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  1.  

    Addì 1 gennaio 2013

    Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
    E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
    Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
    Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
    I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
    Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre

    Luca 2,16-21

  2.  

    Andarono dunque senz'indugio

    Se ti invitano ad una festa dove ci sono attori e attrici, oppure dove puoi conoscere qualche bel ragazzo o ragazza da sposare, o dove ci sono i tuoi capi e devi metterti in mostra non ci pensi due volte e ti precipiti a quell'incontro, ma se a chiamarti è qualcuno che è povero, qualcuno che ha bisogno di te, qualcuno al quale dare senza ricevere nulla di materiale in cambio, allora il discorso cambia. Ci si pensa due o tre volte, si guardano le alternative e spesso si diniega l'invito perché troppo oneroso, noioso, privo di attrattive o di possibili risultati per la nostra vita.
    Il Signore spesso ci chiama, come hanno fatto gli angeli con i pastori quando nacque Gesù, o come l'Angelo Gabriele che chiamò Maria ad una maternità un po' particolare. Da uomini e donne avrebbero potuto pensarci, riflettere, vagliare i pro e i contro e magari rifiutare il cortese invito ringraziando educatamente.
    Così facciamo noi. Quando il Signore ci chiama non siamo come i pastori che "senza indugio" andarono a trovare un bambino povero, nato in una mangiatoia, lontano da casa. Non siamo come loro che lasciarono tutto perché sentirono la chiamata, eppure le pecore erano tutto ciò che avevano, ma lasciarono tutto per andare dove l'Angelo aveva indicato loro. Non credo nemmeno abbiano capito con la ragione, ma capirono con il cuore ed è così che il Signore ci vuole. Pronti a dire si, pronti ad andare, pronti a lasciare tutto e tutti per abbracciare una nuova vita, non priva di dolori, non priva di difficoltà. Stare al fuocherello a raccontar storie, nella tranquillità di una notte stellata, stare con i propri amici, parenti, abitudini è sicuramente più facile, ma lasciare tutto e andare "senza indugio" è sicuramente più appagante perché si va verso l'ignoto ma fidandosi di Dio e della Sua chiamata.
    Il Signore chiama ognuno di noi, quando una volta nella vita, quando tutti i giorni, ma l'unica cosa che vuole è che noi si sia pronti a dire si "senza indugio", senza scappare per tornare al fuoco se ci si spaventa per un tratto di strada buio.
    Per i miei ragazzi non è facile vivere con noi una volta raggiunta la maggiore età perché tante sono le regole. Siamo una famiglia grande e grandi sono le necessità alle quali dobbiamo provvedere tutti insieme. parto poi dal concetto che se tu regali il pesce a qualcuno, quello mai potrà imparare a pescare, ma se gli insegni a pescare, un giorno sarà autonomo e indipendente. Può darsi che qualcosa non piaccia loro, ma quello che offriamo non sono cose materiali ma valori, affetto, insegnamenti come la tenacia, il non darsi per vinti davanti ad un ostacolo. Qualcuno arrivato a diciotto anni, così come ha fatto R., scappa per raggiungere quelle cose materiali che non ha mai avuto, per avere maggiore libertà, ma prima o poi si renderà conto che quelli non sono i valori della vita. Già ora chiama spesso, manda messaggi, cerca contatti con noi chiamandoci ancora "babbo e mamma", eppure ha tutto ciò che desiderava, vacanze sulla neve a Natale, vestiti alla moda, presto forse il motorino e chissà cos'altro, ma allora perché si volta indietro se tra le cose che lasciato non avesse qualcosa di importante?
    Con l'affidamento i ragazzi a diciotto anni hanno un'alternativa, quella di tornare alle loro famiglie senza valutarne i pro e i contro, guardando a loro come la porta per la fuga, senza pensare che ben altri saranno i problemi che dovranno affrontare.
    Non mi pento delle nostre scelte fatte in tanti anni di sbagli e di passi indietro e laddove ci criticano perché lasciamo scarsa libertà ai ragazzi rispondo che la la libertà devono conquistarla con la fiducia, con il buon comportamento con il fare bene il loro dovere, sia esso andare a scuola, sia esso lavorare. Troppi genitori lasciano i figli troppo liberi di fare ciò che vogliono e poi però vengono da noi a piangere per capire come riagganciarli, come aiutarli.

    Auguri di Buon Anno da tutti noi dell'Associazione "Amici della Zizzi". Veniteci a trovare in questi giorni fino al 6 gennaio, vi aspettiamo ad Orentano (PI)

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  3.  

    Addì 2 gennaio 2013

    E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
    Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».
    Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».
    Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
    Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
    Essi erano stati mandati da parte dei farisei.
    Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
    Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
    uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando

    Giovanni 1,19-28

  4.  

    Io sono voce di uno che grida nel deserto

    Chissà quante volte vi siete sentiti soli, in un deserto della vita, immersi fra tanti, ma non capiti. Eppure continuate a gridare le vostre ragioni, proseguite nel portare avanti i vostri principi, da soli combattete battaglie per il bene di altri. Dovremmo un po' tutti essere così, non spaventarsi davanti alla solitudine, dinanzi al deserto che si crea attorno a noi, un deserto nato dall'allontanarsi delle persone perché le cose che dici sono scomode, toccano cuore e anima, ti mettono dinanzi ai problemi della vita, ai tuoi problemi. Questa condizione la viviamo spesso con gli adolescenti, parliamo, parliamo ma loro si ribellano a qualunque cosa si possa dire, cerchi di aiutarli, di accoglierli, magari anche solo nel periodo estivo, vai a conoscerli perché i genitori ti chiamano, preoccupati del vita sregolata del figlio, magari anche con un invito a pranzo in modo che l'incontro con il ragazzo possa sembrare causale, ti apri a loro, li conquisti, ma basta che essi vedano una cosa sbagliata con il loro cuore di ragazzi, immaturo per leggi della natura, per mandare a monte tutto quanto avevano costruito in mesi, anni di faticoso cammino.
    Ma non dobbiamo smettere di gridare i nostri principi, non dobbiamo cessare di amarli perché sono solo ragazzi, futuri uomini e donne che avranno una visione più chiara quando cresceranno e saranno loro a dover affrontare la vita senza nessuno che li spalleggi. In certi casi qualcuno si avvicina, qualcuno viene a sentire cosa dici, ma ci sono altri, spesso i genitori naturali nel caso di affidamento, che fanno di tutto per allontanarli, per portarli via perché ciò che dici non rispecchia i loro principi o semplicemente per gelosia. Nascono così le bugie, le falsità ed il ragazzo impara ciò che non dovrebbe. Ma questa è la vita, ci saranno sempre persone che provano a dare e altre pronte a distruggere tutto ciò che hai cercato di costruire con amore e pazienza, ma non ci riusciranno perché troppo grande è l'amore per i ragazzi, troppo importante ciò che ritieni giusto, bisogna solo avere la forza di continuare nel solco del proprio cammino e lasciar perdere coloro che ti tirano i sassi, basta solo scansarsi, e parlare al cuore di chi abbia il desiderio di ascoltare.
    Fra i mie ragazzi, di oggi e di ieri, ci sono coloro che ascoltano e provano a mettere in pratica gli insegnamenti che ricevono, mentre altri, pur restando fisicamente, si rifugiano nella loro falsità, nel loro "parla, tanto so io come devo comportarmi" e non ascoltando rischiano di perdersi, di prendere brutte strade, di fuggire fisicamente verso chi faccia vedere loro un mondo illusorio, fatto di piena libertà, della non necessità di studiare o lavorare, di poter avere ogni cosa che si desidera. Illusioni create da persone che reputano una regola una costrizione da lager, un insegnamento morale come una catena ai piedi che impedisce il corretto svolgimento di una bella vita.
    Non dobbiamo smettere di gridare le nostre ragioni, nemmeno quando saremo abbandonati nel deserto, perché c'è sempre qualcuno che ti ascolta, qualcuno che viene a cercare da te una parola di conforto, ed è tuo dovere morale esserci, anche fosse di spendere la propria vita e tutte le proprie energie per un solo ragazzo, perché questo è il vero significato della parola "Amare", andare al di là di ogni atteggiamento, anche aggressivo, violento, polemico perdonandolo e abbracciandolo quando si sarà calmato, in altre parole esserci sempre, anche se fisicamente lontano, in modo che egli possa sentire il tuo amore e su questo farsi forza quando avrà il coraggio o la necessità di guardarsi dentro e fare ordine e pulizia nella sua anima.

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  5.  

    Addì 3 gennaio 2013

    Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
    Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
    Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».
    Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
    Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
    E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio»

    Giovanni 1,29-34

  6.  

