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  1.  

    La donna cominciò a servirli

    L’Amore per qualcuno, la riconoscenza, la gioia sono sentimenti che non ti fanno perdere nemmeno un minuto. Mi ritrovo spesso alla sera a dover andare a letto perché stremato, ma vado sempre controvoglia perché mi metto a letto con il pensiero delle mille cose da fare ed elaborare, con gli embrioni delle idee per far conoscere l’affido, con la speranza di trovare le parole giuste per arrivare al cuore della gente e dei miei ragazzi. La notte mi sveglio spesso con qualche possibile soluzione nella testa ed il più delle volte non riesco a riaddormentarmi. Mi alzo e dopo pochi minuti sono già operativo. E’ amore verso Dio, verso i tanti ragazzi che popolano questa terra strisciando nella polvere, patendo la fame, le violenze, l’abbandono. Come possiamo dormire tranquilli, come facciamo a stare rilassati in poltrona quando sappiamo che fuori dalla nostra porta di casa ci sono migliaia di persone che soffrono? Pensiamo che non siamo noi a dovercene occupare, ma è un grandissimo errore. Le istituzioni, sempre che funzionino, possono dare tantissime cose: l’abitazione, il cibo, la protezione, il vestiario, il riconoscimento di diritti negati, ma ciò di cui queste persone hanno veramente bisogno possiamo darglielo solamente noi: l’amore, la gioia di vivere, la speranza, l’affetto, la solidarietà, la mano mentre lasciano la vita, un sorriso mentre sono in prigione.
    Nel Vangelo di oggi Gesù guarisce una donna in fin di vita, ma quello che più colpisce è l’immediatezza di costei a servire Gesù e gli altri commensali, come se la malattia fosse stata solo una parentesi della vita, un attimo buio che un istante dopo faceva parte di un passato lontano.
    Servire il nostro prossimo, immediatamente, ecco cosa dovremmo fare. Non c’è da perdere un solo istante perché le cose da fare sono tantissime, perché noi abbiamo avuto la grazia di essere sani, abitare una bella casa, vivere in una famiglia che ci ha amato sin dalla nascita e non ci ha mai fatto mancare nulla, mentre ci sono persone che urlano il loro dolore. Come si fa a tapparsi le orecchie dinanzi a tanta sofferenza? Come si fa a far finta di nulla, ad abituarsi allo strazio quotidiano di migliaia di nostri fratelli, figli, genitori abbandonati in ospedali, carceri, famiglie che li maltrattano?
    Come fate a dormire, riposare, giocare quando in tanti accanto a voi grondano gocce di sangue?
    La donna del Vangelo non ha perso un solo istante per mettersi a disposizione del suo prossimo, non ha perso un solo minuto per ringraziare e lodare Gesù per il bene che le aveva fatto. Noi siamo stati sanati dalla febbre ancor prima di ammalarci, siamo stati graziati perché nati in una nazione dove c’è democrazia, in famiglie sane, con il piatto in tavola ogni giorno, non sentite il bisogno di ringraziare chi vi ha donato tutto questo? Non sentite la necessità di sdebitarvi, di donare ogni attimo della vostra vita a chi ha avuto meno doni di voi?
    Se la risposta fosse si, non perdete tempo, uscite di casa e andate ad aiutare coloro che incontrate e che hanno bisogno di voi.
    Se la risposta è no guardatevi allo specchio e vedrete una persona che pretende l’equità, la par condicio, l’uguaglianza, ma solo quando fa comodo a lui, quando si tratta di elevarsi, di migliorare la propria condizione sociale, di mettersi alla pari con coloro che sono sopra di noi, ma mai ci viene in mente di combattere affinché chi ha meno di noi abbia almeno quanto abbiamo noi perché sarebbe una fatica dover rinunciare a qualcosa che abbiamo per darlo agli altri, fosse anche una sola ora del nostro tempo.

  2.  

    Addì 6 settembre 2012

    Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
    e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
    Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
    Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
    Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
    E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
    Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
    Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
    Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
    così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
    Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono

    Luca 5,1-11

  3.  

    Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti

    "Vorrei tornare bambino". Quante volte abbiamo udito questa frase, magari noi stessi l'abbiamo spesso pronunciata. Perché vorremmo tornare bambini? Un cucciolo d'uomo ha mille limitazioni che l'adulto non ha, meno libertà, eppure sovente vorremmo tornare ad esserlo. Il motivo è da ricercare nella spensieratezza. Ogni problema ci veniva risolto, venivamo condotti in posti che nemmeno immaginavamo potessero esistere, avevamo sempre da mangiare senza doverlo cucinare, la casa pulita senza doverla ordinare, i vestiti lavati senza dover fare nemmeno una lavatrice. Avevamo fiducia nei nostri genitori che volevano solo il nostro bene e ci accudivano in ogni nostra necessità.
    Perché oggi si è persa questa fede? perché siamo cresciuti? E cosa ci abbiamo guadagnato? Pene, pensieri, tanto lavoro a volte buttato via. E' giusto crescere, maturare, ma dovremmo imparare a conservare nella teca del nostro cuore quella fiducia che un tempo ci ha resi tanto felici. Dovremmo imparare a seguire il tedoforo, colui che prima delle olimpiadi porta la fiamma olimpica che passa di mano in mano. Inizialmente la fiamma della fiducia è nelle mani dei nostri genitori, ma crescendo ed avvicinandosi alla maturità siamo portati a non seguirla, a voler fare per conto nostro, eppure quella fiamma viene raccolta, da terra o dalle mani dei nostri genitori, da Dio che vuole indicarci la strada da seguire per giungere fino allo stadio dove sarà grande festa. Se la seguissimo la fiducia nei nostri papà e mamma si trasformerebbe in Fede verso il Signore, e questo ci permetterebbe di essere come dei bambini adulti, liberi cioè di fare le scelte che Gesù ci consiglia e ci fa vedere. Oggi molte persone hanno perso la Fede, oppure tengono gli occhi chiusi ed hanno paura a seguire il tedoforo che continuamente ci sprona e ci mostra la strada da seguire.
    Molti dicono di non credere perché non conoscono la bellezza della Fede, altri sono disillusi dalla chiesa o dal comportamento di chi si professa credente, ma sono scuse perché si ha paura. Si, è così, molti non hanno Fede perché sono spaventati dall'idea di seguire il tedoforo, impauriti dal pensiero di abbandonarsi tra le braccia di chi, magari al prezzo di qualche sacrificio, potrebbe portarci a vedere la luce olimpica in tutta la sua bellezza. Che male c'è ad essere un po' bambini ed avere Fede? Lasciarsi guidare nelle scelte della vita, rivolgersi a Qualcuno quando si ha un problema come facevamo quando eravamo piccoli. Quante volte siamo caduti e ci siamo messi a piangere perché ci faceva male un ginocchio? Non è forse bastato un bacino di papà o di mamma sulla parte dolorante per far passare il male? Perché non permettiamo a Dio di prenderci per mano, guidarci, curare le nostre ferite? Lasciamo che siano gli altri a condurci per i sentieri del mondo, a leccare le nostre ferite, a curare i nostri mali. Quante volte siete rimasti delusi dalle persone che credevate amiche, che pensavate volessero il vostro bene. Quanti matrimoni falliti per aver avuto fiducia in chi si è approfittato di noi? E nonostante questa immensa mole di batoste continuiamo imperterriti ad avere piena fiducia nel prossimo. Non è sbagliato, anzi è bellissimo dare ad altri la possibilità di fare la cosa giusta, ma allora perché non fidarsi di Dio. Perché un sacerdote si è comportato male con voi? Perché la Chiesa ha regole che voi non capite o non condividete? Perché chi ha Fede si comporta male? Ed allora? Date un'opportunità a tutti coloro che incontrate e non la date a chi almeno prova, talvolta sbagliando, a seguire la dottrina di Gesù? Ma se gli altri sbagliano cosa ha questo a che fare con Dio? E' come se il mio matrimonio fosse andato a rotoli e smettessi di credere nell'amore. Mi possono tradire mille mogli, mille mariti, gli amici o i figli, ma l'Amore in quanto tale continuerà ad esistere e non sarà certo per colpa dei tanti tradimenti che la parola Amore non verrà più pronunciata, ricercata, vissuta, apprezzata, ambita. Così è per Dio, la Chiesa, i sacerdoti, i fedeli possono sbagliare centinaia di volte, ma Dio è l'essenza della Fede e non smetterà di esistere solo perché qualcuno o tanti si comportano male.
    La Fede ha un grande potere, quello di preservare la parte bella dell'essere bambini.
    Gesù disse ai suoi futuri apostoli "gettate le reti" ed essi obbedirono perché la speranza era stata alimentata da Gesù, da chi poco prima aveva parlato alle folle dando valori e principi, insegnando il vero significato della parola Amore. Fede significa seguire una filosofia che Cristo ci ha lasciato attraverso le pagine del Vangelo. Non lasciate che altri chiudano i vostri occhi per non farvi vedere la fiamma che il tedoforo sta portando verso lo stadio anche per illuminare la vostra strada. Se non lo conoscete leggete il Vangelo, ascoltate le Parole di Dio, cercate di capire come queste siano attuali ed applicabili ai giorni d'oggi. Quello che cerco di fare ogni giorno con i miei ragazzi è mostrare loro la bellezza di un mondo visto dalla finestra della Fede, un mondo che acquista una luce diversa, dove anche le disgrazie possano essere viste come un aspetto positivo della vita, come è accaduto a me con la morte della mia mamma.
    La Fede non è un insieme di regole, è la gioia di vivere seguendo e insegnando con il nostro esempio bellissimi principi di pace ed amore che possono cambiare il mondo scardinando il male che c'è in esso e permettendoci di vivere una vita piena di gioia e di amore.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime6 Sep 2012
     

    Beh non e' facile spiegare cosa sia la Fede, come un sentimento solo chi lo prova ne ha la piena consapevolezza nel cuore. Io penso che la Fede e' sapere che hai sempre vicino a te il Signore, in ogni istante della tua vita, l'amico al quale ti rivolgi quasi con naturalezza perche' sai che e' li' accanto a te. Il difficile e' saper cogliere i segni della Sua presenza. A me capita spesso di essere presa dal vortice di mille impegni e cose da fare, come tutti del resto, ma basta che dedichi al Signore un pensiero o una preghiera che vedo subito un aiuto in quello che sto facendo, una soluzione alla quale so per certo non avrei pensato che arriva cosi' quando non stai piu' pensando a quel problema. Sono tanti i segni, piccoli ma presenti che mi fanno capire che Lui c'e, ed allora mi sento piu' tranquilla e mi affido a Lui, come fa un bambino, perche' tanto so che ci pensera' Lui. Questo non vuol dire farsi scivolare addosso i problemi o la vita, assolutamente! Vuol dire, anzi, affrontare la vita con piu' grinta perche' so di non essere sola.

