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    • CommentAuthorclod
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    Ben :face-smile:arrivata Orchidea

  1.  

    Addì 23 agosto 2012

    Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:
    «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.
    Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
    Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
    Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;
    altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
    Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
    Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;
    andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
    Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
    Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,
    gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
    Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
    Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti»

    Matteo 22,1-14

  2.  

    Oggi giornata di mare con i ragazzi ... il commento stasera.
    Buona Giornata

    Eccomi ... grande pescata ... https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4150353050070&set=a.4150352850065.165825.1621187118&type=1&theater
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    Venite alle nozze

    Il Signore invita tutti alla vita eterna e ci promette gioia e felicità, ma in molti non credono possa esistere qualcosa dopo la morte e non ascoltano l'invito perché troppo indaffarati nella quotidianità terrena per poter solo stare a pensare a cose spirituali. Anzi, taluni si ribellano anche in maniera violenta contro questo invito disprezzando lo Sposo che ci chiama alla Sua mensa.
    Come reagireste voi se chiedeste ai vostri amici di venire alle vostre nozze e loro rifiutassero sprezzanti? Penso che vi arrabbiereste, e così farà Dio con noi nel giorno della nostra morte. Ma essendo il Signore buono e paziente più di noi, ci chiamerà per tutta la nostra vita, ed ogni volta che rifiuteremo, ogni volta che lo offenderemo Lui continuerà a darci la possibilità di entrare in casa Sua. Che stolti saremmo a non accettare.
    Ognuno di noi nella propria quotidianità ha incontrato tante e diverse situazioni di disagio: bambini maltrattati fermi agli angoli delle strade a chiedere l'elemosina da portare ai loro aguzzini, persone sole che trovano pace nella droga e nell'alcol perché non hanno nessuno che li ascolti, anziani e malati abbandonati in ospizi ed ospedali da parenti che non hanno più nulla da togliere loro, e quante altre.
    Quante volte vi siete fermati a donare un sorriso ad un barbone, una carezza ad un bambino, una parola a chi è solo? Basterebbe veramente poco per partecipare alla festa che il Signore da ogni giorno anche per noi. Quanta gioia e felicità anche in questa vita se dedicassimo con il cuore un po' del nostro tempo ai nostri fratelli dimenticati dall'uomo, ma primi agli occhi di Dio.
    Quando ho cominciato ad accogliere bambini, ho capito che la festa era già iniziata ed io ero stato invitato a parteciparvi. Da allora non passa giorno che non goda della gioia che i miei ragazzi sanno darmi anche solo con uno sguardo, fidandosi di me, donandomi la loro Amicizia ed il loro Affetto. Ho capito che il Paradiso è su questa terra e le tribolazioni servono solo a rafforzarci, a darci il vestito buono per entrare in Paradiso.
    Il Signore più volte ci dice che perdona i nostri peccati a patto che siamo noi a chiedere scusa per gli errori commessi con la ferma intenzione di non ripeterli. Ma se poi sbagliamo ancora, Gesù è pronto a perdonarci di nuovo. Il vestito buono per andare al matrimonio di Dio è il capire i nostri torti ed essere pentiti veramente nel cuore di ciò che abbiamo fatto. Non c'è peccato tanto grande che il Signore non perdoni, dalla pedofilia all'omicidio, se veramente chiediamo clemenza dal profondo della nostra anima.
    Ecco che all'inizio chiama i buoni, coloro che non hanno sulle spalle grandi peccati, quelli che magari credono in Dio, ma al momento in cui viene richiesto loro un sacrificio si tirano indietro.
    Quante famiglie cattoliche, che vanno in Chiesa, che fanno la Comunione tutte le domeniche, che pregano tutti i giorni, sono poi insensibili all'aiuto fattivo e concreto verso il prossimo? Quante di loro sono pronte ad accogliere un bambino in casa? Non ci sono né se, né ma, ci sono un milione e trecentomila bimbi che sono in cerca di amore, di affetto, di una famiglia, perché nessuno li vuole accogliere? E' solo per egoismo se non apriamo la nostra porta di casa ed il nostro cuore ad un bambino in difficoltà.
    Una volta che costoro hanno risposto no al Signore, Egli si rivolge a coloro che sono lontani dalla Chiesa, ai peccatori ed è più facile che trovi in essi una risposta positiva al Suo invito. Ma anche a loro è chiesto di indossare il vestito buono e di rinunciare alla vita di peccato perpetrata fino a quel momento.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime23 Aug 2012
     

    Buon mare allora e complimenti per il successo con i commenti del vangelo:face-smile:

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime23 Aug 2012
     

    divertitevi!

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime23 Aug 2012
     

    che invidia...:face-plain: buona giornata mi mancate un sacco!

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime23 Aug 2012
     

    Il mio buon M., che di compiti oggi non ne voleva sapere e che invece aveva voglia di parlare (e dopo un'ora di brontolamenti :face-devil-grin: mi sono arresa e ci siamo messi a chiacchierare!), mi ha posto tutto d'un tratto questa domanda: "A che serve vivere se poi muori?". La stessa cosa me l'aveva chiesta sua sorella più grande un paio d'anni fa, ma a lui non potevo dare la stessa risposta che avevo dato a lei, perciò gli ho detto di darmi tempo fino a domani perché per rispondere ad una domanda così importante dovevo pensare.
    Voi che rispondereste a un ragazzino di 13 anni che vi pone una domanda così? Io un'idea di quello che gli dirò me la sono già fatta e la risposta l'ho "studiata" per adattarla al personaggio però mi piacerebbe sapere che ne pensate voi!

  3.  

    Roberta, di ritorno dal mare adesso, dopo 13 ore ... non ce la faccio a risponderti, scusami :(

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    bella domanda...
    vivere pensando che un giorno si morirà nn è vivere.
    ahah nn mi viene in mente una cosa adatta da dire, oggi sn troppo nervoso
    notte

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    bella domanda davvero.. poi è più difficile rispondere a un ragazzino perchè non sono mai soddisfatti e hanno sempre una domanda nuova pronta a lasciarti a bocca aperta...
    però io direi che il fatto di morire forse riesce a farti apprezzare di più la vita.. il fatto che le persone se ne vanno un giorno ti induce ad amarle e apprezzarle di più.. io al solo pensiero che i miei genitori un giorno non saranno più qui mi viene da correre ad abbracciarli e chiedergli scusa per tutte le stupidate che faccio sempre..per metterla nei termini di un bambino, se tu avessi un cesto di caramelle infinito sul tavolo della cucina, e potessi prendere sempre quante caramelle vuoi, perderebbero gusto e sapore prima o poi, ti verrebbe la nausea.. le emozioni, le cose belle della vita non arrivano tutti i giorni facili, e spesso tante vite vengono spazzate via ingiustamente dalla morte, ci sono persone che sopravvivono e basta e non vivono la vita, che dicono voglio farla finita, che dicono che odiano tutti. Quando prenderai queste persone e le metterai sull'orlo di un burrone vedrai che si aggrapperanno a ogni piccolo sassolino pur di non cadere. Quindi la mia risposta è che morire serve a farci vivere davvero, a gioire delle piccole cose e ad amare le persone anche con la paura di perderle..poi è una questione ampia ci sono mille altri motivi e opinioni,,questa è la prima che mi viene..:face-smile:

  4.  

    Quello che dice G. è verissimo, ma aggiungerei le parole di Karen Blixen "la vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro". Il morire di qualcuno serve alla vita di altri, è una catena, fa pare della natura del mondo voluta da Dio. Ma abbiamo dentro noi un'anima che non morirà mai, che andrà in Paradiso a fare una vita migliore che non sulla terra, ma sopratutto la nostra anima vivrà nel cuore delle persone che ci hanno voluto bene, nei loro insegnamenti. Morire non è mai finire un capitolo, la nostra vita è una storia infinita che sarà tanto più letta quanto saremo stati noi in grado di farci apprezzare, sarà tanto più bella a seconda dell'amore che abbiamo messo per aiutare il prossimo. La mia mamma non è morta, vive in me, negli insegnamenti che indegnamente dono ai miei ragazzi. La morte del suo corpo è stato uno stimolo per far rinascere la mia anima.
    A cosa serve vivere se poi si muore? Serve a migliorare il mondo nel piccolo spazio che a noi viene riservato. Abbiamo un compito, una missione da svolgere e siamo chiamati a farlo bene dal nostro Creatore.

  5.  

    Addì 24 agosto 2012

    Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
    Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
    Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,45-51

  6.  