    Io non lo conoscevo

    Ci domandiamo spesso cosa possiamo fare per aiutare il prossimo, oppure chi sia il nostro prossimo da sostenere.
    Fino a ai miei ventun anni pensavo che il mio prossimo fosse il bambino del terzo mondo denutrito e malaticcio. Un giorno il terremoto dell'Irpinia del 1980 mi fece pensare ad un fatto straordinario e che per un'emergenza il mio prossimo fossero le persone rimaste senza casa, ma per il resto credevo che si stesse bene tutti, almeno nell'occidente civilizzato, e che nessuno avesse bisogno del mio aiuto, così continuavo allegramente a fare la mia vita di studente, di figlio adolescente.
    Quando Don Luigi mi disse "c'è tanto da fare qui, non c'è bisogno che vai in Africa per aiutare qualcuno" ed Olimpia (la Madre Teresa di Livorno) mi replicò "vieni con me a dare ripetizione a dei bambini" mi sorpresi e li presi per pazzi, ma avevo bisogno di una guida che con la morte di mia mamma mi era venuta meno e mi affidai a loro. Da lì cominciò un cammino che ancor oggi è in essere.
    Io andavo in chiesa, facevo il chierichetto, leggevo le letture, ma i miei occhi erano farciti di salame e non conoscevo Dio. Forse non mi si era ancora rivelato, forse voleva che mi preparassi prima di conoscerlo, forse ero troppo distratto da mille piaceri della vita per vederlo nella Sua vera essenza, fatto sta che "io non lo conoscevo".
    Avete mai provato a studiare una cosa per giorni, settimane, mesi e poi non aver capito assolutamente nulla di ciò che avete studiato? A me si, quando facevo l'università studiavo talmente tanto e talmente di foga pur di levarmi un altro esame che spesso non lo passavo. Allora lo accantonavo e riprovavo senza foga e senza ripassare la materia l'appello seguente, a volte la settimana dopo, e lo passavo con facilità.
    Così è con Dio. Lo cerchi, lo studi, cerchi di capire l'imperscrutabile disegno divino per ritrovarti a non sapere nulla di Lui, se non la Sua biografia. Un giorno però ti accade qualcosa e trovi accanto a te una luce, un silenzio, una pace ed ecco che hai trovato Dio. Allora tutto ciò che ti circonda ti appare sotto un altro aspetto, la povertà non è più soltanto nel terzo mondo ma nel quartiere vicino al tuo, la miseria non è più soltanto il non avere cibo ma ben altro e da quel giorno non ti domanderai più cosa c'è da fare o chi dovrò aiutare, ma ti rimboccherai le maniche per fare il più possibile, per accorgerti che sei solo una goccia nell'oceano e cercherai aiuto negli altri, cercherai di far capire loro quanto ci sia da fare nel campo dell'affido, della droga, della terza età, dell'immigrazione, nelle carceri e farai di tutto per attirare l'attenzione di chi, distratto dai piaceri della vita, non ha ancora incontrato Dio in un bambino che soffre, in un drogato che si è chiuso in sé stesso, in un anziano o un malato che aspetta solo di morire, in un immigrato messo alla gogna da tanto razzismo, in un carcerato che ha sbagliato tutto nella vita ma che ha bisogno di qualcuno che creda in lui per redimersi ed iniziare una nuova vita.

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  7.  

    Addì 4 gennaio 2013

    Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
    e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».
    E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
    Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».
    Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
    Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
    Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»
    e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)»

    Giovanni 1,35-42

  8.  

    Ecco l'agnello di Dio!

    Il dovere di chi ha Fede è quello di indicare la strada verso Dio, indicare il modo per conoscerLo ed amarLo.
    Ci sono due modi per conoscere Dio. Uno è quello di leggere e studiare tutte le Sacre Scritture, analizzare parola per parola, trovare riferimenti e conferme, valutare le spiegazioni di altri, ed è il modo sbagliato per arrivare a Dio. E' un po' come se volessimo conoscere un individuo attraverso un medico che ci spieghi come è fatto il corpo umano, il nome delle ossa, i tessuti, le funzioni vitali e quant'altro, ma non arriveremmo mai a capire in questo modo una persona.
    Per arrivare a conoscere Dio occorre guardare le Sue opere, il Suo amore attraverso i Suo doni, cercare di capire le persone che sono tutti figli Suoi, imparare a perdonarli qualunque peccato abbiano fatto, così come noi vorremmo essere perdonati in ogni circostanza, avere la speranza di potersi rialzare una volta che si è caduti, una speranza che non deve mai venire meno perché sarebbe come morire oppure come condannare a morte qualcuno.
    Si è giovani quando si il coraggio e la forza di ricominciare da zero, così possiamo essere giovani ad ottantasei anni o vecchi a trenta, e così è per la Fede. Se sbagliamo, e sbagliamo tante volte al giorno, dobbiamo avere il coraggio di rimboccarci le maniche e riprendere la strada giusta. A volte ci sono dei momenti di riflessione, di silenzio, di accoglienza tacita delle parole degli altri, il dialogo è fatto anche da questi momenti.
    La mia mamma mi ha insegnato la strada da prendere, l'ha illuminata a giorno in modo che la potessi ben vedere, insegnandomi valori e principi da seguire, ma io sono ben lontano da quella strada, peccatore più di tutti gli altri, ma ho la speranza di poter far meglio il giorno dopo. Era vicina a chi soffriva con una parola gentile o un aiuto e lottava come una tigre contro le ingiustizie riuscendo ad instaurare un rapporto di stima reciproca anche verso chi non aveva i suoi stessi principi.
    Roberta oggi mi ha scritto come, dopo ventisette anni dalla sua morte, ancora oggi le persone la ricordino con grande affetto. E' stata per me come una stella che ha illuminato la mia vita con la luce che Dio le aveva donato, e quando è morta è stato come se fosse esplosa illuminando con la luce del suo amore la vita di tante persone.
    Buon Anniversario Mamma da un figlio che non assomiglia nemmeno lontanamente alla parte più piccola del tuo amore verso Dio e verso il prossimo.

  9.  

    Addì 5 gennaio 2013

    Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi».
    Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
    Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth».
    Natanaèle esclamò: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
    Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,43-51

  10.  

    Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?

    Essere prevenuti verso qualcuno, magari perché fa parte di una certa razza, ceto sociale, città o regione è capitato a tutti, per poi rendersi conto che ogni persona ha una sua integrità morale, proprie regole, carattere e personalità e maturando esperienze si impara a non creare nella nostra mente categorie di buoni e cattivi.
    C'è purtroppo chi tali distinzioni le fa ed anche se viene detto loro di andare a vedere, conoscere con i propri occhi una certa realtà, preferiscono trincerarsi nella sicurezza delle loro convinzioni senza addentrarsi nella conoscenza più dettagliata della persona, della situazione o del gruppo.
    E' più facile generalizzare e criticare, puntare il dito su una categoria di persone piuttosto che valutarne uno ad uno e discernere il buono dal cattivo.
    Hitler così fece, una lista con chi meritava di vivere e chi non lo meritava.
    Così facciamo anche noi, chiudiamo il cuore e la possibilità di conoscere gli altri per il solo fatto che facciano parte di una certa etnia, che siano di un certo ceto sociale, provengano dal tal stato o regione, siano o siano stati in una condizione particolare, abbiano fatto qualcosa che è imperdonabile e tanto altro ancora.
    Generalizzare è sbagliatissimo perché se in un gruppo di mille persone che noi rigettiamo ce ne fosse anche una sola che si comporta bene, o si sia veramente pentita ed abbia cambiato vita, la condanneremmo ingiustamente facendole del male per il solo fatto di aver sbagliato una volta oppure per essere nata in certo contesto.
    Questa è una degli ostacoli più grossi che deve affrontare l'affido. Le persone credono che i bambini in affido siano peggio degli altri solo perché sono nati in situazioni difficili, ma sono solo bambini che hanno visto cose brutte e le hanno imparate, ma alle quali dobbiamo insegnare con amore le giuste modalità. Sono solo bambini che qualcuno ha sporcato e noi non dobbiamo far altro che lavarli e pulirli da quella coltre di cattiveria che si è posata su di loro in anni di permanenza in famiglie problematiche.
    Sono sempre ad invitare tutti a venire a trovarci perché capisco che in molti fanno l'errore di generalizzare, ma venendo a vedere la nostra realtà, capire che l'affido è sostanzialmente amore verso un bimbo possano rendersi conto di quanto l'affidamento sia una strada percorribile da parte di tutti. Quante volte mi sono sentito dire "ah, ma come sono bravi tuoi bimbi, non credevo". Sto zitto perché capisco che è opinione comune credere che bimbo in affido significhi delinquenza, ma se da una parte ci resto male, dall'altra sono felice perché quel giorno quella persona ha abbattuto una sua idea negativa e spero sempre sia il cammino verso l'aiuto di un bambino.

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    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime5 Jan 2013
     

    Caro Riccardo a me non sembra che tu non abbia reso merito a tua madre, sicuramente sarai un peccatore, come lo siamo tutti, chi e' senza peccato scagli la prima pietra, ma sicuramente i tuoi commenti dimostrano una grande sensibilità ed un amore verso il prossimo e Dio, così come la tua scelta di vita testimonia. Dalle tue parole si capisce che tua madre era una persona speciale e questo da un lato e' triste perché deve aver lasciato un vuoto incolmabile, dall' altra parte pero' ti ha trasmesso tanti valori e bei ricordi che ora tu puoi trasmettere ai tuoi ragazzi. Ti auguro di non perdere mai quella luce che illumina il tuo cammino.

  11.  

    Non potrò mai perderla, cara Orchidea, fin tanto che ci saranno tante stelle attorno a me ad illuminare ogni mio passo, prima fra tutte Roberta che da anni riesce a sopportarmi, e ti assicuro che non è facile perché spesso non mi sopporto nemmeno io :face-angel:

  12.  

    Addì 6 gennaio 2013

    Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:
    «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».
    All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
    Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
    Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
    E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
    e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
    Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
    Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
    Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
    Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese

    Matteo 2,1-12

  13.  

    Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva

    Nella ricerca della Verità, del Bene, dell'Amore, di Dio cerchiamo con gli occhi, analizziamo con il cervello, valutiamo secondo schemi e parametri, diamo un'ordine di priorità alle cose e giudichiamo da una singola parola, da una singola azione il nostro prossimo, la chiesa e persino Dio.
    Quante volte ho sentito "Dio non mi ha dato questo ed allora è cattivo", oppure "il tal sacerdote ha fatto questo quindi la chiesa è solo ipocrisia", o anche "quel mio amico mi ha tradito una volta allora vada all'inferno", o "quel ragazzo ha sbagliato non merita il perdono e marcisca in galera".
    Se usiamo l'intelletto per valutare, se pensiamo di poter giudicare perché più bravi allora le cose sopra riportate hanno un senso, ma se usiamo il nostro cuore, se come i magi seguiamo la stella che è amore vedremo le cose sotto un'altra luce. Stando con il naso all'insù per seguire la stella che ci conduce verso l'Amore sarà come camminare senza guardare le tristezze della vita.
    Ognuno di noi segue una stella, la mia è il cuore della mia mamma. Avete presente le stelle in cielo? Gli astronomi ci insegnano che alcune di loro potrebbero già essere morte da milioni di anni, ma la loro luce ancora viaggia verso di noi e lo farà ancora per tantissimo tempo. Vedo così la mia mamma, come una stella che è morta, ma la cui luce ancora illumina il mio cammino. Non è lei che seguo, ma il suo cuore, il suo amore. Come donna ha fatto cose giuste e sbagliate e sarà il Signore a giudicarla, ma quello che ha lasciato, al di là delle sue azioni, sono i suoi insegnamenti, il suo voler bene, i principi ed i valori che aveva, e quelli io seguo.
    Così dovrebbe essere per tutti, dovremmo seguire Gesù, il Bambino, la Stella, il Figlio di Dio. Se troviamo un cristiano, un sacerdote, un religioso che si comporta male, che si macchia di qualche orrendo peccato, che non ci è vicino quando abbiamo bisogno di lui, consideriamolo un uomo, capace di sbagliare, di peccare, proprio come noi. Non è lui Dio, non è lui la stella da seguire, andiamo oltre, leggiamo il Vangelo, seguiamo la scia di Amore che Gesù ha lasciato nei secoli perché solo quella è la stella che dobbiamo seguire.
    Buona Epifania, con l'augurio che possiate sempre avere lo sguardo sulla stella che porta a Gesù e sappiate trovare in Lui la forza di amare al di là di tutte le piccolezze umane, al di là dei peccati del nostro prossimo imparando il perdono, la solidarietà, l'accoglienza verso chi soffre e chi è solo.

    Vi aspettiamo a Livorno oppure ad Orentano (PI), sarà bello condividere un momento di quotidianità, fare qualche passo insieme sui sentieri della vita

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel momento di riflessione per voi e per i vostri amici
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  14.  

    Addì 7 gennaio 2013

    Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
    e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
    perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
    Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
    il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
    Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
    Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
    La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.
    E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

    Matteo 4,12-17.23-25

  15.  

    Condussero a lui tutti i malati

    Non bisogna essere medici per curare le ferite del cuore, non è necessario essere avvocati per chiedere a Dio di perdonare un nostro fratello, non bisogna essere ingegneri per costruire ponti verso la pace e la solidarietà, non bisogna essere psicologi per ascoltare chi abbia bisogno di sfogarsi, non è necessario essere educatori per accogliere un bambino in affidamento.
    Siamo tutti laureati all'università dell'amore, solo che spesso ci dimentichiamo del nostro titolo e lasciamo che le persone che potremmo aiutare restino da sole, senza una nostra parola, un gesto, un interessamento. Ogni giorno ci sono dei malati che vengono da noi, persone che necessitano il nostro aiuto ed il nostro amore e noi siamo tenuti ad accoglierli, ad aprire la porta alle loro richieste. Purtroppo ci sono dei momenti in cui sono talmente tante le persone che bussano alla porta che ci accorgiamo che da soli non potremmo mai farcela e chiediamo aiuto ad altri. Così, per caso, è nata l'Associazione Amici della Zizzi. Sempre più le famiglie che chiedevano aiuto, sempre più i bambini da seguire e dal chiamare un amico, poi un altro ed un altro ancora al fondare l'associazione il passo fu breve. Ognuno può farlo, ognuno può mettersi in cammino supportando chi già sta facendo qualcosa, oppure iniziando da solo per arrivare dove il Signore vorrà. Non potremo cambiare il mondo, ma avremo modo di donare almeno un sorriso a coloro che hanno bisogno di un po' di conforto.

    Vi aspettiamo a Livorno oppure ad Orentano (PI), sarà bello condividere un momento di quotidianità, fare qualche passo insieme sui sentieri della vita

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel momento di riflessione per voi e per i vostri amici
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  16.  

    Addì 8 gennaio 2013

    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
    Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;
    congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare».
    Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?».
    Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci».
    Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.
    E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.
    Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.
    Tutti mangiarono e si sfamarono,
    e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.
    Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini

    Marco 6,34-44

  17.  

    Voi stessi date loro da mangiare

    Tantissime volte guardiamo una montagna dal basso verso l'alto e rinunciamo a scalarla perché troppo ripida. Eppure ci sono centinaia di persone che raggiungono le vette più impervie.
    Ci spaventiamo troppo spesso dinanzi a muri che riteniamo insormontabili e invalicabili e rinunciamo così a fare del bene al prossimo e spesso non lottiamo nemmeno per noi gettando la spugna ancor prima di iniziare.
    Se c'è una cosa che ho preso da mia madre e costantemente ripeto ai miei ragazzi è quello che non esiste nulla di così difficile da non poter essere affrontato e domato. Anche eventi catastrofici che siamo costretti a subire come fossero montagne che franano sulle nostre case possono essere affrontati e girati a nostro favore o a favore di altri. Basta non spaventarsi, rimboccarsi le maniche, trovare alleati, fare delle rinunce, sopportare la fatica ed il peso di piccole sconfitte e tutto si risolve. Ho visto molti ragazzi che hanno avuto problemi nelle loro famiglie ed hanno sostanzialmente due tipi di reazioni. C'è chi si piange addosso e vede nella sua situazione, ormai alle spalle, il motivo per cercare sempre consolazione usandola come scusa per ogni loro comportamento anche aggressivo o truffaldino. Altri invece reagiscono, capiscono che per poter emergere dalla valanga che li voleva sepolti vivi devono usare le unghie e i denti, che sebbene qualcuno è disposto ad aiutarli non farà mai il lavoro per loro, non sarebbe nemmeno giusto, e si aggrappano ad ogni filo di speranza, trovano forza nelle loro debolezze, riescono anche a dieci anni a parlare con franchezza ad un giudice davanti ai propri aguzzini. Anche nel mondo degli adulti c'è chi si lascia investire dalla vita, e chi invece l'affronta e doma il cavallo brado.
    Il Signore dice ai discepoli "Voi stessi date loro da mangiare". Ora immaginatevi pochi pescatori che avevano solo qualche pane e qualche pesce che si trovano a dover sfamare una moltitudine di migliaia di persone, eppure non dubitano, mettono mano nella cesta, prendono il primo pezzo di pane e lo danno alla persona seduta vicino a loro, poi il secondo viene sfamato, così anche il terzo e quello accanto fin tanto che tutti ricevono la loro razione di cibo.
    Dio ci insegna questo, a non arrendersi mai dinanzi alle difficoltà, qualunque esse siano, anche sembrano insormontabili o addirittura impossibili perché le cose giuste accadranno indipendentemente dagli ostacoli che troveremo, se veramente vorremo raggiungere il nostro scopo.
    Amo dire sempre ai miei ragazzi che "la differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci" convinto che il Signore ci supporterà nelle nostre battaglie che stimerà buone e meritorie.
    Madre Teresa stessa diceva, quando le domandavano che fine avrebbe fatto la sua comunità dopo la sua morte, "se è opera di Dio andrà avanti". Il come ed il quando realizzeremo ciò che ci sta a cuore non ci è dato di saperlo, basta solo aver fiducia ed incamminarsi verso la montagna, prima o poi troveremo il modo per scalarla.
    Casa Zizzi è un nostro grande progetto, in molti ci danno del "visionario", un costo di cinque milioni di euro, eppure non ci spaventiamo e andiamo avanti, certi che costruiremo la struttura che darà riparo a tanti ragazzi togliendoli dalla strada. E' dal 2000 che combattiamo contro la burocrazia, che cerchiamo denaro e qualcosa abbiamo ottenuto, ma sono certo che potremo costruirla anche in un sol giorno se e quando il Signore lo vorrà, a noi spetta andare avanti senza mai arrendersi.
    L'affidamento lo vedete come una cosa difficile? Ci sono guide esperte che potranno condurvi sulla vetta di questa montagna, se lo vorrete, ma se rinuncerete sarà come impedire ad un ragazzo non solo a trovare una strada d'amore per la sua vita, ma gli impedirete anche di imparare ad avere fiducia in sé stesso e vedere la capacità di poter uscire da un vicolo cieco da solo abbattendo ogni ostacolo possa trovare.