  4.  

    Capisco il tuo discorso Orchidea e lo condivido.
    Aggiungo alle tue parole che a volte bisogna invece farsi scivolare addosso i problemi perché anche quello è un modo per affrontarli. L'esempio va ad una delle nostre ragazze. Due bocciature nella stessa classe la voglia di mollare. Un'estate passata tra cose non dette e dialoghi ammezzati. Sconfortati abbiamo deciso, io e Roberta, di lasciarla fare. Ci piangeva il cuore alla possibilità che lasciasse la scuola, ma se non voleva lei non aveva senso costringerla. Una volta lasciata libera, presa con amore il Signore ha fatto il resto e, nonostante un ampio ventaglio di possibilità a lei proposte, tra cui anche lo sposarsi e le serali, la bimba ha deciso di proseguire il suo percorso scolastico, ma questa volta con una richiesta matura e consapevole, ovvero quella di andare all'università a fare la psicologa ed aiutare tanti bambini, la vera passione della sua vita (e ci sa fare veramente). Adesso ha un obiettivo davanti che vuole perseguire e, ne sono certo, ce la farà, specialmente perché ha il sostegno della Fede.

    Vorrei anche dire che la Fede non è solo "risoluzione di problemi" o indicazione della strada da prendere, è sopratutto abbandono tra le braccia di Dio e se accade qualcosa che ci sconvolge, o qualcosa nei nostri ragazzi che non riusciamo ad accettare, il lasciar perdere è un grande atto di Fede e di amore verso Dio. Non dico che non dobbiamo educarli, ma nostro dovere è dare dei valori e dei principi, battere sulla roccia come una gocciolina che prima o poi la scaverà. Arrabbiarsi non serve, il Signore lo ha fatto di rado ed anche noi dobbiamo arrabbiarsi pochissimo, sarebbe meglio mai, e affidarci a Lui che, una volta dati dei principi ai ragazzi, sappiano metterli in pratica ... prima o poi.
    La speranza nei ragazzi è speranza in Dio, non avere fiducia in loro significa che non abbiamo Fede in Dio perché riteniamo che non possa cambiare una situazione. Facciamo i Suoi operai, non il Suo datore di lavoro, non spetta a noi dirGli come e quando deve agire, a noi spetta solo amare coloro che il Signore mette sul nostro cammino.

  5.  

    Addì 7 settembre 2012

    Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
    Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
    Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
    Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
    E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
    Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
    Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!»

    Luca 5,33-39

  6.  

    Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?

    Ci ribelliamo spesso alla Fede pensandola come un insieme di rituali, pensiamo ad una cosa triste, cupa, fatta per anziane signore che non hanno di meglio da fare che snocciolare il Rosario.
    Bene, fate bene a ribellarvi. Gesù è stato un grandissimo ribelle, un rivoluzionario eccezionale. Attenzione però. Oggi associamo queste parole a guerra armata, violenza, contrasto con furti e falsità. Non è questo che faceva Gesù. Egli si ribellava alle abitudini del tempo, a ciò che rendeva schiave le persone, a digiuni, abluzioni e qualunque altro rito che allontanasse dalla gioia. Ma quando vi capita di andare ad un banchetto nuziale, voi digiunate? No, ed allora non è giusto che non si veda nella presenza di Dio una continua festa, gioia, allegria. Ho fatto per diversi anni lo scout da bambino e le cose più belle che mi ricordo sono i giochi, le danze, i canti e la Messa era una cosa che non si staccava da quel continuo fare festa, era gioia anch'essa, anzi era gioia ancor più grande perché era l'incontro con Dio. Gesù visto com un Amico, Colui al quale poter confidare i propri segreti, con il quale piangere, dal quale lasciarsi consolare ed accarezzare. Un Amico con il quale anche arrabbiarsi per poi fare pace e tornare a gioire, asciugare le lacrime, sorridere al futuro che incalza, una gioia enorme che porta alla grande festa che ha preparato per noi al termine della nostra vita terrena. Anche la morte è gioia perché è il viaggio più bello, quello alla fine del quale ci troverà faccia a faccia con il Signore.
    La mia mamma nei mesi prima di morire ci raccomandò di farle un funerale festoso perché diceva "siate felici per me che vado ad incontrare Gesù". Il 5 gennaio 1986, il giorno del funerale, lo ricordo come il giorno più bello della mia vita. Tutte le campane suonavano a festa, tanti i ragazzi con le chitarre, l'organo intonava musica allegra, le persone erano vestite con colori sgargianti come ad un bellissimo ricevimento nel quale salutiamo una persona che parte per andare a stare meglio e la tristezza di perderla lascia il posto alla gioia per lei. Saperla tra le braccia di Dio mi rasserena, mi da la forza per andare avanti nonostante gli sgambetti che in tanti provano a farci invidiosi della nostra serenità e fiducia nel futuro.
    Non allontanatevi dalla Fede perché pensate ci siano troppe formalità imposte dall'uomo, ribellatevi alle cose che nella Chiesa non vanno, annunciate con gioia la Parola di Dio perché i Suoi insegnamenti sono la cosa più bella che l'uomo abbia mai ricevuto.
    Ognuno ha la sua Fede, c'è chi va in chiesa tutti i giorni e passa le ore a sistemare gli addobbi sacri, cambiare l'acqua dei vasi, stirare i paramenti del sacerdote, pulire le panche; altri si rinchiudono in conventi dove trascorrono la loro esistenza alternando preghiera e lavoro; altri ancora partono e vanno nelle missioni per aiutare le popolazioni che vivono in condizioni di maggior arretratezza; altri che predicano oppure lavorano portando la loro Fede come stemma, altri ancora che si occupano di anziani, o di bambini, o di carcerati e di tutte le persone sole e abbandonate dall'uomo. Chi può dire che una di esse è la vera Fede e le altre non lo siano? Ognuno ha il suo modo, ognuno tira fuori dal cuore l'amore che ha dentro e lo propone a Dio nel modo che più gli piace o che meglio gli riesce. Sono solo aspetti formali che al Signore non importano. Se aiutiamo un bambino in tutta la nostra vita, oppure se creiamo un movimento di preghiera riconosciuto in tutto il mondo per il Signore non fa differenza, quello che Lui vuole da noi è che mettiamo l'amore in ogni cosa che facciamo, che si possano abbracciare i Suoi valori, viverli e far si che siano un esempio di vita per gli altri, un continuo stimolo per avere e non abbandonare la Fede.
    Non è scansando le persone che si serve Cristo, ma è avvicinandole, rispettandole, amandole per quello che sono che facciamo vedere al mondo la vera forza della Fede. Se faremo festa ogni giorno, anche quando ci verrebbe voglia di piangere, se abbracceremo il nostro nemico perché lo perdoniamo dal profondo del cuore, se faremo delle piaghe del nostro prossimo le nostre piaghe, se ameremo Dio senza condizioni saremo un faro, una luce che segnerà la strada a quanti ancora brancolano nel buio. La Fede è come la fiamma pilota di una caldaia, è sempre accesa e per alimentarla basta girare la manopola, basta muoversi da casa ed entrare in un ospedale e conversare con una persona sola, dare una carezza ad un bambino che chiede l'elemosina, pregare con il cuore per coloro che hanno fatto degli errori senza condannarli o augurare loro ogni sorta di male. Il mondo ha bisogno di scaldarsi, giriamo la manopola della Fede e infiammiamo questo nostro mondo con il calore dell'Amore per gli altri. Inondiamolo con la nostra rivoluzione, amiamo chi ci disprezza, camminiamo a fianco delle persone che nessuno vuole, prendiamo un bambino in affido, combattiamo le nostre guerre con i fiori e non con le armi. Siamo pronti a fare mille rivoluzioni, a ribellarci a tutto e tutti, bene, è un ottimo punto di partenza, ma incanaliamo la nostra forza verso qualcosa che costruisca un mondo migliore, doniamo un futuro ai nostri figli e a noi stessi.
    Vi sembra che oggigiorno ci sia amore per le strade? Ben poco, si ammazza e si stupra con la facilità di bere un bicchier d'acqua e la cosa brutta è che quasi non ci facciamo più nemmeno caso. Il male, la cattiveria, l'egoismo stanno prendendo il sopravvento, ma davvero volete che questo accada? Davvero siete disposti a subire tutto questo? Cambiare si può, è la rivoluzione che ci ha insegnato Gesù, ribelliamoci a questo stato di cose e cominciamo da noi, dalle nostre famiglie ad essere altruisti e generosi, insegniamo ai nostri ragazzi i valori ed i principi che fanno grande una persona, prendiamo i bambini di chi li maltratta ed educhiamoli ad essere uomini e donne capaci di amare e di creare a loro volta famiglie sane.
    Il futuro del mondo è nella rivoluzione insegnataci dal Signore, raccogliete la Sua sfida ed arruolatevi nell'esercito di Dio.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime7 Sep 2012
     

    La Fede in Gesù in questo momento la sento più forte..........Lo sento più vicino , ma solo perchè in questa scelta di vita ,in questo accompagnare R. per un tratto di strada , mi stò facendo guidare.
    Sono solo 2 giorni e già alcune prove si sono fatte presenti e non avrei creduto essere capace di agire così ed era vero ..............non sono stata stata io è Gesù che ha parlato, ha abbracciato e consolato questa Sua creatura.

