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  1.  

    Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.

    Trasformiamo in fatti le parole

    "Nonostante tutti i nostri sforzi di lavorare in chiave inclusiva, la società si sposta sempre più verso l’esclusione" è una frase di un'intervista del presidente dell'Anffas relativamente ad uno dei tanti casi di esclusione di un bambino down dai centri estivi.
    Quante preghiere si fanno a Dio nelle chiese, nelle sinagoghe, nelle moschee, nelle proprie case, quante parole rivolgiamo a Dio, suppliche, richieste, ma quando ci troviamo dinanzi un bimbo down non lo accogliamo nei nostri centri estivi, quando in classe di nostro figlio c'è uno zingaro ritiriamo il bambino da scuola, quando un papà maltratta un figlio ci tiriamo indietro se ci chiedono di accoglierlo in casa nostra, quando vediamo un extracomunitario sbarcare da una carretta del mare lo vorremmo rigettare in mare, quando vediamo una persona che si macchia di un delitto orribile l'unica cosa che sappiamo invocare è la vendetta. A cosa serve pregare, usare tante parole se poi non siamo in grado di aprire le porte del nostro cuore? Cos'è la preghiera se non la capacità di aprirsi a Dio, di lasciarlo entrare dentro di noi attraverso i fratelli più deboli accogliendoli in casa, nelle nostre città, nelle scuole, perdonando coloro che sbagliano? In molti non si avvicinano a Dio perché vedono la nostra ipocrisia, la nostra incapacità di saper trasformare in fatti i tanti e bellissimi pensieri che ogni domenica, ogni giorno eleviamo al Signore. Trasformiamo in fatti le parole, apriamo le nostre porte a coloro che bussano.

  2.  

    Addì 20 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.
    Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
    La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!»

    Matteo 6,19-23

  3.  

    Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore

    L'amore è

    Ho sempre pensato che l'amore per una persona non sia legato ai beni materiali. Purtroppo assistiamo a tanti matrimoni di interesse, ma si può chiamare amore? Dove è il nostro cuore? E' laddove abbiamo accumulato i nostri tesori, ma quali sono i tesori che contano? Ameremo quella persona perché ci ha comprato la casa, una bella automobile, la barca a vela, vacanze continue in posti fantastici? Potremo essergli riconoscente, ma non si ratta di amore. L'amore c'è quando l'altra persona ha costruito per te una casa fatta di valori, ti ha colmato di attenzioni, ti ha fatto cavalcare sogni e ideali, ha combattuto al tuo fianco contro le onde impetuose della vita, ha fatto si che ogni giorno del quotidiano fosse un meraviglioso giorno di vacanza. Vediamo di accumulare questo tipo di tesori perché i beni materiali prima o poi finiscono, l'amore che abbiamo donato resta per sempre. L'amore più grande è, per coloro che credono, quello per Dio ed i tesori che dobbiamo accumulare sono i valori ed i principi che Gesù ci ha insegnato, in modo da avere un tesoro in cielo ad aspettarci quando questa breve vita terrena sarà ormai un ricordo lontano.

  4.  

    Addì 21 giugno 2014

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
    « Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
    Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
    Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
    E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
    E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.
    Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
    Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
    Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
    Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
    Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
    Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena»

    Matteo 6,24-34

  5.  

    Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?