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  18.  

    Addì 9 gennaio 2013

    Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.
    Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.
    Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.
    Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, gia verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
    Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare,
    perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!».
    Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,
    perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito

    Marco 6,45-52

  19.  

    Andò verso di loro

    Come è bello quando non chiediamo a chi amiamo qualcosa che comunque ci preme, magari per non disturbare, o per pudore e l'altra persona fa quella cosa per noi sorprendendoci, come avesse letto il nostro cuore, capito i nostri sentimenti, ascoltato le nostre richieste intimamente silenziose.
    Affidarsi a qualcuno che si ama è proprio questo, non chiedere che ci doni, ma sperare che ci stupisca con il suo amore.
    Il Signore non ci delude mai, ci da quello che noi non chiediamo e che a volte non sappiamo nemmeno di desiderare. Ci stupisce costantemente e se abbiamo fiducia in Lui potremo vedere che tutto ciò che ci arriva sono doni fatti su misura per noi.
    Affinché Dio venga però verso di noi è necessario che anche noi ci si metta in cammino verso di Lui.
    In qualunque rapporto di amore non può esistere una persona che va incontro all'altra e non accada il viceversa, perché laddove questo succede il rapporto si deteriora. Non è importante che sia un "io ti do, tu mi dai" ed i conti vadano in pareggio, l'amore non è una contabilità di atti d'amore, è però fondamentale che ogni parte ci metta del suo.
    I discepoli andavano verso Gesù remando con grande fatica contro vento, e questo sforzo è stato premiato con Gesù che li va ad aiutare, a sostenere.
    Con i figli non è fondamentale che se un genitore gli da un'ora del suo tempo loro contraccambino, non è certo così che funziona, ma se un papà o una mamma dedicano loro la vita, se ogni istante della loro esistenza lo utilizzano per migliorare l'educazione dei figli, la cultura, il futuro, sarebbe giusto che i figli, da parte loro, siano almeno rispettosi e dedichino un po' del loro tempo ai genitori, che non parlino male di loro alle spalle, che non dicano bugie o nascondano le cose per le quali potrebbero essere brontolati.
    Se i figli si comportano male, l'amore dei genitori non viene mai meno, ma i rapporti cominciano a diventare difficili, si perde il dialogo e ci si allontana. Così ci accade con Dio. Se cominciamo a comportarci male nei Suoi confronti ci allontaniamo da Lui perché sappiamo di averLo tradito ed il peso delle nostre colpe ci porta a non dialogare, a non chiedere scusa, a chiudersi nel proprio silenzio, a pensare che tutto sia irrimediabilmente perduto, ma non è così. Quale genitore non vorrebbe che il figlio ammettesse i propri errori e ripartisse da lì il rapporto che si era interrotto. Così è anche per Dio. Nessuno farà mai niente di tanto grave agli occhi di Dio da meritarsi l'abbandono da parte Sua, ma a volte noi pensiamo di essere stati talmente cattivi da condannarci ancor prima del giudizio degli altri.

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  20.  

    Addì 10 gennaio 2013

    Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
    Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
    Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
    e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?»

    Luca 4,14-22a

  21.  

    Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui

    Quando una persona parla con autorità, con amore, con cognizione di causa tutti lo ascoltano. E' bello stare a sentire chi ti spiega, ti riempie il cuore di gioia, ti insegna a comportarti bene nelle diverse situazioni della vita.
    Ascoltare Gesù ed il Vangelo riempie la vita e i cuori di principi e valori. E' un po' come se mettessimo nel nostro zaino tutto il necessario per affrontare il percorso della vita con i suoi deserti, le tempeste che possono investirti da un momento all'altro, i momenti di svago e gli impegni da prendersi nei confronti dei bambini che troveremo lungo il cammino.
    Da sempre mi ritrovo a parlare ai ragazzi, a dare loro consigli sul come affrontare determinate situazioni, a come comportarsi dinanzi a gioie e dolori, sul modo di supportare le persone meno fortunate, ed i ragazzi mi ascoltano, si cibano delle mie parole nello stesso modo avido di come mi alimentavo con il supporto che mi dava la mia mamma. Specie nell'adolescenza facciamo i vaghi, facciamo finta che le parole ci scorrano addosso come acqua fresca, ma non è così. Incameriamo senza accorgercene perché cuore ed anima sono come spugne che necessitano di ricevere messaggi positivi per poter vivere. Oggigiorno purtroppo i tanti insegnamenti nocivi distorcono il messaggio buono, ma non per questo noi genitori possiamo permetterci di arrenderci perché questo vorrebbe dire uccidere le nostre stesse creature. Il parto di un figlio non è questione di pochi minuti o poche ore, dura una vita intera, o quantomeno fino a quando non avrà preso una buona strada nella vita.
    Genitori non rinunciate al dialogo con i vostri figli, non pensate che siano troppo piccoli per capire, troppo grandi per ascoltarvi, troppo impegnati per confrontarsi, troppo scemi per apprendere, troppo intelligenti per ascoltare una favola. I figli hanno bisogno di voi anche quando vi rifiutano, parlano male di voi, si allontanano, si sentono grandi e autonomi. Non rinunciate a dialogare con loro, mai.

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  22.  

    Addì 11 gennaio 2013

    Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi sanarmi».
    Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii risanato!». E subito la lebbra scomparve da lui.
    Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: «Và, mostrati al sacerdote e fà l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi».
    La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.
    Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare

    Luca 5,12-16

  23.  

    Signore, se vuoi, puoi sanarmi

    Credere davanti all'impossibile, Credere nonostante le avversità, Credere che tutto possa accadere se il Signore vuole.
    Credere è una parola magica che ti fa affrontare la vita in maniera completamente diversa, ti fa entrare in una strada a cercare parcheggio alle quattro di notte quando tutti i posti sono solitamente esauriti alle sette di sera, ti fa accogliere un bambino che nessuno ha voluto perché troppo difficile e riuscire ad entrare nel suo cuore per dargli la possibilità di crescere, ti fa bussare a tutte le porte sena mai scoraggiarsi, ti fa andare avanti anche quando tutti ti deridono, ti fa studiare nonostante i brutti voti, ti fa cercare lavoro quando attorno a te la crisi miete sempre più vittime. Credere è un portentoso unguento che ti permette di insinuarti nelle pieghe della vita, scivolare tra le spire mortali di un serpente che vorrebbe stritolarti. Credere è vivere con la speranza che tutto si possa risolvere e che ciò che è ineluttabile ed apparentemente negativo sia comunque un bene per qualcuno e volontà di Dio, imparando così ad accettare ma non a subire.
    Credere è gioia, è abbandono tra le braccia di un Padre che non potrà mai deluderti, è tranquillità.

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  24.  

    Addì 12 gennaio 2013

    Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava.
    Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare.
    Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.
    Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione.
    Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui».
    Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo.
    Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui.
    Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta.
    Egli deve crescere e io invece diminuire

    Giovanni 3,22-30

  25.  

    Egli deve crescere e io invece diminuire

    Capita spesso di essere considerati, a volte acclamati, per qualcosa che abbiamo fatto, e quei complimenti ci fanno piacere, sono come carezze che leniscono la nostra fatica, pacche sulle spalle che ci incoraggiano a proseguire su quella strada, ma sono anche trappole mortali dalle quali è difficile uscirne. Chi fa del bene, chi aiuta il prossimo riceve un dono nel momento stesso in cui nasce in lui il desiderio di mettersi a disposizione. Un dono perché l'amore che si riceve è infinitamente più grande di quello che noi riusciremo mai a dare, non fosse altro perché ci deriva da un numero crescente di persone. Dobbiamo essere grati a coloro che ci hanno permesso di amare gli altri mettendoci al loro servizio, grati a Dio che ci ha dato questa magnifica opportunità di poter fare qualcosa e in cambio ricevere in maniera smisurata. Non abbiamo bisogno di essere osannati o ringraziati, ma la più grande soddisfazione è vedere che la nostra vita serve ad altri, sia a chi aiutiamo, sia a chi a prende esempio da noi per dare una mano ad altri, sia a chi comprende che c'è Dio sopra noi ed è Lui a donarci questa grande gioia della quale ci alimentiamo. Certo che umanamente le pacche sulle spalle ed i complimenti fanno piacere e sono incentivi per andare avanti perché ci fanno capire che siamo sulla giusta strada ed altri sono con te, ma la cosa che aneliamo maggiormente nell'aiutare il prossimo, è trovare qualcuno che si affianchi a noi nella lotta impari contro il male, la miseria, la sofferenza, le ingiustizie.
    Servire gli altri non per glorificare sé stessi, ma per glorificare Dio.

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  26.  

    Addì 13 gennaio 2013

    Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
    Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
    Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì
    e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto»

    Luca 3,15-16.21-22

  27.  

    Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto

    Quando nasciamo la gioia dei nostri genitori è al settimo cielo, si sentono felici per aver dato alla luce un bambino, un figlio nel quale compiacersi, ritrovare sé stessi, riporre le proprie speranze. Anche Dio si compiace di questa nuova creatura che è Suo figlio ancor prima che nostro. Ha grandi speranze su di lui, ma anche su di noi ai quali ha affidato Suo figlio, proprio come duemila anni fa affidò all'umanità il Suo Gesù. Ogni genitore è un genitore affidatario, non c'è distinzione se il bambino al quale diamo amore, principi, educazione, cultura, un futuro abbia il nostro stesso cognome, la pelle dello stesso colore, una fede diversa, sia nato dalla nostra pancia o da quella di un'altra donna, provenga da un paese straniero o dall'ospedale della nostra città, è e sempre sarà un figlio in affidamento. Che grande fiducia che ha Dio nei nostri confronti per affidarci tutti i suoi figli, così come un tempo ci affidò Gesù e nonostante il male che siamo riusciti a fare a Lui e a tanti altri nostri fratelli. Dio ci insegna l'accoglienza e ci mette in guardia che i figli che abbiamo non sono nostri, ma Suoi e Lui li lascia liberi di fare le proprie scelte, di seguire il proprio cuore o l'istinto, di amare oppure odiare, ma ha bisogno di noi per accudirli, allevarli fin tanto che non saranno in grado di volare da soli e nel frattempo imparare la differenza tra il bene ed il male. Tanti però sono i bambini che il Signore ha affidato ad altrettanti papà e mamme, ma molti hanno rifiutato l'incarico, ha detto di no a Dio che ha fatto loro questo grande dono. Avranno avuto le loro motivazioni, giuste o sbagliate, e non sta a noi giudicarli, ci penserà Dio, ma non possiamo lasciare che questi bimbi, rifiutati da chi il Signore aveva scelto per loro, giacciano per terra nel fango, nell'abuso, nella miseria, abbiamo il dovere di chinarci verso di loro, verso questi fratelli dei nostri figli, ed essere anche per loro genitori affidatari, al pari di quelli che Dio ci ha donato direttamente attraverso la nostra pancia.
    Il Signore ci chiede di battezzare questi figli abbandonati con il nostro amore, di accoglierli nel nostro cuore, di donare loro le stesse possibilità che elargiamo ai bambini che abbiamo visto uscire dal nostro ventre. Consideriamo il mondo come una grande famiglia, come potreste preferire un figlio ad un altro, al punto da lasciarne morire uno di fame e donando all'altro tutti i vostri beni? Non fatelo con i vostri figli che ancora non conoscete, ma che sono per la strada, abbandonati da altri, ma che il Signore vuole affidare a voi

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  28.  

    Addì 14 gennaio 2012

    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
    Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
    Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».
    E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.
    Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono

    Marco 1,14-20

  29.  

    Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini

    Quante volte ci lamentiamo del mondo che va a rotoli, vediamo principi e valori calpestati, assistiamo alla maleducazione incombente, all'egoismo, al opportunismo che dilaga ed avanza. Ma ci siamo mai chiesti cosa possiamo fare noi per cambiare questa situazione, per invertire una tendenza che ci porterà a naufragare in preda alle onde? Cosa può fare un ragazzo adolescente, cosa una casalinga, un operaio, un commercialista, un politico, un esattore delle tasse, un poliziotto, ognuno di noi?
    Ogni giorno abbiamo a che fare con delle persone, con il negoziante, l'autista dell'autobus, l'impiegato comunale, il vigile urbano, il figlio e spesso restiamo turbati dal loro comportamento, ogni tanto ci arrabbiamo e il più delle volte lasciamo perdere e dentro di noi lo mandiamo a quel paese, in silenzio per non avere grane. Ma non è così che il mondo cambierà. Se ci arrabbiamo susciteremo maggiore ira da parte dell'altro, se stiamo zitti è come accettare quel comportamento. Dobbiamo dialogare, diventare pescatori di uomini, far capire all'altro con amore e pacatezza che sta sbagliando. Se un ragazzo non cede il posto in chiesa o sull'autobus all'anziano che è lì vicino a lui dobbiamo insegnargli che sarebbe corretto alzarsi, magari nessuno lo ha mai fatto presente, forse nessuno con amore. Se un commerciante ti risponde in maniera scontrosa bisogna dirgli che poteva essere più gentile e donare magari un sorriso, forse non si è accorto di essere stato brusco. Se un figlio non dialoga e si chiude nel suo silenzio, con amore gli si deve far capire che non è stando zitti che si costruisce un rapporto. Non tutti possiamo cambiare il mondo con un soffio, forse nessuno può farlo, ma ognuno di noi può utilizzare le gocce che ha a disposizione per battere continuamente sulla roccia e riuscire a scavarla. Essere pescatori di uomini significa oggi catturare l'attenzione delle persone per donare loro i valori che nessuno gli ha mai insegnato, per poi lasciarli andare di nuovo in mare aperto.
    Non abbiamo tutti gli stessi strumenti di pesca, ma tutti possiamo pescare, insegnare, donare principi, dare l'esempio.
    Non lamentatevi se il mondo va a rotoli, se le persone si comportano male, in fondo è anche colpa vostra se non fate nulla per cambiare tale situazione.
    Con l'affido, accogliendo un bambino nella propria casa, si evita che un domani sia un delinquente, un drogato, un genitore abusante. L'affido è una bella rete che serve a togliere da un mare in tempesta un bambino, salvarlo da affogamento certo, per rimetterlo in mare quando questo si sarà placato ed il ragazzo sarà in grado di nuotare con le proprie forze.

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  30.  

    Addì 15 gennaio 2013

    Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.
    Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
    Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
    «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
    E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo».
    E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
    Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
    La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea

    Marco 1,21b-28

  31.  

    Tutti furono presi da timore

    Il mio nonno davanti al mare che amava con quella grandissima passione che mi ha trasmesso, mi diceva sempre devi temere il mare ma non devi averne paura.
    Quando la mia mamma morì e non trovavo sollievo in niente, l'unico luogo che mi dava un po' di sollievo e tranquillità era il mare. Quando mi immergevo in apnea il mondo esterno non esisteva più ed ero catapultato con la mente e l'anima in una realtà fatta di silenzio, tranquillità, immensità. In fondo al mare era come se arrivassi ad un centimetro da Dio, mi sentivo così vicino a Lui in quel frangente tanto da essere il luogo ideale per pregare, riflettere, sfogarmi.
    Ognuno di noi vede il Signore in forme e situazioni diverse e nessuno sbaglia, io lo trovo ovunque e prima di tutto dentro di me, ma guardando il mare mi sembra di cogliere l'essenza di Dio proprio per l'insegnamento del mio nonno: non si deve aver paura di Dio, ma si deve temere ed imparare a dialogare con Lui. Il mare a volte è minaccioso e diventa pericoloso se lo si sfida, se decidiamo di addentrarci tra i suoi flutti quando c'è tempesta, ma se sappiamo cogliere il suo invito, se sappiamo interpretare le nubi, i venti, le creste delle onde in lontananza, impareremo anche come comportarci, quando entrare in acqua, come prendere le onde e la nostra nave non vacillerà nella navigazione della vita verso il porto sicuro che ci è stato promesso.
    Ci facciamo prendere da timore davanti alle cose che non conosciamo e se non impariamo a dialogare con Dio tutto ci farà paura. Pensate alla morte, chi ha Fede ha la certezza che morire significhi rinascere in Cristo, chi non ha Fede avrà sempre paura di morire perché dopo la vita immaginerà soltanto il nulla. Nelle difficoltà l'uomo che non ha Fede potrà contare solo su sé stesso (anche se poi Dio lo aiuterà ugualmente), mentre chi crede rivolgerà gli occhi al cielo con la consapevolezza di essere ascoltato, accarezzato, consolato, aiutato dal Signore.
    La vita non è facile e dal cielo ci viene tesa una mano per aiutarci nel difficile cammino, non afferrarla è paragonabile ad un naufrago che in mezzo alle onde in pieno oceano rifiuta l'aiuto dei soccorritori che si calano da un elicottero per imbracarlo.

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  32.  

    Addì 16 gennaio 2013

    E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
    La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
    Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
    Tutta la città era riunita davanti alla porta.
    Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
    Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
    Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce
    e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
    Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
    E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni

    Marco 1,29-39

  33.  

    Tutti ti cercano!

    E' bello essere considerati, cercati dalle persone, richiesti a feste e manifestazioni, ma bisogna stare attenti a non cadere nella tentazione di cercare l'adulazione, di insuperbirsi per i doni che abbiamo ricevuto o se abbiamo ottenuto una certa popolarità.
    Gesù è mitico in questo, si allontana quando la folla lo osanna, vuole farlo re, accorre da lui con i malati scambiandolo per un guaritore, ma si presta a parlare alle folle quando queste vogliono ascoltare il Suo pensiero.
    Bellissimo il passo della Bibbia nel quale Elia incontra Dio "Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna"
    In più occasioni il Signore ci ricorda che nel silenzio della nostra anima possiamo trovare la risposta ai nostri interrogativi, è con la preghiera e la riflessione che possiamo capire quale sia la strada che dobbiamo percorrere.
    Oggigiorno cerchiamo di attorniarci di rumore, confusione, urla e grida, riempiamo gli stadi, sentiamo la musica a tutto volume, viviamo nelle discoteche, ci divertiamo davanti a trasmissioni dove le persone litigano, quasi a non voler sentire il refolo di vento che spira nel nostro cuore, come a voler allontanare da noi la possibilità di guardarci dentro e scoprire come siamo fatti, intravedere il cammino che ci è stato preparato, a volte lungo e stancante, perché è più facile non vedere, rifiutare a priori piuttosto che impegnarsi seriamente e con amore per il prossimo.

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  34.  

