicuramente non gioiosa, piena di bambini come oggi è, ma sopratutto penso a quanti bimbi non sarebbero stati aiutati, quante persone non avrebbero trovato conforto e aiuto nell'Associazione, quanti amici non avrei conosciuto.
    Chi si avvicina all'affido, così come in ogni altra situazione sconosciuta per esperienza diretta, e prende in esame l'idea di accogliere un bambino, si informa, legge, domanda ogni genere di cose paventando mille situazioni a chi l'affido già lo ha fatto. Dubbi e preoccupazioni vengono a galla a grappoli e la paura di iniziare un cammino difficile è certamente, e giustamente, tanta, ma si arriva ad un punto in cui non si può più immaginare la realtà se non la si affronta e si deve fare necessariamente un atto di grande fiducia in chi ti dice "sei pronto, lanciati, non temere, riuscirai nell'intento". Non c'è chi è più bravo di un altro per scienza infusa, ma c'è chi ha più esperienza e sa quello che dice. Chi ha fatto affido non parla usando le parole, parla usando i fatti e sono proprio le sue opere, i ragazzi cresciuti nell'affido nella fattispecie, a rendere giustizia alla sua sapienza su quell'argomento.

  37.  

    Addì 14 dicembre 2013

    Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
    Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
    Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
    Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista

    Matteo 17,10-13

  38.  

    Anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro

    Se Dio esiste, perché permette che succedano certe cose?

    Spesso eccheggia la domanda "se Dio esiste, perché permette che succedano certe cose?"
    Se io chiedessi ai miei ragazzi di studiare, ma avessi abbandonato lo studio, non sarei ascoltato.
    Se li esortassi a fare il proprio dovere, ma fossi il primo ad andare a divertirmi dalla mattina alla sera dimentico dei miei doveri, non sarei ascoltato.
    Se non affrontassi a testa alta le difficoltà della vita e non soffrissi per queste, come potrei convincere i miei bimbi che la sofferenza fa parte di noi?
    Agli occhi dei bambini gli adulti, in particolar modo i genitori, sono persone fantastiche che possono fare tutto. Anche loro, come noi da adulti nei confronti del Signore, guardandoci pensano "se possono fare tutto, perché si stancano, vanno a lavorare, non stanno con noi a giocare? Perché mi portano dal dentista dove sento dolore, o in ospedale a fare un'operazione che mi fa stare male?"
    Cosa rispondereste ai vostri figli? Che queste sofferenze fanno parte della vita e sono necessarie. Capirebbero? Certamente no, ma non per questo evitereste loro quel dolore che sapete essere un bene.
    Impossibile per noi, come per i bambini nei nostri confronti, capire le motivazioni di Dio nel lasciare che certe cose accadono, ma la Fede è proprio questo, è lasciarsi prendere per mano nella vita da Gesù e far si che ci conduca ove ritiene più opportuno.
    Non sarà certo in questa vita che capiremo, così come i bambini fin tanto che resteranno tali non capiranno il nostro operato, ma per amore e fiducia dovremo accettare.
    Gesù è sceso sulla terra anche per questo, per dirci che quello che fanno a noi, lo hanno fatto prima a lui. Ci chiede di sopportare, ci chiede amore, solidarietà, altruismo, perdono, non violenza, ma con la sua vita ci dimostra che tutto lo si può sopportare

  39.  

    Addì 15 dicembre 2013

    Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:
    «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?».
    Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:
    I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella,
    e beato colui che non si scandalizza di me».
    Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
    Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!
    E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.
    Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.
    In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui

    Matteo 11,2-11

  40.  

