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  1.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Vi è mai capitato di dover chiamare la guardia medica? Prima di dire “arriviamo” vi fanno mille domande per capire cosa avete e soprattutto se veramente c’è bisogno di far spostare il medico per farlo venire a casa vostra. E’ necessario che una persona sia veramente malata prima che il medico si senta in dovere di venire. Chi sta bene e vuole un po’ di rassicurazioni sulla sua salute va direttamente in ambulatorio. Così è il nostro rapporto con Dio. Andiamo da Lui quando abbiamo qualche doloretto, ma quando stiamo male davvero lo chiamiamo con forza e talvolta disperazione. Il Signore è però un medico un po’ speciale, conosce le nostre malattie dell’anima e sa quando sia il momento di intervenire. Egli bussa alla nostra porta ancor prima che ci si renda conto di aver bisogno di Lui, se gli apriamo entra nelle nostre case, nei nostri cuori e ci cura, ma se lasciamo la porta chiusa, rispettoso della nostra libertà di scelta, non entrerà, ma nel Suo grande amore per noi resterà fuori sul pianerottolo ad aspettare che ci decidiamo a farLo entrare, ed ogni tanto busserà, suonerà il campanello, cercherà di farci capire che siamo malati ed abbiamo bisogno di Lui.
    Purtroppo quando stiamo bene non pensiamo alle malattie, non ci curiamo, non facciamo analisi preventive, fumiamo e danneggiamo la nostra salute in tutti i modi possibile, ma arriva poi un giorno in cui siamo costretti a recarci dal medico e ci rendiamo conto che è troppo tardi, che se fossimo andati prima non avremmo perso quel dente o, peggio, avremmo potuto provare a debellare quel tumore che ormai è troppo esteso.
    Quante persone sono in crisi, quante stanno piangendo per un matrimonio finito, per un figlio che da problemi, che non ha rispetto per nessuno, che vive con superficialità. I genitori dovrebbero dare ai propri ragazzi delle pasticche preventive per creare una difesa contro i mali del mondo, dovrebbero donare ai propri figli pillole di morale, dialogare con loro ogni giorno, far loro presenti quali siano i valori della vita, leggere insieme il Vangelo che racconta la vita di Gesù, Figlio di Dio per molti, ma certamente per tutti è comunque una brava persona che ha regalato all’umanità dei principi di vita validi ancora oggi. E’ inutile dare ai nostri bambini il cibo, il vestiario, la tranquillità economica, una casa, le vacanze, lo studio se non diamo loro le regole da applicare nella quotidianità. E’ come costruire uno splendido yacht, dotato di tutti i confort, con piscina, rubinetteria d’oro, salone per le feste, un serbatoio sempre pieno, ma non aver installato la strumentazione di bordo. Come si potrebbe navigare in mezzo al mare senza sapere dove siamo, dove andiamo, come muoversi? Fin tanto che un ragazzo resta in famiglia è come essere davanti alla costa, si naviga a vista e c’è sempre qualcuno pronto a darti indicazioni, ma quando vogliamo prendere il largo la cosa si fa complicata e pericolosa. Chi si avventura, stufo di stare con la sua bella barca davanti alle coste, rischia il naufragio, rischia di non avere una meta o di non essere in grado di raggiungerla. Altri restano vicino alla costa, nella casa dei genitori per sempre per la paura e l’incapacità di navigare.
    Ma quando uno yacht è costruito bene, è forte, la strumentazione può sempre essere aggiunta, bisogna avere però la pazienza di aspettare a prendere il largo ed aver ben capito come si utilizzano i nuovi apparecchi.
    Ci sono ragazzi che hanno la fortuna di aver avuto due genitori che abbiano insegnato loro i valori della vita e prenderanno il largo raggiungendo bellissime spiagge, padroni rispettosi di un mondo bellissimo da circumnavigare. Altri che non hanno avuto questa fortuna e sono nati in famiglie dove non le regole non sono state insegnate o, peggio, nelle quali non sono stati rispettati, amati, sollecitati a crescere. Un conto è che la strumentazione venga inserita nello yacht mentre lo stiamo costruendo, diverso è se dobbiamo metterci le mani dopo perché qualcosa dovremo sacrificare, il costo sarà maggiore, il tempo necessario più lungo, ma alla fine anche quello yacht sarà pronto a prendere il mare. Ci sono barche costruite per solcare gli oceani, attraversare tempeste, domare le onde gigantesche, altre che potranno gironzolare nel Mediterraneo, non tutti nasciamo con le stesse capacità, ma ognuno nel suo viaggio avrà comunque bisogno di regole, di valori, di principi, sia che faccia un lavoro umile, sia che diventi un grande scienziato.
    Gesù con il Vangelo ci mostra la via da seguire, ci dona quelle regole di cui abbiamo bisogno, ma necessita di noi per insegnarle ai nostri figli ed aiutarli a rispettarle. Il Signore ci starà sempre vicino con la Sua barchetta, ci dirà dolcemente come fare manovra e se sbaglieremo userà il megafono e talvolta ci speronerà per svegliarci dal nostro torpore che ci sta facendo portare la barca sugli scogli e, quando chiederemo il Suo aiuto potrà, se lo permetteremo, prendere anche il timone per condurci in porti sicuri ad effettuare le riparazioni necessarie per poi ripartire verso la nostra meta. Essendo un grande conoscitore del mare che è la vita, conoscendo a fondo anche le nostre qualità più nascoste, quelle che nemmeno sappiamo di avere, essendo stato Lui a dare il kit ai nostri genitori per costruire la barca, ci indicherà anche quella rotta più adatta alle nostre caratteristiche, quella rotta che potrà portare maggior profitto al nostro navigare. In certi casi ci chiederà di restare vicino alla costa per recuperare i naufraghi che con le loro barche si sono schiantati sugli scogli, in altri ci consiglierà di andare a pescare per sfamare tanta gente, in altri ancora ci dirà dove andare per caricare altre persone cui insegnare i segreti e le regole che Lui stesso ci ha insegnato. Mai però vorrebbe che la nostra barca venga usata solo per raggiungere magnifiche spiagge ove trascorrere la nostra esistenza facendo bagni e prendendo la tintarella, incuranti delle altre barche che hanno bisogno del nostro aiuto, sostegno, consiglio, insegnamento. In questo caso il Signore non farà venire tempeste e maremoti per distruggerci, ma ci darà delle piccole difficoltà che dovranno farci capire che altrove si potrebbe aiutare qualcuno, e nello stesso tempo essere aiutati a risolvere i nostri problemi.
    I vostri figli sin da piccoli hanno bisogno di voi, dei vostri insegnamenti, regole, consigli, rimproveri, non negateli per non trovarvi domani a piangere se andranno con la loro bellissima barca a sbattere contro gli scogli della vita.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime21 Sep 2012
     

    Certe volte per non impazzire nella mia testa mi sono dovuto inventare storie. Devo essere sincero e ammettere che avevo ancora paura di lei, odio e terrore... mi sono dovuto convincere che lei fosse morta. Adesso non mi serve più, non mi fa più paura, mi fa rabbia e schifo.
    A che ci sono metto una cosa che ho scritto... penso sia quello che sentono un po' tutti... quando gli viene rubato qualcosa di prezioso...

    "Cancrena"

    Aveva la sembianze di un uomo

    la voce sottile e bassa.

    Parlava di giochi, misteri... segreti.

    Solo io conoscevo il suo dentro

    anche se non toglieva mai il suo costume,

    riuscivo a vedere il suo alone.

    La bocca gli puzzava

    come chi ha qualcosa da nascondere,

    di orribile, muore dentro

    e butta fuori il suo fetido puzzo di morto.

    E questo era.

    Un morto, che portava morte.

    Ogni giorno uccideva una mia parte

    sentivo scorrere via la mia vita attraverso il sangue.

    E con lui usciva anche l'amore

    ogni singola traccia.

    E il mio corpo si riempiva di rancore

    e l'odio si espandeva come cancrena.

  2.  

    Addì 22 settembre 2012

    Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:
    «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.
    Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.
    Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
    Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
    I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.
    Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano.
    Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.
    I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
    Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.
    Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
    Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.

    Luca 8,4-15

  3.  

    Il seme caduto sulla terra buona

    Quanti ragazzi abbiamo fatto crescere. Più di cinquecento bambini hanno usato il nostro cuore per attraversare il confine con un altro mondo, un mondo a loro sconosciuto. Quante cose abbiamo insegnato loro, chi ha imparato a cucinare ed oggi è cuoco in qualche albergo, altri si sono avvicinati ai cavalli ed oggi sono maniscalchi, domatori, guide nei trekking, taluni imparando a potare le piante sono diventati giardinieri. Ma non sono queste le cose che contano. Abbiamo cercato soprattutto di insegnare loro valori e principi che possano farli camminare con rettitudine nelle strade della vita, l’amore per un figlio, la solidarietà con chi soffre, il perdono, la perseveranza.
    Abbiamo messo cuore, anima e tutta la nostra vita per i ragazzi, ma portiamo sulle spalle il peso di vedere che alcuni hanno sbandato, si sono imbattuti in mille tentazioni barattando i principi con i piaceri effimeri. Viene da piangere talvolta perché abbiamo messo il cuore, abbiamo lottato con le unghie e con i denti per farli crescere sani e robusti nell’anima prima ancora che nel fisico, e ci troviamo spesso dinanzi a situazioni che ci fanno cascare le braccia e domandarci “ma dove abbiamo sbagliato?”. Parlare con alcuni di loro e accorgersi che hanno barattato l’anima per un po’ di soldi, per il gusto di avere di più di quello che possa servire loro per vivere.
    Ma è il Signore stesso a consolarci dicendoci che chi semina ha il dovere di spargere il seme, se poi crescerà o meno dipenderà dal terreno che troverà. I nostri insegnamenti sono sempre stati gli stessi da ventisei anni ad oggi, detti e ripetuti in mille salse, magari con il tempo affinando le capacità di comunicazione, ma sempre quegli stessi valori abbiamo insegnato ai ragazzi che abbiamo avuto la gioia di accogliere, che fossero in diurno, in affidamento o per brevi vacanze. Come dice Gesù nel Vangelo il seme può cadere sulla strada e venire mangiato dagli uccelli o calpestato, nel nostro caso il seme sono gli insegnamenti dati a quei ragazzi che ascoltano con le orecchie e non con il cuore, ed alla prima occasione ricercano i piaceri della vita perché non hanno una guida costante. Il seme può cadere sulla roccia, germoglia, ma in mancanza di radici la pianta muore quasi subito, e questi sono i ragazzi che ascoltano anche i “non principi” di amici e genitori ed in essi non c’è posto per mettere radici profonde e alla prima tribolazione si disperano e si allontanano dai valori importanti. Il seme può cadere in mezzo ai rovi, e questi sono i ragazzi che ascoltano con gioia i buoni insegnamenti, ma nel mondo esterno si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni terrene e si mettono ad inseguire le cose materiali per districarsi dalle spine. Il seme può anche cadere nella terra buona e far crescer la piantina fino a diventare un albero che da frutti, ognuno in quantità diverse.
    Ecco, ora si che sorridiamo. Adesso possiamo capire che i nostri sforzi devono essere al massimo livello per seminare, potare, sostenere, ma solo una percentuale dei nostri ragazzi arriverà a maturazione. E’ una sconfitta? Se lo pensassimo avremmo lasciato già dopo pochi mesi, crediamo invece nel potere della preghiera, nel dialogo, nella sofferenza vissuta abbracciandosi, nella solidarietà, nel miglioramento delle nostre capacità di contadini e genitori. Pensiamo che siamo chiamati ad accudire i bambini che il Signore vuole donarci, farlo con tutto l’amore e tutte le capacità di cui disponiamo, farsi aiutare da chi può darci una mano, ma alla fine bisogna solo pregare che il terreno nei ragazzi sia fertile.
    Quanti genitori danno la stessa educazione ai loro figli, ma qualcuno si perde per la strada, mentre altri incamerano i loro insegnamenti e fanno un bel cammino di vita. Non dovremmo più fare figli per qualche sconfitta? Il terreno dipende anche dalla società in cui viviamo, possiamo dissodarne una parte, ma per un buon raccolto il campo deve essere arato in profondità, dissodato, fresato anche più volte. Un lavoro duro dove ognuno è chiamato a fare un pezzetto, ed è per questo che mi batto tanto per l’affidamento, affinché si possano creare uomini e donne che in futuro saranno importante forza lavoro per dissodare il terreno della nostra società, pietre tolte dai nostri campi e trasformate in terra buona e concimata. Se in un campo avessimo un milione di pietre, come potrebbe un manipolo di poche persone toglierle tutte? Ma se ognuno di noi raccogliesse una pietra, una sola pietra alla volta, se ogni nostra famiglia accogliesse un solo bambino in affido, il terreno sarebbe dissodato in un batter d’occhio. Purtroppo il pubblico frena questo entusiasmo e chi si avvicina all’affido spesso trova ostacoli proprio da parte delle istituzioni, ma anche quelle sono pietre da scalzare, da togliere dal campo. Non è difficile, basta una leva ed un po’ di persone unite per sensibilizzare l’opinione pubblica, ed allora potremo cambiare o modificare una legge che non tutela a sufficienza i bambini, stimolare i politici che se vogliono il nostro voto devono rimboccarsi le maniche e trovare le risorse per gli affidi prima ancora che per le piazze. Da parte nostra però dobbiamo fare un ulteriore sforzo ed accogliere in casa nostra anche i ragazzi più grandi, anche quelli con un quoziente intellettivo sotto la media, anche coloro con qualche malformazione fisica. Certo, sono pietre un po’ più ruvide e pesanti, ma se non le togliamo noi nessuno lo farà al posto nostro e, sempre che i comuni li tutelino mettendoli in qualche lugubre struttura, arrivati a diciotto anni saranno liberi di creare altre centinaia di pietre che impediranno la crescita della nostra società impedendo a tanti bambini di crescere nel modo migliore.
    Noi qualche pietra dal campo l’abbiamo tolta e continueremo a farlo, venite a darci una mano ed aiutateci a raccogliere qualche sasso da quel campo nel quale anche voi seminate.

