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  1.  

    Addì 17 ottobre 2013

    Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.
    Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.
    Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno;
    perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo,
    dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
    Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito».
    Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti,
    tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca

    Luca 11,47-54

  2.  

    I farisei cominciarono a trattarlo ostilmente

    Ostilità da parte delle istituzioni

    Nel nostro cammino di Associazione abbiamo spesso incontrato persone molto gentili, molto affabili, ma che con giri di parole facevano capire quanta ostilità provassero nei nostri confronti.
    Persone spesso portavoce delle istituzioni, rappresentanti istituzionali, gente preposta a tutelare i bambini, quegli stessi bambini vittime di violenze e abusi a cui abbiamo dedicato la nostra stessa vita.
    Ostilità per cosa? Perché non abbiamo le loro stesse idee, perché osiamo dire la nostra quando pensiamo che ci sia un comportamento errato, perché chiediamo che un giudice possa dirimere una controversia, perché non aspettiamo i tempi biblici delle pubbliche amministrazioni e ci diamo da fare per dare una soluzione immediata ad una richiesta di aiuto?
    Ostilità perché amiamo i bambini quando invece per loro sono solo "numeri", "casi"?
    A volte mi domando se non sarebbe meglio piegare la testa, dire sempre si, tacere se un'assistente sociale non fa il proprio dovere, non dire nulla quando la nostra opinione è diversa da quella di un servizio. Certo, sarebbe più facile vivere, saresti ricercato, applaudito, incoraggiato, fatto crescere.
    No, mi rifiuto di rinunciare al dialogo, non posso pensare di poter stare zitto davanti ad una palese ingiustizia, non posso non dare voce a quei bambini che soffrono in situazioni familiari di disagio. Devo agire, devo accoglierli, devo abbracciarli e, quando è necessario, devo denunciare chi potrebbe ancora, ed ancora fare del male.
    Mi sembra sempre di essere su un grande palcoscenico, dove sei guardato a vista, dove non puoi permetterti di sbagliare, dove ogni tua parola è soppesata e giudicata e nella quale venga sempre ricercato il male.
    Venne la Finanza un giorno e stette a controllare ogni foglio per un anno e mezzo, e non trovò nulla. L'unica accusa mossaci circa i volontari che hanno voluto vedere come dipendenti ci ha visti vittoriosi nel processo di primo grado. Sono venuti a cercare un ladro, non sono venuti a vedere cosa facevamo, chi eravamo con il cuore aperto pronti a capire. Cercavano il marcio, cercavano soldi che fossero spariti e alla fine hanno visto che non solo non abbiamo rubato un centesimo, ma che abbiamo messo del nostro.
    E la storia si ripete ciclicamente. Ancora oggi dopo ventisette anni donati ai bambini, ancora oggi c'è chi mal ci sopporta perché esprimiamo un'opinione che è talvolta contraria a quella del servizio sociale. Intoccabili, impossibile confrontarsi con molti di loro, indottrinati fino al punto da non capire quale risorsa potremmo essere per loro e per i bambini, quanto sarebbe utile collaborare, seppur con qualche divergenza, anziché combatterci e perdere tempo prezioso nella lotta contro i maltrattamenti. Loro come i farisei di cui Gesù parla nel Vangelo che "cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca".
    E sapete una cosa? Tornassi indietro non cambierei una virgola, rifarei tutte le battaglie che ho fatto, difenderei tutti i bambini che a spada tratta ho protetto anche dalle istituzioni,forte del consenso di tante persone, di tanta gente "comune" che vede il nostro operato, tocca con mano la nostra realtà, viene a trovarci con l'intento di capire e non ci giudica a priori, ma sopratutto sono forte di come vediamo crescere i bambini, dei loro cambiamenti, del fatto di averne presi diversi mandati via da tante case famiglie per errori di valutazione dei servizi sociali e rimasti con noi per anni, cambiati, maturati, salvati.
    Andremo avanti per la nostra strada con quelle istituzioni che vorranno collaborare con noi, con le famiglie che ci chiedono aiuto, con le persone che ci sono vicine non permettendo a pochi "personaggi" indottrinati di fermare un cammino iniziato ventisette anni or sono.
    Gesù ci da forza con il suo esempio, non si è fermato dinanzi ai rimproveri, non ha ceduto alle provocazioni, non ha cessato di dire la sua anche quando lo minacciavano, è morto per le sue idee e questo a prescindere che si abbia Fede o meno, a prescindere che si creda Gesù essere il figlio di Dio.

  3.  

    Addì 18 ottobre 2013

    Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;
    non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,
    curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio

    Luca 10,1-9

  4.  

    Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi

    Scelta tra la vita e la morte. Tu da che parte stai?

    Il Signore invia i suoi discepoli nel mondo. Manda bambini su questa terra perché annuncino la pace. Avete mai visto un bambino di pochi mesi imbracciare un fucile, rispondere male alle offese, non sorridere mai? Un bambino è purezza, è simbolo di amore, tenerezza, gioia. Quando un bambino nasce, in quella casa si accende una luce che illumina la nostra vita. Un bambino fa spesso rappacificare coppie che si stavano perdendo, le unisce, tira loro fuori il carattere per difenderlo, sfamarlo, amarlo.
    Uccidendo un bambino con l'aborto è come uccidere un discepolo inviato da Dio, è come impedire al Signore di abitare la casa che lui stesso ha costruito.
    Non credete in Dio? La sostanza non cambia, l'aborto è qualcosa che va contro natura. La Natura fa nascere un bambino e non sta a noi impedirlo.