    Beato colui che non si scandalizza di me

    La storia di Rolando Maria Rivi

    Quante persone credono in un ideale, in una persona, ma hanno paura di dimostrare la loro fiducia, timore di schierarsi.
    In questi giorni leggevo la storia di Rolando, il ragazzino nato nel 1931 ed ucciso dai partigiani comunisti nel '45, beatificato da Papa Francesco il 5 ottobre 2013. Era entrato in seminario per sua scelta a undici anni e soleva dire "Io sono di Gesù". La cosa bella di questo bimbo è il fatto che non fosse uno isolato, scansato da tutti, introverso, anzi era molto vivo, il più scatenato nei giochi, con tanti amici e amato da tutti. Giocava sempre a pallone con gli altri ragazzi e, finita la partita, li invitava a pregare in chiesa.
    Quando i partigiani tentarono di trasformare la resistenza contro i tedeschi in rivoluzione del popolo per instaurare il regime comunista, videro come loro primi nemici i sacerdoti. Non era molto salutare andare a giro con l'abito talare, farsi riconoscere come ministri di Dio, eppure questo bimbo di quattordici anni, nonostante in molti gli dicessero di mettersi "in borghese", continuava ad andare in giro con l'abito del seminario. In breve era diventato un punto di forza, una guida per tanti che vedevano nel suo coraggio una forza nuova, sconosciuta ai più. Questo suo modo di fare attirò le ire dei partigiani che decisero di rapirlo e poi di ucciderlo con un colpo di pistola alla tempia ed uno al cuore. Hanno ucciso il ragazzo, la persona, il sacerdote che sarebbe diventato, ma non hanno ammazzato il messaggio che egli intendeva portare. Essere di Gesù non è una vergogna, credere in Dio non è qualcosa da nascondere, ma da gridare dai tetti. Quando vi innamorate di qualcuno non avete forse voglia di gridarlo ai quattro venti? E se qualcuno criticasse la vostra scelta per quel fidanzato o fidanzata smettereste di dire a tutti quanto amate quella persona? Certamente no. Chi ama il Signore non dovrebbe vergognarsi, eppure sono in molti che non entrano in chiesa per non essere additati in una società dove i valori, specie quelli legati alla fede, sono calpestati e derisi.
    Vi farebbe piacere se vostro figlio che voi amate più della vostra stessa vita si vergognasse di voi? Se cercasse di nascondere ai suoi amici l'identità del padre facendo di tutto per non farlo loro incontrare?
    Certamente no, ed allora se credete in Dio non vergognatevene, riconoscetelo davanti agli uomini e sarà gioia grande

  41.  

    Addì 16 dicembre 2013

    Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?».
    Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.
    Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielò", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?'';
    se diciamo "dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
    Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Matteo 21,23-27

  42.  

    Con quale autorità fai questo?

    Siete scoraggiati?

    Quante volte ci sentiamo scoraggiati per aver speso una vita per il bene della famiglia e questa va a rotoli, per il bene di un figlio che è comunque entrato su una brutta strada, per il rispetto degli altri e non c'è un sol uomo disposto a proteggerti e supportarti, per vivere una vita sana e ritrovarsi giovani con un tumore senza appello, per progettare una vita con qualcuno e vederlo andare via dall'oggi al domani o vederlo morire.
    Scoraggiarsi, demoralizzarsi, cadere a terra, desiderare di morire o addirittura suicidarsi non è cosa né rara, né difficile.
    Occorre però guardare avanti. Come si fa? Per proiettarsi nel futuro occorre conoscere e scandagliare bene il passato e restare molto saldi nel presente. Il tempo trascorso nella nostra vita non è mai, per nessuno, solo tristezza e dolore. In mezzo a tanta sofferenza c'è sempre una stilla di gioia, una scintilla che deve incendiare il nostro animo, illuminare il nostro cuore, farci riflettere sulla possibilità di ritrovare un momento simile. E' possibile, è già successo più volte nel corso della nostra esistenza, e quella lucina è lì per ricordarcelo. Saldi nel presente significa che oggi dobbiamo vivere, non domani, non ieri e assolutamente dobbiamo vivere, preparare da mangiare, vestirci, farci belli, uscire, incontrare persone, lavorare, gioire e piangere, ma in ogni caso: vivere. Ed il futuro non ci sembrerà poi così lontano, così difficile da raggiungere, così arduo da pianificare. Il Signore ci fa una promessa quando ci dice che se ieri siete stati infelici, se oggi piangete, domani sarete pieni di gioia, e ci indica la strada da percorrere, una strada lastricata di amore per gli altri. Ma io ho già tanto amato, e ora vorrei che qualcuno amasse me. Quante volte abbiamo pronunciato questa frase, quante volte ci siamo sentiti soli e abbandonati da tutti, ma l'unica via è quella di continuare ad amare anche coloro che non ci vogliono bene, che ci trascurano e prima o poi tornerà il sereno nella vostra vita, prima o poi troverete qualcuno che vi ami e vi rispetti.

  43.  

    Addì 17 dicembre 2013

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
    Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
    Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
    Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
    Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
    Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
    Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
    Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
    Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
    Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,
    Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,
    Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
    Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

    Matteo 1,1-17

  44.  

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo

    Siamo tutti figli di ...