  4.  

    Addì 23 settembre 2012

    Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
    Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
    Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
    Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
    Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
    Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
    «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»

    Marco 9,30-37

  5.  

    Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti

    Ognuno di noi ha l’indole innata di voler primeggiare. Chi da bambino non avrebbe voluto essere il primo della classe, ricevere il voto migliore dalla maestra insieme alle sue attenzioni, avere il regalo più bello a Natale da mostrare agli amici. Da grandi non avete mai voluto essere quelli con la macchina più bella che tutti guardano, o la donna meglio vestita ad una festa invidiata da tutte? Alzi la mano chi non ha passato un periodo del genere, io sono fra coloro che amava primeggiare. Facevo di tutto per essere il primo, ma non sempre, anzi, quasi mai, ci riuscivo. Ho fatto le gare di pesca subacquea ed arrivavo ventesimo su quaranta, a scuola non ne parliamo, con gli amici ero molto gettonato perché avevo la casa grande e disponibile per le feste, ma non ero l’amicone con cui tutti vogliono stare, alle ragazze non piacevo e quelle di cui mi innamoravo mi snobbavano. Quando non riuscivo nelle cose alzavo le spalle e dicevo “che mi importa”, ma ci stavo malissimo, anche se cercavo di nascondere la cosa. Mi mettevo continuamente in competizione per cercare qualcosa in cui essere primo, ma non trovavo nulla dove potevo eccellere, ero un eterno mediocre che riusciva in tutto quello che faceva, ma solo fino ad un certo livello.
    Eppure non mi accorgevo che ero primo in tantissime cose, ma troppo ottuso per accorgermene, troppo preso dalla corrente nella quale è inserito il mondo per poterne godere i benefici influssi.
    Ero primo nell’amore dei miei genitori. Non c’era persona alla quale il mio papà e la mia mamma volessero più bene. Ero primo anche nell’amore dei miei nonni materni, orgoglio di nonno Vincenzo che mi portava a pescare con sé e mi insegnava tanti trucchi per vivere al meglio, mi infondeva la passione ed il rispetto per il mare e se ancor oggi mi emoziono come un bambino quando vado sott’acqua lo devo a lui.
    Il 4 gennaio 1986 mi svegliai dal mio torpore proprio quando la mia mamma si addormentò per sempre e capii in un solo istante che avrei barattato volentieri tutte le cose che mi avrebbero fatto piacere avere, fare o essere in cambio di una sola ora con la mia mamma, in cambio di una sua carezza, un bacio, un rimprovero, un noioso e ripetitivo “stai attento quando guidi”. Che stupidi siamo, aspettiamo di perdere qualcosa o qualcuno prima di renderci conto di quanto sia importante per noi. Diamo tutto ciò che abbiamo per scontato, ed anziché assaporare quei dolci momenti, viverli con serenità, lottare per mantenerli facciamo di tutto per andare oltre, per avere di più, per cercare nuove emozioni, e così facendo rischiamo di perdere le nostre primizie.
    In quel mio risveglio il vocio del mondo, degli amici, dello studio, degli interessi divenne come l’eco di un tempo che fu, era come se fossi salito sul primo gradino di una scala dove l’aria era più fresca, piacevole, ed il frastuono del mondo non assordava le orecchie, il cervello che aveva bisogno di riflettere e leccare da solo le ferite del cuore. Ogni giorno salivo un gradino di quella scala, con piacere crescente. Non mi importava più di come mi vestivo, degli amici, della macchina bella o di una casa grande, avevo solo voglia di salire, trovare refrigerio. Una volta in cima al monte però mi accorsi che ero solo, stavo bene con me stesso, ma non tanto da passarci tutta la vita. Decisi allora di ridiscendere fino a toccare terra, immergermi nuovamente in quel mondo nel quale ero nato e cresciuto, dove avevo imparato tante regole, in un mondo che mi aveva dato tanto e non era giusto che non ricambiassi tutti quei doni che mi erano stati così generosamente elargiti.
    Così, dopo nove mesi di una grande sofferenza che si alternava a forti momenti di riflessione su tutto ciò che mi circondava, su come era e su come avrei voluto che fosse, mi ritrovai quasi per caso al servizio dei bambini. Che gioia provavo ogni giorno a stare in loro compagnia, non desideravo altro, fino al punto da lasciare il lavoro di commercialista e la casa di mio padre e trovare alloggio nei loro cuori. Ero e sono al servizio dei ragazzi,di tutti coloro che si fidano di me, di quelli che stanchi cercano un giaciglio ove riposare, o tristi e doloranti desiderano una spalla su cui piangere. Mi fanno ridere coloro che mi dicono “bravo”, non hanno capito che questa mia vita dedicata ai bimbi è un grandissimo egoismo perché sono loro a donarmi ogni giorno la gioia e la felicità, benzina indispensabile per mandare avanti il nostro motore sulle strade della vita.
    Apro una piccola parentesi. Vi è mai capitato che il vostro professore di matematica, al fine di dimostrarvi un teorema, facesse un branco di discorsi senza senso, ragionamenti logici legati tra loro ma che non c’entrassero nulla con la matematica? O almeno così pensavate voi. Chiusa la parentesi.
    In questo mio brano non ho parlato di Dio, eppure è così palese, così facilmente dimostrabile che “se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti” e, guarda caso, è quello che diceva Gesù, uno dei punti cardini della Sua dottrina. Volete essere primi? Mettetevi al servizio degli altri e sarete primi ai loro occhi, sarete quelli che avranno dato loro l’amore che non hanno mai avuto, quelli in cui avranno fiducia, gli unici che potranno risolvere una situazione complicata. Nei loro cuori sarete i migliori, e la cosa bella è che lo sarete per sempre. Chi invece primeggia nelle cose materiale dovrà lottare per mantenere il primato, ed un giorno dovrà necessariamente cedere lo scettro a qualcuno più forte, più bravo, più ricco di lui.

  6.  

    Addì 24 settembre 2012

    Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.
    Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.
    Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere»

    Luca 8,16-18

  7.  

    Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato

    In un’accesa discussione davanti ad un giudice minorile tra noi ed il servizio sociale di un comune, avverso la decisione di voler mettere uno dei nostri bimbi in una comunità (un bambino già provato da un’adozione internazionale fallita che con noi aveva trovato il calore e la tranquillità di una famiglia, tanto che da maggiorenne è ancora con noi su sua decisione) per scopi a nostro parere, tesi poi condivisa anche dal tribunale e psicologo incaricato dallo stesso (ctu), non a favore del bambino, l’unica cosa che l’assistente sociale ha saputo trovare contro di noi, alla domanda di come si trovasse G. presso la nostra famiglia, è stato “la casa è un po’ buia”. Ora chi è venuto a trovarci sa benissimo che posto meraviglioso abbiamo creato, insieme ai ragazzi e volontari che negli anni sono cresciuti con noi, per accogliere chi ha bisogno del nostro affetto. La luce è fondamentale per far crescere e far diventare piante i tanti semini che abbiamo collocato nei cuori dei nostri ragazzi. Non è importante per queste bellissime piante che ci sia la luce del sole, che a illuminare le nostre serata sia una candela o una serie di fari alogeni, ciò che conta è che ci sia la luce dell’amore, l’unica fonte di energia e di calore capace di far crescere questo tipo di semi. Ci sono tantissimi tipi di amore, quello di un figlio per i genitori, di un papà e di una mamma per la propria prole, tra fratelli, ma al di sopra di tutti c’è l’Amore di Dio per tutti noi. E’ Lui che illumina le nostre strade, rischiara le nostre case, scalda i nostri cuori ed è solo grazie a Lui che i nostri bambini e ragazzi ricevono quel calore di cui hanno bisogno per crescere. Noi genitori possiamo fare tanto per loro, ma siamo incompleti, pieni di errori e difetti, tanto che se non ci fosse un aiuto dall’alto i nostri ragazzi si perderebbero. Anche coloro che non credono dovrebbero valutare che certi principi che fanno la differenza tra il bravo ragazzo e lo scapestrato sono valori che fanno parte di una morale ormai comune, ma insegnataci da Gesù con il Vangelo: onestà, solidarietà, altruismo, pazienza. Il Signore con i Suoi insegnamenti ha rischiarato la nostra vita, ha dato luce al presente e al futuro e la Sua dottrina si è diffusa nei nostri cuori anche se in molti non vedono in Gesù il Figlio di Dio. Non ci sono segreti quando si parla di cose buone. Il Vangelo non è un libro per pochi eletti, non è la Parola di un cospiratore o di un sovversivo, sono concetti che indicano un cammino da seguire per vivere in pace con il prossimo, costruire un mondo migliore, trovare gioia e soddisfazione in ogni cosa che facciamo, superare le difficoltà. Non ci sono segreti e pertanto sono come quelle lampade cinesi che vengono mandate verso l’alto così da illuminare le nostre vite e al contempo donare a Dio il calore del nostro amore. Il Signore legge nei nostri cuori e saprà giudicare chi si comporta con amore, indipendentemente che vada o meno in chiesa, un amore che non dobbiamo temere di far conoscere, di evidenziare affinché serva da esempio.