    In un video una ragazza americana racconta la sua esperienza.
    I suoi genitori avevano deciso di abortire, sono andati in una clinica e alla madre è stata fatta un'iniezione salina, cosa che avrebbe fatto nascere morto, entro ventiquattro ore, il bambino che aveva in grembo, suo figlio.
    Scherzo del destino, della natura o volere di Dio, vedetela come volete, ma il succo è lo stesso, questa ragazza è stata viva. Senza una bruciatura.
    In un passaggio del video che vi invito a guardare dice "Nominare Gesù Cristo in un luogo pubblico. Metterlo in mezzo in questo tipo di riunioni, perché il suo nome può creare in alcuni un tremendo disagio, ma io non sono sopravvissuta per mettere le persone a proprio agio. Sono sopravvissuta per agitare un po' le acque"
    Ed ancora "E' in atto una battaglia tra la vita e la morte. Tu da che parte stai?"
    "Sono stata odiata da tanti fin dal concepimento, ma amata da molti di più, ma più di tutti da Dio. Sono la sua bambina"
    "Ci sono cose che si possono imparare solo dai più deboli di noi, e se li opprimete (parlava dell'aborto per disabilità) sarete voi a rimetterci. Il Signore avrà cura di loro, ma voi soffrirete per sempre"
    "Ci dimentichiamo che Dio ha il potere di rendere belle le cose più miserabili"

    http://www.youtube.com/watch?v=MuRvsErkHFI

  5.  

    Addì 19 ottobre 2013

    Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;
    ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
    Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
    Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;
    perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire

    Luca 12,8-12

  6.  

    Non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire

    Dire la cosa giusta

    Quante volte mi è capitato di essere chiamato da un giudice per uno dei miei ragazzi, magari anche in contraddittorio con i servizi sociali. Avere nella testa mille idee, ma non sapere cosa dire per non procurare danno. Eppure sono sempre andato in tribunale forte delle parole del Vangelo "Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire", ed ogni volta mi stupisco di come siano andate le cose, di come le parole siano uscite da sole senza che nemmeno le avessi pensate. Non significa essere degli sprovveduti, chi mi conosce sa quanto cerchi di prepararmi per ogni incontro, ma capita comunque che a volte la posta in gioco sia talmente alta, come il futuro di un bambino, che una parola sbagliata può volgere la situazione al peggio. Ma ecco che interviene Dio, facendoti trovare dentro l’animo le parole che possano toccare le corde del cuore del tuo interlocutore ed aprire in lui la strada per una visione corretta.
    Questa è la forza della Fede, la forza che Dio ci dona attraverso il Vangelo, una sorta di vademecum per vivere bene avendo fiducia in un Padre buono che vuole il bene dei suoi figli e li protegge dai mali del mondo.

  7.  

    Addì 20 ottobre 2013

    Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
    «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
    poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  8.  

    Pregare sempre senza stancarsi

    Femminicidio, una legge giusta ma ...

    In questi giorni è stata varata una legge sul femminicidio. Fra le varie norme mi è rimasta impressa quella della denuncia da parte di chiunque sappia e che essa stessa è irrevocabile.
    Ottimo.
    Ma ho una perplessità. Chi accoglie la denuncia, chi deve darne seguito, chi deve giudicare, chi deve proteggere, sarà in grado di farlo? troppi sono gli esempi di chi, dopo aver denunciato qualcuno, subisce ritorsioni, aggressioni, noie.
    Sono diversi anni che ho nel cuore un errore che ho fatto, sempre che di errore si tratti.
    C'era una bambina, di una regione lontana dalla nostra, che era vittima di violenze e maltrattamenti da parte del padre. Egli non negava, ma asseriva che le bambine per diventare brave mogli e donne di casa devono essere "bastonate" sin da piccole. Ne era convinto, la sua cultura gli aveva insegnato così.
    La bambina un giorno finì all'ospedale ed il servizio sociale la fece venire da noi in assoluta protezione, in attesa di pronunciamenti del giudice. La madre asserì che la bambina era caduta e lei confermò tale versione. Nulla di fatto. Riuscimmo però ad entrare in sintonia con il padre e ottenemmo che lei e le altre due figlie venissero a trascorrere da noi periodi piuttosto lunghi come l'intera estate.
    Le cose andavano bene ed il padre sembrava non aver picchiato più le bambine. Ma non era così, era diventato più bravo a nascondere la cosa. Ciliegina sulla torta era che anche la bambina più grande era diventata aggressiva e manesca nei confronti degli altri bimbi, specie verso le sorelline. Un giorno la bimba più grande si confidò con una nostra volontaria e le raccontò gli orrori che aveva subito. Non ci vidi più dalla rabbia e scrissi al tribunale dei minori. Questi furono prontissimi ad accogliere il fatto e passarono la denuncia al tribunale della regione di residenza della bambina. Per conferma i giudici chiesero una relazione ai servizi sociali, che ben sapevano delle violenze perpetrate in quella famiglia, ma essi in tutta risposta mi telefonarono arrabbiatissimi dicendomi che avrei dovuto avvertire loro e non il tribunale, che avevano un progetto nei confronti di quella famiglia, che un po' di botte erano normali nella loro cultura.
    Alla fine, ecco perché penso sia stato un errore fare quella denuncia, la bambina si è persa nei meandri della burocrazia ed rimasta in casa con il padre violento e noi non abbiamo più potuto fare nulla per aiutarle.
    Senza quella denuncia le bambine avrebbero avuto in noi almeno un'oasi di pace ove rifugiarsi ogni tanto, un posto dove essere amate senza botte.
    Facciamo le denunce, ma dietro ad esse non ci deve essere solo una legge, ci devono essere istituzioni e persone capaci e sopratutto desiderose di aiutare chi ha subito violenze ed abusi, capaci di proteggerle.
    E' come per l'affido, la legge deve essere cambiata in alcune sue parti, ma tutto sommato è abbastanza buona, il problema è che non viene rispettata, non ci sono controlli sull'operato dei servizi sociali, non si danno bimbi in affido se non si hanno soldi, non si fanno corsi sull'affido per non sprecare risorse, non si pubblicizza l'affido perché è un costo anche politico. Così viviamo nel far west, dove per aiutare un bambino bisogna arrangiarsi, bisogna lottare contro i servizi sociali, ed ogni comune fa il suo comodo, così ci sono comuni virtuosi e altri, la stragrande maggioranza, che invece non fanno nulla, anche se c'è una legge che impone loro certi comportamenti. Senza una penale per le persone che all'interno di un servizio pubblico non ottemperano, ognuno farà il suo sporco comodo.
    Se un cane viene lasciato per strada, scatta il penale contro il sindaco, ma se un bambino per il quale il tribunale ha previsto l'allontanamento dalla propria casa e l'affidamento ad altri resta nella propria famiglia per mancanza di fondi, nessuno dice nulla, nulla accade ed il bambino continua a subire violenze e maltrattamenti.
    Cambiamo le leggi, ma prima di tutto cambiamo la cultura e la mentalità degli italiani per i quali un cane vale più di un bambino.
    Da qui la necessità di insistere nella preghiera, non mollare mai, incedere verso il giusto fine, anche se gli uomini, le istituzioni non sono vicine. Chi è vittima di abusi, siano essi bambini, donne o altri, ha il dovere di denunciare, ma sopratutto deve avere fede in Dio che intervenga anche laddove non ci sia risposta da parte dell'uomo.

