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  1.  

    Guai a voi

    Quante volte ci arrabbiamo con i nostri figli per ciò che fanno di sbagliato e diciamo “guai a voi”. E’ un avvertimento, se non studi vedrai come sarà difficile la tua vita, se non mangi avrai problemi di salute, se rubi finirai in prigione. Queste ammonizioni non significano aver perso la speranza, ma sono fatti con amore, seppur con dispiacere di vedere il proprio figlio che non mangia, non studia oppure ruba, quel grande amore di un genitore che mantiene sempre acceso il lumino della speranza, anche davanti a episodi bruttissimi, ad avvenimenti che sconvolgono. Si sente parlare ogni giorno di omicidi, stupri, guerre, eppure Dio non si è ancora stancato dell’uomo e non perde occasione per riprenderci, per redarguirci, ma con l’amore di un padre che potrebbe scagliarci addosso fulmini e saette, ma continua ad irrigare la terra con pioggia fatta di lacrime, le stesse che ogni genitore versa ogni volta che vede un figlio prendere una brutta strada

  2.  

    Addì 27 agosto 2013

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
    Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!

    Matteo 23,23-26

  3.  

    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

    Se la guida di un cieco fosse cieca andremmo a sbattere da tutte le parti senza giungere mai alla meta. Capita spesso che coloro che insegnano valori e principi siano i primi a contravvenire a molte regole importanti, pur pretendendo dagli altri il massimo rigore. Lo vedo anche io nel mio piccolo con i miei ragazzi, li voglio sempre più bravi, cerco di insegnar loro ogni regola morale, pretendo il massimo, ma spesso mi scopro ad essere il primo in difetto, il primo a sbagliare, il primo a dare un cattivo esempio, a volte con l’intemperanza e l’irruenza del mio carattere spigoloso, altre volte con le parolacce e non sono per loro un buon esempio. Mi scopro sovente ad essere una guida cieca, specialmente quando vengo a sapere che alcuni miei ragazzi, ai quali ho dato tutto me stesso, sono dediti ad attività non buone e mi domando dove abbia sbagliato se uno di loro, che è stato con noi sei anni spaccia e si droga, o se un altro si picchia con tutti, o un altro ancora se ne va senza più cercare un contatto vomitando ogni cattiveria contro di noi. Certamente da qualche parte ho sbagliato, ma in questi momenti mi fermo un attimo e dico “almeno ci ho provato”, ma non mi basta per farmi stare tranquillo, non sarebbe sufficiente a farmi andare avanti,mi ci vuole qualcosa di più forte. Ecco che nei miei pensieri si affacciano i volti di coloro che sono rimasti, di quei bimbi che nonostante i miei tanti difetti, il mio cattivo esempio, la mia grande irruenza siedono tutti i giorni al mio tavolo, ascoltano le mie parole, sudano sangue per far crescere l’Associazione e costruire un mondo migliore per altri bambini che verranno. Sono loro la mia forza, loro con l’amore che mi dimostrano specie quando ci ringraziano per i “guai a voi” che continuamente urliamo loro contro, per gli ammonimenti che quotidianamente ripetiamo per farli crescere e maturare.
    Grazie ragazzi, grazie perché mi volte bene nonostante i miei tantissimi difetti.

  4.  

    Addì 28 agosto 2013

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.
    Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti,
    e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti;
    e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.
    Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

    Matteo 23,27-32

  5.  

    Colmate la misura dei vostri padri!

    Non passa giorno in cui non si abbia sentore di brutte notizie. Tre anni di conflitto in Siria, migliaia di morti, l'attacco con il gas, la possibilità di un'escalation del conflitto con il possibile attacco da parte di altri stati e l'inevitabile risposta che ne conseguirà.
    Ma davvero è giusto combattere il male con altro male? Davvero l'unica opzione è quella militare? Davanti alle angherie di un dittatore, ai crimini commessi, alla mancanza di democrazia cosa si può fare?
    Non lo so, se avessi una soluzione certa ed obiettiva sarei il genio che risolve i problemi del mondo. Come tutti, nel mio pensiero, vado a casaccio, non tanto pensando a cosa sia giusto fare, bensì scartando le ipotesi di ciò che non sia lecito intraprendere. Il compito non è meno arduo, ma perlomeno ha il vantaggio di partire da una base, che seppur soggettiva, mette dei confini entro i quali prendere una decisione, pone dei limiti da non superare mai.
    Resterà solo un buon esercizio di coscienza perché a decidere saranno altri, ma come Martin Luther King ci ricorda proprio oggi nel giorno del cinquantesimo anniversario del suo discorso "I have a dream", una parola può essere sufficiente a risvegliare le coscienze. Forse non sarà abbastanza forte e tempestiva per fermare oggi una guerra, ma potrebbe essere l'inizio di un cambiamento nei cuori che possano influenzare i ragazzi che domani saranno chiamati a prendere delle decisioni su come intervenire.
    Ritengo che la risposta armata non sia la giusta misura per poter fermare la guerra civile, non sia la giusta via per far capire ai vertici siriani che stanno sbagliando.
    Altro non so, solo che le armi devono tacere. La mia mamma diceva "chi ha più cervello degli altri lo usi" e se davanti ad un attacco si risponde con altri attacchi più forti, aspettiamoci che anche altri facciano lo stesso.
    La violenza non si combatte con la violenza. E' come se davanti ad un bambino che fa il bullo e picchia un altro bambino, arrivasse un bambino più grande, oppure un adulto e picchiasse il bullo. Il padre di quest'ultimo andrebbe dal secondo picchiatore ed alzerebbe le mani, provocando lo sdegno dei familiari che scenderebbero in strada in sua difesa. Così nascono le faide, le guerre.
    Il dialogo è ben più lungo e difficile, ma è l'unica strada percorribile.
    Se una persona, dice il Vangelo, commette colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.
    Non dice "se non ti ascolta e continua a sbagliare sei legittimato a usargli violenza ergendoti a giudice e carnefice".
    Fra le altre cose l'esperienza del passato insegna, vedi la risposta all'attacco alle torri gemelle e tutti gli altri interventi militari, che violenza chiama e sempre chiamerà altra violenza.
    Se, nel caso della Siria, la parola che inneggia alla pace resta inascoltata, forse bisognerebbe cercare un accordo comune con tutte le nazioni, Russia e Iran compresi, dialogando con loro non per imporre la nostra volontà ma per capire quale intervento sia possibile compiere tutti insieme. Se il regime venisse isolato da tutti forse potrebbe mettersi ad un tavolino e trovare un accordo di pace. La diplomazia si è già mossa senza buoni risultati, ma non bisogna cessare di provare su quella strada per il bene di tanta gente inerme.
    Su un altro fronte dovremmo essere tutti più disponibili all'accoglienza di quelle famiglie che scappano dalla guerra, aprire le porte dei nostri stati, creare un ponte aereo per salvarli.
    Non ho soluzioni, solo pensieri, ma i pensieri smuovono le coscienze.

  6.  

    Addì 29 agosto 2013

    Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.
    Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
    Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,
    perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
    Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
    Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
    E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
    La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
    Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
    Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
    Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
    La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
    I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro

    Marco 6,17-29

  7.  

    A motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto

    Cosa non si arriverebbe a fare per fare bella figura con gli amici?
    Quante persone sono disponibili ad andare contro i propri principi per compiacere coloro che hanno gli occhi puntati su di lui, per non farsi prendere in giro, per apparire belli.
    Quanti ragazzi con l'animo buono hanno rovinato la loro vita per essere accettati da un gruppo, drogandosi perché tutti lo facevano, stuprando perché il gruppo così faceva, rubando per non essere da meno degli altri.
    Non solo i ragazzi, ma tutti noi barattiamo spesso i nostri principi in cambio di un apprezzamento che ci venga rivolto da chi ci sta intorno, vendiamo la nostra anima per conquistarci un pezzetto di notorietà.
    Le persone che ci chiedono di ricusare i nostri valori non possono dirsi amici, sono parte di un mostro con le grandi fauci ma con le sembianze di una dolce ragazza, suadente, sorridente, un mostro pronto a divorarci da dentro non appena ci concediamo a lui, un mostro che ci svuota della nostra essenza più preziosa.
    Ai miei ragazzi dico sempre di camminare a testa alta, di non andare mai contro le cose in cui credono perché nella vita non è importante avere tanta gente intorno, è invece meraviglioso avere vicino gli amici, pochi o tanti poco importa, purché siano Amici veri, coloro che non ti chiederanno mai di andare contro un tuo principio, coloro che ti accetteranno anche se la pensassero diversamente da te, quelli che ti criticheranno con amore se metterai un piede in fallo.
    A volte è difficile discernere, ma il mostro, prima o poi, toglierà la veste della dolce fanciulla e si mostrerà per quello che, ed allora allontanati da lui prima che ti divori, esci da quel gruppo che si comporta male.