  8.  

    Addì 25 settembre 2012

    Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
    Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
    Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»

    Luca 8,19-21

  9.  

    Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica

    Arriva per ogni ragazzo il momento di uscire di casa per compiere scelte di vita guardando alla vita futura di adulto. Chi deciderà di formarsi una nuova famiglia, chi sceglierà di concentrarsi sulla professione, chi prenderà strade che lo portino al servizio del prossimo. In ogni circostanza verrà reciso definitivamente il cordone ombelicale, flusso continuo di amore e qualche alterco, per instaurare nuove relazioni, spiccare il volo nel mondo dopo una palestra durata tanti anni. Con questa frase il Signore non intende certo rinnegare Sua madre e i Suoi parenti, ma vuol farci capire che seguire una strada significa imboccarla senza guardarsi indietro. Quanti genitori tengono i figli legati a sé per tutta la vita, impedendo loro di fatto di crearsi un’autonomia, portandoli a dipendere dalla vita della famiglia di origine, in perenne conflitto tra il vecchio ed il nuovo. E’ anche vero che oggigiorno tra l’insicurezza economica ed i problemi del lavoro sono gli stessi ragazzi a non voler uscire dal nido, ma è certo che ai genitori la cosa non dispiaccia e poco fanno per lasciarli liberi di prendere il volo, vuoi per amore, per aspettative su di essi o per egoismo. Quanti matrimoni falliscono per colpa di mamme troppo entranti, quanti lavori non vanno a buon fine per papà che mettono bocca nelle decisioni dei figli.
    Nelle scelte di vita dobbiamo essere un po’ egoisti, specie nei confronti della nostra famiglia di origine, e guardare avanti, al nostro futuro, a ciò che vogliamo veramente. Attenzione però a non avere fretta, attenzione a non farsi prendere da facili entusiasmi e prendere decisioni affrettate. Quanti ragazzi si rovinano la vita per amori giovanili che spesso si rivelano fuochi di paglia. A diciotto, vent’anni si vede al ragazzo o alla ragazza come il meglio che esista, il primo amore importante, la chiave per varcare la porta ed uscire da quella casa che ci ha dato le origini e che ora è troppo stretta per noi. La voglia di libertà, di volare fuori e vivere come più ci piace ci porta a fare errori di valutazione, a non saper aspettare un momento in cui saremo più maturi e maggiormente in grado di badare a noi stessi.

  10.  

    Addì 26 settembre 2012

    Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.
    E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
    Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.
    In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.
    Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi».
    Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni

    Luca 9,1-6

  11.  

    Annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni

    Quando c’è un bellissimo evento in programma ce ne facciamo tutti portavoce, cerchiamo amici che ci accompagnino, vogliamo far sapere in giro che bella cosa è stata organizzata. Se poi siamo parte dell’organizzazione o attori allora la gioia è al settimo cielo ed impossibile trattenersi. Come reagiscono gli altri? Spesso con freddezza, noncuranza, scetticismo. A volte è una posa per non farsi vedere interessati, altre volte è distrazione per le mille attività che abbiamo da svolgere. In tanti anni di Associazione abbiamo organizzato decine e decine di eventi, feste, marce, spettacoli, conferenze, mercatini ed ogni altra cosa la fantasia ci abbia suggerito. Lo scopo è solitamente duplice, raccogliere fondi per andare avanti e far conoscere l’Associazione, i suoi scopi e principalmente l’affidamento familiare. Sono tanti anni che navighiamo in questo mare di aiuto ai bambini, ma l’entusiasmo iniziale non è mai venuto meno, anche se ce ne sarebbe stato motivo per l’indifferenza ed il menefreghismo dei più, per uno stato assente, per comuni e servizi sociali spesso votati al raggiungimento di propri scopi piuttosto che alla tutela dei bambini, aspre critiche da tanti pronti a giudicare e a fare di tutta un’erba un fascio, molti furti e tanto altro ancora. Ma dove troviamo tutto questo entusiasmo,questa forza dopo oltre un quarto di secolo? Certamente in Dio, nella preghiera e nella certezza che, seppur con mille errori e difetti, stiamo facendo la cosa giusta. Ma davvero c’è qualcuno che possa pensare che qualche ostacolo sul nostro cammino possa fermarci? Se smettessimo di spargere questo seme, se interrompessimo questo nostro cammino ci sarebbero tanti bambini che non avrebbero più voce per chiedere aiuto, famiglie lasciate senza un consiglio, amici che si troverebbero senza un appoggio. No, non possiamo smettere. Ma più di ogni altra cosa c’è dentro di noi una gioia grandissima, alimentata ogni giorno da mille sfaccettature. Mille i problemi nel quotidiano, ma basta una carezza, una telefonata, un messaggio per farci tornare il sorriso, per darci nuova carica per lottare contro ciò che di male viene perpetrato nei confronti dei bambini. Potreste voi stare zitti il giorno che vi nascesse un figlio? Potreste avere dissapori sul lavoro, dispiaceri in famiglia, problemi di salute, ma la vostra gioia sarebbe talmente grande che non potreste fare a meno di gridarla ai quattro venti. Non vi importerebbe nulla se vi prendessero per pazzo, perché la gioia rende matti, ma è una follia di felicità, quella stessa letizia che ti fa esultare ovunque e con chiunque. Ecco, dentro noi è così ogni giorno. C’è una sana pazzia che ci fa cantare, ballare, parlare, dialogare,organizzare eventi.
    Così è, o dovrebbe essere, per chi ha Fede. L’aver incontrato Gesù, il conoscerLo, il recepire i Suoi insegnamenti, il sentirLo vicino ogni istante della nostra vita dovrebbe, e per me è così, renderci gioiosi, felicissimi di poter condividere con tutto il mondo la letizia che è nei nostri cuori, tristi nell’incontrare chi non riesce ad assaporare questo grande appagamento, speranzosi però che con le nostre parole, esempio e felicità possiamo contaminare l’anima di coloro che incontriamo.
    Un giorno mi incontrai con il mio amico non credente a Roma, dove ero andato per parlare con alcune persone. A pranzo, come spesso accade tra noi, ci mettemmo a parlare dell’Associazione, ma poi il discorso scivolò sulla Fede come motivazione profonda al nostro operato. Parlammo per quasi due ore in un dialogo apertissimo dove questo mio grande amico cercava di capire, ci provava veramente, il mio punto di vista. E’ stato uno dei momenti più belli trascorsi nella mia vita. Avere qualcosa da dire è bellissimo, ma avere qualcuno che ti ascolta con interesse è una sensazione che in quel momento le tue parole potrebbero fare la differenza. Così nella Fede, tanto quando parliamo di affido, la speranza è sempre quella di poter accendere in chi ascolta, legge, guarda la fiammella della curiosità che possa un giorno portare qualcuno a leggere il Vangelo, pensare all’affidamento, salutare un povero per la strada, stringere la mano ad un nemico.
    Il Signore vuole questo da noi, che si urli ai quattro venti la nostra felicità di essere Suoi figli, che si vada a svegliare chi sta dormendo, che si invitino tutti alla festa che Dio ha preparato per noi.
    In tanti non ascoltano, troppo presi dai rovi della vita, ma un volantino che viene preso al supermercato e portato distrattamente in casa magari un giorno verrà letto, forse in un giorno particolare in cui c’è bisogno di una parola per scacciare un brutto pensiero. Ed ecco che il Signore risponderà a chi vorrà prendere contatto con Lui, anche solo per avere informazioni.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime27 Sep 2012
     

    E' vero quello dice Riccardo, a volte basta una parola per farci vedere quello che abbiamo davanti e non vediamo. Una parola che ti fa pensare al senso della vita, o alla piega che vogliamo dare alla nostra esistenza. Secondo me questo e' cio' che e' veramente importante e che dovremmo insegnare ai nostri figli, a farli riflettere per fare la "differenza"

  12.  

    Addì 27 settembre 2012

    Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti»,
    altri: «E' apparso Elia», e altri ancora: «E' risorto uno degli antichi profeti».
    Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo

    Luca 9,7-9

  13.  

    Non sapeva che cosa pensare

    E' difficile avere le idee chiare sulle cose, è un male comune a tanti, ma quando si fanno delle cattive azioni la confusione è totale per i rimorsi, per la paura di essere scoperti e giudicati e per le bugie che dobbiamo inventarci. Erode non sa cosa pensare su Gesù, è invidioso, geloso, ha paura di perdere il suo potere. Così è per noi. Abbiamo paura di incontrare Gesù, timore di trovarlo negli occhi impauriti di un bambino quando arriva in affidamento, angoscia di non saper dialogare con Lui quando un malato di nostalgia ci chiede un po' di comprensione, ansia nel non voler toccare le piaghe della Croce quando le vediamo in un letto di ospedale in colui che, morente, ci supplica di stargli vicino.
    Paura. E così scappiamo da Lui, fuggiamo dal povero, dall'anziano, dal carcerato, dal bambino abusato e maltrattato.
    A volte facciamo anche peggio e per evitare di angosciarci Lo uccidiamo, Lo allontaniamo da noi, rifiutiamo con Lui ogni contatto, abbandoniamo i bambini presi in adozione e affidamento, lasciamo altri ragazzi negli istituti e nelle famiglie disagiate, passiamo alla larga da carceri ed ospedali, mettiamo i nostri vecchi negli ospizi.
    Ma non è così facile sbarazzarci di Gesù. Se abortiamo vedremo in ogni bambino quello che avrebbe potuto essere nostro figlio, se collochiamo un nonno in una casa di riposo sentiremo sempre la sua voce rimproverarci di aver allontanato colui che ci cullava sulle sue ginocchia quando eravamo piccoli, se passiamo oltre scansando la mano tesa di chi ha fame e chiede il nostro superfluo ci sentiremo in colpa ogni volta che andremo a cena fuori. Il Signore non si fa allontanare da noi, si ripresenta ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
    Paura. E di cosa poi? Di diventare uomini e donne consapevoli? Di essere persone in grado di cambiare la vita di qualcuno? Di trasformarsi in signori generosi? E dove è il male in tutto questo? Rinunciare ad un pezzettino di sé, un'ora ella propria giornata, una cameretta della nostra casa per accogliere un bambino non è tempo perso, è investire nel nostro futuro. Avete mai provato ad amare? Si, si certo, ognuno di voi ha amato, ciascuno sa benissimo cosa è l'amore, non sta certo a me insegnarlo a nessuno, ma vi domando: Avete mai provato ad amare?
    Il vero amore è quello gratuito, un dono fatto senza ricevere nulla in cambio, un regalo senza aspettative di ringraziamenti, di un amore restituito, della gioia di un figlio che cresce dentro te. Amore gratuito è l'offerta anonima a chi combatte in prima linea contro i mali del mondo, è l'accoglienza del bimbo che nessuno vuole, è lo stare vicino a chi morente non può riconoscerci e dice cose senza senso, è pulire una casa di una famiglia povera per restituirgli dignità e al contempo entrare in contatto con i suoi componenti per poterli meglio aiutare.
    Amore a Dio è tutto questo e non mi venite a dire "io non sono credente" perché è una delle vostre tante scuse per non rimboccarvi le maniche. Non bisogna credere in Dio per poter aiutare una persona, amarla fin nel profondo, cambiare la sua vita.