    Vieni e Vedi

    Tutti quanti siamo chiamati ad andare a vedere cosa succede fuori dal nostro mondo, dalla nostra realtà. Le notizie al telegiornale, le associazioni che operano nei vari campi di assistenza alle persone, la fame nel mondo, le guerre, le calamità naturali. Tutti sono richiami per la nostra anima, cuore, intelletto. Stimoli che quasi mai accogliamo. Nessuno di noi può, da solo, cambiare il mondo, ma ognuno di noi può dare un bicchier d’acqua a chi ha sete, un tozzo di pane a chi ha fame, una parola gentile a chi incontra per la strada, qualche minuto di compagnia a chi giace in ospedale, una lettera con poche righe a chi è in carcere. Quanti di voi alzano il sedere dalle proprie comode poltrone per andare a vedere la pena che c’è nel quartiere accanto al vostro? Alcuni sono chiamati con forza dal Signore, magari dopo tante richieste cadute nel vuoto. Così è accaduto a me. Fino a ventuno anni amavo la bella vita e poco mi preoccupavo di chi soffriva, o meglio me ne sarei anche preoccupato se avessi ascoltato i messaggi che arrivavano dall’esterno della mia sfera di cristallo ove mi ero comodamente rinchiuso. Esistevano le mie vacanze, la mia casa, la mia famiglia, il mio mangiare, le mie amicizie e non vedevo altro. Non era cattiveria o egoismo, era grande pigrizia, paura forse di vedere cose che preferivo rimanessero fuori dalla mia vita. Così è per molte persone, hanno il loro lavoro, la famiglia, le amicizie, le piccole comodità quotidiane ed allora perché andare altrove? Perché guardare in altre direzioni? Sono malati? Qualcuno li curerà. Sono in carcere? Peggio per loro. Sono bambini abusati? Ci pensino i servizi sociali. Ma dove pensate di andare ancora indossando i paraocchi e girandovi da tutte le parti pur di non guardare, pur di non vedere che ci sono realtà brutte per le quali basterebbe anche un’ora sola a settimana sottratta al parrucchiere, alla palestra, ad una cena con gli amici per dare gioia e speranza ad una persona, per sostenere un’associazione che si batte per i diritti di qualcuno, per … per dare un senso alla propria vita, un senso che sia quello di benessere agli altri, ma soprattutto a noi stessi.
    Quando il Signore ha chiamato in Paradiso la mia mamma, è come se mi avesse svegliato dal mio torpore con un fortissimo richiamo. Io sono di carattere duro e se Gesù non mi avesse scrollato con forza la polvere che negli anni avevo accumulato, probabilmente non sarei più riuscito ad andare verso gli altri. Ma voi non aspettate che il Signore gridi con forza il vostro nome per destarvi e camminare sulla strada che vi ha indicato. Non è detto che la via che vi siete scelti sia sbagliata, anzi per la maggior parte di voi è certamente un bel cammino di amore verso il coniuge, i figli, i parenti. Dio non vi chiede di cambiare le vostre scelte, di andare in missione o mettervi davanti ad un carro armato per evitare che uccida degli innocenti, vi chiede di prendere un sentiero che corre parallelo alla vostra vita e che vi porta a fare solo una piccolissima deviazione, durante la quale non perderete di vista i vostri cari, gli affetti, le abitudini e le comodità. In questo sentiero vedrete cose che non avete mai visto, le collocherete nel giusto spazio, le valuterete. Solo questo vi chiede Dio “vieni e vedi”. Certo è il primo passo per poi fare, ma vi chiede solo “vieni e vedi”.
    Ognuno si immagina le situazioni diverse da come sono nella realtà, le adatta alla propria mentalità, le valuta in base alle proprie esperienze, ma non si preoccupa mai di andare a toccarle con mano, a parlare con i personaggi che animano quelle storie, perché se lo facesse si accorgerebbe che la realtà è ben diversa dalle fantasie che ci siamo fatti.
    Ogni persona che incontro nel mio cammino, vuoi che sia virtuale su internet o reale, la invito a venirci a conoscere, a vedere la nostra realtà. Non chiedo nulla, desidero solo che le persone si rendano conto che esiste un mondo diverso dal loro, ove ci sono bambini e ragazzi che non hanno famiglia o dove ci sono problemi. Di centinaia e centinaia di persone che invito ogni anno, solo pochissimi varcano la soglia di casa, complici a volte la pigrizia, gli impegni, l’egoismo, non so e non sta a me giudicare, ma una cosa è certa, perdono una grande occasione, quella di poter vedere che l’idea che hanno di bambini che soffrono le pene dell’inferno oppure di ragazzi tremendi è completamente sbagliata. I nostri ragazzi sono solari, accoglienti, pieni di affetto verso chi viene a far loro visita anche solo per un’ora, educati e compiti, migliori di tanti altri di cosiddetta “buona famiglia”. Lo dico con l’orgoglio di un padre, supportato dalle testimonianze di coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarli. Si, la fortuna, perché chi viene a vedere torna a casa con una carica maggiore, si rende conto che aiutare un bambino, accoglierlo in casa, prenderlo in affido non è un sacrificio, ma una grande gioia. Si rende conto che se da soli non possiamo cambiare il mondo, possiamo però cambiare la vita già segnata di quel ragazzo. Da qui a fare qualcosa per il prossimo è tutt’altra cosa, ma questa è un’altra storia e sta a voi decidere se scriverla. Ma andare e vedere non vi costa nulla e se non lo farete avrete perso una grande occasione per crescere.

    Ieri era un giorno particolare per me, il giorno in cui raggiungevo l’età della mia mamma. Ho superato mia madre in “anzianità” e non è stata una bella sensazione. Questo per dirvi che anche dopo oltre ventisei anni si continua a soffrire, ma il grazie a Dio è grande perché mi ha dato l’opportunità di vedere un mondo diverso dal mio e di goderne per l’aiuto che posso portare a tanti bimbi. Il Signore ha un progetto per ciascuno di noi, non solo quale sia quello che ha riservato a me, ma so che ieri è stato il giorno “perfetto”, una giornata senza arrabbiature di rilievo, tutti al mare anche con amici esterni, una bella pescata, una giornata di sole, mare calmo e limpido come era da tanto che non si vedeva nella mia città. Come fosse stata una dolce carezza dall’alto che Gesù ha voluto darmi in questo giorno particolare.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    Beh io sono piu' sognatrice e mi piace pensare che ieri tua mamma ti abbia voluto regalare una giornata ideale per ricordarti che lei e' sempre li' a vegliare su di te.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    era il tuo compleanno ieri?
    io ho superato da un po' l'età di mamma! e ogni compleanno per me è un giorno triste.. perchè mentre io nascevo, lei moriva.
    Mi piacerebbe se anche lei mi facesse capire che non mi odia per questo.

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    Per quanto riguarda il vangelo di oggi, credo che viviamo in una societa' dove tutti si corre, per arrivare poi dove non sappiamo, ma si deve correre perche' cosi' e' il circolo vizioso di cui facciamo parte. E questo ci rende pigri verso tutto quello che non rientra nella nostra sfera personale. E senza che ce ne rendiamo conto questa pigrizia si trasformera' in egoismo. Quante volte ci fa fatica fare una telefonata ad una persona perche' abbiamo da fare senza considerare che forse all' altra farebbe piacere, figuriamoci fare volontariato dove devi anche muoverti fisicamente. Credo che dovremmo imparare a correre meno e capire di piu' quali sono le vere priorita' della vita.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime24 Aug 2012
     

    Tua madre ti amava sicuramente, perchè ti ha portato in grembo e ha deciso di farti nascere, e questo è l'atto di amore più bello che una madre possa fare per il proprio figlio.
    Il secondo atto d'amore l'ha fatto sacrificando la sua vita per la tua, anche se lei sicuramente avrebbe voluto vederti nascere e crescere. Ma in cuor suo penso che sapesse che era meglio così, la sua vita per la tua...perciò come potrebbe mai odiarti?

  7.  

    Addì 25 agosto 2012

    Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
    «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
    Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
    amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
    e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
    E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
    E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
    Il più grande tra voi sia vostro servo;
    chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

    Matteo 23,1-12

  8.  

    Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

    Gli insegnamenti di Gesù a volte sono molto difficili da capire perché la nostra natura umana grida forte di andare nella direzione opposta. L’umiltà è uno di questi. Chi fa bene vuole essere gratificato, chi lavora tanto vuole essere pagato tanto, chi dona qualcosa ad altri vuole un ritorno. All’uomo piace essere osannato, considerato un grande, visto come un maestro che insegna. Il Signore ci dice invece che ai Suoi occhi il più grande deve farsi piccolo, deve essere servo dei suoi fratelli minori ed in quel caso riceverà la ricompensa da parte di Dio. Altro aspetto umano con il quale dobbiamo fare i conti è che vogliamo tutto e subito, non crediamo ad un investimento a lunga scadenza, pretendiamo di avere un ritorno alle nostre azioni il prima possibile, anzi spesso facciamo qualcosa solo per avere una gratificazione immediata.
    Non è facile seguire Gesù, specie quando parla di umiltà e di attesa. Eppure abbiamo tanti esempi nella nostra vita che ci fanno capire quanto sia bello donare senza pretendere un ritorno, ed è proprio in questi casi che il Signore non si fa attendere e premia la nostra Fede in Lui.
    Accogliere un bambino in affidamento nella propria casa è certamente un bene per il bimbo che esce da una brutta situazione familiare, ma entro breve ogni famiglia affidataria si accorge di quanto amore quel ragazzino ha portato in quella casa. Sono bambini che non hanno ricevuto affetto da quando sono nati, spesso sono stati picchiati, violentati, emarginati, ed hanno una gran voglia di amare e di essere amati. Capiscono il valore delle cose, apprezzano un abbraccio, non danno per scontato nulla e sanno ringraziare con un sorriso per ogni cosa che ricevono. Ma l’uomo è stolto e vede solo la punta del proprio naso, pensa che accogliere un bambino in affidamento sia solo aumentare i problemi da risolvere, dover fronteggiare dei genitori arrabbiati, avere a che fare con i servizi sociali, dividere lo spazio in casa, arrabbiarsi per insegnare le regole più elementari. Ma è ben altro, è investire in una vita, donare il proprio tempo con amore e pazienza per far crescer una pianta che il vivaio aveva già destinato alla distruzione. Chi fa affidamento si sente spesso criticare, ma non capisce la gioia che questi ragazzi danno.
    L’umiltà è spesso propria di chi è un po’ incosciente ed inconsapevole e va a braccetto con la fiducia. Quando morì la mia mamma, mi venne istintivo ringraziare Dio perché se anche io stavo soffrendo ero certo che quella era la volontà di Dio. Non sapevo quale fosse il Suo progetto, ma mi affidai a Lui, non per bravura o per umiltà, ma per incoscienza. Mi buttai senza paracadute verso Colui nel quale credevo, mi venne naturale mettere in pratica gli insegnamenti che Dio mi aveva dato attraverso mia madre. Non per umiltà certamente, ma forse perché il Signore era per me l’unico appiglio cui aggrapparmi per non affogare, ma ebbi fiducia in Lui e quando mi indicò la strada non esitai. Non mi aspettavo nulla, desideravo solo non pensare al dolore, volevo colmare un grandissimo vuoto con altro per non soffrire. All’inizio cercavo solo questo, il mio bene, la non sofferenza, lenire un dolore con radici profonde che aveva scombussolato il mio animo, ma non trovavo pace. Pretendevo dagli altri una considerazione per gli sforzi che facevo, ero convinto che persino i bambini che aiutavo dovessero comportarsi in un certo modo per gratitudine verso chi li stava aiutando ad uscire dalla polvere. Più cercavo la mia gratificazione e più stavo male, arrabbiato con il mondo che, secondo me, non mi dava abbastanza.
    Pian piano ho cominciato a capire che non avrei ricevuto nemmeno l’uno per cento di ciò che pensavo mi spettasse. Non mi arresi e cercai di cambiare la mia visione del mondo, provai a donare senza volere nulla in cambio e mi accorsi che le gratificazioni che volevo erano cose materiali, riconoscimenti dalle istituzioni, premi dai privati, solidarietà dalla gente. Cominciai così a ringraziare per ogni piccola cosa che mi veniva donata, a non pretendere, ad avere pazienza, ad amare chi rubava e non seguiva i miei insegnamenti. Ed allora le cose cambiarono. Da allora ogni sorriso è più di una montagna d’oro, una pacca sulla spalla ha il sapore di una vittoria, un’ora donata ai nostri ragazzi è un gesto d’amore impresso a fuoco nel mio cuore. Il Signore mi ha chiesto di donare la mia vita ai ragazzi, ho avuto fiducia in Lui e l’ho seguito, ma chi ci ha guadagnato più di tutti sono io perché ho ricevuto molto, molto di più di quanto non mi meritassi.
    Quando vedo un bambino che viene maltrattato, sgridato con forza, anche quando ha torto, è la volta che lo amo ancora di più perché mi immedesimo in lui, penso che il Signore ha con me tanta pazienza e perdona le mie mancanze ed i miei errori quotidiani e noi abbiamo il dovere, davanti a Dio, di volergli ancora più bene. E’ facile amare chi non sbaglia, chi si alza ogni mattina e fa il proprio dovere, rispetta le regole, compie ogni azione senza sbagliare, non ruba, dialoga apertamente di ogni cosa. Il difficile è amare il bambino che sbaglia nonostante gli sia stata detta mille volte la stessa cosa. E’ qui che il Signore ci chiede di essere umili, di non arrabbiarsi davanti ad una cosa che non va, di non dire parole offensive o ripudiarlo augurandogli il male o ipotizzando per lui soluzioni drastiche e prive di amore. Umiltà è anche lasciarsi amare, accettare le critiche che ci vengono mosse, non pensare di avere sempre ragione e che l’altro ci dica qualcosa perché non capisce solo perché vede la situazione con occhi diversi. Umiltà è anche accettare gli errori di chi cammina affianco a te, umiltà è insistere con amore e pazienza nel dire le cose perché è la goccia d’acqua che scava la roccia, non un fiume che straripa e fa solo danni verso tutti coloro che sono nel suo raggio d’azione. Ci vuole umiltà per capire l’errore di un proprio comportamento sbagliato, ci vuole Fede in Dio e fiducia nell’uomo per cambiare ed ascoltare le critiche che ci vengono rivolte da chi ci ama e soprattutto dal Signore tramite il Vangelo.
    Ho avuto una grande fortuna nella vita, quella di avere accanto a me una ragazza che con grande amore e tanta pazienza criticava certi miei comportamenti. In certi momenti di forte nervosismo attirava su di sé la mia rabbia contro il mondo e sarebbe stato naturale mandarmi al diavolo, ma non lo ha mai fatto e se oggi sono un uomo che ama i ragazzi più della sua stessa vita, disponibile al dialogo anche con chi la pensa diversamente da me, paziente verso chi mi pesta i piedi e pronto al perdono verso ogni errore fatto dai miei ragazzi lo devo a lei.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime26 Aug 2012
     

    wow che bella dichiarazione d'amore
    e che bello che esista ancora questo amore!

  9.  

    Addì 26 agosto 2012

    Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
    Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
    E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
    E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
    Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
    E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
    Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
    Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
    Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
    noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»

    Giovanni 6,60-69

  10.  

    Forse anche voi volete andarvene?

    Molte persone dicono di avere Fede in Dio, ma al momento in cui sono messi alla prova si tirano indietro perché la loro non è Fiducia totale, ma solo perché così sono stati educati, oppure per opportunismo e quindi prendono gli aspetti che gli fanno comodo ed altri li tralasciano.
    E’ come essere in una grande famiglia, ci sono cose che piacciono ed altre che piacciono meno, regole da rispettare, dialoghi da coltivare, richieste da fare e battaglie da combattere. Ci sono momenti più facile, ed altri più difficili da affrontare. Alla base però ci deve essere la fiducia negli altri membri della famiglia. Fiducia non vuol dire prendere per oro colato ciò che ci viene detto, ma cercare di capire il perché delle cose, dialogare, a volte anche litigare, ma alla fine accettare anche un no, fare proprio un consiglio anche se non lo condividiamo, prendere una brontolata come un momento di crescita e di analisi di sé stessi alla luce delle parole dette da chi ci vuole bene. Se non c’è la voglia di dialogo, se si tiene il broncio quando le cose non vanno come vorremmo, se ogni regola è vista come una limitazione alla propria libertà significa che sotto sotto non c’è quella fiducia che è alla base di qualunque rapporto umano, a maggior ragione in una famiglia. Se non si ha il coraggio di chiedere scusa oppure di trovare il modo di capire o di esprimere le proprie idee, se si rinuncia per il quieto vivere e si vive tutto con superficialità senza fare un programma di vita, vuol dire che ci si sente fuori da quel contesto.
    Così è per la Fede. Molti dicono di credere, ma poi non è vero perché non hanno fiducia in Dio, non si lasciano guidare, non accettano un no, cominciano con il non fare più la comunione, per poi restare fuori dalla Chiesa e pian piano si allontanano da Lui.
    Stupidi. Perdere l’unico conforto che ci è concesso, un supporto che non verrà mai meno. Un marito, una moglie prima o poi moriranno, le malattie oggigiorno incombono, il lavoro si perde con la facilità di una folta di vento, ed allora da chi andremo? Tutti abbiamo bisogno di avere vicino persone che ci vogliono bene, ma il Signore è l’Amico Fedele che mai ci tradirà. Le Sue parole però a volte sono dure, ci dice cosa dobbiamo fare e spesso non ci piace: non smettere di studiare, non tradire tua moglie o tuo marito, non rubare, non picchiare. E’ più facile allora allontanarsi da Lui, tapparsi le orecchie, non entrare in Chiesa, non farLo entrare nel nostro cuore così da non sentire le Sue critiche, i Suoi consigli e poter essere liberi di fare ciò che vogliamo. Non fanno forse così tanti figli che non ascoltano i consigli dei genitori? Cercano in giro finché non trovano qualcuno che dia loro ragione e, se non lo trovano, non hanno nemmeno l’umiltà di dire “e se mi stessi sbagliando”.
    Brutta cosa la superbia di pensare di essere sempre nel giusto. Brutta cosa l’incapacità di guardarsi dentro. Brutta cosa il non cercare il dialogo a qualunque costo. Brutta cosa l’abbandonare una strada a favore di una vita più semplice.
    Chi si comporta così, chi esclude dalla propria vita il Signore o i genitori è stolto perché non si accorge che mette da parte gli unici che gli vogliono bene e che possono darti il consiglio giusto. Si accomodino pure costoro, rinuncino pure a Dio perché ha parole troppe dure, ma il giorno che avranno bisogno di Lui, quando avranno un problema che non sapranno risolvere, un tumore scoperto al proprio figlio e senza speranza di salvezza, dove andranno, verso chi guarderanno per avere un aiuto? Ma la di là di questo, come si fa a vivere una vita senza amore? Pensate davvero che l’amore di altri possa bastarvi? Alzi la mano chi non ha mai litigato con il proprio partner. I matrimoni che durano sono purtroppo pochi, portarli avanti non è cosa facile, e l’amore di Dio, sentirlo presente è un’arma in più per camminare con gioia nei sentieri della vita.

  11.  

    Addì 27 agosto 2012

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci.
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
    Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati.
    Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro?
    E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.
    Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta?
    Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra;
    e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita.
    E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso

    Matteo 23,13-22

  12.  