  8.  

    Addì 30 agosto 2013

    Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
    le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;
    le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    Matteo 25,1-13

  9.  

    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    Ci sono persone che amano la bella vita, viaggiare, vivere alla ventura, spendere subito tutto quello che guadagnano. Tra questi ce ne sono molti che non si fanno tanti problemi se devono imbrogliare qualcuno, ed alcuni di loro arrivano anche a rubare, ricattare, minacciare e persino uccidere pur di fare la bella vita, pur di avere ciò che desiderano.
    Altri invece fanno progetti, si ingegnano per riuscire al meglio nello studio e poi nel lavoro, accantonano i risparmi per i tempi più duri, si concedono qualche vacanza o qualche sfizio ma senza esagerare, provvedono alle necessità della famiglia che nel frattempo hanno costruito non senza fatica.
    Viene da pensare che i primi forse hanno capito tutto della vita visto che sono pieni di soldi, hanno ville, ogni sera partecipano a feste e banchetti, sono rispettati e ossequiati da tutti e sembra che abbiano la strada spianata.
    I secondi invece sono visti come i “secchioni”, gli stacanovisti, i tristi ed infelici e spesso presi in giro da chi vede il bel vivere come l’unico obiettivo da raggiungere.
    La storia ci insegna però che tutti i nodi vengono al pettine e chi sale prima o poi sarà costretto a scendere. Proprio stamani la notizia dell’arresto di due latitanti, due persone che hanno fatto della loro vita, un politico ed un mafioso, un parco giochi ove divertirsi. Una volta scoperti sono fuggiti per continuare in altro luogo, ma alla fine sono stati fermati.
    Lo stolto,colui che dilapida i propri beni, colui che si arricchisce in modo improprio, colui che calpesta qualunque principio che non sia finalizzato al bene di sé stesso, prima o poi dovrà pagare il conto.
    Quando andiamo a pescare e gettiamo l’amo capita che il pesce mangi l’esca e non venga catturato. Una volta, due volte, tre volte ed il pesce sempre più famelico porta via il boccone dalla lenza, ma arriva un momento in cui la sua voracità gli giocherà un brutto scherzo ed aprirà la bocca per mangiare un succulento boccone una volta di troppo.
    Ai miei ragazzi ripeto sempre di camminare adagio nelle vita, di guardarsi intorno, non avere fretta, apprendere bene come funziona il mondo, imparare un mestiere, agire in modo corretto con le persone. E’ fatica, è vero, ma quando sarà il momento in cui servirà essere forti, affrontare il futuro con le sue difficoltà sapranno come fare e riusciranno a dosare gioia e fatica per poter vivere una vita dignitosa. Chi invece sin da ragazzo penserà soltanto a divertirsi, non avrà voglia di studiare, cercherà la via più facile per ottenere ciò che desidera avrà ben presto delle grosse amarezze.
    Purtroppo alcuni ragazzi se ne sono andati da casa nostra proprio per non voler affrontare la fatica dello studio o del lavoro, attirati dalla bella vita e dall’idealizzazione del mondo e di sé stessi che si sono fatti. Hanno goduto della loro libertà, ma per poco tempo,fin tanto che non si sono dovuti confrontare con la realtà: la famiglia che li sosteneva ha cominciato a tirare i remi in barca, il ragazzo con il quale erano fuggiti ha preso un’altra strada, il mondo roseo della moda che li aveva attirati li ha scaraventati in un abisso fatto di droga. Eppure hanno avuto tutti le stesse opportunità, la medesima educazione ai valori, ma qualcuno ha scelto la scorciatoia e la rapidità per trovarsi oggi a vivere di stenti, avanti e indietro con la prigione, messo al bando dai locali, scansato da tutti.
    Fate la scelta giusta ragazzi, oggi che potete, studiate e lavorate costruendo un futuro e non fatevi ammaliare dal luccichio di quel mostro mascherato da dolce fanciulla.

  10.  

    Addì 31 agosto 2013

    Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
    A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
    Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
    Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
    Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
    Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
    per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
    Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
    avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
    Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
    Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti

    Matteo 25,14-30

  11.  

    A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno

    Non tutti riceviamo gli stessi doni nella vita. C'è chi nasce con una dote, chi con un'altra, chi ne ha diverse e chi ne ha poche, ma a tutti il buon Dio fornisce qualcosa che possiamo mettere a frutto, inserisce dentro noi un semino che potrà diventare un albero, ma dipende da noi, dalla nostra voglia di metterci in gioco. Ho visto tanti bambini arrancare in salita, avere pochissime capacità, fare una fatica enorme sui libri, ma stringere i denti, andare contro ogni previsione ed emergere. Ma ho purtroppo visto anche tanti ragazzi gettare la loro vita, avere dei talenti notevoli e sprecarli per pigrizia, per non avere voglia di mettersi in discussione, per il gusto di andare a divertirsi anziché alimentare le proprie doti per crescere come persona.
    E' un po' come vedere un povero che se gli porgi un piatto di spaghetti in bianco riscaldati del giorno prima fa una gran festa e magia tutto avidamente e di gusto, dando grande soddisfazione a chi lo ha messo in tavola. Dall'altro lato è come osservare colui che è abituato a mangiare i piatti più buoni ed ogni volta fa mille storie non apprezzando la cucina. Uno schiaffo alla miseria. Così Dio è per noi come il padrone di casa che ci ha invitato a mangiare. Chi pensate che vorrà ancora vicino a sé? Il povero, che magari malvestito ha fatto onore alla sua tavola, oppure il ricco che bello profumato ha rifiutato il suo cibo?
    Ciò che vi viene donato sappiatelo apprezzare e fatelo fruttare, onde evitare che un giorno Qualcuno possa dirvi "ti ho dato, poco o tanto, e tu hai rifiutato il mio dono, ora allontanati da me"

  12.  

    Per tutto il mese di settembre 2013 l'attività del commento al Vangelo viene sospesa.
    Tanta stanchezza dopo un'estate bellissima ma intensa, con tanti bambini nuovi che hanno risucchiato moltissime energie.
    Fino al 7 settembre saremo impegnatissimi nell'organizzazione della V Marcia della Zizzi, il giorno 8 ed il 9 dovremo rimettere tutto a posto e contemporaneamente preparare i bagagli per una vacanza a Lipari, donataci dalla famiglia Del Bono, proprietaria dell'Hotel Casajanca, con viaggio donatoci dalla Siremar. Il giorno 10 mattina partiremo per Napoli e da qui ci imbarcheremo per la Sicilia. Dall'11 settembre fino al 26 ci dedicheremo alla pesca, allo svago e, per quanto sia possibile, mi terrò lontano dal computer, cellulari, tablet ed ogni diavoleria per dedicarmi, con i miei ragazzi, alla pesca e al riposo di cui, specie io, Roberta e la sua mamma, la nonna Pina, sentiamo tanto il bisogno per poter riprendere ad ottobre con le mille attività che abbiamo in programma, prime fra tutte il calendario 2014 e sopratutto l'uscita nelle librerie del libro Lacrime Silenziose 2.
    Spero vogliate scusarmi per questa mia assenza nel mese appena iniziato, ma tornerò più forte di prima e dovrete sopportarmi ancora a lungo :face-smile:

    Un fraterno abbraccio

  13.  

