Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me

    L'uomo non è cattivo né egoista di natura, ma nel corso del tempo si assiste ad una forma di inacidimento, di chiusura verso il prossimo, di opportunismo di egoismo allo stato puro. Ognuno sembra muoversi per il proprio interesse personale, ciascuno guarda al suo orticello, in pochi si staccano dai loro interessi per fare quelli di qualcun altro, a meno che non abbiano un proprio tornaconto personale. Ma dentro l'anima non siamo così, dobbiamo solo trovare la forza di uscire dal bozzolo e cominciare a guardare il mondo con altri occhi, accorgersi che esistono altre persone oltre a noi e ai nostri cari, gente che gravita da sempre attorno a noi, il vicino di casa, il povero che chiede l'elemosina vicino al nostro posto di lavoro, l'anziana che cammina con fatica ed è sempre sola, il bambino che pulisce i vetri al semaforo, il collega che è sempre triste e arrabbiato. Ognuno di loro ha bisogno di noi, a volte nemmeno lo sa. Proponiamoci, non aspettiamo che siano gli altri a chiedere, andiamo incontro all'altro ed allora gli altri verranno incontro a noi. Mi capita spesso con l'Associazione di chiedere favori, merce, denaro per i miei ragazzi, per le nostre attività. Stimolando le persone a far del bene ci accorgiamo quanto amore ci sia in ognuno, ma se non chiediamo, se non ci proponiamo in pochi si rivolgono a noi per darci una mano. Questo significa che l'uomo fondamentalmente è buono, ha solo bisogno di essere stimolato, a volte punzecchiato. Il dialogo permette questo scambio di amore, fa sì che emerga la parte buona di noi. Il Vangelo ci aiuta a capire come fare, cosa sia giusto intraprendere, quale strada seguire.
    Ieri siamo stati con i ragazzi più grandi a vendere il nostro libro Lacrime Silenziose davanti alla chiesa di Orentano e di Villa campanile in provincia di Pisa dove abbiamo la casa delle vacanze. Autorizzati da Don Sergio, il nostro parroco, il quale ha avuto, come sempre, un grande merito, quello di accoglierci, ma la cosa che lo rende eccezionale non è tanto il fatto in sé stesso, quanto il modo. Il giorno prima era morta la sua mamma, e si è ricordato della nostra iniziativa in chiesa esponendola con dovizia di particolari ancor prima di informare del lutto che lo aveva colpito, mettendosi da parte con grande umiltà per far andare avanti gli altri con amore. A Villa Campanile ha fatto ancora di più. Non celebrava la Messa, ma si è ricordato di noi, è venuto apposta alla chiesa, con la salma di sua madre che stava arrivando a casa dall'ospedale, andando da una delle nostre ragazze che erano fuori al banchino dei libri per farla salire sull'altare per dire al sacerdote che avvertisse della nostra iniziativa.
    Grazie Don Sergio, la tua mamma, in Paradiso insieme alla mia, ti saranno vicine per il resto dei tuoi giorni.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  2.  

    Addì 3 novembre 2012

    Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
    Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:
    «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te
    e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
    Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
    Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 14,1.7-11

  3.  

    Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato

    Il mio nonno diceva sempre "tutto ciò che sale, prima o poi deve scendere". Quante persone che ti guardano dall'alto in basso, quante si sentono superiori a te perché hanno raggiunto posti di lavoro importanti, oppure gli sono stati dati riconoscimenti. Quando vedo alti prelati che dovrebbero portare la Parola di Dio tra la gente sedersi ai primi posti, andare a giro vestiti come dei principi, essere ossequiati da tutti, trattare gli altri con deferenza e superiorità mi si stringe il cuore. Gesù non abitava in ville o castelli, andava a mangiare da pubblicani e peccatori, si umiliava per rispetto del prossimo, perché non dovremmo farlo noi, perché non dovrebbero farlo coloro che hanno scelto la strada dell'insegnamento del Vangelo?
    Come in tanti settori, credo che a volte si vada fuori misura, si perda di vista lo scopo che ci ha animato all'inizio. Penso che sia normale, umano, ma non giusto. Credo che dovremmo ogni tanto fermarci, vedere quale è il posto che occupiamo e scendere dal piedistallo sul quale le persone ci hanno posto o, peggio, sul quale siamo saliti credendolo un diritto inalienabile. Madre Teresa, Padre Pio, San Francesco ci insegnano che per fare la Volontà di Dio è necessario essere umili, non avere nulla, lasciarsi trasportare dal vento al pari di una foglia in autunno. Il vento è il Signore che ci farà adagiare dolcemente a terra quando sarà il momento, quando avrà finito di condurci dove ritenga giusto ed opportuno. Si, dobbiamo essere come foglie, leggere, senza il peso della superbia, riconoscenti a quel vento che ci conduce ovunque sia necessaria la nostra presenza. Da sempre con i miei ragazzi, durante la Messa, mi metto in fondo di chiesa per insegnar loro che è bello essere ultimi, ascoltare la Parola di Dio senza il brusio dietro di noi.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  4.  

    Addì 4 novembre 2012

    Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore;
    amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui;
    amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo

    Marco 12,28b-34

  5.  

    Amare il prossimo tuo come te stesso

    A volte noi che abbiamo Fede in Dio ci prodighiamo in mille riti, processioni, sacrifici e sono cose belle, ma ci dimentichiamo troppo spesso che Gesù ci insegna che la cosa più importante da fare per amare Dio, è amare il nostro prossimo. Colui che incontriamo, chiunque esso sia, è il nostro prossimo. La parola "amare" è spesso usata in maniera leggera, ma cosa significa "amare"? E' Gesù stesso a dircelo riprendendo l'Antico Testamento: amarlo con il cuore, con la mente e con la forza. Amarlo con il cuore significa con tutta la nostra volontà, così quando si vuole qualcosa veramente non ci sono ostacoli dinanzi a noi che possano impedircelo. Amarlo con la forza indica impiegare tutta la nostra vita ad amarlo. Amarlo con la mente vuol dire essere credenti, ma non creduloni, ossia cercare, fin dove sia possibile, di capire ciò che il Signore a piccoli passi ci svela, in modo così da poter essere credibili da parte di chi ci ascolta. In questo modo dobbiamo amare il nostro prossimo. Ma chi è il nostro prossimo? E' il bambino che a cinque anni spaccia la droga per conto del papà, fa da palo allo zio di quattordici anni che si prostituisce ed è costretto a catturare i piccioni in piazza per poter mangiare, obbligato a dargli una scottata nell'androne delle scale con un accendino per evitare che altri membri della famiglia gli portino via il cibo. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quel papà e quella mamma che tutto questo permettono. E' il bambino di due anni e mezzo portato dalla mamma laddove lei adesca i clienti, picchiato se piange e vuole lei, condotto a casa costretto a dormire nello stesso letto della madre mentre si prostituisce. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quella mamma che compie tali azioni. E' il bambino violentato dalla sua mamma e dai suoi amanti appena nato. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quella mamma ed i suoi amanti.
    So bene che di fronte a certe mostruosità rabbrividite, che la vostra prima reazione sarebbe quella di condannare a morte quei genitori, quei pedofili, ma se il nostro prossimo fosse sempre un bambino indifeso sarebbe facile amare. Abbandonate per un attimo la vostra rabbia, fate un passo indietro, andate al momento in cui le cose che vi ho raccontato, ahimè tristemente vere e vissute sulla pelle dei ragazzi passati dalle nostre braccia, tre storie che sono un esempio di vicende simili moltiplicate per i cinquecento ragazzi che in ventisei anni abbiamo incontrato, non erano ancora accadute, quando quei bambini non erano ancora venuti alla luce. Fate un altro passo indietro, andate a quando questi genitori erano ancora ragazzi, e prima ancora, quando erano ancora bambini. Dove pensate che siano nati? Pensate che siano venuti al mondo in una casa vicino alla vostra, in un bell'appartamento luminoso, in una famiglia di onesti lavoratori, con un papà ed una mamma che gli hanno donato sani principi e valori? No, ognuno di quei genitori è nato in famiglie dove pedofilia, violenze, abusi di ogni tipo si consumavano quotidianamente così come noi consumiamo il dentifricio o il sapone. E se facessimo un altro passo indietro vedremmo che la famiglia dei loro genitori faceva lo stesso e si potrebbe risalire alla notte dei tempi. Ognuno di quei genitori abusanti è stato un bambino abusato. Ognuno di quei genitori incapace di amare il proprio figlio non è stato amato dai suoi genitori. Ognuno di quei genitori che ha insegnato la cattiveria al proprio figlio l'ha imparata dai propri genitori. Per quanto dovremo andare avanti? Se noi odiassimo queste persone, questi pedofili, questi genitori abusanti trasmetteremmo loro il nostro odio e non saremmo migliori di loro perché l'odio è odio, il non amare è il non amare. Anzi, saremmo peggiori di loro perché a noi è stato insegnato il valore della parola "amore" e potremmo metterla in pratica, per essi questa parola non significa nulla, ad essi è stato solo insegnato a odiare. Ed un bambino, che sia nostro figlio o il figlio di questi genitori cosa potrebbe imparare nel vedere che i suoi genitori odiano il mondo e che il mondo odia loro? Impareranno soltanto a odiare chiunque incontreranno, impareranno ad abusare dei propri figli, impareranno ad arrangiarsi rubando ed uccidendo, così come il loro genitori hanno imparato prima di loro. Noi che abbiamo avuto una famiglia che ci ha amato, pur con mille controversie, noi che non siamo stati abusati abbiamo ricevuto un dono da Dio, quello di poter nascere e crescere in una buona situazione, adesso è arrivato il momento di ringraziare, di amare coloro che saremmo portati a odiare per il male che hanno fatto ad un bambino. E' arrivato il momento, ed è adesso, per interrompere questa catena, il momento di deporre le armi e porgere un fiore a questi aguzzini dando un esempio positivo ai loro figli, a questi bambini che hanno vissuto la loro giovane vita immersi nel rancore, nell'odio, nella violenza. E' giusto metterli in sicurezza, toglierli dalla furia di chi è incapace di amarli, ma smettiamola di giudicare, di odiare perché l'odio genera solo odio, l'amore produce amore. Forse poco possiamo fare per quei genitori, ma vi garantisco che amarli porta a risultati inaspettati, ma tanto possiamo fare per quei bambini. Amarli, accoglierli nella nostra casa, nella nostra vita. Non è questione di avere una casa piccola o grande, non è questione di avere un conto in banca piccolo o grande, è questione di avere la capacità di amare, sia essa piccola o grande. Amare con il cuore, ovvero con la volontà di amare veramente. Amare con la forza, ovvero con tutta la nostra vita. Amare con la mente, ovvero trovare sempre spiegazioni da fornire ai ragazzi che accogliamo sui misteri della vita. Non violentiamo anche noi questi bambini, hanno già subito fin troppo, ma non violentiamo nemmeno quei genitori che altro non sono che bambini di ieri che nessuno ha voluto o saputo amare ed aiutare. Il momento di amare è ora, è oggi. Oggi dovete amare perché domani nessuno possa rabbrividire, come avete fatto ora voi leggendo i miei racconti, perché nessuno domani possa dire che non è stato fatto nulla per evitare simili tragedie, perché domani nessuno debba raccontare le tristi storie di tanti bambini abusati e violentati. Accogliere un bambino in casa non è facile, si ribellerà a voi, si ribellerà alle regole che vorrete dargli, si ribellerà anche al vostro amore perché non sa cosa sia l'amore e ne ha paura, si ribellerà come nessun figlio naturale potrà mai ribellarsi e domarlo sarà un'ardua impresa, ma questo ci chiede il Signore, questo ci chiede la vita dopo averci fatto il dono di una famiglia serena, ci chiede di amare questi bambini ed accoglierli per come sono per lanciarli nella vita come frecce che un domani siano in grado di mettere al mondo dei figli da amare e rispettare. Non ha importanza se si ha Fede in Dio, se lo si fa per seguire il Vangelo o la nostra coscienza, amare è amare sia che si creda, sia che non si creda.
    Troverete mille difficoltà ed ostacoli, spesso anche dai servizi sociali che dovrebbero tutelarli, vi sentirete dire che non ci sono bambini da prendere in affidamento, non credetegli, andate avanti, lottate perché amare significa anche lottare, usate la mente per capire come fare ed arrivate a bussare a quelle porte dove sono tenuti prigionieri tanti bambini violentati ed offesi. Possiamo unirci in una lotta strenuta per difendere i diritti calpestati di questi piccoli boccioli di Dio, ma non nascondiamoci dietro le spalle di chi agisce, rimbocchiamoci le maniche e non tiriamoci indietro davanti al lavoro sporco o difficile. Non fermatevi al primo ostacolo, non tacitate la vostra coscienza con un "io ci ho provato" perché è solo un alibi, provarci significa lottare e alla fine riuscire. Per vostro figlio non andreste in capo al mondo pur di amarlo? E se un medico gli diagnosticasse un male incurabile cosa fareste? Lo lascereste morire nel letto di quell'ospedale o vi mettereste in contatto con altri medici, con altri ospedali per trovare una cura, un rimedio? Certo non perdereste la speranza di vederlo guarire e continuereste a lottare fino all'ultimo alito di vita pregando incessantemente Dio, anche se non avete Fede.
    La vita è una lotta, ed amare non è cosa facile, se lo fosse lo farebbero tutti, ma noi siamo chiamati a farlo, voi che avete letto questo messaggio un giorno non potrete dire "non sapevo" e ogni volta che sentirete parlare di un bambino violentato, o picchiato non potrete indignarvi, perché sarà anche colpa vostra poiché quando potevate fare qualcosa, avete deciso di girare la testa dall'altra parte.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  6.  