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini

    Quante persone che hanno un minimo di potere su qualcuno, siano essi politici, religiosi di qualunque credo, educatori, professori e persino gli stessi genitori lo esercitano in maniera indegna. Dietro alla giusta necessità di regole si impongono gioghi che ledono la libertà dell’individuo. Va bene dare una direzione, altrimenti che guide saremmo, ma non è giusto obbligare a scelte personali. Purtroppo il confine è molto labile ed è pertanto facile cadere in errore. Io per primo con i miei ragazzi mi interrogo costantemente se alcune regole sono giuste, se certe imposizioni hanno ragione di esistere. Non è facile capire. Ti interfacci con altri e vedi che qualcuno la pensa come te ed altri no, e sei al punto di partenza. Allora guardi ai risultati e vedi che in un caso come nell’altro ci sono comportamenti corretti ed altri scorretti. Così cerchi di capire quale sia la cosa migliore da fare nel contesto in cui si vive e prendi una decisione, ma la riprova empirica deve poi essere alla base di ogni valutazione successiva, insieme alle critiche di persone che conoscono il tuo contesto di vita. Nei 26 anni trascorsi ad oggi con i ragazzi in affidamento ho cambiato molto del mio modo di pensare, l’interazione con loro, le regole. Ho sempre cercato, e spero di esserci riuscito, di non imporre le mie idee, ma è naturale che le ho sempre espresse e quasi sempre i ragazzi mi sono venuti dietro. Non ho così mai imposto loro di frequentare la chiesa, di credere in Dio, di pregare, ma ho cercato sin dall’inizio di far capire loro l’importanza del Signore nella nostra vita, di farlo conoscere attraverso il Vangelo, con l’incontro con le persone che potessero parlar loro di Gesù non solo a parole ma con la loro stessa esistenza. Sono stati liberi, e lo sono ogni giorno, di decidere cosa fare, se entrare in chiesa o meno, se pregare oppure no, se leggere il Vangelo o lasciarlo nel cassetto, se partecipare alle riunioni ove si parla di valori e di principi. Tra i miei ragazzi c’è chi crede profondamente, chi all’acqua di rose e chi non crede e viene in chiesa perché in qualche modo si sente obbligato visto che tutti vanno, o forse perché non hanno il coraggio di esprimere una propria opinione, magari per mancanza di vere motivazioni oppure per timore di deludere o per l’incapacità a confrontarsi su certi argomenti.
    Mi sento talvolta come avessi imposto loro la mia Fede, ma come fare perché ciò non accada? Come fare per lasciarli liberi veramente? Ritengo che sia cosa assai difficile perché quando si è calati in una famiglia che va in chiesa viene spontaneo andare in chiesa, così se si è in una famiglia di atei è difficile che ad un bambino venga la voglia di andare a pregare un Dio che forse nemmeno conosce.
    Penso che lasciare libero il proprio figlio sia ben altro che dirgli “sei libero di fare cosa vuoi”. La libertà passa attraverso la conoscenza poiché un ragazzo non sarà mai autonomo nelle sue decisioni fin tanto che non avrà visto e toccato con mano le alternative possibili. Come è possibile che un ragazzo possa veramente scegliere se seguire gli insegnamenti di Gesù se nessuno si è mai adoperato di farglieLo conoscere? Se un genitore è ateo è difficile che possa spiegare al figlio i misteri della Fede e la bellezza del messaggio del Signore, ma dovrebbe dargli l’opportunità e creare le condizioni affinché il bimbo possa conoscere ed imparare il Vangelo, e solo allora sarà libero di decidere.
    Bene ha fatto una coppia di nostri carissimi amici a inserire la figlia presso di noi per una vacanza estiva e lasciare che la bimba si avvicinasse a Dio senza preclusioni. Dal canto nostro l’abbiamo lasciata libera di partecipare alle riunioni serali, che partono dal Vangelo del giorno, e lei pian piano si è interessata sempre più riscoprendo certi valori dai quali si era allontanata, ritornando a pregare, leggere il Vangelo e andare alla Messa, in completa autonomia dai genitori che, bravissimi, l’hanno lasciata libera di fare pur avendo idee diverse su taluni aspetti.
    Ma fa un grave errore chi obbliga il figlio a non frequentare la chiesa, a brontolarlo se legge il Vangelo, a portarlo con forza fuori da un contesto di Fede. Così come sbagliano taluni sacerdoti puntando il dito su certe persone perché non la pensano in maniera identica a loro, giudicandole e condannandole. Di fatto ottengono spesso il risultato che costoro si allontanano dalla chiesa per dissapori e perpetrano i loro errori perché nessuno li ha presi ed educati con amore e pazienza come Gesù ci ha insegnato.

  13.  

    Addì 28 agosto 2012

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
    Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!

    Matteo 23,23-26

  14.  

    Pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto

    Apparire oggi sembra essere diventata l’essenza del nostro vivere. Si è accettati se si indossa un bell’abito, se si è pettinati alla moda, se abbiamo l’ultimo modello di macchina, se le nostre scarpe sono all’ultimo grido, se doniamo a tutti grandi sorrisi.
    Al mercato scegliamo i pomodori più rossi, quelli più tondi, grossi e perfetti. Nella scelta delle persone con cui uscire cerchiamo coloro che come noi fanno mille salamelecchi e non importa se sono privi di sostanza.
    Apparire. Solo questo conta ed è ciò che i ragazzi stanno imparando. E’ giusto tenersi, vestirsi bene, ma a tutto c’è un limite. Quando si ha timore di dire la propria opinione per non suscitare le ire del nostro interlocutore, quando una camicia o una pettinatura valgono più dello scherzare, quando si cura il proprio aspetto più della propria anima, quando si fa vedere di essere bravi ragazzi e magari si ruba, quando si fanno grandi sorrisi ad una persona mentre si parla male di lui o si trama alle sue spalle è ipocrisia, falsità. Si pulisce bene l’esterno del bicchiere che tutti vedono, ma si lascia sporco l’interno, si pulisce la nostra facciata, ma dentro siamo sporchi con cattivi pensieri e propositi.
    I ragazzi che vanno in affidamento hanno dovuto lottare duramente per non affogare, hanno dovuto imparare a fare buon viso a cattivo gioco, ingoiare ogni sorta di cattiveria senza poterla denunciare, ed è per questo che l’affidamento è così importante, perché si deve spezzare una catena, si deve impedire che questi ragazzi continuino una vita di falsità ed a loro volta la insegnino ai figli. Facile non è davvero perché hanno radicato dentro sé queste brutte abitudini, ma è estremamente necessario se vogliamo che la nostra società migliori. La falsità non è propria di ragazzi che hanno avuto problemi, ma è dilagante anche tra coloro che sono considerati di “buona famiglia”. E’ un mal costume talmente radicato che ormai sembra essere l’unica cosa che conta: apparire.
    Il seme dell’onestà, della trasparenza, della sincerità è però in mezzo a noi, è dentro di noi e dobbiamo farlo emergere, dobbiamo coltivare le piccole piantine perché un domani siano un bellissimo bosco e sconfiggano le erbacce nate dall’ipocrisia. Si, erbacce, altro non sono. Come sarà il rapporto tra due coniugi fondato solo sulla bellezza o sull’apparenza? Non crescerà e seccherà alle prime difficoltà, ed il grande numero di separazioni e divorzi lo conferma. Un rapporto, di qualunque natura, basato sul dialogo aperto anche a costo della lite, su valori e principi che rendono la pianta ancorata saldamente al terreno fa sì che l’unione tra due persone duri per sempre.
    Ai miei ragazzi insegno sempre ad essere onesti, a dire come la pensano, a rischiare di rovinare un rapporto pur di essere franchi perché è così che lo metteranno alla prova. Ho litigato tante volte nella mia vita, ma i veri amici mi sono sempre accanto pronti a scusare le mie intemperanze e a criticare le mie idee sbagliate. Nell’adolescenza organizzavo in casa mia, con il benestare dei miei genitori, grandi feste con sessanta, ottanta persone. Quanti amici avevo, come ero contento. Al momento in cui morì mia madre mi ritrovai solo, quasi nessuno di quei ragazzi era disponibile al dialogo, a dare una parola di conforto, a donare un sorriso a chi per anni li aveva accolti in casa credendoli amici.
    Ricordate il film “la storia infinita”? Il nulla stava prendendo il sopravvento sui sogni, il bene stava soccombendo dinanzi al dilagare del male, ma è bastato che un ragazzino credesse ancora ai sogni per farli rivivere e sconfiggere il nulla. Il bene è talmente forte che basta una briciola per annientare il male anche se ha le sembianze di una montagna. Chi non è falso non si scoraggi, abbia il coraggio di dire la propria idea, di farsi il segno della croce se crede in Dio, di criticare le cattive abitudini ovunque gli sia possibile. Ogni piccolo gesto buono richiamerà l’attenzione del nostro prossimo e potrà essere per lui di stimolo per emergere, per prendere coraggio e sconfiggere l’ipocrisia che sta prendendo il sopravvento in molte persone. Un piccolo gesto può cambiare il mondo. Sporchiamoci le mani per pulire la faccia di chi soffre, prendiamo un bambino in affido anche se saremo criticati, diciamo al professore che non faccia politica a scuola, discutiamo con il genitore che bestemmia. Nessuno è troppo grande o troppo potente per non essere criticato, non soccombiamo all’ipocrisia e alla falsità.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime28 Aug 2012
     

    Vorrei condividere con voi un passaggio estratto dal libro "Ero straniero e mi avete accolto" di Enzo Bianchi:

    "Nel grande giorno del giudizio finale, quando il Figlio dell'Uomo, il Signore Gesù Cristo, verrà nella gloria (cfr. Mt 25,31) quelli che nella loro vita avranno praticato l'ospitalità e l'accoglienza dello straniero, del viandante, del pellegrino - siano essi credenti o non credenti, cristiani o non cristiani - riceveranno l'invito a partecipare al regno di Dio e saranno chiamati "benedetti del Padre" (Mt 25,34). E non solo: essi scopriranno che ogni volta che hanno ospitato un uomo, chiunque egli fosse, hanno ospitato Cristo stesso (cfr. Mt 25,35.40); accogliendo un uomo visibile, hanno accolto il Dio invisibile (cfr. IGv 4,20-21)

    Ciao, Sandro.

  15.  

    Addì 29 agosto 2012

    Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.
    Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
    Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,
    perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
    Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
    Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
    E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
    La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
    Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
    Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
    Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
    La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
    I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro

    Marco 6,17-29

  16.  

    Anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri

    L’atteggiamento di chi ascolta è sempre positivo. Ascoltare per meditare e riflettere è sempre cosa buona. Il mettere in pratica ciò che ci viene detto è però ben altra cosa.
    Quando qualcuno ci dice che sbagliamo a fare qualcosa, solitamente ci arrabbiamo perché prendiamo l’appunto come un giudizio non solo al nostro operato, ma alla nostra persona. Restare perplessi se ci viene detto che sarebbe giusto fare una determinata cosa in altro modo è normale, ma non per questo dobbiamo sentirci giudicati. Se una persona che stimo, che so amica, che mi vuole bene mi esprime un suo dubbio su un mio atteggiamento o comportamento, non mi sento giudicato, ma cerco di riflettere su quello che mi ha detto, anche se ciò che mi ha espresso dovesse essere lontano mille miglia dal mio modo di pensare.
    Abbiamo il dovere di criticare le azioni sbagliate, non solo nei confronti dei ragazzi, sui quali abbiamo un potere maggiore, ma anche verso gli amici, il partner e persino chi in qualche modo ha un potere su di noi, sia esso il datore di lavoro, i genitori o i politici.
    Giovanni con pacatezza e moderazione ha avuto il coraggio di dire ad Erode ciò che stava sbagliando, attirandosi le ire di molti, ma non per questo rinunciando ad esprimere il proprio parere con determinazione, anche a costo della propria vita.
    Erode, dal canto suo, si è rivelato attento alle critiche, ma purtroppo debole nel non voler cambiare e soprattutto incapace di contrastare chi voleva il male di Giovanni.
    Chi vogliamo essere noi? Giovanni, Erode, Erodiade oppure uno che ascolta le critiche, ci riflette e cerca di cambiare?
    La critica, il rimprovero, il biasimo non fanno mai piacere. Sono sempre una coltellata che si riceve, specie se a farle sono persone alle quali vogliamo bene, anzi, ci fanno ancora più male. Ma dobbiamo capire che se ci criticano non è per danneggiarci, ma solo per farci capire un altro punto di vista, che potrebbe anche non essere condiviso, ma sicuramente motivo di dialogo e di crescita per entrambi.
    Mettersi in una situazione di contrasto, mantenere le proprie posizioni senza valutare le opzioni che ci vengono proposte, arrabbiarsi, sentirsi giudicati sono atteggiamenti di chiusura verso l’altro che portano a scontri inutili che fanno solo danno ad entrambi, impedendo la crescita dell’individuo e del rapporto, sia esso con i figli, tra coniugi o con gli amici.
    La debolezza di ognuno di noi ci porta spesso a erigere muri dentro i quali ci barrichiamo, ed ogni tentativo da parte di altri di entrare nel nostro bastione lo consideriamo un attacco da respingere a qualunque costo. Quando ci facciamo l’idea che una cosa sia giusta, per principio non ammettiamo che qualcuno ci dica che sia sbagliata, eppure sarebbe tanto costruttivo capire il punto di vista dell’altro in una posizione di ascolto e di valutazione, seppur esprimendo tutte le perplessità, magari dopo averci dormito una notte sopra.
    Camminare insieme non vuol dire che si debba fare come la pensa uno dei due, significa che se non troviamo un accordo dovremmo almeno fare le cose una volta in un modo, ed una volta in un altro. Laddove uno dei due prende il sopravvento significa che manca il dialogo, significa che uno deve subire e soffrire per poi trovarsi magari a scontrarsi continuamente per piccole cose.
    Capita che ai ragazzi si insegnino delle cose, si discuta con loro di valori e principi, si spieghi il perché di certe regole, si accetti il loro contraddittorio, si trovino spesso dei punti in comune facendo loro delle concessioni. Una volta però stabilito un valore o una regola da seguire, i ragazzi spesso cercano di eluderla facendo delle cose di nascosto o eseguendo male i loro compiti o doveri, come lo studiare. E’ qui il difficile di essere genitori perché si deve trovare la via giusta per far loro capire non tanto la validità della regola, quanto la necessità di prendersi la responsabilità di fare la cosa giusta anche quando non ci sono “guardiani” a controllare il loro operato. Man mano che il ragazzo si adeguerà, dopo averle capite, alle regole del vivere in famiglia e nella società, aumenterà la fiducia in lui da parte di coloro che incontrano sul proprio cammino. Se, di contro, cercherà sempre di fare la cosa che più gli piace o che gli fa comodo, mettendo da parte i propri doveri, nascondendo certe azioni con bugie e falsità si troverà prima o poi in un vicolo cieco, solo, senza nessuno che gli dia fiducia e che gli voglia bene.
    La cosa negativa dei ragazzi è quella di sentirsi uomini e donne arrivati, di sapere cosa sia giusto e cosa no, di pensare che qualunque cosa venga detta loro sia un affronto per il quale offendersi, ma non capiscono che il mondo reale non è quello che vedono con gli occhi della gioventù, è ben altro. Nella vita di un adulto ci sono responsabilità che non possono essere aggirate: se al lavoro ti comporti male sei licenziato, se rubi vai in prigione, se stai tutto il giorno a dormire la tua casa va in rovina e non hai niente da mangiare. Diventare adulti è per i ragazzi solo la libertà di fare ciò che vogliono, uscire di casa è visto come una liberazione, ma senza avere gli strumenti giusti è come voler andare a riparare un’auto senza avere chiavi inglesi e cacciaviti.
    Crescere è fatica, tanto per un ragazzo quanto per un bambino, ma è necessario per vivere in pace con gli altri e con sé stessi. Non pensate alle critiche come delle coltellate, ma come il parere di un medico che vuole aiutarvi a capire quale sia la fonte di un certo malessere, che sia vostro o di altri, che fa star male la famiglia in cui si vive.

  17.  

    Addì 30 agosto 2012

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
    Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
    Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
    Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?
    Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!
    In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.
    Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,
    e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,
    arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,
    lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti

    Matteo 24,42-51

  18.  

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà

    Nella vita piace a tutti avere delle sicurezze. La moglie o il marito fedeli, i figli bravi a scuola, un conto in banca tale da poter affrontare qualsiasi evenienza, una casa di proprietà.
    Non é certo cosa sbagliata, ma le sicurezze ci fanno stare comodamente seduti in poltrona, non allertano i nostri sensi, non ci stimolano a crescere.
    Molti rifiutano di accogliere un bambino in affidamento proprio per la paura che un giorno possa rientrare nella propria famiglia. Lo spirito dell'affido é quello di mettere il bambino in una situazione di sicurezza allorquando nella casa dei genitori ci siano problemi piuttosto gravi, e di restituirlo al papà e alla mamma non appena si siano risolte le problematiche che lo hanno generato, anche se spesso questo non accade ed il bambino resta per sempre con gli affidatari. L'insicurezza che ne deriva, che tanto fa paura a tantissime persone impedendo loro di salvare una vita, non deve essere vista come un ostacolo, bensì come un punto di forza perché tiene vivo ogni sentimento, tiene in carica i nostri sensi, ci fa mettere continuamente in discussione, ci insegna che dobbiamo fare presto a dargli tutto ciò che possiamo a partire da una buona educazione perché presto potrebbe rientrare nel mondo dal quale è venuto.
    Così è con Dio, che ci piaccia o meno. Siamo tutti in affidamento a questa vita. Oggi ci siamo e domani non lo sappiamo. Quante persone vivono una vita spensierata, poi un giorno accusano un lieve dolorino e, ad analisi fatte, c'è la sentenza di morte. Come cambia la vita per lui e per i suoi cari. Bello o brutto che sia, è così e non possiamo farci nulla, dobbiamo conviverci. Tutto va preso nel migliore dei modi, bisogna trovare il lato positivo in ogni cosa che accade, anche nell'arrivo di un tumore che magari potrà salvarci l'anima.
    Il Signore ci invita a renderci conto di questo aspetto della nostra natura umana, ci invita ad essere sempre vigili, a indossare il vestito buono in ogni occasione perché non sai mai quando ne avrai bisogno, quando sarà il tuo momento.
    Troppi ragazzi pensano di aver raggiunto la sicurezza, la tranquillità, eppure ogni giorno si sente parlare di terremoti, diluvi, di malattie che lasciano orfani tanti bambini, di abbandoni e separazioni. Oggi uno si sente tranquillo di poter fare mille cose, ma non investe nel futuro, si da alla bella vita, vive di bugie, ruba, non fa il proprio dovere. Oggi che ne ha la possibilità non ne approfitta. E se domani non potesse stare più in quella casa, con quella famiglia? Quanto rimpiangerà di non aver costruito una casa fatta di mattoni legati all'esperienza, alla cultura, all'educazione, al rispetto per gli altri. Imparare oggi è certamente fatica, rispettare le regole è dura, ma domani é un altro giorno e se oggi c'è il sole, domani potrebbe piovere a dirotto. Mia mamma diceva sempre "non fare domani ciò che potrebbe esser fatto oggi" perché oggi hai l'opportunità di fare, ma domani non puoi saperlo.
    I ragazzi che ho in affidamento stanno crescendo velocemente, sette su dieci hanno già compiuto diciotto anni o li compiranno entro la fine dell'anno, qualcuno li ha già superati da un pezzo. Sono bravi ragazzi, ma ultimamente non stanno investendo nel loro futuro, pensano a divertirsi, non studiano, contravvengono alle regole. Nell'adolescenza questo è normale. Un figlio che ha un papà ed una mamma hanno spesso le spalle coperte, un eredità che prima o poi arriverà, una tranquillità economica almeno fino a quando non inizieranno a lavorare. Anche loro comunque devono investire nel loro futuro studiando per poi un giorno poter lavorare perché le sicurezze possono finire da un momento all'altro anche per loro. Ai miei ragazzi ripeto spesso che l'averli accolti, aver donato loro tutta la nostra vita, una casa e tante sicurezze non li mette al riparo dalle intemperie. Non abbiamo un'eredità da lasciar loro se non per quelli, per ora nessuno, che un domani volessero portare avanti la nostra missione di aiuto ai bambini. Devono oggi costruire qualcosa, progettare un futuro, studiare o imparare un mestiere, capire che non possono vivere alla giornata usando tutte le risorse a loro disposizione, la favola della formica e della cicala è emblematica. Oggi devono imparare come è la vita, allenarsi per entrare in gioco nel mondo degli adulti a testa alta, domani potrebbero non averne la possibilità.
    Proprio ieri sera sono stato molto duro con loro. Gli ho spiegato con molta calma che ci sono tanti bambini fuori della porta che aspettano di entrare e lasciarsi alle spalle una vita di abusi e di violenze. La nostra scelta è stata per loro, ma oggi sono grandi e noi li seguiremo volentieri ma devono anche loro mettere impegno per crescere. Se non faranno nulla per maturare, se continueranno a non studiare, a dire bugie, a evitare le regole, a non rispettare i loro impegni, a non voler pensare seriamente alla loro vita futura saranno come un albero che non da frutto e dovranno lasciare il posto a bambini più piccoli che sono meno in grado di loro di difendersi.
    In molti paesi del terzo mondo le strutture che accolgono i ragazzi li tengono solitamente fino ai quattordici anni perché tantissimi sono i bambini, anche appena nati, da sottrarre alla fame e alle violenze. A quattordici anni si hanno già un po' di strumenti per difendersi. Lo so che è cinico, ma se ho risorse per aiutare dieci bambini li aiuto finché posso, ma quando vedo che potrebbero camminare con le loro gambe, o quando non vogliono più imparare da noi ho il dovere di farli uscire dal nido anche se non vogliono per potermi prender cura di altri pulcini implumi.
    Vivere di bugie, sotterfugi, furtarelli, non fare il proprio dovere, non studiare vuol dire non aver voglia di vivere una vita onesta e se a tredici, quattordici o quindici anni si può (mal) sopportare, quando arrivano ad averne diciotto o venti o addirittura ventiquattro non si può pensare di lasciargli fare tutto quello che vogliono senza costruire nulla per sé o per gli altri.
    L'incertezza nel futuro che nella serata di ieri ho cercato di incutergli non è una punizione, ma un dono perché spero li stimoli abbastanza da farli camminare sulla retta via. Confido in Dio e nelle vostre preghiere
    Devo dire però che sono un aiuto per l'Associazione e quindi per altri bimbi che potremmo accogliere in altre case o nel progetto del diurno, un aiuto che è tanto più forte quanto migliore è il comportamento che tengono.