  9.  

    Addì 21 ottobre 2013

    Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
    Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
    Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
    Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
    E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
    Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
    Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
    Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio»

    Luca 12,13-21

  10.  

    Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni

    Cupidigia, gran brutto male

    L'attaccamento al denaro, alle ricchezze in generale, la visione che di esse si ha come fosse la cura di ogni male è la rovina del mondo. Pensate a quante guerre si fanno per il denaro, a quante persone sono disposte ad uccidere, imbrogliare, rubare per avere a volte anche solo qualche spicciolo in più per appagare necessità che non hanno nulla di primario. Non occorre andare troppo lontano per verificare quanto il venerare il denaro sia nocivo, è sufficiente infatti vedere in molte famiglie quante liti per le eredità, per gli alimenti nei casi di separazione, per avere l'auto nuova o il vestito firmato.
    Noi uomini siamo degli stolti, cerchiamo di farci continuamente male da soli, ci incateniamo, ci autoriduciamo in schiavitù e lasciamo che i soldi rappresentino il nostro padrone, facciamo tutto in funzione del denaro, troviamo le persone pur di avere un conto in banca sempre maggiore.
    Ma a cosa giova tutto questo? Di quella carta moneta cosa resterà dopo la nostra morte? Cosa di tutto ciò che avremo accumulato potremo portarci via? Niente, assolutamente nulla. Poveri siamo arrivati e poveri torneremo da dove siamo venuti. Non sarebbe meglio accumulare un altro tipo di tesoro che potrebbe aprirci le porte del Paradiso. Dedicarsi agli altri, avere a cuore il prossimo, essere generosi e donare ciò che abbiamo a chi abbia meno di noi, accogliere un bambino, un immigrato, un povero nella propria casa ci fa migliori agli occhi del Signore.
    Non credete in Dio? La cosa non cambia perché anche gli atei moriranno, anche gli atei non potranno portarsi nell'altro mondo o nel nulla alcuna ricchezza, ed allora, amici non credenti, cosa ci rimettete a tentare? Compratevi un biglietto per il Paradiso, anche se non ci credete, così, per scrupolo, tanto per essere previdenti. Male che vada sarete ricordati per la vostra generosità e non per la vostra cupidigia, per il vostro amore per gli altri e non per aver pestato i piedi ai più deboli pur di arrivare in cima ad una vetta dalla quale sarete presto spodestati.

  11.  

    Addì 22 ottobre 2013

    Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
    siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
    Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
    E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

    Luca 12,35-38

  12.  

    Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese

    Non ci si può scandalizzare

    Hanno fatto discutere le dichiarazioni di Giovanardi sulla vicenda della sedicenne violentata. L'ex sottosegretario dice che non possiamo scandalizzarci se vediamo certe violenze perché la sessualità è vista come un bene di consumo. Certo è che l'azione di quei ragazzi è condannabile, ma è l'estremismo al quale si arriva se ai ragazzi non vengono dati valori e principi. Qui non c'entra la religione, il credo politico o lo stato di appartenenza, qui è in gioco la nostra cultura, la vita futura dei nostri ragazzi. Dove andrà il mondo senza principi? Senza il rispetto del prossimo, sia esso donna, immigrato, bambino, carcerato, anziano, malato? Basta accendere la tv o aprire i giornali non per vedere dove è diretto, ma a quale punto sia la nostra umanità oggigiorno. Non è una percezione che omicidi, stupri, violenze di ogni genere siano aumentati, ed ogni anno è peggio, ogni giorno trasaliamo dicendo "al peggio non c'è mai fine", ci scandalizziamo per la violenza cui assistiamo.
    Da sempre parlo con i miei ragazzi, da sempre tento ogni strada per dare loro principi e valori, ma fallisco tantissime volte. Quanto amore riverso nelle loro tasche, ma purtroppo le tentazioni fuori dalla porta di casa sono tante, i racconti degli amici, le bravate sopra le righe, la mancanza di rispetto per il più debole, le pubblicità che incitano a comportamenti non proprio edificanti facendo risaltare il bello, il forte, l'atletico come un ideale da raggiungere.
    Volete un esempio? Ogni giorno alle 19:00 su Italia uno trasmettono un telefilm dove ci sono uccisioni, sangue, violenze ed ogni altra cosa negativa di questo mondo, ma con il sottotitolo che la visione del programma è consigliata ad un pubblico adulto. Ma quanta ipocrisia. Alle 19:00 chi è che guarda la tv? I ragazzi in fase preadolescenziale, i bambini. Certo, i genitori, le tate, le nonne dovrebbero impedire l'accesso a quel programma, ma sappiamo tutti benissimo che oggi chi accudisce un bambino esercita sempre meno potere su di lui, lo lascia spesso fare, demanda ad altri, tv compresa, la sua formazione. Quando ero ragazzo io alle 19:00 ci si ritrovava con gli amici per vedere Happy Days.
    Cominciamo a chiedere, a pretendere una tv più pulita, dialoghiamo con i nostri figli in modo da dar loro un alternativa alle cose che apprendono per la strada, a scuola dai compagni, dai film.
    Il dialogo non basta, occorre anche l'esempio positivo, il giocare con loro, il proporre mille alternative.
    Basta girare in internet, vedere quanti ragazzini di dodici, tredici anni hanno il loro profilo con foto che li facciano apparire più grandi. Una bambina che aveva fatto l'estate da noi mi chiese l'amicizia su facebook, aveva tredici anni ma aveva scritto di averne diciotto ritoccando la sua foto. Sono d'accordo nel lasciare i nostri figli liberi di decidere della loro vita, ma lasciarli fare a tredici anni mi sembra un po' troppo presto.
    Non possiamo pretendere che abbiano valori e principi, che siano pronti per la vita con la cintura ai fianchi e le lucerne accese, se non insegniamo loro come comportarsi.
    Pensateci genitori, se i vostri figli prendono una brutta strada è un po' anche colpa vostra.

  13.  

    Addì 23 ottobre 2013

    Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
    Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
    Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
    Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
    Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
    In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
    il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;
    quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più

    Luca 12,39-48

  14.  

    A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto

    A volte si guarda al vicino di casa, al compagno di scuola, al collega di lavoro e vediamo che fanno poco o nulla, non lavorano come dovrebbero, non studiano, non si applicano nelle cose che sono chiamati a fare, ed un po' ci adagiamo sugli allori vedendo che noi facciamo più di loro. Pian piano ci adattiamo alla situazione e cominciamo a fare sempre meno. Contribuiamo così ad un peggioramento del mondo, ad insegnare ai nostri figli a non dare il massimo, a fare il minimo indispensabile per vivere, per essere promossi, per non essere licenziati. Ma che follia. Avere un tesoro e non usarlo per indolenza, avere delle capacità e non investirle, avere la possibilità di migliorare la nostra vita e di coloro che ci sono accanto e non farlo.
    Ognuno di noi ha delle capacità, c'è però chi dalla vita ha ricevuto più di altri ed è per questo chiamato a dare di più. E' come se la mamma desse ai tre figli dei soldi, al primo dieci euro, al secondo cinquanta ed al terzo cento chiedendo loro di andare a fare la spesa per provvedere alle necessità della famiglia, ed il primo tornasse, povera stella, con un sacchettino di frutta, non poteva prendere di più, il secondo con dici chili di carne, ma il terzo rientrasse in casa soltanto con una bottiglia d'acqua. Al momento di andare a tavola ci sarà la carne per tutti, la frutta per tutti, ma mancherà da bere. Chi ha più degli altri ha un suo ruolo, ma se manca di fare il suo dovere non è il solo a rimetterci, fa un danno all'intera collettività che conta su di lui, sulle capacità ricevute in dono per nutrirsi, per progredire.

  15.  

    Addì 24 ottobre 2013

    Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso!
    C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
    Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
    D'ora innanzi in una casa di cinque persone
    si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»

    Luca 12,49-53

  16.  

    Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione

    Un ragazzo entrato nel mondo della droga

    Quando si hanno idee diverse, è inutile negarlo, si possono trovare tutti gli accordi che vogliamo per una sana convivenza, ma si tende alla divisione, siamo portati a far valere le nostre idee, pronti anche a scontrarci, litigare, dividerci.
    Quando sono in ballo dei principi e dei valori in cui crediamo, siamo pronti a difenderli con i denti da qualsiasi attacco. Certo è che dobbiamo stare attenti a non esagerare, a restare in un ambito civile, a non fare come coloro che uccidono in nome di Dio, siano essi cristiani, musulmani o di altra religione.
    E' comunque giusto farsi sentire, mettere a rischio la nostra tranquillità, anche la nostra vita se occorre, per dire la nostra, per non farsi tappare la bocca da coloro che la pensano diversamente da te.
    Avevamo un bambino in affido e quando l'assistente sociale venne a casa nostra per la prima volta, il bambino ci era stato dato direttamente dalla madre ed era già con noi, era tutta sorridente e aperta, felice di questo affidamento e di aver trovato una famiglia disponibile all'accoglienza, risorsa importante per il servizio. Dopo i primi convenevoli ci accomodammo in salotto per parlare della situazione. Si guardò intorno e chiese "questa bella casa e tutti questi mobili da dove arrivano?". La mia risposta fu immediata "dalla Provvidenza di Dio". Avete visto il film "l'esorcista"? Ecco, è stato come tirare addosso all'indemoniato una stilla di acqua santa, ha cambiato espressione e con voce cavernicola ha detto "ecco un altro mangiaostie", ma con un tono di così grande disprezzo da far rabbrividire.
    Da quel giorno è stata una lite continua con questa signora.
    Nel Vangelo Gesù dice "sono venuto a portare la divisione, padre contro figlio e figlio contro padre".
    Non è che Gesù fosse un belligerante, anzi, ci ha insegnato la pace e l'amore anche per i nemici, ma ci mette in guardia "se proclamerete la parola di Dio avrete chi vi osteggerà, vi ritroverete a dividervi da chi la pensa diversamente da voi", ma parimenti ci esorta ad andare avanti, a non aver paura di chi se la prenda con noi per i nostri ideali.
    Questo vale per tutti i principi in cui crediamo, siano essi assimilati dal Vangelo, dalla nostra cultura, o da altri insegnamenti. Ai miei ragazzi dico sempre di essere onesti e non aver paura delle proprie idee, anche se questo dovesse portarli ad essere isolati, derisi, incompresi. Chinare il capo, adattarsi, accettare di stare in un gruppo che vede la violenza di gruppo come un gioco di società, la droga come un passatempo, lo sballo come la normalità non è edificante e porta solo su strade sbagliate. E' vero, all'inizio magari il sentirsi parte di un gruppo ci fa sentire forti, ma qualunque forza acquisita con facilità e non conquistata è destinata a non durare, a dare dipendenza, a fare male. Pensate alla droga. Pur non avendola mai provata si sa che da una carica eccezionale, ti trasporta in un mondo fantastico, ti fa stare bene con te stesso anche quando si è pieni di problemi, ma poi l'effetto svanisce e per stare bene dobbiamo prendere un'altra dose, e poi un'altra, ed un'altra ancora, senza fine. Dipendenza, soldi che vanno via, perdita di contatto con il mondo, incapacità a risolvere qualsiasi problema, allontanamento dalla società civile. Vale la pena? I problemi li abbiamo tutti, tutti dobbiamo affrontare le difficoltà della vita, tutti siamo costretti ad alzarsi la mattina presto e fare mille cose per arrivare in fondo alla giornata stanchi morti avendo fatto solo una minima parte di quello che avremmo dovuto fare. Che ci volete fare, la vita è questa, non ci sono vie facili, non ci sono scorciatoie, c'è solo da rimboccarsi le maniche e andare avanti con il coraggio che i nostri principi ci infondono.
    Pensate che ventisette anni di associazione, senza essersi legati a nessun partito, a nessun riccone, a nessun ente siano stati facili? Una lotta continua, una derisione da parte di molti, un attacco a quei valori in cui crediamo, un metterci da parte di coloro che la pensano diversamente da noi. Eppure, tornassi indietro, per l'amore a Dio e ai miei bambini, sarei disposto ad affrontare ancora tutto questo, non una, ma cento volte.
    E' dura? Si, è dura, ma non è più difficile della vita di un genitore che alleva i propri figli, di un marito o una moglie che portano avanti il matrimonio, di un lavoratore che lotta per mantenersi il posto, di uno studente che va avanti nella sua carriera scolastica. E' dura per tutti, questa è la vita, e per questo dobbiamo essere forti, dobbiamo metterci addosso un'armatura che nessuno possa strapparci di dosso. Possono levarci la casa, i figli, metterci in prigione, torturarci, ma se crediamo veramente in un valore, se abbracciamo profondamente un principio, non ci sarà nessuno che potrà mai sbarrarci la strada. Saremo come acqua che trova sempre una via per uscire, evaporando o giungendo al mare, ma non la si può bloccare per sempre.
    Siate forti, rivestitevi di principi buoni ed avrete una corazza indistruttibile. La strada sarà lunga e dura, altri vi sorpasseranno, ma alla fine, pian piano, sarete voi a raggiungere un traguardo e troverete sulla vostra strada le ossa di coloro che si sono dovuti arrendere, vedrete gente tornare indietro, osserverete che derideranno i furbetti che prima erano osannati, troverete carceri e ospedali pieni di chi abbia cercato la strada più veloce per salire la scala che la vita ci mette dinanzi.
    Ascoltate i buoni consigli, quelli del Vangelo, anche per chi non avesse fede, hanno smosso la coscienza di tante persone, non abbiate paura a leggere le parole di Gesù.

  17.  

    Addì 25 ottobre 2013

    Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.
    E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.
    Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
    E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?
    Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.
    Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo»

    Luca 12,54-59

  18.  

    E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?

    Siamo capaci di giudicare noi stessi?

    Se guardiamo le azioni degli altri siamo sempre pronti a sindacare se quel comportamento è corretto o meno, siamo certi che ogni passo sia buono o cattivo e non ci facciamo problemi a dirlo ad alta voce puntando il dito.
    Siamo veramente bravi a vedere il comportamento del nostro prossimo, ma non riusciamo a capire se ciò che facciamo noi sia giusto o sbagliato. Non capiamo o facciamo finta di non capire? Quante volte, a me succede molto spesso, capita di fare un'azione, non farne un'altra, dire una cosa anche se sappiamo che quel comportamento è sbagliato? Siamo così bravi da capire gli altri e non sappiamo capire noi stessi? Quanta ipocrisia c'è in ognuno di noi, quante volte facciamo battaglie pur sapendo di essere dalla parte del torto.
    Ma attenzione, prima o poi ciò che facciamo di sbagliato lo dovremo pagare. Qualche giorno fa sul giornale si parlava di una donna che ha girato tutta l'Italia mettendo a segno furti e truffe ed è stata fermata per ben trentottovolte, ma ogni volta cambiava identità e la lasciavano andare perché era sempre il "primo reato", ma la trentanovesima volta il trucco è stato scoperto ed è stata tratta in arresto. Adesso pagherà il suo debito fino all'ultimo spicciolo.
    Non crediamo di essere più furbi di tutti, non pensiamo di essere eterni e sempre baldanzosi, capaci di dribblare il destino e scartare tutti gli ostacoli. Per un po' vi andrà bene, ma prima o poi i nodi verranno al pettine.

