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  1.  

    Addì 24 novembre 2012

    Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:
    «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
    C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
    Allora la prese il secondo
    e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
    Da ultimo anche la donna morì.
    Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;
    ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;
    e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
    Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
    Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene».
    E non osavano più fargli alcuna domanda

    Luca 20,27-40

  2.  

    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui

    Quante persone oggi, ora mentre tu leggi, sono immerse nella sofferenza. Non come modo di dire, ma stanno vivendo una vita piena di dolori, sconfitte, mancanza di lavoro, di affetto, con malformazioni fisiche, sotto le bombe di una guerra, vittima di abusi dei propri genitori. Quanti stanno male, quanti sentono di essere già morti, di non poter più ricevere nulla dalla vita, di non avere le forze per lottare e si abbandonano alla disperazione.
    Eppure una speranza c'è sempre e si chiama resurrezione. Nel messaggio di Gesù, per quanti hanno Fede, la resurrezione è quella eterna, la promessa di Dio di entrare in un altro mondo dove le nostre anime godranno della vita eterna. Ma su questa terra tutti possiamo risorgere. Così come nella resurrezione dopo la nostra morte nella quale ci abbandoniamo a Dio mettendo la nostra anima nelle Sue mani, così anche chi soffre e non ha più forze mette la speranza della sua resurrezione nelle nostre mani. Abbiamo un potere, dono di Dio - o se preferite "della vita" - per il quale possiamo far risorgere dal dolore e dalla sofferenza coloro che incontriamo. Abbiamo la fortuna di avere forza, salute, lavoro, vivere in un paese dove non c'è la guerra, aver avuto genitori che ci hanno amato, rispettato ed accudito, bene, trasformiamo questa forza in un dono per gli altri, condividiamo con coloro che stanno male la gioia di un cammino fatto di amore, diamo loro la possibilità di risorgere a nuova vita ed assaporare il gusto dell'accudimento, della vicinanza fraterna. Non siamo egoisti, entriamo negli ospedali per caricare sulle nostre spalle il dolore di chi soffre, entriamo nelle carceri per capire il dolore di chi è privato della libertà, apriamo le porte delle nostre case ai bambini in affidamento per scaldarli con il tepore del nostro amore, per farli crescere con sani principi. Un bambino che è picchiato, violentato, maltrattato è un'anima che vaga senza meta, avviciniamoci e abbracciamo quel cuoricino e indichiamogli la strada da seguire per trovare quella pace e serenità che ha perso o non ha mai avuto per colpe non sue.

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  3.  

    Addì 25 novembre 2012

    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».
    Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».
    Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»

    Giovanni 18,33b-37

  4.  

    La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me

    Quante volte davanti alle ingiustizie ci siamo lavati le mani come ha fatto Ponzio Pilato? già
    Quante volte abbiamo visto un barbone per la strada dormire sotto i cartoni ed abbiamo detto "qualcuno ci penserà, non è affar mio"
    Quante volte abbiamo saputo di un bambino in una brutta situazione ed abbiamo detto "lo prenda un'altra famiglia, non la mia"
    Quante volte abbiamo visto qualcuno soffrire e non lo abbiamo aiutato dicendo che non è affar nostro?
    Basterebbe che ognuno di noi si preoccupasse di una sola persona povera o abbandonata per cambiare la sua vita ed il mondo che ci circonda.
    "Non è affar mio" ed allora chi si dovrebbe occupare dei bambini abbandonati, dei poveri, degli emarginati?
    Lo stato? Ma chi è lo stato se non noi? Allora che se ne occupino le istituzioni, ma con quali soldi se già a stento funzionano ospedali, scuole ed uffici pubblici? Siete disposti a farvi raddoppiare le tasse per aiutare chi soffre? Ma non è una questione di soldi, è una questione di cuore, di amore. Un bambino che è stato picchiato dalla sua mamma, violentato dal suo papà, denutrito da quando è nato, un bambino che ha visto la sorella prostituirsi nel letto vicino al suo tutte le sere, che ha visto i drogati entrare in casa sua per comprare una dose, secondo voi ha bisogno dei vostri soldi o di quelli dello stato? Ha bisogno di una struttura che lo accolga, diventi un numero ed una volta raggiunta una certa età, spesso i quattordici anni, venga mandato via, che viva sempre con il pensiero che possa essere abbandonato, che non abbia punti di riferimento perché gli educatori che nella struttura interagiscono con lui lo fanno per lavoro e come ogni mestiere hanno orari, ferie, licenziamenti, opportunità migliori per le quali andarsene.
    Ma secondo voi come può crescere un bambino in tal modo?
    Di cosa hanno bisogno i vostri figli? Li mandereste in una struttura del genere? Le comunità educative devono esserci perché ci sono ragazzi troppo difficili da poter essere inseriti in una famiglia, ma ci sono migliaia di bambini, oltre un milione nella nostra bella Italia, che hanno bisogno del cuore di una mamma e di un papà "puliti". Due genitori che amino quel bimbo come loro stessi. A noi è andata così. Noi ci hanno amato, ci hanno accudito, ci hanno educato. Ma se fossimo nati per la strada? Se fossimo nati in una famiglia disgraziata quale sarebbe stato il nostro desiderio più grande? Quale il nostro sogno? Avere una famiglia che ci amasse.
    Ecco, questo è il loro sogno, il loro desiderio. E' così difficile da realizzare? Per loro si, ma per voi assolutamente no. Aprite il vostro cuore ad un bambino in affido, date loro quell'amore che vi è stato donato da piccoli, offritegli quel calore che vorreste fosse elargito ai vostri figli se per qualche motivo voi non foste più in grado di dargli.
    L'augurio più bello che posso farvi è quello che possiate sporcarvi le mani per aiutare qualcuno, ma non dandogli un euro per tacitare la vostra coscienza, ma donandogli il vostro amore.
    Prendere un bambino in affidamento, accogliere un fanciullo nella propria casa non è difficile.
    Noi siamo a vostra disposizione e scommettiamo su di voi. Chi dice "non ho le capacità" è un bischero. Tutti noi abbiamo la capacità di fare qualsiasi cosa, basta volerlo, basta non aver paura della strada spesso in salita.
    Chi si incamminerà verso l'aiuto per il prossimo, specie per un bambino, avrà l'appoggio del Signore e riceverà tanto di quell'amore da quel ragazzo che il cuore vi scoppierà dalla gioia e direte a voi stessi "... lo avessi fatto prima".
    Non lavatevi le mani anche voi come fanno in tanti.
    Lasciatevi coinvolgere dall'amore e ne riceverete in cambio molto più di quello che mai avreste potuto sperare.

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  5.  

    Addì 26 novembre 2012

    Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
    Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli
    e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
    Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere»

    Luca 21,1-4

  6.  

    Questa vedova, povera, ha messo più di tutti

    Siamo abituati a giudicare gli altri in base alla macchina che guidano, alla posizione sociale che ricoprono, agli incarichi che svolgono, alla casa che abitano. Facciamo grandi inchini e riverenze, stringiamo le loro mani, chiediamo loro un autografo ed aneliamo ad avere un lembo dei loro vestiti. Ci immedesimiamo in loro, speriamo di avere un po' della loro gloria, denaro, ville, panfili, vacanze da sogno e non ci accorgiamo di quanto tutto questo sia effimero, volatile. Chi si ricorderà dei ricchi alla loro morte? Qualcuno prenderà il posto lasciato da loro, erediterà le immense fortune, solcherà i mari sui loro yacht e nessuno pregherà per loro, anzi qualcuno godrà anche della loro morte. Ed allora che senso ha tutto questo? Che significato riveste l'essere ricchi? Che idiozia è quella di guardare a queste persone come a dei scesi sulla terra? Se devo stringere una mano, cerco quella rugosa di una persona anziana; se devo abbracciare qualcuno, preferisco un bambino la cui famiglia non gli ha mai dato amore; se devo stare in compagnia di qualcuno, privilegio il barbone solo per la strada.
    Devo? No, ed è proprio qui il bello. Non devo abbracciare nessuno, come spesso accade con i ricchi o i potenti della terra dai quali necessito un favore, ma voglio farlo perché quella persona, quel bambino ha bisogno di me. Non si va dalle persone per avere qualcosa, si va per dare, poco o tanto che abbiamo, ma semplicemente dare con amore tutto noi stessi con il cuore. Questa è l'essenza della vita, per questo voglio essere ricordato, fosse anche da una persona sola, quella alla quale ho stretto la mano per aiutarla a scendere dalle scale di una chiesa.

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  7.  

    Addì 27 novembre 2012

    Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:
    «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
    Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.
    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
    Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,
    e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo

    Luca 21,5-11

  8.  

    Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta

    Ci sono momenti nella vita in cui le nostre sicurezze vengono minate e talvolta distrutte. La perdita del lavoro, una malattia, la morte di una persona cara sono solo alcuni esempi dei tanti casi della vita. Dietro ad ogni angolo può esserci qualcosa che peggiora la nostra esistenza. Dove trovare la forza di andare avanti? Ognuno ha la sua ricetta, ogni persona riesce a trovare dentro di sé o negli altri la forza di reagire, ma a volte le contrarietà sono tali e tante che ogni reazione per così dire "normale" è inutile se la catastrofe si abbatte violentemente su di noi. Pensate a chi ha perso tutto, famiglia, casa, lavoro per un terremoto o per la guerra, a chi si ritrova senza lavoro a dover mantenere una famiglia e non sa cosa dare da mangiare al figlio la sera. Dove trovare allora la speranza nel futuro? Purtroppo in molti desistono e si uccidono per la disperazione, o si lasciano andare all'alcol oppure trovano alternative illegali. E' quando si tocca il fondo che è più facile guardare verso l'alto, verso quel Dio che da sempre tende la Sua mano verso di noi, ma siamo stati troppo impegnati per vederLo, per capire che ci era Amico e voleva aiutarci a camminare. Avete presente un bambino che sta imparando a fare qualcosa ed un nonno o la mamma gli sono vicini per insegnargli, lo toccano per sostenerlo e lui si ribella, non vuole l'aiuto di nessuno. Quando però cade e si fa male, quando piange per il dolore e per l'orgoglio ferito e resta a terra ed il papà corre in suo aiuto per rialzarlo, quanto è dolce lasciarsi prendere, farsi consolare, lasciare che vengano asciugate le lacrime che solcano il viso. Perché dobbiamo aspettare di finire per terra per accettare l'aiuto del Signore? Egli ci porge una mano tutti i giorni, ogni istante della nostra vita è presente, ma non lo vediamo perché troppo presi dalla frenesia della nostra esistenza e vogliamo fare da soli, ma inesorabilmente cadiamo. Prima di riuscire a fare qualcosa si deve imparare e Gesù può insegnarci la via da prendere, quella dell'amore verso il prossimo ed allora non ci mancherà mai un pezzo di pane sulla nostra tavola, se accoglieremo un bambino nella nostra casa saremo accolti come bambini dal Padre che è nei cieli al momento in cui sofferenti, violentati nell'anima dagli uomini piangeremo aspettando di essere rialzati da terra.

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  9.  

    Addì 28 novembre 2012

    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
    Questo vi darà occasione di render testimonianza.
    Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;
    io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;
    sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
    Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

    Luca 21,12-19

  10.  

    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

    Non c'è risultato, nemmeno per la cosa più insignificante, che si possa ottenere senza fatica. Per imparare a camminare si deve cadere tantissime volte, per andare in bicicletta si devono mettere in conto cerotti e sbucciature, frequentare uno sport significa sudare tanto per emergere o per migliorarsi, diplomarsi o laurearsi comporta ore ed ore sui libri di studio, nel lavoro, in famiglia, con gli amici è necessario battersi per le proprie idee ogni giorno. Chi ha Fede viene da molti indicato come il credulone, visto come il perditempo. Non bisogna mai lasciarsi fuorviare dai principi e dai valori e perseverare fino al raggiungimento del risultato, avendo nel cuore già quale altra meta raggiungere. Vedo spesso nei ragazzi il desiderio di fuggire dalle proprie responsabilità, il vedere le regole come camice di forza da cui liberarsi. A volte accade che arriva qualcuno sopra un bel cavallo bianco e fa loro intravedere una vita diversa, fatta di libertà, promesse e lusinghe a non finire. Un po' per ingenuità, un po' per la forte attrattiva di non dover faticare per vivere porta taluni di loro a seguire il pifferaio magico. Un po' di tempo fa uno dei nostri ragazzi, il cui padre era stato condannato per diversi reati tra cui traffico d'armi ed al quale il tribunale aveva tolto la potestà genitoriale, venne in contatto nascostamente con questo babbo tramite la sorella. A. era già da ragazzino uno che non aveva voglia di fare nulla, era carino e piaceva alle ragazze e per lui contava solo questo, essere accettato e mandava avanti il proprio viso anziché il cuore ed il cervello. Il papà cominciò a fargli mille promesse millantando alberghi, ville, piscine, ferrari ed una vita da nababbo senza lavorare. Il ragazzo ci credette ed il giorno del suo diciottesimo compleanno se ne andò con il papà. L'idillio durò meno di un mese, il padre non aveva nulla di tutto ciò che aveva detto al ragazzo e dopo diverse liti A. andò a stare dalla mamma che, per causa sua, litigò con il convivente e si ritrovarono dalla mattina alla sera a vivere per la strada in una baracca. Non so che fine abbia fatto, ma certo la sua vita è stata in salita perché non ha voluto impegnarsi e faticare per conquistare una posizione, nella futile speranza di fare una vita agiata senza muovere un dito.

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  11.  

    Oggi la storia si ripete. Uno dei nostri ragazzi non ha mai avuto voglia di fare nulla, di impegnarsi in un rapporto, di faticare per crescere, di studiare, anche lui carino e accettato per i suoi occhi azzurri dalle ragazzine, usato dagli "amici" per rubare o fare scherzi dove poi il colpevole risultasse essere solo lui. Da qualche mese è stato contattato su facebook (proibito in casa nostra proprio per evitare contatti pericolosi, ma usato da lui di nascosto a scuola) da uno dei fratelli più grandi che ha visto l'ultima volta quando aveva cinque anni, adesso sta per compierne diciotto, che gli ha proposto di andare a vivere con lui e la sua famiglia con due bambini piccoli. N. ha deciso di andarci, senza mai averlo incontrato, senza che il fratello abbia mai parlato con noi o con i servizi sociali, senza sapere le gravi problematiche (N. è stato seguito dalla neuropsichiatria ed è in cura da uno psicologo e prende psicofarmaci per sbalzi di umore che lo hanno portato molte volte ad essere violento) che questo ragazzo si porta dietro, senza volergli bene per quello che è (perché non lo conosce) ma solo perché è suo fratello. Se veramente gli volesse bene avrebbe cercato di capire chi è N. al di là di ciò che lui possa avergli raccontato. Si sono già accordati sul fatto che N. andrà a vivere con il fratello già dal giorno dopo il suo diciottesimo compleanno, senza essersi incontrati nemmeno una volta. Povero N. che negli ultimi anni non ha fatto altro che rubare, fare confusione a scuola, non studiare, passare perché ha un programma ridotto e perché la scuola non vede l'ora di levarselo dai piedi. N. che si ribella se le cose non vanno come vuole lui, N. che ha il cervellino di un bambino e picchia i bimbi piccoli accampando poi scuse del tipo "ha cominciato lui" oppure "mi ha preso le mie cose". N. che ha bisogno di qualcuno che lo faccia ragionare, uno psicologo che lo prenda in cura almeno una volta a settimana. Che fine farà il nostro N.?
    Che impotenza. Non poter far nulla per evitare che finisca nel baratro verso cui sta correndo con tanta gioia. N. che è stato violentato dalla mamma e che grazie al fratello potrà rivedere, una mamma che in oltre sei anni non è mai venuta a trovarlo, non ha mai telefonato, non ha mai chiesto ai servizi di rivederlo o semplicemente informata di come stesse.
    N. insegue un sogno, legittimo, quello di ricongiungersi alla sua famiglia. Purtroppo la vita non è stata tenera con lui, ma da questa esperienza non ha imparato nulla e cerca la via facile perché perseverare è sudare lacrime e sangue, creare rapporti è difficile perseverare costa fatica e notti insonni.
    Buon viaggio N., che il Signore ti accompagni, ma ho tanto timore che ti perderai, che diventerai un adulto problematico. Non so se augurati che tutto vada secondo le tue aspettative, oppure sperare che qualcuno ti fermi prima che sia troppo tardi, anche usando le maniere forti di un decreto del tribunale in extremis, o augurarti di toccare il fondo per cercare poi dentro il tuo cuore quei valori e principi che abbiamo provato a donarti per avere la forza di rialzarti.

  12.  

    Addì 29 novembre 2012

    Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.
    Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;
    saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
    Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.
    Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
    mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

    Luca 21,20-28

  13.  

    Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

    Vi è mai capitato di mettervi a sedere, rannicchiarvi come nel ventre della mamma in cerca di protezione, mettere la testa fra le gambe e le mani sui capelli, aver voglia di piangere ma essere talmente stanchi e spossati da non farcela nemmeno a sfogarsi. Chi viene in vostro aiuto quando siete in questi momenti? Nessuno vi può consolare, spesso non lasciate avvicinare nessuno chiusi nel vostro dolore e non vorreste nemmeno che qualcuno vi vedesse in quello stato. Eppure Qualcuno che rompe le nostre difese c'è. Immaginatevi di essere in una stanza e non volere che passi il freddo e chiudiate così ogni finestra ed ogni porta, ma un refolo di vento, un sospiro d'aria riuscirà sempre a passare. Non è dannoso, anzi ossigena l'ambiente, ci dona il respiro. Dio fa così con noi. Quando ci chiudiamo in noi stessi, quando impediamo a tutti di penetrare nei nostri cuori, il Signore si avvicina e ci accarezza l'anima dandoci la forza di reagire.
    Un passo della Bibbia che trovo bellissimo è quello in cui Elia stremato si sedette sotto un ginepro, augurandosi di morire. Mentre dormiva, un angelo lo toccò e disse "Alzati e mangia". Egli si guardò attorno e trovò vicino alla sua testa, un pane abbrustolito e una brocca d'acqua. Mangiò e bevve. Quando si addormentò di nuovo, l'angelo ritornò e disse " Su! Mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". Allora Elia mangiò e bevve e, per la forza ottenuta da questo pasto, camminò per quaranta giorni e quaranta notti.
    Non sempre riusciamo a sentire questa forza, ma il Signore che ci ama come figli insiste e fino al nostro ultimo respiro ci donerà tutto il Suo amore.
    Così è per i miei ragazzi, non c'è giorno che non li ricordi nelle mie preghiere, non perdo un momento per cercare di dar loro forza per andare avanti, per sostenerli nelle loro afflizioni, per far loro capire che gli voglio bene nonostante i problemi che possono dare. E non smetto mai, nemmeno quando vanno via, nemmeno se si allontanano e per anni non li vedo più. Se lo faccio io con i miei figli in affidamento, a maggior ragione lo fa un buon padre con i propri figli e certamente il Signore che è il Padre Perfetto.
    Ieri sera mi ha telefonato uno dei miei ragazzi, ha 27 anni ed è uscito da casa nostra a 18 per inseguire la chimera della famiglia perfetta, ma ben presto si è reso conto della realtà e le difficoltà da affrontare sono state tante. Ieri al telefono era forte, ma era venuto a ricercare, dopo nove anni, un refolo di vento, un sospiro d'aria, una boccata di ossigeno ed è tornato bambino, ricordava i momenti passati insieme, ringraziava per i valori che gli abbiamo dato, si rammaricava per essersene andato e che se fosse rimasto la sua vita oggi sarebbe diversa e certamente migliore. E' stato come se fosse stato sempre con noi. Io e Roberta ci siamo stretti al suo fianco e abbiamo accarezzato il suo cuore promettendogli il nostro aiuto ed il nostro affetto. Così fa Dio con noi, lascia che ci allontaniamo, ci lascia liberi, ma è sempre presente e noi lo sappiamo. Passa il tempo, lo rifiutiamo, lo insultiamo, lo combattiamo, lo allontaniamo, ma Lui nel Suo infinito amore per noi è lì che ci aspetta e nel frattempo ci invia dolcemente il suo refolo di vento, il suo sospiro d'aria pura facendo così in modo che si possa andare avanti, camminare fino a quando non saremo pronti ad incontrarlo.