    Addì 5 novembre 2012

    Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
    Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
    e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti»

    Luca 14,12-14

  7.  

    Sarai beato perché non hanno da ricambiarti

    E' inutile dire, ma ognuno di noi, qualunque cosa faccia la fa per ricevere qualcosa. Se nella nostra natura umana c'è questo desiderio così prepotente da un lato significa che non è un peccato tanto grande, e dall'altro, sulla scia degli insegnamenti di Gesù, vuol dire che dobbiamo camminare verso la perfezione ed eliminare pian piano questo nostro deisderio di ricevere in cambio qualcosa.
    Mettetevi alla prova. Pensiamo ad azioni che facciamo o che abbiamo fatto con estrema generosità, magari impulsivamente. Non vi sareste aspettati magari un grazie, un sorriso per la vostra buona azione? La riprova è che se non lo ricevete ci restate male per l'ingratitudine di quella persona e magari la prossima volta ci pensate due volte prima di fargli una gentilezza. Però il messaggio di Dio è chiaro, non fate favori, inviti, cortesie a chi potrà ricambiare nello stesso modo il tuo bene, ma cerca coloro che sono gli ultimi degli ultimi e dona a loro te stesso.
    Quando Gesù guarì i dieci lebbrosi e solo uno tornò indietro a ringraziarLo, il Signore ci rimase male. Ci fa vedere la nostra natura umana, ci insegna a non spaventarci e di affrontarla con tranquillità. Vi confesso che da quando ho donato la mia vita ai ragazzi ho fatto molta strada e tanta ne devo ancora percorrere. Uno degli aspetti più brutti del mio passato, di cui mi sono accorto dopo un po' di tempo, è che ricercavo in loro l'amore perso di mia madre. Io mi dedicavo a loro "anima e core" e pretendevo che loro fossero riconoscenti comportandosi bene, ubbidendo, dandomi le soddisfazioni a scuola e nel comportamento fuori casa. Come sbagliavo. Pretendevo qualcosa che non mi spettava, ho pian piano capito che donarsi significa non dettare condizioni, ma come è difficile andare avanti se on si riceve una carezza, un sorriso, una coccola, un interessamento. Devo dire che appena ho smesso di pretendere tutto questo, è la volta che l'ho ricevuto in abbondanza. I miei ragazzi oggi mi coccolano, si interessano, si preoccupano, scherzano con me come fossi il loro amicone, si impegnano, chi più chi meno, a darmi quelle soddisfazioni nella scuola e nel comportamento che mi rendono felice. Che gioia leggere un tema qualche giorno fa dove uno dei ragazzi aveva tirato fuori tra le righe certi principi morali che gli abbiamo insegnato, ma la gioia più grande è quella di vederlo andare fiero di tali valori e proclamarli al mondo incurante delle prese di giro dei suoi compagni, ma felice di avere qualcosa per cui lottare. E già riceve un contraccambio, senza volerlo, senza cercarlo perché a parte la nostra grande gioia, ha la soddisfazione di essere apprezzato da alcuni ragazzi e professori per quelle sue idee, che oggi definirei, almeno per un ragazzo adolescente, coraggiose.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime5 Nov 2012
     

    è difficile amare dei mostri...

  8.  

    Hai ragione, è difficile Ago, ma se fosse facile lo farebbero tutti. Non è facile vivere, infatti molti si suicidano, oppure fuggono dalla realtà. Qualcuno cade in alcol e droga, ma di questi qualcuno ne esce, anche se difficile, perché ci mette tutta la sua forza di volontà.
    Le cose difficili ci sono apposta per temprarci, per forzare la mano alla nostra anima e fare un passo in più.
    Sai, io dico bene "amate il prossimo, anche colui che vi ha fatto del male", ma coloro che hanno fatto del male a me non è che poi abbiano mai fatto chissà cosa, per me è facile amare il prossimo, ma immagino che coloro che abbiano subito violenza abbiano molto di più da faticare per arrivare ad amare e perdonare. E' un cammino, difficile, faticoso, non si può leggere il Vangelo e dire "ok, ora amo chi mi ha violentato per una vita", l'importante è cominciare con il capire che quella sia la strada da percorrere e cominciare a pensarci su, confrontarsi. L'importante è iniziare a non negare la possibilità di perdonare ed amare.

  9.  

    Addì 6 novembre 2012

    Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!».
    Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.
    All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.
    Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.
    Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.
    Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.
    Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.
    Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena»

    Luca 14,15-24

  10.  

    Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto

    Abbiamo cominciato a camminare verso l'affido accogliendo in casa un bambino, poi è arrivata un'assistente sociale e ci ha chiesto se uno dei ragazzi che stava facendo una vacanza estiva con noi si sarebbe potuto trattenere a vita. Dopo qualche tempo venne una mamma disperata e ci chiese aiuto per le figlie abbandonate in un paese straniero e le accogliemmo. Poi un altro bimbo, un altro, ed un altro ancora, ed ecco che ogni giorno la nostra casa si riempiva. C'erano bambini che venivano da noi a giocare studiare e la sera rientravano in casa, altri che arrivavano da altre parti d'Italia per fare vacanze di Natale, Pasqua ed estive con noi, altri che si fermavano a vivere per periodi brevi, altri ancora che dopo dieci anni sono ancora con noi e ci hanno eletto loro famiglia principale. Oggi viviamo con nove ragazzi e non è accoglienza, non è affido, è comunione, è l'unione di più cuori e c'è ancora posto. Quello che insegno loro è accogliere come loro sono stati accolti; amare, come loro sono stati amati; unirsi, come loro fanno parte di noi e noi di loro. E' il Signore che ce lo chiede, che chiede a noi, suoi servi, di accogliere coloro che soffrono nella Sua casa, la nostra anima.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  11.  

    Addì 7 novembre 2012

    Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:
    «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?
    Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:
    Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
    Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.
    Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo

    Luca 14,25-33

  12.  

    Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro

    Quante volte avete iniziato a fare qualcosa e non l'avete portata a termine? Quante promesse fatte e non mantenute? Dico sempre che se avessi un euro per ogni promessa fatta e non rispettata, adesso non sapremmo dove mettere i soldi. Quanti volontari iniziano un percorso e poi blandamente si dileguano, quanti promettono aiuto e poi non lo danno, quanti iniziano un percorso di vita e poi lo interrompono? Così si assiste a miriadi di separazioni, rinunce verso l'affido, a persone che hanno tanta buona volontà ma che si ritrovano soli a lottare per valori e principi che riguardano tutti. I motivi? Sempre futili come non ho tempo, non ho voglia di litigare, non posso stare a confronto con i servizi sociali o con le famiglie naturali. Ma svegliatevi un po'. Crescete, maturate. Nessuno vi obbliga a sposarvi, nessuno vi costringe a prendere una strada, nessuno vi impone pesi insopportabili, ma sono vostre scelte, scelte fatte con cuore, anima e cervello, scelte per le quali si valutano pro e contro e poi si prende una decisione. Una decisione, capite? Decisioni sulla base delle quali altri costruiscono la loro esistenza, calcolano altre azioni da intraprendere e non si può dire alla leggera "ora basta, non ho più tempo, più voglia, più gioia" perché questo impone problemi legati a catena. Così come la mia volontà di fare un percorso ingloba gli altri, la mia volontà di lasciarlo grava su altri e quasi sempre sono molti di più che non in partenza. Prendete un matrimonio. Due decidono di sposarsi, se non lo fanno non succede nulla, si lasciano e ciao, un po' di sofferenza da parte di uno, dispiacere per qualcuno a loro vicino, poi la cosa finisce lì. Mettiamo invece che si sposino, mettono su casa, le due famiglie si uniscono, pranzi e cene insieme, una famiglia che si allarga, si creano affetti, amori, alleanze, nascono i figli e altri amori che si intrecciano e quelle due pianticelle originano in poco tempo un bellissimo bosco. Poi le cose vanno male, o uno dei due trova un altro/a, oppure semplicemente si stufa. E così, spesso dall'oggi al domani, quel matrimonio finisce, i legami si spezzano, il dolore aleggia in ogni persona coinvolta, i figli sono contesi o quantomeno divisi e spesso viziati. Non sarebbe stato meglio pensarci bene prima di sposarsi, oppure, una volta presa una decisione tanto importante, prima di mollare pensare bene alle conseguenze del nostro gesto? Per noi è facile, ci siamo stufati e quindi ce ne andiamo, ma gli altri? E' possibile che non si pensi a cosa la nostra azione possa scatenare nel cuore e nella vita degli altri? Quanti volontari ho visto passare, quanti progetti iniziati sulla base di promesse, di dichiarazioni, di programmazioni. Ci ho creduto, e continuerò a farlo, e tantissime volte son rimasto deluso e solo. Ho carattere da vendere, forza enorme, ma non sono così forte da poter fare da solo le mie battaglie. Ho bisogno, come tutti, di aiuto, di appoggio, di sostegno. Non chiedo la luna, non voglio più di quello che mi viene dato, ma ciò che viene promesso, anche fosse un'ora alla settimana, lo voglio. Quante volte ho visto i miei bimbi dispiaciuti perché tizio o caio non si sono più visti, spesso senza un cenno, senza una parola, spariti nel nulla. Quante volte ho dovuto consolarli per far loro capire che il fatto di essersene andati non era per colpa loro, ma per decisioni prese unilateralmente per scarsa maturità, per incostanza, per il desiderio di provare nuove emozioni. Non dire nulla per non deludere, per lasciarsi una porta aperta, per non creare dissapori, ma lasciando così anche le persone nel limbo, nell'illusione che il progetto possa ancora andare avanti con quella persona, ancora sperare di poter contare su di lui.
    Ci sono cose nella vita che si possono prendere alla leggera perché non comportano problemi agli altri, come se decido di andare una volta a settimana a giocare a tennis e poi dall'oggi al domani mi stufo e smetto, ma ci sono decisioni che chiamano in causa altre persone, le impegnano, come fare volontariato, come propagandare l'affido attraverso un forum, come decidere di sostenere un progetto e seguire le orme di qualcuno.
    Dice Gesù chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Averi materiali, ma prima di tutto una rinuncia di sé stessi, dei propri voleri egoistici. Quando si entra in una squadra, in un progetto, in una famiglia, nell'affido, nel lavoro, in un'associazione si diventa parte di un gruppo, non si conta più come "uno" ma come squadra, la defaiance di una persona comporta problemi e dolori per tutti. E' facile dire "me ne vado" quando ci siamo stancati, è facile ed egoistico. Se uno se ne va perché ci sono problemi prima dovrebbe tentare di risolverli, o quantomeno parlarne in modo che almeno gli altri sappiano il motivo di tale uscita e se hanno fatto degli errori si confrontino e sia uno strumento per crescere e migliorarsi. Andarsene perché non si ha più tempo, beh, potevano pensarci prima, o perlomeno potrebbero ridurre le ore dedicate, ma sempre avvertendo, parlando, non mettendo gli altri davanti al fatto compiuto e facendoli ritrovare nei problemi che si ripercuotono su tutta l'organizzazione.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  13.  

    Addì 8 novembre 2012

    Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
    Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
    Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
    O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?
    E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
    Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte»

    Luca 15,1-10

  14.  

    C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte

    Ci sono persone che si alzano la mattina, fanno la colazione al bar, vanno in ufficio, la sera in famiglia, il venerdì ed il sabato fuori con gli amici. Una o due vacanze l'anno in posti esotici e a sciare in belle località turistiche. Niente di male, fino a quando non è morta la mia mamma anche la mia vita era così. Il problema però è che in questo modo non si toccano i problemi con le proprie mani, non si ascoltano con il cuore le sofferenze altrui. Tutto è offuscato, lontano dalla nostra realtà.
    Da quando ho iniziato ad aiutare i ragazzi tuta la mia visione della vita è cambiata, sono più attento a non sprecare, sono dolorante per le ferite inferte ai bambini e ai loro genitori, sono più vicino all'uomo e alle sue problematiche. Non è un merito, è normale che sia così al momento in cui ti cali in una realtà di abbandono e sofferenza.
    Ma ciò che impari sulla tua pelle è che non c'è un solo bambino, una sola persona che valga meno di un'altra. Anche il ragazzo più turbolento, quello che da maggiori problemi ha il suo nome scritto a caratteri cubitali nel mio cuore. Capita che i ragazzi ogni tanto si perdano, prendano strade sbagliate e le nostre forze, pensieri, preoccupazioni si indirizzano verso di lui per riportarlo sulla retta via. Purtroppo non sempre ci riusciamo, anzi è facile che quando un ragazzo grande decide di non voler stare più alle regole non ci sono ragioni che possano convincerlo del contrario, almeno fin tanto che non sbatte il viso contro il muro. E' così difficile recuperarli in certe situazioni che al momento in cui ciò accade si grida al miracolo.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  15.  

    Addì 9 novembre 2012

    Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
    Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
    e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
    I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
    Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
    Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?»
    Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù

    Giovanni 2,13-22

  16.  

    Scacciò tutti fuori del tempio

    Gesù non è un politico o un diplomatico, oppure uno che per conquistare ha bisogno di farti mille promesse, regalarti mille doni.
    È uno invece che dice pane al pane e vino al vino, che si arrabbia, che ti fa il rimprovero e non dice le cose dietro le spalle.
    Dobbiamo imparare da Lui ad essere onesti, a dire le cose come le pensiamo, anche se questo dovesse farci perder
    e dei benefici, o farci odiare da qualcuno. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni e di portare avanti i nostri principi e valori, sempre e a qualunque costo.
    I più grandi amici sono coloro ai quali si possono dire le cose come le pensiamo, magari indispettendoli, ma facendoci apprezzare per la nostra onestà.
    Tante, troppe le persone che hanno Fede in Dio e non dicono nulla davanti ad una bestemmia, che sopportano una persona che è razzista, che non dicono alla donna che vuole abortire che sta compiendo un atto scellerato contro il Signore.
    Si parla di onestà, di correttezza e qui non c'entra aver Fede o meno. Chi non porta avanti i propri principi è soltanto un codardo ed un vigliacco che manda avanti gli altri e si nasconde per paura.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  17.  

    Addì 10 novembre 2012

    Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
    Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
    E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
    I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.
    Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio

    Luca 16,9-15

  18.  

    Ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio

    Quali sono le nostre aspirazioni? Cosa vogliamo dalla vita? Invidiamo chi ha il potere, sbaviamo dietro a chi ha soldi, bramiamo vacanze per sei mesi l'anno su yacht in isole tropicali.
    Quanta stupidità. Dovremmo investire le nostre forze, la nostra stessa vita nel dare riparo a chi non ha casa, amore a chi è stato abbandonato o violentato, calore umano a chi ha vissuto una vita al gelo dell'indifferenza.
    Il perché è semplice. Yacht, vacanze, grandi feste, fiumi di champagne portano a qualcosa di effimero, ad un godimento momentaneo, a tanti amici falsi che ruotano attorno per assaporare parte della tua fortuna. Sono beni materiali che prima o poi finiranno, dovessero durare anche una vita intera. Nessuno si ricorderà di noi. Se poi avessimo Fede e pensassimo ad una vita eterna al di là di quella che stiamo vivendo su questa terra, dovremmo capire che non sono gli yacht o altro ad aprirci la strada verso il Paradiso.
    Voi che inseguite la ricchezza, voi che vorreste accaparrare più tesori di quelli che riuscireste a spendere avete mai provato a dare una piccola parte di voi a qualcuno che soffre? A qualcuno che desidera un vostro sorriso, un abbraccio, una carezza? Se quella carezza sarà soltanto una carezza per chi la riceve, sarà per voi l'equivalente di cento carezze da parte di Dio. La persona che la riceverà saprà donarvi il suo amore, ed il suo sorriso di gratitudine vi darà quella gioia che mai potreste avere da tutti gli yacht, da tutte le vacanze, da tutto il denaro che potrete avere. Vedete, a volte mi dicono "bravo" perché sono oltre 26 anni che io e Roberta ci occupiamo di ragazzi, che apriamo loro il nostro cuore e li accogliamo nella nostra vita. Ma quanto sbagliano. Non è bravo chi è profondamente egoista, non è bravo chi in cambio di una carezza ne riceve ceto, mille ogni giorno. Problemi ce ne ce sono e ce ne saranno sempre, ma sono ben poca cosa rispetto alla gioia che questi ragazzi sanno donarci ogni giorno. Vederli crescere, superare le difficoltà, avere ben chiari i valori ed i principi che contano nella vita. Qualcuno si perde, è inevitabile, ma avergli dato amore non è certo cosa che andrà perdendosi, resterà dentro loro e prima o poi emergerà e sapranno utilizzarla con i propri figli e con le persone che incontreranno sul loro cammino. Provare per credere, venite a trovarci. Non abbiamo yacht sui quali farvi fare un giro in Sardegna, non abbiamo l'aereo privato per andare a prendere un caffè ai Caraibi, non abbiamo caviale e champagne da offrirvi, ma possiamo darvi molto, molto di più: un sorriso dei nostri ragazzi e la nostra gratitudine per aver voluto condividere, anche solo per un'ora, la nostra strada.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  19.  

    Addì 11 novembre 2012

    In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,
    avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
    Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
    E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
    Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
    Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
    Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»

    Marco 12,38-44

  20.  

    Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri

    Cosa abbiamo da offrire noi a Gesù, ai poveri? Abbiamo ben poco, siamo arrivati nudi e torneremo al padre senza portaci via nemmeno un ricordo. Niente di quanto accumuliamo su questa terra ci appartiene veramente, è un mero possesso. Anche se dessimo ai poveri tutto ciò che abbiamo guadagnato, sarebbe sempre e solo il superfluo. Cosa ci chiede il Signore? Cosa vuole che noi diamo al nostro prossimo, che doniamo a Dio? Tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che ci serve per vivere, l'unica cosa che possediamo veramente: noi stessi.
    Come si fa a donarsi? Ci si mette al servizio di chi ha bisogno, non si dice mai di no a chi ti chiede un aiuto concreto, non parlo di denaro o di cose materiali, ma di un sorriso, una carezza, una parola nel momento dello sconforto, una brontolata.
    I miei ragazzi desiderano cose materiali, come tutti i ragazzi, ma non le chiedono, sanno che diamo loro tutti noi stessi e non c'è niente che valga di più. Hanno provato, chi più chi meno, la privazione di un affetto, e sanno bene il valore dell'amore. Darei tutto ciò che possiedo per riavere la mia mamma con me, poter condividere con lei le gioie e i dolori della vita, raccontarle le mie pene, ricevere da lei un conforto, un rimprovero, una raccomandazione come quelle che solo una mamma sa farti, quelle alle quali si risponde "uffa', mamma basta, non sono più un bambino", ma quanto mancano quando non ci sono. In una casa dove tanti bimbi parlano e creano una sana e bellissima confusione, c'è un silenzio assordante. Quando guardo la porta d'ingresso mi vedo ragazzo di vent'anni che sta per uscire per andare a trascorrere la serata con gli amici, la ragazza nella testa, il pensiero di essere ben vestito, in quale discoteca andare, dove recarsi a mangiare prima di rientrare a casa al mattino. E dalla cucina ricordo la voce della mia mamma "stai attento" Si mamma. "Guida con prudenza" Si mamma. e la porta che ogni volta si apriva per richiudersi un poco per sentire cosa diceva. "Non bere troppo" Si mamma, e fremevo perché i miei amici mi aspettavano. Poi alla fine arrivava un "uffa', mamma ho capito, è la miliardesima volta che me lo dici, ho capito, non sono scemo". E lei rispondeva "ciao" Fiuu, era finita, e mentre uscivo, ormai già fuori casa sentivo che dalla cucina arrivava "stai attento, vai piano". Infastidito, ridevo dentro di me. Oggi capisco quanto quelle premure fossero come una corazza che mi proteggeva. Avevo sempre in testa quella nenia staiattentoguidaconprudenzanonberestaiattentoguidapiano e non potevo fare altro che ubbidire come fosse un richiamo ancestrale. Quanto mi manca quella dolce tiritera, quanto mi manca non poterle dire cosa ho fatto, cosa farò, cosa provo, quali emozioni sento. Mia madre non mi ha ricolmato di regali costosi, ma mi ha lasciato tutta sé stessa, mi ha donato la sua intera vita. Mi ha anche insegnato a reagire alle difficoltà, ad affrontare i problemi, a non fuggire dinanzi alle preoccupazioni ed i suoi insegnamenti sono stati talmente forti e radicati in me che, indegnamente, dono la mia umile e misera vita, l'unica cosa che possiedo veramente, ai ragazzi che Dio ha voluto mettere sulla mia strada. Per me è facile, mi è stato insegnato, ma chi è stato abituato che il denaro conta più di un bacio dato con amore, che un vestito firmato ti apre le porte del potere e che il potere ti rende libero di fare ciò che vuoi, non può capire la gioia di amare con tutto se stesso. Ma i ragazzi, i bambini che hanno perso i loro affetti sapranno tirare fuori dalla tua anima il meglio di te, se permetterai loro di farlo accogliendoli nella tua casa e nel tuo cuore.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  21.  

    Addì 12 novembre 2012

    Disse ancora ai suoi discepoli: «E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
    E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
    State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.
    E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».
    Gli apostoli dissero al Signore:
    «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe

    Luca 17,1-6

  22.  

    E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli

    Quando analizziamo una notizia, un fatto che accade attorno a noi, il pensiero di qualcuno o le motivazioni che lo spingono ad un certo comportamento utilizziamo sempre il nostro modo di pensare, facciamo leva sulla nostra esperienza, analizziamo il nostro mondo. Non è sbagliato, ma è parziale e quindi risulta fuorviante. Sarebbe opportuno valutare ogni singolo avvenimento anche con la testa del nostro prossimo. Per capire cosa l'altro pensi, cosa lo abbia portato ad agire in un certo modo bisognerebbe calarsi nel personaggio, nella sua cultura, esperienza, quotidianità perché ognuno di noi è influenzato, in ogni cosa che mette in essere, dalla vita che conduce, dalle scelte fatte, dalla cultura acquisita. E' per questo che non bisognerebbe mai giudicare, perché se per una cosa è contraria ad ogni mio pensiero, per un altro potrebbe essere cosa giusta. Prendete un bambino che nasce in una famiglia di mafiosi, dove sin da piccolo gli viene insegnato a odiare lo Stato ed i suoi rappresentanti, dove l'unica regola è quella del più forte, dove uccidere è giusto per non essere uccisi o per vendicarsi di torti subiti, come potete pensare di giudicarlo? Giudicare le azioni che fa è cosa giusta, ma non la persona.
    A volte non è però semplice immedesimarsi in chi abbia un percorso differente dal nostro, specie se diametralmente opposto, ma non è difficile calarsi nei panni di un bambino, lo siamo stati tutti, ed anche se le esperienze da piccoli sono state differenti, il modo di pensare di un ragazzino è simile in quasi tutti gli ambienti, almeno fino ad una certa età. Mi viene allora da pensare come il mio comportamento, magari giusto secondo il mio modo di essere, la mia maturità, il mondo adulto in cui sono immerso possa essere visto da un bambino che mi sta osservando. Quante volte si alza la voce o si litiga con un adulto, a torto o a ragione, davanti ad un bimbo? Ci siamo mai domandati come loro possano vedere il nostro modo di fare? Non certo bene perché non possono capire cosa possa esserci dietro ad una discussione, perché possono interpretare uno sfogo come un'aggressione ed imparare cose che mai vorremmo insegnar loro. Così un bambino che non trova una famiglia, costretto a girare da una comunità all'altra come valuterà gli adulti? cosa penserà di noi, della nostra società e, sopratutto, come inciderà questo nostro comportamento menefreghista nei confronti di chi ha bisogno nel suo futuro cammino di vita? Come diventerà? Come minimo sarà egoista e menefreghista, come lo siamo stati noi nei suoi confronti.
    Siamo pronti a scendere in piazza per sanare il paese, per rivendicare i nostri diritti, sugli striscioni leggiamo spesso un pensiero per i nostri figli, per il loro futuro, ma quale mondo stiamo costruendo per loro, cosa stiamo insegnando alle future generazioni con il nostro comportamento?
    Questo è scandalizzare uno "di questi piccoli". A volte facciamo i benpensanti, puntiamo il dito su chi uccide, ruba, manda i figli a elemosinare, stupra ed abusa, ed è giusto scandalizzarsi di tali comportamenti, ma abbiamo mai provato a guardarci allo specchio e a capire quante volte noi per primi abbiamo scandalizzato "questi piccoli"? I nostri stessi figli, i bambini che domani saranno adulti? Come facciamo a sperare in un mondo migliore se non ci impegniamo minimamente per creare le fondamenta, un substrato dove valori e principi possano attecchire?

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime12 Nov 2012
     

    Io ricordo che da bambina vedevo malissimo i litigi dei miei genitori, anche se tra di loro erano solamente parole urlate magari in un momento di rabbia, eppure io sono cresciuta con l'idea che non andassero molto d'accordo.
    Fra qualche anno comunque festeggieranno le nozze d'oro......quindi qualcosa questo vorrà dire...in realtà i miei occhi e le mie orecchie tendevano ad ingigantire quello che vedevano e che sentivano
    Purtroppo gli stessi errori li ripetiamo anche noi e non dovrebbe essere così:face-plain:

  23.  

    Io mi riferivo sopratutto a me.
    Spesso mi capita di alzare la voce con Roberta, quasi sempre è uno sfogo e le urla non sono mai giustificate. E' impulso e tutto ciò che esce da dentro noi senza controllo, come una lite urlata, è nocivo per noi, per l'interlocutore e per chi ascolta. Se due adulti possono capire un momento di rabbia, e non sempre è così pertanto bisognerebbe evitare, un bambino darà significati diversi, spesso, come dici tu nella tu esperienza di bambina, ingigantendoli. Questo è scandalizzarli ed è sbagliato.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime12 Nov 2012
     

    E poi ci lamentiamo se i nostri figli ci rispondono male o ci alzano la voce:face-sad:

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime12 Nov 2012
     

    Mi sorprendo di quanto a volte certe letture, in questo caso il vangelo, certe parole , opinioni o frasi arrivino proprio nel momento giusto in cui devono arrivare.
    Grazie Ric

  24.  

    L'ho sempre sostenuto.
    Non è "Grazie Ric" ... è grazie Dio.
    Io non ho scritto nulla, il Vangelo di oggi era questo e non l'ho certo deciso io :)

    A me è servito moltissimo e tantissime volte ho aperto il Vangelo a caso per cercare un conforto, una risposta, una carezza ... e puntualmente è arrivato ciò di cui avevo bisogno

  25.  

    Addì 13 novembre 2012

    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
    Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
    Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

    Luca 17,7-10

  26.  

    Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu

    Ogni giorno dobbiamo lottare contro i richiami della nostra anima. Se passeggiate per la strada non potete non notare il barbone che ancora dorme infreddolito sotto i cartoni umidi. Se attraversate un centro abitato con la macchina troverete tante persone che chiedono la carità ai semafori. Se accendete la televisione sentite parlare di intere popolazioni che soffrono. Se ci venite a trovare potete facilmente capire quanti bambini ci sono nella vostra città privi dell'amore di una famiglia che li accudisca e li rispetti. Se entrate in un ospedale per andare a trovare qualcuno vi scontrate con i lamenti di persone abbandonate nelle corsie.
    Quanta fatica dobbiamo fare per andare avanti e non fermarvi da quel barbone per donargli una parola di conforto ed una cioccolata calda, per non parcheggiare vicino al semaforo per donare comprensione e qualcosa da mangiare, per non andare in vacanza laddove tante persone muoiono di fame e portare loro un po' di speranza, per non prendere un bambino in affido ed aiutare una famiglia a rialzarsi dalla sua condizione, per non fermarvi vicino a quel letto dove una nonnina piange lacrime silenziose desiderosa solo di qualcuno che le tenga la mano mentre sta morendo.
    Quanto ci costa non dar retta a quel grido, a quel richiamo che ci farebbe fare qualcosa per gli altri.
    La società oggi ci insegna a vivere di noi stessi, ad essere egoisti, a godere la vita con l'acceleratore al massimo, a passare avanti a chi soffre.
    Che bello questo momento di crisi economica. Finalmente forse ci renderemo conto che tutto ciò che abbiamo non è scontato. Desiderosi della solidarietà del prossimo, forse domani, a crisi passata, ci ricorderemo di essere un po' più altruisti. Come vorremmo che se noi stessimo male, almeno nostro figlio trovasse chi possa donargli un futuro.
    Non è troppo tardi per cambiare. La mia mamma diceva sempre "a tutto c'è rimedio, solo alla morte non c'è rimedio".
    Vi rendete conto che trascorrere la nostra vita a cercare di avere di più, e sempre di più è abominevole? Non ci basta avere tutti i giorni da mangiare? Non ci basta avere dei vestiti puliti da indossare? Non ci basta avere un tetto sotto il quale poter dormire? Vogliamo sempre di più, la casa più grande, la villa al mare, la barca più bella, la moglie o il marito più invidiabile, tanto da essere disposti a pestare i piedi al prossimo, a rubare e magari anche ad ammazzare pur di avere un pio' più di effimera felicità. Si, effimera. Quanto potrà durare? Già in questa vita più abbiamo e maggiori sono i problemi che dobbiamo affrontare per la gestione di ciò che possediamo, ma poi, quante persone muoiono ogni giorno per tumore, incidenti, infarti? Noi potremmo essere i prossimi, o durare altri cento anni, ma prima o poi la pacchia finisce e cosa ci aspetta? Nessuno lo sa. Chi ha Fede in Dio sa che ci sarà il giudizio del Signore sul nostro operato. Chi non ha Fede non crede che ci possa esser nulla, ma può esserne certo? Scommettereste voi tutti i vostri averi, la casa, il conto in banca, la macchina, la tranquillità sul fatto che un'auto non possa raggiungere i duemila chilometri orari? Improbabile, ma possibile. Io, fossi in voi, amici non credenti, non scommetterei sul futuro dopo la morte, almeno un po' della mia vita la investirei, così, per precauzione, sull'idea che l'eternità possa esistere, altrimenti vi immaginate che fregatura se, una volta chiusi gli occhi su questa terra li riapriste davanti a Dio e Lui vi dicesse "vi siete divertiti? Bene, ora avrete tutta l'eternità per riflettere, fuori da casa mia".
    A chi crede, a me per primo, suggerisco, a maggior ragione, di non sottovalutare Dio. Noi siamo Suoi umili servi e come tali siamo chiamati a servirLo nelle Sue esigenze, che sono le necessità dei più deboli, dei poveri, dei bambini maltrattati, delle donne offese e stuprate. Chi di voi nel suo lavoro riceve il saldo del suo stipendio, parcella, onorario in anticipo rispetto ai compiti che deve svolgere? La nostra paga la riceveremo a fine lavoro, a fine vita, e sarà gioa grande, gioia eterna.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  27.  

    Addì 14 novembre 2012

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,
    alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
    Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.
    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;
    e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
    Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
    Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse:
    «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!»

    Luca 17,11-19

  28.  

    Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?

    Tutti noi ci siamo spesso trovati a fare piccoli o grandi favori a qualcuno. La vita in famiglia, in una comunità, sul posto di lavoro, a contatto con il pubblico, nella quotidianità delle nostre città ci porta ad interagire quasi ogni istante con qualcuno. Spesso siamo nella posizione, per esperienza, per incarico, per età o per altro, di poter aiutare il nostro prossimo. A volte con un semplice consiglio, altre sanando certe situazioni, altre ancora donando la nostra stessa vita. Se ci prodighiamo verso gli altri non lo facciamo certo per ricevere qualcosa in cambio, ma perché lo sentiamo come un piacere e un dovere verso Dio - coloro che non credono leggano "verso la vita" - che tanto ci ha donato, ma quanto fa piacere ricevere un "grazie". La nostra felicità scaturisce dal bene che siamo riusciti a fare, non certo dalla gratitudine del nostro interlocutore, ma certamente un "grazie" è una dolce carezza che a tutti fa piacere ricevere. Eppure non è così scontato ricevere un sorriso se fai attraversare qualcuno o fai passare una macchina, se fai sedere una persona al tuo posto sull'autobus o in chiesa, se ti prodighi a scrivere lettere di conforto, se dedichi la tua vita al prossimo. Anzi, per molti quel tuo atto è un gesto dovuto. Molti di noi pensano di aver diritto ad essere accuditi, amati, rispettati dagli altri, e spesso è così, ma se per loro è un diritto per chi si prodiga non sempre è un dovere, o almeno non sempre è un dovere verso di loro. Prendiamo il caso di un figlio, è certamente un suo diritto essere amato, accudito, rispettato ed è certamente un dovere dei genitori amarlo, accudirlo, rispettarlo, ma se un papà o una mamma forniscono al figlio una casa, vestiti e cibo e nient'altro non hanno forse ottemperato al loro dovere in senso stretto? Ed il figlio cosa dovrebbe pretendere in più? Eppure i figli vogliono, anzi, pretendono, sempre più, ed i genitori si fanno in quattro per accontentarli, per amarli nonostante le loro turbolenze, stanno loro vicini nella crescita sopportando rispostacce, cattivi comportamenti, brutte compagnie. Ma spesso dai figli mai un grazie, mai un rimboccarsi le maniche per aiutare in casa, tanto c'è mamma che lava, che stira, che rigoverna, che cucina, tanto c'è babbo che porta a casa i soldi, che ci porta in vacanza, che mi presta la macchina. Non parlo dei miei ragazzi che sono solidali tra loro e con noi, ma noi siamo in una situazione particolare, con sette adolescenti e due bimbi, parlo anche di me, del mio passato di figlio, parlo di tanti ragazzi che oggi, come facevo io, danno tutto per scontato, che sbuffano per ogni cosa che non sia esattamente come la vogliono, che se i genitori gli danno dieci vogliono undici e mettono il muso se lo ottengono. Bisognerebbe imparare a capire, tutti noi, che nella vita nulla è scontato, che se abbiamo la fortuna di incontrare qualcuno che ci tende una mano, che ci sorregge, che ci aiuta in qualche modo a riflettere non dovremmo lasciarlo solo, non dovremmo negargli un nostro sorriso, una visita o una telefonata. Non c'è uomo troppo grande che non abbia bisogno del vostro grazie. Gesù si è fatto uomo e come tale ha sofferto delle stesse cose che rattristano noi. Quante guarigioni ha compito, quanto amore ha donato e quanta gratitudine ha ricevuto? Quanta ne riceve Dio da noi per tutto il bene che ci ha fatto e che ci fa quotidianamente? Chi non crede può usare la parola "vita" perché ognuno di noi, credenti e non credenti, ha ricevuto dei doni, la vista, l'udito, la capacità di amare e di essere amati, le gambe, i figli, i genitori, chi più, chi meno, ma tutti abbiamo ricevuto gratuitamente tantissime cose, ma siamo solo capaci di brontolare per le cose che non abbiamo, per le malattie che ci vengono, per quello che il nostro prossimo non ci da e non vediamo ciò che abbiamo che non è poi così scontato. Quante volte sento dire nelle coppie, lui non mi da questo o non mi fa quello, ma quante sono le cose che ti da, che fa per te? A volte nemmeno le vediamo perché siamo talmente convinti che ci siano dovute che le diamo per scontate. Pensate per un attimo se la vostra amata, se vostro marito oggi scomparisse e vi privasse in un istante di tutto ciò che vi dava, per quanto poco o scontato fosse per voi. A me è capitato. Tutto quello che mia madre mi dava era per me dovuto e chiedevo di più e sempre di più, ma rinuncerei a tutta la mia vita per avere oggi una sua carezza che tante volte ho scontrosamente rifiutato. Non sono stato un figlio facile, tanto che la mia mamma mi chiamava "Belfagor", ma nel mio cuore l'amore per lei era al massimo livello, tanto da dedicare al suo nome la mia stessa vita, ma purtroppo ho tenuto sotto la cenere questo mio sentimento, non l'ho quasi mai estrapolato. Ora se una mamma sa che il figlio l'adora anche senza che lo manifesti o lo dica, così non è per tutti e tacere, non essere grati per ciò che si riceve, potrebbe portare a delle fratture nei rapporti, ad allontanamenti con conseguenti dolori che incideranno il nostro cuore lasciando profonde cicatrici nella nostra vita.
    Un grazie, un sorriso, un messaggio, uno squillo sono cose da poco, ma sono importanti per chi li riceve.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  29.  

    Addì 15 novembre 2012

    Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose:
    «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».
    Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.
    Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.
    Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.
    Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione

    Luca 17,20-25

  30.  

    Vi diranno: Eccolo là, o eccolo qua; non andateci, non seguiteli

    Quante tentazioni ogni giorno della nostra vita. Quante volte abbiamo avuto la possibilità di cambiare strada e seguire il percorso sbagliato. Le vicende di tanti politici in questo periodo lo dimostrano, persone oneste che davanti alla tentazione di impossessarsi di soldi e potere scendono a patto con il diavolo. E' come se qualcuno avesse fatto vedere loro la via più semplice da seguire per avere una gioia, un appagamento seguendo la strada più corta, più facile. Quante volte queste tentazioni hanno sfiorato ognuno di noi, magari l'occasione con un ragazzo o una ragazza, oppure seguire un calciatore o un cantante come fosse la perfezione assoluta, oppure possedere uno status symbol magari rubandolo pur di averlo. Quanti falsi profeti, quanti che promettono la libertà, la gioia, l'affrancamento da pene e dolori. Ognuno di noi vorrebbe gioire, ognuno di noi vorrebbe non dover passare attraverso pene e tribolazioni, ma questa, che ci piaccia o meno, è la vita. Ci sono soddisfazioni e tristezze, malattie e periodi felici. Se cerchiamo la via più facile potremmo gioire per un po', ma vivremmo sempre con il pensiero di essere scoperti, e quando questo avvenisse malediremmo il giorno in cui abbiamo lasciato la strada maestra. Tanto vale, allora, camminare nel giusto, affrontare le tribolazioni della vita, godere di ciò che riusciamo a conquistare, in pratica seguire l'onestà. Per chi crede si tratta di seguire Dio, i Suoi insegnamenti e non seguire i falsi profeti che vengono ogni giorno a bussare alla nostra porta, illudendoci di poter essere felici nell'immediato senza fare alcuna fatica.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  31.  

    Addì 16 novembre 2012

    Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:
    mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.
    Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;
    ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.
    Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.
    In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.
    Ricordatevi della moglie di Lot.
    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.
    Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;
    due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata».
    Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi»

    Luca 17,26-37

  32.  