  19.  

    Addì 26 ottobre 2013

    In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
    Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
    No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
    O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
    No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
    Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
    Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
    Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime
    e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai»

    Luca 13,1-9

  20.  

    Padrone, lascialo ancora quest'anno

    Un marito che picchia la moglie, una mamma che accoltella un figlio

    Quando litighiamo con qualcuno siamo spesso portati a chiudere il rapporto. Le liti sterili per futili motivi, che purtroppo in molte coppie e famiglie sono all’ordine del giorno, pian piano logorano e si arriva ad un punto in cui si perde la pazienza, ad un momento in cui non siamo più disposti a sopportare e recidere il rapporto ci sembra essere la soluzione migliore, quella per evitare ogni ulteriore lite, quella per poter vivere in tranquillità. Però le soluzioni più semplici non sono quasi mai le migliori. Pensate a quante coppie separate continuano a bisticciare, anzi spesso accade che le liti sono ancora più furiose, la vita non diventa più semplice, una nuova unione porterà di nuovo a piccole liti e nuovamente ad una voglia di scappare da quella situazione. La famiglia è un luogo di gioia e dolore perché rispecchia la vita. Alzi la mano chi nella sua esistenza ha avuto solo cose positive, anzi oserei dire che nella stragrande maggioranza dei casi, le cose negative superano di gran lunga quelle con il segno più. Ma la vita è bella perché non è un calcolo matematico, non è bella solo se i piaceri superano i dolori, la vita è bella perché basta una gioia a rimetterci in pista, a farci sorridere dopo mille tribolazioni. La gioia riempie il cuore e spazza via le angustie, fosse anche solo per un istante, dando la forza per riprendersi, per continuare a lottare. Così è pure in famiglia, possiamo litigare, tirarsi i piatti, tenere il muso per giorni, ma quando si fa pace, quando si va uno incontro all’altro basta un sorriso, una carezza, un abbraccio per dimenticare tutto il male, che spesso per impulsività e non per odio, ci siamo fatti.
    Pazientate prima di mollare, pazientate prima di tagliare il fico che non da frutti, pazientate con i vostri figli perché se non produrranno oggi lo faranno domani o dopodomani. Pazientate per amore, pazientate per tenere unita la famiglia, motore, come dice Papa Francesco, del mondo e della storia. Se ritrovassimo il valore della famiglia,la gioia di essere uniti, di trascorrere pranzi e cene insieme, di passare i fine settimana facendo qualcosa tutti uniti, coltivassimo passioni comuni la famiglia andrebbe meglio, ed il mondo sarebbe un luogo più bello ove vivere

  21.  

    Addì 27 ottobre 2013

    Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.
    Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
    Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 18,9-14

  22.  

    O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini

    Siamo pieni di arroganza

    Quanta arroganza c'è in queste parole "O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri" e seppur ci scandalizziamo, siamo i primi che molto spesso facciamo i paragoni tra noi e gli altri. Quante volte, magari tacitamente dentro noi, guardiamo coloro che incontriamo dall'alto in basso, lo vediamo come un poveraccio, un pezzente, un drogato, un ladro. Dai nostri occhi esce disprezzo, giudizio negativo e spesso lo facciamo per esaltare noi stessi, le nostre qualità, per glorificarci dinanzi a Dio e ricevere da lui o dalla vita una ricompensa, come se il comportarsi bene fosse un'eccezione di pochi. Ritengo il giudicare gli altri come una sorta di "non amore". L'incapacità ad amare il prossimo ci porta a disprezzarlo e a non vedere in lui le poche o tante qualità che possa avere. Anche la persona più brava di questa terra ha, in quanto essere umano, i suoi difetti, parimenti il più grande delinquente avrà qualche pregio. Siamo troppo impegnati ad osannarci e a giudicare il nostro vicino da non vedere i pregi che possa avere.

  23.  

    Addì 28 ottobre 2013

    In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
    Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:
    Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
    Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,
    Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
    Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,
    che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.
    Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti

    Luca 6,12-19

  24.  

    Da lui usciva una forza che sanava tutti

    I viaggi della speranza per guarire

    Il dottor Bex era un medico francese, un bravissimo cardiologo, una persona meravigliosa che ha investito gran parte del suo denaro guadagnato come luminare per accogliere tanti bambini in adozione.
    Tutti andavano da lui, specie dall'Italia, come ultimo viaggio della speranza allorquando i medici del nostro paese diagnosticavano l'impossibilità di guarigione. Mio papà è stato uno di questi e, grazie alle cure di questo medico, è campato altri quattordici anni dal momento del doppio infarto, nonostante i dottori italiani avessero detto che non sarebbe vissuto più di un anno.
    Quanti altri luminari hanno fatto grande la medicina donando anni di vita in più a chi si vedeva ormai defunto.
    Ma alla fine, passato un periodo, tutti sono comunque morti o moriranno, mio padre è fra questi.
    Siamo disposti a correre da un lato all'altro del globo, spendere cifre da capogiro, fare esami e code interminabili per accaparrarsi un anno in più di vita, per sperare di avere un alito di fiato ancora da investire nella nostra esistenza.
    Così facevano con Gesù, un guaritore, colui che faceva resuscitare i morti, che mandava a casa mondi da ogni malattia.
    Gesù però dava qualcos'altro, qualcosa che nessun medico ha mai saputo dare: il perdono,la guarigione dalle malattie che tormentano il nostro animo, la purificazione come chiave per entrare attraverso una porta che permette la vita eterna.
    Non credete nella vita eterna? Però siete disposti a credere che un medico, in contrasto magari con altri tre o quattro, vi suggerisca la strada per allungare di un attimo la vostra esistenza. Siete disposti a credere che esista uno stregone, ma non credete nello spirito che gli ha dato la capacità, l'intuito giusto per guarirvi.
    Dio opera ogni giorno attraverso gli uomini, attraverso coloro che invia sulla terra per darci quel refrigerio tale da farci rialzare la testa,giusto il tempo per lodare Dio, per ringraziarlo di quell'anelito in più che ha voluto donarci. Quanti però, una volta guariti, guardano al cielo e ringraziano lo spirito che ci ha fatto incontrare quel medico, ha ingenerato in lui la capacità di sanare, l'intuito per capire, la grinta per andare contro corrente, contro il parere di illustri colleghi?
    Eppure un medico può guarire il fisico, che prima o poi si ammala nuovamente e muore, mentre il Signore può guarire l'anima che vivrà in eterno.
    Fate un viaggio della speranza anche per sanare la vostra anima, siate disposti a credere, Gesù non vi deluderà.

