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  1.  

    Iniziamo la Terza discussione sui Valori e sui Principi. Le prime due sono chiuse per problemi tecnici, ma sono consultabili.

  2.  

    Addì 15 agosto 2012

    In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
    ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
    Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione la sua misericordia
    si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia ».
    come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,39-56

  3.  

    In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna

    Quando Maria era in attesa di Gesù seppe che anche sua cugina Elisabetta stava aspettando un figlio e non ci pensò due volte nell'affrontare un lungo viaggio per andare ad aiutarla. Il Signore aveva scelto una donna semplice e, nonostante il grande dono ricevuto da Dio, non si montò la testa e pensò subito ad aiutare chi aveva bisogno di lei.
    Semplicità, umiltà sono doti che fanno grande una persona.
    Fino al giorno in cui morì mia madre non avevo molto il culto della Madonna, dicevo l'Ave Maria perché me l'avevano insegnata, ma non ci riflettevo molto. Quando ebbi l'incontro con Don Luigi, dal quale nacque in me l'idea dell'Associazione, cominciai ad avvicinarmi sempre più alla figura della Madre di Dio, complice questo grande sacerdote che era innamorato della figura di Maria, tanto da dedicarLe la sua vita nel Santuario Mariano di Montenero, alle porte di Livorno.
    Parlava spesso di sua madre quando doveva parlare della Madonna e questo accostamento pian piano ha fatto breccia nel mio cuore. Senza accorgermene ho cominciato anche io ad accostare Maria alla mia mamma, ad affidarmi a Lei come fa un figlio quando vuole ottenere qualcosa e prima di domandarla "ufficialmente" chiede consiglio e aiuto per l'intermediazione alla mamma.
    Così fanno i miei ragazzi. Quando devono chiedere qualcosa prima tastano il terreno con Roberta che sanno essere più malleabile di me per certi argomenti, ed in certi casi chiedono che sia lei a introdurre l'argomento mettendolo in tavola, oppure è sempre Roberta che indica loro quando sia il momento migliore per avanzare una certa richiesta.
    Le mamme insegnano ai figli a comportarsi, la furbizia legata all'amore e al rispetto, la tenacia e la perseveranza.
    Don Luigi diceva sempre che la sua mamma lo chiamava "Saporito mio" e mentre ne parlava esprimeva una dolcezza particolare, come se in quel momento tornasse ad essere bambino tra le braccia di colei che gli aveva donato molto più della vita.
    Questa dolcezza la provo ogni volta che mi rivolgo alla Madre Celeste, quando mi affido alle Sue braccia perché stanco, sconsolato, triste, così come facevo con la mia mamma quando era fisicamente vicino a me.
    Nel mio immaginario mia madre è sempre rimasta giovane, morta a 47 anni, lei che aveva paura di invecchiare, mi è vicina con i suoi insegnamenti, con il ricordo delle sue carezze. La ritrovo nei piccoli gesti di quotidianità, nelle esperienze di vita, nelle parole che dico ai miei ragazzi.
    L'amore per la Madonna rinforza questo legame perché è come se fosse una continuazione di quella bellissima esperienza terrena, è come se fosse mia mamma ancora in vita, vicino a me. Pregare la Madonna, confidarLe le mie pene, rivolgermi a Lei quando trascorro notti insonni preso da mille pensieri mi rasserena e mi dona speranza. Lei che con grande umiltà ha affrontato la pena della morte di un Figlio, Lei che si era messa in ombra per lasciare a Gesù lo spazio che gli serviva per compiere la Sua missione, Lei che da sempre ha portato dentro sé una spada che Le avrebbe poi trafitto il cuore.
    La mamma di Gesù è la Mamma di tutti noi, guardare a Lei significa avere qualcuno che interceda per noi presso Dio, così come accadde alle nozze di Cana.
    Un salesiano una volta fece un sogno, raccontò Don Luigi in una sua predica, nel quale lui e tutti i suoi confratelli cercavano di salire una scala che portava direttamente a Dio, ma inesorabilmente scivolavano a terra prima di essere riusciti a salire in alto. Il salesiano allora scorse poco distante Maria che faceva cenno di salire da un'altra scala che portava direttamente a lei. Egli prese a salire e arrivò dalla Madonna che gli indicò la strada per arrivare da Gesù.
    Ispiriamoci alla figura di Maria per la nostra vita, cerchiamo la semplicità e l'umiltà in ogni nostro gesto senza farci prendere dalla superbia per un risultato raggiunto, rivolgiamoci a Lei per arrivare a Dio: quale figlio pieno di amore per sua madre rifiuterà una richiesta che provenga da lei?