    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà

    Ogni tanto dovremmo fermarci un istante e vedere la realtà che ci circonda da un punto di vista diverso, magari opposto. Con un po' di maturità dovremmo riuscire a capire che ciò che a volte ci sembra un'ottima cosa, non è un bene, e viceversa, talvolta quello che ci appare come un aspetto triste, cattivo della vita, altro non è che un bene. Quante persone dopo la morte di un loro caro, di un figlio, di un genitore, del compagno si rimboccano le maniche ed in nome suo, con una carica che nemmeno sapevano di avere, fanno tanto del bene al prossimo. Quella morte, così terribile, così dolorosa da sopportare, se non lasciamo che ci annienti e l'affrontiamo a testa alta, possiamo trasformarla in un elemento plasmabile a nostro piacere per il bene del nostro prossimo. Il vantaggio per noi? Innanzitutto aver dato un senso ad un fatto tragico che ci è occorso, poi il dover fare mille cose al giorno non ci da il tempo per pensare e soffrire, ma sopratutto ci da il potere di sconfiggere la morte, di trasformarla in vita, di donare un'opportunità a chi non l'avrebbe avuta, a regalarci un sorriso quando ci accorgiamo di aver fatto qualcosa di buono, un sorriso che pensavamo aver perso per sempre. Mille gli aspetti che nella vita ci appaiono negativi, non solo la morte. Provate a pensarci, fate un esercizio e trovate delle ragioni ipotetiche su ogni cosa che vi succede o che vedete accadere attorno a voi. Ogni giorno scoprirete nuove motivazioni. Pensate al terremoto, è vero che distrugge, che provoca dolori e sofferenze, disagi a non finire, ma fa riscoprire alle persone la solidarietà, la fratellanza, il riunirsi attorno ad un fuoco per passare il tempo, per raccontarsi. Aguzza l'ingegno per trovare nuove forme per uscire dalla crisi e quel disastro porta ad una resurrezione, ad un cambiamento che darà una forza maggiore a quelle persone. Nessuno augura morti, disastri o sciagure, ma quando accadono bisogna saperle accogliere nel loro lato positivo. Facile? Certo che non lo è, ma non ci sono altre strade, l'unica è continuare a soffrire, piangersi addosso, rinunciare e vivere di rimpianti maledicendo tutti e aspettando la manna dal cielo. Sconfiggere la morte, la sofferenza è possibile, basta solo volerlo. D'altra parte pensate a quelle cose che appaiono positive, come la vincita ad una lotteria o una grossa eredità. Ti cambiano la vita, ma siamo sicuri che questo avvenga sempre nella giusta direzione? Quanti parenti ed amici scopriamo di avere quando diventiamo ricchi, e come fanno presto a dileguarsi quando abbiamo bisogno di loro.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  33.  

    Addì 17 novembre 2012

    Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
    «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
    poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  34.  

    Vi dico che farà loro giustizia prontamente

    Nella vita non c’è mai nulla di facile o di scontato. Tutto lo si deve guadagnare giorno per giorno con pazienza e tanta costanza. Corteggiare una ragazza e poi conquistare il suo cuore non è cosa che avviene una volta e poi tutto è dato per scontato. Ogni giorno una carezza, un fiore, un sorriso, una piccola attenzione rinsaldano il rapporto che si è creato. In una discussione, che purtroppo nella vita non mancano mai, su un argomento dove moglie e marito non sono d’accordo, quel corteggiamento quotidiano, che deve esserci da entrambe le parti, darà i suoi frutti. Se tra due persone si è creata fiducia, non si arriverà mai a pensare che una discussione possa portare a creare divisioni, perché sono tantissime le cose che ci legano, ma se viceversa l’uno pensa dell’altra che non ci sia stima, fiducia, rispetto,amore, ogni pur piccola discussione potrebbe portare alla morte di un rapporto. Così è con Dio, Lui ci dona ogni giorno le Sue dolci carezze, i piccoli successi della vita, le soddisfazioni, la salute, l’amore del nostro prossimo, e quando arrivano le prove, quando la tristezza si impossessa del nostro cuore, quando una malattia sconvolge la nostra esistenza, quell’Amore di Dio costituisce il rifugio ove poter cercare conforto. Purtroppo in tanti non lo capiscono e quando ricevono il bene lo danno per scontato, quando poi capita loro qualcosa che li fa stare male iniziano ad imprecare contro Dio e contro il mondo perché non ascoltano la voce del cuore. Così deve essere anche da parte nostra verso il Signore, una preghiera costante, non sempre per chiedere, ma soprattutto per ringraziare di tutte le cose belle che abbiamo nella vita. Fermiamoci un istante e facciamo una lista di tutto ciò che di meraviglioso abbiamo o abbiamo avuto, poi mettiamo in contrapposizione le cose che non ci piacciono o ci fanno del male, ci accorgeremo che sono molte, molte di più quelle positive e meravigliose che la vita ci riserva ogni giorno. Il problema è che le diamo per scontate e pensiamo di averne diritto, mentre riteniamo quelle negative essere una maledizione che non ci dovrebbe mai toccare. Ma chi ci ha eletto giudici, fosse anche della nostra vita? La nostra esistenza è un percorso la cui meta è Gesù, e per arrivarci ci sono prove da superare, carattere da fortificare, persone da amare, ringraziamenti a Cristo per ciò che ci dona e per ciò che ci toglie. In ogni rapporto ci sono delle regole, e siamo tenuti a rispettarle. Pensate se deste la colpa al vostro compagno o compagna di tutto il male che vi accade e non la ringraziaste mai per il bene che ogni giorno vi dona. Quanto durerebbe quel rapporto? Dio è buono, paziente, sa perdonare le nostre mancanze, ma certamente sarà più propenso ad aiutare chi crede in Lui, chi Lo invoca, chi lo ringrazia ogni giorno, chi sa accettare la Sua volontà fosse anche apparentemente tragica come la morte di una persona cara o una brutta malattia.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  35.  

    Addì 18 novembre 2012

    In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore
    e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
    Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
    Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;
    così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.
    In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute

    Marco 13,24-32
    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
    Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Vegliare per non essere sorpresi

  36.  

    Il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore

    Nella vita non ci sono avvenimenti negativi, tutto dipende da quale punto di vista guardiamo le cose. Ogni fatto può essere visto con il segno più o con il segno meno. Se piove è un bene, si irriga la terra, i fiumi si colmano, la siccità si allontana, ma è anche un male per coloro che sono senza casa, per chi deve fare una gita o un lavoro all'aperto. Una guerra o un cataclisma sono certamente un male perché portano morte, distruzione, sofferenza, ma sono anche un bene perché uniscono nella solidarietà, fanno riscoprire valori perduti. La morte stessa da un lato è sofferenza per chi resta e rimpiange il proprio caro, ma è gioia per chi ci lascia per unirsi a Dio. A volte però facciamo un grande errore, quello di guardare al nostro piccolo. Quando è morta la mia mamma ho passato diversi mesi nella sofferenza più totale, ma non era disperazione perché sapevo per certo che la sua morte aveva un significato. Non lo capivo, ma non era importante, per me era fondamentale che quel significato ci fosse e che Dio non fa nulla senza avere un suo progetto. Può anche darsi che ci chieda dei sacrifici e quindi nel Suo progetto noi siamo una pedina sacrificabile su questa terra, ma che avrà una ricompensa tra le Sue braccia il giorno che ci chiamerà. La morte di mia mamma ha portato gioia a tanti bambini, se on fosse morta non avrei mai pensato di fondare un'associazione, anzi, non ci ho proprio pensato, è stato Dio che l'ha concepita nel momento in cui ha chiamato in Paradiso la mia mamma. Una sua chiamata alla quale non potevo che rispondere "si", un "si" spontaneo, nato dall'esigenza egoistica ed umana di non soffrire, di dare un senso alla mia vita. Io non ho fatto altro, tutto ciò che ne è scaturito dopo è stata Volontà di Dio. Grazie a quella morte, apparentemente senza motivo di una mamma di 47 anni, è nata l'Associazione "Amici della Zizzi" che ha avuto la gioia di poter aiutare oltre cinquecento bambini e ragazzi, che ha fatto conoscere l'affido, che ha portato diverse famiglie ad accogliere un bambino nella propria casa.
    Da questa esperienza ho capito che nella vita tutto deve essere visto con gli occhi di Dio, non valutato con i nostri parametri. Lui ha un metro diverso e ciò che per noi può essere sordido o brutale a volte è un mezzo, una prova per arrivare alla salvezza dell'anima di qualcuno. Il sacrificio richiesto con la sofferenza di un bambino, di un prigioniero, di un abusato è ricompensato con la gioia di farlo artefice di un progetto divino grande e meraviglioso che potremo capire quando sarà compiuto e palese agli occhi di tutti.
    Il sole che si oscura, la luna che si spegne, gli astri che cadono dal cielo, lo sconvolgimento totale delle nostre certezze, cosa può esserci di più spaventoso? Eppure, è il Signore a dircelo, quello sarà il momento in cui il grande progetto divino "Uomo sulla terra" sarà compiuto e dopo tanto terrore regnerà la pace per sempre.
    A chi non crede dico sempre di guardare nel proprio piccolo e di cercare un solo piccolo aspetto positivo nelle disgrazie che gli sono accadute. E' come un piccolo filo, tirando il quale si dipana tutta la matassa, è la consolazione del momento alla quale appigliarsi e sulla quale costruire il proprio futuro. La morte di una persona, che si abbia Fede o meno, ha significato un cambiamento di vita per molti. La mia associazione non è certo la prima, né sarà l'ultima che nasce dalla sofferenza personale di qualcuno che nella vita faceva ben altro ed i cui progetti erano ben diversi. Chiunque, che abbia Fede o meno, e si guardi indietro può obiettivamente vedere che le cose indicate come negative nella sua vita hanno portato a qualcosa di positivo, qualcosa cui non rinunceremmo mai.
    Pensate ad un bambino che viene maltrattato dalla sua famiglia, un bambino che va in adozione o in affidamento. Sono sofferenze che portano però ad un cambiamento di vita insperato, a trovare l'amore che gli era stato negato, ad avere la possibilità di crearsi un futuro come lo desidera, a renderlo più forte dinanzi a alle intemperie della vita. Le sue sofferenze sono state la sua fortuna. Con gli occhi delle Fede aggiungerei che quel bambino è protetto da Dio più di tutti gli altri ed il Signore sarà pronto a sopportare di più per lui che non per altri che sono nati in famiglie dove non manca mai nulla

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  37.  

    Addì 19 novembre 2012

    Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
    Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.
    Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!».
    Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:
    «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».
    E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
    Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio

    Luca 18,35-43

  38.  

