Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Addì 1 novembre 2013

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
    Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
    Beati i miti, perché erediteranno la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi

    Matteo 5,1-12a

  2.  

    Beati voi

    Rallegratevi se vi offendono

    C'è nella storia del mondo un filo conduttore. Ci sono, ci sono stati e sempre ci saranno i forti e i deboli. Tra i forti troviamo spesso chi ha imposto, anche con la violenza, le proprie regole ai più deboli, troviamo prepotenze, cattiverie, dittature, maltrattamenti, sevizie, torture. Se però guardiamo a cosa sia poi accaduto, possiamo ben notare che il cattivo, il prepotente, il dittatore sono condannati dalle generazioni future, mentre l'afflitto, il povero, l'umile, colui che da sempre subisce le angherie di chi vuole incatenarlo riceve tutti gli onori, viene ricordato come la persona da tutelare, l'esempio da seguire. Se così non fosse si osannerebbero Caino, Hitler, Mussolini, mentre invece agli onori assurgono figure di martiri, di desaparecidos, di chi ha lottato con la non violenza contro i regimi e le oppressioni di ogni epoca. Già la storia vede negli umili l'esempio da seguire, in coloro che inneggiano alla giustizia il simbolo della resistenza. Non è con le guerre che si cambia il mondo, ma seguendo la strada della pace, della misericordia, del perdono.
    Cerchiamo di essere senza pretese, non lamentiamoci se siamo afflitti, sforziamoci di essere miti, desiderosi di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, e se ci perseguiteranno perché seguiamo questi principi morali, se ci insulteranno o diranno male di noi per il bene che stiamo facendo rallegriamoci perché siamo sulla strada giusta e Dio (o la storia se non avete Fede) ci renderà giustizia, ci premierà per la nostra costanza e perseveranza.

  3.  

    Addì 2 novembre 2013

    Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,
    perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
    E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
    Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno»

    Giovanni 6,37-40

  4.  

    Colui che viene a me, non lo respingerò

    Immigrati da accogliere nel nostro paese

    Quante volte abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto, direttamente o indirettamente, e non l’abbiamo esaudita pur potendolo fare? Al telegiornale sentiamo parlare di bambini che arrivano da paesi poveri senza genitori, quanti di voi si sono fatti avanti per accogliere uno di loro? Alla vostra porta ha mai bussato un povero? I servizi sociali o qualche associazione vi ha mai chiesto di accogliere un bimbo in affido? Un amico, un conoscente si è mai trovato in una brutta situazione tanto da avere bisogno di venire a vivere un periodo in casa vostra? Nel vostro lavoro di avvocato, commercialista, medico specialista, geometra vi siete mai trovati dinanzi qualcuno che avesse bisogno della vostra professionalità senza avere la possibilità di pagarvi? O semplicemente sull’autobus avete fatto sedere una persona anziana, oppure in fila avete fatto passare avanti qualcuno?
    Come ci siamo rimasti quando abbiamo chiesto aiuto e questo ci è stato negato?
    Come a noi fa piacere essere accolti, siamo i primi noi ad essere disponibili verso il prossimo. Gesù nel Vangelo ci dice “Colui che viene a me, non lo respingerò”. Impariamo da Gesù, che si abbia Fede o meno, ad accogliere un bambino in affido, ospitare chi non ha una casa, lasciare entrare nel nostro paese chi fugge dalla fame e dalla guerra, dare lavoro a chi non lo trova facilmente, donare la propria professionalità a chi necessità della nostra esperienza

  5.  

    Addì 3 novembre 2013

    Entrato in Gerico, attraversava la città.
    Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
    cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
    Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
    In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
    Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;
    il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»

    Luca 19,1-10

  6.  

    Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

    Essere piccoli piccoli

    A molti capita di sentirsi piccoli piccoli dinanzi alla grandezza del mondo, della vita, di Dio, ma nessuno è mai troppo piccolo, con troppi difetti, con troppi peccati per non poter dialogare con coloro che sono più grandi di noi. I bambini ci vengono in aiuto per capire molte cose della vita. Quando un bimbo vuole parlare con un adulto, e questi è troppo indaffarato per ascoltarlo, fa ogni cosa possibile per attirare la sua attenzione, salta, sale su una sedia, strattona la giacca, chiama a squarciagola, piange. Che bella l’insistenza del bimbo, che bello vedere quanto sia tenace nel mettere in pratica il suo proposito di parlare con l’adulto, di chiedere ciò di cui ha bisogno, con la massima fiducia nel “grande”, capace di risolvere ogni problema, di dare riscontro ad ogni richiesta.
    Impariamo dai bambini, impariamo a chiedere, a salire sull’albero, a cercare di incontrare lo sguardo di Dio. Nessuno di noi è troppo piccolo o troppo peccatore per poter guardare negli occhi il Signore. E’ lui a volerlo, è lui che incrocia il nostro volto se lo cerchiamo.
    Quando mi arrabbio con i miei bimbi più piccoli per qualche marachella che hanno fatto, una volta passato il disagio iniziale, sono loro a venirmi intorno, a desiderare una mia carezza, un abbraccio, il perdono per farmi capire che cercheranno di non sbagliare più, ma con la consapevolezza che se cadranno ancora ed ancora nell’errore, sarò sempre lì a brontolarli e ad amarli e mai mi perderanno, saranno sempre come figli. Anche quando sbatteranno la porta ed usciranno di casa arrabbiatissimi, come solo gli adolescenti riescono ad esserlo, sanno che nel mio cuore ci sarà sempre posto per loro, basterà che salgano su un albero per cercarmi ed io ci sarò.

  7.  

    Addì 4 novembre 2013

    Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
    Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
    e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti»

    Luca 14,12-14

  8.  

    Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

    Bambini che non mangiano

    Quando ad un mio amico chiedevo se avesse fatto gli auguri a tizio o caio, spesso mi rispondeva di no perché lui non lo aveva chiamato per il suo compleanno.
    Ho sempre pensato che gli auguri, così come un dono, un invito, l'accoglienza, un favore, un prestito di qualcosa vadano fatti per il gusto di investire qualcuno del nostro affetto, a prescindere dalla loro capacità o volontà di poter o voler contraccambiare. Ci sono persone che per un motivo o per un altro mi scansano, ma quando le incontro mi viene spontaneo salutarle, così come è bello la mattina partire facendo gli auguri di compleanno e talvolta di onomastico a chi conosciamo, senza tanti calcoli. Donare mi da gioia, ed anche se ricevere fa piacere non deve essere la motivazione per scegliere a chi rivolgere la nostra attenzione.
    Alle feste si invitano coloro che possono farci un regalo, ai banchetti quelli che poi useranno la stessa cortesia nei nostri confronti, salutiamo quelli simpatici, parliamo con le persone che ci piacciono. Siamo tutti disposti ad accogliere in casa un bambino di pochi mesi sano, magari biondo e con gli occhi azzurri, ma quanti di noi sono pronti a far entrare nella propria famiglia una bambina ipovedente, un ragazzino con handicap, una bambina nana, un bimbo con una gambina più corta, oppure un ragazzino più grande ormai già segnato nel carattere da brutte esperienze legate al passato?
    Pensate a quanti calcoli facciamo, prendiamo strade secondarie per non passare davanti ad una persona, teniamo le porte sbarrate per non lasciare entrare un bimbo che non abbia certi stereotipi pur desiderandone uno, facciamo feste alle quali in molti vengono perché si sentono costretti e non per la gioia di stare insieme e condividere un bel momento.
    Quanto viviamo male. Eppure basterebbe lasciare la porta aperta, abbandonarsi all'idea dell'accoglienza e dell'amore gratuito, donato per il gusto di fare qualcosa per gli altri.
    La gioia che vi potranno dare quei bambini, quelle persone che non hanno ricevuto mai nulla dalla vita è enorme.
    In questi giorni passati in campagna durante il ponte di ognisanti la stanchezza è stata tanta perché avevamo con noi cinque bambini che per la prima volta venivano ad Orentano. Sono arrivato a dire, ad un certo punto, che non vedevo l'ora di essere al lunedì per riposarmi e, devo confessare, un po' scocciato dalla presenza di questi bimbi incontenibili perché abituati a vivere in un campo nomadi fino a poco tempo fa. Alla sera li ho accompagnati a casa, sono salito nel posto dove abitano, una vecchia scuola dove gli odori malsani si mischiano per poi ricompattarsi e dare un pugno nello stomaco a chi varca la soglia di quel rifugio di fortuna. Una tenda fa da porta, mura di cartongesso dividono i nuclei familiari, zingari, albanesi, marocchini, senegalesi, tutti insieme a convivere in una situazione igienica a dir poco allarmante. Vedere i bambini felici di raccontare alla loro mamma cosa avessero fatto, chiedere a me che raccontassi ai genitori di quanto fossero stati bravi e ubbidienti mi ha rigenerato, mi ha donato quella forza che avevo perso in tre giorni non facili, e sopratutto mi ha fatto sentire in colpa per aver desiderato di tornare alla pace delle mie mura di casa. Quanti bambini ci sono in quelle situazioni, ed anche peggiori, in ogni città. Ognuno di voi può avvicinarli, entrare in contatto con loro, non aspettano altro che trovare una mano tesa che dia loro una carezza, una speranza, un attimo di respiro. Se in pochi hanno la possibilità di accogliere in casa una di queste persone, quasi tutti però possiamo dire a quella mamma "domani il bimbo può venire a mangiare da noi dopo la scuola, così gioca con nostro figlio e te lo riportiamo a casa alla sera, magari dopo cena". Vi sembra poco? Per un bambino che non mangia regolarmente, per un bimbo che deve restare tutto il giorno chiuso in un tugurio a sentire liti non è cosa da poco sentire che ci sono delle persone che si preoccupano per lui, che lo vogliono aiutare senza chiedere nulla in cambio.
    Ma cosa vi è stato richiesto in cambio della vita che vi è stata donata? Assolutamente nulla. Ed allora? Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente donate.

