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  1.  

    Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri

    Inseguiamo il sogno del posto fisso, della ricchezza sconfinata, dell'amore eterno, della bellezza a tutti i costi, ma spesso non capiamo che il sale che dovremmo avere in noi stessi è ben altro. Dovremmo cercare di vivere la nostra vita cercando la pace con gli altri. Non già una facciata, un compromesso per un quieto vivere, bensì la pace vera, quella dei sensi, quel sentimento che non ti fa avere rancore verso il prossimo qualunque cosa ti abbia fatto, quella forza sempre presente in te che ti spinga ad aiutare chiunque abbia bisogno con amore ed con un sorriso. Quante volte mi sono sentito dire "non ho tempo per fare volontariato, per dedicarmi agli altri". Quanta ipocrisia. Innanzitutto non ci si dovrebbe nemmeno porre il problema, aiutare chi incontriamo sul nostro cammino dovrebbe essere una cosa che ci venga spontanea, ma inoltre non c'è bisogno di fare cose eclatanti, basta un sorriso, un bicchier d'acqua a chi ha sete, un gioco con un bambino, dieci minuti vicino ad un malato, una pacca sulla spalla a chi soffre, tenere aperto il portone al condomino che sta arrivando, un augurio di buona giornata al postino. E quanto altro potremmo dire, quanti piccoli gesti potrebbero cambiare la vita nostra e di chi li riceve. Il sale è ciò che esalta il gusto della vita.

  2.  

    Addì 24 maggio 2013

    Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.
    E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
    Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
    Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
    Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
    per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
    Sicché non sono più due, ma una sola carne.
    L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
    Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
    «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
    se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»

    Marco 10,1-12

  3.  

    L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto

    Sono stato abituato dai miei genitori a pensare bene a ciò che faccio prima di prendere una decisione, specie se importante e che coinvolga altre persone, ed una volta presa a non tornare indietro.
    Oggi, purtroppo, ci sono troppe persone che fanno scelte di vita con troppa leggerezza, spesso in nome del fatto che così fan tutti. Ottanta per cento di separazioni è un dato allarmante. Ritengo sbagliato dividersi, anche se credo che ci siano delle motivazioni in cui ciò sia necessario per la violenza del coniuge. Purtroppo molte separazioni avvengono per futili motivi, per stanchezza, per interessi diversi, per aver trovato qualcuno che ci piace di più. Da un punto di vista cristiano ritengo la cosa sbagliata perché è Dio ad aver unito due cuori e ne ha fatto una cosa sola e non possiamo noi uomini dividere ciò che Dio ha unito, ma anche riguardo all’aspetto sociale la cosa è sbagliata sia perché molto spesso coinvolge i figli che non hanno colpe dando loro un cattivo esempio di come sia facile scappare dalle proprie responsabilità per un proprio egoismo, sia perché a volte basterebbe un po’ di dialogo per sanare qualche controversia. Quando al mattino vi pettinate i capelli e trovate un nodo, cosa fate? Vi rapate i capelli a zero, oppure vi armate di pazienza e sciogliete quel nodo?
    Anche un figlio è legato al cuore dei genitori e davanti ad un problema non deve fuggire, ma deve affrontarlo e risolverlo, allenamento per la vita. Chi scappa da una difficoltà si abituerà a farlo sempre, ma la vita ci insegna che questo non sempre è possibile e, quando lo sia, non sempre si va a migliorare la nostra esistenza.

  4.  

    Addì 25 maggio 2013

    Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
    In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
    E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva

    Marco 10,13-16

  5.  

    Lasciate che i bambini vengano a me

    Un bambino è disarmante, nella sua purezza e dolce ingenuità è un piccolo uomo o una piccola donna in miniatura che non ha le scarpe sporche di fango, non affaticato da un lungo percorso, privo di cicatrici per le battaglie, inconsapevole dei mali che ci affliggono, incapace di fare del male o mancare di rispetto al prossimo e alla natura.
    A volte stimoliamo i bimbi a prendere esempio da noi adulti, ma dovremmo invece esser noi a prendere esempio da loro.
    Una nostra bimba di sette anni è innamoratissima di me. Non fa altro che scrivermi biglietti di amore, donarmi disegni, ripetermi di avermi sognato, dire a tutti che “domani” ci sposeremo. Mi guarda ogni momento con gli occhi sognanti di un’innamorata e a tavola vuole sempre alzarsi per venire a darmi un bacio. Ogni tanto per scherzare le dico “sei brutta” e lei mi risponde “sei bello”. Ecco, questo è il vero amore, quello che va oltre l’offesa, oltre il muro, oltre le apparenze, gli usi, l’orgoglio. E’ amore semplice, puro che tutti noi dovremmo avere. Confessare il proprio amore senza vergogna, senza reticenza alla persona che si ama, indipendentemente da quello che l’altro pensi, o da quello che la gente possa pensare. Purtroppo noi adulti siamo complicati, giochiamo un ruolo come su un palcoscenico, tanto da essere presi dalla nostra parte e immedesimarsi in essa tralasciando ciò che sentiamo per mostrare ciò che dobbiamo far vedere.
    Non è solo nel rapporto di coppia, ma in qualsiasi relazione umana, che ciò che abbiamo dentro deve essere tirato fuori, altrimenti è come non averlo. Essere generosi,voler aiutare tutti, ma poi non farlo per timore, per poco tempo o per non deludere qualcuno è come non avere quella qualità. Ma chi è lo stolto che compra una bella macchina e poi la tiene in garage? I bambini quando hanno un gioco che gli piace lo usano fino a che non si disintegra, noi teniamo la macchina in garage per paura di sciuparla, ed alla fine non ce la godiamo ed impediamo ad altri di poterne usufruire.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime24 May 2013
     

    L’Amore per il compagno o la compagna che si è scelto di avere al proprio fianco è un grandissimo dono che il Signore ha voluto farci.
    Un’unione senza amore rischia di disgregarsi. E’ come costruire una casa senza fondamenta che prima o poi è destinata a cadere giù, a crollare.
    Oggi la parola “per sempre” ad alcuni spaventa e da altri viene presa poco in considerazione o con superficialità. A volte si sposa non la persona che si dovrebbe amare o con la quale si è scelto di intraprendere un cammino, ma l’idea che se un giorno qualcosa non va si può risolvere tutto con il divorzio.
    Da quando siamo stati creati Dio ha voluto che l’uomo non fosse solo al mondo .
    Unisce l’uomo e la donna nel matrimonio perché i due diventino una cosa sola. Due anime che si incontrano e si uniscono per camminare insieme e realizzare un progetto di vita che possa coinvolgere anche gli altri è una grande benedizione del Signore.
    A tal proposito mi vengono in mente le parole di un sacerdote “due persone che si amano mettono l’una nelle mani dell’altra il proprio cuore … purtroppo oggi questo per gli altri è diventata una favola e l’amore qualcosa in cui non credere, ma dovrebbe invece essere realtà”.
    “Essere una sola cosa con l’altro” , “mettere nelle mani dell’altro il proprio cuore” è come provare allo stesso modo e con la stessa intensità il dolore o la gioia dell’altro pur mantenendo la propria identità e diversità.
    E’ impegnarsi a rispettare l’altro, ad amarlo, ad accoglierlo ogni giorno nella propria vita e a lottare se necessario.
    Non c’è cosa più bella che amare qualcuno e farne tesoro rendendo partecipi anche gli altri di quest’unione.
    Vedo i miei genitori che dopo tanti anni sono ancora insieme e si vogliono bene e ne sono felice e sono per me un grande esempio. Eppure di controversie ne hanno avute e non sono mancati litigi e disaccordi.
    L’amore è più forte di ogni cosa e se viene dal Signore nessun uomo può separare ciò che Lui ha unito e ancora unisce.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime25 May 2013
     

    Hai ragione Riccardo l’amore semplice di un bambino è vero ed è bello che lo mostri ai quattro venti e senza veli.
    I bambini sono creature innocenti e non ti amano a metà, ma ti amano e basta, ti amano per quello che sei.
    Se osservi attentamente un bambino mentre gioca o dorme o piange, ti accorgi che da lui puoi imparare tante cose. E’ strano vero? I bambini imparano dagli adulti a diventare grandi eppure loro hanno tante cose da insegnarci.
    Un bambino non ti prende in giro, non si nasconde. La sua espressione è chiara, il suo pensiero, le sue parole sono sincere, ti parlano apertamente. Lui se è felice sorride, gioca, non sta mai fermo. Se è triste e prova dolore piange.
    Noi grandi molto spesso fingiamo, nascondiamo le nostre paure, i nostri pensieri, i nostri sentimenti ed emozioni o perché abbiamo paura o ci siamo costretti o per salvare un immagine che si è creata nel tempo, ma a quale scopo? O meglio a cosa può portare nascondersi agli altri?
    Eppure se è vera e sincera la vita di un bambino e tutti fossimo un po’ bambini nel cuore allora il mondo potrebbe essere più vero e sincero (?).
    “Lasciate che i bambini vengano a me …” una bellissima espressione di Gesù.
    Educare un bambino è compito dell’adulto che lo accompagna durante il cammino della crescita. Non si dovrebbe, però rischiare di annientare quella parte vera e spontanea che gli permette e gli permetterà di esprimere le sue emozioni e i suoi sentimenti senza mai vergognarsene. La gioia di un bambino nel dimostrare il proprio amore, affetto è coinvolgente, è contagiosa. E’ non c’è cosa più bella. Lasciamo che si sentano liberi di esprimersi. La purezza, la semplicità, la sincerità del cuore di un bambino dovrebbe essere parte insita in ognuno di noi.
    E’ bello Riccardo che una bimbina di solo sette anni sia capace di dimostrarti apertamente il bene che ti vuole. E’ un grande esempio e insegnamento. Spero che riesca a conservare questa sua qualità pur crescendo.