  4.  

    Addì 16 agosto 2012

    Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
    Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano

    Matteo 18,21-35.19,1

  5.  

    Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?

    Il perdono, quello vero che viene dal cuore, oggigiorno sembra essersi perso. Rancori, inimicizie, odio fanno parte del quotidiano ed è un po' come se la gramigna avesse invaso e conquistato il nostro prato. Ma non vi accorgete di quanto sia brutto il non perdonare? Restiamo con le nostre amarezze contro una persona per giorni, per mesi, per anni e spesso per tutta la vita. Vediamo in colui che ci fa un torto un nemico da combattere e non un fratello da perdonare, un uomo che come noi sbaglia. Si, come noi. Per ogni errore che gli altri perpetrano nei nostri riguardi, noi ne facciamo molti di più verso chi ci è vicino, spesso anche involontariamente, ferendo tante persone con i nostri sbagli. Se vogliamo essere perdonati, dobbiamo imparare a fare la pace con chi trafigge il nostro cuore e mina la nostra suscettibilità offendendoci. Fu illuminante per me, e tutt'oggi ho negli occhi quell'immagine, quando al tempo delle brigate rosse venne ucciso il professor Bachelet ed il figlio di venticinque anni disse "Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri". Rimasi affascinato da quelle parole che sempre più raramente si sentono dire. Anzi, purtroppo la vendetta, la richiesta di morte per chi si sia macchiato di qualche delitto è sempre più forte. Penso che un giardino sarebbe molto più bello senza l'erbaccia, così il nostro cuore sarebbe molto più bello senza il rancore, l'odio, la vendetta.
    Con il mio carattere tutt'altro che facile da ragazzo ero molto arrabbiato con il mondo, chiunque mi avesse fatto anche un piccolo torto era un mio nemico, ma mia madre ha lavorato moltissimo su questo mio aspetto e con lei come allenatrici ho fatto una buonissima palestra. Litigavo spesso con mio padre, specie nella difficile età dell'adolescenza, spesso per delle stupidaggini, e mia madre faceva da mediatrice. Mi veniva spesso vicino quando ero arrabbiato e con dolcezza mi diceva "vai a chiedere scusa a tuo padre" ed io mi rigiravo arrabbiato urlando le mie ragioni. Mi lasciava sfogare per poi tornare all'attacco dopo qualche ora ripetendomi "vai a chiedere scusa a tuo padre". Mi ci volevano anche tre giorni, poi pur non capendone troppo le ragioni, per amore a mia madre mi cospargevo il capo di cenere e andavo da babbo a chiedere scusa. Seppur costretto mi rendevo però poi conto di quanto fosse bello vivere in pace e quei tre giorni di astio erano stati troppo brutti da non volerli vivere più. Ci sono cascato altre mille e mille volte, ho tenuto il muso tantissime volte, persino qualche giorno prima che la mia mamma morisse. Prima di partire con lei per Parigi per quello che sarebbe purtroppo stato l'ultimo vano ciclo di chemioterapia litigai, alle soglie dei ventun anni con mio padre, complice sicuramente il nervosismo di entrambi. Feci passare a mia madre tre giorni bruttissimi nei quali non bastava per lei la sofferenza per la chemio e la morte che bussava pressante alla sua porta, dovevo anche sobbarcarla della mia arrabbiatura, del non voler parlare ostinatamente al telefono con mio padre. In quei giorni ha cercato di sfondare il muro che avevo eretto in tutti i modi, con la forza che da sempre aveva, ma con grande fatica per la malattia che ormai l'aveva divorata. Come sempre poi cedetti, ma quella volta fu diverso. La sua morte dopo nemmeno un mese mi fece stare male. Ripensai a quei giorni e capii quanto male le avevo fatto, quanta serenità le avevo tolto, con quale pensiero le avevo fatto chiudere gli occhi e raccolsi il testimone. Imparai che perdonare dal cuore e poi fare di tutto per cercare la pace era l'unica strada per stare bene, ma sopratutto per far star bene gli altri, coloro che ci amano. Capii che orgoglio, rancore, vendetta sono sentimenti che feriscono, che creano divari tra le persone, che allontanano gli altri da noi causando grandi sofferenze a noi e agli altri.
    Ho imparato, grazie agli insegnamenti di mia mamma, a perdonare, ad amare tutti. Don Luigi poi ha continuato l'opera e spesso mi diceva "odia il peccato e ama il peccatore". Ad esempio si deve odiare la pedofilia, ma il pedofilo è una persona malata, è un nostro fratello che deve essere amato, aiutato ad uscire da quell'idea perversa che ha nel cuore e nella mente. Il pedofilo, tanto per pensare ad una delle cose più difficili da perdonare, è un bambino di ieri che spesso è stato oggetto di sevizie, che non ha conosciuto l'amore vero, al quale è stato insegnato che l'abuso è una forma di amore. Da qui l'importanza dell'affido, per "pulire" l'anima ed il cuore di tanti ragazzi da idee sbagliate che altri hanno loro inculcato. Da qui però è forte anche l'idea del perdono perché spesso la colpa di tanti delitti, soprusi, errori è legata al passato di coloro che sbagliano e all'incapacità di vedere il proprio errore. Con il nostro perdono, con il dialogo potremo cambiare e spesso recuperare quella persona. Con l'odio, la violenza, la vendetta creeremo soltanto più odio in una catena senza fine. A tal proposito pensate alle faide, mi hanno ucciso una persona cara e ripago con la stessa moneta e la storia si protrae per generazioni. Se invece avessimo il coraggio di dire "ti perdono" la cosa finirebbe lì ed altre mamme, mogli e figli non piangerebbero inutili e innocenti vittime.
    Mia madre mi diceva sempre "non andare a letto se prima non hai fatto pace con le persone che ti hanno fatto un torto o alle quali lo hai fatto tu, domani potresti non averne l'opportunità e nel tuo cuore resterebbe per sempre il dolore di non esserti chiarito". Allo stesso modo dice il Vangelo "Se stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta"
    Parto poi sempre da un presupposto. Di errori ne ho fatti tantissimi, ne faccio e ne farò ed ho bisogno del perdono degli altri e di quello di Dio. Sono stato tanto perdonato, specie dal Signore, che mi resta facile perdonare gli altri. Sono un tipo che si arrabbia facilmente, ma non serbo rancore con nessuno. Con i ragazzi posso arrabbiarmi per cose piccole o grandi che fanno, ma dopo pochi minuti riesco a dialogare con loro, nonostante la punizione che eventualmente gli commino, perché nel momento stesso in cui mi arrabbio già nel mio cuore c'è il perdono. Questa palestra di anni, con gli insegnamenti di mia mamma, di Don Luigi e sopratutto con la meditazione del Vangelo, mi hanno portato oggi a perdonare chiunque mi faccia un torto, senza togliere nulla alla ricerca di chiarimenti e al dialogo.