    Addì 28 settembre 2013

    E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio. Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:
    «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».
    Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento

    Luca 9,43b-45

  14.  

    E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio

    Eccoci di rientro da una bellissima vacanza di quindici giorni a Lipari, ospiti della solidarietà e dell’amore di tante persone, ma soprattutto ospiti della grandezza di Dio. Tornati stanchi nel fisico, ma ritemprati e pronti ad affrontare un nuovo anno scolastico con forza e determinazione. Un grazie speciale all’Hotel Casajanca di Canneto di Lipari, i cui proprietari, Silvia Carbone e Massimo Del Bono con la loro famiglia, ci hanno coccolato, protetto, viziato, amato come fossero un concentrato di Amico, Fratello, Genitore. Attenti ad ogni nostra necessità si sono fatti in quattro per farci stare bene, non farci mancare nulla, donarci molto di più di quanto fosse ragionevole aspettarsi, consigliarci e guidarci non tanto per un piacevole soggiorno, quanto per farci sentire a casa. Una vacanza di cui avevamo tutti un po’ bisogno.
    E’ stato bellissimo sentirsi parte integrante di quel luogo, condividere le nostre esperienze di pesca con gli abitanti di Canneto, ricevere da loro consigli ed aiuti per migliorare le nostre tecniche. Abbiamo riso e scherzato con loro, parlato dell’affido e delle sue problematiche, siamo andati a pescare quando con uno e quando con un altro, sia di giorno che di notte. Una solidarietà di altri tempi. Come non ricordare Bubu che per quindici giorni, con grandissima pazienza, ha scandito ogni parola che rivolgeva a Mattia per fargliela ripetere nel modo più corretto, Manuel che scuoteva la testa quando mi vedeva con un attrezzo da pesca togliendomelo di mano per modificarlo insegnandomi quei trucchi che nessun pescatore svelerebbe mai a nessuno, Benito che ci salutava ogni mattina all’alba ed aveva in cuore il desiderio di uscire in barca con noi, ma non lo diceva per non disturbare, Salvatore che restava in disparte ma pronto a dialogare sempre con il sorriso sulle labbra, Tonino con la sua insistenza ed i suoi scherzi infiniti, Matteo disponibile ogni momento ad aiutarci anche nelle piccole cose, e tutti gli altri, Roberto, Stefano e coloro dei quali ho impresso nel cuore e nella mente il sorriso che continuamente ci donavano proponendosi. Quante volte ci siamo messi a chiacchierare, abbiamo persino imparato un po’ di siciliano, come fossimo parte di quel luogo incantato. Io talmente integrato da essere chiamato “U’ Cannetaro” (abitante di Canneto). La nostra piccola barchina di quattro metri e mezzo ci ha portati a Vulcano e Salina, ci ha permesso di pescare a traina e con le gallette, a fondo e con i palamiti, sott’acqua e a polpi. Per me ed Eleni che adoriamo pescare era come essere bambini piccini e golosi in una pasticceria piena di ogni tipo di dolci, ci svegliavamo alle cinque e mezzo e andavamo a dormire mai prima di mezzanotte. I bimbi più piccoli hanno messo le squame da tanto che sono stati in acqua, un bagno continuo, ed i più grandi si sono sentiti liberi di fare ciò che volevano stringendo belle amicizia con i ragazzi dell’isola che li hanno anche coinvolti nel calcio. Un grazie alla nonna Pina che nonostante i suoi settantasei anni non si è risparmiata neppure un secondo per darci il supporto nel mangiare e nell’accudimento. Un grazie speciale a Roberta che con la dedizione di una chioccia non ha mai perso di vista i suoi cuccioli, sempre attenta ad ogni loro necessità, pronta a giocare con loro e riprenderli per correggerli, tanto da essere montata in barca solo pochissime volte sacrificandosi, come suo solito, per tutti noi.
    Ringraziamo anche la Siremar che ci ha ospitato gratuitamente a bordo della nave che ci ha trasportato da Napoli a Lipari e ritorno e tutti coloro che in un modo o in un altro hanno voluto darci un segno tangibile della loro solidarietà.
    Quando siamo immersi nella nostra quotidianità, ci sembra che tutto ci sia dovuto, brontoliamo perché ci sembra che ci manchi sempre qualcosa. A volte siamo persino critici nei confronti di Dio perché pensiamo che con tutta la sua potenza dovrebbe fare di più, ed in molti dicono “Dio non esiste perché se ci fosse si manifesterebbe con la sua potenza”. Che stolti siamo, non ci accorgiamo della grandezza di Dio. Basta un soffio di vento a cambiare il mare, una luna che sorge all’orizzonte rossa in volto che cambia aspetto non appena si innalza dal pelo dell’acqua, un pesce catturato dopo una giornata di tentativi, il sorriso dei tuoi ragazzi ogni volta che approdavamo in banchina felici di rivederti ed ansiosi di raccontarti le loro esperienze fatte di cose semplici, mostrarti la scoperta di sassi levigati a forma di cuore o di cagnolino. Ricerchiamo la grandezza di Dio nelle grandi cose, ma la grandezza di Dio è invece nelle cose semplici, in quegli aspetti della vita che si nascondono tra le pieghe della nostra quotidianità, ma che solo fermandosi a pensare ed ammirare possiamo vedere ed apprezzare.
    Fermatevi anche voi un attimo, uscite dal vostro tran tran, osservate la potenza di un bruco che si trasforma in farfalla, la gioia di una nascita, il tramonto del sole. La potenza di Dio si manifesta ogni giorno attorno a noi, ma siamo troppo presi dalle preoccupazioni della vita per assaporare la semplicità che ci viene continuamente donata

  15.  

    Addì 29 settembre 2013

    C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
    Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
    bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
    Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
    Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
    Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
    Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
    E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
    perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
    Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
    E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
    Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi»

    Luca 16,19-31

  16.  

    Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi

    Con i ragazzi parlo, parlo, parlo. Interpretiamo brani del Vangelo, commentiamo Pascal, leggiamo un libro di Vittorio Messori. Ogni sera ci ritroviamo e dedichiamo quando mezz’ora, quando un’ora al dialogo, nonostante il peso della giornata o i pensieri che spesso si accumulano nella mente. Sono certo che serve, fornisce loro uno strumento per interrogarsi, per vedere la realtà da un punto di vista diverso da quello degli occhi di un adolescente, ma serve solo se decidono di mettersi in discussione, di guardarsi dentro, di valutare ciò che stanno facendo e scrutare all’orizzonte il futuro che li attende. Dico sempre loro che posso procurare il cibo, darglielo da mangiare cotto e cucinato, tagliarlo a pezzettini e persino imboccarli, ma non posso obbligarli a digerirlo se non vogliono. Seguire dei valori e dei principi non è certo cosa facile perché spesso si scontrano con gli impulsi della vita, con gli istinti primordiali dell’uomo, ma camminare sulla via retta è necessario per non ritrovarsi un domani, o nell’eternità per coloro che credono, a leccarsi le ferite. Quanti ragazzi ho visto andare via da casa nostra, ognuno con il suo bagaglio fatto di ricordi e rimpianti, spesso felici per essere usciti dal recinto, liberi di scorazzare a perdifiato e provare tutte le esperienze possibili. Alcuni hanno fatto tesoro di quel cibo che negli anni abbiamo dato loro, altri si sono liberati del peso di quella che consideravano zavorra che avevamo messo nelle loro per essere più liberi. Con il passare degli anni qualcuno è tornato indietro e umilmente ha ammesso i propri errori. Bravi ragazzi, si può sbagliare, si può cadere a terra, ma si deve avere il coraggio di rialzarsi, di dire “ho sbagliato, eccomi pronto a ricominciare, a riprendere in mano la mia vita con i valori che mi sono stati insegnati, con altruismo, generosità, umiltà”. Ogni tanto impariamo a fermarci per guardarci intorno, per vedere i nostri difetti, il rapporto con gli altri, gli errori fatti e quelli che stiamo facendo perché non è mai troppo tardi per rimediare, per chiedere scusa. Non c’è rapporto che si sia incrinato che non possa essere riparato, sanato e addirittura migliorato.