  14.  

    Addì 28 settembre 2012

    Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
    Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
    Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
    Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
    «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno»

    Luca 9,18-22

  15.  

    Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno

    Amara verità. Chi fa qualcosa per gli altri dovrà passare attraverso mille tribolazioni, giudizi, accuse, denunce, condanne, finanche ad essere bandito ed allontanato da coloro che detengono il potere, a qualunque livello. Così nell’affido i servizi sociali non ammettono che tu possa avere una tua idea riguardo alla situazione del ragazzo, non dialogano sulle
    decisioni che dovranno essere prese per la sua vita, ti accarezzano mentre alle spalle già si muovono in direzioni opposte. I comuni ti ostacoleranno perché pensano immediatamente a quanto possa loro costare, economicamente ed in termini di voti, una tua campagna verso un qualche principio da loro dimenticato, oppure un tuo muoverti a favore di una categoria di persone di cui loro non si sono mai occupati. Coloro che nella società civile o religiosa sentono di avere il predominio per trattare certi argomenti e non ammettono che altri possano ingerire in tali questioni.
    Insomma, il Signore ci avverte, “Quello che hanno fatto a me lo faranno anche a voi. Fate del bene, accogliete un bambino in affido, aiutate i senza tetto, soccorrete gli immigrati e ne vedrete delle belle. Anziché abbracciarvi, stringervi la mano, camminare insieme a voi nella polvere delle strade per migliorare il mondo in cui viviamo, vi ostacoleranno, diranno male di voi, convinceranno altri a starvi lontano, vi isoleranno, vi uccideranno se non fisicamente moralmente e faranno di tutto per impedirvi di operare”. Amara verità. Ma bisogna passarci, non ci si deve adeguare al potere, mettersi in fila per ricevere la nostra razione quotidiana di pappa e la carezza sulla testa per tenerci buoni. Una ribellione civile, composta, educata, diplomatica, ma tenace, forte, che vada diritto all’obiettivo di aiutare chi è in difficoltà contro le sue pene quotidiane e contro il potere che preferirebbe sotterrare il problema in modo da poter dire “non esiste”.
    Chi ce lo fa fare? Tante volte questa domanda viene rivolta a coloro che prendono un bambino in affido, che passano le loro giornate con i poveri, che vanno a trovare gli ammalati negli ospedali ed i carcerati in prigione.
    La risposta è semplice. La speranza.
    La speranza in un mondo migliore, la speranza di migliorare la vita di una persona, la speranza di combattere il male, la corruzione, la cattiva politica, le brutte abitudini. E’ il Signore a darci questa fiducia quando ci dice “Vi accadrà tutto questo, ma il terzo giorno risorgerete”. Avremo le nostre rivincite, nonostante mille ostacoli miglioreremo la vita di qualcuno, godremo di tantissime piccole e grandi soddisfazioni” Basta avere fiducia in Dio, nelle nostre capacità, non mollare dinanzi alle difficoltà che incontriamo e la nostra resurrezione sarà grande.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime28 Sep 2012
     

    "Chi ce lo fa fare? La Speranza di migliorare la vita di una persona ...".
    A volte quando capitano situazioni un pò difficili mi viene in mente una frase di Gesù "Nel mondo avrete da soffrire. Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo".
    La sofferenza tocca un pò tutti e ognuno l'affronta in maniera diversa o si lascia andare alla disperazione.Per chi non ha speranza o l'ha persa perchè ne ha passate tante o per altri motivi è importante, è vitale avere qualcuno che gli stia vicino, che combatta a suo fianco per infondergli il coraggio di andare avanti, di avere fiducia in Dio. Se gli altri diranno male di chi aiuta chi ha bisogno, sia un bambino o un anziano o un giovane, o cercano di ostacolarlo in tutti i modi, dice bene Riccardo, non bisogna mai mollare. E lui è il primo a non arrendersi mai.
    Ieri mentre viaggiavo in treno ed ero assorta tra i miei pensieri sono stata distratta da una voce un pò adirata. Un pò troppo direi. Un uomo parlava a tel. e sembrava piuttosto arrabbiato con il suo interlocutore. Diceva: "Cosa vuoi da me, ho perso nel giro di pochi mesi mia moglie e mia figlia di 36 anni e sto andando al funerale di un mio amico". Continuava alzando pian piano sempre più la voce e dicendo che non gli restava che buttarsi sotto a un treno, ma qualcosa glielo impedivae e diceva altro ancora. Forse sarebbe bastata una carezza a quell'uomo per dargli un pò di conforto, condividendo un pò del suo dolore. Ma non l'ho fatto.
    Tempo fa una persona che conosco mi ha raccontato di una sua giornata particolare. Camminava per strada. All'improvviso si sente chiamare. Attraversa la strada e si avvicina a una signora di mezza età, un po’ grassa e che fa fatica a parlare e a respirare. Quest’ultima le chiede di aiutarla ad attraversare la strada perché deve andare in banca. La ragazza la prende sotto al braccio e l’accompagna, ma invece di andare via aspetta che esca per riaccompagnarla. A tal punto la signora comincia a lamentarsi di non stare bene, che le mancano le forze e che soffre di diabete e chiede alla ragazza di dargli qualcosa perché possa comprarsi la macchina per fare l’insulina. La ragazza la fa sedere perché in effetti comincia a sudare e fa sempre più fatica a respirare. Chiama insieme ad un altro sig. molto gentile e disponibile il 118 nonostante il rifiuto della donna. Nel giro di poco tempo arriva l’autoambulanza. Le persone a bordo conoscono già la sig.ra e affermano che non ci sta con la testa. La ragazza va via, ma non fa pochi metri che ritorna indietro. Ci resta male quando per prassi vede firmare la sig. ra un foglio perchè rifiuta di andare in ospedale . Ma al di là del suo essere fuori di testa non sta bene, ma i soccorritori accettano la sua decisione senza battere alcun ciglio. La ragazza sta un po’ con lei. Parlano e poi l’accompagna alla fermata dell’autobus. Ancora ci pensa a Cristiana e al fatto di non essere riuscita ad aiutarla ,a fare qualcosa di concreto per lei. Quale speranza si può dare a una persona che sta soffrendo ed è disperata?
    Oggi leggendo le parole di Riccardo mi son venuti in mente queste persone. E’ di fronte a tali situazioni e altre che si fa sempre più forte la voce di Gesù .C’è sempre un bambino, un malato, un drogato, un senza tetto che ha bisogno di una mano tesa che stringa la sua, di un abbraccio che riscalda la sua giornata. E la speranza che ci siano persone come voi (credenti o non)che avete bimbi in affido o vi prendete cura di chi ha bisogno dà la speranza che il mondo possa diventare migliore. Chi come voi non molla di fronte alle ingiustizie, alle accuse di chi vuole fermare il bene dà speranza che tante vite possano cambiare in meglio, che possano affrontare la sofferenza sentendosi più vicine a Dio.

  16.  

    Addì 29 settembre 2012

    Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,47-51

  17.  

    Come mi conosci?

    Vi è mai capitato di incontrare una persona che, pur non avendola mai conosciuta, sappia tutto di voi? Quando accade ci stupiamo sempre un po’. Ogni volta che arriva un bambino in affido sappiamo molto su suo passato, sulle sue reazioni e comportamenti, ed è cosa importante per poter trattare con lui. Il nostro comportamento si deve adeguare alle sue esigenze, così può capitare che ci comportiamo in modo diverso davanti ad un problema a seconda del bambino che vi è coinvolto. E’ questo il cercare di essere buoni genitori e dare la punizione quando serve, ma evitarla se può fare più danni che altro.
    Così fa il Signore con noi. Ci conosce e sa di cosa abbiamo bisogno, sa come trattare con noi, sa come prenderci, vuole solo che abbiamo fede in Lui, che lo seguiamo sulla strada che ci indica. Tanti sono i segni che ci invia, le necessità di chi ha bisogno che ci mostra. Se un giorno incontriamo una persona che ci cambia la vita, state certi che è stato il Signore a mandarla a bussare alla vostra porta. Il Signore sa ciò di cui avete necessità, ancor prima che ve ne accorgiate voi stessi.
    Un figlio è innamorato dei propri genitori perché lo conoscono nei suoi pregi e difetti e lo accettano per quello che è. La mia mamma mi chiamava “Belfagor” perché diceva che avevo un brutto carattere, ma ero dolce e gentile, pieno di amore per lei. Ai tempi dell’adolescenza era forse l’unica ad amarmi con tutto il cuore, ad accettarmi per quello che veramente ero. Tutti si fermavano all’apparenza di un ragazzo sempre irascibile e prepotente e nessuno voleva andare oltre a vedere cosa ci fosse nel suo cuore. La mia rabbia forse derivava proprio da questo, dal fatto che nessuno approfondisse e vedesse cosa provavo realmente. Se non avessi avuto mia madre vicina penso che non sarei mai cambiato, penso che sarei stato l’eterno arrabbiato, colui che non si sentiva capito ed amato da nessuno.
    Il Signore fa così con tutti noi. Ci conosce, ci prende per il verso giusto, ci brontola se e quando sa che quel rimprovero può darci la possibilità di capire e di cambiare. Ci accarezza quando tutti sono pronti a darci mazzate sulla testa e ci consola nel momento della tristezza come nessuno saprebbe fare mai.

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime29 Sep 2012
     

    La tua mamma ti ha trasmesso un grande insegnamento. Guardare oltre quello che si può vedere a occhio nudo aiutandoti ad essere il meglio che c’era e che c’è in te. Lo fai con i tuoi ragazzi e questo gli fa sperimentare la gioia di essere veramente amati. Ma quanti genitori, fin da quando i loro figli sono piccini,non fanno altro che ripetergli che sono “cattivi” che sono "..." e quando questi sono più grandi non si sentono ripetere altro che sono dei fannulloni e che non combineranno mai niente di buono nella loro vita. Quanti ragazzi crescono con la convinzione di essere quello che non sono veramente perché mai nessuno ha saputo guardarli dentro? E se questi ragazzi non incontreranno mai nessuno che li aiuterà a cambiare la propria vita che uomini saranno? Perché condannare una persona ancor prima di averla conosciuta? A prima vista tutti esprimiamo delle opinioni, ma ciò che fa la differenza è il voler conoscere veramente. Conoscere qualcuno e impararlo ad amarlo è si non fermarsi all’apparenza, ma è anche aiutare quel qualcuno a scoprirsi come nessuno ha saputo fare mai. Scoprirsi è mettersi a nudo con se stessi e imparare a conoscere quella parte di se che gli altri invece possono soffocare e far morire con le loro false convinzioni, etichette o condanne. Anch’io da ragazzina ci stavo male quando gli altri mi vedevano per ciò che non ero. Oltre ai miei genitori ho incontrato delle persone, una in particolare che ha saputo guardarmi dentro aiutandomi a tirar fuori anche quel poco di buono che c’era in me. E’ anche attraverso di lui, di loro che ho sperimentato che Dio ci conosce e ci ama da sempre e che la fede in Lui può farci fare o dire cose che da soli non saremo mai in grado di operare.

  18.  