    Un cieco era seduto a mendicare lungo la strada

    Quanta forza in chi non ha forza. Avete presente un filo che nasce tra due mattoni? Le sue radici scavano fino al punto da riuscire persino a smuovere il cemento. E' la forza della vita, la Fede in qualcosa di più grande di noi. Non è la disperazione di chi non abbia nulla da perdere, ma è la gioia di sapere con assoluta certezza che le nostre richieste saranno ascoltate. Quanto è piccolo un bambino, quale potere può avere nei confronti di un adulto? Eppure mette in campo una forza innata, istintiva grazie alla quale riesce ad ottenere quasi tutto ciò che vuole. Eh si, quasi. Da adulti questa parolina ci terrorizza, ci disturba, è il granello di sabbia nell'ingranaggio che vorremmo perfetto. Dio non è alle nostre dipendenze, ci ama come ci ama un genitore e sa, dall'alto della Sua perfezione, cosa sia bene e cosa sia male. Quale mamma o quale papà darebbe al figlio cioccolata ad oltranza, ben sapendo che potrebbe sentirsi male, o quale genitore non è stato costretto a dire più volte "no" alle richieste del proprio figlio per farlo riflettere, educarlo e, attraverso quel no, amarlo. Purtroppo la nostra natura umana ci porta a vedere una risposta negativa come un ostacolo sul nostro cammino, non ci fidiamo e facciamo di tutto per ottenere quello che desideriamo. E' giusto lottare, sono il primo a non fermarmi davanti ai primi muri, ma cerco sempre di essere attento alla volontà di Dio, a capire quando è il momento di cambiare rotta, di lasciar perdere, ma fin tanto che il messaggio del Signore non mi è chiaro, fin tanto che non capisco che insistere sarebbe solo dannoso per me o per altri, insisto perché è Gesù stesso a dirci "chiedi e ti sarà dato" raccomandandoci l'insistenza nella preghiera. Così ha fatto il cieco sulla strada di Gerico. Solo, messo in un angolo, non vedente, nessuna speranza di guarire. Nessuna? Forse per l'uomo, per i medici, per la scienza, ma non per Dio. Quel cieco aveva solo la Fede, spogliato di tutto nella vita, aveva la certezza che solo Gesù avrebbe potuto guarirlo. Noi, peccatori, abbiamo solo questo in mano, la consapevolezza di poter essere perdonati, ascoltati, amati da Cristo. I ragazzi che arrivano da noi in affidamento non hanno nulla, arrivano con una valigetta con dentro quattro cose personali, figurine, una foto consumata, un quaderno di scuola. Entrano in casa nostra impauriti, soli, senza la benché minima idea di cosa li aspetta, ciechi verso il proprio futuro. La prima cosa che doniamo loro è la certezza che staranno bene, che non mancherà loro il nostro affetto, che ciò che da oggi in poi costruiranno e conquisteranno non verrà loro tolto se non per loro scelta una volta che saranno in grado di decidere. Non hanno nulla e ciò che gli viene donato lo prendono con forza, lo tengono stretto a sé, lottano per mantenerlo e credono intimamente in quello che diciamo. Ma troppe sono state le persone che hanno promesso e non hanno mantenuto, troppi gli adulti che hanno fatto loro del male, perché stavolta dovrebbe essere diverso? Ed ecco che pur aggrappandosi con le unghie e con i denti a quanto viene loro promesso, mettono alla prova, tentano di capire se il nostro amore per loro è reale, se veramente durerà per sempre. Così le provocazioni, i tentativi di fuga per farsi riprendere, i furti per farsi considerare, le bugie e gli inganni per capire se li ameremo al di la di tutto, qualunque cosa facciano. L'amore di Dio per noi è incondizionato, e così deve essere anche il nostro per i figli, naturali, in affidamento o in adozione, che il Signore ha voluto mandarci. Qualunque bugia, qualunque inganno sono ben poca cosa, quante volte abbiamo ingannato Dio? Perché non dovrebbe farlo un bambino che ha molto sofferto?
    Diverso è se il ragazzo, dopo anni di amore, continua nelle provocazioni e nei furti per avere sempre maggiori certezze, oppure per ottenere con facilità di più di quello che gli è stato concesso. Da grande farà delle scelte che potranno portarlo anche su strade irte di difficoltà, ed al pari di un figlio, Gesù ci lascia liberi di decidere se camminare vicino a Lui con le Sue regole o allontanarsi per vivere una vita ritenuta migliore, priva di principi e valori.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  39.  

    Addì 20 novembre 2012

    Entrato in Gerico, attraversava la città.
    Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
    cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
    Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
    In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
    Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»

    Luca 19,1-10

  40.  

    Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

    Gli ospedali sono pieni di persone che si sentono male e che cercano nei medici l'aiuto per guarire. Anche chi sa di avere una malattia incurabile si affida alle cure dei dottori attaccandosi alla speranza bassissima di poter guarire con tutte le sue forze. I sani che troviamo negli ospedali sono coloro che sono in visita ai pazienti, ma nulla vogliono avere a che fare con medicine ed operazioni.
    Le chiese sono piene di peccatori, di persone che sanno di aver sbagliato molte cose nella loro vita e chiedono il perdono di Dio. Molti di loro sanno che l'uomo non avrebbe pietà, loro stessi si giudicano malvagi e cattivi, ma tutti si attaccano alla certezza del perdono se chiesto con il cuore, con la voglia di riscatto, con il desiderio, laddove possibile, di rimediare e fare del bene al prossimo in contrapposizione al male che hanno fatto. In chiesa troviamo anche chi non pensa di essere un peccatore, di non aver sbagliato nulla nella vita, di aver sempre seguito gli insegnamenti di Gesù ed essere perciò in pace con terra e cielo.
    I sani che troviamo negli ospedali non sanno però quale malattia stanno covando, non si curano se sono portatori sani di qualche infezione, non fanno prevenzione e prima o poi saranno probabilmente loro stessi a riempire quei letti d'ospedale.
    Nelle chiese coloro che ritengono di non essere peccatori sono i primi ad esserlo certamente perché già hanno al loro attivo una grande superbia. Peccatori lo siamo tutti, ma chi lo riconosce e fa di tutto per rimediare ai propri errori è già sulla strada del perdono, quelle persone invece che non vedono i propri errori si allontanano dal Signore e si avviano verso il peccato.
    Nella medicina c'è la speranza di guarire, ma non potrà mai esserci la certezza. Nessuna operazione, nemmeno una semplice appendicite, sarà sicura al cento per cento.
    Rifugiarsi nel Signore invece da la certezza del perdono. Anche se tutti vi giudicheranno, vi bandiranno dalle loro case, terranno i figli lontano da voi additandovi come malfattori e delinquenti, Gesù sarà al vostro fianco, entrerà a casa vostra per ascoltare le vostre richieste, accettare le vostre scuse, apprezzare i vostri propositi e darvi sostegno nel vostro cammino verso un cambiamento di vita.
    La medicina vi guarisce dopo operazioni e dolori e non vi da la certezza di una guarigione.
    Dio vi guarisce dai peccati prima del vostro cammino dandovi fiducia e sarà vicino a voi anche se vacillerete o ricadrete nei vostri torti.
    Ci sono però anche coloro che restano fuori dagli ospedali, che hanno paura di guardare i malati perché si immedesimano nelle loro sofferenze, che non si recano dal medico per il terrore che scopra qualche malattia e "tirano a campare". Ma prima o poi anche loro dovranno fare i conti con qualche malattia e, che piaccia o meno, saranno costretti a rivolgersi a qualche medico.
    Parimenti ci sono persone che restano fuori dalla chiesa, che rifiutano Gesù, che si ostinano a non guardarsi dentro, a non riflettere sulla loro vita. Ma prima o poi dovranno fare i conti con i loro peccati, con una vita che non ha senso, con il dolore insanabile dall'uomo per la perdita di una persona cara ed allora, che piaccia o meno, volgeranno il loro sguardo verso l'alto, verso Cristo che li accoglierà a braccia aperte, quelle braccia inchiodate sulla croce sempre aperte per accogliere tutti i peccatori di questa terra, tutti noi.
    Quando un bambino o un ragazzo arrivano in affidamento in una famiglia sono smarriti, impauriti, si sentono sporchi e colpevoli di tutto, certi che nessuno li voglia e mettono in atto meccanismi di autodifesa per evitare di sentirsi abbandonati ancora ed ancora. Sembra che siano ribellioni, ma sono grida di aiuto, richieste di affetto, messe alla prova. Alcuni hanno fatto cose orribili, ma solo perché ne hanno subite altrettante e chiedono solo amore, quel sentimento che noi tutti siamo chiamati a dare loro, così come lo cerchiamo in Gesù quando siamo noi a sentirci nel peccato.


    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  41.  

    Addì 21 novembre 2012

    Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
    Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.
    Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.
    Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.
    Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.
    Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.
    Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
    Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.
    Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.
    Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;
    avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.
    Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:
    perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
    Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci
    Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!
    Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».
    Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme

    Luca 19,11-28

  42.  

    Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine

    E' sotto gli occhi di tutti che quando nasciamo abbiamo delle potenzialità e delle capacità, chi più chi meno, chi un ambito e chi in un altro. La vita per chi non ha Fede, il Signore per chi crede, ci dona un credito, ci firma un foglio in bianco nel quale siamo noi a dover scrivere la nostra storia ed il nostro futuro. Quali i mezzi che ci fornisce? I talenti con i quali nasciamo e la capacità di sfruttarli nel migliore dei modi. Se utilizzare questi doni e come farlo è una nostra libera scelta, non ci sono opposizioni o coercizioni ma solo un avvertimento, lo stesso che ogni padre dovrebbe fare al proprio figlio, se sprechi la tua vita, il futuro sarà difficile da affrontare. Quando mostro qualcosa ad uno dei ragazzi e mi dice "non ci riesco" ancor prima di iniziare ci resto malissimo perché penso che ognuno di noi, con maggiore o minor fatica, possa riuscire a fare tutto se solo lo vuole. Le potenzialità che ci sono state donate ci permettono di affrontare ogni situazione e migliorare la nostra vita e quella degli altri se solo lo vogliamo. Ci saranno persone che useranno ogni loro risorsa fino allo spasimo, rinunciando anche al proprio piacere. Alcuni di essi riusciranno a fare cento, altri cinquanta, altri venti, ma ognuno di loro avrà fatto la cosa giusta, indipendentemente dal risultato, ovvero avrà dato il massimo delle sue capacità. Riuscire o non riuscire nella vita non è cosa importante, fondamentale invece è mettere tutto l'impegno possibile nel realizzare ciò che ci sembra giusto.
    Purtroppo ci sono persone che rinunciano alla fatica di cimentarsi in qualunque tipo di impresa e quando lo fanno, costretti dalla noia o dai casi della vita, non riescono bene e, quando non fanno danni, il risultato è restare al palo. Quante persone ho conosciuto che per paura di sbagliare non hanno mai intrapreso un'attività, non hanno proseguito negli studi, non hanno affrontato una discussione, non hanno preso le loro responsabilità. Si troveranno nel futuro con un sacchetto pieno di niente, creeranno il vuoto dentro e attorno a loro e se avranno amici saranno rapporti basati sull'apparenza, falsi e certamente non duraturi per l'incapacità di costruire.
    Ai miei ragazzi dico sempre che in questo periodo della loro vita da adolescenti è cose se fossero in palestra, hanno una vita facile, con nessuna preoccupazione, hanno una casa, da mangiare, vestiti puliti da indossare tutte le mattine, due genitori che li amano nonostante i loro errori e li consigliano. Loro compito, oggi, è quello di allenarsi e gettare le basi per il loro futuro. Se faranno un buon lavoro avranno una vita piena di soddisfazioni, ma se già adesso rinunciassero ad affrontare la realtà, ad investire i talenti che Dio ha donato loro si troverebbero nel futuro su una strada in salita irta di difficoltà e con poche forze per affrontare i problemi che la vita porrà loro davanti.
    Gesù ci avverte ed è come se dicesse "Usate i talenti che vi ho dato, andate nella direzione che ritenete più opportuna tenendo presenti le regole di solidarietà che vi ho già indicato, fate fruttare le doti che vi ho donato nel migliore dei modi, non importa se produrrete tanto o poco, l'importante è che ci mettiate impegno e coraggio nell'affrontare la vita, che non vi lasciate scoraggiare o impaurire. Ed allora sarà festa grande quando i vostri giorni su questa terra saranno terminati".
    I professori delle medie di una delle mie bimbe ci dissero che l'avrebbero bocciata perché non aveva raggiunto il livello minimo. Riconoscevano un certo impegno nel fare la lezione, ma non bastava. Parlammo con la bimba che da quel giorno raschiò il fondo del barile. Dopo un mese i professori ci chiamarono per dirci che erano rimasti meravigliati nel vedere il miglioramento della nostra bimba, che non capivano dove avesse preso la forza di uscire da quella situazione e, pur ritenendo la sua preparazione non proprio al top, avevano deciso di promuoverla per premiare quella sua grande forza di volontà e la fatica che aveva fatto per raggiungere un posto al sole.
    Oggi Rebeka è una ragazza in gamba, frequenta con grande profitto la quarta superiore senza mai essere stata bocciata e sa trovare dentro di se le risorse per affrontare ogni situazione avversa che le si presenta davanti. Quel momento in terza media è stato un premio alla sua forza, un diplomino sul quale era scritto "se vuoi ce la puoi fare, ma devi volerlo con tutte le tue forze".

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  43.  

    Addì 22 novembre 2012

    Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
    Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;
    abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»

    Luca 19,41-44

  44.  

    Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace

    Conosco queste lacrime, è il pianto disperato di chi ha messo "anima e core" nel cercare di salvare qualcuno e non c'è riuscito. A volte ci troviamo in situazioni nelle quali è assolutamente chiaro l'errore di una persona, non perché siamo superiori o più bravi, ma semplicemente perché ci siamo già passati, oppure per un'età ed una maturità maggiore, o anche per essere al di fuori del problema ed avere maggiore obbiettività nel valutare.
    La mia vita è dedicata ai ragazzi, ai bambini che sono stati spogliati di tutto, flagellati nell'animo dall'immaturità o incapacità di adulti che su di loro sfogano i più bassi istinti. Tutti i miei sforzi, le mie capacità, per poche che siano, sono concentrate nel tentativo di togliere i ragazzi da una strada già segnata, fatta di sofferenze, privazioni, messa al bando da una società che non ammette errori, che ti condanna a morte per ogni sbaglio che fai. Questo grande amore si trasforma in immenso dolore quando mi accorgo che anni di dialogo, notti insonni, rinunce non sono servite a salvare uno o più dei ragazzi che il Signore mi ha chiesto di accudire ed amare. Dolore quando non si accorgono che rubare, provocare, sputare su valori e principi, rinunciare a crescere, non impegnarsi per costruire un futuro. Non mollo mai, persevero costantemente, ripeto le cose in modi diversi, porto loro esempi che possano capire, dedico loro tutto il mio tempo, le mie forze, le mie energie, ma arriva un momento in cui la ribellione è troppo forte per poter essere sopportata e osteggiata, un momento in cui la loro voglia di libertà si trasforma in opposizione ad oltranza con l'utilizzo di tutti i mezzi che un adolescente ha a disposizione, la forza dirompente di un fiume in piena che ha rotto gli argini. Non lo fermi, devi solo aspettare che rientri nel suo letto, sperare che riprenda il suo corso verso il mare, aspettarsi altre piene, altre liti, altri scontri, fino a quando uno di questi non sarà fatale al suo destino. Mi è capitato raramente di perdere del tutto un ragazzo, ma è successo e quando ciò avviene il dolore è straziante, è come essere messi in croce da lui stesso, essere condannato a morte per avergli voluto bene, per aver cercato di salvare la sua vita.
    Quando parlo in prima persona è per praticità e perché non mi piace parlare per gli altri, ma la forza che metto nel dedicarmi ai ragazzi sarebbe vana se accanto a me, da sempre, non ci fosse Roberta, colei che con la sua dolcezza, passione, amore trasforma in famiglia la nostra convivenza con i bimbi, colei che nel silenzio e nel nascondimento ha il contatto diretto ogni istante con i ragazzi e tiene in mano il loro cuore, lo vede pulsare e lo accarezza nei momenti di sconforto.
    Ma non solo i ragazzi sono stimolati a far bene, anche tanti adulti ci crocifiggono ogni volta. Quante porte chiuse in faccia senza nemmeno avere la possibilità di poter condividere i nostri progetti. "Nostri" come se chiedessimo qualcosa per noi. Ci sono certe persone, industriali, ricchi che ti fanno sentire un accattone se chiedi loro denaro da investire nel futuro di tanti bambini, persone che non capiscono l'importanza e la gioia di amare, di concedere parte di sé agli altri. Ma nessuno è troppo povero per dare un mano, e non parlo di soldi, mi riferisco al proprio tempo. Ci sono sempre mille cose da fare per sé stessi prima di pensare agli altri e sono ben pochi coloro che decidono di dedicare con costanza anche una sola ora alla settimana ad un progetto, ad una persona.
    Qualche tempo fa venne da noi una signora, si presentò in ufficio e mi disse che era da tanto tempo che voleva fare volontariato, ma per tanti impegni non c'era mai riuscita. In quei giorni, per motivi suoi personali, aveva sentito forte l'impulso di avvicinarsi al prossimo ed aveva scelto la nostra Associazione. E' entrata in punta di piedi, titubante, chiarendo che la sua disponibilità sarebbe stata per un giorno alla settimana per un paio di ore al massimo. Anche un minuto l'anno è apprezzato ed accettai con gioia la sua venuta in mezzo a noi. Non le ci volle molto a lasciarsi coinvolgere dalle necessità dei ragazzi, a capire che poteva fare la differenza per almeno uno di loro ed oggi è con noi tre giorni alla settimana per diverse ore, è presente alle nostre iniziative, propone idee e propone a conoscenti ed amici le nostre attività, ha coinvolto il marito nell'aiutare i ragazzi tramite la sua professione. Nessuno le ha chiesto di più di quello che aveva proposto, ma è stata lei a capire non solo l'importanza della sua presenza, ma la gioia che riceveva nel donare una parte importante di sé al prossimo, ai bambini.
    Potrei portarvi mille altri esempi, come quello di Carmela che ha lasciato da oltre un anno la sua famiglia per abbracciare la nostra scelta di vita insieme ai ragazzi con gioia, passione ed entusiasmo, o di Elisabetta che è approdata da noi quattro anni fa per caso ed è sempre con noi in ogni occasione e fine settimana, pur abitando fuori città e lavorando, rinunciando di fatto a buona parte della sua vita privata per aprire il suo cuore verso chi ha bisogno di aiuto. Purtroppo però gli esempi non bastano perché chi ha la testa fasciata da mille rumori, pensieri effimeri, proprie certezze sul come vivere felici non sente e non vede la purezza e la bellezza di una vita dedicata al prossimo. Chiedo sempre a tutti un contatto, di venirci a trovare, anche un'ora perché so che se una persona tocca con mano il cuore dei nostri ragazzi inizierà un percorso di riflessione che lo porterà su strade che vanno verso il prossimo, magari non con noi, talvolta per problemi logistici di distanza, ma sempre su percorsi lastricati di amore da dare e da ricevere.

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.
    http://www.zizzi.org/index.php/libro

  45.  

    Addì 23 novembre 2012

    Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,
    dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;
    ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole

    Luca 19,45-48

  46.  

    La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!

    La sera, quando abbiamo una giornata alle spalle, è il momento in cui è più facile riflettere. Durante il giorno viviamo la nostra vita senza troppo pensarci, facciamo molte cose in automatismo, tutte giuste e corrette, ma ogni tanto ci viene in mente qualche pensiero non proprio edificante, altre volte seguiamo il nostro impulso e ci arrabbiamo oltremisura, oppure cerchiamo l'avventura con la bella ragazza o il bel ragazzo che incrocia la nostra vita, altre ancora malediciamo qualcuno che ha osato mettersi contro di noi. Spesso rimane tutto come pensiero, alcune volte si trasforma in rabbia, rancore, sesso senza amore. La nostra giornata, con pensieri ed azioni, ci passa davanti agli occhi la sera quando tutto si placa e vediamo benissimo quali aspetti negativi abbiamo cavalcato, capiamo bene la differenza tra bene e male, ma stanchi ci addormentiamo senza troppi propositi perdonando noi stessi dicendo "per una volta che vuoi che sia". La storia si ripete la sera dopo, e la sera dopo, e la sera dopo ancora. Siamo troppo stanchi per riflettere a fondo sulle nostre azioni e pensieri e lasciamo che il tarlo del male si impossessi di noi e bucherelli la nostra anima.
    L'Anima, la cosa più bella che abbiamo, l'unica cosa che resterà di noi dopo il nostro fugace passaggio terreno, l'entità che ha visto Dio e lo rivedrà un giorno. L'anima è un dono di Dio e dobbiamo trattarla al meglio perché un giorno il Signore ce ne chiederà conto e se vedrà che abbiamo deturpato il Suo regalo, brontolerà finanche ad arrabbiarsi se l'abbiamo deturpata in maniera irreparabile.
    Il Signore abita dentro di noi, la nostra anima è la Sua casa e dobbiamo pulirla bene ogni giorno della nostra vita, non si può rimandare, non possiamo lasciare che essa diventi "una spelonca di ladri"

    Molti dei commenti fatti in un anno sono diventati un libro LACRIME SILENZIOSE che potrà essere acquistato via internet scrivendo a info@zizzi.org, pensatelo come un bel regalo di Natale per far conoscere l'affidamento e le sue problematiche.

    http://www.zizzi.org/index.php/libro