    Solo con la fede credo che si possono affrontare tutte le avversità della vita:face-angel:
    Lasciamo lo spazio ai ragazzi perchè seguano i principi che gli trasmettiamo , evitiamo di imporglieli , perchè solo se capiranno avrà un senso.

  7.  

    Addì 8 settembre 2012

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò (...) Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.

    Matteo 1,1-16.18-23

  8.  

    Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo

    Spesso chi non crede si prende gioco di alcuni aspetti della religione cristiana, una fra questi è la verginità di Maria. Come può una donna mettere al mondo un figlio ed essere vergine? Non so spiegarvelo, non è nelle mia capacità di uomo, ma so per certo che non è l'unica cosa che non posso spiegare. Potete giustificare come mai accade spesso che una persona dichiarata inguaribile possa uscire dalla malattia completamente sana senza l'intervento di alcun uomo? Credere nei miracoli, nell'intervento divino non è credere alle favole ma è fidarsi di Gesù prendendo per vere le Sue Parole. Se un vostro amico, un amico vero di quelli che si trovano raramente nella vita, un amico che non vi ha mai tradito e sul quale avete piena fiducia vi insegnasse negli anni mille cose, tutte risultate vere ed utili alla vostra vita, ed un giorno vi dicesse un qualcosa che non capite, che va contro le vostre conoscenze, per questo non avreste più fiducia in lui?
    Quando siamo bambini capiamo da bambini e tante cose sfuggono alla nostra comprensione, ma le accettiamo perché sono i "grandi" a dircele, i nostri genitori. Man mano che si cresce si prende consapevolezza della realtà che ci circonda, studiamo e possiamo spiegare tanti fenomeni, ma non tutti, e ci fidiamo di coloro che ne sanno più di noi, oppure li accettiamo senza porci tante domande. Ma esiste un terzo stadio, oltre al bambino e all'adulto, quello in cui non saremo più parte di questo mondo, ed allora tutto ci apparirà chiaro. Adesso siamo chiamati ad accettare, ad avere Fede, a non dover dare spiegazioni a tutto. Sant'Agostino diceva "credi per capire e capisci per credere", che significa che per avvicinarci alla Fede occorre usare l'intelletto, ma è anche vero che certe cose che non si possono spiegare debbano essere accettate per Fede. Siamo troppo abituati a dire che ciò che non riusciamo a spiegare non esiste perché abbiamo la superbia di considerarci perfetti, ma nella vita di tutti i giorni ci accorgiamo di non esserlo, pertanto dovremmo onestamente ammettere che non possiamo capire tutto, quindi, se non possiamo avere conoscenza di ogni cosa, dobbiamo anche ammettere che tutto è possibile, come la guarigione di una persona dichiarata inguaribile o la Verginità di Maria.
    Ammettiamo per un momento di non credere alla Verginità della Mamma di Gesù, basta questo per non avere Fede, oppure cerchiamo ogni pretesto per giustificare il nostro ateismo? A volte capita che le persone che vengono a trovarci cerchino di trovare qualcosa di negativo in noi, nella nostra casa, nel nostro modo di essere o di fare. Non so perché lo facciano, ma sembra quasi che siano venuti lì apposta. Mi viene da pensare che i loro giudizi negativi siano dovuti al non voler credere alla nostra realtà per partito preso. Difetti ne abbiamo tanti e sbagliamo spesso in ogni cosa che facciamo, ma il nostro impegno è pieno e totale. Ci sono due tipologie di persone, una che viene per cercare il difetto e distruggere; l'altra che parte con l'idea che tutto sommato quello che facciamo è cosa buona, senza per questo non vedere gli aspetti negativi, magari chiedendo spiegazioni dando pareri e consigli certamente ben graditi, ma accettando anche le cose che non si capiscono e non si condividono perché alla fine quello che conta è l'amore che diamo ai ragazzi, l'accudimento nei loro confronti, l'averli tolti dalla strada o da brutte situazioni.
    Ad una marcia podistica da noi organizzata arrivarono due signore, si guardavano in giro ed una decantava le lodi del posto indicando le cose belle che vedeva, l'altra invece era perplessa, imbronciata, annuiva nervosamente e ad un certo punto esclamò "mmh, si, ma i gerani in quel vaso ci stanno proprio male". Due ettari di giardino curato nei minimi particolari con amore da tutti noi, in testa i ragazzi, e la signora cosa ha visto? Un vaso di gerani.
    Non che la Verginità di Maria non sia importante, anzi ha tanta valenza, ma dico a coloro che criticano e magari deridono, se veramente siete intelligenti, andate oltre, guardate cosa c'è dietro alla dottrina di Gesù, imparate ad accettare anche ciò che non capite, poi un giorno tutto vi sarà chiaro.
    Chi critica la Verginità di Maria o altri dogmi indicati dal Vangelo mi sembra come colui che davanti alla prima difficoltà si ferma. Quando ero alle medie una professoressa disse ai miei genitori "fatelo smettere di studiare, meglio se va a lavorare". Alle superiori mi dissero che non mi sarei mai diplomato. All'università un professore mi apostrofò con queste parole "lei non ha ancora capito che non si laureerà mai?" Beh, la laurea in Economia e Commercio l'ho presa, ho sudato sangue, ma non mi sono mai arreso. Così nella mia vita non mi arrendo mai davanti a nessuna difficoltà e lotto sempre. La forza la trovo in Dio, nella Fede che ho in lUi perché non mi ha mai tradito, anzi nei momenti difficili mi ha preso in braccio e mi ha traghettato sull'altra riva senza farmi nemmeno bagnare un capello. Ho Fiducia in Lui, nelle Sue Parole e se qualcuno mi critica perché, come molti dicono, credo nelle favole, rispondo che è meglio vivere nelle favole e andare avanti grazie al nostro credere, piuttosto che non crederci e non trovare spiegazioni e soluzioni ai nostri problemi e a quelli che affliggono la nostra società.
    Capire per credere, ma sopratutto credere per capire e per crescere.
    Prendere un bambino in affido è anche questo, credere di potercela fare nonostante tutte le paure che abbiamo perché è la cosa giusta da fare

  9.  

    Addì 9 settembre 2012

    Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
    E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
    E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
    guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
    E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
    E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano
    e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»

    Marco 7,31-37

  10.  

    Comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano

    Quando ci accade una cosa buona vorremmo dirla a tutto il mondo, vorremmo gridare ai quattro venti la nostra gioia, condividere con tutti la felicità che abbiamo nel cuore. Purtroppo siamo pieni di paure ed in agguato ci sono persone cattive pronte ad approfittarsi di noi. E’ in questo senso che Gesù raccomandava spesso di non dire a nessuno ciò che Lui aveva fatto per loro, non certo per paura o per non avere troppe persone da aiutare, ma per proteggerci dall’invidia e dalla cattiveria di talune persone.
    La gioia è da condividere, ciò che ci accade di buono va detto a tutti, senza superbia perché è un dono di Dio e non merito nostro.
    Una volta sono andato a Roma con Roberta ed altri due amici, invitati dal Presidente della Camera. Ero al settimo cielo per quell’incontro, per il riconoscimento dei nostri sforzi. Dormimmo a Roma e la mattina dell’incontro prendemmo la metropolitana per andare in centro. Erano le nove della mattina. Entrando c’erano una ventina di persone nella carrozza tutti con l’aria seria, imbronciata. Era una cosa che mi dava fastidio. Esseri umani che viaggiano insieme, che condividono un pezzetto della loro vita e non si guardano nemmeno negli occhi, non si parlano, non accennano ad un sorriso o ad un saluto, ma come era possibile? Istintivamente mi rivolsi allora ai miei amici in maniera un po’ plateale e a voce abbastanza alta che tutti mi sentissero dissi “è mai possibile che nessuno sorrida? Cosa sono quei musi lunghi? C’è sempre nella vita un qualcosa per cui gioire, abbiamo la salute, oppure le gambe per camminare, oppure figli e nipotini che ci vogliono bene. Tante persone non hanno nulla, si alzano la mattina e non sanno se sopravvivranno fino a sera, eppure gioiscono di ogni piccola cosa che ricevono nella vita. E noi qui portiamo solo tristezza a chi incontriamo. Come sarebbe bello salutarci, conoscersi, scambiare due parole, condividere un momento di gioia”. I miei amici si vergognavano di quel mio piccolo show, ma una signora che mi era vicina alzò la testa, mi fece un grandissimo sorriso e mi disse “hai ragione” e si presentò. Di lì a poco avevamo scambiato qualche parola con tutti quelli che erano sulla carrozza, al punto che quando si scese ci augurarono ogni bene per le nostre iniziative e noi facemmo altrettanto con loro. E’ stato bellissimo condividere quella gioia. Da allora, mi prendano pure per pazzo, non mi importa, la mia gioia di ogni giorno, la felicità di stare con i miei ragazzi, la contentezza di poter essere utile per la loro crescita le esterno sempre. Ed allora capita che vada alla stazione vestito da paperino, oppure balli in mezzo di strada per mano ai miei bimbi, o corra per il prato peggio di un ragazzino. La gioia è contagiosa e sono certo che esternarla, che ringraziare il Signore dei doni che ci fa, fa piacere a Dio perché rende felice altre persone in una catena senza fine.
    La gioia è come una candela accesa in una stanza buia, una candela che deve essere felice di consumarsi per l’amore del prossimo e di Gesù.

  11.  

    Addì 10 settembre 2012

    Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
    Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.
    Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.
    Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?».
    E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì.
    Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù

    Luca 6,6-11

  12.  