  6.  

    Addì 26 maggio 2013

    Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
    Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
    Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà

    Giovanni 16,12-15

  7.  

    Non siete capaci di portarne il peso

    Quanti pesi dobbiamo portare sulle nostre spalle ogni giorno che avanza. Possiamo restare indifferenti agli altri, oppure sobbarcarci anche i fardelli di chi è troppo stanco, troppo debole, troppo ferito per affrontare le difficoltà della vita. Farsi carico dei pesi del nostro prossimo è come ringraziare Dio per i pesi che Egli stesso ci aiuta a sostenere. Noi ci lamentiamo dei problemi che incontriamo, delle preoccupazioni che abbiamo, ma ci siamo mai fermati a pensare che se quel giorno avessi incontrato una certa persona oggi la mia vita sarebbe stata ben peggiore? Oppure se mio figlio fosse morto in quell'incidente dove è uscito illeso, oggi sarei distrutto? Oppure se il lavoro che non mi piace, ma che mi procura da vivere, non lo avessi?
    Quanti pesi abbiamo, ma quanti pesi avremmo se il Signore non ci fosse vicino, che si creda o meno in Lui.
    Il minimo che si possa fare, che lo si attui per il Signore o come riconoscimento che la vita sarebbe potuta essere comunque più dura con noi, è dedicarci a chi non ha le forze per portare pesi che per noi risultano non pesantissimi, è creare sinergie per aiutare più persone possibili, è chiamare a raccolta amici e conoscenti ed ogni passante che incontriamo sulla nostra strada per dare una mano. Tutti insieme potremo sollevare pesi che da soli altri non riuscirebbero, e ci accorgeremmo che anche i nostri pesi diventerebbero più leggeri.

  8.  

    Addì 27 maggio 2013

    Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
    Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
    Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
    Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
    I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
    E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
    Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
    Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio»

    Marco 10,17-27

  9.  

    Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!

    Sono tantissime le cose che dovrei fare ogni giorno, e spesso mi prende un po' di sconforto, ma è solo un attimo perché ho la consapevolezza che se il progetto "Amici della Zizzi" deve andare avanti ci penserà il Signore a spazzare via con un soffio tutte le nubi e dare linfa, e fino ad oggi è stato così ogni giorno.
    Quando Gesù disse "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio", i discepoli restarono sbigottiti, ma il Signore rispose loro che nulla è impossibile agli occhi di Dio.
    A tal proposito ricordo che un giorno Sant'Agostino, mentre pensava al Mistero di Dio della Trinità camminando sulla spiaggia, ebbe una visione: vide un bambino che prendeva l'acqua dal mare con una conchiglia e la versava poco distante in una buca che aveva fatto. Una, due, tre, quattro volte. Sant'Agostino gli si avvicinò e gli chiese cosa stesse facendo. Il bambino rispose "sto mettendo l'acqua del mare in questa buca". Immaginatevi il pensiero del Santo che gli rispose "Ma come puoi pensare di racchiudere il mare, che è così grande, in una buca che è cosi’ piccola?”. Il bambino alzò gli occhi, lo guardò fisso in volto e rispose: “E tu come puoi pensare di comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente, che è così limitata?!”.
    Possiamo capire tante cose, ma non tutto. Assistiamo ogni giorno a misteri incomprensibili e dobbiamo rassegnarci che la nostra possibilità di conoscenza non è infinita. Questo non significa rinunciare a capire, a sforzarsi, ma vuol dire che tante cose le dobbiamo accettare così come ci si presentano.
    Con l'affido siamo sempre dinanzi a bambini diversi l'uno dall'altro, chi ha una capacità, chi ne ha un'altra, chi ha problemi di linguaggio, chi cognitivi, ma tutti sono bambini da amare, da accudire, ma sopratutto da accettare con i loro limiti, difetti, idee. Purtroppo noi adulti abbiamo la pretesa di cambiare un bambino, di plasmarlo a nostra immagine e somiglianza, ma l'unica cosa che possiamo fare è dargli un indirizzo, mostrargli una strada, ma è fondamentale accettarlo per quello che è, lasciare che sia lui a scegliere la sua vita, gli hobby, le compagnie, il lavoro.
    Accettare anche quando non si capisce, anche quando non siamo d'accordo, non senza dire la nostra, ma senza rammarico, senza delusione.

  10.  

    Addì 28 maggio 2013

    Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
    Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
    che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
    E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»

    Marco 10,28-31

  11.  

    Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle a causa mia, che non riceva già al presente cento volte tanto

    Stamani mattina sono passato dal mare, e come ogni volta che lo vedo penso a quando facevo le gare di pesca subacquea e mi immergevo quasi ogni giorno, a quando in estate andavo con il mio amico Luigi a pescare ogni mattina svegliandomi alle quattro e restando in mare fino al calasole per poi talvolta pescare anche di notte. Ripenso a ciò che ho lasciato per seguire i tanti ragazzi che il Signore mi ha onorato affidandomeli. C'è nostalgia, desiderio di tuffarmi in mare ogni giorno, ma non c'è rimpianto e, se tornassi indietro, rifarei la scelta che ho fatto altre mille volte. Ringrazio Dio per avermi dato tantissimo in termini di salute, di famiglia, di agiatezze. Ne ho goduto ampiamente fino a ventuno anni, ma era arrivato il momento di dividere i doni di Dio con altri. Scelta egoistica dettata dalla morte della mia mamma, ma scelta ragionata, conquistata un passo alla volta, scelta alla quale mi sono legato a filo doppio con grandissima gioia.
    Le preoccupazioni non mancano, i dispiaceri sono all'ordine del giorno, le battaglie da combattere sono in numero infinito per una guerra senza confini dove coloro che dovrebbero essere alleati si rivelano vipere pronte a mordere, ma tutto il resto è amore. Basterebbe una goccia di questo amore per cancellare tutto il male che ci inonda, e di gocce ce ne sono infinite, purissime. Vedere i ragazzi crescere, osservare i loro cambiamenti positivi, ascoltare chi li ha sotto gli occhi tutti i giorni e fa loro i complimenti per i valori, i principi, l'educazione che dimostrano di avere nel quotidiano, mi riempie il cuore di gioia. Qualcosa ho abbandonato, ma ho ricevuto molto, molto di più di tutto ciò che è dietro le mie spalle. E comunque, ogni tanto, vado pure a pescare :)

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime28 May 2013
     

    Non è facile comprendere ciò che Riccardo ha espresso , lo si capisce solo dopo averlo sperimentato...........anche io e mio marito che da poco abbiamo intrapreso questa strada (chissà dove ci condurrà:face-smile:) adesso capiamo in pieno l'entusiasmo e la gioia descritta da Ric.
    E' vero avolte è difficile , sembra quasi impossibile .............ma poi ti abbandoni a Gesù e allora scopri che per Lui è facilissimo.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime28 May 2013
     

    Lasciare non solo le cose materiali alle quali si è attaccati comprese abitudini e agiatezze e persone, ma soprattutto lasciare l'egoismo che a volte ci lega a cose futili o la non voglia di osare e fare un passo per cambiare vita o semplicemente per aggiungere un qualcosa di diverso alla quotidianità è un lasciarsi coinvolgere nella gioia di essere vicino a chi ne ha più bisogno. Ognuno potrebbe farlo nel suo piccolo.
    Lasciare tutto ciò che ci tiene ancorati alla chiusura verso gli altri per abbracciare la solidarietà, l'amore, il soffrire insieme, il lottare per chi non sa come fare fa la differenza.
    Lasciare tutto ciò che ci fa essere spettatori per tendere una mano a un bambino che soffre o a un anziano solo o a un giovane che da tutti è etichettato come delinquente o a un vicino di casa che si trova in un momento di difficoltà o a una persona che viene da un paese straniero o a una mamma che non sa come aiutare il proprio figlio o a chiunque aspetta un aiuto dal Cielo è un miracolo che ogni giorno potrebbe accadere. Il Signore non ci chiede mai di fare ciò che non saremmo in grado di fare o sopportare. A volte basta un piccolo gesto per migliorare la vita di qualcun altro.
    La scelta di vita di Riccardo che si dedica con tutta l'anima ai suoi ragazzi e a chiunque ha bisogno, la scelta di Clod e di tante altre persone che si dedicano agli altri è un esempio per tutti noi che potrebbe trasformarsi in una realtà che potremmo toccare per mano.