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  14.  

    Addì 30 novembre 2012

    Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
    E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
    Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.
    Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono

    Matteo 4,18-22

  15.  

    Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono

    Cosa abbiamo noi nella vita? Tutto: salute, affetti, lavoro, soldi, casa, figli, genitori, vestiti, cibo e tutto in abbondanza. Forse qualcuno non ha la salute, o non ha avuto figli o non ha più i genitori o ha perso il lavoro, ma difficilmente c'è qualcuno che non ha nulla di tutto ciò, qualcuno che è così povero da non aver né casa, né lavoro, né salute, né alcuno al mondo disposto ad amarlo, ma se ci fosse qualcuno in queste condizioni avrebbe comunque la sua anima che rappresenta il novantanove per cento della sua esistenza perché in essa c'è racchiusa l'essenza della vita, perché da essa si può ripartire e ricominciare ogni volta che si cade.
    Siamo quindi e comunque persone che abbiamo tutto ed è proprio per questo che siamo così poveri. Più abbiamo e più vorremmo avere, stringiamo forte i nostri possedimenti, diventiamo possessivi, gelosi, legati alle cose materiali, arrivisti ed egoisti. Così quando Gesù passa vicino e noi e ci chiama quasi non lo ascoltiamo nemmeno, distratti da tutto ciò che abbiamo. Il Signore allora ci chiama più forte e ci dice "seguimi" ma rispondiamo "no, lasciami stare" che ho mille impegni, e poi "seguimi", si, ma dove, quanto mi dai, quando ho le ferie, che tipo di contratto mi fai, quanta sicurezza per il futuro mi puoi dare. Che tristezza prova Gesù davanti a tali risposte, delusione, dispiacere che l'uomo non capisca che i valori della vita non sono quelli che si decomporranno, ma quelli che costruiamo dentro di noi e che nessuno potrà mai toglierci. Non è la casa, il nostro corpo, il cibo, il lavoro, i soldi a fare bella una persona, ma i valori che porta dentro sé, quei principi che riesce a condividere con gli altri, la vera eredità di un uomo. Di mia madre ormai resta solo un pizzicotto di polvere e qualche foto sbiadita dal tempo, ma i suoi principi sono dentro al mio cuore ed ogni giorno li propongo ai miei ragazzi e a tutti coloro che in qualche maniera desiderano porgere l'orecchio alle mie riflessioni. Badate bene, non un insegnamento, l'unico Maestro è Dio, ma una semplice cassa di risonanza attraverso la quale amplificare la chiamata di Dio "seguimi". Il nostro compito è solo questo, captare l'attenzione delle persone e dire loro "il Signore ti sta chiamando".
    Gli apostoli lasciarono quel poco che avevano, la famiglia, la barca, le reti per seguire Gesù e lo fecero "subito" senza esitazione, senza pensarci due volte. Questo vuole il Signore da noi che lo seguiamo subito e abbandoniamo tutto quello che di terreno, poco o tanto che sia, abbiamo accumulato in questa nostra umile esistenza di uomini.
    Se non risponderete alla Sua chiamata il Signore non si arrenderà e continuerà a chiamarvi, a volere che lo seguiate senza esitazione e vi darà tanta di quella gioia che tutti i soldi del mondo non potranno mai darvi.
    E' così bello essere "pescatori di uomini", poter mettere a disposizione di chi non li conosce i nostri principi e pian piano portare sulla riva quelle persone che stanno affogando in un mare di aspetti terreni, talmente ubriachi da esserne anche felici.

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  16.  

    Addì 1 dicembre 2012

    State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;
    come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»

    Luca 21,34-36

  17.  

    State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita

    E' giusto mangiare, ma chi ingurgita cibo in maniera eccessiva rischia di sentirsi male.
    E' giusto andare in vacanza, ma chi ci passa più tempo che al lavoro rischia di perderlo.
    E' giusto accudire i propri figli, ma chi non li lascia respirare rischia di rovinare il rapporto con essi.
    E' giusto ber qualche bicchiere di vino, ma chi ne beve tante bottiglie al giorno rischia di rovinarsi la salute.
    E' giusto preoccuparsi per un problema, ma se diventa una malattia non riusciremo a vivere una vita serena, né troveremo soluzioni adeguate per risolverlo.
    E potrei continuare così all'infinito, su tutte le cose della vita.
    Bisogna pertanto stare attenti a non esagerare, a non ubriacarsi delle cose materiali, a non prendere con eccessiva preoccupazione gli affanni della vita. E' importante non appesantire il nostro cuore con esagerazioni lasciandoci trascinare a fondo dal peso dei problemi che noi stessi ci creiamo o lasciare che gli affanni della vita offuschino la nostra anima, impedendoci di vedere il sole che è oltre le nuvole.
    Quando piove e l'umidità ti entra nelle ossa, i vestiti si bagnano e non c'è ombrello che possa ripararti, quando penso che questa pioggia non potrà mai finire, ripenso ai viaggi fatti in aereo, quando ci libriamo in volo e attraversiamo le nubi sopra le quali splende un magnifico sole.
    Nella vita i problemi vanno affrontati in questo modo. E' giusto cercare di ripararsi dalla pioggia, avere un ombrello ed un impermeabile, ma non facciamoci prendere dallo sgomento perché oltre le nuvole, oltre i nostri problemi che tanta tristezza ci mettono nel cuore, c'è la Luce, c'è un sole che ci riscalda e ci dona speranza. Prima o poi le nuvole si dissiperanno e non possiamo fare nulla per anticipare questo evento. Quando piove possiamo ripararci, ma non possiamo impedire che piova. Non vuol dire rassegnazione, chi mi conosce sa quanto combatto fino all'ultima goccia di sangue per le cose in cui credo o per risolvere i problemi miei e di altri, specie dei bambini, ma tutto con gli occhi della Fede, con la certezza che più di tanto non posso fare e che in un modo o nell'altro tutto si risolverà e tornerà a splendere il sole nella nostra vita. Non è facile affrontare problemi grossi come la morte di un nostro caro o una brutta malattia, ma si deve andare con il pensiero oltre le nuvole e sarà già sereno.

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  18.  

    Addì 2 dicembre 2012

    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
    mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
    State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;
    come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»

    Luca 21,25-28.34-36

  19.  

    La vostra liberazione è vicina

    Il Signore ci parla di cataclismi, della fine del mondo, di fragori infernali che dovrebbero metterci paura, terrore per la fine del mondo, per sofferenze che dovremo subire. Ma saranno proprio questi segni a darci la gioia della resurrezione e la pace eterna. Così è nella vita, Dio ci manda tribolazioni di ogni genere e tanto più grandi saranno, maggiore sarà la speranza di risorgere ed incamminarsi su altri sentieri mai percorsi prima dei quali non conoscevamo direttamente l'esistenza se non per averne sentito parlare. Ed ecco che malattie per le quali solitamente non viene dato scampo, e dalle quali miracolosamente guariamo, portano il germe di una rinascita, la certezza di avere una chance in più, una nuova vita, un quaderno bianco sul quale scrivere in bella calligrafia da poter mostrare a tutti con grande orgoglio. Ogni pena, ogni dolore della vita, la perdita di un figlio, di un genitore prematuramente, di un compagno, accuse ingiuste, lunghe malattie sono sconvolgimenti della nostra tranquillità, momenti in cui il Signore ci chiama a riflettere sul nostro passato e sul nostro futuro. Cosa vogliamo fare una volta che la catastrofe sarà passata lasciando dietro di se lacerazioni profonde e dolore? Non è più una questione di cosa voglia fare, bensì di cosa dobbiamo fare. Arriva un momento nella nostra vita in cui Gesù ci mostra con forza la strada da seguire, come avvenne con San Paolo sulla strada di Damasco, ed il nostro rifiuto, per quanto possibile, non è gradito a Dio il quale ci indica la via per salvarci, per cambiare rotta ed evitare di finire sugli scogli facendo perire la nostra anima e di fatto stracciare il passaporto per una vita eterna vicino al Signore nella gioia. I ragazzi in affidamento hanno sopportato angherie di ogni tipo, per alcuni di loro dopo anni è ancora difficile parlarne, la loro vita è stata sconvolta ed anche gli aiuti ricevuti sono spesso visti come ulteriori violenze. Quanti bambini presi in adozione o in affido vengono riportati indietro perché non rispecchiano i canoni che quella famiglia si era prefissata e le sofferenze per questi ragazzi proseguono. Arriva un momento però nella loro vita in cui tutto questo si esaurisce, un momento nel quale la tempesta si placa, trovano una famiglia che li ama, oppure diventano adulti ed arbitri del loro futuro e sarà allora che avranno davanti un bivio. Da una parte ciò che desiderano fare per recuperare il tempo perso, ed in questi casi cascano negli eccessi come la droga, l'alcolismo, la ricerca di una vita facile rubando o giocando d'azzardo. Dall'altra parte c'è un'altra strada, quella che porta verso la luce e tutti la possono vedere, non ci sono pretesti che tengano, non si può dire "io ho subito e perciò ora ho diritto di rifarmi" altrimenti si abusa della vita, delle persone che potremmo aiutare forti anche della nostra esperienza negativa, ma sopratutto si getta alle ortiche la possibilità di crescere, di elevarsi, di migliorare la nostra esistenza, di trovare quella pace alla quale tutti aneliamo. Non cerchiamo la via più facile perché non è duratura, scegliamo di rialzare la testa, di rimboccarci le maniche e lavorare per il bene del prossimo, il nostro bene arriverà dopo, a cascata, in maniera copioso. Per me è stato così. La morte di mia madre quando avevo ventun anni mi ha sconvolto, ha portato nella mia vita e nel mio cuore un dolore profondo che ancor oggi, dopo tanti anni, sento ancora forte, ma davanti al bivio ho scelto la strada che il Signore mi indicava, quella di caricarmi sulle spalle il dolore dei bambini, ed oggi, dopo ventisei anni, acquisisco ogni giorno sempre più gioia e soddisfazione per ciò che il Signore ha voluto realizzare servendosi di me e di Roberta.