    Addì 17 gennaio 2013

    Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
    Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
    Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
    E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
    «Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
    Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte

    Marco 1,40-45

  35.  

    Se vuoi, puoi guarirmi!

    Un alcolizzato, un drogato, un giocatore incallito difficilmente si accorgono di avere un problema. Quante volte sentiamo dire da queste persone "posso smettere quando voglio". Il problema a volte non è smettere, ma piuttosto non riuscire a non ricominciare quando la voglia ti assale. Riconoscere di avere un problema, di essere nel torto è già un passo importante per risolverlo. Sbagliamo nelle nostre debolezze e ricadiamo sempre nello stesso errore perché abbiamo appunto un nervo scoperto, un tallone di Achille e da questo si capisce che difficilmente potremo uscire da soli da una certa situazione. Abbiamo bisogno di altri, di una mamma, di un papà, di una comunità, di un sacerdote, di uno psicologo, ma se non ci rivestiamo di umiltà e non riconosciamo i nostri errori e problemi chiedendo aiuto a qualcuno, non ne usciremo e, se ciò dovesse comunque accadere, saremmo facile preda della tentazione di ricascarci di nuovo.
    In Dio troviamo una mano sempre tesa verso di noi. Non ci obbliga, ma quando ci avviciniamo a Lui, quando lo cerchiamo, non ci rifiuta il Suo aiuto, non ci nega una spalla su cui piangere.
    Dobbiamo riconoscere di aver bisogno del Signore perché la nostra vita è lastricata di ostacoli e la Parola di Dio può donarti gli strumenti di cui necessiti per camminare in sicurezza, che non vuol dire non inciampare, non sbagliare, non cadere nel peccato, ma ti da la sicurezza che ci sia sempre Qualcuno pronto a sorreggerti o a rialzarti quando cadi.
    E' un po' come aver preso sempre bei voti a scuola, essere sempre stato rispettoso dei professori ed aver chiesto loro consigli e spiegazioni interessate, e se arriva un giorno in cui, sbagliando, non studi, sai che puoi contare sui professori che ti sosterranno. Ma se sei un ribelle, se rifiuti il dialogo con gli insegnanti, se non studi mai e prendi sempre brutti voti non potrai certo pretendere di essere sostenuto dai professori in sede di scrutinio per la promozione o la bocciatura.
    Dobbiamo compiacere il Signore pensando continuamente agli altri, vivendo la nostra vita a favore di chi ha più problemi di noi, in modo che i nostri peccati possano essere perdonati da Gesù.

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  36.  

    Addì 18 gennaio 2013

    Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa
    e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
    Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.
    Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.
    Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
    Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:
    «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
    Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori?
    Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,
    ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua».
    Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

    Marco 2,1-12

  37.  

    Scoperchiarono il tetto e calarono il lettuccio

    Ogni tanto sui giornali, alla tv ed anche nel Vangelo leggiamo di atti di eroismo. Persone che compiono qualcosa di speciale per altri mettendo a rischio la propria incolumità, la loro posizione, il loro futuro. Quanti sono però gli atti di eroismo che ogni giorno vengono compiuti, ma si da notizia solo a quelli che hanno carattere di straordinarietà, che stupiscono, che fanno vendere i giornali, che fanno audience. L'eroismo di un istante è encomiabile, ma spesso risponde ad un impulso, ad una propria necessità o ad un egoismo, pensiamo ad un pilota che si trova su un aereo con il motore in avaria e riesce a salvare i passeggeri, è certamente un eroe, ma se andiamo a ben guardare ha avuto pochi istanti per decidere cosa fare ed anche la sua vita era in pericolo; se la mia casa brucia e dentro c'è mio figlio, mi butto tra le fiamme senza pensarci un attimo e sono già eroe, ma se nella casa ci fosse stato un barbone sarei andato lo stesso a salvarlo? Non voglio sminuire coloro che con grande coraggio mettono a repentaglio la propria vita, ma l'eroismo non è una cosa eccezionale, è una situazione che molte persone vivono ogni giorno della loro vita. Avevamo un ragazzo che a cinque anni era abusato dalla mamma e dai suoi conviventi insieme al fratellino di sette il quale, quando poteva, si faceva violentare al posto del più piccolo per salvarlo, ma anche se sui giornali non è mai andato lui è un eroe. Chi lotta ogni giorno contro la propria malattia senza farla pesare agli altri e con il sorriso sulle labbra cerca di aiutare tutti quelli che in qualche modo si interfacciano con lei è un eroe silenzioso; e così tutti coloro che ogni giorno mettono in pericolo la propria vita per difendere le persone, per prevenire i crimini uscendo di casa ogni mattina con il pensiero che quel giorno un bandito potrà ferirli o ucciderli; non meno eroe è un genitore che dedica la sua vita ai figli rinunciando a buona parte della sua vita personale compiendo mille rinunce e rimandando continuamente i piccoli piaceri della vita; e così sono eroi tutti coloro che in qualche modo, silenziosamente, quotidianamente, si prodigano, in un modo o nell'altro, per chi ha bisogno del loro conforto, delle loro braccia, di un sorriso. Il vero eroismo non è dato da un singolo atto, ma dalla costanza e dalla fatica di ogni giorno.
    Il Signore ammira gli atti di eroismo, specie quelli piccoli fatti con semplicità e accoglie le preghiere di queste persone con immediatezza, così come è avvenuto per coloro che hanno introdotto dal tetto il paralitico nella casa dove stava Gesù.

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  38.  

    Addì 19 gennaio 2013

    Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.
    Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.
    Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.
    Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?».
    Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Marco 2,13-17

  39.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Un giorno ci alziamo la mattina e vediamo i nostri giorni passati con gioie e dolori, fatiche e momenti di svago e nel contempo ammiriamo il nostro presente dichiarandoci soddisfatti per aver costruito qualcosa di importante nella nostra vita: un marito o una moglie, uno o più figli, una casa, un posto di lavoro, una tranquillità economica, una o più vacanze ogni anno, un buon rapporto con amici e parenti. Alti e bassi ne abbiamo tutti, ma la valutazione della nostra vita è comunque soddisfacente, ci sentiamo realizzati.
    Da quando nasciamo è un continuo allenamento e spesso dobbiamo affrontare degli esami o prove per andare al livello successivo, così da bambini passiamo all'adolescenza e da questa alla maturità conquistata giorno dopo giorno. Ci alleniamo ad affrontare la vita, cerchiamo e creiamo strumenti per plasmarla a nostro favore, stringiamo alleanze con le persone che incontriamo sulla nostra strada ed è un continuo fortificarci fino al giorno in cui ci sentiamo pronti per volare fuori dal nido e prendere in mano la nostra esistenza per costruire un percorso che sia il più lineare e tranquillo possibile. Il giorno in cui ci sentiremo realizzati sarà come essersi laureati alla facoltà della vita. Ovviamente si può ancora progredire prendendo master su master, ma già con la laurea si può essere soddisfatti per aver raggiunto un buon livello.
    Ma ancora manca qualcosa. E' mai possibile che ci si alleni per così tanti anni, si diventi esperti delle cose del mondo, si impari a gestire mille situazioni, a sopportare insulti tutto per il nostro bene, tutto per arrivare ad avere una posizione di tranquillità? Non credo che Dio (la natura se non credete) ci abbia creato per questo. Se ogni persona si allenasse solo per sé stessa il mondo non progredirebbe mai ed oggi saremmo ancora all'età della pietra. Pensate ad uno sportivo, ad uno che si alleni da quando è piccolino e partecipi a molte gare piazzandosi sempre meglio. Non è pensabile che faccia gare per tutta la vita, che possa ambire a salire sul podio fino al giorno della sua morte, arriverà un momento in cui dovrà lasciare il posto ad altri, e questo è innegabile ed avrà la possibilità a quel punto di fare una scelta: vivere di ricordi, annusare tutte le sue belle medaglie, riguardare all'infinito i filmati e le foto delle sue vittorie, oppure trasmettere ciò che ha imparato alle nuove generazioni, magari prendendo sotto la sua protezione un ragazzo che non ha possibilità economiche per fare quello sport o che avrebbe delle capacità ma che ha le ali tarpate perché ha già sbandato andando fuori strada. In questo caso lo sportivo arrivato avrebbe la possibilità di far fruttare l'allenamento di una vita e costruire qualcosa che gli dia soddisfazione e che sia un bene per altri. Qualcuno avrà le forze per aiutare un solo ragazzo ad emergere, altri alleneranno intere squadre di campioni, ma la cosa importante è non sedersi a godere dei risultati raggiunti, altrimenti saranno solo fini a sé stessi e quella soddisfazione che oggi sentiamo lascerà ben presto il posto al dispiacere di non aver contribuito a creare qualcosa di importante.
    Sarebbe un po' come se una persona si laureasse in medicina dopo tanti anni di studio, prendesse la sua specializzazione, l'abilitazione alla professione medica e poi si sedesse in poltrona a dire "fin qui ci sono arrivato, è una bella soddisfazione, adesso mi fermo e mi godo il risultato delle mie fatiche" e non pensasse che proprio ora che è medico ha la possibilità di guarire i malati, non capisse che dopo tanto allenamento è quello il momento di cominciare a costruire qualcosa.
    Una volta che ci siamo sistemati, creato una famiglia, raggiunta una posizione di relativa tranquillità abbiamo il dovere morale di aiutare chi ha avuto meno risorse di noi, di prendere qualcuno ed allenarlo, fortificarlo, sostenerlo.
    Ognuno nel campo, nello sport che preferisce, siano essi emigrati, barboni, poveri, drogati, donne maltrattate.
    Coloro che scelgono la strada dell'affidamento sono persone che hanno deciso di puntare sui bambini, di prenderli per mano e fare di tutto perché arrivino sul podio, ma con l'obiettivo di farli divertire allenandosi alla vita e trasformare esserini gracili, denutriti, maltrattati in uomini e donne capaci di prendere in mano la propria vita compiendo scelte che li porteranno a creare famiglie sane, allevare figli amati, produrre per la società ed essere in grado un domani, raggiunta la piena maturità, di aiutare altri ad allenarsi per lo sport più bello e più difficile che è la vita.