  12.  

    Addì 29 maggio 2013

    Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:
    «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,
    lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
    E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
    Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
    «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
    Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
    E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
    Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
    All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
    Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
    Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
    e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
    Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

    Marco 10,32-45

  13.  

    Lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà

    Chi è che sposandosi penserà di essere al riparo da ogni problema di salute o con i figli, dai litigi, dalla ricerca del lavoro?
    Chi è che andando a lavorare, che sia come impiegato o come professionista, potrà mai pensare di non dover incrociare le spade per combattere qualche battaglia?
    Chi è che trasferendosi lontano da casa per inseguire un sogno o un ideale è al riparo da discussioni e malumori?
    Nessuno che abbia un po' di maturità potrà mai arrivare a credere che una scelta di vita, per quanto bella, altruistica e generosa, vissuta con la massima disponibilità d'animo possa prescindere dall'andare incontro a problemi di ogni tipo.
    Quando io e Roberta abbiamo fatto la scelta di dedicare la nostra vita all'Associazione e ai bambini, stante la nostra giovane età ancora in piena adolescenza, pensavamo che avremmo dovuto combattere le nostre battaglie per salvaguardare i bambini contro genitori e famiglie disgraziate, avendo però come alleati i servizi sociali e lo Stato in generale.
    Quanto ci sbagliavamo. Le famiglie dei bimbi quasi sempre si affidano a noi per aiutare i loro figli, tanto che molti bambini ci vengono portati direttamente dai genitori che non sanno gestirli, e quindi diventano, in molti casi, preziosi alleati, mentre i servizi sociali e lo Stato in generale sono spesso le persone che ci troviamo a dover combattere. Tralascio qui ogni polemica sull'argomento, ma se leggete in qualsiasi forum dove si parli di affido, vi accorgerete che quasi tutti dicono la stessa cosa.
    Questo non ci deve allontanare, non ci deve far mollare la presa perché se noi lasciamo la partita, parafrasando Renato Zero, "un bambino non nascerà". E l'affido è volto proprio a questo, a far rinascere una creatura, a traghettarla dalla riva sulla quale è nato dove la carestia e la penuria di amore la rendono invivibile alla riva opposta dove ci sia da mangiare pane e amore protetti da una famiglia, per poi ricondurli sul lato del fiume dove sono rimasti i loro genitori se la carestia dovesse passare e le condizioni di vita e familiari fossero divenute accettabili per la crescita di un bambino.
    Non c'è scelta di vita che non comporti problemi e persecuzioni, specie da coloro dai quali non te lo saresti mai aspettato, prima fra tutte quella di seguire Dio.
    Ma Gesù stesso ci dice che alla fine delle persecuzioni avremo la pace e qualunque guerra sarà solo un lontano ricordo.

  14.  

    Addì 30 maggio 2013

    E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
    Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
    Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
    Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
    Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!».
    E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada

    Marco 10,46-52

  15.  

    Coraggio! Alzati, ti chiama!

    Spesso chiediamo a gran voce che ci venga concesso aiuto, e urliamo a squarciagola la nostra disperazione. Sembra che nessuno ci ascolti e continuiamo a gridare implorando un aiuto che sembra non arrivare mai.
    La vita di tutti i giorni, così come anche il Vangelo, ci dimostra che se insistiamo l'aiuto prima o poi arriva. Purtroppo però noi siamo accecati dalla nostra rabbia, dalla paura, dalla delusione tanto da non accorgerci che l'aiuto che abbiamo chiesto ci è stato concesso, e continuiamo a gridare.
    Occorre qualcuno vicino a noi che ci tranquillizzi, che ci metta una mano sulla spalla, che ci indichi la direzione verso la quale andare per ricevere quell'aiuto perché siamo troppo ciechi, troppo arrabbiati per vedere la soluzione.
    Ecco il perché di tanti suicidi, della disperazione portata all'estrema conseguenza, perché manca qualcuno che ci sia vicino, che asciughi il nostro sudore, che ci tenga la mano nelle notti insonni dove i pensieri diventano incubi e le preoccupazioni mostri che ti mangiano da dentro. A volte non sappiamo quale soluzione proporre ad un amico che sta male, e per questo ce ne stiamo in disparte attendendo che il problema si risolva, magari dicendo "è forte, saprà cavarsela", quando basterebbe poco per consolarlo.
    Noi genitori vorremmo risolvere i problemi dei nostri figli, ma spesso non ci riusciamo, magari perché non capiamo, e quindi non interagiamo con loro lasciando che trovino la loro strada. Così come non è giusto risolvere i loro problemi, non è nemmeno giusto lasciar correre. Ricordo che quando ero triste e inconsolabile nel periodo dell'adolescenza, quando bastava uno sguardo storto di qualcuno o un brutto voto non meritato a farmi cadere il mondo addosso, entravo in casa arrabbiato, imbronciato e la mia mamma era sempre lì, pronta a starmi vicino, spesso da me respinta in maniera stizzosa anche solo quando mi chiedeva cosa avessi, ma sempre vicina, anche magari dietro una porta chiusa rispettando il mio dolore e le mie lacrime, ma sempre pronta a elargire una parola affettuosa, un buon consiglio, anche solo lasciandomi un bigliettino sul cuscino per farmi capire che lei era presente.
    Il Signore ci aiuta sempre quando lo invochiamo, basta solo sapere aspettare e non essere ciechi o sordi quando Egli ci chiama, quando ci mostra la strada da prendere, che spesso è più vicina di quanto possa sembrare quando siamo con il morale a terra.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime30 May 2013
     

    Caro Riccardo quanto hai ragione quando dici che basterebbe poco per consolare una persona, un amico ma purtroppo oggi ognuno e' chiuso nel suo egoismo, nei propri problemi che sono sempre piu' grandi di quelli degli altri, cosi' quando provi a sfogarti ti senti rispondere "mamma mia ci hai angosciato, parliamo d'altro". Personalmente confido molto nel Signore e quando mi sento triste e sola mi rivolgo a Lui con la preghiera ed una risposta o un aiuto arriva sempre e se ti soffermi un attimo a riflettere ti accorgi che non sono coincidenze.

  16.  

    Carissima Orchidea,
    certo che non sono coincidenze.
    Una volta incontrai una ragazza che mi chiedeva di andare ad una sua festa, e da quel giorno ha sempre fatto parte della mia vita.
    Momenti brutti e momenti belli e lei era sempre lì. Non sono coincidenze.

  17.  

    Addì 31 maggio 2013

    In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
    ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
    Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione la sua misericordia
    si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia ».
    come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,39-56

  18.  

    Raggiunse in fretta una città di Giuda

    Quando qualcuno ci chiede aiuto e noi dobbiamo fare mille cose siamo chiamati a fare una serie di scelte, innanzitutto se aiutarlo o meno, dopodiché quando aiutarlo, ed infine come.
    Sul fatto di aiutare una persona che ha bisogno di noi si gioca l'eterna partita tra egoismo ed altruismo ed è logico che la voce della coscienza, sia per chi abbia Fede o meno, spinga all'apertura verso l'altro. L'egoismo è qualcosa che ci fa chiudere nel nostro bozzolo e non è una cosa buona né per noi né per gli altri.
    Tralasciando l'argomento altruismo, ipotizzando che ciascuno di noi sia propenso ad aiutare chi ha bisogno, si pone un'altra questione: quando aiutarlo.
    La cosa non è di poca rilevanza, in quanto potremmo anche fare una bella figura con gli altri e con la nostra anima e dire "si ti aiuto" e poi non avere mai il tempo per farlo, rimandare e ancora rimandare finché l'altro non si stufa e si rivolge altrove o smette di importunarci. Non solo è egoismo mascherato da altruismo, ma c'è anche una buona dose di falsità perché se una persona vuole veramente aiutare, il tempo lo trova. Se proprio uno non può, sarebbe meglio che lo dichiarasse anziché dare la propria disponibilità.
    Andiamo oltre. Arriva il momento in cui troviamo il tempo di fare ciò che ci viene chiesto, e qui ci troviamo dinanzi ad un altro bivio: come aiutare quella persona. Non intendo in quale modo "tecnico", bensì con quale predisposizione d'animo. Cosa provereste voi se nel chiedere un favore a qualcuno, questi ve lo facesse a tirare via, con il muso, facendovi pesare la cosa? Se proprio non fossimo con l'acqua alla gola saremmo tentati di dire "no grazie, non mi aiutare più".
    Da qui si ricava:
    1) Aiutare chi ha bisogno di noi
    2) Farlo subito mettendo la persona al primo posto
    3) Farlo bene e con il sorriso