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  20.  

    Addì 3 dicembre 2012

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
    «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».
    Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
    Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
    Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa».
    All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
    Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli

    Matteo 8,5-11

  21.  

    Presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande

    Molti cattolici, io per primo ero così, pensano che essere atei significa non avere principi, valori, avere una vita che porta allo sbando, un modo di pensare contro il quale combattere su ogni argomento.
    No, essere atei significa non credere all'esistenza di Dio, in modo consapevole o meno. Tutto il resto è frutto delle nostre elucubrazioni mentali. Dovremmo distinguere tra chi è ateo per scelta e chi per mancanza di conoscenza profonda, ma è un'altra questione della quale potremo parlare in seguito.
    Oggi mi vorrei soffermare con voi sulla bellezza di tante persone, che siano atee, cattoliche, musulmane, buddiste o altro. Nelle brave persone i principi sono comuni, i valori sono gli stessi qualunque sia il credo o il non-credo. Altruismo, Solidarietà, Perdono, Dialogo, Accudire i figli, Rispettare i genitori, Curare gli ammalati e gli anziani, Visitare i carcerati non sono appannaggio di questa o altre religioni, sono valori che innalzano lo spirito e fanno di quella persona una "brava persona". Il credente ha una spinta in più a comportarsi bene, ma ci sono anche tanti credenti che si comportano bene solo di facciata. Nella vita dell'Associazione ho conosciuto tantissimi che non credevano in Dio, ma che avevano un grandissimo rispetto per le persone, per i loro bisogni, tanto da annientare la propria vita per loro. Persone con le quali ho avuto ed ho grande amicizia e stima. Certo che da parte mia spiego molte cose con la Fede e spesso abbiamo avuto dei dialoghi bellissimi che hanno portato a serene riflessioni, domande, interrogativi. E' bello vedere come una persona che non crede non sia quasi mai abbarbicata sulle proprie posizioni e timidamente ammetta che non si può escludere del tutto la presenza di Dio e di una vita eterna. E' come un buchino piccolo piccolo in un bel vestito, mi piace metterci il dito, infiltrarmi nei suoi pensieri e nel suo cuore e inserirvi un tarlo, che poi da solo possa lavorare nei casi della vita. Davanti ad una disgrazia, una malattia si ricorderanno di quei pensieri e forse, magari per non escludere nessuna possibilità, cominceranno a guardare verso l'alto, a parlare con un Dio che non esiste, a sperare in ciò che mai potrà accadere. Ed il Signore sarà lì, pronto a mostrarsi, ad aiutarli, a sostenerli ed allora, forse, i loro occhi si apriranno e vedranno Gesù accanto a loro.
    Il centurione chiese a Cristo il Suo aiuto, si ritenne indegno anche solo della Sua presenza, l'aiuto che chiese era per un suo servitore, ed il Signore riconosce in lui una grandissima fede, maggiore di quella di tanti altri che lo osannavano ma poi si comportavano male con il prossimo.
    Dico sempre di un mio carissimo amico che si professa ateo, che ha più Fede di me ed è molto più bravo a portare avanti quei principi che indegnamente io professo.
    Siate atei se volete, ma aperti al dialogo e alla conoscenza, aperti ad una visione diversa del mondo rispetto a come lo avete sempre valutato voi.

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  22.  

    Addì 4 dicembre 2012

    In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,21-24

  23.  

    Hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli

    Spesso ci troviamo inseriti in una corrente di pensiero tale da non permetterci di riflettere e vedere le cose più palesi. Se riflettiamo ad esempio sul fatto che ci sono cose che i dotti ed i sapienti non capiscono, mentre i piccoli, i più umili sono in grado di intenderle perfettamente. A prima vista il discorso non torna. Ma come, io che sono laureato, io che sono un professore, io che dirigo un'azienda con mille operai, io che ho studiato teologia, io che sono un grande come potrei mai pensare di non capire qualcosa?
    Purtroppo oggigiorno diamo importanza al QI, il quoziente intellettivo. Quante mamme sono orgogliose di avere un figlio che ha tutti voti altissimi, che capisce ogni cosa, lo sollecitano con giochi sempre più complessi, lo mandano su internet perché per una mamma, per un papà il proprio figlio deve essere il migliore, il più bravo, il più intelligente. E' legittimo, se non fosse che spesso diventa una gara tra genitori dove i figli sono marionette mosse a seconda del piacere dei propri cari. Avete mai assistito non dico ad una partita, ma ad un semplice allenamento di una squadra di calcio di bambini di sei, sette anni? Le mamme ed i papà a bordo campo che si improvvisano allenatori, che litigano tra loro perché il mister ha mandato avanti un bimbo anziché un altro. Già li vedono come professionisti del pallone, i migliori che vinceranno il pallone d'oro dopo una carriera piena di milioni.
    Ma il cuore non lo guarda più nessuno. Preferisco la compagnia delle persone più umili, che parlano con il sentimento e se l'italiano è scorretto, a chi importa se i concetti sono intrisi di amore, di semplicità di umanità e solidarietà verso il prossimo?
    Dico sempre che se una persona mi dicesse "vuoi un assegno per la tua associazione o preferisci che venga a darti il mio tempo libero'" Non avrei esitazioni nel desiderare il volontario, la persona. I soldi prima o poi finiscono, ci compri le cose materiali che hanno una fine, paghi uno stipendio di chi se ne andrà se non potrai più pagarlo. Il volontario non finisce mai perché, anche quando se ne sarà andato, lascerà ricordi, momenti felici, lacrime condivise, foto da rivedere con gioia, qualcosa di materiale costruito con le sue mani, valori e principi donati a tutti noi in particolar modo ai ragazzi. Sono cose che non si possono comprare.
    Ebbene sono tanti gli esempi in cui il cuore ci fa capire più del cervello. Pensate ad un bambino che a quattordici anni abbia una capacità intellettiva pari ad un bambino di quattro anni. Quante cose capisce. A quattordici anni i ragazzi oggi cercano il ragazzino/a scegliendolo per il fisico, per la sua prestanza, magari guardando se con lui o lei ci si possa divertire, spingersi oltre. Poche volte vedo nel mondo che ci circonda la voglia di amare e quando c'è si tiene ben nascosta per la paura di essere derisi. Un bambino con handicap mentale si affeziona alle persone, le consola se le vede tristi, si esprime con baci e abbracci e capisce molto più di noi.
    Così ci dice Gesù. I piccoli, i più umili, i bambini vedono Dio perché i loro occhi non sono velati ed il cuore è puro. Torniamo ad essere bambini, tutti ci siamo passati, e cerchiamo di guardare Dio ed il nostro prossimo con il sentimento puro che avevano da piccoli e si aprirà davanti a noi un mondo meraviglioso nel quale rifugiarsi nei momenti difficili o addirittura andarci a vivere per sempre pieni di semplicità ed amore.

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  24.  

    Addì 5 dicembre 2012

    Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.
    Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
    E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
    Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
    E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
    Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini».
    Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,
    Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene

    Matteo 15,29-37

  25.  

    E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.