    Ognuno di noi è figlio di qualcuno, che a sua volta è figlio di altri, e così di seguito.
    Ognuno ha le sue radici, ma in ogni pianta, in ognuno di noi, c'è il bene ed il male. Dobbiamo imparare a prendere le distanze dai difetti che abbiamo imparato dai nostri genitori e parenti ed accogliere invece nel nostro cuore il bene che ci hanno dato, gli insegnamenti positivi trasmessi.
    Non è difficile in molti casi, laddove i papà e le mamme sono buoni insegnanti di valori, ma da tanti anni ormai vedo una realtà che non mi era propria e pian piano ho dovuto fare un cammino di accettazione dell'altro, non sempre facile.
    Quando vedi un babbo che picchia il figlio, una mamma che gli spegne le sigarette sul viso, graffi sulla schiena, denutrizione e quant'altro, non hai molta voglia di scusare, capire, trovare il bene fra le pieghe di quel tanto male.
    Eppure devi farlo. Se non hai la cultura del perdono, se non pensi che vada giudicato il peccato ma non il peccatore, almeno devi trovare il positivo in quei genitori per amore del bambino che hai incontrato e che il Signore, o la vita se preferite, ha messo sul tuo cammino di vita.
    Ogni bimbo che viene da noi ha alle spalle qualcosa che non avrebbero mai voluto affrontare, eppure i loro genitori sono una parte importante della loro vita e viene spontaneo ai ragazzi, specie a distanza di tempo, perdonarli, considerare certi gesti come piccoli errori nell’immenso universo di amore che questi nutrono per loro. Talvolta è idealizzazione, ma spesso è vero perdono. E’ da loro che dobbiamo imparare.
    Ho visto mamme comportarsi male, trascurare i figli, lasciarsi andare all’alcool per i tanti problemi da affrontare, ma ho visto anche tanti bambini, anche piccoli, proteggere i genitori, accudirli, dar loro consigli, far loro da mamme e papà, seppur in miniatura e con tutti i limiti possibili e immaginabili. Sono ragazzi che si rafforzano nelle difficoltà, ragazzi che hanno dentro una carica in più di chi certe tragedie non ha dovuto né vederle, né sentirle, ragazzi talmente forti da spaccare il mondo, ma tale forza deve essere indirizzata verso un buon fine perché, se lasciati andare, prenderanno la prima strada che incontreranno, che di solito è la più facile, la più fuorviante. Ecco perché fare affidamento è così necessario, occorre instradare questi nostri figli, questi bambini cresciuti troppo alla svelta affinché siano una risorsa per la società e non un problema, affinché possano donare amore e carezze e non odio e pugni.

  45.  

    Addì 18 dicembre 2013

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa

    Matteo 1,18-24

  46.  

    Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi

    Siamo (quasi) tutti ipocriti

    Si apre il giornale e si legge che diversi calciatori sono stati indagati per truffa, partite truccate, mazzette passate di mano in mano tra allenatori.
    La truffa è truffa ed è sempre deprecabile, ma quando a rubare ed imbrogliare sono persone che guadagnano in un anno quanto la maggioranza di noi non vedrà mai in tutta la sua vita, per di più pagati per giocare e on certo per scavare in miniera, viene da pensare che sia uno schiaffo alla miseria, una bestemmia, un insulto all'umanità e ai suoi valori fondanti e più elementari.
    Si da importanza e credito a chi vediamo aver raggiunto la vetta, come tanti idioti alziamo gli occhi verso queste divinità scese in terra, disposti a perdonar loro tutti gli eccessi di cui spesso sono protagonisti, ma non guardiamo al povero, al disoccupato, alla vedova, al bambino maltrattato, all'immigrato trattato come bestia.
    Anzi, facciamo di peggio, siamo ipocriti e fingiamo che sia giusto.
    Ultimamente a partire dal movimento di Grillo sino ad arrivare a quello denominato "9 dicembre" c'è una continua protesta contro la politica, magari anche giusta e legittima, per la quale si bloccano strade, si fanno sit in. E' giusto protestare quando le cose vanno male, fare dimostrazioni per far sentire la voce della gente, ma in tanti anni di insofferenza non ho mai visto nessun assembramento contro gli stipendi "leggermente sopra il normale" di tanti calciatori, mai un blocco degli stadi per non far giocare le partite, mai un sit in davanti alla lega calcio. Leggevo ieri l'attacco verso pensioni d'oro di un milione l'anno, critica giusta, ma nessuno parla degli stipendi dei calciatori.
    Si chiama incoerenza, falsità, ipocrisia. Nessun politico, nessun movimento andrà mai contro il mondo d'oro del pallone perché si attirerebbe le ire di tante persone. Ve lo immaginate l'italiano che viene lasciato una domenica senza partite?
    I politici hanno le loro responsabilità, ma anche chi, come un calciatore, è guardato da tanti come un esempio da seguire dovrebbe comportarsi meglio.
    Chi lavora di più, chi ha maggiormente studiato, chi ha delle responsabilità è giusto che venga pagato maggiormente, è anche uno stimolo per i ragazzi a farsi una cultura, anche se la disparità è troppo spesso eccessiva, ma chi gioca tutti i giorni a pallone è giusto che prenda da un minimo di centomila euro netti l'anno (dopo aver pagato le tasse e spesati di tutto) per i meno bravi fino ai sei milioni e mezzo di Daniele De Rossi o i cinque milioni e mezzo di Gonzalo Higuain senza contare sponsorizzazioni e premi partita per una giornata "lavorativa" di tre/quattro ore al giorno, partita la domenica, lunedì libero.
    Se fossi un politico proporrei una legge dove metterei un tetto agli stipendi dei calciatori, tipo trentaseimila euro l'anno (e già tremila euro al mese per giocare a pallone mi sembrerebbero fin troppi), ma non riceverei che pochissimi voti in parlamento, forse nessuno e, ne sono certo, non verrei più votato alle elezioni successive.
    Siamo ipocriti perché vediamo come idoli coloro che hanno raggiunto il successo e ci dimentichiamo che il vero Dio è quello povero nato in una mangiatoia duemila anni fa, e dovremmo provare rispetto per i poveri, gli emarginati, i bambini maltrattati dai genitori, piuttosto che per dei giocatori di calcio con stipendi da favola