    Diceva Madre Teresa "meglio donare un pezzo di pane con un sorriso, che una tavola imbandita senza un sorriso"
    Uno dei più bei ricordi che ho di mio padre è che aiutava tante persone con il suo lavoro di commercialista, e mi diceva sempre "coloro che decidi di non far pagare devono avere la precedenza sui clienti paganti per non farli sentire inferiori ed anche perché è un piacere poterli aiutare e non un dovere o un sacrificio.
    La Madonna ci insegna questo con la sua vita: era in attesa di Gesù, ma appena sa che la cugina aspetta un figlio si precipita da lei per aiutarla, senza che nemmeno le fosse stato richiesto.
    Il problema sorge quando in una giornata hai tante persone da aiutare e non hai il tempo materiale per aiutarle tutti, devi per forza rimandare quelli che non hanno urgenza, trovandoti a fare delle valutazioni che potrebbero essere facilmente sbagliate.
    Ma questa è un'altra storia.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime31 May 2013
     

    Raggiungere in fretta una città per arrivare da qualcuno è incamminarsi per vie insolite e sconosciute senza pensare a cosa si potrà incontrare durante il cammino. E’ attraversare sentieri, strade a volte in salita senza avvertirne la stanchezza o cmq proseguire in silenzio senza ripensamenti. Tutto per incontrare l’altro. Incontrare l’altro per aiutarlo implica un mettersi in viaggio verso un mondo ignoto. Un mondo che è quello di un’anima in pena o inquieta o bisognosa di sentire la voce di qualcuno.
    Chi tende la mano a una persona che ha bisogno, conoscente o no, a principio non si fa troppe domande (cosa potrei fare o che cosa posso dirgli?) pur non sapendo cosa turba o di cosa ha bisogno l’altro. A principio lo ascolta, lo consola, lo aiuta ad aiutarsi, lo riporta sulla sua strada laddove sia possibile, lo accompagna, lo … lo raggiunge mettendo la sua anima a disposizione dell’altro.
    Maria si mette in viaggio verso la montagna e nelle sue condizioni non pensa agli ostacoli che potrà incontrare. Non ha paura. Raggiunge in fretta Elisabetta per portarle una buona notizia. Una notizia che rincuorerà e farà felice sua cugina e non solo.
    Spero ognuno di noi possa andare senza indugio per raggiungere in fretta l’altro prima che sia troppo tardi.
    Tu Riccardo lo fai ogni giorno e come te altre persone. Ognuno si butta a capofitto senza troppi “perché” o “dubbi” e senza pensare alla propria incolumità o se l’altro sarà disposto a farsi aiutare o senza considerare che l’altro improvvisamente e senza una motivazione possa decidere di cambiare rotta. Ciascuno tende una mano per ciò in cui crede e per ciò che ha vocazione. C’è fra questi chi lotta per aiutare tanti bambini in difficoltà o le loro famiglie e a favore dell’affido o per chiunque ha bisogno, chi si prodiga per combattere la malavita o la mafia o la fame nel mondo o per seguire i giovani che cadono nel tunnel della droga o della delinquenza … o semplicemente un vicino di casa o chiunque si incontri sulla propria strada.
    Chi si mette al servizio dell’altro ci mette l’anima e questo è sentito da chi è dalla parte opposta anche se poi retrocede e non accetta l’aiuto.
    Ognuno potrebbe però provare a raggiungere l’altro, un'altra città, nel suo piccolo.
    Ed è a me stessa per prima che lo dico.

  19.  

    Addì 1 giugno 2013

    Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
    «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?».
    Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.
    Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
    Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?
    Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.
    Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Marco 11,27-33

  20.  

    Con quale autorità fai queste cose?

    Spesso veniamo provocati con domande o attacchi che fanno male, specie quando pensiamo di fare la cosa giusta.
    Nel cammino dell'Associazione le provocazioni sono state tante. All'inizio, poco più che ventenne, rispondevo parola per parola, cercavo di contrastare il mio interlocutore, finanche ad arrabbiarmi, ma non mi rendevo conto che qualunque cosa potessi di dire, l'altro voleva solo provocarmi, trovare il marcio in quello che facevo, denigrarmi o sminuirmi e nessuna ragione lo avrebbe portato a cambiare quell'idea precostituita che si era fatto. Ottuso è colui che non dialoga, che non è aperto alle spiegazioni dell'altro per quanto possano sembrare strane o difficili da capire.
    Gesù nel Vangelo ci mostra questo aspetto della natura umana e ci insegna come comportarci. Alla domanda dei farisei "Con quale autorità fai queste cose?" relativamente alle Sue opere di bene che faceva per il prossimo, Gesù risponde con una domanda "Giovanni battezzava autorizzato da Dio o dagli uomini?" Non vollero rispondere per paura di darsi la zappa sui piedi e così facendo anche Gesù non rispose loro. L'insegnamento che dobbiamo trarne è quello di non rispondere alle provocazioni, lasciar perdere, andare per la propria strada, sarà poi Dio a giudicare gli uni e gli altri.
    Oggi ho imparato, ma è un cammino difficile, a non rispondere più di tanto. Se qualcuno mi attacca provo il dialogo, ma laddove vedo che c'è chiusura mi fermo perché so che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

  21.  

    Addì 2 giugno 2013

    Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.
    Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».
    Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
    C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta».
    Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.
    Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
    Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste

    Luca 9,11b-17

  22.  

    Non abbiamo che cinque pani e due pesci

    Quante volte avremmo voglia di cambiare le cose che non vanno in questo mondo, raddrizzare torti, abbracciare tutti i bambini che soffrono la fame, adottare tutti i piccoli abbandonati e non voluti, proteggere la natura dagli attacchi di uomini avidi, ma subito ci scoraggiamo e crediamo di non potercela fare, rinunciando sin dall'inizio.
    Ai miei ragazzi dico sempre che la differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci, e la differenza tra il riuscire e il non riuscire è credere in quello che stiamo facendo, crederci fino in fondo, credere che quello che non riusciamo a fare oggi potremo farlo domani purché non desistiamo. Gesù nel Vangelo ci insegna che con la preghiera potremo ottenere tutto quello che di lecito chiederemo a Dio. Io e Roberta abbiamo iniziato dal nulla, avevamo nel cuore solo la voglia di aiutare qualche bimbo, allora ancora in piena adolescenza, oggi adulti, ma sempre con la certezza che ogni giorno avremmo potuto portare un sorriso, una carezza a qualcuno. E così è stato per ventisei anni. Difficoltà tante, ma con la preghiera abbiamo superato mille ostacoli, raggiunto tanti obiettivi che in molti pensavano irraggiungibili. Ed ancora oggi guardiamo al futuro, all'avvenire che vorremmo garantire a tanti bambini che sono nati in famiglie che, loro malgrado, non sono riuscite ad accudirli nel migliore dei modi.
    Non scoraggiatevi dinanzi alle difficoltà, non fermatevi perché vedete davanti a voi la montagna alta e impervia, non spaventatevi se ci sono nubi minacciose all'orizzonte, chiedete aiuto al Signore ed incamminatevi, il primo passo lo farete da soli, ma già dal secondo avrete Dio al vostro fianco che vi sosterrà e proteggerà, facendovi arrivare dove vi siete prefissati di giungere.

  23.  

    Addì 3 giugno

    Gesù si mise a parlare loro in parabole: «Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.
    A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.
    Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.
    Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.
    Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
    Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!
    Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.
    E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
    Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.
    Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo;
    dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»?
    Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono

    Marco 12,1-12

  24.  