  9.  

    Addì 5 novembre 2013

    Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!».
    Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.
    All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.
    Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.
    Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.
    Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.
    Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.
    Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena»

    Luca 14,15-24

  10.  

    Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena

    Adolescenti che si allontanano dal cuore

    Vi è mai capitato, in prossimità del Natale o della Pasqua, di avere l'idea di fare un pranzo o una cena di auguri invitando tutti i vostri amici? Uno vi ha risposto che andava in ferie con la famiglia, un altro era stato invitato altrove, un terzo non poteva perché era una bella giornata e voleva trascorrerla all'aria aperta. Forse scuse, forse no, ma mancava il desiderio di stare insieme, la gioia di poter passare un momento con voi, il dispiacere proveniente dal profondo del cuore di non poterci essere. Tutto è più importante di venire a casa vostra. Ci rimaniamo male, molto male. Ed allora si guarda altrove, a chi abbia un vero piacere nello stare con te. A me è capitato molte volte di invitare amici a casa nostra, la gioia di ritrovarsi con alcuni dopo tanti anni, il desiderio di confrontarsi con altri sulle scelte della vita, con tutti il desiderio di condividere quello che abbiamo costruito per i ragazzi e conoscere più da vicino la loro realtà, la loro famiglia. Tanti gli amici che hanno conosciuto la mia mamma, venuti alle tante feste a casa mia, compagni di viaggio e di avventure ritrovati dopo tanto tempo, magari venuti a far visita da politici sotto elezioni a carpire qualche voto, occasioni per rinsaldare un rapporto che il tempo aveva logorato, invitati a venire. Qualcuno ha detto si, ma ad ogni occasione aveva un altro impegno, altri nemmeno hanno risposto, ed è un peccato non poter condividere la gioia di ciò che facciamo con coloro con i quali sei cresciuto, hai riso e pianto, giocato e viaggiato. ma questa è la vita. La nostra casa non è mai vuota, sempre aperta a tutti e ciò che prepariamo da mangiare non deve andare mai sprecato, condiviso con quanti desiderino con gioia passare il loro tempo con noi.
    Che dispiacere quando vedo i ragazzi che non hanno la gioia di fare qualcosa, qualsiasi cosa, andare a teatro, a pesca a fare funghi, per il solo gusto di stare insieme. Scegliere di fare qualcosa solo se piace loro o meno, ma si accorgeranno ben presto che l'amore non è scontato, deve essere alimentato, si deve a volte fare qualcosa che non ci piace per amore di coloro che tanto ci hanno dato e ci danno. E' comodo dire non mi va di andare a teatro piuttosto che a pesca o svegliarmi presto al mattino per andare in bosco, di parlare delle mie cose, di mettermi in discussione, ma poi prendere quello che desideriamo, la patente, l'accudimento quotidiano, la cittadinanza o la possibilità di fare il militare.
    L'amore è un flusso che va in due direzioni, ed ogni corrente alimenta l'altra, la ossigena, le da la motivazione di esistere. Anche un genitore, che da al figlio anche l'ultimo respiro, che non si risparmia un solo istante della sua vita ha bisogno di ricevere qualcosa, a volte basta poco, basta un po' di gioia nel fare qualcosa insieme. E con Dio è la stessa cosa. Lui ci dona la vita, la salute, l'amore, la promessa di una vita eterna, ma troppo spesso prendiamo a piene mani, anzi spesso brontoliamo perché ciò che abbiamo ci sembra troppo poco, senza dare assolutamente nulla. Come ci rimarrà un genitore se a lungo andare il figlio, ormai cresciuto, continuerà a non dare nulla, continuerà a non dimostrare nessuna gioia nello stare insieme? Come ci rimarrà Dio se non abbiamo la gioia di stare con lui, con i bambini che hanno bisogno di affetto, con i carcerati che anelano ad un contatto con l'esterno, con i malati e gli anziani che guardano il mondo con i vostri occhi e respirano l'aria che portate loro in casa. Cosa farà un genitore? Cosa farà Dio? Amerà ugualmente, amerà fino alla fine, amerà totalmente, ma se un giorno, ormai grandi, usciti di casa, allontanatisi da quella famiglia, dopo aver rinunciato a mille inviti avrete bisogno e busserete alla porta, può succedere che le risorse siano state destinate ad altri, che altri bambini abbiano preso il vostro posto e siano più meritevoli di voi. Ogni casa è grande, c'è sempre posto per tutti, ma coloro che avranno rifiutato il tuo amore, coloro che si sono allontanati con il cuore prima che con il fisico non avranno nulla da pretendere, avranno fatto le loro scelte, avranno preferito dormire due ore in più piuttosto che condividere una serata a teatro insieme, o una mattinata di pesca, una soltanto su quindici giorni di vacanza.

  11.  

    Addì 6 novembre 2013

    Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:
    «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?
    Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:
    Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
    Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.
    Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo

    Luca 14,25-33

  12.  

    Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo

    Bambini violentati nel corpo e nell'anima

    Se una persona cammina diritta nella vita, seguendo determinati buoni principi, dettati dal Vangelo o dal buon costume, dai nonni piuttosto che dai genitori, si troverà inevitabilmente davanti mille ostacoli, difficoltà, scelte difficili. Spesso ci vengono proposte delle scorciatoie, rinunciare a qualche ideale per avere una vita più facile. I compromessi. La politica ne è piena. Quante leggi ingiuste, magari votate anche da onorevoli e senatori obbligati a farlo per ordini di scuderia da parte dei propri partiti, leggi contro certi valori. Anche io, nel mio piccolo, sono spesso chiamato ad accettare dei compromessi tali da andare contro i miei principi. Mi si chiede di lasciar fare i servizi sociali, di mettermi da parte quando prendono una decisione che reputo contraria al bene del bambino, e come paga mi viene offerta la tranquillità, la collaborazione, la crescita dell'Associazione. Mi spiace, non ci sto. Non potrò aiutare tutti i bambini di questo mondo, purtroppo, ma so che devo aiutare quelli che il Signore mi ha inviato, coloro che hanno bussato alla mia porta con il cuore sanguinante, quei bimbi che hanno trovato finalmente un po' di pace. So che una volta trovato un ambiente, una famiglia dove possano essere sereni non è giusto spostarli altrove, specie in qualche comunità fredda e impersonale. Quali i motivi? L'opportunismo dei comuni, il dover fare cento chilometri per venire a trovare il bimbo, a volte anche i soldi (prendiamo solo una retta su sei ragazzi in affido e quindici in diurno, anche se per alcuni ci sarebbe dovuta per legge) perché magari dopo due anni che ospitiamo un ragazzo avanziamo le nostre giuste richieste, la risposta è "lo mettiamo altrove". Talvolta si fanno gli interessi dei genitori piuttosto che quelli dei bambini ed i servizi proclamano di aver concluso l'affido perché il bimbo può rientrare in casa, senza voler vedere i grossi problemi che ancora persistono in quella famiglia, spesso ancora per problemi di soldi perché un bambino che rientra è una retta mensile in meno da pagare.
    Ventisette anni fa Dio, la vita, le circostanze, pensatela come volete, mi hanno messo dinanzi la scelta di questo percorso ed io e Roberta abbiamo detto si, senza se e senza ma. Oggi continuiamo a camminare su questa strada a testa alta, dopo tante battaglie, molte ferite, infinite delusioni, ma fieri di non aver abdicato i nostri principi in cambio di una crescita, pieni di gioia nel vedere il volto sorridente dei nostri ragazzi, il loro desiderio di abbracciarti, baciarti, farti vedere i loro voti e disegni. Abbiamo una croce sulle spalle, pesante talvolta, ma il Signore ci ha sempre aiutato a sopportarne il peso, ci ha sempre sostenuto facendoci capire i nostri errori e spazzando il cammino dai nostri nemici. Sarà ancora così.
    Mi dicono che sono rigido e forse è proprio così, ma se rigidità significa mantenere i propri principi, sono contento di essere rigido. Forse la nostra Associazione non sarà mai conosciuta in tutta Italia, forse non avremo mai possedimenti e non apriremo decine di case per minori. O forse si. L'unico obiettivo che mi sono posto è quello di aiutare nel migliore dei modi i bambini che arrivano da noi, cercare altri pronti all'accoglienza. Ieri un caro amico mi domandava quale fosse il mio sogno, pensava che fosse la costruzione di Casa Zizzi, ma non è questo. Il mio sogno è veder sorridere i bambini, forse con Casa Zizzi o forse no, forse costruendo strutture in altre regioni o forse no. Non so quale sarà la mia meta, ma so per certo che la mia vita sarà dedicata per sempre ai tanti bambini che soffrono e li difenderò a spada tratta contro chiunque osi torcer loro un capello, contro chi non voglia dialogare, contro la rigidità della politica. Come il mio amico poi ha detto, più che rigido sono caparbio ed i muri che le persone senza cuore, i servizi sociali che non fanno l'interesse del bambino, che considerano ogni creatura come un caso, un faldone, una pratica da sbrigare sono ostacoli da superare. Per molti genitori il proprio figlio è da proteggere contro tutto e contro tutti, si butterebbero nel fuoco per loro, sbranerebbero chiunque voglia far loro del male. Ecco, io e Roberta siamo i genitori di quei figli non voluti da altri, maltrattati, violentati nel corpo e nell'anima e che nessuno osi far loro del male, né ora né mai.