    Siamo pieni di amici oggigiorno, su facebook, nelle comitive, nei gruppi di ragazzi, alle feste, alle manifestazioni, così pieni che ci ubriachiamo e non sappiamo a chi dar retta. Parole come Amore, Aiuto, Bellezza interiore e complimenti vari si sprecano in ogni dove più e più volte al giorno. Ne abbiamo bisogno, pertanto ci creiamo l'idea che tutte queste persone che in un modo o in un altro incrociamo nella vita ci siano amiche, che farebbero qualunque cosa per noi, per aiutarci nel momento del bisogno. Ma sono solo illusioni, idealizzazioni di un mondo che vorremmo, rifugio in un sogno dove la perfezione regna sovrana, ma non un mondo reale. I veri amici sono pochi, pochi coloro che ci sono sempre e comunque e ti stanno vicino quando sei triste, nervoso, arrabbiato, che ti spronano a risollevarti, disposti a stare dietro la porta quando non vuoi vederli e lanci contro di loro oggi sorta di improperi. La folla di amici che abbiamo altro non è che una folla che segue la corrente. Non è cosa sbagliata avere tanti contatti, sarebbe sbagliato pensare che siano tutti amici. Le persone vanno prese singolarmente, bisogna parlarci, entrare dentro loro in quel contatto intimo che tocchi anima e cuore. Con qualcuno nascerà una bella Amicizia, fatta di amore, con altri, con i più sarà una compagnia per passare una serata, un piccolo tratto di strada insieme per interessi comuni, uno scambio di battute, ma niente di più. Mi fanno teneramente ridere gli adolescenti che pur di scappare dal mondo di regole creato attorno a loro dai genitori si inventano mille amicizie, mille amori eterni per poi piangere ogni volta che vengono delusi, praticamente tutti i giorni, o quasi. L'adolescente è in crescita ed è nel conto che ciò accada, ma l'adulto dovrebbe essere consapevole che quella folla che oggi ci osanna, domani seguirà la corrente e sarà pronta a condannarti, attenta ad ogni tua parola, ad ogni tuo gesto per criticare e sentirsi loro stessi più bravi rispetto a te.
    Con Gesù è avvenuto questo. La folla lo seguiva, lo osannava perché Lui guariva i malati, faceva vedere i ciechi, sanava i lebbrosi, ma quando i loro capi hanno detto "condanniamolo" hanno subito cambiato faccia e si sono rivoltati contro Gesù, lo hanno perseguitato come un brigante e gridavano "crocifiggilo".
    Gesù li ha amati lo stesso, come ama noi se anche gli voltiamo le spalle, li ha sfamati, li ha curati, li ha perdonati, e così fa ogni giorno con noi, ma pur mostrandosi a tutti, entra in intimità con ognuno di noi, ci parla, ci consiglia, ci ama individualmente per le nostre colpe ed i nostri pregi, cerca di instaurare un legame più stretto, di vera Amicizia ed Amore. Qualcuno lo ama, accetta la Sua Amicizia, condivide le Sue regole, la Sua prospettiva del mondo, ma tanti rifiutano questo rapporto interiore preferendo andare a cercare altrove il pane della vita, quel cibo che ci sazierebbe pe sempre se solo accettassimo la Sua offerta.
    I ragazzi, in affido o figli naturali o adottivi, rifiutano spesso le offerte dei genitori, la loro Amicizia, il loro Amore e si rifugiano nei compagni che incontrano negli ambienti che frequentano, nell'appagare le loro presunte necessità rubando, picchiando, drogandosi per poi capire, nel momento della necessità, che attorno a loro si crea il vuoto, che nessuno è disposto a prendere sulle proprie spalle il peso dei loro problemi. Ed allora si guarderanno intorno e scorgeranno delle figure che hanno lasciato nell'ombra, i loro genitori e ad essi si rivolgeranno per avere un supporto che sempre troveranno. Anche noi, nei confronti di Dio, siamo un po' adolescenti. Cerchiamo di appagare i nostri sensi ovunque, ma lasciamo Cristo ai margini della nostra vita, lo respingiamo se ci mette in guardia dalla falsità del mondo, per poi capire un giorno che quando tutto ci crolla addosso, quando gli amici ci voltano le spalle, quando facciamo degli errori e tutti, anche giustamente, ci criticano, l'unico che ci ama per quello che siamo, conoscendoci ed accettandoci pienamente, è Gesù.
    La folla aveva fame e li ha sfamati, ma ad ognuno di noi, ogni giorno regala il pane per andare avanti, la Sua Parola, i Suoi insegnamenti, strumenti a volte difficili da usare, ma indispensabili per nutrirsi ed avere le forze per affrontare la vita.

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  26.  

    Addì 6 dicembre 2012

    Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande»

    Matteo 7,21.24-27

  27.  

    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia

    Nella vita ci sono tantissime situazioni in cui ci troviamo in pericolo, siamo tristi, delusi, affannati, oppressi, impauriti. Si susseguono come le stagioni, come l'alternanza tra pioggia a sole. Quando stiamo bene, quando non ci manca nulla, quando nella nostra vita splende sempre il sereno ci sembra di non aver bisogno di nessun tipo di aiuto, consiglio, paletto e viviamo con spensieratezza, incuranti del domani, alla giornata come se fossimo eterni adolescenti. Ma non è raro il caso in cui una tempesta si abbatta sulla nostra vita e dall'oggi al domani si possa passare dal ridere al piangere, ed in quel momento dove prenderemo le forze per poter reagire? Gli amici spesso ti abbandonano, i familiari talvolta si approfittano, non ci sono certezze e comunque amici e familiari potranno essere di consolazione, ma le forze per reagire si devono trovare dentro di noi. Il lavoro che si perde, il coniuge che ci lascia, i figli che si ribellano portano le persone a stare male, a vivere una vita di stenti con enorme tristezza. L'amico può farti una telefonata, invitarti a passare una serata, ma poi alla fine ha la sua vita, le sue preoccupazioni e chi ci resta? A chi chiedere quell'aiuto che possa servirci per riprendere il cammino interrotto? A tornare ad essere felici? A superare un momento difficile guardando con ottimismo alle disgrazie che ci stanno capitando? Solo Dio, Padre di tutti noi, capace di consolarci ogni istante, darci consigli utili per affrontare serenamente le intemperie della vita, vicino a chi cade anche se è colpevole. Quante volte capita di trovare fratelli, amici, parenti disposti a sostenerci nelle nostre problematiche, ma quanti sono pronti a starci vicino se siamo colpevoli di qualche reato, se ci siamo macchiati di colpe, ben pochi, forse nessuno. Solo Dio non ci abbandona.
    Pensate ai ragazzi adolescenti. Capita spesso che per l'incontro con brutte compagnie, per il desiderio di avere di più o per la fuga dalla realtà e il desiderio di non stare alle regole comincino a comportarsi male, inizino a fare qualche furtarello, qualche bravata, poi passano a rubare cose sempre più costose, sempre più spesso fino a compiere furti aggravati. Il loro rapporto con i genitori è per anni conflittuale, di completa ribellione, incapaci di vedere la realtà, di capire che stare alle regole è importante per costruire una vita futura. Ma è fatica, è sofferenza ed allora preferiscono disobbedire, scappare, cercare in altri la loro famiglia, siano essi amici o fratelli che mai hanno conosciuto. Riescono per anni a farla franca, a convincere tutti con qualche lacrimuccia che sono pentiti e che non ripeteranno più le loro azioni. Trovano tante persone che vogliono aiutarli, che chiudono un occhio, che non fanno denunce, poliziotti che li accompagnano a casa dando loro una pacca sulla spalla di incoraggiamento, giudici minorili che archiviano le loro malefatte per dar loro una chance in più, persino avvocati disposti a difenderli gratuitamente. Molti capiscono e cambiano strada, si pentono intimamente e cominciano a camminare sul giusto sentiero, altri invece pensano di essere superiori, più furbi degli altri, si convincono che potranno farla franca sempre, come sempre è accaduto, e non capiscono che coloro che li hanno redarguiti per anni sono gli unici amici che hanno, le uniche persone che gli vogliono bene. Arrivano ad un certo momento, magari proprio il giorno del loro diciottesimo compleanno, che la corda, che per tanto tempo hanno tirato, cominci a stringersi, ma non si accorgono di averla attorno al proprio collo, tanto che più tirano, più rubano, più dicono bugie, più tentano di divincolarsi da leggi e norme o di scappare, più la corda li soffoca. Chi era disposto prima a dargli fiducia, arrivati ad una certa età cominciano a pensare di non riuscire più a farli ragionare e iniziano le maniere forti, la polizia li arresta, i giudici li condannano e l'adolescente spensierato viene catapultato in un mondo di adulti, sbattuto in prigione in mezzo a delinquenti abituali. Allora i suoi dolci occhioni non faranno più presa, anzi potrebbero essere causa di ulteriori problemi. Non ascoltano nessuno, non vedono la realtà, credono al primo stupido che si beve le loro bugie e gli promette mare e monti. Ma se la loro vita si basa su furbate e bugie, è una vita falsa ed è come una casa costruita sulla sabbia, basta poco per abbatterla, basta una mareggiata, basta che qualcuno si stanchi di metterci dei puntelli per tenerla in piedi. Quel giorno in cui la corda si stringerà attorno al loro collo non avranno più vicino lo psicoterapeuta che pagava il comune, non più i servizi sociali che non hanno più il mandato, non più i giudici minorili disposti a passarci sopra, non più i fratelli che sono lontani e cominciano ad aprire gli occhi capendo che tutte le cose che gli erano state raccontate erano solo bugie e non sono in grado di aiutarli. E' quello il momento in cui alzeranno gli occhi e vedranno in un angolo, in disparte, due genitori che li hanno sempre amati, che hanno ripetuto mille volte gli insegnamenti per una vita tranquilla e forse quel giorno capiranno che sono gli unici sui quali poter contare.
    Noi facciamo come gli adolescenti, mettiamo Dio da parte, ci ribelliamo alle Sue regole perché ci impediscono di goderci la vita, ma Lui ci è sempre vicino, non ci abbandona mai, nemmeno quando decidiamo di andare lontani da Lui, quando parliamo male di Lui con tutti, quando gli urliamo contro tutta la nostra rabbia e se potessimo lo ammazzeremmo per non sentirlo più. Ma quando tutto ci crolla addosso, quando tutti ci puntano il dito contro, quando ci guardiamo allo specchio e vediamo che la nostra vita è priva di principi e sta andando allo sbando, apriamo gli occhi e vediamo Dio sotto un'altra luce, come l'unico che possa aiutarci ad uscire dai nostri problemi. E Gesù sarà lì, pronto a curare le nostre ferite, come ogni padre ed ogni madre farebbe per il proprio figlio il giorno che dovessero arrestarlo per i reati commessi.