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  40.  

    Addì 20 gennaio 2013

    Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.
    Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
    Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
    E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».
    La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
    Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
    E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo.
    Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
    E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo
    e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
    Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui

    Giovanni 2,1-11

  41.  

    Riempite d'acqua le giare

    Dio ci mette spesso davanti a richieste che umanamente ci sembrano assurde. Nel primo miracolo alle nozze di Cana Gesù ordina ai servi di mettere acqua nelle giare quando ciò che mancava era il vino. Per noi sarebbe stato assurdo, eppure i servi obbediscono e con loro grande sorpresa attingono dalle giare un vino buonissimo. Non ci stupiamo allora se il Signore ci fa delle richieste che a noi possano sembrare fuori da ogni logica umana perché è un poì mettere alla prova la nostra Fede. Spesso con i miei ragazzi mi è capitato di dover dire di no a qualche loro richiesta e magari non potergli spiegare il perché di quel no. E' bellissimo vedere quanta fiducia hanno in me perché capiscono che quel rifiuto significa che ci sono cose migliori da fare oppure che è un no dettato dal mio amore per loro. Non sempre capiscono, ma accettano proprio perché hanno fiducia e sanno che voglio loro bene più della mia stessa vita e non potrei mai fare a dire qualcosa epr il gusto di indispettirli, per gelosia, per invidia o altro. E Dio è così con noi. Ci ama come figli e mai vorrebbe il nostro male, anche se a volte per raggiungere uno scopo ci fa passare attraverso delle tribolazioni. Accettare la volontà di Dio significa lottare con ogni mezzo per i valori in cui crediamo, ma con il limite di fermarci quando la volontà di Dio è evidentemente contraria ai nostri sforzi e reputare che questo sia un bene, anche se ci è difficile capirlo.
    Quando morì la mia mamma avevo pregato tantissimo il Signore affinché non me la portasse via, ma così non è stato. Ho capito però quel giorno che tutto il possibile era stato fatto e che la sua morte era volere di Dio. Non capii, e come potevo, ma accettai il volere di Gesù. Lo ringraziai perché sapevo che una motivazione a quella morte c'era, anche se non la capivo. Accettai la Sua decisione e dopo nove mesi tutto cominciò a essere chiaro, le nuvole che oscuravano il sole nella mia vita si cominciarono a diradare e nacque pian piano l'Associazione che dopo ventisei anni ancora è attiva e porta il nome della mia mamma. Non so se gli Amici della Zizzi sono espressione della volontà di Dio, ma credo di si e finché non sarà il Signore a fermarci andremo avanti per aiutare tanti altri bambini che desiderano un po' del nostro amore. In altri casi non ho capito la volontà di Dio, ma non per questo non l'accetto, convinto che non possiamo capire tutto, ma che tutto è finalizzato al bene dell'uomo.

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  42.  

    Addì 21 gennaio 2013

    Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
    Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
    Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.
    Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.
    E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi»

    Marco 2,18-22

  43.  

    Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?

    Quanti visi preoccupati vediamo mentre camminiamo per la strada, se saliamo sulla metropolitana o sull'autobus vediamo persone tristissime, entrando in un ufficio pubblico come non notare la gente cupa ed assorta.
    A volte mi domando se abbiamo occhi e cuori per vedere la realtà. Già il fatto di vivere in un paese occidentale dove il rischio di una guerra è ridotto ai minimi termini, dove la fame è debellata, dove non si muore per la strada, dove poche sono le prevaricazioni dovrebbe renderci felici per non essere nati in paesi martoriati dalla guerra, in cui mangiare è un lusso e le violenze sono all'ordine del giorno e dove malattie come la lebbra ancora fanno paura.
    Eppure c'è tanta gente triste che cammina per la strada.
    E che dire di tanti cattolici, persone che hanno Fede in Dio, che hanno la certezza della Resurrezione, che sanno di poter contare sull'aiuto e sull'amore di Dio in ogni circostanza, per i quali ogni momento dovrebbe essere gioia e festa perché lo sposo è con loro, che dovrebbero accettare il dolore al pari della gioia con gratitudine perché Dio è loro vicino e sanno che "non un solo passero cade in terra senza il volere del Padre nostro".
    Eppure ci sono tanti cattolici tristi che camminano per la strada.

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  44.  

    Addì 22 gennaio 2013

    In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.
    I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?».
    Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?».
    E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!
    Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato»

    Marco 2,23-28

  45.  

    Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!

    C'è da perdere la testa a conoscere tutte le leggi alle quali siamo tenuti a sottostare. Più attività facciamo, maggiore è il rischio multa o prigione. Così in molti preferiscono "non fare", non investire, non preoccuparsi per il prossimo.
    C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo. Non esiste che vengano create delle leggi che siano tanto perverse da imbrigliare l'uomo a tal punto da impedirgli quasi ogni libertà. Non credo che l'anarchia sia la cosa giusta, ritengo che le leggi siano necessarie per regolare la convivenza civile, ma penso anche che si sia persa la misura.
    I politici han fatto spesso leggi per tutelare i propri interessi, per tenere soggiogate le popolazioni anche a costo di nuocere alle categorie più deboli.
    Occorre ribellarsi pacificamente a questo stato di fatto, bisogna iniziare a mettere l'uomo al primo posto e tutelarlo sin dalla sua nascita nel miglior modo possibile. Se le leggi sono contrarie non si devono infrangere, ma si deve combattere affinché siano recepite e applicate.
    Un annoso problema, molto tipico della nostra Italia, è che vi sono leggi abbastanza buone che non vengono applicate. Che accade se un cittadino disattende una legge? Come minimo gli arriva una cartella esattoriale. Ma cosa accade se un comune, una provincia, una regione o lo stato stesso la disattendono? Nulla, non accade assolutamente nulla.
    E' ora di dire basta a questa situazione, è ora che le persone si impossessino dei propri diritti da troppo tempo calpestati.
    Ognuno veda il suo ambito, valuti le leggi che riguardano la sua attività e cerchino di capire se il pubblico sta facendo il suo dovere, nel caso contrario denunci le mancanze.
    Comincio dall'affido, argomento che è per me una scelta di vita.
    La legge 149/2001 sull'affido e l'adozione recita
    "Lo Stato, le regioni e gli enti locali (...) promuovono altresì iniziative di formazione dell’opinione pubblica sull’affidamento"
    Ma in quali città si è mai vista la promozione dell'affido? Quanti spot avete visto alla tv? Quante volte alla radio il pubblico ha parlato di affido?
    Pochissime volte. L'Affido non decolla perché non è conosciuto, perché non c'è nelle persone una cultura dell'affido che può nascere solo con dibattiti, dialoghi pubblici che facciano capire alle persone la portata del problema, cioè quante migliaia di bambini soffrono le pene dell'inferno in famiglie che li maltrattano e ne abusano, le problematiche cui si va incontro, le gioie attraverso le esperienze altrui che ne derivano e sopratutto la grande utilità nell'accogliere un bambino in affido.
    Quando le cose non vanno ci sono due strade da prendere, e vanno seguite entrambe: denunciare ovunque possibile la situazione negativa ed agire per sanarla facendo noi le cose che dovrebbe fare il pubblico, ma sollecitandolo comunque a fare il proprio dovere.
    Auspicabile sarebbe una terza strada, ovvero quella di puntualizzare la legge prevedendo pene per le inottemperanze perseguite anche dal pubblico.
    Nell'affido, per esempio, se lo Stato, le regioni o i comuni non fanno promozione non hanno conseguenze. Stando così le cose mai lo faranno perché la promozione ha un costo, l'affido ha un costo - maggior promozione significa più famiglie disponibili all'accoglienza e quindi più minori per i quali pagare una retta e servizi sociali che li seguano - e non ci sono pene pecuniarie o penali per gli enti che non ottemperino.
    E' buffo poi constatare che se un comune non allestisce i canili scatta il penale per il sindaco, mentre se non tutela un bambino nessuno gli dice nulla.
    Se è giusto tutelare un animale, è certamente più giusto tutelare un bambino, eppure c'è più tutela per un cane abbandonato che non per un bambino abusato.

    Vi aspettiamo a Livorno oppure ad Orentano (PI), sarà bello condividere un momento di quotidianità, fare qualche passo insieme sui sentieri della vita

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  46.  

    Addì 23 gennaio 2013

    Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,
    e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.
    Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!».
    Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?».
    Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata.
    E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire

    Marco 3,1-6

  47.  