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime16 Aug 2012
     

    è vero che se non perdoniamo e agiamo con rabbia quasi quasi stiamo peggio noi della persona con cui siamo arrabbiati. A volte è difficile perdonare perchè si pensa sia un umiliazione, un abbassarsi, un dare ragione all'altra persona. Invece è un grande atto di umiltà che è diverso dall'umiliazione; a volte è più difficile persino che chiedere scusa. Molte volte ci chiediamo ma perché dovrei perdonare una persona che mi ha fatto tutto il male del mondo? perdonare non vuol dire sempre riammettere una persona nella propria vita ma augurargli di stare bene anche se non è al tuo fianco. Se sei in pace con te stesso, se non hai rancori o rabbie represse vivi meglio, quindi perdonare alla fine serve più a te stesso che agli altri.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime16 Aug 2012
     

    E' difficile perdonare, ma diventa più facile se ci si abitua a farlo. E' difficile perchè nel momento in cui si riceve l'offesa , subentra la rabbia e il rancore, ma per stare bene con se stessi il perdono è necessario.
    Ci si abitua, perchè come per tutte le buone azioni, ci si rende conto che ti fa stare bene e allora la volta dopo basta ricordare il sollievo e la leggerezza che si è provato la volta precedente e la cosa diviene più facile.
    Il bene attira il bene e il perdono attira il perdono...se perdoniamo a sua volta è più facile essere perdonati.
    Spesso si compiono cattive azioni verso gli altri, non tanto perchè si è arrabbiati con l'altro, ma perchè si è arrabbiati o non si è in pace con se stessi....e allora perchè non perdonare una persona che in realtà non voleva offendere te, ma semplicemente aveva del rancore dentro da buttare fuori ....purtroppo a volte succede anche a me, ma di bello c'è che dopo me ne rendo conto ....a volte