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  28.  

    Addì 7 dicembre 2012

    Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi».
    Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
    Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede».
    E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!».
    Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,27-31

  29.  

    Credete voi che io possa fare questo?

    Un giorno uno si alza e grida "fra un mese ci sarà la fine del mondo" e trova un po' di gente che gli crede. Un'attrice famosa reclamizza un prodotto dicendo che è il migliore e ci sono tante persone che corrono a comprare quell'oggetto. Un calciatore dice "aiutiamo questa associazione" ed i suoi seguaci sposano quella causa. Un politico sguaina la spada per una battaglia, ma lascia che siamo noi a scendere in piazza a prendere le manganellate.
    Tutto ciò significa che abbiamo bisogno di seguire qualcuno, necessitiamo di una guida che ci indichi il percorso, peccato che prendiamo ad esempio il leader sbagliato. Innanzitutto la maggior parte delle persone che pubblicizzano un prodotto o una causa lo fanno per denaro, inoltre il loro scopo non è certo quello di salvare il mondo o aiutare qualcuno se non sé stessi, ed infine nessuno di questi ci vuole bene, basti pensare a come vengono trattate le persone se provano ad avvicinarglisi.
    Con questa grande sete che abbiamo di seguire qualcuno non pensiamo che seguire una causa, un insieme di regole, dei principi e valori sia la scelta migliore. E' una strada difficile perché ti mette in discussione ogni giorno e spesso la si deve percorrere a piedi nudi rischiando di ferirci, quindi scegliamo la via più facile, quella che fanno tutti, quella che non comporta sacrificio o dolore e seguiamo il branco di pecore ed un pastore che mai potrà aiutarci.
    Chi ha Fede segue Dio, ma chi non ha Fede potrebbe comunque seguire dei valori e issare sul tetto della sua casa una bandiera che sia il vessillo di una causa a favore di chi soffre.
    Non seguite chi non conoscete, seguite il vostro cuore.
    Io ho Fede e da sempre seguo Dio. Seguirlo non è facile, ci sono tante regole da rispettare e purtroppo sono il primo a sbagliare ogni giorno, ma una è quella principale "ama il prossimo tuo" nella quale è racchiuso tutto l'amore per gli altri e per Dio. Non bisogna avere Fede per amare il nostro prossimo, quindi ogni persona, credente o non credente, è invitata su questo percorso. Non aspettiamo che qualcuno che non ci ama ci dica cosa fare, prendiamo in mano la nostra vita, seguiamo il nostro cuore e troveremo tante persone disposte a farsi amare e ad amarci, cosa che non accadrà mai se ci lasceremo trasportare dalla corrente del branco, capeggiati da coloro ai quali nulla importa di noi.

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  30.  

    Addì 8 dicembre 2012

    Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  31.  

    Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto

    Spesso ci troviamo dinanzi a delle scelte da fare e capiamo che uno dei percorsi da intraprendere ci viene amorevolmente consigliato da una persona che ci ama. Talvolta riflettiamo bene su ogni scelta da fare mettendole tutte sullo stesso piano, altre volte pensiamo alle possibili soluzioni tenendo in maggior considerazione quella caldeggiata, altre volte scegliamo quella che ci è stata indicata senza nemmeno pensarci perché ci fidiamo talmente tanto di quella persona che non potremmo nemmeno lontanamente immaginare che ci faccia prendere una strada sbagliata.
    Dio ha chiamato Maria e lei non ha esitato un solo istante ad accettare la Sua volontà. Eppure se ci avesse riflettuto avrebbe capito quanto la sua vita sarebbe stata stravolta da quella chiamata. Il Signore la lascia libera di decidere, avrebbe potuto rifiutarsi, ma la fiducia in Dio era tale e tanta che non c'era motivo di tirarsi indietro perché qualunque cosa il Signore abbia in serbo per noi è cosa buona, anche se ai nostri occhi mortali potrebbe non apparire tale, almeno in un primo momento.
    Dio in quel momento affida Suo figlio a Maria, le chiede di prenderlo con sé, di allevarlo, dargli una famiglia, farlo crescere sano e robusto. E' il primo affidamento della storia, il più importante, il capofila. Maria non sapeva a cosa andava incontro, ma ha accettato, ha preso in affido Gesù.
    Quante volte Dio ci chiede di prenderci cura di un bambino, attraverso le notizie che si leggono sui giornali, vedendo i maltrattamenti dei vicini di casa verso il proprio figlio, a scuola osservando la trasandatezza di certi bambini. Ma ci giriamo dall'altra parte, facciamo finta di non sentire, mettiamo un muro tra noi e le nostre responsabilità, pensiamo che sia troppo difficile accogliere un ragazzo in casa, dialogare con i servizi sociali e con i genitori naturali, vivere con il pensiero che prima o poi tornerà a casa sua. Non ci fermiamo a pensare a come cambierebbe la sua vita se solo noi dessimo un pezzetto della nostra. Si soffre egoisticamente quando un ragazzo decide di tornare dai suoi o il tribunale decide per lui, ma non c'è gioia più grande di quella di aver messo nella sua tasca delle bricioline di valori e di principi con le quali potrà cibarsi il giorno che sentirà i morsi della fame.
    Ognuno di noi è chiamato ad accogliere il Figlio di Dio nelle proprie case, non chiudete le vostre porte ai bambini che hanno bisogno del vostro amore per crescere sani e con dei valori tali da poter essere un giorno bravi genitori.

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  32.  

    Addì 9 dicembre 2012

    Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène,
    sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
    Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,
    com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
    Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati.
    Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

    Luca 3,1-6

  33.  

    Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri

    Quanti di noi sono peccatori? Tutti lo siamo e chi dice di non esserlo già pecca di superbia.
    Io sono il primo dei peccatori. Spesso sbaglio con i ragazzi che ho in affidamento e faccio tanti errori per i quali chiedo costantemente perdono a Dio, ricascandoci puntualmente ogni volta.
    Una persona qualche giorno fa mi disse, se sei peccatore non puoi metterti a spiegare il Vangelo. Ho riflettuto molto su questa frase e mi sono detto, se tutti siamo peccatori, nessuno avrebbe allora il diritto di far conoscere Gesù. Io non ho mai pensato di spiegare il Vangelo, lo lascio fare a chi ha studiato, a chi ha il mandato della Chiesa per farlo. Il mio intento è di riflettere principalmente insieme ai miei ragazzi e poi con coloro desiderosi di leggere e confrontarsi. Il mio tentativo è quello di mostrare nella quotidianità i valori ed i principi professati da Cristo.
    Giovanni così faceva, proclamava a tutti la venuta di Gesù dedicando la sua vita al Signore.
    Io ho fatto la scelta di seguire Dio con tutta la mia vita da quando è morta la mia mamma, non dico di esserci riuscito al meglio, non dico di non essere un peccatore, dico solo che sono un uomo, uno come tanti che avuto in dono da Gesù la possibilità di abbracciare tanti bambini non amati dalle proprie famiglie, talvolta persino odiati, e che da anni accareza le loro anime lenendo e curando le loro ferite. Sono solo questo, un contenitore nel quale i ragazzi possono trovare amore, comprensione, accudimento. Il mio punto di vista non è telogico, non ne sarei in grado, è quello dell'uomo della strada, l'ultimo degli ultimi, è quello calato nella vita di tutti i giorni. Non voglio insegnare a nessuno, voglio solo riflettere con tutti voi che mi leggete, e siete tanti, per crescere insieme perché ho bisogno di voi per migliorarmi come persona e come cristiano per poter aiutare sempre meglio i ragazzi che il Signore vuole affidarmi.

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  34.  

    Addì 10 dicembre 2012

    Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
    Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui.
    Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.
    Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi».
    Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?».
    Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori?
    Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua».
    Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio.
    Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Chiamata di Levi

    Luca 5,17-26

  35.  

    Non trovando da qual parte introdurlo

    Quando si vuole ottenere qualcosa nella quale crediamo tentiamo ogni possibile strada, con tenacia avanziamo verso una meta e non ci sentiamo mai sconfitti. Questa è la tenacia, ciò che fa grande l'uomo, che lo fa crescere. Assisto purtroppo a tante rinunce. Nulla è più considerato così importante da dover combattere per esso. Anche le mamme che combattono per i propri figli, forse l'ultimo baluardo di tenacia ancora molto attiva, lo fanno spesso in modo distratto dando loro delle libertà perché dire di no è controtendenza, oppure perché la battaglia è troppo dura da affrontare e si preferisce dire un si pur di avere un po' di pace. La mia mamma non lasciava mai perdere un problema, anche quando io on ne volevo parlare trovava sempre il modo per mettermi nella tazza la possibilità di un dialogo, al punto da arrivare a scrivermi lettere bellissime quando vicino alla maggiore età non volevo più ascoltarla ed uscivo di casa ogni volta che lei provava a parlarmi di qualcosa che mi faceva dolore o mi impegnava troppo. Una mamma che ama il proprio figlio non lascia mai perdere una discussione, ma deve essere sensibile ed intelligente nel trovare modi diversi e momenti giusti per parlare con lui.
    Chi si avvicina a Dio spesso lo fa per curiosità, per necessità, perché qualcuno a lui vicino lo incita e lo trasporta, ma poi il cammino si fa duro, si imparano le regole, si capisce che abbiamo della fuliggine nei nostri cuori e fare pulizia non sempre è piacevole e facile. Allora spesso si abbandona quel percorso, e così poi facciamo per tutto. Quanti matrimoni falliscono? Tantissimi perché non c'è la capacità e la voglia di dialogo, perché manca la tenacia nel perseguire uno scopo importante.
    Ai miei ragazzi dico sempre che alla loro età sono come in una palestra della vita, laddove devono misurarsi con loro stessi, capire i propri limiti, farsi aiutare nel capire quali esercizi praticare per avere successo nei rapporti con gli altri. Per loro occorre tenacia nel non demordere, nel non piangere troppo sui risultati negativi, ma guardare sempre avanti, vedere nei piccoli successi il seme della rinascita e attaccarsi a quell'esile filo di speranza per uscire da una vita che potrebbe essere buia e difficile.
    La tenacia di arrivare a Dio, la tenacia di arrivare ad un titolo di studio, la tenacia di mantenere vivo un matrimonio, la tenacia di instaurare un buon rapporto con i propri figli per farli crescere forti per affrontare il mondo.