    Allo scopo di trovare un capo di accusa

    Quando iniziai il mio percorso a ventuno anni con i bambini pensavo che avrei potuto godere di sinergie, di aiuti nelle istituzioni, di grandi sorrisi e ringraziamenti per il supporto che avrei potuto dare ai servizi sociali nell'accudimento dei bambini. Pensavo!
    Ben presto mi accorsi che la questione non era proprio in questi termini, anzi, era l'esatto opposto. Ero per loro come fumo negli occhi, un privato che mette un granellino di sabbia nell'ingranaggio del pubblico. Un ragazzo che denuncia le cose che non vanno obbliga il pubblico ad agire. Mi trovai subito in dissapore con le istituzioni che in mille modi hanno sempre cercato di osteggiare il nostro lavoro.
    Oggi le cose sono un po' cambiate, da un lato perché abbiamo imparato ad usare in maniera migliore la diplomazia e prima di arrabbiarci o denunciare cerchiamo maggiormente il dialogo, dall'altro perché le istituzioni stesse hanno cominciato a valutarci positivamente per il lavoro svolto.
    Purtroppo in tutta Italia ci sono molti comuni che, contrariamente a quello che è il loro mandato, osteggiano l'affidamento, impediscono un aiuto dei bambini e delle loro famiglie. Il motivo è da ricercarsi nei soldi e nella politica. Nei soldi perché un affidamento ha un costo: ricerca di famiglie affidatarie con tanto di promozione dell'affido e assistenti sociali e psicologi a disposizioni per corsi ed incontri con le persone disponibili; retta mensile per chi accoglie un bambino nella propria casa che si aggira attorno ai quattrocentocinquanta euro al mese, ma che arriva anche ad oltre tremila euro mensili se l'affido fallisce (ed accade spesso per la mancanza di supporto alle famiglie) per le comunità ove il minore dovrà essere inserito; assistenti sociali e psicologi che dovranno prendere in carico il caso e seguire bambino, famiglia di origine e famiglia affidataria. Nella politica perché spendere soldi per un affidamento non da visibilità al politico tanto quanto fare una piazza o mettere le panchine nuove nel parco; inoltre accade spesso che i genitori che si vedono portare via il figlio reagiscono utilizzando anche i media e coinvolgendo l'opinione pubblica che si indigna davanti a quello che considerano un "rapimento di stato" senza però poter valutare i fatti, in quanto possono ascoltare solo la versione, spesso romanzata e non realistica, della famiglia del bambino, in quanto servizi sociali, comuni e tribunali non possono spiegare pubblicamente le ragioni dell'allontanamento per giuste ragioni di privacy.
    Tutto questo comporta che i comuni non investono, talvolta anche per mancanza di fondi, nella promozione dell'affido, si circondano di un numero insufficiente di assistenti sociali che per quanto brave e volenterose non possono fare miracoli. Ci sono comuni nei quali un'assistente sociale si occupa mediamente di quattrocentocinquanta casi, ed è logico che alla fine non possa svolgere un buon lavoro nei tempi che sono necessari.
    Il mondo va così da sempre, chi fa qualcosa di buono viene ostacolato da chi vuole mantenere il potere, da coloro che hanno paura che le sue parole e le sue azioni possano in qualche modo stravolgere un equilibrio duramente conquistato e mantenuto, un potere che garantisce la sicurezza di una comoda poltrona dalla quale si possa osservare il mondo in maniera privilegiata senza sporcarsi le mani.
    Se ce ne stiamo in poltrona a guardare la tv, se non ci interessiamo ai problemi del nostro prossimo, se non chiediamo spiegazioni ai nostri politici del loro operato, se non combattiamo contro l'indifferenza e l'inedia del pubblico le cose non cambieranno mai, anzi corruzione e malaffare regneranno sovrane perché troveranno terreno fertile, non avranno nessuno che li combatte perché in molti preferiranno adeguarsi al sistema.
    Così accade che ci siano migliaia di bambini che vivono in situazioni di grande degrado, in problemi come la prostituzione, la pedofilia, la violenza domestica, l'abbandono scolastico e noi non facciamo nulla perché il nostro diretto interlocutore fa orecchie da mercanti? Ma volete scherzare? Che razza di gente siete? Come potete puntare il dito contro i delinquenti se non fate nulla affinché i bambini non prendano una brutta strada?
    Come si fa a combattere contro questo stato di cose? Semplice, in prima battuta mettendosi a disposizione per l'affidamento sia attraverso il proprio comune, sia attraverso noi; poi andando dai comuni a chiedere spiegazioni sul perché ci sia una legge che obbliga i comuni a fare promozione verso l'affido, ma nelle nostre città non vediamo cartelli che invitano all'accoglienza; infine dando il proprio supporto di volontari per associazioni come la nostra che si occupano di bambini e di affidamento. In questo periodo abbiamo fatto delle proposte sul cambiamento della legge sull'affido affinché non si ripetano situazioni in cui i tribunali emettano i decreti di affidamento ed i comuni non li eseguano per mancanza di risorse. L'unione fa la forza e scardina il mal costume, noi ci siamo, unitevi alle nostre battaglie e se non potete o non volete prendere un bambino in affido, almeno supportate chi lo fa e chi lo promuove.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime10 Sep 2012 modificato
     

    Molto chiaro ed esplicativo il pensiero di Riccardo che ha descritto in maniera obbiettiva un aspetto dell'affidamento che non tutti conoscono. Purtroppo queste cose non vengono dette a chi si avvicina all'affidamento e ciò ricade, inevitabilmente, sui ragazzi che hanno bisogno di una famiglia che li accolga. Mi auguro veramente che la legge sull'affidamento possa cambiare affinché tanti bambini siano tutelati e le famiglie affidatarie supportate.

  13.  

    Addì 11 settembre 2012

    In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
    Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:
    Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
    Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,
    Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
    Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,
    che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.
    Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti

    Luca 6,12-19

  14.  

    Erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie

    Penso spesso all’immagine che a volte ci viene raccontata dai missionari in Africa secondo la quale centinaia di persone la domenica si mettono in viaggio a piedi, tra la polvere, affrontando talvolta anche dei pericoli per passare qualche ora in chiesa ad ascoltare la Messa, le parole del sacerdote e magari risolvere i propri problemi o essere guariti. Chilometri e chilometri per sfamare l’anima con la Parola di Dio. A noi non manca il cibo in tavola, non dobbiamo prendere arco e frecce o rovistare nella spazzatura per procurarci da mangiare, ci basta tirare fuori di tasca il portafogli ed ecco apparire sulle nostre tavole un cappone, un’orata, un cesto d’insalata. Abbiamo perso la capacità di lottare per ottenere ciò che nella vita ci serve. Abbiamo le chiese vicine, ma non abbiamo il tempo per entrarvi un attimo per fare una preghiera o ascoltare una Messa. Abbiamo i poveri vicini, i senzatetto, i bambini abbandonati, le persone anziane, ma non abbiamo il tempo o la voglia di uscire di casa e fare un chilometro con il motorino o con la macchina. Siamo diventati pigri, svogliati, incapaci di combattere, di vedere i valori della vita. Bravissimi. E’ proprio così che ci vuole chi opera nel male: mollicci, senza prendere una posizione, sprofondati nelle nostre agiatezze. Terreno fertile perché il male si possa insinuare dentro i nostri cuori e nel tessuto della nostra società.
    Mi ribolle il sangue al pensiero che miglia di persone vorrebbero avere ciò che noi buttiamo via, oppure una chiesa vicino casa, o una sola stanza della casa dove abitiamo. Abbiamo tutto, ma alla fine non abbiamo niente. Abbiamo perso i valori che ci hanno permesso di costruire il nostro benessere, non si combatte più per le cose importanti come la famiglia o la solidarietà, anzi, ci scanniamo allo stadio, tiriamo bombe carta agli uomini in divisa che fanno il loro dovere anziché dialogare, mettiamo i nostri anziani negli ospizi e ci dimentichiamo della loro esistenza, abbandoniamo i nostri figli per la strada in nome dell’emancipazione ma solo per poter essere liberi di andare a giocare a tennis.
    Abbiamo smesso di ascoltare, di leggere, di riflettere su cose importanti. Non ci confrontiamo più su principi e valori perché si ha paura di essere giudicati, ma anche per pigrizia. Si lascia che le cose vadano come devono andare, come lasciare che un fiume scorra senza argini e tutto travolge, inonda. Non lamentiamoci se rapiscono i nostri figli, se violentano la ragazza che torna a casa, se rapinano ed uccidono nelle nostre case. E’ il nostro mondo, siamo noi a volerlo così perché non facciamo nulla per cambiarlo. Chi sono gli stupratori, gli assassini, i ladri, i rapinatori? Coloro che nessuno aiuta, coloro che da bambini hanno imparato solo l’odio per chi preferiva gettare i propri soldi ed il proprio tempo in cose inutili anziché dividerli con chi non aveva nulla da mangiare o una famiglia problematica. Purtroppo oggi non si pensa altro che a noi stessi, a vivere bene la giornata, a non avere problemi. Si preferisce divorziare piuttosto che dialogare e non si pensa alla sofferenza dei figli in seguito ad una separazione. Non costruiamo l’avvenire, non ci sacrifichiamo per i bambini che domani erediteranno un mondo peggiore, non facciamo pulizia e nascondiamo lo sporco sotto il tappeto facendo finta che certe realtà di abbandono non esistano.
    Trovatela forza dentro di voi per reagire, per combattere il male che ci circonda e che è radicato dentro di noi. Prendete il Vangelo, la Parola di Dio, come una spugna per lavare via le brutte abitudini, cominciate ad uscire per aiutare il prossimo, accogliete i figli di coloro che sono sbandati e fatene uomini di domani, tenete in casa i vostri figli e aspettate il più possibile a farli diventare grandi affinché imparino i valori che si stanno perdendo e possano tramandarli alle generazioni future. E’ facile criticare la chiesa, facile puntare il dito sui sacerdoti, ma sono scuse per non voler ascoltare la propria coscienza, per non voler ascoltare Dio perché ci fa comodo non mettersi in gioco così da restare comodamente seduti sui nostri divani.
    Ma è davvero una bella vita quella che fate? Ma davvero pensate che quando sarete anziani i vostri figli non vi metteranno in ospizio, oppure non desidereranno la vostra morte per godere al più presto dell’eredità? Davvero pensate che ci sarà qualcuno disposto ad accogliervi in casa se vostra moglie o vostro marito vi mandasse via? Vi auguro che tutto questo non vi riguardi, ma questo è il mondo che stiamo costruendo. Siamo ancora in tempo per cambiarlo, basta avere il coraggio di alzarsi, uscire di casa e chinarsi su coloro che hanno bisogno di noi, siano essi anziani, poveri, senza tetto, bambini abbandonati. Fuori dalle vostre case c’è una guerra da combattere ed il Signore chiama anche voi ad essere soldati della Carità, ma se non vorrete farlo per Dio fatelo per voi e per i vostri figli, aiutate chi ha bisogno, dividete ciò che avete con chi non ha nulla, accogliete in casa un bambino ed insegnate alla vostra prole cosa sia la solidarietà, la condivisione.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime11 Sep 2012
     

    :face-smile:

  15.  