    La diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano

    Spesso ci dimentichiamo cosa sia la fiducia. Diamo per scontato che le persone l'abbiano nei nostri confronti, ma siamo i primi ad essere sospettosi verso tutti gli altri e, spesso ci sono tanti che si approfittano di chi dia loro credito.
    Quante volte avete tradito la fiducia del vostro prossimo? Quante volte vi siete approfittati di colui che vi ha dato un mano o vi ha permesso di fare qualcosa? Nell'adolescenza questo accade spesso con i ragazzi che dicono di andare a scuola e non ci vanno, di comportarsi bene e frequentano cattive compagnie, si essere onesti e cedono alla tentazione di rubare qualcosa. La vita in famiglia è, o dovrebbe essere, una palestra per i nostri ragazzi, un momento in cui dovrebbero allenarsi per la vita futura, con buoni allenatori che li preparino ad affrontarla nel migliore dei modi e diano loro la possibilità di vincere una partita dove chiunque arrivi al traguardo, prima o dopo, è un vincitore e sarà premiato.
    Purtroppo molti genitori non hanno avuto la fortuna di essere stati educati al sacrificio, alla conquista di obiettivi giorno dopo giorno e non possono, con tutto l'amore e la buona volontà, insegnare ai propri ragazzi ciò che loro per primi purtroppo ignorano.
    Spesso si guarda all'affido come ad una misura coercitiva verso genitori abusanti, allo stato che strappa bambini alle famiglie, e talvolta è così per la necessità di tutelare un bambino che vive quotidianamente una situazione di pericolo, ma nella maggior parte dei casi l'affido è un rapporto di fiducia che si deve creare tra la famiglia naturale e quella che accoglierà il bambino, dove la seconda ha, quando sia possibile, il dovere di tranquillizzare la famiglia di origine e far loro capire che nessuno vuole portar via il figlio, ma che si tratta di un aiuto, un momento in cui la famiglia affidataria da una parte dia degli insegnamenti al bambino, ed i servizi sociali dall'altra insegnino ai genitori ciò che a loro sfugge nell'educazione del proprio figlio. E' un patto di grande fiducia che si stipula a tre mani, servizi sociali, famiglia naturale e famiglia affidataria. Quando non si riesce a creare questa fiducia, oppure in un secondo tempo si rompe, ecco che arrivano i problemi, le lotte, i sotterfugi, le polemiche, le critiche, le bugie.
    Non è facile mettere insieme tante teste perché spesso si parlano lingue diverse per cultura, esperienza e maturità, ma quando si dovesse usare la lingua del cuore tutti possono capire. Ecco che gli affidamenti che vanno bene sono quelli in cui gli affidatari nutrono amore per il bambino che viene loro dato come fosse un figlio, ma pronti a restituirlo ai genitori allorquando si saranno verificate le condizioni per un suo buon rientro in famiglia, e siano collaborativi con i servizi ascoltando i loro consigli, non giudicando la famiglia di origine, incentivando il miglioramento di un rapporto tra quest'ultima e loro figlio. Per andare bene un affidamento necessita però che ognuno faccia la sua parte, così anche i servizi sociali non si ritaglino un ruolo dittatoriale, ma cerchino il dialogo, vero e costruttivo, con la famiglia affidataria, siano pronti ad ascoltare le loro lamentele, i dubbi, le paure e non la abbandonino dinanzi alle difficoltà quotidiane. La famiglia naturale dovrà avere coraggio nell'accettare l'allontanamento del figlio, coraggio nell'ascoltare chi vorrà darle una mano per aumentare le proprie capacità educative, coraggio nel sopportare che il proprio figlio si affezioni alla famiglia affidataria, coraggio nel faticare per riconquistare la piena funzione genitoriale, coraggio nel non cedere rinunciando al figlio.
    Basta un granello di polvere per far arenare un bel progetto di amore e di crescita, basta la perdita di fiducia per alimentare i sospetti e provocare scollamenti e dolori a tutti quanti.
    Dio ha fiducia nel genere umano, ce lo dimostra ogni giorno facendo sorgere il sole, lasciando che un bambino nasca, alternando le stagioni e le cose nella nostra vita andranno bene fin tanto che non tradiremo questa fiducia che il Signore ci ha concesso.
    Gesù ci elargisce tanti doni a piene mani, costruisce per noi una bellissima vigna, la fortifica e la protegge, ma arriva un giorno in cui ci chiede qualcosa, non per sé, ma per i suoi figli, qualcosa che tornerà utile anche a noi, qualcosa però che ci chiederà un qualche sacrificio. Ebbene a questo punto della vita, al momento della prova, quando ci è richiesto un ritorno, siamo spesso bravi a dire "no grazie". Vogliamo tutto, vogliamo sempre di più, ma non vogliamo dare nulla in cambio. Non un'ora del nostro tempo a chi ha bisogno di noi, non l'accoglienza di un bambino, non la rinuncia a qualcosa di nostro. Il Signore ci chiama più volte, ci chiede di pagare una piccola quota di affitto della vigna che è sua, perché la nostra vita gli appartiene, è da Lui che veniamo ed è a Lui che andrà la nostra anima, una quota che è solo simbolica, solo una piccola cifra per arrivare un giorno a godere del grande tesoro che ci ha preparato accanto a sé.
    Una bambina che è arrivata da noi a cinque anni, oggi più che maggiorenne, se ne è andata di casa da poco, senza preavviso, dalla sera alla mattina e dopo un mese manda sia a me che a Roberta un messaggio dove ha scritto "ho sempre detto di essere una stupida, voi mi avete detto che non era vero, ed io, facendo la cavolata di andarmene, vi ho dimostrato quanto avevo ragione". L'adolescenza porta anche a questi paradossi, a non avere fiducia in chi ti ama e ti sostiene e lotta per te anche davanti alle mille difficoltà della vita. Noi siamo come adolescenti nei confronti del Signore. Egli ci da fiducia, ci dice che possiamo farcela, ci indica un cammino, ci è vicino e ci sostiene ad ogni passo, parla per noi, ma stupidamente vogliamo continuamente dimostrargli che si sbaglia, che siamo degli incapaci, dei buoni a nulla dei falliti, o, viceversa, che siamo talmente bravi da poter fare a meno di Lui, in gamba al punto da poter decidere della nostra vita, della nostra salute e magari anche della nostra morte. Così come ci è chiaro che gli adolescenti dovrebbero ascoltare maggiormente i genitori, così dovrebbe esserci chiaro che anche noi dovremmo ascoltare maggiormente i richiami di Gesù e seguirlo sulla strada che ci indica, anche se questo volesse dire sacrificio e fatica, ma è attraverso le difficoltà che si matura, che si capisce il senso della vita e la via da percorrere.

  25.  

    Addì 4 giugno 2013

    In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono a Gesù alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.
    E venuti, quelli gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?».
    Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda».
    Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare».
    Gesù disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». E rimasero ammirati di lui

    Marco 12,13-17

  26.  

    Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio

    Ho visto bambini e ragazzi sgobbare sui libri e non riuscire ad arrivare alla sufficienza, ma essersi impegnati fino allo spasimo. Ho visto altri non studiare ed andare avanti perché il padre è un politico o qualcuno che possa fare un qualche favore. Ho visto gente capace e coscienziosa non essere assunta per inserire in azienda qualche raccomandato. Ho visto associazioni crescere perché sostenute da politici o alti prelati, mentre altre arrancano per aver esercitato il diritto di rimanere indipendenti. Ho visto bambini affidati alle cure di una famiglia scelti dall'esercito dei diseredati solo perché piccoli e teneri, mentre altri già grandi e con il viso burbero scartati quasi con disprezzo come avessero appeso sulla schiena il cartello della propria condanna a vita.
    La meritocrazia, almeno qui da noi, è una pia illusione.
    Ogni giorno lottiamo per emergere, per farci notare, per conquistare l'amore di un padre o di una madre, le grazie del direttore, l'ascolto dei politici, l'aiuto economico degli sponsor, ma sembra che quello che facciamo sia sempre sbagliato o non sia mai abbastanza, per poi vedere altri che dopo aver oziato una vita al sole un giorno si svegliano e uscendo di casa incontrano chi li nota per il cognome che portano, per il bell'aspetto o il portamento e gli regalano uno stipendio, l'amore, la direzione di un ente, una poltrona politica.
    Così assistiamo a onorevoli, senatori, consiglieri che hanno un passato di porno star, terrorismo, furto e truffa. Come mai costoro hanno poltrone precluse a chi è da sempre onesto? Per la notorietà, non certo per i meriti.
    La vita non è fatta di schemi e non ci sarebbe giustizia se chi si è comportato male non avesse l'opportunità di riscattarsi, ma sembra che nel nostro paese questa giusta eccezione sia diventata un'ingiusta regola e paradossalmente l'Italia che lavora, si preoccupa del prossimo, costruisce il proprio avvenire con il sudore passo dopo passo vede andare avanti di gran carriera chi non sappia nemmeno cosa significhi faticare, un valore, l'altruismo. Solo chi ha toccato con mano la realtà può cambiare le cose, solo chi si è sporcato le mani di polvere può ripulire le nostre città, non certo chi in quella polvere ha trovato il suo alimento e non ha interesse a spazzarla via.
    Nel Vangelo Gesù ci ricorda "a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio", a ognuno il suo secondo i suoi meriti.

  27.  

    Addì 5 giugno 2013

    In quel tempo, vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:
    «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello.
    C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;
    allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,
    e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.
    Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie».
    Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
    Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
    A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?
    Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore»

    Marco 12,18-27

  28.  