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  36.  

    Addì 11 dicembre 2012

    Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

    Matteo 18,12-14

  37.  

    Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una

    Se andiamo nelle scuole vediamo decine e decine di bambini che stanno bene, lo vediamo dai loro visi, dai loro vestiti, dalle guance paffutelle, dal sorriso, ma se ci rechiamo in certi quartieri osserviamo decine di bambini che vagano per le strade, rannicchiati dentro un portone per scaldarsi, urla dalle finestre, liti in strada. Forse saranno il venti per cento dei bambini che stanno bene, forse il dieci per cento, forse il cinque, ma anche fosse l'uno per cento è nostro dovere recuperarli, sfamarli, vestirli, ricoprirli di affetto ed attenzioni. Se nella propria famiglia un figlio prende la strada sbagliata, qual'è quel genitore che non lascia tutto ed investe tutte le sue forze per rimetterlo in carreggiata? Quante mamme coraggio che arrivano persino a denunciare un figlio per aiutarlo e trascorrono una vita legate alla tenue speranza di un recupero.
    Quando uno dei ragazzi che abbiamo in affido si perde e comincia a frequentare brutte compagnie, mettere in atto cattivi comportamenti, rubare o peggio ancora tutte le nostre forze si spostano su di lui. Mentalmente non facciamo altro che pensare a quale possa essere il modo migliore per aiutarlo, per fargli capire i suoi errori e mostrargli il futuro roseo che lo aspetterebbe se cambiasse atteggiamento. Chiediamo aiuto a tutti nella speranza di trovare qualcuno o qualcosa che lo attiri maggiormente, mettiamo in pratica mille fantasiose risorse che non sapevamo nemmeno di possedere perché la sua salvezza è per noi la cosa più importante. In molti casi si preferisce lasciar perdere, dire "tanto ormai", ma come si fa a condannare una persona, un ragazzo senza nemmeno provare a salvarlo?
    Eppure così fanno in molti, lasciano che tanti bambini che soffrono in situazioni familiari difficili continuino a perdersi a naufragare in un mare di spazzatura. Non è facile aiutarli, ma non è impossibile e sopratutto è necessario. Chi ha le forze, chi è giovane, chi ha una famiglia solida, chi riesce a mangiare e scaldarsi tutti i giorni, chi ha una casa non può dire lo facciano gli altri perché i bambini da aiutare sono tanti e c'è bisogno di tutti che con costanza e tenacia si mettono alla ricerca della pecorella smarrita e non si diano pace finché non l'hanno trovata e salvata.
    Se volete aiutare un bambino, cominciate il percorso verso l'affido. Se i servizi sociali, spesso accade, vi scoraggiassero non datevi per vinti e trovate altre strade. La nostra Associazione è sempre disponibile a dare un consiglio e indicare le strade da percorrere.

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  38.  

    Addì 12 dicembre 2012

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  39.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Istintivamente andiamo verso le cose di cui abbiamo bisogno. Se abbiamo sete cerchiamo l'acqua, se abbiamo fame cerchiamo il cibo, se freddo i vestiti, se caldo il refrigerio. Se il nostro cuore ha bisogno di amore cerchiamo una compagna o un compagno, desideriamo un figlio, riscopriamo i valori dell'amicizia, stringiamo alleanze per la vita. Ma quando siete stanchi nel profondo, quando vi sentite traditi, avviliti per aver perso battaglie importanti, quando vi muore una persona cara o scoprite di avere una malattia inguaribile cosa fate? Cercate conforto da qualcuno, ma troppo grande è la vostra sete, il vostro bisogno di amore per potervi sentire appagati dalla consolazione umana. In questi momenti difficili che nella vita abbiamo tutti, qualcuno per caso, per seguire un consiglio, per ricordi d'infanzia, anche se non crede in Dio, alza gli occhi al cielo e in qualche modo prega. Parla con "quell'Omino che sta lassù", come dolcemente Lo chiamava la mia mamma, e chiede aiuto. Qualcuno parla di opportunismo, come a dire "ti rivolgi a Dio solo nel momento del bisogno, ipocrita", ma io direi diversamente "ti rivolgi a Dio, che bello". Pensate ad un genitore che ha cercato per anni ed anni di intaurare un dialogo con il proprio figlio senza riuscirci e questi se ne sia andato sulla sua strada, buona o cattiva che sia, ed un giorno questo ragazzo capisse che le uniche persone disposte ad aiutarlo ed amarlo incondizionatamente sono i suoi genitori, e tornasse da loro. Immedesimatevi in quei genitori, non sareste contenti di riabbracciarlo, di vedere, magari in fondo alla vostra o alla sua vita, fosse anche un attimo prima di esalare l'ultimo respiro, che vostro figlio ha capito quanto lo avete amato e chieda il vostro aiuto? Io aspetto una vita che i ragazzi tornino da me con un fardello pieno di tristezza per poteri riabbracciare, consolare, anche quando se ne vanno sbuffando, sbattendo la porta, inveendo contro tutti con il solo desiderio di libertà. E quando questo accade, vi assicuro, è la gioia più grande che si possa avere.
    Dio non è permaloso, se abbiamo bisogno di Lui accoglie le nostre preghiere, le fa proprie, ci consola e ci da quella pace necessaria per affrontare le più grandi sofferenze della vita.
    Pensate che cosa ha fatto in me. Dopo la morte della mia mamma ero disperato, l'unico aggancio che avevo era Dio. Nove mesi di preghiere e quando il Signore ha deciso che fosse il momento giusto, ecco l'incontro con Don Luigi e da lì la mia vita è cambiata. Se avessi dovuto pianificare al tavolino un qualche modo per ritrovare serenità, non avrei nemmeno immaginato che questa sarebbe stata la strada da percorrere.
    Al Signore ho chiesto di darmi ristoro, e Lui mi ha dato così tanta acqua per dissetarmi che la mia borraccia è sempre piena, più bevo, più essa si riempie perché io possa condividerla con altri.
    La forza di Dio è questa, se hai bisogno di amore Lui te ne da tantissimo, al punto che tu non possa fare a meno di condividerlo con gli altri per non scoppiare.
    Una volta che siete in pace con voi stessi, donate questa pace agli altri. Siete stati ristorati, amati, accuditi, fate lo stesso con coloro che incontrate e non pensate di essere troppo piccoli per poter aiutare il prossimo, o troppo grandi per non potervi abbassare per dare un bacio ad un bambino, perché per ogni carezza che sarete la vostra borraccia si colmerà e riceverete mille carezze da Dio. La mia vita è così da sempre.

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  40.  

    Addì 13 dicembre 2012

    In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
    Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
    La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
    E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
    Chi ha orecchi intenda

    Matteo 11,11-15

  41.  

    Chi ha orecchi intenda

    Quanto è vero il detto "non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire".
    Come è difficile farsi ascoltare. Non dico condividere le idee, non dico farsi seguire, anche solo farsi ascoltare.
    Le persone si tappano le orecchie quando si parla di affido, ma gremiscono le sale se si parla di salute. Parlare di principi è come gettare nel vento un po' di cenere. Anche distribuire un volantino per un'iniziativa diventa un'impresa perché le persone ti guardano male, come se tu volessi togliere loro qualcosa. Alla televisione guardiamo il grande fratello o trasmissioni che parlano dei fatti intimi dei vip, ma cambiamo subito canale se c'è una trasmissione che affronta problematiche quali l'abuso, l'affido, la solidarietà, l'amore disinteressato.
    Costoro sono gli stessi che poi brontolano perché il mondo va a rotoli, perché non ci sono più valori, perché un ragazzo giovane non cede il posto ad un anziano sull'autobus. Ma se noi stessi non ascoltiamo chi vuole parlarci con il cuore in mano, se non accettiamo un confronto, se non iniziamo un cammino di riflessione interna, a prescindere dalla Fede, come possiamo sperare che il mondo vada bene, che ci sia amore se non siamo noi a darlo, che ci sia solidarietà se ci tiriamo indietro davanti ai bisogni di chi soffre.
    Quanta ipocrisia, anche perché se siamo noi ad aver bisogno, come pretendiamo che gli altri ci aiutino, ascoltino le nostre lamentele e richieste?
    Basterebbe fermarsi un attimo ad ascoltare chi ti vuole parlare di affido, povertà, amore verso il prossimo, confrontarsi.
    Come è bello lo scambio di opinioni tra chi ha Fede e chi non crede, tra due diversi modi di vedere il mondo e la vita, uno scambio composto, ognuno attento alle parole dell'altro, ascoltare e non solo sentire, interiorizzare quelle parole e trasformarle in pensieri e riflessioni. Anche se ognuno dovesse restare della propria idea, sarebbe comunque un arricchimento sapere come si può vedere l problema da un'altra angolazione. Capire il punto di vista degli altri è utile per migliorare ogni rapporto.
    Invece ci chiudiamo a riccio, non permettiamo che entri dentro di noi un filo di luce, ci accontentiamo di vedere nella penombra per paura di scombussolare la nostra esistenza.
    Certo, è più facile tapparsi le orecchie se vi racconto che un bambino è stato abusato da sua madre per cinque anni della sua vita, o se vi dico che i comuni non mettono in sicurezza i bambini per il loro tornaconto politico ed economico, o se un bambino viene picchiato ogni giorno. Ascoltare vorrebbe dire soffrire, significherebbe sentire l'impulso di fare qualcosa, di sporcarsi le mani, di combattere contro i compagni di partito, di scoprire che il mondo rosa dei negozi illuminati a festa non è il vero Natale che è gioia per chi ha denaro, casa, famiglia, ma è sofferenza per chi vede i suoi compagni di scuola con mille regali che parlano di ferie in montagna o posti esotici, mentre per lui Natale sarà un altro giorno di sofferenza.
    Che vi importa? Tanto mica tocca voi. Tanto non sono i vostri figli ad essere violentati, non sono loro a fare la fame. Non combattere ci fa stare sereni, non ci fa litigare con chi potrebbe farci qualche favore.
    Quanta ipocrisia, riuscite solo ad ascoltare il vostro egoismo mentre tanti bambini soffrono le pene dell'inferno.
    Basterebbe poco, non pensate che parli di soldi, per cambiare il mondo. Basterebbe che uniti domandassimo spiegazioni a tutti i comuni come mai la legge sull'affido preveda di fare promozione all'affido e non viene fatta quasi in nessun posto.
    Nessuno vi accusa se non fate della vostra vita una canzone continua d'amore per gli altri, scelte diverse, carattere, problematiche possono impedire una qualche attività, ma da lì a non fare nulla c'è tanta differenza.
    Anche solo ritirare un volantino di un'iniziativa promossa da chi si occupa di alleviare le sofferenze alle persone, donare un sorriso, interessarsi cinque secondi al l'impegno di chi ve lo sta consegnando, donare un complimento è già fare tantissimo perché dà la carica, sprona a continuare sulla strada perseguita.
    Invece no, si passa lontani, si guarda di traverso, si prende il volantino e si getta per terra vicino a chi te lo ha consegnato.
    Nessuno vi giudica, ma voi stessi dovreste guardare il vostro comportamento e cominciare a cambiare.
    Fare anche poco è già un grandissimo passo verso un miglioramento della propria vita e di quella degli altri.