  17.  

    Addì 30 settembre 2013

    Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
    Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
    «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
    Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
    Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»

    Luca 9,46-50

  18.  

    Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me

    Non passa giorno in cui non osserviamo direttamente o tramite i media di abusi, violenze, omicidi di bambini. Quello però che non vediamo è l'alto numero di persone che aiutano un bambino a crescere, accolgono un bimbo in affido, aprono le porte all'adozione, mandano offerte per il loro sostegno, fanno volontariato per loro, offrono vacanze a tanti bambini. Non li vediamo perché sono nascosti, fanno del bene senza dirlo, lo fanno con semplicità, naturalezza. Insegnanti che hanno fatto del loro lavoro una missione di vita e si prendono a cuore le sorti dei loro fanciulli, genitori che lottano con le unghie e con i denti per dare ai propri figli ciò che necessitano, educatrici che rinunciano alla propria intimità per dare supporto a qualche bambino, uomini e donne che rinunciano al loro tempo libero per fare volontariato in qualche casa famiglia o centro diurno.
    Avendo a cuore i bimbi abbiamo la fortuna di avere a che fare ogni giorno con persone meravigliose come queste. La vacanza appena trascorsa a Lipari ne è un fulgido ulteriore esempio. Nessuno aveva un proprio tornaconto per ospitare o aiutare i nostri bimbi, se non la gioia di vederli felici.
    Il Signore ci dice "Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me", e Gesù entra anche nelle case di chi non abbia fede, ma che per proprio buon spirito si muove secondo i principi che il Signore ci ha insegnato.
    Se una persona non ha fede ed opera per il bene, è una persona stimata da Dio "chi non è contro di voi, è per voi".

  19.  

    Addì 1 ottobre 2013

    Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme
    e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.
    Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.
    Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
    Ma Gesù si voltò e li rimproverò.
    E si avviarono verso un altro villaggio

    Luca 9,51-56

  20.  

    Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?

    Il nostro animo è come un terreno fertile nel quale sin dalla nascita vengono inseriti dei semi. Chi crede sa che è Dio a immettere semi buoni e il diavolo semi cattivi, ma le cose non cambiano per chi non abbia fede, solo che per loro i semi del bene e del male sono immessi rispettivamente dalle persone buone e da quelle cattive.
    Sono piccoli contenitori di vita che si sviluppano da soli, pian piano, lentamente. Sta a noi coltivare i primi e tenere sotto controllo i secondi, sta a noi far crescere i buoni sentimenti e contrastare gli impulsi negativi.
    La vendetta è un seme che cresce dentro noi, è quell'impulso che ci fa desiderare il male per qualcuno che ci ha portato danno, finanche in certi casi a desiderarne la morte. La vendetta è una pianta maligna che produce frutti e semi in grande quantità, basta solo lasciarla crescere che offuscherà il bellissimo giardino che abbiamo costruito pian pian dentro noi. Molti ragazzi che sono in affidamento hanno una grande sete di vendetta, un forte desiderio di rivalsa, talmente forte da desiderare il peggio per le persone che hanno fatto loro del male.
    Compito dei genitori, degli educatori, degli affidatari è quello di far capire loro che la vendetta porta solo a brutte conseguenze e chiunque abbia immesso dentro noi questo cattivo impulso gode nel vederci rovinare. Quanto siamo stupidi a volte. Quale contadino che abbia un bell'orto nella sua casa coltiverà gramigna, zizzania, erbaccia togliendo posto e risorse, il tutto condito con una buona dose di fatica, al posto di tirare su pomodori, melanzane, zucchine?

  21.  

    Addì 2 ottobre 2013

    In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
    «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli

    Matteo 18,1-5.10

  22.  

    Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?

    E' divertente vedere come alla televisione, e non solo, in molti facciano vedere di essere i più bravi, e la cosa buffa è che in molti ci cascano. Se sei andato in tv devi per forza essere più bravo di chi non c'è andato. Quanti politici tentano di strappare un minuto in più di audience per avere più voti. Ed invece non ci accorgiamo che siamo grandi quando facciamo piccole cose. Una ragazza di sedici anni venne con la parrocchia qualche anno fa a fare volontariato da noi. Era timida, racchiusa nel suo meraviglioso sorriso. Intravidi in lei il bocciolo ed il grande bellissimo fiore che sarebbe diventata. Ho avuto fiducia in lei, e questo Tulipano Bianco mi ha donato il bene più prezioso che si possa ricevere, mi ha donato il suo amore, la sua stima. Un amore senza malizia, un amore per un amico, un grande amore che è cresciuto tantissimo ed ogni volta che ci vediamo è gioia per entrambi. Ha voluto farmi anche un bellissimo regalo, ha fatto la sua tesi di laurea sull'Associazione e sull'affidamento ed oggi, a Brescia, me ne ha donata una copia. Che gioia. Queste sono le persone grandi, quelle che crescono nell'amore, quelle che ti rivestono di piccole attenzioni che hanno una grandissima importanza per chi le riceve. Tulipano Bianco ha la sua storia, anche in questo nome, e tante altre storie fanno grandi le nostre vite. Impariamo a vedere la grandezza nei piccoli gesti e non cercarla in quelli eclatanti declamati in tv con grandi sorrisi, per poi scansarti in malo modo a telecamere spente.

  23.  

    Addì 3 ottobre 2013

    Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;
    non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,
    curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
    Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:
    Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.
    Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città

    Luca 10,1-12

  24.  

    Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò

    Presi dalle mille vicende della politica, ci passano sotto il naso altre notizie, un po' perché ormai ci siamo abituati e quasi scocciati di sentirle. Immigrati ne arrivano a centinaia e la cosa passa nella totale indifferenza. Ogni tanto ne muore qualcuno e c'è chi dice "peggio per loro, dovevano restare a casa", forse qualcun'altro dirà "poveretto", ma lì finisce. Ma come rimanere indifferenti davanti alla miseria che fa morire bambini, davanti alle guerre fratricide, davanti allo sfruttamento dei paesi ricchi. ma sopratutto come rimanere indifferenti dinanzi a tredici ragazzi che per cercare la vita pagano per venire a morire sulle nostre coste, le stesse spiagge laddove ogni giorno la gente si diverte facendo il bagno o correndo. E' stato bello vedere la solidarietà di tante persone che si sono gettate in acqua per salvare questi figli del mondo in cerca di un po' di serenità, ma quanta tristezza vedere la signora che ha continuato a fare jogging schivando i cadaveri allineati sul bagnasciuga. Che tristezza pensare che ci sia qualcuno così tanto indifferente davanti alla morte, così tanto cinico da dire "peggio per loro", così tanto insensibile da non voler ospitare, curare, amare chi dalla vita ha ricevuto solo sofferenze, sia esso un immigrato, un rom, un cucciolo d'uomo maltrattato.
    Il Signore chiama a raccolta le persone, le invia davanti a sé perché sappiano dare l'esempio, facciano capire al mondo il grande vantaggio di amare piuttosto che odiare, di accogliere piuttosto che respingere, di perdonare, piuttosto che meditare vendetta.

  25.  

    Addì 4 ottobre 2013

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  26.  

    Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli

    Ci volevano centinaia di morti perché i politici si muovessero? Ci volevano centinaia di morti per gridare contro una legge che impedisce l'accoglienza? Ci volevano centinaia di morti per far muovere i politici in segno di solidarietà? Ci volevano centinaia di morti per accorgersi del dramma in cui vivono queste persone? Ma avete mai provato a immedesimarvi in uno di loro? E se foste nati in qualche paese africano ferito dalle guerre, dalla carestia, dagli abusi e soprusi continui sotto gli occhi distratti e corrotti delle autorità, dove sareste ora? Forse sareste una delle tante mamme che vedono partire i propri figli senza sapere se mai li potranno rivedere, o forse sareste uno dei tanti obbligato a sparare contro i propri fratelli, oppure uno di quei ragazzi che si mettono in mano a questi trafficanti di vite umane, disposti a tutto pur di avere una minima speranza di vita dignitosa. Vergogna a coloro che girano la testa dall'altra parte, vergogna a chi imperterrito continua a correre schivando i cadaveri allineati lungo la strada della sua vita, vergogna a chi continua a dare più importanza alle alleanze per proteggere il potere conquistato piuttosto che rimboccarsi le maniche e salvare chi sta andando a fondo.
    Non è intelligente e sapiente chi ha la laurea o ha letto mille libri, sapiente è colui che sa discernere il bene dal male, che ha la sensibilità di mettere al primo posto la sofferenza altrui, che è pronto ad accogliere nella propria casa chiunque abbia bisogno di una mano.
    Un'altra tragedia si è consumata, l'ennesima tragedia, l'ennesimo teatrino per chi vuole approfittare della situazione per avere un po' di visibilità. L'ennesima tragedia che domani sarà già dimenticata perché le cose importanti non sono la vita e la morte delle persone, ma la nostra esistenza, il potere che possiamo esercitare, il denaro che possiamo spendere. Se riuscissimo a guardare gli altri, a immedesimarci in loro, ad amarli ed accudirli come fossero nostri figli, il mondo sarebbe migliore. Se gli altri sono indifferenti, cominciamo noi a non esserlo ed il mondo pian piano cambierà davvero.

  27.  

    Addì 5 ottobre 2013

    I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
    Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
    Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
    Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
    In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,17-24

  28.  

    Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore

    Le immagini di chi è perito in mare in cerca di un po’ di serenità scorrono ancora davanti ai miei occhi. Nel messaggio scritto ieri ed in altri letti su internet il dolore di vedere chi sia razzista al punto da respingere chi abbia un problema, chi cerchi un po’ di pace per la sua vita, un futuro migliore. Più stringiamo il cerchio, più escludiamo gli altri. Così ci si può sentire italiani ed essere razzisti verso chi non abbia la nostra stessa nazionalità, ci si può sentire lombardi e considerare terroni tutti quelli al di sotto del Po, sentirsi ariani ed escludere dalla nostra vita chi non sia “puro, sentirsi di buona famiglia ed osteggiare i nuclei familiari con problemi o, come spesso mi è accaduto di vedere, mettere alla berlina quei bimbi che sono in affidamento. Quanti ragazzi che abbiamo accolto hanno subito la derisione e l’esclusione da parte dei loro compagni. Che conforto sentire ieri Papa Francesco parlare di accoglienza, dire guardando i sofferenti “Il dolore ha bisogno di essere ascoltato, ascoltare le piaghe del mondo, andare incontro alle sofferenze dei più bisognosi, dei più umili, dei più indifesi”.
    Se ieri aleggiava in me il senso di vergogna di appartenere alla razza umana, quella stessa razza che lascia che dei suoi figli affoghino, che li lascia morire di fame e di stenti, che non impedisce il proliferare di guerre, oggi la speranza torna a far capolino tra le nubi. Il razzista urla la sua rabbia? Lasciamolo dire e preghiamo per lui, ma parimenti non smettiamo di dire la nostra, non tappiamoci la bocca per paura di essere derisi o allontanati, sottolineiamo le parole di coloro che accolgono ed ignoriamo quelle di coloro che respingono.

  29.  

    Addì 6 ottobre 2013

    Gli apostoli dissero al Signore:
    «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
    Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
    Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

    Luca 17,5-10

  30.  

    Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

    Se andiamo a fare una corsa non deve pesarci se arriviamo ultimi perché la cosa importante è avercela messa tutta, esserci allenati nel migliore dei modi, aver dato il meglio di noi stessi prima e dopo la marcia. Durante la nostra esistenza corriamo verso un traguardo inesorabile. Che ci piaccia o meno la nostra vita si concluderà ed a quel punto non sarà importante cosa abbiamo fatto, ma come lo abbiamo fatto. Sarà fondamentale l'impegno che avremo messo, gli insegnamenti che avremo dato ai nostri figli, la solidarietà con la quale saremo entrati in contatto con il nostro prossimo. Saremo giudicati non per le nostre ricchezze o per il potere acquisito, ma per l'impegno che avremo profuso nel seguire valori e principi. Non mi arrabbio con i miei ragazzi se passano o meno a scuola, mi arrabbio con loro se non hanno messo impegno nello studio, a prescindere che siano bocciati o promossi. Che bello arrivare a casa la sera stanchi morti, ma consci di aver fatto tutto quello che era giusto fare, anche costellato di errori, ma avendo messo il massimo dell'impegno per fare bene. L'Associazione "Amici della Zizzi", fondata da me e Roberta, è in cammino da oltre ventisette anni e di errori ne abbiamo fatti tanti, ma se guardiamo indietro vediamo due ragazzi che hanno messo il cuore e tutto l'impegno possibile per fare bene, pur non riuscendovi sempre e gli sbagli fatti sono sempre stati in buona fede. Dubitate da chi vi dice che non sbaglia mai ed apprezzate invece chi si impegna per fare ciò che sia giusto fare.

    Comprate oggi il regalo di Natale, un bel libro "Lacrime Silenziose 2" che trovate in libreria, pensieri in ordine sciolto per riflettere e capire la tristezza che si trasforma in gioia per tanti bambini.
    Possiamo mandarvi 2 biglietti della nostra lotteria, calendario con i nostri bimbi, Lacrime Silenziose 1 a 30,oo euro

  31.  

    Addì 7 ottobre 2013

    In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
    Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»

    Luca 10,25-37

  32.  

    Chi è mio prossimo?

    Lucia era una bambina di sei anni, il fratellino Luca ne aveva otto, mentre Mirko e Paolo erano i loro zii di undici e tredici anni, già tutti provati dalla vita. Paolo aveva un problema alla vescica e già a sedici anni era stato operato e doveva vivere con il "sacchetto". Compagno della madre un rapinatore, dormivano tutti in una stanza, compagno della sorella di Paolo e Mirko, madre di Lucia e Luca, era un pedofilo già arrestato più volte ed al quale avevano tolto i due figli. Cosa avvenisse in quella casa è facilmente immaginabile e ve lo risparmio. Lucia, Luca, Paolo e Mirko li hanno incontrati in tanti, in tanti hanno girato lo sguardo dall'altra parte, in tanti hanno deciso di non occuparsi di loro.
    Anni di battaglie contro chi doveva difenderli, ma che per motivi di denaro e politici ha preferito negare, ha preferito che crescessero in tanta miseria e abbandono. Lucia e Luca, dopo due anni dalla denuncia dei fatti, sono stati messi in una comunità e dopo qualche mese Lucia è andata a vivere con una famiglia affidataria ed è l'unica ad essere cresciuta bene, Luca è stato ridato alla madre nonostante la convivenza con il pedofilo, per Mirko e Paolo nulla è stato fatto perché troppo grandi e difficili da gestire, anche se le soluzioni c'erano ma non erano gradite politicamente. Noi eravamo all'inizio e la battaglia è finita così, ci mancava l'esperienza per andare oltre.
    Chi è il nostro prossimo?
    Ecco chi è. E' Lucia. E' Luca. E' Paolo. E' Mirko, E' ciascuno dei tanti ragazzi che vivono situazioni allucinanti nella propria famiglia. E' ciascuno dei ragazzi che non sono tutelati dai servizi sociali. E' ciascuno dei ragazzi che domani sarà uomo, sarà donna in grado di nuocere ai propri figli perché nessuno, né io né te, né altri ha voluto insegnare loro cosa fosse l'amore, ha voluto donare loro il tepore di una famiglia, ha voluto lottare per difenderli da un sistema nel quale troppo spesso prevalgono interessi ben diversi dall'aiuto verso chi ha bisogno di protezione ed affetto.
    Non voltate le spalle, potete fare la differenza nella vita di tanti bambini.

  33.  

    Addì 8 ottobre 2013

    Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
    Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
    Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
    ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»

    Luca 10,38-42

  34.  

    Sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola

    Le parole spesso sono superate dagli esempi che possiamo vedere attorno a noi. I giornali purtroppo riportano solo notizie che facciano scalpore che sono spesso di cronaca nera. Oggi nel leggere il giornale mi ha colpito una notizia che si fa scalpore, ma per il buon esempio che da a tutti noi.
    Quante volte ho speso parole per insegnare la tenacia e la determinazione ai miei ragazzi, quante volte ho provato a far loro capire come la costanza premi ogni sacrificio, ma stasera, oltre alle parole, potrò portare loro un bellissimo esempio.
    Un ragazzo immigrato che a Torino vende fazzoletti e accendini da quindici anni, uno dei tantissimi venditori ambulanti che riempiono le nostre strade, ieri ha avuto la grande soddisfazione di laurearsi in ingegneria civile dopo aver studiato nell'attesa di vendere la sua merce.
    Un esempio per tutti noi per capire che la forza di volontà può cambiare la nostra vita.
    Quando in quarta superiore venni bocciato per aver litigato con una professoressa ritenni che verso di me era stata fatta un'ingiustizia e decisi di reagire, di dimostrare ai miei insegnanti ed ai miei compagni che quella bocciatura non la meritavo. Non bastavano però le parole, così mi impuntai con i miei genitori e ottenni di andare in collegio, lontano da casa per non cadere nella tentazione di avere distrazioni, per studiare sia per la quarta che per la quinta superiore. Volevo a tutti i costi recuperare l'anno che mi avevano fatto perdere. Fu dura, a diciassette anni stare lontano da casa, abituato a festeggiare ogni sabato e domenica con gli amici, da stare in casa dove non mi mancava nulla ad essere in un collegio, in una stanzetta condivisa con un altro ragazzo, in una struttura dove chi proveniva da sotto il Po era considerato un essere inferiore, dove razzismo e droga, purtroppo, circolavano più dell'aria e dove non c'era l'affetto ed il supporto di nessuno. Ma dovevo farcela, dovevo riscattarmi, dovevo dimostrare il loro errore. Sin dai primi giorni presi un cartello e scrissi le parole di Alfieri "Volli! Sempre volli! Fortissimamente volli!" e quando mi distraevo guardavo quella frase e dicevo "ce la devo fare". Ce la feci, passai la quarta e detti con successo l'esame di maturità con tutte le materie essendomi presentato come privatista. E se qualcuno pensasse "scuola privata bastava pagare per passare" sappia che l'esame l'ho dato in una scuola pubblica dove i privatisti erano visti come fumo negli occhi, tanto che di dodici che eravamo passammo in sei.
    Purtroppo in molti abbandonano qualsiasi impresa abbiano intrapreso davanti alle prime difficoltà, ma è necessario perseverare per risollevarsi, per uscire da una brutta condizione di vita, per emergere e poter nuotare nel mare della vita. Nascere in una brutta situazione o ritrovarcisi non da diritto a nessuno di lasciarsi andare. La mia mamma diceva "chi è causa del suo mal, pianga sé stesso", e se un venditore ambulante, un immigrato è riuscito a laurearsi in ingegneria civile al politecnico di Torino, ognuno di noi può essere in grado di volgere la sua vita verso lidi migliori, qualunque sia il suo punto di partenza.
    Gesù ci parla in tanti modi, oggi lo ha fatto attraverso la vita di questo ragazzo.
    Grazie Said per questo tuo bellissimo esempio per tutti noi

  35.  

    Addì 9 ottobre 2013

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
    Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione»

    Luca 11,1-4

  36.  

    Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore

    Quante volte sbagliamo nei confronti delle persone e vorremmo, a volte pretendiamo, che ci perdonino, che passino oltre i nostri errori, che capiscano il momento di crisi in cui vertevamo, che siano comprensivi nei nostri confronti. e' giusto, ma ci siamo domandati quante volte noi siamo disponibili a perdonare gli altri, a scusarli per le loro mancanze, debolezze, insulti, accuse nei nostri confronti?
    I ragazzi ormai hanno imparato a conoscermi, sono un brontolone, li riprendo ogni volta che ritengo abbiano sbagliato, ma non passano dieci minuti dall'arrabbiatura che il nervoso mi passa e parliamo di altro come se nulla fosse. Loro sanno benissimo che qualunque sbaglio possano fare, avranno sempre il mio perdono. E' forse facile con chi vive in casa con te, con le persone che ami e che ti vogliono bene, ed è certamente più difficile con gli estranei o con coloro che ti hanno fatto tanto del male, ma il rancore non fa parte di me e ritengo che dobbiamo fare allenamento in famiglia per poter poi esportare al di fuori delle mura domestiche la nostra capacità di perdonare, sopportare, accettare il nostro prossimo

  37.  

    Addì 10 ottobre 2013

    Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani,
    perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;
    e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli;
    vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
    Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
    Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
    O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
    Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

    Luca 11,5-13

  38.  

    Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto

    Nel lungo pellegrinaggio della vita ci addobbiamo di belle vesti, ci trucchiamo per apparire diversi, ci orniamo di gioielli e monili di ogni genere e grado, ma ci scordiamo di essere arrivati nudi su questa terra e di non aver bisogno di niente se non della nostra anima. Essere al servizio degli altri, senza fronzoli, senza ombrelli che ci riparino la testa, solo con la convinzione che andare all'incontro con gli altri semplicemente a mani nude, armati del nostro sorriso e della gioia di amare, felici di ricevere un sorriso, una stretta di mano sia l'unica cosa che conta nella vita.
    Papa Francesco è sceso in mezzo a chi lo voleva incontrare senza ombrello nonostante la pioggia, libero di muoversi in mezzo a chi aveva bisogno di lui.
    Quanto vale oggi una stretta di mano? Quanto è importante amare incondizionatamente il prossimo? Che peso riveste nella nostra vita l'incontro con gli altri?
    Valori che si vanno perdendo, principi che dovremmo riscoprire con la semplicità che è propria delle persone umili.
    Ed è l'umiltà ritrovata che ci farà alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto a Dio. Troppe volte ci sentiamo onnipotenti, capaci di cambiare la vita a nostro piacimento, illusi di poter vivere per sempre in mezzo agli agi e lontani dalle sofferenze, incapaci di chiedere aiuto perché troppo superbi per farlo.
    Ma Gesù ci esorta a chiedere, a bussare alla sua porta, ad insistere se non otteniamo risposta. Ci esorta ad essere umili, come lui, figlio di Dio, si è fatto umile in mezzo a noi, come Papa Francesco e prima di lui madre Teresa, San Francesco e tanti altri che facendosi ultimi tra gli ultimi sono diventati primi agli occhi di Dio.
    Non vergognatevi a chiedere, non scoraggiatevi, non smettete di chiedere finché avrete fiato in gola e sopratutto non perdete mai la speranza perché, che crediate o meno in Dio, la speranza è l'alimento che ci tiene in vita. Se a un uomo togli la speranza è come ucciderlo.
    Ieri pomeriggio ho tenuto una conferenza sull'affido. Doveva durare meno di un'ora, ma è andata avanti per due tanto era l'interesse verso l'accoglienza e verso la nostra Associazione. Una delle domande è stata "ma come fate ad andare avanti". Devo dire che non mi sono mai posto il problema perché so che vivremo e cresceremo se il Signore vorrà. Noi siamo solo strumenti nelle sue mani, non spetta a noi decidere dove debba essere tracciato il solco per la semina, a noi spetta solo eseguirlo laddove veniamo indirizzati. A qualcuno viene indicata la strada della dedizione ai bambini, ad altri l'aiuto verso gli immigrati, i poveri, gli anziani, i drogati, ad altri è richiesto di costituire una famiglia, renderla solida, allevare figli che siano un giorno pieni di amore verso gli altri. Ognuno ha il suo solco da tracciare, affidiamoci alle mani di Dio e lasciamo che sia lui a rendere migliore la vita delle persone attraverso di noi.

  39.  

    Addì 11 ottobre 2013

    Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
    Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.
    Venuto, la trova spazzata e adorna.
    Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima»

    Luca 11,15-26

  40.  