    Per trovare la vostra strada non cercatela

    Era il 1986 quando alla mia vita venne data una spallata che buttò giù un muro. Fino a quel giorno, quel 4 gennaio in cui morì la mia mamma, avevo programmato tutto: finire l'università, subentrare nell'ufficio di commercialista di mio padre, sposarmi, avere due o tre figli, comprare una bella casa al mare, una barca, fare tanti viaggi con la mia adorata famiglia. Ma l'Omino che sta lassù aveva altri programmi per me e qualcosa mi aveva già messo sotto il naso, ma evidentemente ero tardo a capire.
    Si programma tutto nella nostra testa, poi basta un attimo, un incidente, una malattia, la morte di una persona cara, un dissesto economico, la perdita del lavoro per rimettere tutto in discussione e dover rivedere ogni piano fatto nella nostra testa. Così fu. Il giorno prima avevo tutto chiaro della vita, il giorno dopo ero come tramortito con il sedere per terra, e man mano che i giorni passavano le cose non miglioravano perché restavo ancora arroccato sulle mie posizioni, non volevo darla vinta al mio destino e pretendevo che i miei piani restassero immutati. Ma come si fa ad essere così stupidi? Come si fa a pensare di poter andare a fare il picnic con gli amici incuranti del terremoto che ha distrutto ogni cosa intorno a te? Nove mesi mi ci sono voluti per accorgermi che stavo camminando su un cumulo di macerie e non su un prato erboso, per rendermi conto che mi sarei dovuto rimboccare le maniche e cominciare a costruire. Facile e dirsi. Ma doversi re-inventare una nuova vita, nuovi obbiettivi dopo tanti anni non è cosa facilissima, eppure andava fatta. Il terremoto c'era stato, le macerie si erano formate, gli amici dispersi, i prati dove fare i picnic scomparsi per sempre. Così dopo nove mesi di autocommiserazione ho cominciato a guardarmi intorno e la cosa più logica mi è parsa quella di trovare il bandolo della matassa. Se una corda è intricata, se ne cerca il capo, una volta trovato quello, con un po' di pazienza, basta seguirlo e non lasciarlo mai andare via da te.
    Dio lo conoscevo da sempre ed è stato Lui che mi ha dato la forza di adeguarmi alla nuova vita, ma capire quale strada mi stesse indicando non era così automatico. Seguii il sentiero che si snodava tra le case venute giù dopo il terremoto e per incanto mi rendevo conto che la cosa funzionava: man mano che passavo sempre meno erano le macerie, sempre più le persone che insieme a me volevano ricostruire la città, sempre più belle le case che sorgevano e pian piano le nubi si dissipavano ed il sole scaldava sempre più forte. Ma quanti dubbi.
    Eh si, la fede non mi mancava, ma è come l'amore, un conto è amare, un conto è affidarsi completamente.
    Avevo capito che aiutare i bambini fosse la mia strada, ma con quale coraggio avrei lasciato la sicurezza di uno studio, un lavoro, la serenità di una famiglia, di una vita regolare con moglie e figli per gettarmi su una strada avvolta dalla nebbia dove non solo non potevi fare piani a lunga gittata, ma era già difficile vedere dove poter mettere il piede per il passo successivo.
    Quanti dubbi all'inizio del mio percorso, alimentati dai pensieri di tanti, amici e parenti, dubbiosi su quanto avessi intrapreso.
    Il Signore ci parla, ma noi facciamo troppa confusione per ascoltarlo, ma quando vuole il momento per farsi ascoltare lo trova eccome. Un giorno d'estate la mia anima era in tumulto e passai una giornata a chiedermi quale dovesse essere il mio futuro: reindirizzarmi su una vita regolare, lavorare con mio padre, sposarmi, mettere su famiglia, oppure abbracciare il nuovo percorso pieno di insidie ed incertezze? Non sapevo decidermi, anima, cuore e mente parevano essersi dati appuntamento quel giorno per litigare su quale fosse la cosa migliore da fare.
    Alla sera, vinto dalla stanchezza, prossimo a posare la testa sul cuscino presi il Vangelo e chiesi aiuto a Gesù, chiesi che mi dicesse cosa avrei dovuto fare. Lo aprii a caso e c'erano scritte queste parole:
    "Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
    Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
    E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
    E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.
    Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
    Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
    Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
    Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
    Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
    Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena"

    Chiusi il Vangelo, ringraziai Dio per avermi parlato e la decisione fu presa. Da quel giorno la mia vita è per i ragazzi ed ancora oggi non ci sono certezze materiali, ma ho imparato a camminare nella nebbia sicuro che il Signore mi farà posare il piede sul terreno e non permetterà che inciampi.

  6.  

    Addì 22 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»

    Giovanni 6,51-58

  7.  

    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui

    Vi piace mangiare cibi sani?