  13.  

    Addì 7 novembre 2013

    Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola:
    «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
    Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,
    va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
    Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
    O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?
    E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
    Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte»

    Luca 15,1-10

  14.  

    C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte

    C'è gioia per un solo bambino aiutato a crescere

    I bambini che accogliamo hanno alle loro spalle un vissuto difficile, talvolta legato alle condizioni economiche difficili, altre ad un paese di origine senza futuro che violenta il proprio popolo, spesso correlato alla situazione di famiglie problematiche che maltrattano i figli o semplicemente non li accudiscono lasciando che crescano per la strada.
    Non sono ragazzi pieni di peccato, ma se nessuno insegnerà loro i valori ed i principi di una vita civile, all'insegna della pace e dell'onestà, ci sono molte possibilità che diventino essi stessi dei delinquenti.
    E' per questo che ogni bambino che riusciamo ad aiutare rappresenta una grande gioia, non solo per noi, ma per tutta la comunità. Ogni bambino che capisce come essere un buon genitore significherà aver spezzato una catena di rancori e violenze, sarà una risorsa per tutti noi, un fiore in più nel giardino della nostra vita.
    Qualcuno a volte dice a coloro che fanno affidamento che recuperare un bambino è come prendere un bicchier d'acqua dal fiume, inutile perché ci sarà sempre tantissima acqua da togliere. E' sbagliata la prospettiva. Chi fa affidamento non vuole salvare il mondo, non ha l'intenzione di svuotare il fiume e togliere il male dalla nostra società. Chi fa affidamento vuole dare una chance ad un bambino, toglierlo da quel corso d'acqua dove è inserito, evitare che arrivi nell'immensità del mare o si perda in mille rivoli. Non si deve guardare alle centinaia di migliaia di gocce d'acqua che restano nel rio, ma a quel bicchiere che siamo riusciti a recuperare, a quel bambino al quale abbiamo donato una speranza, un'aspettativa diversa di vita, la possibilità di scegliere tra il bene ed il male e non essere costretto a fare un percorso di scelta obbligata.

  15.  

    Addì 8 novembre 2013

    Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
    Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
    L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
    So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
    Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
    Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
    Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
    Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce

    Luca 16,1-8

  16.  

    Che farò ora?

    La disperazione di due mamme

    Veniamo spesso presi dalla disperazione dinanzi ai tanti problemi che ci affliggono. Una mamma che ha fatto nascere la sua bambina si ritrova oggi ad essere spaventata perché sa che dovrà fronteggiare problematiche per lei enormi e ha deciso di darla, neonata, in affidamento o adozione. Un'altra mamma che ieri ha perso la figlia di quattordici anni dopo due anni di lotta contro il tumore. Prende lo sconforto e si rischia di fare gesti inconsulti per fuggire da quella situazione così dolorosa e difficile. Quando morì la mia mamma, il mio primo pensiero, caldeggiato per sei mesi, fu quello di suicidarmi. Ma non sono queste le soluzioni da ricercare, non si può fuggire da un problema senza crearne ulteriori più grossi facendo danno ad altri.
    C'era un ragazzo di ventiquattro anni che era da noi che per due anni ha rubato quanto ha potuto. Più volte lo avevo ripreso e poi perdonato, ma aveva il vizio del gioco e delle prostitute ed era sempre in cerca di soldi. Un giorno arrivammo allo scontro finale e uscì di casa. Non si fece prendere dalla disperazione, anzi fece il giro di tutti i nostri amici per andare a salutarli e continuare con le sue bugie, al fine di mantenere con loro un buon rapporto, in modo da poter sempre avere qualcuno ove rifugiarsi ed avere un aiuto.
    Nella sua disonestà è stato scaltro. Impariamo anche noi, nell'onestà e nel rispetto del prossimo, ad essere scaltri, a capire quale sia la cosa migliore da fare, non facciamoci prendere dal panico, non fuggiamo, cerchiamo aiuto e conforto nel prossimo, nelle situazioni piacevoli, in Dio. Non lasciamoci travolgere dalla disperazione, umanamente comprensibile, che non porta a nulla, solo a creare ulteriori sofferenze a noi e agli altri.
    Se una mamma decide di dare sua figlia in adozione è proprio disperata, ma dobbiamo farle sentire il nostro amore, darle quella forza oggi venuta meno. Forse non possiamo fare nulla, anche se ci stiamo provando, e spero che questi genitori possano trovare conforto nel Signore.

  17.  

    Addì 9 novembre 2013

    Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
    Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
    e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
    I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
    Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
    Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
    Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù

    Giovanni 2,13-22

  18.  

    I suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù

    Rispetto verso i genitori

    Genitori, educatori, insegnanti, tutti coloro che in qualche modo sono chiamati a dare consigli ai ragazzi per il loro futuro, dall’alto della propria esperienza, sono spesso inascoltati dai figli, dagli allievi. Lo scontro generazionale esiste da sempre, il non credere a quanto ci viene insegnato da chi ci accudisce è sempre stata cosa normale, ma a tutto c’è un limite. C’è oggigiorno una sorta di presunzione molto diffusa tra i ragazzi. Fino a poco tempo fa i genitori venivano comunque ascoltati, non ci si permetteva di mandarli a quel paese platealmente, non per paura di ritorsioni, ma per rispetto. Oggi non è più così. C’è mancanza di riguardo verso coloro che hanno macinato più anni, vissuto un buon pezzo di vita, studiato sui libri dell’esperienza. E’ giusto contestare i genitori, serve a crescere, ma a tutto c’è un limite.
    Purtroppo questa mancanza di ascolto porta molti a fare troppi errori. Quanti ragazzi si perdono per le strade della droga, della prostituzione, del gioco d’azzardo e la percentuale è sempre più alta. Quanti i ragazzi che smettono di studiare, o cercano le strade più facili per arrivare sulla vetta e si trovano a trent’anni pieni di debiti, senza lavoro, con un matrimonio fallito alle spalle per non aver voluto fare un passo dopo l’altro, per aver voluto bruciare le tappe, per non aver ascoltato i genitori.
    Tanti i ragazzi che sono passati dalla nostra casa, a tutti abbiamo dato amore ed esperienza, consigli e rimproveri, e arrivati a diciotto anni scalpitavano per andarsene, per essere liberi, per scappare da chi li aveva amati e accolti per tornare, spesso, da chi invece li aveva rifiutati e maltrattati ma che prometteva loro mari e monti ed una vita facile piena di soldi. Oggi due ragazzi spacciano, uno passa da una rissa ad un’altra, uno deve subire non so quanti processi, un altro è ricercato dalla polizia. Chi è rimasto fatica ogni giorno, deve ascoltare rimproveri e consigli, studiare quando non ne ha voglia, comportarsi correttamente, aiutare i bimbi più piccoli, ma così facendo mette nel proprio zaino valori e principi che gli saranno utili per essere un buon adulto, genitore, cittadino di questo mondo. Nella vita tutti si accorgeranno della bontà di certi insegnamenti, prima o poi, ma a volte rendersene conto prima può evitare di dover affrontare più dolori e pene di quelle che già la vita ci riserva a cose normali.
    Questo vale anche per gli adulti nei confronti di Dio. Si tende a non ascoltarlo, a evitare di leggere il Vangelo perché è faticoso doversi sempre sentire in torto, vedere che stiamo sbagliando qualcosa, ma se lo accogliessimo nel nostro cuore, non avremmo forse tanti problemi in meno? Non avremmo una vita migliore?