    Chi non è con me, è contro di me

    Ogni giorno quattordici bambini subiscono un reato.
    Nel 2012 sono stati 5.103 i bambini vittime di abusi.
    Chissà quanti altri ce ne sono le cui violenze non sono emerse.
    Bambini che nella maggior parte dei casi subiscono violenze all'interno della propria famiglia, bambini per i quali basterebbe poco per evitare i maltrattamenti, basterebbe una denuncia, basterebbe essere di supporto alle madri che subiscono insieme ai figli e non hanno la forza per reagire o scappare, basterebbe aprire le porte di casa e sopratutto quelle del proprio cuore.
    Cinquemila bambini hanno subito e per loro si deve cercare di rimediare, di curare le ferite che qualcuno ha inflitto loro, di evitare che crescano divenendo abusanti loro stessi.
    Ma quanti bambini ci sono ancora che non hanno subito violenza ma sono a rischio. Quanti bambini potrebbero essere oggi salvati con l'accoglienza?
    Il prossimo anno leggeremo che nel 2013 sono stati maltrattati altri cinquemila, seimila bambini o forse più e ci scandalizzeremo, malediremo i loro aguzzini, ci indigneremo contro le istituzioni che non hanno fatto abbastanza, ci ergeremo a giudici e carnefici di quegli adulti che hanno fatto così tanto male ad una creatura indifesa.
    Ma noi oggi dove siamo? Oggi che quattordici, forse quindici o venti o magari cento bambini sono maltrattati, noi dove siamo? Cosa facciamo per proteggerli? E' possibile che ci rendiamo conto del male solo quando lo leggiamo sui giornali? Che trasaliamo solo a violenza perpetrata?
    Fuori dalla vostra porta di casa c'è un mondo che ha bisogno di voi, ci sono dei bambini indifesi che vorrebbero gridare il loro dolore, ma non possono perché non hanno nessuno cui confessarlo, non hanno nessuno che li accolga, li protegga, li ami, li educhi.
    Come vi sentireste voi se foste reclusi e tutti passassero davanti a voi senza degnarvi di uno sguardo, senza cercare di capire la vostra sofferenza e, specialmente, senza darvi una mano per uscire da quella brutta condizione di vita.
    Ognuno di noi potrebbe fare la differenza per ciascuno di questi bimbi.
    E' inutile oggi gridare allo scandalo, agitare il pugno contro gli aguzzini. Oggi è il giorno di agire, è il giorno adatto per dare la propria disponibilità all'affidamento, è il giorno per andare a fare volontariato in una casa famiglia, in un'associazione che si occupa di minori, è il giorno adatto per iniziare un cammino di aiuto verso un bambino.
    Provate ad immaginare la faccia tumefatta di un bimbo che è stato picchiato, o il viso sconvolto del figlio che ha subito violenza sessuale da un genitore, un viso che vi guarda e vi accusa dicendo "chi non è con me, è contro di me", perché l'indifferenza è una condanna, è violenza essa stessa.

  41.  

    Addì 12 ottobre 2013

    Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».
    Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»

    Luca 11,27-28

  42.  

    Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!

    Fuggire dalle proprie responsabilità

    Quando una persona si comporta bene siamo tutti pronti a dire "che bravi genitori deve aver avuto", così se uno è un delinquente ci viene fatto di pensare al suo papà e alla sua mamma, a che razza di persone cattive e malvagie potevano essere per aver creato un simile mostro.
    Ma l'esperienza ci insegna che non è così che va il mondo. Troviamo tanti ragazzi che prendono cattive strade figli di persone bravissime e possiamo vedere, anche se più raro, bravi ragazzi usciti da famiglie altamente problematiche.
    La differenza la fa ognuno di noi, la forza di volontà. Ai tanti ragazzi che sono passati attraverso il nostro cuore abbiamo dato tutto il nostro amore, in mezzo a mille errori, come ogni genitore fa', ma con tutta la buona volontà di farli crescere protetti e amati. Eppure qualcuno ha preso una buona strada e qualcun altra si è perso per la via, pur avendo ricevuto gli stessi principi e insegnamenti.
    Ecco che il nostro destino dipende dalla nostra volontà.
    Due sorelle, arrivate da noi piccolissime. Due sorelle che hanno avuto le stesse esperienze di vita. Amate fino all'inverosimile, e anche di più. Due caratteri diversi, due modi di affrontare la vita differenti e due modi lontani di cibarsi di quei valori e principi che, con amore e pazienza in quattordici anni, abbiamo donato loro.
    Una un giorno se ne è andata, così, senza una spiegazione, senza una ragione, forse per una maggior libertà, incurante del male che faceva agli altri, a sua sorella, a noi che l'avevamo accolta ed amata come una figlia, agli altri bambini. Ieri l'altro sera eravamo a cena da una nostra amica con tutti i bimbi e la più piccolina di sette anni, mentre parlavamo di tutt'altre cose, è uscita con la frase "quando torna...?". Ci ha colti di sorpresa e non sapevamo cosa rispondere. Abbiamo farfugliato qualcosa e lei ha insistito "Ma quando torna? Io voglio bene a e lei. Mi manca".
    Chi fugge dalle proprie responsabilità, chi scappa in cerca di qualcosa di meglio, chi evita il dialogo e non fornisce spiegazioni, chi da un calcio ai valori e principi che gli sono stati insegnati, chi si rifugia fra le braccia di coloro che pur non conoscendo la situazione sono subito pronti a giudicare e criticare fa certamente male agli altri, ma sicuramente fa male a se stesso perché la sua vita cambierà, e l'esperienza insegna ad ognuno di noi che se l'erba del vicino è sempre più verde, anche in quella nuova casa ci saranno problemi da affrontare, dialoghi da intraprendere, persone da conquistare giorno per giorno, una vita da costruire con le unghie e con i denti.
    Che fare a quel punto? Scappare di nuovo? tenere il piede sempre in due staffe? Vi pare bella una vita fatta di continue fughe, continui cambiamenti di vita?

  43.  

    Addì 13 ottobre 2013

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,
    alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
    Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.
    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;
    e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
    Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
    Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse:
    «Alzati e va; la tua fede ti ha salvato!»

    Luca 17,11-19

  44.  

    Non sono stati guariti tutti e dieci?

    Tutto ci è dovuto

    Quando mi capita di andare in ospedale vedo nelle persone una grande devozione. Santini sui comodini, crocifissi sul letto, rosari nelle mani, parenti nella cappella a piangere e chiedere la grazia, eppure la mia città è una delle più atee d'Italia. Come siamo tutti pronti ad alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto a Dio, pregarlo perché ci faccia guarire o rimandi a casa un nostro caro. Tutti pronti a chiedere nel momento del bisogno, ma quanti, una volta guariti, si rivolgono a Dio per ringraziarlo? Pochi anche tra coloro che hanno Fede, pochi perché pensiamo che tutto ci sia dovuto, pensiamo che una volta ricevuto quanto desideravamo o ciò di cui avevamo bisogno non dobbiamo più perdere tempo con le preghiere.
    Quanti ragazzi sono passati da casa nostra, quanto amore abbiamo dato loro, quanti problemi abbiamo loro risolto, che vita brutta abbiamo loro evitato, e se tornassimo indietro lo rifaremmo non una ma cento volte. Eppure quanti sono quelli che guardano indietro? Quanti tornano a, non dico ringraziare, ma almeno a salutare, a condividere le nostre pene come un giorno abbiamo condiviso le loro, ad aiutarci nei lavori quotidiani? Ben pochi, quasi nessuno. Una volta presa la loro strada è già tanto se si ricordano di te a Natale. Una bambina di cinque anni viveva in un paese straniero, senza genitori, la sua sorte era già segnata, avviarla alla prostituzione, oppure darla in marito a chi avesse portato una dote, a chi l'avesse comprata. La sua mamma ci chiese aiuto e noi aprimmo le porte di casa e del cuore a lei e alla sua mamma, non per un giorno ma per quattordici anni. Un giorno ha deciso che non voleva più stare con noi, che la vita fuori da casa nostra le dava più soddisfazioni. Legittimo e giusto, ma che tristezza vederla andare via come una ladra dalla sera alla mattina, che tristezza non vederla più, che tristezza quando il ragazzo ci scrive parole di fuoco con il suo cellulare, che tristezza la sua irriconoscenza. Ma fa parte del gioco, fa parte delle regole di essere un genitore, sia esso affidatario, adottivo o naturale.
    E quante altre storie potrei raccontare di ragazzi salvati da un destino difficile, portati a vedere il mondo con altri occhi, che non si girano indietro nemmeno per sapere come stai.
    Alzi la mano quale genitore, pur ripudiato dal proprio figlio, derubato, abbandonato non rifarebbe tutto e anche di più per lui. Io e Roberta siamo tra questi perché è il Signore ad insegnarci ad amare senza condizioni, è Lui che ci dice di aiutare senza pretendere o chiedere nulla in cambio, ma siamo uomini ed un grazie farebbe piacere, e se non fosse un grazie, almeno non uno sputo in faccia.