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  42.  

    Addì 14 dicembre 2012

    Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
    E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere»

    Matteo 11,16-19

  43.  

    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto

    Vi è mai capitato di dire una cosa e sentirvi criticare, magari un altro giorno dite l'esatto contrario e vi sentite criticare ugualmente.
    Quante volte come Associazione siamo stati criticati per le stesse cose per le quali altri ci hanno fatto mille complimenti.
    Qualunque cosa facciamo c'èe sempre qualcuno che brontola, che storce il naso.
    La mia mamma mi ha insegnato ad ascoltare, e non sentire, tutte le critiche, i giudizi, gli apprezzamenti che provengono da persone che mi conoscono e a rifletterci sopra, specie sulle critiche.
    Le persone invece che non conoscono quello che faccio se non tramite internet, coloro che non hanno mai toccato con mano la nostra realtà, che non hanno vissuto una sola ora con noi le sento parlare, se dicono cose che hanno un senso inizio ad ascoltarle, altrimenti poi le lascio dire. Se stessi a dare retta a tutti non farei mai nulla. La cosa buffa è che la maggior parte delle critiche arrivano da persone mai viste che si arrogano il diritto di giudicare un tuo comportamento e attraverso quello la tua persona. Se un comportamento agli occhi di qualcuno può essere sbagliato, potrebbe non esserlo in un contesto diverso da quello immaginato dal tuo interlocutore che abbia una visione parziale della tua realtà.
    Don Luigi mi ripeteva sempre "giudica il peccato, ma non il peccatore", invece mi capita spesso di essere giudicato da chi non sa nulla di me.
    Qualche giorno fa una ragazza mi ha mandato un messaggio del tipo, io non vengo da te perché sono troppo sensibile nel vedere i bambini che hanno problemi (per inciso i miei ragazzi problemi non ne hanno, ma questa ragazza si è fatta un suo film, siccome sono da noi, allora sono problematic e sofforono. Tutti ci dicono continuamente quanta gioia i nostri ragazzi abbiano), tu che invece non hai sensibilità e saresti stato un buon avvocato, allora puoi stare con loro. Lascio a voi ogni personale commento, ma alla fnie io sono l'insensibile perché mi occupo di bambini con prblemi, mentre chi non se ne occupa è perché è troppo bravo per farlo. Se non me ne occupassi ci sarebbe qualcuno che mi direbbe "Come sei insensibile Riccardo perché on ti occupi di bambini che vogliono il tuo affetto".
    Come vedete il Vangelo è più che attuale quando Gesù dice Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

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    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime14 Dec 2012
     

    Certe persone dicono e fanno cose proprio stupide e insensate. Chi si occupa di bambini è insensibile e invece chi non se ne occupa per non vedere la sofferenza è sensibile... il mondo va alla rovescia.

  44.  

    Il mondo è bello perché è vario, l'importante è non lasciarsi condizionare nelle proprie scelte.
    Ascoltare, dialogare, riflettere va tutto bene, ma alla fine la decisione la si deve prendere in autonomia

  45.  

    Addì 15 dicembre 2012

    Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
    Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
    Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
    Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista

    Matteo 17,10-13

  46.  

    Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto

    Moltissime volte chiediamo qualcosa a Dio, quasi sempre finalizzato al nostro bene o a quello di altri.
    Preghiamo, imploriamo, piangiamo che Gesù ci mandi ciò che chiediamo, ma non pensiamo mai che le cose che noi proponiamo per il nostro bene o quello di altri potrebbero non essere cose buone, non abbiamo il dono di guardare lontano, oltre il nostro giorno.
    Capita perciò che quello che domandiamo a Dio non lo otteniamo, ma chi ci dice che non sia proprio quello il nostro bene o il bene di altri?
    Non avete idea di quanto abbia chiesto al Signore che la mia mamma non morisse, ma il 4 gennaio 1986 se ne è andata in Paradiso. Mai, nemmeno per un minuto, ho pensato che il Signore non mi avesse esaudito, anzi ho da subito ringraziato Dio per ciò che era accaduto perché in cuor mio sapevo benissimo che quella morte rappresentava un bene per qualcuno e forse anche per me.
    I fatti mi hanno dato ragione perché la scomparsa prematura di mia madre ha fatto si che nascesse l'Associazione "Amici della Zizzi" che ha aiutato tante persone, e tra queste anche me.
    A volte chiediamo cose che riteniamo basilari, ma non ci accorgiamo che abbiamo già ottenuto il meglio che il Signore poteva donarci.
    Vivendo con i ragazzi adolescenti si vedono tante cose che possono essere rapportate all'uomo in fase immatura. I ragazzi chiedono molte cose materiali, ed i genitori spesso oppongono un rifiuto per educarli, per incentivarli allo studio, per insegnar loro a guadagnarsi ciò che desiderano, ma spesso i figli vedono quel no come una privazione, come una cattiveria da parte del papà o della mamma. Altri ragazzi invece si affidano al genitore ed accettano quel no pensando "se mi vogliono bene e mi dicono no, anche se on capisco, so che è un no che mi potrà far del bene".
    E così fa Dio con noi, ci dice no per aiutarci a crescere e darci gioie che nemmeno potevamo immaginare.
    Se la mia mamma non fosse morta, non mi sarei mai occupato di ragazzi e di affido, privandomi di gioie che non avrei nemmeno potuto immaginare.
    Da credente penso poi che la morte di una persona sia l'inizio di una nuova vita per lui o lei e la gioia è completa.

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  47.  

    Addì 16 dicembre 2012

    Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».
    Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
    Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?».
    Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
    Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».
    Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
    Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
    Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile»
    Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

    Luca 3,10-18

  48.  

    Che cosa dobbiamo fare?

    Tutti noi siamo chiamati ad esortare le persone a comportarsi bene, a non esigere più di quello che è dovuto, a dare agli altri parte di sé stessi, a non maltrattare gli altri se abbiamo maggior potere. In questi insegnamenti non c'è uno più grande di un altro, tutti siamo sullo stesso piano e chiunque può insegnare al prossimo, chiunque esso sia. I ragazzi possono insegnare ai genitori, gli alunni ai professori, i fedeli ai sacerdoti. In tanti anni con i ragazzi ho imparato tantissimo da loro, dal dialogo costante, dalle attenzioni riservatemi, dagli scontri, dalle battaglie vinte e perse. Ho imparato ad amare chi si è macchiato di crimini orrendi, perché i miei ragazzi amano i loro genitori qualunque cosa gli abbiano fatto. Ho imparato a sopportare ogni angheria, perché i miei ragazzi hanno sempre il sorriso sulle labbra nonostante le cattiverie subite. Ho imparato a dialogare con chiunque, perché i miei ragazzi hanno bisogno di tutto e di tutti. Ho imparato a sopportare le critiche, perché i miei ragazzi le sopportano e crescono grazie ad esse. Ho imparato ad amare i miei ragazzi, perché i miei ragazzi amano me al di là del mio carattere, dei miei errori, delle mie debolezze, dei miei tanti peccati. Amando loro ho imparato ad amare gli altri e non c'è giorno che non mi accorga di quanto l'amore verso Dio sia sempre maggiore perché nei miei ragazzi vedo il Signore. Ho ancora tanto da imparare, ma so che il Signore mi sarà vicino per insegnarmi attraverso tutte le persone che incontrerò lungo la mia strada.

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  49.  

    Addì 17 dicembre 2012

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
    Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
    Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
    Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
    Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
    Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
    Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
    Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
    Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
    Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,
    Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,
    Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
    Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

    Matteo 1,1-17