  19.  

    Addì 10 novembre 2013

    Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:
    «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
    C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
    Allora la prese il secondo
    e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
    Da ultimo anche la donna morì.
    Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;
    ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;
    e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
    Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui»

    Luca 20,27-38

  20.  

    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi

    Adolescenza, scelte che segnano la vita

    Tra ragazzi a scuola il lunedì mattina ci raccontavamo cosa avessimo fatto nei fine settimana e quando dicevo che ero stato a Messa erano in molti a scuotere la testa, a commentare "è roba da vecchi". Passava il tempo e crescendo molti dei miei amici, come è normale nella vita, avevano le loro sofferenze, dalla ragazza che li lasciava alla morte di un nonno o di un genitore, dalla malattia di un figlio ad un'operazione da dover affrontare e più di una volta capitava che si rivolgessero a Dio, che lo pregassero perché li aiutasse e sostenesse nel momento difficile che stavano attraversando. Allora non era più Dio dei vecchi, dei morti, ma era Dio capace di guarire, consolare, indicare una strada, fare un miracolo.
    Quando un ragazzo vive la propria adolescenza all'interno della famiglia vede solo il male, le regole da rispettare, le ristrettezze, i vincoli, vivendo con irrequietezza ogni singolo giorno cercando il modo di scappare da quel mondo che è di vecchi, di gente che non lo capisce, di persone che non vogliono il suo bene ma solo dare imposizioni. In molti scappano, specie nella mia esperienza di affido, per cercare altrove la felicità senza accorgersi che la bellezza della vita è quella dove ci si vuole bene pur dovendo sopportare e fare dei sacrifici.
    Sono ormai diversi mesi che Rebeka se n'è andata da casa nostra, stufa della vita che conduceva da noi, scocciata dei doveri che ogni giorno le venivano rammentati, desiderosa di un'esistenza piena di spensieratezza, con tante gioie e nessun dovere. Se non lo ha già fatto si accorgerà che la vita reale è fatta più di doveri che di piaceri, che per conquistare un momento di felicità si deve sudare e non poco. Quanti ragazzi di ieri, oggi uomini e donne, rimpiangono le scelte fatte da giovani, quante occasioni perse per volersi divertire, per non dover seguire le regole. Quanti ragazzi hanno rifiutato lavori per i quali dovevano svegliarsi presto, fare fatica, impegnarsi, quanti hanno smesso di studiare per andare nelle sale gioco o a giro con gli amici, e quanti oggi sono a piangere per quelle scelte, oggi che sei milioni sono i disoccupati e già a trent'anni sei considerato vecchio perché è finita l'età dell'apprendistato, oggi che le aziende chiedono la laurea per fare il rappresentate dei loro prodotti.
    Noi siamo come questi giovani, ci allontaniamo da Dio, sputiamo sulle sue regole, lo consideriamo Dio dei vecchi, Dio dei morti, per poi avere in seguito tanti rimpianti. Se però nella vita non si torna indietro, se l'età è passata e non trovi lavoro, Dio c'è sempre e si può tornare da Lui anche se lo abbiamo deriso, abbandonato, insultato. Dio c'è perché è Dio dei vivi, di coloro che hanno bisogno di Lui, di quelli che hanno la forza e il desiderio di cambiare strada, la capacità di chiedere scusa e lasciarsi andare tra le sue braccia.
    Non si può tornare alla nostra adolescenza, ma si può tornare da Dio

  21.  

    Addì 11 novembre 2013

    Disse ancora ai suoi discepoli: «E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
    E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
    State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.
    E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».
    Gli apostoli dissero al Signore:
    «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe

    Luca 17,1-6

  22.  

    Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli

    Un miracolo in casa nostra

    Quante volte sbagliamo, con parole provocatorie od offensive dette con cattiveria, con atti contro i nostri fratelli per ripicca o egoismo, con omissioni per non aver compiuto il nostro dovere o non aver agito per il bene di qualcuno quando avremmo potuto, con pensieri cattivi augurando la morte a un nostro fratello o pensando di non accogliere una vita meditando l'aborto o rifiutando il nascituro.
    Cosa fa la società? Cosa facciamo noi? Condanniamo, puntiamo il dito, giudichiamo il nostro prossimo anche solamente sulla base di un'idea malamente espressa in un momento di sconforto.
    Ieri in casa nostra è avvenuto un piccolo miracolo che ci ha fortificati sull'idea di non dare giudizi sulle persone, di cercare di capire le motivazioni, di guardare oltre e capire di cosa hanno bisogno per fare un passo indietro su certi propositi che, sovente, sono solo frutto di paure non comprese da altri, frutto di una mancata solidarietà o incapacità a stare vicino a chi soffre.
    E' un po' il caso del suicida, malato di solitudine che non trova in nessuno di noi una spalla su cui piangere.
    Non pensate forse che la persona che sbaglia lo possa fare anche per attirare la nostra attenzione? Ricordo che avevo un ragazzo che rubava cose insignificanti, come penne e matite, per poi infilarle nel taschino della camicia ben in evidenza. Voleva i nostri occhi su di lui, non importava se ciò era per punirlo purché si guardasse nella sua direzione.
    Pensiamo a noi, a quante volte sbagliamo ogni giorno e a come vorremmo essere capiti e perdonati dal nostro prossimo, specie dalle persone che amiamo e con le quali condividiamo la nostra vita. Pensiamo a quanto stiamo male quando ciò non accade, quando vediamo che il nostro errore ha ferito coloro che abbiamo vicino. E' già una punizione il dover soffrire per aver fatto qualcosa di male, non abbiamo bisogno che altri infieriscano contro di noi. Non facciamo lo stesso.
    Pensiamo a come sia bella una giornata piena di pace e quanto le liti portino a dissapori sempre più grandi, a far star male chi vi assiste passivo. Perdoniamoci a vicenda, non lasciamo che il rancore entri nella nostra vita, evitiamo di ferirci, ma quando accade siamo subito pronti a chiedere scusa, magari con un abbraccio, un bacio, una carezza, un sorriso. Come è bello un sorriso, è come un raggio di sole che sbuca dalle nuvole. E' speranza, è l'inizio della fine di una giornata grigia, è quel buchino che aprirà la strada al dialogo.

  23.  

    Addì 12 novembre 2013

    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
    Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
    Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

    Luca 17,7-10

  24.  

    Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

    Basta un sorriso per cambiare il mondo

    Quando una persona a noi cara è malata facciamo di tutto per trovare un rimedio, arriviamo persino a non credere all'evidenza e andiamo contro ogni logica per cercare una speranza in più. Se poi questa muore ci sentiamo inutili, ma anche consapevoli di aver fatto quanto dovevamo fare. Ecco, è questo ciò che ci viene richiesto: fare quanto dobbiamo fare. Non possiamo fare miracoli, ma la nostra vita dobbiamo viverla adoperandosi per gli altri quanto più ci sia possibile, perché è questo che vorremmo che gli altri facessero. Chiudete gli occhi, ed Immaginatevi per un attimo che in questo mondo non ci sia l'egoismo. Utopia? Mica tanto sapete. Se una persona dona sé stesso, riceverà assai di più. Se uno tira invece l'acqua al proprio mulino si ritroverà sempre in lotta con l'altro che non vorrà cedere la una parte di benessere. Pensate ad un vostro vicino di casa, ad un condomino. Se lo salutate egli vi risponderà; se lo invitate a cena a casa vostra, quasi certamente contraccambierà; se gli portate un piccolo pensiero per Natale, magari anche in lui nascerà il desiderio di farvi un dono. Ma se non lo salutate, non lo invitate, non gli farete un regalo difficilmente lo farà lui. Vedete, non è utopia, è solo la forza, a volte il coraggio, di fare il primo passo, di fare quanto è giusto fare. Se poi l'altro non si apre verso di noi, rifiuta l'invito, non risponde al saluto è come aver fatto il possibile per far guarire il malato. Non possiamo fare miracoli, ma possiamo provare ad aprire qualche porta del cuore. Se non facciamo nulla, se restiamo chiusi nel nostro egoismo, nulla potrà mai accadere ed avremo il rimpianto di non aver fatto, poco o tanto che fosse, ciò che eravamo chiamati a fare.

  25.  

    Addì 13 novembre 2013

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,
    alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
    Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.
    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;
    e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
    Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
    Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse:
    «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!»

    Luca 17,11-19

  26.  