    Addì 30 novembre 2012

    Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».
    Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
    Chi non è contro di noi è per noi.
    Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
    Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
    Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
    Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
    Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
    dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue

    Marco 9,38-43.45.47-48

  19.  

    Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono

    Scandalizzare con comportamenti sbagliati o addirittura dannosi verso altri è di per sé già un grosso errore, ma quando scandalizziamo un bambino che crede, l’errore diventa peccato gravissimo, specie se sappiamo che quella nostra azione possa portare dolore nel fisico o nella psiche di quel bambino. I bimbi credono nell’adulto, a loro si affidano, ancor più nel genitore, ma quante volte le persone che dovrebbero proteggerli dai mali del mondo sono i primi ad essere loro carnefici? La pedofilia è forse l’aspetto più brutto che possa esserci, quella che ti lascia segni addosso fisici e psicologici che non potrai più toglierti di dosso, il massimo della delusione nei confronti dell’adulto. Nel bambino abusato si crea l’idea che non è l’adulto ad aver sbagliato, ma che è lui a meritarsi certi comportamenti o attenzioni da parte dell’adulto perché nel bimbo c’è l’idea che un genitore, un “grande” non possa sbagliare. Così cresce con idee distorte sull’amore che lo inficeranno per il resto della sua vita.
    A tutto però vi è rimedio, almeno in parte. Ogni ferita ha le sue cure che seppur non guariranno quel bambino del tutto, potranno però donargli un po’ di serenità e la speranza di una vita diversa da come se l’erano immaginata. Ecco il perché sia cosa doverosa prendere un bambino in affidamento, accoglierlo nella propria casa, dimostrargli che non tutti gli adulti sono uguali, dargli l’amore, quello vero di un papà, di una mamma, di una famiglia che si stringe attorno a lui per abbracciarlo e non per violentarlo. Difficile? Certo che è difficile, il bimbo avrà paura di voi sin dal primo istante, cercherà di persuadervi di essere il bambino perfetto che avreste sempre voluto per la paura che un suo comportamento negativo possa scatenare le ire che ha conosciuto negli adulti del suo recente passato. Quando capirà che siete diversi vi sfiderà per mettere alla prova il vostro amore per lui, vi provocherà in tutti i modi, persino dicendovi di volersene andare per capire quanto siete disposti a lottare per lui. Ne ha bisogno, necessita di sicurezze e le cerca ad ogni costo mettendo in campo le sue uniche forze, il suo istinto.
    Ma la difficoltà non deve spaventarci perché una volta trascorso un certo periodo di messa alla prova, accadrà che guarderà a voi come all’esempio da seguire, si fiderà, vi amerà come mai nessuno vi ha amato, e voi avrete avuto la grande soddisfazione di aver cambiato le sorti di una vita, di aver donato una possibilità ad un ragazzo di un’esistenza dove brilla la luce del vero amore.
    Difficile? Certo, ve lo ripeto, ma provate a pensare a quanto sia difficile per quel bambino uscire dal tunnel dove lo avevano precipitato, senza averne alcuna colpa. Quando il Signore ci dice “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” non si riferisce solo ai pedofili, agli adulti che picchiano o trascurano i figli, si riferisce anche a tutti coloro che pur avendo le possibilità di aiutare un bambino preferiscono girare lo sguardo dall’altra parte dichiarandosi incompetenti, lasciando che altri li aiutino, accampando mille scuse banali o egoistiche. Non siate di scandalo a questi bambini che guardano a voi come a dei liberatori, come a coloro che possono salvarli cambiando la loro vita. Non si è troppo giovani o troppo vecchi per l’affido, si deve soltanto essere di cuore.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime30 Sep 2012
     

    E' verissimo quello che dici... è triste perchè i bambini dentro di loro si chiedono perchè succede, ma pensano anche che se succede ci sarà un motivo, che è giusto cosi, o che forse è colpa loro, o che la madre e il padre lo amano cosi a modo loro. Vedono l'amore in maniera violenta, un abbraccio di un altra persona che gli è amica potrebbe essere visto come un atto di violenza... Se si prende in affido un bambino o un ragazzino più grande che ha subito violenza, si sa quali sono i suoi disagi, un bambino agirà in maniera diversa come diceva ric facendosi vedere buono, un ragazzino potrebbe agire in maniera più violenta o con ribellione, dopo tanti anni di abusi e violenze l'aggressività ti aiuta a non soffrire, se allontani le persone da te, eviterai di soffrire quando se ne andranno. Se si prende un ragazzino che ha subito abusi, lo si deve fare con la consapevolezza che NON LO PUOI ABBANDONARE QUANDO NASCONO DIFFICOLTA'. E lo scrivo grande cosi che sia piu chiaro. Perchè capita, magari con le migliori intenzioni, che una famiglia prenda in affido un bambino difficile, e dopo qualche difficoltà, dopo mesi ma a volte anche dopo anni, lo si abbandona in qualche istituto. Non è questo un tradimento ancora peggiore?? dopo che hai imparato a fidarti di un adulto, dopo quello che gli adulti ti hanno fatto, ti fidi, lo ami come un genitore e lui alla prima occasione ti butta via?? Ecco cazzo, questi sono adulti ignobili. Ecco perchè se si capisce che non si è in grado di far fronte a una situazione difficile, non c'è niente di male a rifiutare direttamente l'affido, eviti di fare ancora più male al bambino.

  20.  

    Addì 1 ottobre 2012

    Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
    Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
    «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
    Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
    Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»

    Luca 9,46-50

  21.  

    Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me

    Quante volte veniamo messi dinanzi ai problemi del mondo. Sentiamo parlare di atomiche, terrorismo, guerre,carestie, inondazioni, terremoti, carneficine. Queste notizie ci passano addosso come fossero acqua fresca in agosto, ci bagnano lì per lì, ci fanno fare un sussulto, ma nel giro di un attimo siamo nuovamente asciutti, passiamo freneticamente alla notizia successiva e continuiamo la nostra vita. Questo perché non possiamo fare nulla, siamo impotenti dinanzi a stragi e violenze di ogni genere, ed il risultato è che tutto ciò che arriva dall’esterno della nostra realtà acquista un significato meramente informativo. E’ perciò facile fare di tutta un’erba un fascio, è facile rispondere sempre “non posso farci nulla”. Ma vi siete mai fatti un esame di coscienza sulle cose che potreste fare per migliorare la vita degli altri? Il vostro primo pensiero sarà andato adesso al denaro, alle donazioni, alla beneficenza. Non è questo il succo, non è questa la soluzione ai problemi del mondo. Siamo diventati pigri, svogliati, distratti. C’è un terremoto a mille chilometri di distanza? Il massimo che dobbiamo fare è prendere il telefono, mandare un sms, ed ecco risolto il problema, due euro inviati a quella popolazione. Non è così che funziona, così è come vogliono farvi credere che funzioni, e a voi, diciamocelo chiaro, fa molto comodo. Mandate due euro e la vostra coscienza è a posto. Se un giorno dovessero chiedervi “cosa fate per gli altri?” sciorinerete una serie infinita di buone azioni: cinque per mille, sms benefici, acquisto equo e solidale. Ma vi domando, cosa avete fatto veramente per gli altri, cosa avete fatto di realmente concreto, cosa avete fatto fisicamente, come siete entrati in relazione diretta con il vostro prossimo? Quanti di voi risponderanno di aver fatto qualcosa? Il mondo ha bisogno di voi. Non c’è bisogno di andare tanto lontano per trovare qualcuno da aiutare, non si deve partire per paesi lontani per dare una mano a chi è nella sofferenza, basta scendere le scale del vostro condominio, uscire dalla vostra villetta a schiera, lasciare alle spalle anche soltanto per un’ora la vostra comoda vita per entrare in un ospedale, in una casa famiglia, in una prigione, per passeggiare per strada e vedere decine di persone senza tetto e senza amore. Non hanno bisogno di tanto, hanno bisogno di una vostra parola gentile, un sorriso, una speranza.
    Non siate sordi alle tante richieste di aiuto, non tacitate la vostra coscienza mettendo mano al portafoglio, ma date un po’ del vostro tempo e sarà un investimento nel futuro del mondo, nel vostro avvenire e quello dei vostri figli.
    Il Signore continuamente ci chiama, anche nel Vangelo di oggi, per dirci di accogliere tutti, ma principalmente un bambino che è il più grande di tutti ai Suoi occhi. Un bambino rappresenta la speranza, la gioia di vivere, la spensieratezza, la crescita spirituale. Accogliere un bambino in affido è accogliere il Signore nelle nostre case. Quante volte ancora dovremo farci chiamare a questo nostro dovere? Si, un dovere perché non possiamo non vedere ciò che accade intorno a noi, la miseria di certe famiglie nella nostra stessa città, i segni sul viso e nel cuore di tanti bambini nelle strade e nelle scuole dove vanno i nostri figli. Non possiamo dire “non sapevo”, troppo comodo, sapete eccome che ci sono oltre un milione di bimbi che aspettano che vi alziate dalla vostra comoda poltrona per aprire la porta di casa per farli entrare. Non potrete salvarne un milione, e nemmeno mille o cento, ma certamente potrete salvarne uno. Cominciate da quello che voi potreste accogliere, cominciate da uno ed il vostro esempio, la forza del vostro amore sarà contagiosa e altre famiglie accoglieranno altri bimbi, così ne aiuteremo dieci, cento, mille, un milione.

  22.  

    Addì 2 ottobre 2012

    In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
    «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli

    Matteo 18,1-5.10

  23.  