    Addì 12 settembre 2012

    Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
    Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete.
    Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.
    Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
    Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.
    Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.
    Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti

    Luca 6,20-26

  16.  

    Beati voi

    Ogni buon genitore dona carezze consolatorie ai figli che vivono un momento di crisi e moniti a quelli che si comportano male.
    Dico sempre ai miei ragazzi che se oggi non avete voglia di studiare, di fare il vostro dovere e vi divertite a scuola chiacchierando con gli amici mentre i professori spiegano, andando a giro dicendo di aver studiato quando non è vero, non entrando in classe per andare a fare una passeggiata sul mare non potrete sperare di essere promossi, di andare avanti nella vita. Se avete scelto di divertirvi ora, avrete già avuto quello che volevate e non ne avrete diritto in seguito. E’ ovvio che se non studiate continuerete a bocciare e quando sarete adulti e vi cercherete un lavoro dovrete faticare per ottenerlo, dovrete faticare per mantenerlo, dovrete faticare per eseguirlo perché chi studia poco si è già divertito da ragazzo e prima o poi arriva il momento in cui deve rimboccarsi le maniche e fare il proprio dovere. Coloro che invece studiano, sacrificano parte della loro vita sui libri di scuola da ragazzi alternando il divertimento al dovere, si troveranno in una situazione di vantaggio rispetto ai primi ed avranno maggiori possibilità di trovare un lavoro che dia loro maggiori soddisfazioni da tutti i punti di vista, magari un lavoro autonomo e sicuro con il quale mantenere al meglio la propria famiglia senza grandi preoccupazioni.
    Lo stesso vale per noi adulti e così, come ogni papà e mamma che vedono il proprio figlio soffrire e lo consolano asciugando le sue lacrime, il Signore è vicino a coloro che più patiscono, ai Suoi figli più poveri, all’uomo che mendica un tozzo di pane, alla donna che non sa come sfamare la propria prole, alle persone che piangono per le sofferenze di una vita, per le angherie subite, per i torti ricevuti, per l’abbandono in un ospizio. E’ al fianco di chi ha messo cuore ed impegno per cercare di emergere ma non vi è riuscito per colpe non riconducibili a lui. E’ accanto a chi non si vergogna di dichiarare il suo amore per Lui e per questo riceve insulti, è messo al bando, non trova posto al lavoro, gli vengono respinti i suoi progetti. Ma Dio è padre buono anche nei confronti di coloro che sbagliano e li avverte di cambiare direzione, li redarguisce sulla vita spensierata che stanno facendo senza pensare al prossimo o dando al povero, all’assetato, all’affamato, al bambino sofferente solo le briciole, solo ciò che cade dalla sua tavola e che per lui non ha alcun valore.
    Chi è nella gioia e nella letizia ha il dovere di condividere questa sua fortuna con chi soffre, un dovere, un richiamo che viene direttamente da Dio. Certo, lo possiamo ignorare, possiamo far finta di non aver capito, di non aver sentito, possiamo addirittura deridere Dio considerando le Sue parole delle farneticazioni o addirittura un’invenzione della Chiesa per accaparrarsi una fetta dei loro patrimoni. Ma voi ricchi, voi che avete denaro che vi avanza, voi che ogni giorno mangiate, voi che siete così attenti a non spendere un centesimo di troppo, voi che siete così oculati negli investimenti da calcolare tassi di interesse e convergenze economiche, perché siete così stupidi da non investire una parte nel prossimo? Non parlo di elargizioni in denaro che, essendo in buona parte deducibili dalla tasse già date, magari per sgravare un po’ la vostra coscienza, parlo del vostro tempo, de vostro preziosissimo tempo. Avete le giornate piene di appuntamento di lavoro, di affari, clienti da ricevere, fornitori con cui parlare, vacanze da organizzare, partite a tennis o calcetto da fare con gli amici, ma non avete un attimo per andare a trovare un bambino che non ha bisogno dei vostri soldi, non ha bisogno della vostra compassione, ha bisogno di voi, del vostro tempo, del vostro affetto, del vostro sorriso. Ha bisogno che siate presente con lui a tavola mentre mangia, vuole qualcuno con cui giocare a ping pong, una persona che gli legga una favola e gli tenga la mano quando si addormenta perché quando chiude gli occhi lo assalgono gli incubi di un papà che lo violentava. Ha bisogno di voi per capire che non tutti gli adulti sono uguali, che non tutti i papà violentano, che non tutte le mamme si ubriacano. Ha bisogno di voi per crescere, per diventare adulto, per vedere il mondo da un altro punto di vista diverso dalla sofferenza che lo avvolto per tanti anni. Ha bisogno di voi per imparare a ridere, giocare, scherzare, studiare, crearsi una famiglia, lavorare. Non ci sono altri, non si può dare soldi a qualcuno perché faccia questo lavoro per noi, ci sono cose che un uomo deve fare, e donare un sorriso ad un bambino che soffre è una di queste.

  17.  

    Addì 13 settembre 2012

    Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,
    benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
    A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
    Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
    Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
    Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
    E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
    E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
    Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
    Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
    date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio»

    Luca 6,27-38

  18.  

    A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra

    Dai bambini possiamo imparare moltissime cose. Due in particolare mi vengono in mente oggi.
    La prima è che sono spontanei, non fanno le cose per un tornaconto, non ti fanno un dono perché poi ne ricevono uno in cambio, non ti sorridono perché sperano di avere un qualche favore da te.
    L’altra è ancora più bella, non ti giudicano. Ho visto bambini amare i propri genitori, difenderli fino alle lacrime anche quando si erano macchiati di crimini orrendi. Anche quando capiscono l’errore dei genitori sono sempre pronti al perdono, porgono l’altra guancia, subiscono e non si ribellano, ma con l’amore cercano di far capire la sofferenza, ma non innescano una guerra. Forse è anche vero che non sono nella posizione di farlo, a volte è impossibile reagire ad adulto e alle sue mostruosità, ma questo non cambia il grande insegnamento che ci danno, quello di sperare che il giorno dopo sia diverso, che il papà o la mamma pedofili prima o poi cambino. Ho conosciuto più di un bambino violentato che, una volta messo in sicurezza, una volta elaborato ciò che aveva subito ha continuato ad amare il suo aguzzino, a perdonarlo, a scusarlo perché malato o inconsapevole.
    Se il Signore ci dice “se non tornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” si riferisce questi aspetti, all’amore che un bimbo mette in tutte le cose che fa, al perdono, al non giudicare, all’accettare senza subire.
    Gesù ci insegna la via dell’Amore: porgi l’altra guancia.
    E’ difficile mettere in pratica questo insegnamento, è difficile perdonare i torti subiti, è difficile non provare astio verso chi ci odia. Eppure, è così facile. Siete adulti, grandi, maturi, avete studiato, e non riuscite laddove un bambino riesce? Se la maturità, la cultura, lo studio ci rendono peggiori, meglio sarebbe non crescere. Avere un bambino in casa è un continuo insegnamento che riceviamo da questa piccola creatura, gioia di Dio.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime13 Sep 2012
     

    non capisco perchè prendi sempre come esempio la pedofilia.. puoi prendere centomila altri torti e invece prendi sempre questo.

  19.  

    Non prendo solo questo, ma siccome per me, e non solo per me, è forse la cosa più abominevole che una persona possa fare, la porto sempre ad esempio come a dire che se si riesce a perdonare un pedofilo, a considerarlo nostro fratello, si può riuscire a perdonare tutto, almeno così è per me.

  20.  

    Addì 14settembre 2012

    Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
    perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui

    Giovanni 3,13-17

  21.  

    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui

    Ogni persona giudica gli altri, le loro azioni. Non a caso i reality sono tanto seguiti, c’è infatti la bramosia di sapere ogni cosa che accade ovunque per poter esprimere giudizi che vanno ben al di là del fatto stesso, ma si basano sulla persona.
    Il rovescio della medaglia di questa mania di giudicare tutti è che ognuno pensa di essere continuamente sottoposto a giudizio da parte degli altri.
    Mi capita spesso di dover criticare azioni fatte dai miei ragazzi, ma ogni volta che li accuso di qualcosa, ogni volta che giudico una loro azione tacciandola per cattiva, mi premuro sempre di far loro capire che non è un parere sulla persona, bensì sull’azione in sé stessa. Ognuno di loro poi tirerà le somme e valuterà se nel complesso sta camminando su una buona o una cattiva strada. I ragazzi capiscono, ed anche se mi arrabbio sanno che gli voglio bene, li apprezzo ed accetto per quello che sono e, sgridandoli, svolgo il ruolo di padre che fa capire loro gli errori portandoli a riflettere sulle conseguenze che certi gesti possono avere.
    Per il mio carattere spesso critico, specie nelle persone a me più vicine, atteggiamenti o pensieri che ritengo sbagliati, esprimendo il mio parere anche su come avrei affrontato una certa situazione.
    Purtroppo capita sovente che tale critica sia presa come un giudizio alla persona, un parere negativo non tanto sull’azione in sé stessa, quanto sull’insieme, sul modo di vivere o su quello di pensare.
    Questo purtroppo è ciò che oggi respiriamo, un continuo giudizio che ci porta a non essere sereni e tranquilli nel valutare, magari insieme ad altri che ci vogliono bene, le nostre azioni.
    Così da una parte si assiste a litigi che prendono piede da una foglia per poi incendiare un bosco intero e talvolta mettere in crisi lo stesso rapporto, dall’altra c’è la falsità di chi, per evitare liti, decide di non dire più nulla e tenersi tutto dentro, con la conseguenza che basta una scintilla per far uscire dal cuore mille cose del passato, ed allora si che sono litigate.
    Avete mai letto di quei re del passato che assumevano ogni giorno qualche goccia di veleno? Lo facevano affinché il loro corpo si abituasse, in modo tale che se qualcuno un giorno avesse tentato di assassinarli non ci sarebbe riuscito.
    Una critica alla volta, a piccole dosi, non fa male, anzi fortifica.
    Purtroppo in questa smania di giudicare e sentirsi giudicati ci mettiamo anche Dio. Lo immaginiamo sul Suo grande trono con lo scettro in mano pronto a condannarci e punirci per ogni nostra azione. E in moti si allontanano da Lui per paura.
    E’ vero che il Signore alla fine del mondo giudicherà le nostre azioni e deciderà dove la nostra anima trascorrerà l’eternità, ma è anche vero che più volte ci dice che Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare.
    Vedetelo come un Padre che vuole bene ai Suoi figli. Li critica, li sferza, gli da regole e comandamenti, ma poi è buono con loro. Ditemi, quante volte avete sbagliato nella vita? E quante volte avete ricevuto in cambio la punizione che vi sareste umanamente aspettati di ricevere? Non sono state più le carezze delle punizioni o delle prove che avete dovuto subire?
    Il Signore è venuto per salvarci, non per condannarci, e ci ha dato tanti strumenti da utilizzare per suonare la nostra canzone, qualunque essa sia nel massimo rispetto della nostra libertà. Il Vangelo è il vademecum con le regole da seguire per giocare al meglio questa bellissima partita che è la vita.