    Comprate oggi il regalo di Natale, un bel libro "Lacrime Silenziose 2" che trovate in libreria, pensieri in ordine sciolto per riflettere e capire la tristezza che si trasforma in gioia per tanti bambini.
    Possiamo mandarvi 2 biglietti della nostra lotteria, calendario con i nostri bimbi, Lacrime Silenziose 1

  45.  

    Addì 14 ottobre 2013

    Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.
    Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
    La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
    Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui

    Luca 11,29-32

  46.  

    Alla predicazione di Giona si convertirono

    Permesso. Scusa. Grazie.

    Dobbiamo convertirci alle buone prassi. Si può essere cattolici, musulmani, atei, induisti o altro, ma non possiamo vivere una vita fatta di egoismo, egocentrismo, ricerca del denaro, del sesso e del potere. Tante sono le persone che ci esortano a camminare su una strada di buoni principi, se non vogliamo credere in una religione, crediamo nel singolo uomo, in colui che dice cose giuste, in chi ci parla ci amore e semplicità. Oggi Papa Francesco è riconosciuto da molti come una bravissima persone, umile, semplice, pulita,che non cerca l'affermazione di sé, che non tenta di convertire chi non abbia fede. Egli tiene ai valori fondamentali che non sono propri solo della religione cattolica, in particolar modo alla famiglia. E' sotto gli occhi di tutti come lo sfascio dei matrimoni provochi problemi e sofferenze a tanti, ma sopratutto ai figli, ai bambini che abbiamo voluto, per i quali abbiamo scongiurato Dio che ce li inviasse, quei bambini che abbiamo tenuto in braccio da piccoli, che abbiamo fatto crescere e che amiamo. Si, amiamo, ma quanto? Più della nostra stessa vita? No, altrimenti non rinunceremmo al dialogo con la moglie o il marito per il loro bene, altrimenti non insegneremmo loro con il nostro cattivo esempio a litigare con il coniuge, altrimenti faremmo di tutto per dar loro la tranquillità di una famiglia unita.
    Il Papa ci da tre parole magiche, tre parole molto semplici, ma che troppo spesso dimentichiamo di usare, dando per scontato un rapporto, che invece pian piano si logora.
    Permesso. Scusa. Grazie.
    Permesso. Si deve rispettare la privacy dell'altro, non spiarlo, non guardare i messaggi sul suo cellulare, avere fiducia in lui o in lei
    Scusa. Quante volte sbagliamo in un giorno, quanti piccoli o grandi errori facciamo contro le persone che amiamo. Che ci vuole a chiedere scusa? Che ci vuole ad accettare le scuse? La mia mamma diceva, ed il Papa lo ripeteva nei giorni scorsi, non andate mai a letto prima di aver fatto la pace.
    Grazie. Tutto ci è dovuto, tutto è scontato. Una moglie che ogni giorno ti rifa il letto o prepara da mangiare ha bisogno solo di un sorriso, di una carezza, di un grazie. Ad un marito che ogni giorno va a lavorare in ufficio e lascia i problemi fuori dalla porta di casa basta un grazie, un "ti sono vicino".
    Basta poco, ma purtroppo anche quel poco ci fa spesso fatica farlo, ed è così che i rapporti, non solo tra coniugi, si sfasciano.

  47.  

    Addì 15 ottobre 2013

    Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.
    Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
    Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.
    Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?
    Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo

    Luca 11,37-41

  48.  

    Date in elemosina quel che c'è dentro

    Ipocrisia nel bene e nel male

    Quanta falsità c'è fra le persone. Tutti disponibili a grandi sorrisi, a belle formalità, a saluti con l'inchino, ma poi siamo pieni di ipocrisia. Siamo pronti a sventolare la bandiera dell'amore fraterno, ma dentro pensiamo di ributtare in mare gli immigrati. Siamo pronti a urlare contro la pedofilia, ma non siamo disponibili ad accogliere un bambino vittima di abusi nella nostra casa. Siamo pronti a indignarci dinanzi alle liti familiari che terminano in tragedia, ma ci guardiamo bene dal porgere una spalla su cui piangere alla vicina di casa.
    Gesù ci chiede di dare in elemosina ciò che abbiamo dentro, ci chiede di donare noi stessi, di dare agli altri quello che siamo realmente, con i nostri pregi e i nostri difetti, senza maschere, senza veli.
    Abbiamo nel cuore il desiderio di aiutare il nostro prossimo? E allora facciamo, senza tanti se o tanti ma, direttamente o attraverso un'associazione, ma non troviamo alibi che non sappiamo come fare, dove andare, a chi chiedere.
    Avete nel cuore un tale egoismo da tenere il vostro prossimo lontano dalla porta di casa? Allora manifestatelo senza paura di essere giudicato, perché solo così aprirete il cuore anche alla correzione fraterna.
    Ma se terrete il bene dentro voi senza manifestarlo, sarà come avere tanto denaro e tenerlo chiuso in banca per tutta la vita per paura di spenderlo e sarà come essere poveri.
    Se invece terrete il male nel vostro animo, questo vi farà marcire dal di dentro.

  49.  

    Addì 16 ottobre 2013

    Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.
    Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
    Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
    Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
    Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!

    Luca 11,42-46

  50.  

    Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze

    Possiamo farci correggere dai nostri figli?

    Quante volte vi è capitato di educare vostro figlio a non dire parolacce, e poi siete i primi a dirle? A me capita molto spesso.
    Quante volte avete detto a vostro figlio di fare il proprio dovere a scuola, e poi voi non fate il vostro?
    Quante volte avete detto a vostro figlio di essere affettuoso, cordiale, educato con il prossimo, e poi voi siete i primi a non esserlo? A me una miriade di volte.
    La differenza tra l’ipocrisia e l’errore sta nell’intenzionalità di sbagliare. Se già sappiamo che il peso che chiediamo agli altri di portare, vuoi che siano figli da educare, alunni cui insegnare, fedeli da redarguire, non siamo disposti a metterlo sulle nostre spalle, allora si tratta di ipocrisia e Gesù nel Vangelo non usa mezzi termini “guai a voi”. Ma se onestamente, in tutta coscienza, ce la mettiamo tutta per insegnare dando il nostro buon esempio e poi, per la nostra stessa natura umana di peccatori, siamo i primi a sbagliare la cosa può essere scusata, ma a condizione che si sia abbastanza umili da ammettere il nostro errore, da farci vedere umani capaci di sbagliare anche davanti a nostro figlio, agli alunni, ai fedeli. Se una persona sa di sbagliare e corregge un altro su quello stesso errore, dovrà accettare la correzione quando sia lui a sbagliare.
    Quante volte in una discussione mi è capitato di riprendere qualcuno e sentirmi dire come propria difesa “ma anche te lo fai”. Bene, replico, quando lo faccio riprendimi perché la correzione fraterna e vicendevole fatta con amore è l’unica via per sperare di migliorare il nostro carattere, la nostra stessa vita.
    Immaginatevi se solo chi non sbaglia mai possa correggere un altro, nessuno potrebbe più aprire bocca perché siamo tutti peccatori, tutti sbagliamo in un modo o in un altro.
    Io sono peggiore, e di gran lunga, dei miei ragazzi, come potrei correggerli se non imparassi a chiedere perdono dei miei errori?