    Lo osservavano per poi accusarlo

    E' strano come ci siano tante persone che non fanno nulla per egoismo o per incapacità e si mettano a spiarti da dietro le tende cercando in te ogni minimo errore e, quando non lo trovano, si inventano le peggio cose.
    Ricordo quando un giorno di settembre organizzammo la nostra Marcia annuale ad Orentano, con oltre mille presenze. Con i ragazzi ed i volontari abbiamo lavorato per quindici giorni ininterrottamente perché tutto fosse perfetto, l'erba tagliata, gli alberi curati, il recinto dei cavalli pulitissimo, le siepi potate, e chi è venuto a trovarci sa quanto lavoro ci sia nel tenere pulito e ordinato tutto quanto. Arrivano le persone ed io ero vicino alla porta di ingresso della casa - per arrivare dove ero io avevano già percorso circa duecento metri nel giardino - ed una signora diceva ad un'altra con grande entusiasmo "guarda che bel posto, guarda come è ben curato, mai siamo stati ad una marcia in un posto bello come questo, si vede proprio che questi ragazzi ci tengono molto" e così parlando si è fermata proprio vicino a me, non sapendo chi fossi, scambiandomi per uno dei partecipanti. L'altra signora invece era perplessa, si guardava intorno, mugugnava per poi esordire dicendo "Si, però guarda quei gerani nel vaso come ci stanno male". Era proprio la voglia di trovare qualcosa di negativo, qualcosa per denigrare.
    Fin tanto che ciò accade con il giardino è male di poco, ma purtroppo le persone criticano costantemente ogni gesto, ogni parola, ogni principio che cerchiamo di dare.
    La mia mamma diceva "chi non fa, non falla" ed è plausibile che di errori ne facciamo, ma è brutto quando fanno delle critiche senza nemmeno conoscere la nostra realtà.
    parlo di noi, ma è chiaro che questo accade a chiunque faccia qualcosa per il prossimo. In molti animi si creano gelosie e denigrare qualcuno li fa stare in pace perché nel paragonarsi con sé stessi l'ago della bilancia pende a loro favore.
    Gesù nel Suo essere uomo ha condiviso con noi anche questo aspetto della fragilità umana e, pur attirando critiche per ogni cosa che facesse, ha sempre agito per amore del prossimo.
    Sempre la mia mamma amava scomodare Dante per dire "non ti curar di lor, ma guarda e passa" e così da sempre cammino per la mia strada, fiero anche dei miei errori, non già per averli fatti, ma per averli capiti e corretti. Altri errori sono in agguato, ma non mi fermo certo per la paura di doverli affrontare. Le critiche sono ben accette, perché fanno crescere, ma quando sono fatte da chi conosce il nostro contesto, per aver vissuto diversi giorni con noi, per conoscere le nostre dinamiche e quelle di un bambino in affido per averle provate sulla propria pelle.
    Oggigiorno sono in molti a sentirsi vasi di terracotta costretti a viaggiare in mezzo a vasi di ferro, e la paura di rompersi è tale e tanta in molte persone al punto da starsene fermi e buoni, non lottare mai, seguire la corrente. E così facendo vediamo tutti come va il mondo, con politici che rubano, con furbate da parte di tutti, con omicidi all'ordine del giorno perché è più facile prendere con la forza ciò che vogliamo, nel nascondimento, piuttosto che lottare giorno per giorno per far valere le nostre ragioni.
    Leggevo proprio in questi giorni il Salmo 64 della Bibbia ed è bellissimo

    Ascolta, o Dio, la voce del mio lamento,
    dal terrore del nemico proteggi la mia vita.

    Tienimi lontano dal complotto dei malvagi,
    dal tumulto di chi opera il male.

    Affilano la loro lingua come spada,
    scagliano come frecce parole amare

    per colpire di nascosto l'innocente;
    lo colpiscono all'improvviso e non hanno timore.

    Si ostinano a fare il male,
    progettano di nascondere tranelli;
    dicono: "Chi potrà vederli?".

    Tramano delitti,
    attuano le trame che hanno ordito;
    l'intimo dell'uomo e il suo cuore: un abisso!

    Da sempre è così, da sempre chi ci vuole male fa di tutto per denigrarci e, se possibile, eliminarci o quantomeno escluderci.
    Il Salmo continua dandoci una grande speranza indicandoci la strada da seguire, ovvero quella di agire comunque e che sarà il Signore a pensare a difenderci. Per noi è stato così da sempre, tutti coloro che ci denigravano sono passati e noi siamo sempre in piedi, forti e baldanzosi ogni giorni di più perché sappiamo che prima di noi anche Gesù è passato dalla nostra stessa sofferenza e le denigrazioni ci danno così maggiore forza per andare avanti

    Ma Dio li colpisce con le sue frecce:
    all'improvviso sono feriti,

    la loro stessa lingua li manderà in rovina,
    chiunque, al vederli, scuoterà la testa.

    Allora ognuno sarà preso da timore,
    annuncerà le opere di Dio
    e saprà discernere il suo agire.

    Il giusto gioirà nel Signore
    e riporrà in lui la sua speranza:
    si glorieranno tutti i retti di cuore.

    Vi aspettiamo a Livorno oppure ad Orentano (PI), sarà bello condividere un momento di quotidianità, fare qualche passo insieme sui sentieri della vita

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel momento di riflessione per voi e per i vostri amici
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  48.  

    Giovedì 24 gennaio 2013

    Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.
    Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.
    Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.
    Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
    Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».
    Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero

    Marco 3,7-12

  49.  

    Lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone

    Il Signore ci parla in mille modi e spesso, se ascoltiamo, possiamo sentire la Sua voce. Oggi è uno di questi giorni.
    Andiamo con ordine. Ieri sera, nel quotidiano dialogo con i ragazzi, toccava a Rebeka commentare la frase che avevo scelto per loro "Lo osservavano per poi accusarlo" e Reby ha esordito dicendo che le persone giudicano dall'apparenza. Ha proseguito poi raccontandoci quanto le era accaduto nella giornata sul pulman che ogni mattina la porta a scuola da Livorno ad un paese limitrofo. Era a sedere e accanto a lei c'era un posto libero e non era il solo, infatti in tutto il veicolo c'erano diversi posti liberi accanto ad altrettante persone a sedere. Ad una fermata sale un ragazzo di colore e fa per sedersi nei vari posti che trova, ma ogni volta la persona vicina gli dice che il posto è occupato, ed il ragazzo, forse ormai abituato e rassegnato, va avanti tentando inutilmente di sedersi in uno dei seggiolini liberi. Rebeka si accorge della cosa e quando il ragazzo è arrivato ormai a metà lo chiama e gli dice che il posto accanto al suo è libero, di venirsi a sedere vicino a lei. Borbottio generale, ma nessuno dice nulla.
    Quando il ragazzo scende le persone, adulti e ragazzi, la apostrofano sgridandola perché aveva permesso a "uno come lui" di sedersi "quelli come lui devono stare in piedi", le dicevano. Rebeka ha risposto loro, con il cuore sensibile che ha, cercando di far capire che era un ragazzo come tutti, una persona da rispettare la cui unica differenza da loro era il colore della pelle. Hanno discusso per un po', fin tanto che queste persone hanno rinunciato a parlare dicendo "cosa vuoi capire tu".
    Rebeka oggi è convinta più che mai che rifarebbe la stessa cosa e certamente farà ancora sedere quel ragazzo e tutti gli altri "come lui" perché è con l'amore che si insegna ad amare, è dando l'esempio che si fa capire alle persone come comportarsi. Immagino che non tutti i passeggeri del pulman fossero razzisti, almeno lo voglio sperare, ma sicuramente qualcuno non ha avuto il coraggio di far sedere il ragazzo per paura delle critiche altrui. Rebeka ha aperto una breccia in quel muro di omertà e speriamo che pian piano qualcun'altro inviti Moustafà, Said o Abrham a sedersi vicino a lui, isolando di fatto un razzismo che tutti criticano apertamente, ma che in molti approvano all'atto pratico.
    E nel Vangelo di oggi il Signore ha risposto a Rebeka quando dice "Lo seguì molta folla da ..." da tutto il mondo. Gesù non faceva distinzioni di razze, culture, religioni, ma aiutava chi si avvicinava a Lui, lo amava, lo curava, lo guariva e se questo scatenava le ire di qualche ben pensante, pazienza. E' stato crocifisso e chi fa del bene seguirà la stessa sorte, sarà crocifisso ogni giorno, sarà lasciato solo perché la gente avrà paura di schierarsi, ma quella è la strada segnata da Dio, quello è l'esempio che ognuno di noi deve dare, anche a costo di essere scherniti, messi da parte, uccisi nei nostri sentimenti. Il Signore saprà asciugare le nostre lacrime.
    Permettetemi un'ultima considerazione. Se a Livorno, città molto aperta, dove i nostri avi di quattrocento anni fa erano pirati, masnadieri, assassini e prostitute c'è ancora così tanto razzismo, non voglio nemmeno pensare a cosa accada in città del nord come Udine, Verona, Trieste, Torino. Se parliamo di razzismo tutti sono pronti a definirsi contrari alla xenofobia, ma poi quando si trovano vicino "uno di quelli" lo allontanano come fosse peggio di uno scarafaggio.

    Vi aspettiamo a Livorno oppure ad Orentano (PI), sarà bello condividere un momento di quotidianità, fare qualche passo insieme sui sentieri della vita

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