  25.  

    Addì 29 ottobre 2013

    Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?
    E' simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami».
    E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio?
    E' simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata»

    Luca 13,18-21

  26.  

    A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?

    Baby Prostitute

    "A chi è simile mio figlio, e a chi rassomiglierà?" E' questa la frase che ogni genitore si pone quando mette al mondo un figlio. Lo vogliamo immaginare uguale a noi, con i nostri pregi e senza i nostri difetti, ottimo ragazzo, studente modello, capace di fare grandi cose, benvoluto e amato da tutti. Ma la realtà è spesso diversa dalle nostre fantasie, aspettative, speranze.
    Nostro figlio è simile a un granellino di senapa, che un uomo ha gettato nell'orto della moglie; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami.
    Nostro figlio è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata
    Noi possiamo fare il massimo, possiamo togliere le erbacce vicino alle radici, zappare la terra dove cresce, irrigare e concimare con buoni principi, ma non avremo il potere di farlo crescere diritto, con i rami che guardano verso il cielo, accogliente con coloro richiedenti aiuto e protezione. Come crescerà sarà una sua scelta, come crescerà dipenderà anche dagli agenti atmosferici che lo investiranno, dalla sua forza di resistere alla tentazione di sbandare per trovare un raggio di luce in più, per inseguire un'ombra, per tentare di spiccare il volo con gli uccelli che si librano sopra la sua chioma.
    Possiamo dare tutto ai nostri ragazzi, possiamo tenerli nel nostro grembo il più a lungo possibile per proteggerli nell'attesa che fermentino, maturino, siano maggiormente consapevoli del mondo che li circonda e del male che si annida dietro il sorriso di tanti.
    Due bambine, quattordici e quindici anni, adescate su internet, convinte a prostituirsi, incitate poi dalla sete di guadagno facile, dalla possibilità di comprarsi droga e sballare. Quattordici e quindici anni! QUATTORDICI e QUINDICI ANNI!!!!
    Ci accusano talvolta di essere troppo restrittivi con i nostri ragazzi, di lasciarli poco liberi, di essere troppo protettivi. Forse è vero, forse esageriamo, ma se avessi dovuto scoprire che la troppa libertà avesse comportato che mia figlia di Quattordici o Quindici anni si fosse prostituita, preferisco essere considerato troppo "controllore". Ho visto troppi ragazzi rovinarsi la vita per il troppo permissivismo dei genitori, per l'incapacità di dialogare con loro. Ora mi domando, ma quelle due bambine, che al mattino andavano a scuola ed il pomeriggio nell'appartamento dei Parioli a vendere il loro corpo, cosa raccontavano ai genitori? Dove dicevano che andavano? E quei genitori, parlo della quindicenne visto che la mamma dell'altra era addirittura a conoscenza della situazione e prendeva parte dei guadagni della figlia, non controllavano? Mamma, vado a studiare da tizia, mamma vado in biblioteca, mamma resto a scuola a ripassare, mamma vado a sport. Non conosco la situazione, ma una domanda sorge spontanea, quei genitori dove erano? Perché non hanno controllato dove realmente fosse la figlia? Perché è indubbio che se lo avessero fatto avrebbero ben presto capito che non era in biblioteca, a casa dell'amica, in palestra o a scuola.
    Un'altra domanda viene spontanea. E' giusto lasciare tutta questa libertà ai figli? E' giusto lasciarli liberi di navigare in internet senza freni, senza controlli?
    Quante bimbe di quattordici e quindici anni, quante vostre figlie oggi sono su Facebook o in altri siti con foto che le fanno apparire maggiorenni, imbrogliando sulle date di nascita, provocando, usando un linguaggio da far rabbrividire il meno colto dei nostri connazionali. Quante bimbe oggi si prostituiscono per avere una maglietta firmata o un po' di droga? Quante bimbe, in nome della giusta e sacrosanta libertà, sono prede ogni giorno di persone senza scrupoli?
    Passate più tempo con i vostri figli, dialogate con loro, date loro delle alternative alla strada. Difficile? Forse, ma chi ha mai detto che fare il genitore sia cosa facile? Ma in nome della libertà avete scelto di mettere al mondo un figlio, di piantare quel semino in terra, di far lievitare la farina, bene, adesso dovete portarlo avanti, dovete far crescere quell'albero diritto. Troppo facile piantare il seme, troppo facile tenerlo in grembo quando è neonato, difficile è dargli sani principi, difficile è dargli la giusta direzione nel cammino della vita. Difficile, si, ma doveroso. Ogni libertà, anche la nostra, ha una parte di piacere e tantissima di dovere ed è già facendo i genitori che dobbiamo dare l'esempio ai nostri ragazzi di come si affronti con maturità una scelta piacevole come quella di avere un figlio.