    Non è un Dio dei morti ma dei viventi

    Quante volte da ragazzo mi sentivo dire dai miei amici, ed oggi ancor di più tra i giovani, "ma cosa ci vai a fare in chiesa", oppure "sei uno scemo perché parli con un amico immaginario".
    In molti pensano che Dio non esista, che sia un'invenzione della Chiesa per dominare sugli uomini, oppure una forma di superstizione. In molti pensano di poter fare a meno del Signore, ma quando poi si trovano nel momento del bisogno alzano gli occhi al cielo e pregano, magari di nascosto per non farsi sentire, quasi fosse una vergogna credere, un anacronismo.
    A parte il fatto che ciò che non si vede non è detto che non esista. Lo potete vedere il vento? No, eppure abbiamo la prova tangibile della sua esistenza. E l'aria? Gli odori? L'intelletto? Quindi già chi dice "non lo vedo, ergo non esiste" è già in errore e fa una forzatura nel ragionamento.
    Ma Il Signore c'è perché si può vedere ogni giorno, toccare in ogni istante, abbracciare ogni minuto. Gesù non è un Dio dei morti, ma dei viventi, come ci ricorda nel Vangelo. Un Dio vivo in mezzo a noi, vivo nel povero che stende la mano fuori da quel negozio dove abbiamo speso centinaia di euro e non abbiamo pochi centesimi da donare; vivo in quel bambino che ogni giorno riceve percosse e abusi e chiede solo un po' di amore e che noi lasciamo fuori dalla porta di casa per non togliere qualcosa alla nostra vita o a quella di nostro figlio; vivo nell'ostia consacrata che ogni giorno un esercito di sacerdoti, spesso a rischio anche della propria vita, distribuiscono a quei pochi che entrano in chiesa per un momento di raccoglimento.
    Oggi in molti vedono a in Dio come qualcosa di negativo, cercano il male nella Chiesa, nei fedeli, nei poveri, negli emarginati, negli immigrati, ma quanto male c'è in noi? Siamo forse giusti, senza errori, senza mai aver sbagliato? E ci piacerebbe che gli altri ci vedessero per i nostri aspetti negativi, ricercandoli con pignoleria, tralasciando ciò che di buono abbiamo? Una casa la si costruisce sulla solida roccia, non sul fango. Se vogliamo costruire un dialogo con gli altri, migliorare il mondo che non mi pare non stia andando molto bene tra smog, misera, violenze, dovremmo cercare dei valori positivi sui quali puntellarci, principi buoni che possano unire e non dividere. Non ho mai visto in una famiglia che uno scontro, una grossa litigata possa unire, ma ho visto invece che la ricerca del bene nel prossimo, anche nel pedofilo che ha abusato, nel mafioso che ha ucciso, nel terrorista che ha sparato porta unione, fratellanza, empatia.
    Guardate all'annosa diatriba tra Israele e Palestina, si odiano, si tirano razzi e dove stanno andando? verso la violenza, la sofferenza su entrambi i fronti. Per cosa? Per un pezzo di terra, per voler prevalere l'uno sull'altro.
    Quando si dice che Dio non esiste perché permette la guerra e tante sofferenze ad essa legate. mi viene da ridere. Dio c'è. E' lì dove si combatte, ma tutti lo vogliamo vedere come un Dio che non muove un dito, ma non è così. Lui è lì in coloro che gridano a gran voce la parola "pace", in coloro che si piazzano davanti ad un carro armato per impedire che faccia del male a degli innocenti anche a costo della propria vita, in quelli che sfidando i regimi dicono la loro o camminano mano nella mano con gli uomini e le donne della parte avversa.
    Eccolo il Signore, eccolo lì, non lo vedete? Ci lascia liberi di decidere tra guerra e pace, tra aborto e vita, tra stupro e amore, ma qualunque sia la nostra scelta Lui è sempre lì, vicino a noi, vivo a ricordarci che se vogliamo possiamo cambiare il mondo. E' così facile, basta solo prendere il sentiero illuminato, quello con la scritta "via della pace" e incamminarsi senza girarsi indietro, superando gli ostacoli, non cedendo alle lusinghe di chi chi ci suggerisca vie alternative. Un Dio dei viventi, vivo in mezzo a noi ogni giorno della nostra vita.

  29.  

    Addì 6 giugno 2013

    Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore;
    amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui;
    amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo

    Marco 12,28b-34

  30.  

    Amerai il prossimo tuo come te stesso

    Nei ventisei anni che mi occupo di bambini e di affido ho conosciuto tante, tantissime persone: genitori violenti, bambini divenuti ragazzi problematici, persone che ci hanno osteggiato senza nemmeno conoscerci. All'inizio, ragazzo poco più che ventenne, era molto difficile accettare certi comportamenti che non capivo, per di più giudicando chi li compiva. Nel mio percorso di maturità una prima fase l'ho raggiunta arrivando a giudicare il peccato e non il peccatore e non è stato difficile, è bastato ragionare sul fatto che non tutti hanno avuto le stesse possibilità di crescere e maturare. penso specialmente a quei genitori abusanti, a quelle persone che hanno fatto del male ad un bambino, atti esecrabili da condannare certamente, ma anche persone da accogliere, accudire, consolare, non già perché genitori di un bimbo in affido, quanto perché Persone. Sento dire spesso "per certe persone ci vorrebbe la pena di morte", ma come si fa a combattere la cattiveria con la cattiveria? Se uno si è comportato male perché dobbiamo comportarci male anche noi? Il Signore ci insegna ad amare il nostro prossimo che è colui che incontriamo, sia esso l'amore della nostra vita, sia il pedofilo, sia colui che ti osteggia senza motivo. Nell'affidamento è certamente difficile dialogare con i genitori abusanti, ma ancor più difficile è amarli. Oltre agli insegnamenti del Vangelo, che al di là della Fede costituiscono comunque una bella filosofia di vita, c'è da considerare che il bambino che abbiamo in affido ama comunque i suoi genitori, salvo rarissimi casi, anche perché tende a idealizzarli, a costruirsi nel cuore e nella mente un film di una vita perfetta, un po' come nel caso di separazione dei genitori il bambino sogna una riunificazione ed una bella vita di nuovo tutti insieme. Se noi avessimo un cattivo rapporto con loro, se li odiassimo, ed il nostro comportamento sicuramente tradirebbe le nostre emozioni per quanto si tenda a tenerle nascoste, il bimbo lo ravviserebbe soffrendone tantissimo. Vivrebbe come in un dualismo, sospeso tra una famiglia e un'altra senza la possibilità di trovare un po' di pace.
    A mio avviso, affinché un affido vada a buon fine, il rapporto con la famiglia di origine, per quanto ciò sia fattibile, deve essere il migliore possibile. Più di una volta ci siamo ritrovati a scontri verbali molto accesi con le famiglie di origine nel primo periodo di affido, ma abbiamo sempre cercato di ricucire gli strappi per amore del bimbo e per amore di quella famiglia alla quale, a torto o a ragione, avevano strappato dal cuore una propria creatura. E' chiaro che un genitore che si vede portar via un figlio diventi una iena, è anche normale che non capisca e siamo noi a dovergli dare un mano a capire perché siamo noi che abbiamo in casa una parte di lui. Non servono i tanti ragionamenti, spesso non li capiscono nemmeno, occorre il cuore, è necessario far vedere che nessuno vuole portargli via il bimbo, che siamo tutti uniti per lavorare affinché ritorni in casa dopo che certe situazioni sono state sanate.
    L'amore è il primo dei comandamenti. Non credo che riuscirò mai a odiare nessuno, a portare rancore. Prima rispondevo alle accuse e agli attacchi punto per punto, poi ho capito che ciò crea tensioni ulteriori e non porta a nulla, così quando vedo che l'attacco è gratuito e non è una critica costruttiva per un cammino da fare insieme, quando vedo che c'è un muro lascio perdere e attendo tempi migliori, non rinunciando certamente a dire la mia, ma evitando di entrare in conflitto rispondendo alle provocazioni.
    Mia mamma diceva "non ti curar di lor, ma guarda e passa"

  31.  

    Addì 7 giugno 2013

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
    «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
    Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,
    va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
    Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione

    Luca 15,3-7

  32.  

    Va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?

    Tanti i modi in cui i nostri figli si perdono per le strade del mondo, tanti i modi per andare dietro alla pecorella smarrita.
    Un ragazzo che decide di andarsene appena maggiorenne rischia di prendere degli abbagli, di inseguire un sogno, un ideale e ritrovarsi poi sperso e solo. Noi genitori dinanzi a tali decisioni poco possiamo fare e andarceli a riprendere d'impulso non è cosa che possa sempre essere positiva, si rischierebbe addirittura una grossa litigata e la rottura definitiva di un rapporto. Non è detto che un ragazzo quando se ne va da casa lo faccia per cattiveria, cattive compagnie o droga, spesso esce di famiglia semplicemente per avere maggiore libertà, oppure per la curiosità di vedere oltre i confini che da sempre ha avuto. Non si può, e credo non si debba, impedirglielo. M sarebbe parimenti sbagliato lasciar perdere, considerare quel figlio come perduto, trovando la scusa dentro di noi "è lui che ha voluto andarsene". Lo si deve seguire magari con il pensiero, cercare di riflettere sulle cose che ha fatto o detto, informarsi da lontano sul tipo di vita che sta facendo, accettare un contatto quando dovesse esserci senza astio, rancore, ripicca o vendetta, ma con tanto amore, quell'amore di un padre e di una madre che hanno solo un'ultima carta da giocarsi, la più importante, quella di dimostrare il vero amore: anche se tu mi abbandoni io ti vorrò bene per sempre e sempre ci sarò per te. E' chiaro che poi devono essere trovate le giuste modalità per evitare di fare più male che bene. Se ad esempio un ragazzo un giorno chiede di rientrare in casa senza far vedere di aver capito di aver sbagliato, magari spinto dalla vita più agiata che faceva in famiglia, sarebbe opportuno mettere dei paletti, fargli fare un riavvicinamento graduale per mettere alla prova la sua reale volontà di riprendere un cammino interrotto. Ritrovare una pecorella smarrita significa instaurare con lei un dialogo, riportarla all'ovile significa rimetterla sulla retta via se ha deviato e non necessariamente con il riportarla fisicamente a casa ad ogni costo.
    Anche l'attesa è amore per un figlio.