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime16 Aug 2012
     

    "Ad esempio si deve odiare la pedofilia, ma il pedofilo è una persona malata, è un nostro fratello che deve essere amato, aiutato ad uscire da quell'idea perversa che ha nel cuore e nella mente".
    Questo non lo posso accettare e non lo accetterò mai.. significherebbe giustificare la pedofilia perchè "poveretto, lui ha passato le stesse cose". Appunto per questo è inaccettabile, chi ha passato sa cosa si prova, come può venirgli mai in mente una cosa simile? come può volere che qualcun'altro passi quello che ha passato lui? non è malattia.. è cattiveria, cattiveria pura, piacere di vedere gli altri soffrire, piacere di denigrare, e voler distruggere la dignità altrui. Tutti i bambini abusati di oggi allora dovrebbero essere i pedofili di domani? Io credo e spero che Dio non approvi e non perdoni una cosa simile. A meno che una persona non capisca il male che ha fatto, ma in questo caso credo sia meglio per lui ammazzarsi che vivere con questo senso di colpa. Non considero miei fratelli i pedofili, non li considero nemmeno persone, neanche minimamente vicini agli animali, perchè loro accudiscono i loro piccoli. Si possono perdonare le botte e gli insulti.. ma la violenza sessuale con tutto quello che ti porta, anni e anni di terapie, dubbi sulla propria sessualità, sensi di colpa, umiliazione, problemi fisici come l'incontinenza, dolore fisico e mentale, non credo sia possibile perdonarlo.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime16 Aug 2012
     

    Anche a me risulta difficile vedere in questo modo i pedofili, così come gli assassini o chiunque faccia del male fisicamente o moralmente ai bambini, penso che per chi l'ha provato sulla sua pelle sia ancora più difficile.
    Penso che sarebbe già molto per te Ago, magari perdonare chi ti ha fatto del male ....per te stesso, non tanto giustificare le azioni , pensare cioè che dato che una persona ha subito da piccolo o nessuno gli ha insegnato come ci si deve comportare , allora uno può fare tutto....è un ragionamento molto difficile da fare, ma forse potrebbe aiutarti, anche se ti dico io stessa non ci riuscirei

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime16 Aug 2012
     

    Non sono uno difficile a perdonare, quando mi fanno un torto cerco sempre di passarci sopra, piccolo o grande che sia.. cerco sempre di chiarire. Ma perdonare queste persone e queste azioni mi risulta impossibile, forse morirò con questo rancore dentro, ma è difficilissimo per me liberarmene. Forse se qualcuno avesse chiesto perdono, se qualcuno avesse detto "sono una persona malata, aiutami a guarire, fammi curare" forse forse ci avrei pensato. Ma stare accanto al letto di una persona morente che ti aveva fatto del male, ed essere lì nonostante tutto e sentirsi insultare fino alla fine, sentirsi dire cose orribili fino alla fine, sentirsi dire ancora che la colpa era tua, e fino alla fine essere spinti e rigettati senza un motivo, allora basta, una mente umana non può sopportare, non si può ricambiare sempre il male con il bene. Alla fine ti crei una corazza per respingere il male, e ripaghi il male con il male. A questo si può rimediare comunque. Un bambino, un ragazzo, se si sente amato, apprezzato con il tempo può lasciarsi andare e liberarsi della corazza. Ma perdonare aguzzini simili, si dovrebbe essere quasi vicini alla santità per farlo.

  6.  