  22.  

    Addì 15 settembre 2012

    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
    Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa

    Giovanni 19,25-27

  23.  

    Stavano presso la croce di Gesù

    Nel momento della sofferenza sono pochi quelli che ti stanno vicini. Gesù aveva centinaia di sostenitori ed amici, ma sotto la croce, nel momento più difficile della sua vita terrena, non c’era quasi nessuno vicino a Lui. Avevano tutti paura, paura di essere presi ed uccisi come Lui.
    Vi sarà purtroppo capitato di soffrire per una grave malattia, per un lutto importante, per un grande problema con il lavoro. Quante sono state le persone accanto a voi pronte a consolarvi, a distrarvi, a sostenervi? Purtroppo poche e molte meno di quelle con le quali uscite la sera. Perché? Per cattiveria? No, anche loro per paura. Paura di non sapere affrontare la situazione, timore di lasciarsi coinvolgere ed intristirsi. Oggi parlare di morte, di sofferenza, di malattie spaventa perché manca la Fede, non si sa a cosa appigliarsi, non si sa cosa dire ad un amico che sta morendo, ed allora si preferisce evitare, fuggire, nascondere la testa sotto la sabbia.
    Eppure è nei momenti più difficili che abbiamo maggiormente bisogno delle persone che hanno un significato nella nostra vita, ma purtroppo c’è in tutti noi un istinto di sopravvivenza terrena e si tende a non fare azioni che possano in qualche modo nuocerci, anche se queste potrebbero essere di sollievo, se non di aiuto, a persone a noi care.
    Con la morte della mia mamma ho sperimentato sulla mia pelle tale incapacità delle persone. Inizialmente ero arrabbiato con i miei amici, li reputavo egoisti perché avevo bisogno di loro ma si rifiutavano di starmi vicino. Nei miei ventuno anni non capivo il perché, li giudicavo opportunisti visto che fino a qualche tempo prima la mia casa era sempre invasa da tanti ragazzi in una sorta di continua festa. Pian piano, maturando ho acquisito la capacità di non giudicare e da lì ho cercato di trovare altre spiegazioni al comportamento dei miei amici.
    Anche Gesù non si adirò con loro, non lanciò maledizioni o anatemi, non imprecò, anzi, dopo la Sua Resurrezione li cercò, spiegò loro come affrontare certe situazioni, li consolò nella loro sofferenza, fece leva sulla Fede e donò loro gli strumenti per andare nel mondo a proseguire l’opera che Lui aveva iniziato.
    Sembra strano, ma chi soffre deve avere la forza ed il coraggio di stare vicino ai suoi amici, di tirarli su, di non pesare su di loro, di dare quegli strumenti per riavvicinarsi.
    Ho una carissima amica alla quale nel giro di pochissimo tempo è morto il fratello ed il grande amore della sua vita, e la mamma ha avuto un grave problema di salute. Non credo di esserle stato vicino come avrei dovuto e voluto, ma vi garantisco che lei è stata vicino a me. Ogni volta che le mandavo un messaggio o le facevo una telefonata per sapere come stava, aveva sempre parole dolci e affettuose nei miei confronti, mi chiedeva come stavo, come andavano le cose in Associazione e, alla fine della telefonata, mi sentivo meglio, mi aveva donato quella pace e serenità che avrei voluto io donare a lei.
    So che dentro soffre e che le sue notti sono popolate da pensieri e da grande tristezza, ma la Fede che ha le assicura l’appoggio del Signore, nel quale non ha mai smesso di credere anche nei momenti più difficili. La vera Fede è questa, non giudicare, consolare, aiutare, ringraziare per quello che Lui ha voluto riservarci
    Con il tempo qualcuno dei miei amici si è riavvicinato, ma non tutti, forse perché sono stato incapace di sostenerli in un momento tanto difficile anche per loro

  24.  

    Addì 16 settembre 2012

    Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».
    Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti».
    Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».
    E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
    E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.
    Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.
    Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
    Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
    Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà

    Marco 8,27-35

  25.  

    Chi dice la gente che io sia?

    Chi è Gesù per noi oggi? E’ il povero che non sa se alla sera mangerà, il sofferente nel letto di un ospedale in attesa della sua ora, il bambino che vive in situazioni di disagio in famiglie incapaci di amarlo, l’anziano abbandonato da tutti in ospizio, il carcerato che sconta la sua pena giudicato da tutti coloro che incontra. Noi possiamo vederlo nei loro occhi, toccare le sue piaghe, abbracciarlo chinandoci a raccogliere le sue membra stanche e doloranti. Possiamo. Ma vogliamo? Ci importa davvero sapere chi è Gesù? Ci importa davvero incontrarlo? Ci interessa conoscere la Sua storia? Pochi sono coloro che escono di casa ed hanno come loro primo pensiero quello di avvicinarsi agli altri. Rifiutiamo ogni giorno l’incontro con Dio. Qualcuno aspetta il momento giusto che non arriverà mai perché sono tante le cose da fare prima, altri passano lontano per non sporcarsi le mani, taluni addirittura disprezzano chi si ferma ad aiutare il prossimo. Non ci interessa veramente conoscere Dio, ma come alziamo gli occhi al cielo e chiediamo favori quando siamo noi ad aver bisogno. Avete mai pensato che il letto lasciato libero in ospedale da colui che ieri non avete voluto aiutare potrebbe oggi essere occupato da voi? Quando si ha tutto, quando si vive in una situazione di democrazia, stabilità, opulenza non si pensa a chi sta male, non si guarda al bene del prossimo perché vogliamo avere di più e sempre di più, siamo insaziabili, non ci accontentiamo di avere un piatto di minestra a pranzo e cena, non ci basta avere la possibilità di indossare vestiti puliti, non è sufficiente avere un mezzo su cui muoverci, dobbiamo avere i frigoriferi pieni di ogni cosa buona anche se poi va a male, ci procuriamo vestiti firmati e sempre più costosi, compriamo automobili grandi e costose. Eppure sarebbe così facile accontentarsi di ciò che ci serve per vivere dignitosamente ed il resto dividerlo con chi non ha nulla, sarebbe facile non gettare via il tempo in inutili passatempi o sprofondati sulla poltrona a guardare i tanti programmi spazzatura che ci vengono propinati con il solo scopo di indurci a comprare di più o a comportarci in maniera sempre più egoistica. Non passa un attimo della mia vita che non desidererei fare di più per i bambini che soffrono in situazioni di estremo disagio, cerco mille modi per poter accudire sempre più ragazzi, spendo centinaia di parole per convincere le persone ad avvicinarsi all’affidamento. Mi fa rabbia vedere quanto tempo la gente perda per le cose più inutili, ragazzi che vagano per la città, circoli di carte sempre pieni, lungomari affollati di podisti. Non è sbagliato socializzare, ritrovarsi con gli amici a giocare, andare a correre o altro, ma è sbagliato che si trovi sempre il tempo per sé stessi e mai per gli altri. Chi va a correre tutti i giorni potrebbe non andarci per una volta e donare un’ora del suo tempo a far giocare un bambino. Sapeste quanto sia bello l’incontro con un bimbo che ha perso la fiducia nell’adulto, che ti comincia a guardare con sospetto per poi abbandonarsi tra le tue braccia se riceve piccole attenzioni quotidiane, che cresce grazie a te, che lotta al tuo fianco, che piange sulle tue spalle, che ti chiama papà o mamma perché finalmente ne ha assaporato il vero significato. Se immaginaste la gioia che ricevereste nel donare un po’ di voi a questi piccoli, abbandonereste ben volentieri tutte le attività che fate pur di dedicarvi a loro.

  26.  

    Addì 17 settembre 2012

    Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao.
    Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.
    Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
    Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
    Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;
    per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.
    Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa».
    All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
    E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito

    Luca 7,1-10

  27.  

    Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto

    Pensiamo spesso di essere super uomini, parliamo con Dio permettendoci di brontolarlo perché ha lasciato che accadesse una guerra, un terremoto, un omicidio. Lo insultiamo quando non ci concede immediatamente tutto quello che chiediamo. Non ci rendiamo conto che piccoli esseri imperfetti e pieni di peccati siamo. Dovremmo ringraziare Dio per ogni cosa che ci dona e capire che con i nostri limiti non saremmo nemmeno degni di alzare gli occhi al cielo. “Non saremmo” se non fosse che il Signore misura con parametri ben diversi dai nostri. Per noi una persona degna di stare alla presenza di Dio è chi non fa peccati, chi compie il proprio dovere con rettitudine, chi prega tutti i giorni e va sempre in chiesa, anche se poi se ne vanta e fa pesare la sua grande rettitudine morale. Ma Gesù ci ripete spesso nel Vangelo che ama coloro che sono umili, che capiscono i propri difetti e chiedono perdono, chi ha il coraggio di chinarsi davanti a Lui e dire “sia fatta la Tua volontà” credendo fermamente che basti una Parola di Dio, un Suo cenno, per cambiare ogni situazione, per ottenere ciò che chiediamo, specie quando preghiamo per gli altri, per coloro che soffrono.