    I loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli

    Gli Angeli sono per molti come le fatine buone, i folletti ed altre creature nate dalla fervida fantasia di qualche romanziere o da antiche tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. Ma non è così, non sono figure immaginarie bensì entità al servizio di Dio. Possiamo immaginarceli con le ali e di bell’aspetto, oppure eteree ed evanescenti, ma è poco importante. Ci sono, ce lo dice il Vangelo, ce lo dice Gesù. Non ci credete? Liberissimi, come siete liberi di non credere a Dio e ai misteri di cui ci parla, ma nella realtà gli Angeli ci sono accanto ogni istante. Vi è mai capitato di essere tentati di fare qualcosa che non andava fatta, ed in quella circostanza non vi è mai capitato di sentire una vocina dentro di voi che vi suggerisse cosa fosse meglio fare, che vi suggerisse di rinunciare a mettere in atto quell’azione negativa? Ah già, è vero, è la voce della coscienza, e in quale radiografia avete immortalato la “coscienza”? Ma se la coscienza in quanto entità materiale non esiste, ma quella vocina l’avete sentita, significa che qualcuno vi ha parlato per farvi desistere. Beh, a questo punto potete chiamarla coscienza, Angelo custode, Dio, Santo, chiunque vi abbia parlato, ed è innegabile che l’abbia fatto, non è di natura corporea, quindi anche voi credete a qualcosa che non potete vedere, toccare o provarne l’esistenza, ma dalla vostra esperienza di tutti i giorni sapete che si tratta di qualcosa di reale. Il vento non lo vedete, non lo toccate, ma ne vedete i risultati, quindi esiste. Gli Angeli non li vedete, così come non vedete Dio, ma ci sono e agiscono vicino a noi. Ci consigliano, ci guidano, ci proteggono. Ma ditemi, davvero pensate che quella volta che una macchina ha frenato all’ultimo momento e l’auto non vi ha toccato per pochissimi millimetri non ci sia stata la mano di Dio attraverso un Suo Angelo? E tutte le altre volte, quando avete preso una strada piuttosto che un’altra e avete incontrato l’amore della vostra vita, quando eravate in ospedale ed è arrivata la telefonata dell’assistente sociale nel momento giusto perché due bambini fossero accolti da vostra sorella, quando avete evitato un incidente stradale per aver fatto dieci minuti di ritardo, e quante altre ancora potremmo raccontarne. Coincidenze? In una natura dove tutto è in equilibrio, dove le stagioni si susseguono dando origine a frutti e fiori, dove i pianeti girano in maniera vorticosa e ciclica senza mai scontrarsi, davvero pensate che si possa parlare di coincidenze, di casualità?
    Rispondetemi, è vero che è difficilissimo fare tredici al totocalcio? Certo, ma è altrettanto difficile fare zero, non azzeccare nemmeno un risultato.
    Ecco, vi è tanto difficile ammettere l’esistenza di Dio e degli Angeli, ma poi ammettete che non esiste nulla di spirituale. Nulla, nulla. E’ come aver fatto zero, siete uguali a chi crede. Chi ha Fede è convinto al cento per cento che esista Dio, chi non ha Fede è convinto al cento per cento che non esista. Quante probabilità avete affinché questo vostro credere sia del tutto vero? Chi ha Fede non si preoccupa se tutto è vero o meno, lo accetta perché crede in Dio e quanto Lui ci dice lo prendiamo per vero. Chi non ha Fede dovrebbe pensare che qualcosa, è il calcolo delle probabilità che tanto piace a chi non è spirituale, esiste, non può essere tutto frutto del caso. Cominciate da questo, iniziate a cercare quei piccolissimi segni che nella vostra vita non vi siete saputi spiegare. Chi non ha Fede di solito ha due atteggiamenti, o di completo rifiuto e questo mi sembra stupido perché una cosa per rifiutarla la si deve conoscere. Pensate quante volte vostro figlio da piccolo si è rifiutato di mangiare qualcosa dicendo che non gli piaceva, ma senza però averla mai assaggiata, e dopo vostra insistenza, facendo l’aeroplanino con la forchetta, l’assaggia e gli piace. Oppure di ricerca, ed in questo caso c’è chi parte dalle dottrine teologiche e ne fa una ricerca filosofica, chi invece, con l’umiltà dell’uomo della strada, parte dalle piccole cose, dalle coincidenze della vita, esamina la sua esistenza passo passo, cerca di vedere in ogni caso l’aspetto materiale e quello spirituale.
    Come potreste dimostrare il regresso di una malattia per la quale i medici avevano dato già per morta quella persona? Eppure è successo tante volte, fenomeni che la scienza medica ha cercato più volte di spiegare senza riuscirvi.
    Incamminatevi verso questo sentiero. Tornate ad essere bambini e imparate a credere nel Vangelo, non è una favola o una leggenda, ma anche fosse, in ogni storia fantastica c’è sempre un fondo di verità. Cercate quel pezzettino di verità e, quando lo avrete trovato, vi sentirete più liberi, perché il rifiuto totale di qualunque cosa è una catena che vi lega mani e piedi e non vi fa avvicinare alla Verità della nostra esistenza.

  24.  

    Addì 3 ottobre 2012

    Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».
    Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
    Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annunzia il regno di Dio».
    Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
    Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»

    Luca 9,57-62

  25.  

    Ti seguirò ovunque tu vada

    Se vi rivolgete ad una persona per chiedere una collaborazione, quale miglior risposta potrebbe esserci se non “qualunque cosa tu faccia io ci sarò”. Parole che indicano fiducia totale e illimitata verso quella persona. Questo è quello che Dio vuole da noi, fiducia piena. Chi nella vita non ha subito qualcosa di male? Una brutta malattia, la morte di un figlio, un terremoto, la perdita del lavoro, un furto? In molti, davanti a tali eventi, si scoraggiano, perdono la fede, lasciano la mano del Signore convinti che senza di Lui le cose andranno meglio. Stolti. Gesù passeggia nel mondo e qui ci sono mille situazioni negative, sarebbe impossibile passarvi attraverso indenni. Non possiamo sapere perché Dio non intervenga, ma credo, anzi ne sono convinto, che spesso non agisca per amore. Si, per amore, perché la vita terrena è fatta così, con pene e dolori attraverso i quali tutti devono passare per lavarsi le vesti al fine di arrivare puliti in Paradiso. La vita non è una passeggiata in riva al mare in una bella sera d’estate, bensì un percorso ad ostacoli, alcuni dei quali possiamo aggirarli, altri evitarli, ma la maggior parte siamo costretti ad affrontarli. Ed allora, non è meglio farli facendoci tenere la mano da Dio in persona? Egli non ci obbliga, ma dolcemente si propone di accompagnarci in questo nostro cammino per il mondo, perché non accogliere il Suo invito? Molti lo fanno,vanno in chiesa, pregano, credono nel profondo del cuore che il Signore esista, ma alla prima grossa difficoltà scuotono la testa e si allontanano da Lui delusi per non essere stati aiutati. Non ho però mai visto nessuno che, dinanzi ad una difficoltà, dopo aver abbandonato Gesù, si sia risollevato risolvendo da solo quel problema. Farsi accompagnare da Dio è come chiedere ad un amico di starci vicino sia quando gioiamo, sia nel momento del bisogno. Mai pretenderemmo da quell’amico che risolva una situazione per noi, gli chiediamo solo di tenerci la mano. Se una persona muore nonostante le nostre tantissime preghiere, non è detto che il Signore non ci abbia aiutato, probabilmente lo ha solo fatto in un modo che a volte non capiamo, o almeno non come avremmo pensato e sperato. Il decesso fisico di un uomo altro non è che l’inizio per lui di una nuova, bellissima vita, ed anche per noi potrebbe significare un nuovo inizio verso qualcosa che non conosciamo e che ci darà gioia.
    La cosa importante è non perdere mai la fiducia in Cristo, tenere sempre la Sua mano, specie nel momento della difficoltà ed imparare ad accettare tutto ciò che ci arriva, sia che appaia sotto forma di cosa piacevole, sia che sembri qualcosa di doloroso.
    Pensate se ad un bambino regalassero tutti i giorni caramelle e cioccolato e lo lasciassero libero di mangiarne quanto vuole. Si sentirebbe male, non avrebbe a lungo andare le proteine necessarie, e faticherebbe a vivere. Ma i suoi genitori, che sanno meglio di lui ciò si cui ha bisogno, dosano le caramelle ed il cioccolato a favore di carne e verdure che lui tanto odia, ma che gli fanno tanto bene per la sua vita futura.
    Ecco, nella vita ci vogliono le gioie, ma occorrono anche le difficoltà per prepararci alla vita eterna. Le mie sono soltanto teorie, ma le difficoltà, che ci piacciono o meno, che crediamo oppure no, ci sono comunque, ed allora non è meglio affrontarle facendoci tenere la mano da Dio, che se non riterrà opportuno farci evitare l’inciampo, sarà senz’altro vicino a noi a lenire le nostre ferite, a consolarci, a indicarci la via da seguire.
    Con me l’ha fatto e posso dirvi che se nel mio cuore, dopo quasi 27 anni, soffro ancora per la perdita della mia mamma, non mi sono pentito di aver ringraziato Dio per averla portata in Paradiso. Dalla sua morte è nato un altro Riccardo, è nata l’Associazione, sono nate tante speranze nei cuori di chi soffre, tanti bambini sono usciti dalla sofferenza. Come non vedere in tutto questo un disegno di Dio? Ma al momento in cui la mia mamma è morta non potevo nemmeno lontanamente immaginare cosa sarebbe accaduto negli anni successivi, ma ho avuto fiducia nel Signore, sapevo che non mi avrebbe abbandonato, sapevo che tutto ciò che stava accadendo aveva una sua motivazione, anche se non la capivo e forse non l’avrei mai potuta comprendere. Così non è stato, Gesù mi ha tolto il velo dagli occhi mostrandomi il Suo progetto, invitandomi a seguirLo, a continuare ad avere fiducia in Lui, e così è stato. Se tornassi indietro non cambierei una sola virgola, certo che l’Amore di Dio per me sia stato grandissimo, forse come ricompensa per averLo seguito accettando la Sua Volontà.
    Davanti ad un’avversità lottate, pregate, ma non ribellatevi, non ingiuriate Dio, non allontanatevi da Lui se le cose non vanno nel modo in cui avreste voluto. Fidatevi. Il Signore vi sarà sempre vicino con amore, anche quando sembrerà che siate rimasti soli a piangere sulle vostre disgrazie.

  26.  

    Addì 4 ottobre 2012

    Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;
    non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,
    curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
    Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:
    Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.
    Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città

    Luca 10,1-12

  27.  

    Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé

    I genitori accolgono in casa un figlio. Sia esso naturale, adottivo o in affidamento ed hanno principalmente due importanti compiti da svolgere nei suoi confronti, insegnare e inviare. Non solo i genitori, anche tutti coloro che per periodi abbastanza lunghi incrociano la loro vita con quella di bambini e ragazzi, professori, allenatori, parenti di ogni ordine e grado, sacerdoti.
    Insegnare è richiamare l’attenzione del bambino, mostrargli come funziona il mondo, a partire dalle cose più elementari quando è piccolo, sino ad arrivare alla gestione dello studio, dei rapporti con gli altri, mostrando le lusinghe del mondo esterno, insegnandogli a destreggiarsi tra ostacoli e problemi.
    Inviare è lasciarlo libero di librarsi in volo fuori casa, di crearsi una famiglia, trovare un lavoro, frequentare gli amici, educare un figlio. Non è lasciarlo al suo destino, è molto di più. E’ aiutarlo a scegliere, consigliarlo sul suo futuro. Ma inviarlo è qualcosa di più, è chiedergli la possibilità di portare nel mondo gli ideali ed i principi che gli sono stati trasmessi, è educare altri a fare bene, è annunciare che un mondo buono è possibile.
    Quante aspettative ha un genitore quando gli nasce un figlio, quando lo accoglie in adozione o in affidamento. Vede in lui l’erede, colui in grado di rivoluzionare il mondo portando i nostri ideali nel mondo. Con il crescere del bambino alcune aspettative si rafforzano, altre diventano speranze e pian piano si prenderà coscienza della realtà, amando ogni giorno di più quel ragazzo che sta crescendo, cambiando, maturando.
    Che orgoglio quando piccolino risponde al telefono le prime volte facendoci da “baby segretario”, che gioia quando camminando per la strada mano nella mano le persone ti sorridono per la dolcezza di quel quadretto, che sensazione quando prende i tuoi modi di fare e di dire e qualcuno, magari anche scherzando, ti dice “sembra te”. E che dire, quando ormai grande, riconoscono in lui i valori che tanto faticosamente hai cercato di trasmettergli.
    Per un padre, per una madre non esiste gioia più grande di vedere il proprio figlio aver preso le tue sembianze, pur con la sua individualità che diventa un valore aggiunto.
    Ecco, Dio fa così con noi. Ci accoglie, ci educa, ci insegna, ci dona valori e principi e, quando ritiene che siamo pronti, ci manda nel mondo a rappresentarlo, ad annunciarlo, a rispondere al telefono al posto Suo, a far conoscere quegli ideali di amore e fraternità che ci ha trasmesso.
    Non vorremmo mai deludere i nostri genitori perché tanti sacrifici hanno fatto per noi, non deludiamo il Signore che ci ha dato tutto ciò che abbiamo nella vita

  28.  