  19.  

    Addì 31 agosto 2012

    Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
    le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;
    le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    Matteo 25,1-13

  20.  

    Ecco lo sposo, andategli incontro

    Nella vita spesso veniamo chiamati per andare incontro allo sposo. Non c'è niente di troppo grande che non possiamo fare, né di troppo piccolo che non siamo tenuti ad eseguire. Lo sposo è il nostro prossimo. Che si creda o meno, aiutare chi ha bisogno è andare incontro all'Uomo, è migliorare il nostro mondo, elevarci personalmente. Chi ha Fede vede Dio nel prossimo ed il grido "andategli incontro" ha doppio valore, è andare verso Dio e verso l'Uomo.
    Purtroppo oggi si rimane sordi a questo richiamo, si fa spesso finta di non sentire, si considerano certe cose inutili e certe altre troppo difficili, o con impegno troppo grande, oppure che solo altri possono fare. Scuse. Soltanto scuse per non rimboccarsi le maniche, scuse per non sporcarsi le mani, scuse per non soffrire, scuse per avere più tempo per divertirsi.
    Ora ditemi, se vostro figlio o una persona a voi cara fosse in pericolo di vita, stesse soffrendo le pene dell'inferno non vi fareste in quattro per aiutarla, persino dare un proprio organo o la vita per lui?
    Allora non è vero che ci sono cose troppo grandi, tutto si può fare, basta volerlo e organizzarsi.
    Eppure ci sono migliaia di bambini che soffrono, che muoiono di fame, che sono in situazioni di grande disagio. Ma chi se ne importa, mica sono figli miei. Ci penseranno i servizi sociali a loro, per me è un impegno troppo gravoso. Ma figurati se mi prendo il figlio di un altro in casa, ma pensa te se devo crearmi problemi. Per cosa poi? Per evitare che un bimbo muoia di fame, o che non lo violentino?
    Ma che razza di vipere sono coloro che la pensano così? Si inteneriscono davanti ad un cane randagio, ma non hanno cuore per un bambino maltrattato? Trovano il tempo per andare in palestra, dal parrucchiere, a cena con gli amici, e non possono accudire un bambino? Se fosse vostro figlio cosa fareste? Andreste dal parrucchiere mentre lo stanno violentando così da non vedere?
    Ed i bambini che soffrono non sono anch'essi vostri figli? Non sono anch'essi figli di Dio?
    Non avete le possibilità di prendere un bambino dentro casa vostra? Ok, ammettiamo che sia vero, ammettiamo che ci siano condizioni insuperabili perché allo stato attuale non possiate accoglierne uno. Ma ci sono tanti modi per aiutare un bambino. Avevo ventuno anni e Roberta 17 quando andavamo nei quartieri malfamati di Livorno a proporci per aiutare i bambini come potevamo. Abbiamo iniziato dando loro ripetizioni, siamo entrati pian piano nelle famiglie e le abbiamo aiutate con il mangiare, con il vestiario, con i giochi, con l'ordine e la pulizia.
    Voi ragazzi maturi, voi uomini e donne navigati, voi coppie sposate siete meno di una coppia di adolescenti che erano vissuti nella bambagia fino a quel giorno? Perché non andate in un quartiere brutto della vostra città, non vi mettete a parlare con la gente, non conquistate la loro fiducia, non aiutate un bambino? Semplice, perché vi fa fatica, non avete voglia. Ognuno di voi ha delle capacità. Chi sa leggere metta un banchino nella piazza e legga favole ai bambini, chi sa giocare a pallone chieda ai ragazzi di fare una partita con lui, chi sa costruire qualcosa scarichi in piazza del materiale e si metta a costruire un carretto. Non ci sarà bisogno di andare a trovare chi aiutare, saranno loro a trovare voi.
    Non siate ipocriti. Non dite che non potete aiutare perché potete eccome, il fatto è che non volete.
    Vi auguro di non aver mai bisogno degli altri perché quando sarà così e vi sentirete rispondere "non posso" capirete quanto bene avreste potuto fare e non lo avete fatto.
    Non si aiutano i cani randagi perché sono meglio dei bimbi, si aiutano perché costa meno fatica, meno impegno, meno coinvolgimento.
    Chi ha Fede è vigliacco due volte, una perché non aiuta un fratello ed una perché non risponde al richiamo di Dio.
    Ma davvero c'è bisogno che Dio ci chiami perché si possa vedere la realtà di sofferenza che è attorno a noi?

  21.  

    Addì 1 settembre 2012

    Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
    A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
    Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
    Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
    Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
    Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
    per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
    Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
    avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
    Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
    Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti

    Matteo 25,14-30

  22.  

    A chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha

    Nascendo abbiamo ricevuto talune capacità. C’è chi ha ricevuto in dono l’intelligenza, chi la forza di sorridere, altri il carattere mite, altri ancora l’abilità all’insegnamento. Chi più, chi meno abbiamo tutti delle doti che siamo chiamati a far fruttare. Sono regali che se non producono sono fini sé stessi e non servono a nulla, se non ad alimentare la nostra superbia ed il nostro egoismo. Che si sia credenti e si pensi che ci siano stati dati da Dio, o che arrivino dalla natura o dalla vita è comunque vero che non sono un merito o una conquista nostra, pertanto siamo chiamati a donare agli altri il frutto di queste nostre qualità.
    Dobbiamo essere grati a Dio, o se preferite alla natura o alla vita, per quelli che siamo, per i doni ricevuti e cercare in tutti i modi di contraccambiare Dio, la natura o la vita per la fiducia che ha avuto in noi. Chi ha capacità organizzative deve metterle al servizio del prossimo e non usarle per costruire imperi finanziari, ma piuttosto strutture in grado di donare un futuro a chi soffre. Chi possiede una bella parlantina non dovrà usufruirne per convincere gli altri di cose che possano portargli beneficio, ma deve incanalarla verso la rappacificazione dei popoli, l’intermediazione di liti, la politica per creare leggi giuste ed eque. Chi ha pazienza da vendere è chiamato ad occuparsi di coloro che sono difficili da sopportare, così chi sa spiegare bene dovrebbe stare sempre in mezzo ai ragazzi per farli crescere con sani principi.
    Il Signore ci ha creato con diverse abilità, ma ci chiede di metterle al servizio dei nostri fratelli. Non ci parla di cani o gatti, ci parla di uomini e donne, persone che soffrono, gente che ha bisogno di noi.
    Quando qualcuno dice “il Signore non è presente in questa situazione” non capisce che Dio si muove attraverso di noi. Se le persone muoiono di fame è colpa nostra che no facciamo niente per loro. Se ci sono le guerre è perché siamo noi i primi ad alimentare l’odio. Se i bambini vengono violentati è perché quasi nessuno li vuole accogliere in casa.
    E’ meschino ed egoista chi tiene per sé un dono e non lo condivide con gli altri.
    Pensate se un vostro amico, venendo a cena da voi, vi regalasse una bottiglia di buon vino e non lo apriste per poterne bere di più per conto vostro senza condividerlo con nessuno. L’amico si risentirebbe di questo gesto e potrebbe decidere di non venire più a cena da voi.
    Ecco come si sente il Signore se usate i Suoi doni per voi stessi. Non brontolate poi se quando chiederete aiuto all’amico egli ve lo negherà dicendo “hai pensato a te stesso, hai voluto bere la bottiglia di vino che ti ho regalato da solo, ok, è un tuo diritto, ma adesso da me che cosa vuoi?”
    E’ brutto sentir dire mi occupo di animali e non di bambini perché i primi mi portano via molto tempo, mentre i secondi danno più da fare. Diverso sarebbe non averne le capacità, ma in questo mondo ci sono tante persone che soffrono, non solo i bambini. Davvero siete convinti di non poterli aiutare, di non avere l’attitudine a dare qualcosa a qualcuno? Anche una parola, un sorriso a volte fanno la differenza tra la gioia e la sofferenza.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    Secondo me ci stiamo un po' fissando con questo discorso dei cani e dei gatti. Se Dio ha creato cani, gatti e altri animali è perchè l'uomo li rispetti e ne abbia cura. Non capisco tutta questa avversione nei confronti degli animali. Io ad esempio ho trovato un gattino l'altro giorno, e stavo per portarlo a casa, anche se poi mi è sfuggito e nn ho potuto. Ma sicuramente adesso nn sarebbe il momento giusto per me di prendere un bambino in affido, nè di aver cura di un bambino. Sono da condannare perchè penso di poter prendermi cura di un gatto e non di un bambino?
    Io la penso come te sul fatto che le persone e i bambini siano più importanti, quindi prima loro e poi gli animali. Ma tutti noi che siamo qui penso che abbiamo questo punto di vista se no saremmo in un sito di animalisti invece che qui.
    Non dovresti usare le parole di Gesù per criticare chi fa cose diverse..