    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi

    Felici di esserci

    Facciamo tante esperienze nel corso della nostra vita, vediamo tante persone, ci troviamo coinvolti in mille situazioni di diversa natura. In un modo o in un altro, mossi da stimoli diversi, quasi tutti aiutiamo qualcuno, direttamente o indirettamente, si tratti di persone svantaggiate, parenti, figli, amici, conoscenti. Lo facciamo quasi sempre senza un secondo fine, mossi dall’amore, dall’istinto, dalla compassione e non pretendiamo nulla in cambio, ma che bello quando riceviamo un grazie, che bello quando veniamo ripagati con un sorriso. Cos’è una carezza quando ha speso la tua vita per gli altri, per qualcuno forse è niente, ma per me è la ricompensa a mille notti insonni. Quale genitore non darebbe la
    propria vita per il figlio? Eppure basta una piccola attenzione da parte sua per dimenticare tutte le tribolazioni. Nella nostra esperienza di Associazione abbiamo camminato tanto, ventisette anni della nostra esistenza donati con gioia a tanti ragazzi senza pretendere nulla in cambio, ma che grande gioia vederli crescere, rivedere quelli di qualche anno fa divenuti uomini e donne che ti vengono a trovare solo per darti un abbraccio, un saluto. Che bello veder crescere l’Associazione, ricevere sempre più consensi, leggere su internet tra i commenti negativi verso alcune case famiglia il nostro nome ed essere additati come “mosche bianche” che fanno un buon lavoro con i bambini, essere scelti da grosse organizzazioni per iniziative in Toscana. E’ un grazie dalla vita che non era ricercato, né atteso, ma che indubbiamente fa un grandissimo piacere e da grande forza per proseguire il nostro cammino di amore.

  27.  

    Addì 14 novembre 2013

    Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose:
    «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».
    Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.
    Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.
    Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.
    Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione

    Luca 17,20-25

  28.  

    Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione

    Essere ripudiati ed offesi dai propri figli

    Quante cose facciamo ogni giorno per gli altri, per i figli, genitori, anziani parenti, semplici conoscenti. Nessuno pretende un grazie, nessuno aiuta chi ama per avere un sorriso, ma purtroppo accade spesso che costoro siano addirittura ripudiati da quelli cui stanno vicino. Quanti figli, nonostante i tanti sforzi dei genitori, nonostante l'amore che ogni giorno tentano di donare loro, vengano derisi, offesi, ripudiati. Quante mamme mi telefonano o mi scrivono chiedendomi consigli su come gestire il proprio figlio che, pur essendo buono, non fa altro che rispondere male in famiglia, essere provocatorio, fare di tutto per andare nella direzione opposta a quella segnata.
    Ringrazio Dio perché in questo momento ho tre ragazzi eccezionali in casa con me ai quali voglio un bene dell'anima e per i quali sarei pronto a gettarmi nel fuoco, ragazzi che ogni tanto mi fanno arrabbiare, che riprendo per amore, che fanno i loro errori, ma anche che cercano di crescere, di ascoltare, di capire, che ci vogliono bene e sopportano anche ciò che non capiscono, non per opportunismo, ma per amore. Purtroppo non sempre è così. Ci sono stati ragazzi che, pur cresciuti con noi per tanti anni, hanno fatto finta di accettare certe regole, un tipo di vita basato su valori e principi, ma alle spalle facevano e pensavano tutt'altro. Ragazzi che hanno rubato, allontanatisi quando hanno tirato troppo la corda, scelto strade di totale chiusura verso chi li aveva cresciuti ed amati, strappati ad un destino crudele già in parte segnato.
    Dispiace, si, dispiace molto, ma tornassi indietro non cambierei una virgola di ciò che ho fatto, non darei una stilla in meno dell'amore che ho donato loro. Se un ragazzo si ribella contro di me, pazienza, l'importante è che riceva il nostro amore, le cure, gli insegnamenti. Qualcuno si ribellerà, andrà via sbattendo la porta, ci insulterà. Pazienza, a Gesù han fatto di peggio.

  29.  

    Addì 15 novembre 2013

    Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:
    mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.
    Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;
    ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.
    Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.
    In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.
    Ricordatevi della moglie di Lot.
    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.
    Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;
    due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata».
    Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi»

    Luca 17,26-37

  30.  

    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà

    Lascia aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te

    Quanto ci affanniamo nella vita per cercare di raggiungere un posto al sole. Ci raccomandiamo con chiunque possa aiutarci, in certi casi scendendo a compromessi mai accettati prima, qualcuno è disposto ad ammazzare e molti sono pronti a derubare, approfittare, truffare il prossimo pur di ottenere un grammo di felicità in più. E poi? Che accade? Come ci si sente? Se per ottenere qualcosa dobbiamo far del male a qualcun'altro che senso ha la nostra felicità? Dico sempre ai miei ragazzi di essere corretti, di fare un passo alla volta, di vedere come importanti, fondamentali i valori ed i principi in cui credono e non barattarli per avere un po' di considerazione, per raggiungere con la forza un proprio scopo. Una volta la mia mamma mi disse di non accettare le avance di una ragazza solo per il desiderio di averne una, ma di scegliere con il cuore quella giusta, anche se questo avesse dovuto significare attendere un po' di tempo. La canzone Teorema di Ferradini è bellissima quando dice "lascia aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te". Così è nella vita. Inutile cercare con ansia di avere un centesimo di gioia in più, fate il vostro dovere, fatelo rispettando il prossimo ed i vostri principi, e vedrete che la felicità arriverà. I dolori che la accompagneranno saranno quelli normali della vita, ma se vi venderete al primo arrivato prima o poi i dolori supereranno i momenti belli. E' un po' come essere in casa quando divampa un incendio ed avere la possibilità di fuggire subito e mettersi in salvo, ma nel cassetto in camera ci sono dei soldi risparmiati. Fuggire subito vuol dire perderli, tornare indietro a prenderli significa rischiare la vita, restare ustionati, far soffrire le persone che piangeranno per noi. Per cosa? Per un po' di felicità in più?
    Gesù nel Vangelo dice "Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà" e posso dirvi che è proprio così.

  31.  

    Addì 16 novembre 2013

    Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
    «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
    poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  32.  

    Pregare sempre, senza stancarsi

    Insistere, sperare, crederci, ringraziare

    Ci sono tanti modi di insistere, di chiedere ciò di cui abbiamo bisogno. Se una persona tutti i giorni vi telefona, vi contatta su internet, viene a trovarvi a casa perché ha bisogno di un favore, alla fine, pur di levarvela di torno, acconsentite se la cosa è nelle vostre possibilità. Se a chiedervi qualcosa è poi una persona che amate, il figlio, la moglie, il marito sarete ancor più incentivati a donare loro il vostro supporto. L'insistenza spesso importuna chi la riceve, ma talvolta fa anche piacere, se fatta con un certo garbo, perché significa che quella persona crede in te, è veramente convinta che tu possa aiutarla.
    Ecco, noi siamo imperfetti, siamo spesso calcolatori, eppure aiutiamo chi con insistenza domanda i nostri favori.
    Dio invece è amore e perfezione e ci ama tantissimo, sarà quindi maggiormente pronto ad aiutarci, a darci ciò di cui abbiamo bisogno se insisteremo a pregarlo, se non ci stancheremo di non vedere esauditi i nostri desideri e necessità. Nel cammino fatto con l'Associazione in ventisette anni ho pregato tanto il Signore, gli ho chiesto aiuto nel momento del bisogno, parole da dire per difendere un bambino, risorse per andare avanti, consensi per essere supportati, bambini da aiutare. Non mi sono mai fermato di pregarlo chiedendo e sopratutto ringraziando per ciò che ogni giorno ci concede. Tra alti e bassi, tra mareggiate e mare calmo ho visto la potenza di Dio, ho visto accadere cose che non avrei mai pensato di poter realizzare, ho vinto battaglie nelle quali i miei avversari erano più forti e potenti di me. Non ho mai avuto incertezze perché il Signore mi è sempre stato vicino. E se un giorno le cose dovessero andare male, nella vita può capitare, ringrazierò Dio per tutto quello che sino ad oggi mi ha donato e concesso.

  33.  

    Addì 17 novembre 2013

    Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:
    «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
    Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.
    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
    Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,
    e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.
    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
    Questo vi darà occasione di render testimonianza.
    Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;
    io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;
    sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
    Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

    Luca 21,5-19

  34.  

    Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.

    Davvero vi fa paura una piccola montagna?