    Un vecchio detto dice "noi siamo ciò che mangiamo". Quando ci nutriamo il cibo rilascia nel nostro corpo sostanze nutritive che alimentano i nostri organi, ed è grazie al cibo e alle bevande che possiamo vivere. Così avviene anche per le parole, i principi, i valori che ci vengono trasmessi: li incameriamo dentro di noi, li facciamo nostri, viviamo la nostra esistenza cercando di portare avanti questi ideali. Ma così come scegliamo noi il cibo da mettere in tavola, scegliamo anche le parole che vogliamo sentire. Se lasciate un bambino libero di scegliere non si nutrirà con cibi sani e genuini, ma andrà avanti a suon ci bibite gassate, merendine, cioccolata, patatine fritte, così deciderebbe di non andare a scuola, di non ascoltare gli insegnamenti da qualunque parte arrivino. Un buon genitore, sin dai primi giorni di vita, dovrà dare un'alimentazione corretta alla prole, così come dovrà stare a attento a cosa guarda in tv, agli ambienti che frequenta, alla scuola dove è iscritto controllando non solo che mangi regolarmente, ma anche che acquisisca nozioni e valori positivi.
    Nelle nostre riunioni serali cerchiamo sempre di dare ai ragazzi valori ed insegnamenti buoni, così come subito dopo diamo loro cibi genuini.
    Non stancatevi mai di dare il buon cibo che alimenti corpo e spirito, non smettete di donare loro insegnamenti, e se non vorranno ascoltarvi scrivete loro delle lettere, tenete dei quaderni come a parlare con loro. La mia mamma spesso voleva dirmi delle cose quando ero in piena adolescenza, ma io non volevo ascoltarla, così mi scriveva delle lettere, alcune me le faceva avere, altre le teneva chiuse nel suo cassetto. Quando è morta e le sue parole non echeggiavano più tra le pareti domestiche, ho tirato fuori quelle lettere e le sue parole sono tornate a vivere, mi hanno donato la gioia di alimentarmi, di esultare per la vita che stavo portando avanti, e mia madre continua a vivere in me, attraverso di me ed io vivo di lei.
    E' così anche per le parole del Vangelo. Gesù ci ha lasciato tanti insegnamenti, donateli ai vostri figli. Se non vorranno ascoltarli mettete un Vangelo sul loro comodino, vedrete che quando avranno fame se ne ciberanno. Fatelo anche se non credete in Dio perché le parole di Gesù vanno al di là dei comportamenti sbagliati della chiesa, dei sacerdoti e di noi cattolici perché sono parole attuali e veramente sono un cibo sano e genuino di cui tutti noi dovremmo nutrirci, specie i nostri figli in crescita.
    Se non mi fossi nutrito della parola del Signore, oggi sarei cibo per i vermi e non avrei dato riparo a centinaia di bambini. Date quest'opportunità in più ai vostri figli, male non potrà fargli davvero.

  8.  

    Addì 23 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
    Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
    O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
    Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello»

    Matteo 7,1-5

  9.  

    Col giudizio con cui giudicate sarete giudicati

    Siete giudici?

    Quante volte esprimiamo pareri non richiesti su questa o quella persona, a volte anche molto pesanti senza nemmeno conoscerne il nome, solo dopo uno sguardo. Ognuno di noi è passibile di mille critiche perché siamo tutti ben lontani dalla perfezione, eppure non ci preoccupiamo dei nostri difetti, ma guardiamo sempre e solo quelli degli altri. Eppure ogni persona è formata da bene e male, dal bianco e dal nero, da pregi e difetti, ma ci ostiniamo a guardare solo la parte negativa di un uomo o di una donna, ma quel che è peggio è che ci permettiamo di giudicare qualcuno nella sua globalità per aver visto un suo atteggiamento, magari anche sbagliato. Vi piacerebbe se dicessero di voi di non essere buoni genitori perché un giorno avete urlato una parolaccia contro vostro figlio, magari dopo essere stati esasperati? O se dicessero che non siete un buon medico per non aver azzeccato una diagnosi? O magari una cattiva insegnante se nella spiegazione avete commesso un errore tirando uno sfondone? Eppure lo facciamo, ci permettiamo di puntare il dito appena vediamo un errore, giudichiamo la persona e gli cuciamo addosso un vestito di critica e giudizio pesante. E' giusto criticare l'errore, senza dubbio, perché è così che si cresce, e bisogna parlarne con chi lo abbia commesso per chiedere spiegazioni e dare un nostro parere, ma più di questo non dovremmo fare. Cominciamo noi a non giudicare gli altri e forse un giorno anche noi non saremo giudicati per un nostro errore.

  10.  

    Addì 24 giugno 2014

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
    Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele

    Luca 1,57-66.80

  11.  

    Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome

    A chi appartengo?