  47.  

    Addì 19 dicembre 2013

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
    Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
    Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
    Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,
    secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
    Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
    Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
    Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
    Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,
    poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
    e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
    Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
    Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
    L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
    Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
    Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
    Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
    Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
    «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini»

    Luca 1,5-25

  48.  

    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita

    Bambini da abusare

    La nascita di un figlio è sempre una gioia immensa, ed in molti si rallegrano della sua nascita. Innanzitutto i genitori, i nonni, i parenti, poi gli amici e man mano che il bambino comincia a crescere in tanti lo apprezzano e sono felici di averlo conosciuto. Questa gioia però si trasforma talvolta in qualcosa di marcio, nell'uso del bambino. Quando avevo diciassette anni andai con i miei genitori in Thailandia e parlando con degli italiani che avevano un ristorante e risiedevano lì da diversi anni ci venne detto che le famiglie sono contentissime quando nasce loro una figlia perché diventa, sin da piccola, una fonte di reddito perché la fanno prostituire. Tra i rom una figlia rappresenta un reddito perché viene venduta alla famiglia del futuro marito ed un maschio può essere mandato a rubare. Purtroppo anche nella nostra bella Italia c'è chi si rallegra per i tanti bambini che ha a disposizione per compiere atti sessuali.
    La vicenda di cui ho fatto menzione a parte in questo forum relativa all'assistente sociale di sessanta anni che ha instaurato una relazione di amorosi sensi con una bambina che doveva tutelare ha del clamoroso, ma non è l'unico caso.

  49.  

    Addì 20 dicembre 2013

    Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  50.  

    Nulla è impossibile a Dio

    Cani e gatti contano più dell'uomo

    Un uomo si da fuoco in Piazza San Pietro per i debiti, un altro di cinquant'anni si impicca per lo sfratto. Spiccioli per molti, disperazione per molti altri. Se vado in giro per la mia città, e credo che in tutta Italia sia così, scorgo decine e decine di cartelli "Affittasi" e "Vendesi", case vuote, inutilizzate. E' un po' come vedere una persona che muore di fame mentre stiamo mangiando un panino ed averne un altro o più in tasca, ma ci guardiamo bene dal dividerlo con lui. Capisco non sia cosa facile per chi abbia una casa vuota da vendere o da affittare in comproprietà con altri con i quali trovarsi d'accordo, ma chi ha una seconda casa, chi non ha problemi di reddito per i quali quell'affitto vorrebbe dire sussistenza della famiglia, chi come le banche ha centinaia di case pignorate, o semplicemente una casa che non usa non potrebbe accogliere una famiglia disperata? Tutti applaudiamo colui che si getta nel fiume gelato per salvare la vita di una persona che sta annegando, ma per salvare una vita non bisogna essere eroi, basterebbe aprire le porte di casa e del cuore ad un bambino, ad una famiglia. Continuiamo a spendere denaro per dare una casa a tanti cani e gatti e lasciamo che famiglie intere si rovinino, dormano sotto i ponti o nelle macchine, oppure si tolgano la vita dalla disperazione. C'è dell'inconcepibile in tutto questo, è possibile che oggi per una buona parte di persone la vita di un animale valga più di quella di un essere umano? Non si augura il male a nessuno, ma vorrei che qualcuno di questi animalisti provasse cosa significhi disperazione, vedesse in faccia il buco nero nel quale in tantissimi oggi precipitano.
    Un cane, un gatto possono essere di compagnia, specie per le persone sole, ma uno, non centinaia pagati dalla comunità, quella stessa comunità che risponde alle famiglie povere "mi spiace non abbiamo denaro per voi, non possiamo salvarvi la vita perché siamo già impegnati a salvarla a cani e gatti"