    • CommentAuthorale1974
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    Io ormai ci ho rinunciato...ho provato a dialogare su questo punto ma vedo che non volete sentire vi siete chiusi in un discorso e non se ne viene a capo...peccato!!! Ognuno aiuta come può e chi può (alcuni tutti e due) ma non demonizzate chi aiuta vite animali sempre vita è e il vs Dio vi ha insegnato a non condannare nessuno pensa un po' se desidera che proviate accanimento contro chi fa qualcosa (prendetevela invece con chi non fa niente e si occupa solo del suo orticello...):face-sad:

    • CommentAuthorale1974
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    ah... un'altra cosa grande Ago mi è piaciuto molto il tuo intervento :face-smile:

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    Mi dispiace molto, sia Ago che Ale, che non abbiate compreso il senso delle parole di Riccardo!
    Vi siete fermati solo al passaggio in cui ha fatto espressamente riferimento agli animali ma non avete probabilmente compreso il messaggio più profondo che lui da sempre sostiene con grande vigore! E' lo stesso messaggio che cerca di portare avanti chiunque si sia già messo in gioco ed abbia percepito la grande sofferenza dell'uomo ed in particolare dei bambini, che ci circonda! Le nostre città, ne sono piene e noi siamo per la maggior parte dei casi, ciechi ed ottusi!
    La situazione poteva essere risolta leggendo con maggiore attenzione le ultime 4 righe del discorso di Riccardo e forse non vi sareste risentiti così tanto!
    Fate il bene a chi volete e come volete! fatelo agli animali, alle piante, alla terra, all'aria o all'acqua ma, se vi chiedono perchè non lo fate anche ai bambini o agli esseri umani in generale, non rispondete che non ne siete capaci perchè la risposta è egoistica e sbagliata!
    La risposta esatta dovrebbe essere ad esempio "perchè non ho voglia" oppure, "perchè con gli animali, se un giorno non porto loro da mangiare, non si arrabbia nessuno"! Non occuparsi delle persone in condizioni di bisogno, far finta che non esistono, ma occuparsi contemporanemanete di animali o altro, non ha giustificazione.
    I modi per far del bene agli esseri umani, sono tanti, fosse anche semplicemente andare a far visita ad un anziano solo, andare a far la spesa a favore di chi ha un problema invalidante insomma, non è che per forza tutti debbano accogliere bambini in casa ma di certo, ciascuno di noi, nei modi che riteniamo a noi più adeguati, possiamo fare qualcosa per chi ha bisogno.
    Questo è il senso delle parole di Riccardo!
    Se avete le risorse per donare qualcosa e decidete di escludere dal vostro impegno gli esseri umani, nessuno potrà dirvi che state sbagliando ma vi prego, guardate meglio dentro voi stessi e datevi risposte migliori! Non rispondete che non siete capaci o che questo non è il momento giusto per voi!
    Chi ha bisogno, non può aspettare i vostri "momenti giusti" o che "impariate il modo per aiutarli".
    Il dono, la gratuità, l'essere socialmente attivi, dovrebbe essere un dovere di ognuno di noi!

    Ciao, Sandro.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    Ma come si fa a fare del bene agli altri se non si è pronti? si rischia solo di fare del male a se stessi e agli altri. Non è questione di non volere, ma di non potere fisicamente e mentalmente. E' un dovere fare del bene, e tutti qui lo facciamo credo. Io vado durante il mese a fare volontariato in un centro, ma non potrò mai prendere un bambino perchè saprei solo fargli del male. Era questo che volevo dire, non stiamo qui a criticarci gli uni con gli altri. Troviamo e parliamo del punto in comune che abbiamo, aiutare anche nel nostro piccolo dei bambini. Lasciamo stare cani e gatti, chi può aiutare anche loro perchè no? ma non fissiamoci a far cambiare loro idea o a doverli criticare per forza.

    • CommentAuthorcitro
    • CommentTime1 Sep 2012
     

    condivido l'interpretazione di sandro, "essere socialmente attivi"mi piace come definizione.

    Conosco anche tante persone che fanno volontariato e poi all'interno della propria famiglia non riescono ad essere presenti e neanche questo è bello, nè giusto!

    Ago, perchè continui a metterti limiti e dire che MAI potresti fare del bene ad un bambino? Sei giovane, la vita è lunga e le cose, se vuoi, prima o poi cambiano... ne hai di strada da fare ;)

    • CommentAuthorazalea
    • CommentTime2 Sep 2012
     

    Io credo che sia vero che tante persone non sono socialmente attive solo per egoismo, e si nascondono dietro a mille giustificazioni senza averne neanche una valida, ma non si può parlare così di tutti. Non ci si può avvicinare all'affido con superficialità, tantomeno con una percentuale dell'80% (se non erro) di affidi falliti. Io ho il desiderio di fare affido da quando ne ho sentito parlare per la prima volta oltre 20 anni fa. Allora ero solo una ragazzina, ovviamente non era realizzabile....non sto ad annoiarvi su quello che è stata la mia vita fino ad ora, ma solo nelle ultimissime settimane riesco finalmente a sentire di essere vicina a poter fare affido, e non certo perchè fino ad ora non ne avessi avuto voglia. Il tempo che è trascorso è servito in parte anche per far abituare all'idea mio marito e il resto della mia famiglia, che non sapevano neanche di cosa si trattava e che comunque continuano ad avere delle riserve. Ma al di là delle riserve (che stiamo abbattendo a grandi picconate!) sono convinta che sarebbe stato un grandissimo errore prendere un bimbo anche solo 1 o 2 anni fa, perchè mio marito non avrebbe proprio avuto la capacità di essere per questo bimbo il punto di riferimento necessario. Non perchè non sia una brava persona ed un bravo padre, tutt'altro! E' che solo negli ultimi mesi si sta rafforzando in lui la consapevolezza di quale sia il ruolo del genitore, e soprattutto di quanto sia importante stabilire e far rispettare certe regole (e qui devo anche ringraziare Riccardo per questo). Alcuni errori che possono essere commessi senza molte conseguenze su alcuni bimbi, su altri potrebbero fare una gran differenza, soprattutto se sono bambini che hanno sofferto e hanno bisogno di mettere continuamente alla prova chi cerca di dar loro l'affetto che si meritano.

    • CommentAuthorcitro
    • CommentTime2 Sep 2012
     

    sono pienamente d'accordo con te, azalea!

    aiuterebbe molto promuovere l'informazione sull'affido a trovare tante altre famiglie disponibili. Che lo siano tutte è molto difficile, tante per egoismo, tante altre per motivazioni un po' più profonde "della mancanza di tempo"(una scusa assurda) e non sempre superabili...

    Promuovere l'affido è molto utile nel reperimento di nuove famiglie disponibili (io non ne avevo idea di cosa fosse l'affido fino a pochi anni fa)...

  23.  

    Addì 2 settembre 2012

    Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
    Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -
    i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,
    e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -
    quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
    Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
    Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
    Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
    Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene:
    non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
    Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,
    adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
    Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo»

    Marco 7,1-8.14-15.21-23

  24.  

    Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me

    Quanta ipocrisia c’è a questo mondo, quante persone parlano in un modo ed agiscono in un altro, quanti vanno in chiesa, si attengono alle regole dettate dalla Chiesa, ma poi non fanno proprio il messaggio di Gesù? Provate a domandare a chi esce di Chiesa se perdonerebbe colui che dovesse uccidere un vostro caro, quanti no raccogliereste, eppure il Signore è chiaro quando dice di perdonare tutti. Quante volte ci troviamo a giudicare il nostro prossimo, a puntargli il dito contro e condannarlo per un suo difetto o peccato. Che dire di invidie e gelosie tra cristiani, oppure degli omicidi in nome di Dio. Pensate alle torri gemelle, che grande atto di amore, che grande insegnamento di Fede cristiana sarebbe stato il perdono da parte dell’occidente piuttosto che una guerra che è stata vendetta e non giustizia, omicidio legalizzato di popolazione inerme per poi chiedere scusa dicendo che un certo numero di persone innocenti fanno parte degli effetti collaterali di una guerra. Crociate in nome di Dio per scopi molto poco nobili.
    Le chiese si svuotano, e di chi è la colpa? E’ nostra, e di coloro che, come me, si dicono “Chiesa di Dio”, è del nostro cattivo esempio, è del fatto di predicare bene e razzolare male. Non è facile arrivare al cuore delle persone, stimolare la loro Fede, andare a parlare nelle piazze piuttosto che aspettarli nelle chiese ormai desolatamente vuote. Il giovane è pronto a seguire chi parla bene, ma ha bisogno anche di prove, della dimostrazione che il bene, la verità passa dal Vangelo. Non solo i sacerdoti, ma ognuno di noi ha il compito, il dovere di essere un faro per i ragazzi, ma la luce brillerà tanto più quanto la nostra vita sarà piena di sane abitudini, di lotte anche con noi stessi per seguire ogni Parola del Signore, ogni Suo principio. Impariamo a perdonare e a non giudicare e forse le nostre chiese torneranno a riempirsi, andiamo in missione di casa in casa nel nostro quartiere a portare una parola buona alla vecchietta che non esce mai di casa, oppure al malato terminale. Dedichiamo la nostra vita agli altri, prendiamo un bambino in affidamento, passiamo da un ospedale quando rincasiamo a trovare qualcuno malato, torniamo in famiglia presto la sera per stare con i nostri figli, chiediamo a gran voce alle scuole di non tenere le lezioni il sabato per avere un giorno in più da stare uniti con i propri figli, doniamo loro alternative alle strada, parliamoci, coinvolgiamoli nelle nostre attività e lasciamo che loro ci portino nel loro mondo.
    Non si deve fare proselitismo, si deve parlare di Dio con la nostra stessa vita, nella quotidianità, in famiglia, sul posto di lavoro. Quanti cristiani si vergognano di professare la propria Fede, di farsi il segno della croce prima di mangiare o davanti ad un cimitero, di chiedere il rispetto a chi bestemmia, di condannare il peccato amando il peccatore.