    Vi è mai capitato di trovarvi dinanzi a persone che vi accusavano di qualcosa che non avevate commesso? Il mondo è pieno di ingiustizie e tutti noi, prima o poi, dobbiamo fare i conti con la cattiveria di chi, magari per un proprio interesse, vuole il vostro male. Mi sono ritrovato diverse volte a dover difendere i bambini da giudizi negativi degli adulti, spesso persino in tribunale e talvolta accusato insieme a loro. Li ho sempre difesi a spada tratta, ma tutte le volte che mi trovo dinanzi a qualcuno con il quale dover in qualche modo discutere ho sempre il timore che le mie parole possano non essere efficienti e magari precludere, in questo modo, la serenità di quel bambino. E' un timore tutto umano, normale, ma dal momento in cui varco la soglia dell'aula qualcosa cambia in me e non devo pensare a cosa dire perché ciò che è giusto per il bimbo viene fuori in maniera spontanea. Ricordo quando una servizio sociale voleva collocare in una comunità educativa uno dei nostri ragazzi, un bimbo vittima di violenze da parte della famiglia adottiva, un ragazzo d'oro che aveva eletto noi come la sua famiglia, tanto da essere ancora oggi, a diciannove anni, ancora con noi. Questa famiglia, che aveva perso la potestà genitoriale non lo voleva più, ma i servizi avrebbero voluto comunque riportarlo in zona, non si sa bene per quale oscuro motivo. Avevano convinto il giudice, il quale in camera di consiglio aveva emesso un provvedimento di inserimento immediato in comunità. Quando lo seppi mi ribellai e scrissi al tribunale, chiedendo di essere ricevuto. Così avvenne. Il giorno dell'appuntamento arrivai allo studio del giudice incaricato del caso ed attesi che le assistenti sociali, già dentro con lui, spiegassero la loro versione della storia e tirassero fango contro di noi. Quarantacinque minuti lunghi una vita. Quando entrai gli sguardi non erano dei migliori, ma non mi lasciai intimorire, forte dell'amore che Dio ha per i suoi bimbi e convinto delle mie ragioni. Confutai punto su punto le tesi dei servizi che, stranamente, avevano omesso di dire gli aspetti positivi e di quanto il bimbo fosse felice con noi. Il giudice ad un certo punto chiese ai servizi se il ragazzo si trovasse bene con noi e loro, dopo un po' di reticenza risposero di si. Il giudice si arrabbiò e chiese quale fosse allora il motivo per volerlo togliere da noi, ma non ebbe risposta. Poi si rivolse a me e disse "abbiamo sbagliato", cambiando il provvedimento in favore del bimbo, lasciandolo con coloro che lo amavano e con i quali lui stesso voleva restare. Non so cosa abbia convinto il giudice, so solo che non mi ero preparato nessun discorso e le parole uscivano dal cuore e non dalla mente, non ero io a parlare, non è stato merito mio se il giudice ha cambiato idea accorgendosi dell'errore che stava facendo. Il merito era di Dio che ha raddrizzato un torto mettendo fine ad un'ingiustizia.
    Buttatevi senza paracadute, non abbiate paura di battervi per una giusta causa, anche se il nemico davanti a voi ha la mole di una montagna, c'è chi è sopra di voi ed è più forte e potente di una misera montagna

  35.  

    Addì 18 novembre 2013

    Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
    Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.
    Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!».
    Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:
    «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».
    E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
    Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio

    Luca 18,35-43

  36.  

    Passa Gesù il Nazareno!

    Amici atei

    Se andiamo alla stazione in un giorno di sciopero con l'idea di partire per Roma non possiamo arrivare senza biglietto, così come non possiamo, una volta giunti al terminal, mettersi a leggere il giornale senza prestare la minima attenzione ai treni in arrivo, non obliterare subito il biglietto, lasciare la valigia al deposito bagagli perché quando il treno arriverà dovremo essere pronti a salirci, con la valigia in mano ed il biglietto obliterato.
    Nella vita è la stessa cosa. Ora possiamo credere o non credere in Dio e quindi prepararsi alla vita eterna oppure no, ma è certo che le occasioni nella vita ci capitano spesso una volta sola.
    Pensate ad un ragazzo che non sia bello, ma proprio per questo si lasci andare, non si curi, non si lavi, sia trasandato nel vestire, non migliori altre qualità. La possibilità di incontrare una compagna per la vita si riducono ai minimi termini per non dire che siano nulle. Ma se ogni giorno questo ragazzo si lava, si veste bene, si tiene nel fisico e nel comportamento, legge libri, studia e si crea una strada, avrà maggiori possibilità, per non dire la certezza, di incontrare la donna della sua vita potendola scegliere per carattere, modi di fare, idee.
    Per chi ha fede l'incontro con Dio ha le stesse caratteristiche, si deve essere pronti. Non sappiamo cosa ci riserva il domani. Oggi stiamo bene ed una mattina ci svegliamo con un dolore che ci fa scoprire una terribile malattia, oppure abbiamo una situazione florida che in un attimo può volgere al peggio. Dobbiamo essere previdenti, comprare il biglietto prima, prenotare un posto, chiedere ai controllori che ci diano una mano a capire quale sia la strada migliore per raggiungere il binario che ci porti a destinazione. Ecco che avere valori e principi come la solidarietà, la pazienza, l'amore per il prossimo, il perdono, l'altruismo, il rispetto è come avere un tesoro in banca cui attingere al momento in cui dovremo comprare il biglietto, oppure quando le cose andranno male. Tutto ciò vale anche per gli amici atei perché il comportarsi bene apre tantissime porte. Chi non vorrà accogliere nella propria casa colui che un giorno ha salvato suo figlio? Chi non vorrà dare da mangiare a chi nel passato ha dato ospitalità nel momento del bisogno a tutta la sua famiglia?

  37.  

    Addì 19 novembre 2013

    Entrato in Gerico, attraversava la città.
    Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
    cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
    Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
    In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
    Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;
    il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»

    Luca 19,1-10

  38.  

    Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

    Adozione nazionale e adozione internazionale

    Quante persone vorrebbero prendere in adozione un bambino, quante si mettono in moto, magari chiedendo anche prestiti o accendendo mutui, per un'adozione internazionale, più facile e più veloce da perseguire rispetto a quella nazionale.
    Viaggi della speranza, spesso finiti male con bambini abbandonati dopo l'adozione, non più voluti perché non corrispondenti ai canoni culturali, non in linea con le aspettative di coloro che pagando sono andati a prendersi un bambino in Brasile, Bolivia o in altri paesi.
    Sono tantissimi i bambini abbandonati dalle famiglie adottive (si parla per paesi sudamericani di un abbandono vicino al cinquanta per cento), costretti ad entrare nel circuito dell'affido, ormai grandi e non voluti da nessuno, abbandonati a sé stessi per un capriccio di chi, troppo alla leggera, era andato a prenderli nel loro paese di origine.
    Quale sia la motivazione di queste famiglie non l'ho ancora capito. Desiderio di un figlio? L'impossibilità ad averne di propri? Non certo il voler togliere un bambino da una brutta situazione, non prendiamoci in giro. Se così fosse non si andrebbe fino in sudamerica a spendere fra i trenta e i sessantamila euro da mettere in mano alle organizzazioni dell'uno e dell'altro paese, ma nemmeno se fossero mille o duemila. Se veramente si volesse aiutare un bambino, se veramente fossimo convinti che la nostra vita potrebbe essere donata ad piccolo esserino che ha tanto sofferto, non si andrebbe così lontano, ma si dovrebbe cercare di utilizzare al meglio le nostre risorse. Ci sono tanti bambini in Italia da accogliere. Come dite? L'adozione nazionale non è praticabile? Tempi di attesa troppo lunghi? E' la risposta che mi sento sempre dare, ma è una scusa per mascherare il proprio egoismo. Le famiglie che vanno all'estero, diciamoci la verità, vogliono un bimbo in adozione che sia piccolo piccolo. Nessuno, o quasi, vuole un bambino già grande o, peggio che mai, un ragazzo adolescente.
    Se foste sulla riva di un lago e vedeste dei bambini grandicelli che stanno affogando, e nello stesso tempo vedete altri bimbi più piccoli abbandonati ai margini del bosco dalla parte opposta del lago. Se aveste a cuore la salute di un bimbo non avreste dubbi chi dovreste salvare, quelli che sono maggiormente in pericolo, quelli che stanno affogando nelle acque gelide, quelli che hanno bisogno di maggior cure una volta tolti dall'acqua, quelli per i quali occorre far presto prima che muoiano. Invece non è così. In molti passano accanto al lago, sentono le grida dei ragazzi ma fanno finta di non sentire, vedono le loro braccia agitarsi ma fanno finta di non vederli, vedono la loro sofferenza ma fanno finta che stiano bene, vedono che potrebbero far qualcosa per loro ma fanno finta che altri si occuperanno della loro vita. Passano, vanno dall'altra parte, vanno a prendere uno di quei piccoli. Perché? Perché non aiutare chi ha più bisogno di noi? Perché non investire il nostro tempo e le nostre risorse nei bambini vicini a noi, italiani o stranieri che siano. Perché non accogliere un adolescente? C'è in giro la leggenda metropolitana, supportata dal silenzio dei media, che in Italia non ci siano bambini da adottare? Ma è la cosa più falsa che si possa sentire. Bambini ce ne sono tantissimi, ma non sono piccoli, non hanno pochi mesi o pochi anni, hanno già un loro passato, son già stati a scuola, hanno già visto troppe cose brutte, sono abbandonati e soli al mondo, figli di quei bambini che in passato nessuno ha voluto aiutare preferendo andare dalla parte opposta del lago. Non solo bambini in affidamento, ma tanti, tantissimi bimbi da prendere in adozione. Proprio qualche giorno fa parlavo con un magistrato di un tribunale dei minori per una ragazza di diciassette anni, da tre anni in comunità, in attesa da sempre di una famiglia che la accolga e la protegga, ed anche lui mi diceva del suo sconforto, della pena per i bambini che già ad otto/nove anni nessuno vuole, considerati da tanti già come futuri delinquenti.
    Non giudico nessuno, ma ognuno di voi si faccia un esame di coscienza e pensi se ha fatto tutto il possibile per accogliere almeno un bambino nella propria famiglia, se sarebbe disposto a prendere in casa propria un ragazzo con problemi perché aiutare chi non ha problemi quale senso ha se ci sono migliaia di ragazzi che stanno affogando e per i quali domani sarà troppo tardi?