    Addì 5 ottobre 2012

    In quel tempo, Gesù disse:
    «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
    E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
    Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato»

    Luca 10,13-16

  29.  

    Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me

    Quante parole, siamo sommersi dal vociare della gente. Pettegolezzi, maldicenze, giudizi, accuse, sotterfugi, truffe, come è possibile discernere? Allora è più facile non ascoltare, è più semplice rifiutare il dialogo, mantenersi sempre su un piano di superficialità, tapparsi le orecchie per non sentire. Facile certamente, ma utile? In mezzo a milioni di parole sta a noi andare alla ricerca di quelle nutrienti per l'anima e il cuore, valutare ogni singola frase, saper catturare in mezzo a tante quel pensiero, quella riflessione che mi fa crescere e maturare.
    Noi adulti, se vogliamo, possiamo anche riuscirci, ma i bambini? I ragazzi? Loro non hanno i nostri strumenti, le nostre capacità, si lasciano facilmente convincere dall'adulto. Capita spesso che i bambini vengano "parcheggiati" davanti alla televisione, liberi di saltare da un canale all'altro e dalla televisione imparano comportamenti, linguaggio, pensieri, violenza, superficialità. Il bambino, così come il ragazzo, ha bisogno innanzitutto di ascoltare messaggi positivi, riflessioni che edifichino la casa dove andrà ad abitare, e necessita di capire, porre domande, interagire con interlocutori validi che diano loro risposte semplici ma pulite e sostanziose, che infondano nel loro cuore ideali da sostenere e cui tendere.
    Quanti genitori dialogano con i propri figli, o piuttosto li abbandonano davanti alla televisione? Non lamentiamoci se poi non parlano, siamo stati noi ad insegnar loro a sentire le cose più stupide, a non allenarli all'ascolto con il cuore.

    • CommentAuthorGiomamma
    • CommentTime5 Oct 2012
     

    x AGo
    quando tu scrivi che se si prende in affido un bimbo/ragazzo che ha subito violenza lo si deve fare con la consapevolezza che non si potrà/dovrà mai "ridarlo indietro" nel caso nascessero difficoltà...
    mi ha fatto pensare a quanto la gente agisca con superficialità, non pensando che le proprie azioni possono avere gravi ripercussioni sul prossimo.
    Come si fa a prendere in casa un bimbo, che è un essere umano con tutta un universo di sentimenti, e al sorgere delle difficoltà "renderlo" al mittente?
    Ma una cosa del genere non si fa nemmeno con un cane!
    ...eppure sono cose che succedono, a quanto mi sembra di capire...
    ma la domanda che sorge è "perchè succede????"
    I servizi si assicurano che una famiglia sia in grado di sopportare stress e frustrazione che un affido "difficile" può portare?
    O gli si viene esposto un panorama tutto rose e fiori?
    Penso che questi ragazzi sappiano regalare tantissimo amore, a modo loro... ma cavolo, hanno bisogno di tempo, di pazienza, di regole, di fiducia...
    E' una missione, non è un gioco... non lo fai per te, genitore annoiato dalla routine, lo fai per loro!

    • CommentAuthorCarmen
    • CommentTime6 Oct 2012
     

    Per alcuni parlare tanto, fare lunghi e vari discorsi pieni di belle parole è saper dialogare. Il dialogo non è solo parlare. E' o è anche saper ascoltare il proprio interlocutore comprendendolo e rispettando ciò che pensa o ha da dire. L'ascolto ti coinvolge in ciò che l'altro racconta, dice, esprime, vive, esperisce e non deve essere però a senso unico. Ma i giovani si sentono ascoltati? Cosa bisogna fare per farsi ascoltare?
    Gesù parlava in modo semplice e in parabole per farsi comprendere, ma soprattutto con amore e tanta gente lo seguiva e ha seguito poi i suoi seguaci.
    Per noi uomini forse non è facile, ma tanto sono i modi per poter entrare in contatto con i bambini, con i giovani, con gli altri. Forse un primo passo è mostrarsi interessati all'altro sinceramente perchè quest'ultimo si possa aprire, mettere in discussione, confrontare, raccontare o raccontarsi, possa esprimere le proprie opinioni o emozioni ... o prendere ciò che di buono riusciamo a trasmettergli.

  30.  

    Come in tutte le cose la colpa non è mai da una parte sola.

    Le famiglie spesso prendono l'affido come la scappatoia per avere un bambino, pensando più all'adozione che all'affido, primo motivo di fallimento
    Le famiglie spesso hanno aspettative alte, tanto nel caso dell'adozione che verso l'affido, ovvero pensano che per il solo fatto di aver accolto un bambino in casa con problemi, questi debba baciare il terreno dove loro camminano e non dare problemi. Della serie, ti do da mangiare e da vestire, una casa e una famiglia ... devi essere bravo e buono.
    Le famiglie troppo spesso si tirano indietro al momento in cui arriva un problema, è più facile mandare via il ragazzo piuttosto che dialogare con lui e cercare di risolvere il momento critico.

    I servizi sociali non preparano le famiglie adeguatamente sia a livello generico sull'affido, sia sui casi specifici, infatti spesso danno un ragazzo in affido ad una famiglia tacitando le vere problematiche per avere la possibilità di non mettere il ragazzo in una comunità con costi ben più elevati rispetto all'inserimento in famiglia
    I servizi sociali non seguono o seguono molto poco i casi di affido e lasciano sole le famiglie a gestire i piccoli e grandi problemi legati alla quotidianità

  31.  

    Addì 6 ottobre 2012

    I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
    Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
    Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
    Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
    In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,17-24

  32.  

    Molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete

    L’uomo per sua natura cerca sempre di scoprire il funzionamento del mondo, tenta costantemente di dare una spiegazione a tutto, ma avendo dei limiti non può spiegare ogni cosa, così molti interrogativi rimangono. Alcuni di essi vengono superati con l’aumento del livello culturale e di maturità sia da parte di ognuno di noi, sia da parte delle generazioni. Duecento anni fa pensare di andare sulla luna era da folli, cento anni fa si cominciava a capire che forse un giorno ce l’avremmo potuta fare, oggi è fin troppo facile. Altri misteri sono tali da sempre. I potenti della terra, con tutti i loro tesori, con la loro forza, con il loro dominio hanno dovuto arrendersi al fatto che nemmeno loro erano in grado di spiegare certi fenomeni.
    Chi scopre il Vangelo, chi ne assapora e prova la sua forza, non supera tali limiti, ma li accetta per due ordini di ragioni. Principalmente perché accetta certe cose come inspiegabili e provenienti da Dio e si da pace, consapevole che prima o poi gli saranno svelati. La seconda motivazione è che molti episodi, ritenuti inspiegabili da molti, sono chiari per coloro che credono.
    Un esempio su tutti. Una persona con una male incurabile, i medici non hanno soluzioni e l’unica via è attendere la morte. Da un giorno all’altro il male sparisce, la persona torna sana. I medici e quanti cerchino una soluzione scientifica non la troveranno e passeranno giorni e giorni a cercarla, morendo un giorno con il dubbio di come tale cosa sia potuta accadere. Chi ha fede, viceversa, sa benissimo che le preghiere sono arrivate a Dio che ha operato un miracolo.
    A noi è successo.
    Qualche anno fa un ragazzo che aveva frequentato la nostra Associazione in diurno, Sabino, ma con il quale si era instaurato un bellissimo legame che dura tutt'ora, mentre lavorava cadde dal tetto di una palazzina di tre piani.
    Il Signore attutì la sua caduta facendolo atterrare su una macchina.
    La cosa non fu senza conseguenze.
    Prima il coma, poi al risveglio la necessità di un'operazione per asportare una parte della milza.
    Come accade spesso, purtroppo, una brutta infezione colpì questo ragazzo mentre era in ospedale e da qui l'esigenza di aspettare ad operare. I medici tentarono di tutto per debellare l'infezione, ma non vi riuscirono e, in mia presenza, dissero alla mamma, nel giorno del giovedì santo, che l’indomani avrebbero dovuto operarlo ad ogni costo perché non si poteva più rimandare, ma stante l'infezione l'avvertì che si preparasse al peggio, che suo figlio sarebbe quasi certamente morto sotto i ferri.
    La mamma volle che io e Roberta entrassimo per dargli l'ultimo saluto, e così, indossato camice e mascherina, entrammo nella stanza antisettica dove si trovava.
    Non vi dico la nostra pena e la nostra tristezza.
    Fu lui a consolarci, fu lui a riempirci il cuore dicendo "mi avete insegnato ad avere Fede, se il Signore vuole che io muoia sia fatta la Sua volontà" e ci consolava con battute e aneddoti di cose buffe che capitavano nel reparto, spesso combinate da lui.
    Uscimmo con il cuore pieno di lacrime.
    Nel pomeriggio ci stavamo organizzando nella sede dell'Associazione per fare quello che a Livorno chiamiamo il "giro delle sette chiese", ovvero visitare sette parrocchie e fare una preghiera in ognuna di esse in preparazione alla Santa Pasqua nel giorno del giovedì santo. C'era con noi a quel tempo una ragazzina, Serena, poco più piccola del ragazzo che era in ospedale e di lui molto amica per essere cresciuti insieme ed abitare nello stesso palazzo.
    Arrivò in Associazione anche la mamma di questa bimba, anche lei tristissima perché affezionata a Sabino come fosse stato suo figlio, al che proposi a Serena di chiederle di venire con noi a fare il giro delle sette chiese e pregare per Sabino. La bimba mi rispose che la madre non era mai entrata in chiesa e mai ci sarebbe voluta entrare.
    Mi venne d'istinto di proporle direttamente di unirsi a noi, e la risposta fu che sarebbe venuta volentieri perché avremmo pregato per Sabino.
    Non vi dico la commozione, la partecipazione e l'intensità di quelle preghiere di tutti noi e dei nostri ragazzi, una serata che non dimenticherò mai.
    Andammo a dormire colmi di Dio, di Fede, di Speranza. Avevamo fatto il pieno di amore.
    La mattina dopo, mentre eravamo riuniti in Associazione con tutti i ragazzi in attesa di notizie dall'ospedale, arrivò la mamma di Serena tutta concitata per annunciarci che nella notte l'infezione era sparita, che i medici non se lo spiegavano in nessun modo e che l'operazione era stata rinviata di qualche giorno per stabilizzare il ragazzo.
    Sabino oggi è vivo, e sono certo che le preghiere di quella mamma hanno fatto la differenza.
    Per questo motivo sono contrario all’eutanasia. Se una persona è viva, anche quando i medici non danno più speranze di salvezza, c’è il Signore a vegliare su di lei e se è ancora viva un motivo c’è senz’altro. Dobbiamo solo accettare e continuare a starle vicino.

  33.  

    Addì 7 ottobre 2012

    E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
    Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
    Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
    Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
    per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
    Sicché non sono più due, ma una sola carne.
    L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
    Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
    «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
    se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
    Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
    In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
    E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva

    Marco 10,2-16

  34.  

    Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse

    Non c’è gesto come questo dove ci sia una così alta concentrazione di amore. Presentare un bambino è metterlo davanti a noi, dargli la primizia, lasciare che sia lui a godere del bene che arriva dall’esterno. Quanti genitori si privano di ogni cosa pur di darla ai propri figli, papà e mamme che si farebbero togliere un arto o un organo per donarlo al figlio se ne avesse bisogno. Che gioia vedere che questo non è cambiato, che ieri come oggi ci sono tanti genitori che antepongono il bene dei bambini al proprio. Tanti, ma non tutti, purtroppo. Non sta a noi giudicare la persona che sbaglia, il papà che violenta il figlio, la mamma che abbandona le sue creature o le getta nel vuoto, ma l’azione va criticata, il bambino va messo in sicurezza, ma soprattutto è necessario dare a quel bimbo le opportunità che hanno avuto i nostri figli, dargli quell’amore che non hanno ricevuto, insegnarli i valori di una famiglia. Dobbiamo farlo certamente perché non diventi un domani una persona capace di ripetere ciò che ha subito, dobbiamo farlo per un dovere morale e civico. Se vi fermaste un secondo, se accantonaste le vostre ansie e paure, l’idea che un giorno un bambino in affidamento vi potrebbe essere tolto, vedreste che sareste i primi ad avere il desiderio di dargli tutto ciò che avete, di metterlo davanti a voi. Dare ai propri figli le primizie è giusto non perché sono vostri, ma perché sono bambini, ed allo stesso modo dovreste trattare tutti i bambini del mondo, a partire da quelli più vicini a voi perché l’azione che possiamo fare su di loro è maggiore che non a distanza.
    Cosa chiediamo a Dio, che accarezzi i bambini. Questa è la mia vita, prendere tutti i bambini che alcune famiglie abbandonano o non amano e presentarli a Dio, dar loro le primizie della vita. Condividetela con me, camminiamo insieme e potremo portare davanti a Dio tanti bambini da accarezzare. Non è che il Signore ha bisogno di noi per amare un bimbo, ma se saremo noi a portarli dinanzi a Lui, a guidarli nei valori e nei principi, quella carezza di Gesù sarà come una medaglia finale che riceveranno per un cammino fatto, una medaglia da portare appuntata sulla propria anima per tutta la vita come segno distintivo e di orgoglio per essere usciti, non senza sacrificio, seppure con il nostro aiuto, da una vita ormai segnata.

  35.  

    Addì 8 ottobre 2012

    Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
    Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
    E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
    Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
    Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
    Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
    Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: « Va' e anche tu fa' lo stesso »

    Luca 10,25-37

  36.  

    Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione - Il Buon Samaritano

    Tutte le volte che siete stati in difficoltà davanti ad una disgrazia, per la perdita del lavoro, a causa di una lite in famiglia ed in centomila altre situazioni avreste voluto qualcuno vicino a voi, che vi tenesse la mano, vi desse un incoraggiamento, e magari qualcuno c’era, ma in certi momenti abbiamo bisogno della vicinanza di tutti coloro che conosciamo, che incontriamo. Ci facciamo una ragione se camminando per la strada non riceviamo un supporto da chi non comprende la nostra situazione, ma tra quelli che la conoscono vorreste un aiuto, una parola, un sorriso, un po’ d’affetto. Eppure quante persone incrociamo nel nostro cammino, con quanti entriamo in confidenza e li chiamiamo “amici”, ma ci passano accanto, ci vedono moribondi, disperati, tristi, inconsolabili e passano oltre, andandosene per la propria strada senza degnarvi di uno sguardo. Vi fa piacere una situazione del genere? Pensate che sia una cosa giusta? Ecco, allora non fate lo stesso. Pensate a quante volte avete visto un barbone, un povero, uno zingaro chiedere l’elemosina e letto la sofferenza sul suo volto. Contate le ore trascorse in ufficio senza esservi mai degnati di chiedere ad un collega la ragione per la quale era triste. Riflettette se avete visto mai un anziano o un malato da solo abbandonato in un ospizio o nel letto di un ospedale.
    Nessuno potrà dire un giorno “io non sapevo”, ci siete passati vicino, lo avete guardato e non avete fatto nulla per lui.
    Ora ditemi che non sapete che ci sono migliaia di bambini abbandonati, maltrattati, abusati, odiati dalle proprie famiglie, che cosa avete fatto per loro? Sono essi il vostro prossimo, coloro ai quali curare le ferite, da accogliere nel proprio cuore, da prendere in affidamento

  37.  

    Addì 9 ottobre 2012

    Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
    Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
    Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
    ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»

    Luca 10,38-42

  38.  

    Una sola è la cosa di cui c'è bisogno

    Oggi il mondo ha bisogno di amore, di quel sentimento puro che troppo spesso confondiamo con ben altro. Si possono fare mille cose, aiutare chi ha bisogno, lavorare alacremente e produrre ottimi beni e servizi per la comunità, ma tutto è senza valore se non abbiamo amore, se non ci fermiamo un attimo nella nostra quotidianità per fare una carezza ad un bambino, per regalare un sorriso a chi desidera solo essere consolato, per avere un’attenzione verso uno dei nostri genitori.
    Roberta dalla mattina alla sera corre tantissimo, è presa da mille impegni per gestire, con l’aiuto provvidenziale della sua mamma e di Carmela, i nostri dieci ragazzi in affidamento. Non so come faccia ad avere sempre tutto sotto controllo, i bimbi puliti e ordinati, le cartelle pronte la sera prima, pranzo e cena sempre ottimi e pronti, il dialogo costante con le scuole, lo sport e tanto altro ancora che potrete ben sapere se avete dei figli da crescere. Ma una cosa la contraddistingue, ha un dialogo amorevole, come solo una mamma può avere, con ognuno di loro. Ad ognuno pone la domanda giusta, si ricorda il nome dei loro compagni, si interessa sui loro primi amori, si preoccupa di sapere quando hanno compiti ed interrogazioni. Io francamente mi scordo quasi tutti questi particolari, da un lato perché inconsciamente ho demandato a Roberta che mi aggiorna facendomi alla sera un sunto delle cose più salienti che ritiene io debba sapere, dall’altro perché non ho la testa per ricordarmi tutti i particolari. Roberta li racchiude nel suo cuore di mamma, soffre per loro e con loro, si addolora quando vede che prendono la strada sbagliata, gioisce per ogni bel voto duramente conquistato più che se le avessero regalato un bellissimo gioiello. A volte l’ho criticata perché è esageratamente chioccia nei confronti dei nostri dieci pulcini, ma a dire il vero c’è ben poco da criticare quando si ama davvero con il cuore come fa lei.

  39.  

    Addì 10 ottobre 2012

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
    Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione»

    Luca 11,1-4

  40.  

    Signore, insegnaci a pregare

    Quando si è ragazzi si deve imparare a dialogare con gli insegnanti, con gli amici, con le persone che ogni giorno incontriamo, ma più di tutti si deve capire come fare per parlare con i nostri genitori.
    Se è facile entrare in contatto con gli amici perché si parla la stessa lingua, se non è troppo difficile rapportarsi con i professori per il fatto di esservi costretti, se non è troppo complicato essere rispettosi delle persone che incontriamo in u negozio, sull'autobus o altrove, la questione si complica quando si deve interagire con i genitori.
    Si devono capire le dinamiche, si da per scontato che siano ai nostro ordini e qualunque cosa chiediamo debbano concedercela, non si pensa che siano persone da rispettare ma una via di mezzo tra l'amico e il professore. Davanti ai primi no importanti, dinanzi ai primi scontri adolescenziali ci si accorge che non è facile parlare con i genitori e viceversa.
    Il ragazzino intelligente dovrà avere il coraggio e la maturità per fare un passo indietro, non dare per scontato nulla e cominciare a capire quale sia l'approccio migliore da avere con il genitore. Nell'adolescenza siamo bravissimi ad imparare a conquistare una ragazzo o un ragazzo, mettiamo in atto capacità inaspettate, utilizziamo le doti che abbiamo a facciamo leva sui difetti per supportare maggiormente le nostre qualità. Con i genitori è diverso perché diamo per scontato il loro amore per noi, ed è così, e non facciamo nulla per conquistarli. Perché fare tanta fatica quando una cosa già l'abbiamo? Ma è certamente sbagliato. Ogni rapporto va conquistato giorno dopo giorno, parola dopo parola, atteggiamento dopo atteggiamento. La spontaneità in ciascun rapporto di amore è importantissima ed è la parte bella di un'intesa tra due persone, ma un po' di "modo" va imparato. Con mia mamma avevo un bel rapporto perché mi sapeva prendere e cercava quotidianamente nuovi modi di dialogare con me, quasi che ogni giorno bisognasse ricominciare la conquista (pensate al film "cinquanta volte il primo bacio" nel quale ogni mattina il protagonista deve riconquistare la ragazza) perché un ragazzo cambia continuamente. Mio padre però non aveva questa capacità ed io avevo la pretesa che mi capisse come faceva mia mamma, ma non era così. Mia madre, con amore e pazienza, mi insegnava a trattare con lui, quale strada prendere per dialogare, chiedere, donare.
    Così dovremmo fare nei confronti di Dio. Che ci voglia bene è scontato, come era certo l'amore grandissimo di mio padre nei miei confronti, ma non facciamo l'errore di pensare che tutto ci sia dovuto.
    Impariamo a dialogare con Dio. Gesù ci viene in aiuto insegnandoci la bellissima preghiera del Padre Nostro nella quale sono insite le tematiche principali del nostro rapporto con Dio: riconoscerlo come Colui che ci indica la strada, come Colui che ci fornisce i mezzi per camminare ogni giorno, come l'Unico in grado di perdonare tutti i nostri peccati a patto che siamo in grado anche noi di perdonare il nostro prossimo.

  41.  

    Addì 11 ottobre 2012

    Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani,
    perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;
    e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli;
    vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
    Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
    Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
    O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
    Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

    Luca 11,5-13

  42.  

    Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto

    Il Signore non ci insegna ad essere importuni, ma ad insistere, a non arrendersi, a non mollare mai la presa.
    Quando si ritiene che una cosa sia giusta non dobbiamo mai abbandonare la speranza, dobbiamo andare avanti, stringere i denti. Il Signore non sempre risponde subito alle nostre richieste, a volte ci fa aspettare per mettere alla prova la nostra Fede. Facile chiedere ed ottenere subito, ci sarebbe una corsa alla preghiera, sarebbe un opportunismo al massimo livello.
    Quando vostro figlio vi chiede qualcosa siete subito pronti ad accontentarlo? A volte si, a volte no. Dire sempre si immediatamente significa viziare il figlio, aspettare per vedere la sua reazione, rispondere anche con un no serve per capire se il ragazzo si sa accontentare, se ha imparato ad amare anche quando le cose non vanno come lui vorrebbe.
    Così come facciamo noi con nostro figlio, educandolo con amore, così fa anche Dio con noi.
    Nei 26 anni di associazione sono stati tantissimi gli ostacoli che abbiamo incontrato, a partire dalla diffidenza delle persone, i servizi sociali, le problematiche con i genitori naturali, la ricerca continua di soldi, ma non ci siamo mai spaventati, mai arresi. Siamo andati avanti per la nostra strada certi di avere il consenso di Dio perché, come diceva Madre Teresa "se e' opera del Signore andrà avanti, altrimenti sarà Lui a fermarci".
    Una frase che ripeto spesso ai miei ragazzi è che la differenza tra il possibile è l'impossibile è il provarci, ma aggiungo che bisogna farlo innanzitutto con la preghiera, non certo demandando a Dio, ma proponendo soluzioni ai problemi mettendoci tutto il nostro impegno, con la certezza che se si tratta di una cosa giusta, il Signore ce la concederà.

  43.  

    Addì 12 ottobre 2012

    Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
    Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.
    Venuto, la trova spazzata e adorna.
    Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima»

    Luca 11,15-26