  33.  

    Addì 8 giugno 2013

    I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
    Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;
    ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
    Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;
    non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
    Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
    E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
    Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
    Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
    Ma essi non compresero le sue parole.
    Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore

    Luca 2,41-51

  34.  

    Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo

    Quando perdiamo di vista un figlio, una persona cara, quando non sappiamo cosa stia facendo i un determinato momento, se piange, se ride, cosa prova, se sarà promosso o bocciato, se la sua relazione amorosa è in salute, se ha un lavoro. Allontanarsi senza lasciare una traccia è doloroso per coloro che vogliono bene a quella persona. Non discuto le motivazioni di un allontanamento, ognuno ha le sue motivazioni e segue le proprie idee, ma dovrebbe pensare allo stato d'animo di coloro che si lascia dietro le spalle. Rapporti conflittuali ce ne sono tanti e le litigate sono sempre in agguato, ma chiudere un rapporto autonomamente, sprangare la porta al dialogo, evitare l'incontro specie con le persone che ti hanno cresciuto e non ti hanno fatto mai mancare nulla non è iniziare la vita con il piede giusto. I rimorsi arrivano, ed ogni giorno che passa si crea sempre più divario e la possibilità di un riavvicinamento si fa via via più difficoltosa.
    L'adolescente che sbatte la porta di casa per andare incontro al proprio futuro lo fa con l'egoismo tipico dell'adolescenza. Un po' di egoismo in un giovane è giusto, è normale guardare avanti e non assecondare in toto i sogni che i genitori hanno fatto su di lui, ma quando questo egoismo è così forte da non vedere la scia di sofferenza che si lascia dietro le spalle, tale da portare l'egoismo al massimo livello dove esiste solo lui al mondo, allora non è un comportamento tanto sano.
    Quando ho iniziato il mio percorso verso l'affido, verso quella che sarebbe poi stata la mia scelta di vita, ho avuto parecchi scontri con mio padre che ha cercato di ostacolarmi in diversi modi perché mi voleva commercialista come lei, secondo il sogno che tanti anni accarezzava. Ho provato a ragionarci e fargli vedere le mie ragioni, siamo arrivati alla lite, anche a due brevi periodi fuori casa, ma abbiamo sempre cercato di ricomporre la discussione, ci siamo chiesti scusa, perché l'amore e la riconoscenza andavano al di là della mia, seppur legittima volontà, di autonomia nel decidere della mia vita.
    Ho avuto la gioia, pochi mesi prima che morisse, di ricevere un suo abbraccio emozionato dopo averlo sentito parlare con orgoglio, per la prima volta, del suo unico figlio che aveva fatto una così bella scelta. E credetemi, detto da lui ha voluto dire tantissimo per me, ho ricevuto il suo placet in extremis. E' stata una dura battaglia, ma ne è valsa la pena. Certo, sarebbe stato molto più facile abbandonarlo alla sua vecchiaia, ma con tutto quello che aveva fatto per me non potevo assolutamente farlo.

  35.  

    Addì 9 giugno 2013

    In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.
    Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.
    Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!».
    E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!».
    Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
    Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».
    La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione

    Luca 7,11-17

  36.  

    Ecco che veniva portato al sepolcro un morto

    Quando camminiamo per la strada, quando siamo intenti a fare le nostre case ci può capitare di imbatterci in una situazione diversa da quella che ci aspettavamo, una circostanza che ci proietta in un altro mondo, vuoi che sia la sofferenza di una persona ammalata, la povertà di una famiglia, l'abbandono o il maltrattamento di un bambino. Siamo ignari o quantomeno non pensiamo ai problemi degli altri, siamo presi dalla nostra quotidianità e quasi a testa bassa percorriamo i sentieri della nostra vita, ma quando veniamo coinvolti nostro malgrado nella sofferenza altrui come possiamo restarne al di fuori? Come è possibile andare avanti e non riflettere, non lasciarsi coinvolgere, non provare una fitta al cuore per quella persona, empatia con la sua sofferenza? Ci sono tantissimi bambini maltrattati anche nelle nostre belle città, spesso emarginati vivono la loro sofferenza nel silenzio, nel nascondimento dove il nostro ben pensare spesso li relega, ma ognuno di noi, prima o poi si trova a doverci fare i conti, prima o poi viene a conoscenza di storie di abbandono, malnutrizione, violenza su un bambino. Prima o poi deve farci i conti, prima o poi deve mettere a nudo la propria coscienza e prendere una decisione: passare oltre e far finta che siano solo ombre che così come sono apparse nel giro di un istante svaniranno, oppure fermarsi a riflettere, accudire, accogliere. L'affidamento nasce in risposta a questo desiderio di non andare oltre dinanzi al problema di tanti bambini vittime delle loro famiglie e della nostra società.
    Si può essere presi da mille impegni, non accorgersi della realtà che ci circonda, ma non si può e non si deve essere sordi quando sbattiamo il viso contro certi muri.
    Possiamo essere divisi in mille sfumature, ma dobbiamo essere uniti nel mostrare al nostro prossimo cosa significhi affido, cosa voglia dire per un bambino vivere in una situazione di estremo disagio. Non obbligare gli altri verso l'accoglienza, certamente no, ma sottolinearne l'importanza, al di là dei pensieri, delle gioie e dei dolori che ogni scelta cela.
    Il Signore se ne andava per i fatti suoi quando si imbatté nella disperazione di una madre che aveva perso il suo unico figlio. Non proseguì il suo cammino, si fermò a consolare quella mamma, ad asciugare le sue lacrime, a cambiare una situazione affinché il dolore si trasformasse in gioia con la resurrezione.
    Chi pratica l'affido in un certo senso è chiamato anche a questo, ad asciugare le lacrime che escono dal cuore di tanti bambini, ad accoglierli e dar loro una nuova vita, fargli fare un percorso di resurrezione da una situazione negativa ad una positiva.

  37.  

    Addì 10 giugno 2013

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
    Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
    Beati i miti, perché erediteranno la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi

    Matteo 5,1-12a

  38.  

    Beati voi

    Parlando con le persone è facile ascoltare discorsi del tipo "beato quello che ha la villa al mare" - "beato l'altro pieno di soldi" - "guarda che bella macchina ha quello, beato lui" - "che bella moglie, o marito, ha quello, beato" e tanti altri simili, legati al desiderio di avere di più, di avere sempre più cose materiali.
    Ma basterebbe pensare che più abbiamo e più vorremmo. Se riusiamo a comprare una casa di 50 mq ci sembra di aver preso una reggia, ma dopo qualche tempo vorremo avere quella da 100 mq, poi quella con un bel giardino, e così via senza fine. Non saremmo mai appagati perché c'è sempre qualcosa di più bello, più grande, più buono ce desideriamo possedere.
    Il Signore nel Vangelo ci fa vedere una visuale diversa della vita, ci dice che siamo beati se siamo poveri in spirito, ovvero senza pretese - afflitti - miti - affamati di giustizia - misericordiosi - puri di cuore, ovvero leali e non falsi - operatori di pace - perseguitati a causa della giustizia - insultati e perseguitati perché ci professiamo figli di Dio.
    Oggigiorno sembra un controsenso, eppure chi non ha nulla vive senza pensieri, chi ama gli altri è ricambiato con amore puro, chi è afflitto viene consolato.
    Guardiamo più in alto delle cose materiali che oggi ci sono e poi svaniscono. Non mi risulta che mai nessuno sia morto portandosi all'altro mondo case, auto, denaro, mentre chi è beato secondo il concetto di Dio muore sereno con la certezza della consolazione eterna ed il ricordo da parte di tanti come "brava persona" ed esempio per gli altri.
    Ai miei ragazzi cerco di insegnare a guardare i veri valori della vita, che non sono quelli che ci propina la televisione, non è la fama o la ricchezza, ma è il diventare una brava persona, onesta, piena di amore per il prossimo, misericordiosa, attenta alle necessità altrui, accogliente verso chi soffre

  39.  

    Addì 11 giugno 2013

    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
    Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
    né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
    Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi

    Matteo 10,7-13

  40.  