  39.  

    Addì 20 novembre 2013

    Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
    Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.
    Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.
    Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.
    Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.
    Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.
    Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
    Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.
    Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.
    Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;
    avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.
    Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:
    perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
    Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci
    Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine!
    Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».
    Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme

    Luca 19,11-28

  40.  

    Bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città

    Mettiamo a frutto le nostre capacità

    Ormai c'è in tanti l'idea che rubare un pochino non è cosa cattiva, d'altra parte lo fanno tutti, d'altra parte quello ha tanto e non si accorge nemmeno se prendo una cosa. Rubare è rubare, sia che si prenda una pannocchia in un campo sterminato, sia che si entri in casa di altri per portare via oro e gioielli. Ai ragazzi ripeto in continuazione che se vogliono un buon rapporto con le persone devono mostrare il loro lato migliore, smussare gli angoli, comportarsi bene con educazione, rispetto ed altruismo in ogni circostanza e non solo quando abbiamo gente a cena, oppure quando siamo invitati ad una certa iniziativa. Pensiamo ad un ragazzo che voglia far colpo su una ragazza. Quando sa che la vedrà si vestirà bene, si metterà il profumo, si comporterà con galanteria e gentilezza nei confronti di tutti. Mettiamo che un giorno, sapendo che la ragazza non può essere nei paraggi, si comporti male, faccia versi scorretti, si vesta in maniera trasandata, prenda in giro il più debole. Magari proprio quel giorno questa ragazza si trova a passare di lì per caso, oppure un suo amico vede questi comportamenti e li filma per farli vedere alla tipa. Comportatevi bene sempre e avrete la vostra ricompensa, raggiungerete il vostro scopo e starete bene nella vita. E' un po' come se studiassimo solo quando abbiamo un'interrogazione. Magari ci va bene, ma poi se teniamo chiusi i libri ed il professore dovesse interrogarci a sorpresa, quale voto prenderemmo? Come saremmo giudicati?
    Così se ognuno di noi ha delle doti e non le mette a frutto per gli altri, le tiene dentro sé sarà giudicato per non aver fatto nulla quando avrebbe potuto, e forse quando sarà lui ad aver bisogno di un supporto, la vita potrebbe girargli le spalle. Se oggi non accogliamo un bambino che ha bisogno, domani non potremo pretendere che il Signore accolga noi e, e a chi non crede in Dio dico che quando sarà anziano non avrà diritto a lamentarsi se non verrà accolto in casa del figlio, messo in ospizio o abbandonato a sé stesso.

  41.  

    Addì 21 novembre 2013

    Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
    Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;
    abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»

    Luca 19,41-44

  42.  

    Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa

    Un figlio che butta via la sua vita

    Quando vedete vostro figlio rovinarsi la vita comportandosi in modo sbagliato, dannoso per sé e per gli altri, e voi non potete fare nulla, inermi dinanzi alle sue azioni, ai suoi modi bruschi di rispondere, al suo andarsene sbattendo la porta, alle cattive frequentazioni quanto sgomento provate? Quante lacrime versate dinanzi ad uno scempio simile? Sapete che sta andando a buttarsi in un burrone e non potete fare nulla per trattenerlo, potete solo stare a guardare mentre getta alle ortiche tutto il bene ricevuto.
    La stessa cosa la si prova dinanzi all'umanità che rinuncia alla pace, leggendo di uccisioni e stupri, di figli e mariti che sgozzano le proprie donne, di bambini violentati e derubati della loro fanciullezza. Che possiamo fare se questo mondo vuole girare al contrario? Quali argomenti verso chi detesta la vita altrui? Versiamo lacrime e restiamo inermi.
    Penso però che dovremmo continuare a provarci, non dovremmo smettere mai di tentare di recuperare un figlio anche quando ci accorgiamo che non c'è più nulla da fare, dobbiamo continuare a sperare, continuare ad esserci facendo qualcosa. Donargli un sorriso, accoglierlo anche quando ci sputa addosso è come accendere un faro nel buio fitto in cui si è andata a rintanare la sua anima.
    Così verso l'umanità. Piangiamo, ma non smettiamo di sperare, non smettiamo di provare a cambiare il mondo, accogliamo i nostri fratelli che scappano dalle guerre, aiutiamo i genitori in difficoltà supportandoli con l'affido e con il nostro affetto senza giudizi, andiamo a visitare chi sofferente sconta la pena per i propri errori in prigione. Dobbiamo essere luce che dona speranza, non lasciamo il mondo nel buio. Noi che non facciamo guerre, non stupriamo, non uccidiamo siamo la maggioranza, non adeguiamoci al mondo, non smettiamo di fare della nostra vita un esempio da seguire come un faro nella notte. Non siamo speciali, siamo la regola, non facciamoci soverchiare da qualche facinoroso solo perché alza la voce, ci minaccia o ci offende. Piangiamo, ma agiamo.

  43.  

    Addì 22 novembre 2013

    Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,
    dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole

    Luca 19,45-48

  44.  

    La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!

    Riprendete possesso di casa vostra

    A leggere il giornale la mattina c'è da rabbrividire "Farmacista sgozzata ad ottanta anni per una rapina da un diciottenne ed un ventunenne", "Donna trovata legata e uccisa in casa, sospettato il figlio della vicina, anch'essa ferita", "Giudice arrestato per tangenti, truccava i ricorsi", "Ritrovato corpo senza testa nel fiume" e così via. Mi domando a volte se siamo cittadini di questo mondo o semplici spettatori. Il mondo è anche casa nostra, non possiamo restare a guardare che qualcuno faccia il proprio comodo e detti le regole della nostra esistenza.
    Cosa facciamo per migliorare il mondo? Cosa fai tu ogni giorno? Comportarsi bene, essere onesti, educare al meglio i nostri figli oggi non basta più. E' come voler tacitare la propria coscienza allorquando la ditta per la quale lavoro apre un nuovo magazzino, rimasto incustodito per anni, ed io pulisco solo il pezzetto dove dovrò lavorare. La polvere, la sporcizia è ovunque e non possiamo aspettare che altri vengano a pulire, dobbiamo rimboccarci le maniche e fare di più. Dobbiamo arrabbiarci ma non per vendetta, non rimandando indietro gli immigrati, non lasciando che altri pensino ai bambini maltrattati, bensì operando per il bene, dando il buon esempio, togliendo la polvere dalle case di altri, accudendo quanti hanno bisogno di noi e, in ultima istanza, anche arrabbiarsi con il pugno di ferro contro coloro che fanno male il proprio dovere, siano essi giudici, assistenti sociali, spazzini, forze dell'ordine, sacerdoti. Non fatevi intimorire, riprendete possesso di casa vostra.

  45.  

    Addì 23 novembre 2013

    Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:
    «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
    C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
    Allora la prese il secondo
    e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
    Da ultimo anche la donna morì.
    Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;
    ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;
    e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
    Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
    Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene».
    E non osavano più fargli alcuna domanda

    Luca 20,27-40

  46.  