    Il senso di appartenenza è per ognuno di noi scontato. Quando i cognomi non esistevano o erano poco diffusi un bimbo era Gino di Luca, Enzo di Maria, Giovanni di Cristina. Non c'è cosa più bella che sentirsi parte di un nucleo, in particolar modo di una famiglia. Ma voi che potete vantarvi di avere una storia ed un presente, avete mai pensato a quanti bambini ci siano figli di nessuno? Ragazzi che non hanno un passato, non sanno chi siano i loro genitori, non hanno avuto le coccole di una nonna, la paghetta del nonno, la marachella complice con il fratello o la sorella, la piccola divergenza con l'amato cuginetto? Potranno crearsi qualsiasi strada, riempirsi di amici, fare tanti figli, sposarsi ed entrare di diritto in una famiglia, ma saranno sempre i genitori, i nonni, gli zii, i cugini della moglie o del marito.
    Tanti bambini chiedono il vostro amore, le vostre regole, chiedono di fare parte del vostro passato, bramano un cognome, l'eredità del sangue che scorre nelle vostre vene.
    C'è un esercito di bambini che langue in istituti non perché lo stato abbia qualche interesse, non perché ci siano inciuci con i comuni, ma perché nessuno li vuole.
    Si sente sempre dire che non ci sono bambini da prendere in adozione in Italia. Bugia.
    Si sente che i tempi di attesa sono lunghi. Bugia.
    Si sente che un single non possa prendere un bimbo in adozione. Bugia.
    Si sente che i costi per l'adozione sono proibitivi. Bugia.
    Si sente che in molti non possono prendere un bimbo in adozione perché non hanno i requisiti. Bugia.
    Si sente che le coppie omosessuali non possono adottare. Bugia.
    Sapete cosa accade in Italia? Ci sono tantissime coppie che non riescono ad adottare, e ci sono tantissimi bambini pronti e disponibili per l'adozione.
    Il motivo è semplicissimo: tante coppie vogliono adottare un bambino, purché sia piccolo, magari di genitori italiani.
    Parimenti tanti bambini e ragazzi di dodici, tredici, quattordici anni potrebbero essere adottati, ma nessuno li vuole.
    Il single, così come le coppie di fatto, così come coloro che non hanno i requisiti per l'adozione possono avere un bimbo in adozione passando attraverso l'affido. Sono quei bimbi che nessuno vuole, quelli più grandicelli, quelli di genitori stranieri, i minori non accompagnati che ogni giorno arrivano sulle nostre coste, quelli con qualche ritardo o con un arto in meno.
    Chi prende un bambino in adozione dovrebbe accogliere nella propria famiglia quello disponibile e non crearsi un proprio ideale da perseguire.
    E proprio per essere concreto, venite a trovarci e ne parliamo. Vi indicheremo la strada per prendere nella propria casa un cucciolo d'uomo desideroso di appartenere a qualcuno.

  12.  

    Addì 25 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.
    Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
    Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
    Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.
    Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere»

    Matteo 7,15-20

  13.  

    Dai loro frutti li riconoscerete

    Dai loro frutti li riconoscerete

    Le associazioni, i partiti politici, le pubbliche amministrazioni compiono atti, agiscono in mille situazioni diverse. Per capire se un'organizzazione, un ente, un gruppo politico è un buon gruppo basta vedere ciò che ha prodotto perché ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. A Livorno abbiamo una nuova amministrazione. Quella precedente non ha fatto bene il proprio lavoro di amministratore, ha chiuso le porte in faccia a tante persone, società ed associazioni e non tutelando gli interessi di tutti, ma solo quelli di alcuni, ed è stata mandata a casa o, per usare sempre il parametro dell'albero "Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco". La nuova amministrazione si è appena insediata, fra qualche giorno si conosceranno i nomi tanto attesi degli assessori che guideranno la città per i prossimi anni e dai loro frutti vedremo se saranno albero buono o albero cattivo. Lo stesso si può dire delle famiglie. Che gioia andare a scuola e sentirsi dire "che bimbo speciale che avete, come è educato, tutti gli vogliono bene, che bei principi che ha". E bello quando un genitore si accorge di essere un albero buono capace di produrre frutti buoni.
    Qualche giorno fa sentivo che nel sud alcuni tribunali dei minori hanno cominciato a togliere i figli alle famiglie dei mafiosi. Era l'ora. Uno dei nostri ragazzi aveva la madre che ne abusava sessualmente lo faceva violentare dai suoi compagni. Ha avuto sette figli, tutti tolti per le stesse problematiche, tutti violentati. Eppure è nato l'ottavo e non lo hanno tolto. Perché? Semplice, perché non aveva subito, magari la madre era cambiata. Sono il primo a dare la possibilità a chi sbaglia di cambiare, ma prima di tutto i bambini devono essere tutelati. Prima si dovrebbe togliere il bimbo, poi cercare di cambiare la madre, non viceversa.