  27.  

    Addì 30 ottobre 2013

    Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.
    Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:
    «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
    Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
    Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
    Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!
    Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
    Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
    Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi»

    Luca 13,22-30

  28.  

    Sforzatevi di entrare per la porta stretta

    Vorreste un bel quadro nella vostra casa?

    A volte non è così difficile seguire le regole, essere brave persone, bravi figli. Non è difficile essere rispettosi quando le cose che facciamo nel quotidiano non ci comportano grandi sacrifici, quando il lavoro ci piace, studiare ci riesce, essere educati e affabili faccia parte del nostro dna. Ciò che può essere difficile talvolta sono le sfumature, le piccole cose che non facciamo, i minimi dettagli che trascuriamo.
    Se prendete un bel quadro e lo osservate, avrete come prima impressione la sua grande bellezza, ma se continuerete a guardarlo noterete sempre più dettagli e particolari che ad un primo sguardo vi erano sfuggiti. Se questi saranno fini, piacevoli, con colori gradevoli manterrete la vostra prima impressione e sarete sempre più estasiati da quel dipinto, tanto da volerlo in casa vostra, ma se la disamina dei particolari non vi avrà soddisfatto passerete oltre e non prederete con voi quel quadro.
    Ecco così è la vita, il quadro siamo noi, magari molto belli alla prima impressione, educati, gentili, pieni di amore per i nostri cari, onesti lavoratori, zelanti studenti. Ma saranno i particolari, ciò che non si vede che ci contraddistinguerà, che verrà osservato da chi dovrà emettere un giudizio su di noi. Per chi crede sarà Dio alla fine della nostra vita, per chi non crede saranno i posteri, la storia. Coloro che, pur bravissimi, non avranno aiutato il prossimo, avranno girato le spalle a chi chiedeva loro aiuto, avranno messo all'ospizio un genitore quando avrebbero potuto tenerlo in casa, avranno rifiutato un sorriso a chi chiedeva un po' di affetto saranno come quel quadro che tutti ammirano, ma poi scartano

  29.  

    Addì 31 ottobre 2013

    In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
    Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito.
    Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
    Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!
    Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»

    Luca 13,31-35

  30.  

    Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere

    Un bambino delle elementari che mette un coltello alla gola ai suoi compagni di scuola

    Quanti nemici sulla strada di ognuno, quanti ostacoli incontriamo sul nostro cammino.
    Un giorno venne da noi una coppia che voleva prendere un bambino in affidamento. Vennero per chiedere consiglio, toccare con mano la nostra realtà, confrontarsi con noi. Avevano letto mille libri e articoli sull'argomento, parlato con tante persone inserite in questo mondo, erano preparatissimi nella teoria. Erano talmente decisi da contrastare i rispettivi genitori che ostacolavano questa scelta. Dopo un anno si decisero a scendere in campo, andarono dai servizi sociali ad offrire la loro candidatura e questi diedero loro un bambino in affido. I servizi fecero l'errore di dar loro un bambino particolarmente difficile, un ragazzino che si prostituiva quando il fine settimana andava a casa, che ha minacciato con un coltello i compagni di scuola delle elementari, che aveva degli scatti d'ira degni di un adulto, e tutto questo senza un supporto psicologico da parte del comune. Nella coppia si crearono delle spaccature, lei difendeva e proteggeva a spada tratta il bambino, lui non voleva più saperne. La storia è andata avanti per qualche mese, poi si sono lasciati e dopo qualche settimana anche la signora ha gettato la spugna rinunciando all'affidamento.
    Vedo in quella donna il coraggio, la caparbietà, la forza di andare avanti nonostante tutto. Vedo in quei servizi sociali l'ostinazione nel portare avanti un abbinamento sbagliato, la canna fumante di una pistola che ha ucciso una famiglia bloccandoli anche nel loro cammino a favore dell'affido e dei bambini in cerca di serenità.
    Bisogna essere ostinati e forti nel perseguire ciò in cui si crede, ma si deve parimenti ascoltare la voce di chi, con maggior esperienza, può consigliarci. Avevamo avvertito che quel bambino non andava bene per loro, che necessitava di una comunità che lo potesse maggiormente contenere. Avevamo consigliato di pretendere uno psicologo, anche rivolgendosi al tribunale, ma siamo stati inascoltati.
    Nel Vangelo Gesù ci fa una raccomandazione "Vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe"
    Il mondo è purtroppo pieno di persone che fanno il proprio interesse, meglio l'affido ad una famiglia che costa al comune circa quattrocento euro al mese piuttosto che una comunità da almeno tremila euro, calpestando i diritti altrui, tralasciando i principi, sopprimendo gioie ed entusiasmi. Non dobbiamo lasciarci sopraffare, è giusto camminare sulla strada che abbiamo scelto, ma dobbiamo usare la prudenza di un serpente.
    Quante volte sono stato accusato dai servizi sociali di averli scavalcati rivolgendomi ad avvocati o al tribunale. Quando l'ho fatto è stato per tutelare un bambino perché purtroppo essere a capo di un ente pubblico non costituisce la garanzia di essere una persona capace, attenta ai bisogni dei bambini. Quanti re ci sono stati nel mondo, eppure in pochi hanno voluto il bene del loro popolo, solo una piccola parte hanno rinunciato al proprio interesse personale a favore di chi soffriva. Solo pochi servizi sociali vogliono il bene dei tanti ragazzi che ogni giorno soffrono gli abusi delle loro famiglie nel buio delle loro camerette.
    Andiamo avanti verso l'affido, proteggiamo quei bambini non solo dalle loro famiglie, ma anche da coloro che anziché proteggerli fanno finta che non esistano.