  25.  

    Addì 3 settembre 2012

    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
    Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
    e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
    Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
    Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
    ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
    si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò

    Luca 4,16-30

  26.  

    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
    si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò

    Il dialogo è una bella cosa, ma è anche vero che a volte accade che ci siano delle persone che non vogliano ascoltare per partito preso, radicati sulle proprie convinzioni ed incapaci di guardarsi nello specchio, incapaci di capire il messaggio di fondo, incapaci di fare una qualsiasi autocritica.
    Una sera arrivarono da noi una coppia e tre ragazze amiche tra loro. I due gruppi non si conoscevano e per entrambi era la prima volta che venivano a trovarci. Scherzavo con i bimbi come faccio sempre e misi uno di loro, nove anni, al centro dell’attenzione facendo finta di brontolarlo perché stava parlando. Lui che mi conosceva bene accettò lo scherzo ed accennava di continuo a dire qualcosa, ed io lo rimbrottavo con gli occhi. Alla fine lo chiamai vicino a me e finì tutto in una grande risata. Le tre amiche non dissero nulla. Il giorno dopo se ne andarono ed una di loro mi scrisse parole di fuoco sul come si trattano i bambini, che ero un despota che non permettevo loro di parlare e che dovevano mettermi in galera. Io, che ogni sera faccio con i ragazzi una riunione che dura a volte anche tre ore, io che non ho mai mandato via un ragazzo cercando sempre di trovare il giusto verso per far capire gli errori commessi. La coppia era ancora con noi e chiesi loro cosa avessero capito del mio atteggiamento, cercai di capire il perché delle critiche mi venivano mosse, volevo comprendere se avessi detto o fatto qualcosa di sbagliato per non ripeterlo nel passato, ma loro stessi rimasero allibiti da tale lettera, continuando a frequentarci con grande amicizia da allora sino ad oggi.
    A volte si hanno dei preconcetti e si interpretano parole e atteggiamenti come lo si desidera per poter portare l’acqua al proprio mulino, per non sentirsi inficiati o perché non ci piace quello che una persona dice o fa. Le critiche arrivano anche per sfiduciare chi fa qualcosa che noi non riusciamo a fare in modo da sentirsi più bravi di lui.
    E’ quello che è successo a Gesù nella sinagoga. Parlava da tanto tempo con loro, diceva cose che piacevano, lo amavano tutti, restavano estasiati dalle Sue parole, ma appena ha fatto loro una critica anziché cercare di capire le parole che Egli diceva, anche se dure, si indignarono a tal punto da volerlo uccidere. Invidia e gelosia perché Lui era amato dalla gente e loro no.
    Gesù era aperto al dialogo, si è confrontato tante volte con peccatori e giusti senza fare distinzioni, ma certe volte si incontrano persone che non vogliono ascoltare, che chiudono orecchie e cuore e non vogliono capire. Ed ecco che il Signore, davanti a tanta ottusità, passa in mezzo a loro e va oltre. Va verso chi lo ascolta. Il Vangelo non è un libro di testo, non è un dizionario, non è un manuale tecnico che per qualche motivo siamo obbligati a consultare. Le Parole di Dio sono polline che fluttua nell’aria, a qualcuno piacciono, ad altri danno fastidio, ma è innegabile che non sono nocive e che aiutano a farci crescere obbligandoci a guardarsi dentro. Chi cerca di fare del bene alle persone sa che non sta sbagliando, sa che ci sono tante persone sofferenti che avrebbero bisogno anche solo di una parola gentile. Non demonizziamo chi si occupa di animali, ma lasciatemi dire che se uno trova il tempo per aiutare un cane, potrebbe impiegare meglio il suo tempo aiutando l’Uomo. Il cane o il gatto, la capra o il coniglio non hanno un’anima, non hanno sentimenti, non contribuiscono a migliorare o peggiorare la società in cui viviamo. Conosco persone che hanno figli ed anziché passare il tempo con loro lo passano nei canili. Secondo me è sbagliato perché il tempo che si sottrae all’aiuto del prossimo, anche se per una nobile causa come l’aiuto di un animale, è tempo perso. Siete liberi di aiutare chi volete, salvate tutti i cani e gatti della terra, magari un giorno arriverà qualcuno che vorrà proteggere le zanzare e le mosche, oppure i topi ed i serpenti, sono sempre animali e se fate differenza tra animali magari qualcuno potrebbe dirvi che siete razzisti. Non demonizziamo nessuno, tantomeno giudichiamolo perché la sua cultura lo porta a vedere nell’aiuto agli animali la cosa più giusta da fare. Sono certo che siano in buona fede, come lo sono coloro che si occupano di persone, ma chi ha Fede in Dio, chi legge il Vangelo e lo medita per cercare di farne una filosofia della propria vita mi deve trovare un passo dove si dice “lasciate che gli animali vengano a me”. Gli animali sono al servizio dell’uomo e non è l’uomo al servizio degli animali. Questo mi sembra molto chiaro, spero che lo sia per tanti. Non facciamo guerre, diciamo la nostra opinione e davanti a coloro che volessero buttarci giù da un burrone, passiamo oltre.

  27.  

    Addì 4 settembre 2012

    Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.
    Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
    Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
    «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!».
    Gesù gli intimò: «Taci, esci da costui!». E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
    Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
    E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione

    Luca 4,31-37

  28.  

    Taci, esci da costui!

    Sicuramente vi sarà capitato di parlare con qualcuno che si stava comportando male dicendogli di non sprecare la propria vita, di cambiare strada, di abbandonare il male e scegliere il bene. Almeno una di queste volte forse siete stati ascoltati e, seguendo i vostri consigli, ha cominciato a camminare sulla retta via. Costui è così diventato una bandiera, un inno al bene. Quante persone nel vederlo passeggiare lungo il corso principale, o partecipare a feste e manifestazioni avranno detto “ma lui non era quello che … si drogava, che rubava, che è stato in prigione per. Eppure guardalo adesso come è cambiato, guarda come si comporta, il bene che fa” e si domanderanno come abbia fatto a compiere una simile trasformazione, di chi sia il merito.
    Non c’è “pubblicità” migliore per il bene del male che si trasforma.
    L’Associazione che ho fondato in memoria della mia mamma cerca di aiutare tanti ragazzi ad uscire da brutte situazioni che si intrecciano tra familiari e personali. Non sempre riusciamo a recuperarli, ma spesso ci riusciamo ed il loro comportamento educato, con valori e principi, con modi affettuosi conquista tutti coloro che li incontrano, portando molti a valutare la possibilità di prendere un bambino in affido o almeno aiutare coloro che, come noi, aiutano i ragazzi.
    Il male, il demonio è il miglior alleato che abbiamo per combattere le cose negative di questo mondo.
    Combattere il male con amore, senza condannare il peccatore, ma solo togliendo dalle sue spalle il bagaglio negativo che, spesso suo malgrado, si porta dietro, significa arruolarlo a vita nell’esercito di coloro che portano avanti una campagna contro il male. E’ per questo che Gesù ci insegna a dialogare con coloro che sbagliano, ci insegna ad amarli nonostante i loro errori perché al loro interno convivono due anime, una bianca ed una nera. Dobbiamo imparare a separarle, in noi e negli altri, e a far si che la prima prenda il sopravvento sulla seconda. Non è certo facile, ma è meno difficile di quanto sembri. Il Signore ci mostra che basta parlare, convincere, far vedere la luce alle tenebre perché queste si dissolvano.
    Pensate a quando fate un incubo, magari non riuscite a svegliarvi e vivete con pena e doloro quella situazione, ma basta che qualcuno faccia entrare nella stanza ove dormite un po’ di luce, ed ogni pensiero negativo scompare restando solo il ricordo di un brutto sogno, di una notte di paura, ma con un futuro davanti a noi di gioia e di speranza per la giornata che è appena iniziata. Anzi, faremo di tutto per non avere di nuovo tali incubi, magari mangiando meno la sera o risolvendo i problemi che li hanno generati, e così è per coloro che escono dal tunnel del male, faranno di tutto per non rientrarvi.
    Le vostre parole possono salvare il mondo, non abbiate paura di scacciare il demone cattivo che trovate nel vostro prossimo. Urlerà, vi dirà ogni sorta di cattiveria, vi minaccerà, ma non potrà nulla contro di voi se avrete la Fede di poterlo sconfiggere, se con determinazione gli direte di andarsene.
    Che fatica ripetere le cose ai miei ragazzi continuamente, eppure non mi fermo, non mollo la presa, non smetto di parlar loro della bellezza di una vita onesta e, ne sono certo, un giorno capiranno e la parte cattiva che dentro di loro gli suggerisce cattive azioni non verrà più ascoltata ed il male sarà costretto ad andarsene perché non troverà più in loro terreno fertile. Non vi scoraggiate, a volte sono battaglie lunghe, ma il guadagno è grande e certo ed avrà un enorme effetto domino

  29.  

    Addì 5 settembre 2012

    Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
    Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
    Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
    Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
    Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
    Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
    E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea

    Luca 4,38-44