  28.  

    Addì 18 settembre 2012

    In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.
    Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.
    Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!».
    E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!».
    Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
    Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».
    La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione

    Luca 7,11-17

  29.  

    Non piangere

    Non c'è bisogno di versare lacrime per piangere. Il nostro cuore spesso si gonfia di dolore ed anche se il viso non è solcato da piccole gocce, la nostra anima piange. Quelle lacrime silenziose, invisibili non passano inosservate agli occhi di Dio. Il Signore non ha bisogno di tante parole, legge la nostra sofferenza dentro di noi e ci viene a consolare, aiutare, guarire, resuscitare. Si, resuscitare, quando la nostra vita va a rotoli, quando non sappiamo più dove sbattere la testa, quando abbiamo avuto un giornata pesante e non abbiamo sentito l'appoggio o l'aiuto di nessuno Egli ci dona la carica per andare avanti, per affrontare un nuovo giorno, per continuare a lottare nei valori e nei principi in cui si crede.
    La preghiera più bella è quella silenziosa, fatta del dolore composto di una mamma che piange il proprio figlio, del bambino nelle favelas che cerca qualcosa da mangiare tra la spazzatura per sopravvivere fino al mattino dopo, del clandestino che affronta mille pericoli nella speranza di un nuova vita per sé e per la sua famiglia. Pregare Dio non significa urlare, pretendere, imporre che una cosa sia come vorremmo e magari come dovrebbe essere. Abituiamoci anche noi a non gridare la nostra rabbia, a educare il nostro prossimo con l'amore della parola, la dolcezza di un sorriso, l'esempio della Fede nella convinzione che dove non possiamo arrivare noi ci penserà Cristo. Ricordiamoci che non siamo onnipotenti e non possiamo risolvere tutti i problemi di questa terra o della nostra famiglia, affidiamoci a Gesù e lasciamo che operi al posto nostro. Non c'è mai una situazione troppo difficile o sulla quale sia inutile intervenire, ma siamo consapevoli che si incontrano spesso muri così alti che ci prende la rabbia e la disperazione perché non sappiamo come affrontarli. Se abbiamo Fede dobbiamo solo aver pazienza, usare ancora più amore e dolcezza nei confronti del nostro prossimo, ed il Signore, quando lo riterrà opportuno farà il resto.
    Con i ragazzi che ho in affidamento mi trovo spesso in situazioni dinanzi alle quali non ho una soluzione, non so come agire, non so cosa dire o fare. A volte adottano comportamenti che ripetono nel tempo che non mi spiego. Il primo impulso sarebbe quello di arrabbiarmi, poi provo a capire le cause e spesso non ci riesco. Il dolore, la privazione dei loro affetti, l'abbandono sono aspetti che hanno segnato fin nel profondo il loro essere e spesso agiscono in maniera che nemmeno loro sanno spiegarsi, vanno in direzioni completamente opposte quei valori che ostinatamente facciamo di tutto per insegnare loro. Perché? Abbiamo fallito noi? Non credo, altrimenti non si spiegherebbe come mai alcuni di loro recepiscano e mettano in pratica ciò che venga loro proposto come regola di vita, ed altri no. Il problema è radicato, contorto come i rovi del bosco dentro i loro cuori e dipanare simili matasse non è facile, certo non ci riusciremo mai con la forza, la cattiveria, la violenza. Ma a volte non basta nemmeno tutto l'amore possibile e non dobbiamo farcene un cruccio, anche se personalmente ci soffro terribilmente, perché la situazione è più grande di noi.
    Come potrebbe una mamma resuscitare il proprio figlio, e figuriamoci se non farebbe di tutto per poterlo riavere in vita, finanche dare la propria per lui.
    A cosa serve disperarsi, urlare, imprecare, picchiare qualcuno per rabbia? Serve solo a dare un cattivo esempio. La Fede è ben altra cosa. E' amorevole attesa nella convinzione che tutto è nelle Mani di Dio e sarà Lui a risolvere la situazione come e quando lo riterrà opportuno. L'amore di una mamma che con grande dolore vede fare al proprio figlio cose non giuste come il rubare, non studiare, ribellarsi e pazientemente gli sta vicino, cammina accanto a lui come si cammina accanto alla bara, ma con la speranza della resurrezione che avverrà quando Gesù vorrà. Tanto la resurrezione dell'anima dopo la vita terrena, quanto la resurrezione nel seguire la retta via.
    Non perdo mai fiducia nei miei ragazzi e sono sempre loro vicino anche, e sopratutto, quando sbagliano, anche se questo dovesse accadere mille volte al giorno.

  30.  

    Addì 19 settembre 2012

    A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?
    Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
    E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
    Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli»

    Luca 7,31-35

  31.  

    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

    Quante volte capita di fare qualcosa pensando di essere nel giusto, aiutare un bambino, un povero, un carcerato, e ci sentiamo criticati e talvolta attaccati. Quante volte vediamo chi fa altro ed è anch'esso biasimato. Chiunque oggigiorno, ma è così da sempre, muova un dito viene censurato qualunque cosa faccia. Facciamocene una ragione, l'impulso umano porta molte persone ad aprire bocca e a dargli fiato. Come dovremmo comportarci? Dovremmo stare attenti a non fare ciò che potrebbe essere messo sotto accusa? Se così fosse non dovremmo fare più nulla, ma anche oziare sarebbe deplorato. Ed allora? Se cercassimo di accontentare quando l'uno e quando l'altro ci muoveremmo male, passeremmo dal fare una cosa al farne un'altra con grande rapidità e senza mai entrare in profondità. E sembra proprio che in molti facciano così. Non c'è più costanza nello svolgere un servizio, un'attività. Nel mondo del volontariato ci sono due aspetti che serpeggiano e di cui tutte le associazioni si lamentano: mancanza di volontariato e abbandono dei volontari. La prima è data da una parte dall'egoismo sempre più forte e dall'altra perché ci sono sempre più persone che hanno bisogno di aiuto, pertanto ci vorrebbero sempre più persone per accudirli. L'abbandono da parte dei volontari dei progetti intrapresi è dato in massima parte dall'incostanza e dall'ascolto delle critiche al loro operato.
    Mi domando, ma quale è allora la cosa giusta da fare? La risposta è molto semplice, è dentro di voi. E' giusto ciò che reputiamo essere la cosa migliore per gli altri. Se siamo convinti che stiamo facendo del bene, tutto il resto non importa. Non ha alcuna importanza se chi fa affidamento si sente dire frasi del tipo "chi te lo fa fa fare di occuparti di figli d'altri", se chi si occupa di carcerati riceve critiche del tipo "sono la feccia dell'umanità, lascia che vivano una vita di stenti", se coloro che si chinano a dare una zuppa calda ai barboni la sera vengono additati come quelli che non hanno di meglio da fare che buttare soldi e tempo in una battaglia senza risultati. E chi fa affidamento, chi fa volontariato troverà sempre qualcuno che lo biasimerà. La nostra convinzione è la nostra miglior arma contro i nostri detrattori, l'esempio che daremo sarà lo stimolo per altri a soppesare le parole e magari rimboccarsi le maniche per venire a darci una mano.
    Non vi sto a raccontare in ventisei anni quali e quante critiche abbiamo ricevute, alcune anche molto pittoresche, specie da persone che non ci hanno nemmeno mai incontrato, non hanno mai visto il volto sorridente dei nostri bambini. Non ci siamo mai fermati e mai abbiamo pensato di farlo, né adesso né in futuro. Il nostro progetto di vita verso i ragazzi finirà se e solo quando lo vorrà il Signore, nemmeno la nostra morte fisica potrà fermarlo se, come diceva Madre Teresa, è opera di Dio.
    Ci vuole coraggio nel muoversi in mezzo a mille critiche gratuite. Ci vuole pazienza per non fare continue guerre con il mondo. Ci vuole discernimento perché abbiamo il dovere di ascoltare tutte le critiche per elaborarle, capirle e valutare quali siano quelle da tenere nella giusta considerazione per registrare il motore trainante delle nostre attività. Ma tutto questo non ci deve portare a mollare la presa.
    Il Signore ci dona una bellissima frase "alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli", ovvero i fatti, le nostre azioni ci renderanno giustizia e faremo vedere a coloro che con superficialità o cattiveria ci criticano, quale sia la strada maestra da percorrere, cioè l'aiuto verso le persone che soffrono, chiunque esse siano.

  32.  

    Addì 20 settembre 2012

    In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
    Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;
    e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
    A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
    Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure».
    «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
    Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?».
    Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
    E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
    Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
    Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
    Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
    Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
    Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».
    Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va in pace!»

    Luca 7,36-50

  33.  

    Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato

    E’ opinione comune che coloro che fanno tantissimi errori, che si comportano male con tutti, che si macchiano di efferati delitti non possano e non debbano avere il perdono. Se leggiamo nel Vangelo che ogni peccatore può avere il perdono di Dio ci ribolle il sangue, ci sentiamo più bravi del Signore nel giudicare il nostro prossimo e ci ostiniamo a non dare loro il perdono. Anzi, vorremo vederli marcire in galera per il resto dei loro giorni con la certezza, tutta nostra, che finita la pena in carcere si apriranno le porte dell’inferno per l’eternità.
    Se così fosse credo che nessuno mai si potrebbe salvare né in questa vita, né in quella che avremo dopo la morte. Il problema di fondo è che ognuno di noi si sente più bravo degli altri per il solo fatto di non fare grandi errori. Prendiamo una brava persona che compie il suo dovere giornalmente, buon padre di famiglia,
    buon marito, gran lavoratore, magari con qualche piccolo peccato sulla coscienza. Altresì troviamo un gran delinquente, assassino e rapinatore. Il primo riconosce i propri piccoli peccati e chiede perdono a Dio con una semplice preghiera, il secondo fa lo stesso con i suoi tanti peccati, ma sapendo di aver sbagliato molto farà di tutto per farsi perdonare: svolgerà del volontariato, chiederà scusa alle sue vittime, lavorerà alacremente per il resto dei suoi giorni. Secondo voi non merita anche quest’ultimo il perdono? La risposta purtroppo non è così logica per tutti, ma poniamo che sia affermativa.
    Chi tanto ha peccato, una volta capito il suo errore, sarà tanto più in grado di amare, dapprima perché ne sente la necessità, ma poi ci proverà piacere e non potrà smettere di percorre la strada del bene.
    Colui che ha poco da farsi perdonare non amerà così tanto quanto l’altro. La conclusione non vuole essere certo quella di dire che per poter amare è necessario sbagliare tanto, ma semmai prendiamo esempio da chi è un grande peccatore che si converte per poter migliorare la nostra vita.
    Quando i ragazzi arrivano in casa nostra con errori fatti per anni, la prima cosa da fare non è dir loro che hanno sbagliato tutto nella vita, ma è accoglierli al pari degli altri, lasciare che interagiscano nello stesso modo, usufruiscano degli stessi vantaggi. Giorno dopo giorno, con pazienza e tanto amore, si parla di ciò che è giusto e di cosa non lo sia, cercando di fare degli esempi che calzino a pennello con la loro storia. Poi si aspetta. I ragazzi riflettono, si confrontano, si guardano allo specchio, poi un giorno capiscono i loro errori e si abbattono perché si sentono peccatori, ma l’amore che abbiamo dato loro sin dal primo giorno gli fa capire che non ci sono sbagli tanto grandi che non possono essere perdonati, ed ecco che i ragazzi cominciano a sbocciare, si rasserenano, dialogano, ti abbracciano in continuazione, e non c’è invidia o gelosia negli altri, in coloro che si sono sempre comportati bene, perché si sentono tutti fratelli e se uno di loro trova la strada per uscire dal tunnel tutti ne gioiscono.
    Dovrebbe essere così anche tra gli adulti, tra tutti noi che siamo fratelli con Dio come nostro unico vero Padre. La salvezza di uno, il perdono che il Signore gli dona dopo aver fatto con lui un cammino, che non sta certo a noi sapere né tanto meno giudicare, dovrebbe renderci felici e certi che se ci pentiremo nel profondo del cuore troveremo sempre il perdono di Gesù.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    Tu qua parli di gente che commette errori ma capisce e chiede perdono. Penso si debba fare un discorso diverso per quelle persone che nonostante abbiano fatto del male, ma tanto male di quello che a distanza di anni non te lo scordi più, non si siano mai pentite e mai abbiano chiesto perdono. Ecco per queste persone credo che anche Dio, nel suo immenso amore, faccia un discorso a parte, se no che senso avrebbe l'inferno? rimarrebbe vuoto? oltre al fatto che io nemmeno credo alla sua esistenza. Chi pecca e chiede perdono merita di essere perdonato, chi fa del male e non si pente merita di marcire in galera, tra pene e dolori e torture uguali o peggiori a quelle che hanno inflitto agli altri, almeno capirebbero il male fatto.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    si ma se uno non si pente mai di quello che ha fatto?
    non c'è del buono in tutti, come ci vogliono fare credere, esiste gente malvagia, esiste, non ci possiamo tappare gli occhi e far finta che al mondo sono tutti buoni, che chi fa del male "poverino, però si è pentito", siamo tutti bravi a fingere di esserci pentiti per farci vedere migliori all'occhio della gente. Dio legge i cuori e sicuramente saprà chi punire e chi no, io non parlo a nome di Dio, non mi metterei mai al suo posto, ma se c'è una giustizia divina queste persone devono pagare, dato che la giustizia umana fa schifo e li fa uscire dopo 6 anni.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    il mio ultimo mess va dopo quello di clod

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    Caro Ago, umanamente il tuo discorso può essere giusto ,ma per Dio è diverso............ Non è Lui che non Perdona , ma chi non si pente del male che ha fatto e non cambia strada che si condanna da solo ad una vita piena di dolori e torture . Dio concede a tutti (e quindi anche a coloro che hanno vissuto una vita facendo del male) una possibilità di cambiare anche fosse nell'ultimo istante prima di spirare.

  34.  

    E' giusto, sarà Dio a punire dopo aver giudicato chi si sia pentito davvero, dal profondo del cuore.
    Non è però giusto augurare il male agli altri perché non possiamo sapere se dentro di sé è pentito o meno, inoltre non sta a noi giudicare, né tanto meno punire.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    non è giusto augurare il male.. e non l'ho fatto mai con nessuno.. con nessuno di umano, ma quelli sono feccia, non persone. Auguro di passare quello che hanno fatto passare agli altri, male o bene.. dipenderà da quello che hanno fatto, no?

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    Sai Ago, e' difficile dire a chi ha subito malvagità di concedere il perdono al proprio aguzzino! Eppure, col tempo, la rabbia diminuisce fino a scomparire e tutto diventa diverso. Ricordo un pensiero di Don Oreste Benzi che mi fece riflettere molto! Più o meno, disse così:
    -"la vera Santità non e' quando non si hanno tentazioni bensì quando, avendo umane tentazioni, non si cede ad esse!"
    Ecco cosa significa veramente perdonare! Significa non cedere alla tentazione di voler punire il proprio aguzzino! E' istintivo provare rabbia e voglia di fargliela pagare ma, il comportamento di una persona matura e padrona delle proprie pulsioni, e' molto diverso.
    Ovviamente, se si sono subite cose molto gravi, tutto e' più difficile ma non impossibile!

    Ciao, Sandro.

  35.  

    No dai Ago. Vivi e lascia vivere. Metti il passato alle spalle, fai vedere di essere superiore, se non riesci a perdonarli, almeno ignorali, non offenderli, non augurare loro il male, altrimenti passi anche tu dalla parte del torto e si entra in una spirale senza fine

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Sep 2012
     

    La verità è che in fondo non sono poi cosi una brava persona..
    hanno rovinato la vita mia, di mio padre e di tutti i suoi figli, di mio zio e dei suoi figli..
    tutte persone che passano la vita a bere, o in carcere, a drogarsi. Gente che si rovina la vita per le cose cattive che hanno subito.
    Non è una violenza di un giorno... io sono stato in un gruppo di ascolto, c'erano ragazze/i che avevano subito una violenza fisica, una,
    e non dormivano la notte, piangevano e prendevano antidepressivi, si facevano schifo e si odiavano, volevano vedere morto chi li aveva stuprati.
    Una volta, una violenza... io parlo di 15 anni di maltrattamenti e abusi continui, 15 anni! 15 anni di botte, insulti, punizioni, abusi sessuali, da chi mi cresceva
    dentro casa mia. Mia nonna era una madre per me, e ho capito solo dopo del mostro che era. Mi porto ancora dietro tutto, gli incubi, l'alcol, non riuscire a mantenere una relazione,
    la vergogna.. le prese in giro a scuola, la vergogna perchè avevo problemi a trattenere le feci.
    è vero potrei fingere che non ci pensi, che non prendo tranquillanti, che la mia vita sia normale, che la notte dormo bene, potrei fingere che non mangio carne perchè sono vegetariano e non per quello che mi costringevano a mettere in bocca, ok potrei fingere... se questo mi aiutasse a vivere normalmente lo farei... se perdonare cancellasse tutto potrei fare anche quello... ma perdonare può fare questo?...

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime21 Sep 2012
     

    Non è vero che non sei una brava persona....invece lo sei e lo stai dimostrando.
    Solo per Il fatto di esserti lasciato andare a comportamenti che ti hanno fatto del male non puoi non considerarti una brava persona
    Solo per il fatto che non riesci a perdonare non puoi dire di non essere una brava persona
    Per quello che hai subito non puoi dire di non essere una brava persona...eri una vittima.
    Ora loro non ti possono più fare del male perchè tu non glielo lascerai fare...abbi un po' di pietà...questo solo!

  36.  

    Te lo dicevo ieri in privato Ago, tu sei una bella persona.
    Sbagli ne fai, ne hai fatti, ne farai come tutti noi, ma il fatto stesso che continui a interrogarti, a cercare di uscire dalle problematiche che ti vedono coinvolto, a cercare di instaurare relazioni, a parlare di perdono anche senza magari riuscire in ognuna di queste cose ti fa essere una bellissima persona, fiero di averti incontrato.
    Non so se perdonare ti servirà a dimenticare, non credo, ma ti servirà a non odiare, a non trasmettere valori negativi a chi incontrerai. Non ti sei mai posto il problema che forse tu ti vedi negativo, incapace di andare avanti andando al di là di tutti gli abusi perpetrati contro di te, e porti chi incontri a vederti negativo? Così facendo attirerai solo chi abbia voglia di passare una serata con te, oppure chi ha problemi dentro ancora irrisolti, come te.
    Non potrai credo dimenticare, penso sia impossibile, ma potrai accantonare, voltare pagina, ricominciare, ma prima devi fare pulizia.
    E' come aver un quaderno disordinato, scritto male, con brutti voti, scarabocchi neri fatti da altri. Se vuoi cambiare vita non puoi bruciare il quaderno, ma puoi metterlo in un cassetto e prenderne un altro e, secondo me, quel cassetto si chiama perdono, si chiama smettere di odiare chi ti ha fatto del male, si chiama cercare di portare la propria vita su valori che costruiscano e non distruggano sé stessi o gli altri, siano essi persone del passato o del presente.
    Difficile, certo, ma hai affrontato battaglie più dure e questa la devi combattere perché puoi farcela. Puoi farcela ad andare avanti, ad imparare ad amare e lasciarti amare.
    Ti voglio bene.

  37.  

    Addì 21 settembre 2012

    In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
    Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
    Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
    Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Matteo 9,9-13