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Ci è stato richiesto qualcosa per la possibilità che abbiamo di camminare? Qualcosa affinché possiamo vedere? Ed il poter respirare richiede che diamo qualcosa in cambio? L'essere nati in una buona famiglia con genitori che ci amano e ci rispettano, una casa ove dormire, il piatto sempre in tavola, i vestiti puliti, la mamma che ci sveglia al mattino per andare a scuola, ci incita a studiare, ci brontola quando sbagliamo, ci sostiene nei momenti difficili, ci tiene la mano quando stiamo male, ci difende da chi voglia farci del male, ci accarezzi e sorrida quando facciamo bene stimolandoci a continuare su questo cammino? Assolutamente non ci viene richiesto nulla. Dio per chi crede, la vita per chi non abbia Fede, ci ha dato tutto gratuitamente, ma noi non ci accontentiamo mai di ciò che abbiamo, vorremmo sempre di più, e difficilmente pensiamo a metterci a disposizione del prossimo. E' bellissimo andare a fare un'ora di volontariato ogni tanto, lo apprezzo e naturalmente ringrazio chi viene a darci una mano, fosse anche un'ora l'anno, ma vorrei andare oltre, vorrei riflettere sul fatto che ogni giorno noi mangiamo e non potremmo dire "mangio una volta ogni tanto", ogni istante vediamo e come sarebbe la nostra vita se potessimo vedere solo una volta ogni tanto? Durante tutta la nostra esistenza bramiamo ad avere qualcuno che ci ami e ci sostenga, specie quando, ancora bambini, siamo incapaci di camminare sui sentieri della vita autonomamente, e cosa saremmo oggi se i nostri genitori ci fossero stati a momenti alterni, o fossero stati cattivi con noi al punto da violentarci, picchiarci, dandoci cattivi esempi legati alla droga, prostituzione, alcolismo? Che ne sarebbe oggi di noi se non avessimo ricevuto da bambini l'amore di una famiglia?
    Sapete quanti bambini sono oggi poveri, malnutriti, senza cultura, con una famiglia problematica? 467.000 ai quali se ne aggiungono altri 690.000 a rischio povertà o esclusione sociale per le condizioni in cui vivono, e siccome sono dati Istat del 2011, è evidente stante la crisi, che ad oggi sono molti, molti di più. Oltre un milione di bambini che avrebbe bisogno di stimoli, di un piatto di minestra in tavola ogni giorno, di qualcuno che li ami e li protegga, li accudisca e gli insegni, in altre parole di qualcuno che li accolga. Certamente non tutti questi bimbi sono da prendere in affidamento, non tutti possono andare in famiglia perché troppo problematici, a fare un distinguo ci sono tribunali e servizi sociali che dovrebbero indagare, ma se anche fossero 500.000, se anche fossero 250.000, se anche fossero appena 100.000 perché non si riescono a trovare, su 22 milioni di famiglie italiane, appena 100.000 famiglie disponibili all'accoglienza? Disponibili a prendere in casa un bambino in affido?
    Come si fa a dire "io ho avuto, mi spiace per chi non ha avuto questa fortuna, ma io che ci posso fare?
    Noi tutti, chi più chi meno, abbiamo ricevuto tantissimo dalla vita, da Dio per chi ha Fede, come possiamo pensare di continuare a ricevere, di pretendere ancor di più quando c'è un esercito di bambini che chiede aiuto, che agogna una carezza, l'amore di una famiglia?
    Se l'Italia va male è anche per questo, perché si pensa al nostro orticello, si pensa ad oggi e non vediamo oltre, non vediamo che quei bambini saranno quasi certamente genitori problematici, mafiosi, assassini, stupratori, delinquenti, e ognuno di loro metterà al mondo figli che a loro volta saranno problematici.
    E' vero, lo Stato investe poco sul sociale - l'1,1% rispetto al 2,4% della Germani e ben al di sotto di tutti gli altri paesi europei, i comuni non investono risorse affidandosi al volontariato e poi non sostenendolo - ma guardiamo in casa nostra, nella nostra famiglia e domandiamoci "c'è spazio per un bambino in più"? Se la risposta sincera ed obiettiva è si, allora abbandoniamo le nostre paure, la possibile sofferenza di un abbandono e apriamo le braccia ad uno di questi bimbi accogliendolo in affidamento, e contribuiremo ad abbassare il numero di bambini che non sono accuditi perché noi gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a dare.

  41.  

    Addì 12 giugno 2013

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
    In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli

    Matteo 5,17-19

  42.  

    Non son venuto per abolire, ma per dare compimento

    Gesù duemila anni fa non sparava a zero contro tutto e contro tutti, non era un sovversivo, non voleva fare un golpe e far cadere il governo, bensì voleva correggere il cammino di alcuni, far loro capire che si doveva andare oltre certi formalismi, certe ideologie. Ha dato molte sferzate, ma sempre disposto al dialogo verso il prossimo, anche quando cercavano di metterlo a tacere o di sobillare il popolo contro di lui. Era comunque un rivoluzionario perché ci ha insegnato che con amore si può dire tutto, che il perdono porta a risultati migliori che non la vendetta, che la solidarietà porta a dividere i nostri averi e il tempo, ma ci dona cento volte di più di ciò che doniamo.
    Al di là del credere con Fede che Gesù fosse il figlio di Dio, bisogna riconoscere che i suoi insegnamenti sono stati talmente importanti da essere attuali ancora oggi e per gli anni a venire. Ha cambiato il mondo con il sorriso.
    Oggi si assiste a tanta gente che urla, che pretende, che giura vendetta, che si oppone a qualsiasi cosa venga detta da coloro che non gli sono simpatici senza dialogo, senza pazienza. ma dove porta tutto questo? A divisioni, guerre, lotte senza quartiere.
    Ricordo che a scuola mi dicevano sempre "se Hitler avesse imparato da Napoleone, oggi parleremmo tutti tedesco", nel senso che se Hitler avesse tenuto conto che Napoleone ebbe la sua disfatta andando in Russia, forse non ci sarebbe andato e avrebbe probabilmente vinto la guerra. Ma noi uomini, nel bene e nel male, siamo fatti così, pensiamo di essere più bravi di chi chi ha preceduto e non impariamo né dai loro sbagli, né dai loro buoni esempi, così continuiamo a perpetrare gli errori di altri e a non migliorarci.
    Come sarebbe bello seguire la filosofia di Gesù, anche senza avere Fede, seguire gli insegnamenti del Vangelo per amare chi ci vuole male, perdonare chi sbaglia, aiutare chi ha meno di noi. Non ci sarebbero guerre, saremmo in pace, non ci sarebbe bisogno del denaro. Ah che meraviglia, eppure non è utopia perché basterebbe che ognuno di noi pensasse a cambiare sé stesso, indipendentemente dagli altri. Ieri una persona aveva un atteggiamento molto negativo nei miei confronti ed io sono riuscito a starle dinanzi senza arrabbiarmi, senza utilizzare lo stesso atteggiamento aggressivo che aveva lei. Sono un impulsivo e spesso mi arrabbio, ma ultimamente devo dire che qualche passo avanti l'ho fatto e ne sono felice. Anzi devo dire che mi faceva tenerezza questa persona che tanto si accalorava, nervosa fino a tremare, forse consapevole di essere in torto, sicuramente disarmata dal mio comportamento che con le sue provocazioni non riusciva a scalfire. E stamani ho pregato per lei affinché capisca che è meglio amare che fare la guerra che porta soltanto a farsi del male e a non dormire la notte.

  43.  

    Addì 13 giugno 2013

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.
    Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
    Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
    lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
    Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.
    In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!

    Matteo 5,20-26

  44.  

    Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio

    Se sono bravo in una cosa è quella di arrabbiarmi. Di noi toscani dicono che siamo "fumini", che ci accendiamo per un niente, pronti a fare mille battaglie.
    Chi si arrabbia lo vedo come un fiume in piena che sconquassa ogni cosa, ma pensate a che forza ha quel fiume, pensate se quella sua potenza venisse incanalata in un argine e adoperata per produrre energia.
    Sarebbe importante, per coloro che hanno questa grande carica, riuscire ad utilizzarla al meglio, cercare di fare le giuste battaglie e mordere il freno davanti a cose minori. Ognuno di noi ha un suo cammino interiore da intraprendere e portare avanti, ognuno di noi sa quali sono i suoi difetti e, se ha il coraggio di riconoscerli, può anche essere in grado di sconfiggerli. Chi vuole tutto e subito è un illuso se pensa di cambiare dall'oggi al domani, il cammino è lento e non provo di ostacoli e difficoltà. Dobbiamo essere pronti a cadere, a farci male ed essere disposti a ingoiare, a subire, a non rispondere quando la lingua vorrebbe tirar fuori le cose più crude, che si abbia torto o ragione.
    Qualche giorno fa ho rimproverato una delle mie bimbe, le ho detto che aveva fatto un errore di valutazione e subito si abbattuta dicendo "non so fare nulla". Questo è l'errore più grosso nel quale, durante la nostra fase di crescita, che dura tutta una vita, possiamo fare, quello cioè di giudicarci o lasciare che altri ci giudichino quando sbagliamo. Non ho mai praticato lo judo, ma da amici ho sempre sentito dire che per vincere si deve sfruttare la forza aggressiva dell'avversario. Nella lotta contro noi stessi dobbiamo pertanto utilizzare la forza che abbiamo, la grinta che mettiamo nello sbagliare per rialzarci, per lasciarsi alle spalle l'errore, pur facendone tesoro per migliorarci, e vedere in noi le cose che facciamo bene. Non è superbia, bensì la giusta arma per vincere l'eterna rivalità tra il bene e il male che dentro noi alberga e convive.