    Tutti vivono per lui

    Dipendenza

    Si sente parlare tantissimo di tossicodipendenza e di alcolismo, si prendono le distanze da questa dipendenza, la stigmatizziamo,così come critichiamo la dipendenza dal gioco da altri mali che affliggono la nostra società. Siamo talmente impauriti di cadere in trappola in una di queste reti, da considerare ogni “dipendenza” come il demonio da cui scappare, da cui tenersi lontani. Ma bisogno distinguere. Essere dipendenti a volte non è cosa sbagliata. Talvolta il problema è l’orgoglio, l’ammettere che la nostra vita dipenda da qualcuno non è da “uomini”, ma neghiamo anche per paura perché dipendere da qualcuno significa morire dentro quando costui dovesse lasciarci per sua scelta o per cause naturali come la morte. Ed ecco che ancora una volta la paura ci frena, blocca la nostra vita. Pensate ad un bambino piccolo, dipendente completamente dai suoi genitori, legato a loro da un filo doppio e pensate che bellissimo legame si crea con loro quando anche questi si lasciano andare senza remore, e di solito è così. Ma se nei confronti di un figlio ci viene spontaneo, carne della nostra carne, sangue del nostro sangue lasciare che si crei una dipendenza, nei confronti di altri affetti siamo più restii. Ci sposiamo, amiamo, ma mai fino in fondo, mai lasciandoci andare completamente, mai avendo fiducia cieca e totale nell’operato dell’altro, nelle cose che ci dice. Purtroppo ne abbiamo ragione perché siamo stati spesso traditi da ex fidanzati, ex amici, ex padri spirituali, ma chi ci dice che questa volta non sia diverso? Come possiamo capirlo se non diamo piena e totale fiducia all’altro? Anche nei confronti di Dio si ha fiducia in lui, ci si abbandona a lui, mai totalmente, solo quando le cose vanno bene, quando ci concede ciò che chiediamo, quando l’economia va bene e tutti abbiamo una casa ed un lavoro. Ma come siamo pronti ad allontanarci da lui se ci nasce un figlio con un handicap, se scoppia un grossa lite in famiglia, se ci muore una persona cara. Cosa fate quando avete un figlio? Gli date tutto ciò che vi chiede? Lo fate stare ore ed ore davanti alla tv, gli permettete di non andare a scuola per stare a giocare, lasciate che si comporti maleducatamente o piuttosto non lo correggete, rimproverate, punite quando serve? La fiducia da parte del figlio nei genitori non verrà mai meno, la dipendenza ci sarà sempre, anche quando grandi e adolescenti sbatteranno la porta per andare a fare i loro errori, ma torneranno sempre a casa in cerca di aiuto quando le cose dovessero andare male. Allora perché siamo così stolti da non avere fiducia in Dio sempre, perché non accettiamo l’idea di dipendere da lui, perché non impariamo a buttarci senza paracadute? Pretendiamo che i nostri figli mettano in pratica i nostri insegnamenti e consigli, anche quando non sono d’accordo, ma poi siamo i primi a non abbandonarci a chi ci ha donato la vita, pur dandoci delle regole e degli insegnamenti, spesso difficili da capire ed accettare

  47.  

    Addì 24 novembre 2013

    Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».
    Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano:
    «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
    C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
    Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?
    Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».
    E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
    Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso»

    Luca 23,35-43

  48.  

    INRI

    Non ci convinciamo nemmeno davanti all'evidenza

    Si è spesso portati a credere che tutta la nostra vita sia un susseguirsi di gioie e dolori fini a sé stessi. La nostra felicità la misuriamo spesso mettendo sulla bilancia il bene ed il male ricevuti, anche se purtroppo gli aspetti negativi pesano maggiormente poiché tendiamo a dare per scontati i lati positivi della vita. Avere le gambe per poter camminare, le braccia per lavorare, due genitori che ci abbiano amato e spianato la strada sono cose che troppe volte pensiamo esserci dovute. Eppure basterebbe guardarsi attorno per accorgersi che non è così.
    Chi non crede dice spesso a coloro che hanno fede "se Dio esiste, chiedigli che ti trovi un lavoro, ti dia da mangiare, faccia finire le guerre, eviti la sofferenza di un tumore... ". Gli amici atei purtroppo non capiscono che il bene che Dio ci dona non è di questa terra, qui siamo in prova, siamo di passaggio, è il luogo ove comportarsi secondo certe regole rispettando i valori ed i principi di solidarietà, amicizia, amore, altruismo ereditati da Gesù. Il vero bene è oltre la vita terrena, è l'accoglienza in paradiso laddove tutti possiamo entrare se capiamo i nostri errori e chiediamo perdono con il cuore, sinceramente pentiti, a Dio.
    Sulla croce venne scritto "Gesù il nazareno re dei giudei". Chi mise quella frase non credeva in Dio, ma nonostante questo riconobbe in Gesù l'essere un re. Ed un re ha il potere di cambiare la vita del suo popolo, di condividere i propri beni con le persone che si comportano secondo le regole del regno, di donare la felicità alle persone che non lo tradiscono.
    Al momento della crocifissione c'erano con Gesù due malfattori, uno dei quali lo scherniva e lo derideva, puntava alle cose materiali, lo provocava dicendogli di salvare se stesso e loro se veramente fosse stato figlio di Dio. L'altro invece lo difendeva, lo proteggeva da quella presa di giro ed era pentito per i propri peccati. Ci sono così persone che nonostante la propria sofferenza, la vita buttata al vento, l'evidenza di una fine ingloriosa mantengono il punto senza ascoltare ragioni, anzi spesso attaccando e contrastando chi invece potrebbe aiutarli. Altri che invece, pur nelle stesse condizioni, hanno l'umiltà, almeno nel momento del loro ultimo respiro, di chiedere perdono per le loro malefatte.
    Quanti bambini versano in situazioni di disagio, tormentati ogni giorno dai loro aguzzini, denutriti, abbandonati a sé stessi, vittime di ogni tipo di abuso, derubati della loro fanciullezza, avviati ad un destino crudele. Quante famiglie potrebbero accoglierli, quante avrebbero le possibilità di aprire loro le porte della propria casa, dar loro quell'accudimento di cui ogni bambino ha bisogno, avviarli verso un futuro sereno, proteggerli da chi voglia far loro del male. Quante famiglie potrebbero e non lo fanno. Io non so cosa sia l'affido, informati. Io ho paura di soffrire, smettila di essere egoista. Io non ho una casa abbastanza grande, un bambino non occupa molto spazio. Io non saprei essere una buona mamma o un buon papà, non ci vuole molto a dare un po' di affetto. Quante scuse per non prendersi le proprie responsabilità, neppure davanti all'evidenza, nemmeno dinanzi al toccare con mano certe realtà. Quante volte ci hanno denigrato perché ci ostiniamo ad aiutare tanti bambini, ad accoglierli nel nostro cuore, ad incentivare altri affinché spalanchino le porte della propria famiglia. Stolti che non capiscono che la vita non è oggi, che il nostro futuro si crea accudendo i figli di questo mondo che sono tutti figli nostri. Un bambino amato oggi sarà un adulto di domani capace di amare ed insegnare valori e principi, sarà un delinquente in meno, un lavoratore in più. Chi non accoglie un bambino nella propria casa, avendo la possibilità di farlo, è complice di tutti i pedofili, di tutti quei genitori che vendono i propri figli, di coloro che girano lo sguardo dall'altra parte per non vedere, per non soffrire lasciando che un bambino anneghi nel mare in tempesta della vita. Tutti noi siamo come governatori di una provincia, chiamati ad accudire al meglio i più deboli e come tali dovremo rispondere un giorno al nostro re che ci giudicherà in base al bene che abbiamo fatto quando ne avevamo l'occasione.

  49.  

    Addì 25 novembre 2013

    Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
    Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli
    e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
    Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere»

    Luca 21,1-4

  50.  

    Questa vedova, povera, ha messo più di tutti

    Conta più la qualità della quantità

    Capita spesso di incontrare amici dopo tanto tempo e questi ti chiedano scusa per non essersi più fatti sentire, di essere lontani dalla tua quotidianità. Sono però amici veri, coloro sui quai sai di poter contare, presenti al volo se li chiami per un'emergenza, pronti ad aprire una brandina in salotto per ospitarti. Altri invece li senti tutti i giorni, ci esci insieme e li frequenti, ma al momento in cui hai un problema e bisogno di una spalla su cui piangere si dileguano. Dico sempre ai ragazzi che la qualità è più importante della quantità.
    Così è dell'aiuto verso il prossimo. Non è necessario fare grandi cose, costruire ospedali e villaggi in Africa, ben vengano se ci sono le possibilità per farlo, l'importante è mettere tutto noi stessi per aiutare qualcuno, si tratti di un bambino, un anziano, un malato terminale, un immigrato. Ci sono persone che mi scrivono e mi dicono di non poterci aiutare, anche se vorrebbero, perché sono senza lavoro e non hanno nemmeno i soldi per mangiare, ma hanno parole di grande conforto, pacche sulle spalle che danno forza e coraggio per andare avanti, che ti fanno capire di essere sulla strada giusta.
    A volte una monetina data con il cuore, tutto quello che uno ha, vale più di milioni donati perché in avanzo.
    Agli occhi di Dio una piccola azione, una carezza data ad un bimbo, un sorriso ad una vicina di casa triste sono più importanti che non mille opere fatte senza cuore.