    Certo Ago che è difficile, ma non impossibile. Non possiamo prendere da Dio ciò che ci fa comodo e farci una religione personalizzata. Il Signore è chiaro su questo punto: perdona tutti e dice anche "non giudicare". Non spetta a noi capire il perché di un certo comportamento, non spetta a noi il giudizio su una persona, nemmeno verso chi ci ha fatto del male. Sarà Dio a giudicare e a separare il bene dal male, non è cosa che ci compete. Noi abbiamo il dovere di perdonare perché la nostra bontà possa essere di esempio e di stimolo per coloro che sbagliano a cambiare. Se poi non vogliono o non ci riescono ci penserà il Signore, non noi. Che differenza c'è allora tra il credere ed il non credere se poi non ci distinguiamo con il nostro comportamento? Comprensibile che ci si possa non riuscire, ma almeno nel nostro cuore ci deve essere l'idea del perdono, la voglia di arrivare a perdonare chiunque per qualunque cosa, partendo dal fatto che è mio fratello in Cristo e che anche noi vorremmo il perdono per i nostri errori. Non e santità il perdonare un pedofilo, ma amore verso il prossimo, chiunque esso sia. Tu dici che il pedofilo è solo una persona cattiva, ma perché lo è diventata, perché ha fatto certi atti lo puoi sapere? Puoi sapere cosa gli sia capitato nella vita per trasformarlo da bambino dolce e carino ad aguzzino? Tu stesso hai detto di aver fatto cose di cui ti vergogni, nessuno ti ha giudicato per questo, ti abbiamo dato amore incondizionato dove il perdono era ed è insito nelle nostre parole, senza nemmeno sapere cosa avessi fatto, senza nemmeno chiedertelo. Perdono e non giudizio. Dalle tue parole si sente la rabbia, umana, comprensibile, ma anche la dolcezza per essere stato vicino al letto di morte di colui che ti aveva fatto del male.

  7.  

    Addì 17 agosto 2012

    Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
    Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
    Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
    Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».
    Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?».
    Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
    Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».
    Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
    Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.
    Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca»

    Matteo 19,3-12

  8.  

    Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi

    Il fondamento della Famiglia è l’unione tra uomo e donna. Non solo un’unione carnale, ma soprattutto un’unione spirituale. Due cuori che si incontrano, si innamorano, si uniscono in matrimonio davanti a Dio e solo Dio li può separare con la morte.
    Oggigiorno purtroppo si assiste a continui stravolgimenti dell’idea della Famiglia. Migliaia i divorzi e le separazioni – quasi il 50% dei matrimoni – senza contare le separazioni di coppie conviventi non sposate, nonché migliaia i bambini che soffrono per questa condizione ed avranno turbe, insicurezze e problemi per tutta la vita.
    Cosa significa unirsi? Vuol dire fare un progetto di vita, adulto, responsabile, basato non sui sogni o sui desideri, ma su fattori concreti legati ad aspetti che possano dare sicurezza e stabilità ad un matrimonio e certezze ai figli che il Signore vorrà mandare. Pazienza, rispetto, amore, dialogo sono i capisaldi basilari per un’unione duratura. Alti e bassi ci sono in ogni rapporto, ed una convivenza stretta con un’altra persona non è facile, ma allo stesso modo non è a volte semplice convivere con sé stessi, con le proprie paure, angosce, preoccupazioni, ma così come non possiamo tagliare la parte di noi che non ci piace, parimenti non ci è lecito allontanare da noi la moglie o il marito che Dio ci ha cucito addosso in virtù del matrimonio.
    C’è oggigiorno troppa faciloneria a sposarsi, non si pensa seriamente che ciò che stiamo facendo è un progetto che durerà tutta la vita, un qualcosa che non dovrà essere sciolto, un dialogo con l’altra parte spesso difficile ma necessario per il bene dei figli. Si pensa troppo spesso a noi, mettiamo avanti il nostro egoismo, la voglia di divertirsi, provare nuove esperienze, evadere dalla realtà, volersi sentire giovani anche cedendo alle lusinghe di uomini e donne più giovani. Ma la responsabilità verso i figli e l’amore per loro dove sono finiti? E’ possibile che non ci sia più in noi un briciolo di spirito di sacrificio per la propria prole? Quanti bambini oggi crescono con l’idea che sia giusto avere due mamme e due papà? Quanti ricevono educazioni diverse, nella confusione più totale, a seconda che trascorrano del tempo con la famiglia del padre o con quella della madre? Quanti rifuggono il matrimonio per la paura di dover passare le stesse pene occorse alla loro famiglia? Quanti figli vengono usati dai genitori per contrastare il proprio coniuge, o addirittura per vendicarsi di esso?
    Il matrimonio è una scelta di vita, non legata alla moda o al desiderio di un momento, e non deve essere presa alla leggera perché quando la intraprendiamo deve essere per sempre, qualunque cosa accada e si deve far di tutto perché sia una buona relazione affinché i figli crescano sereni e con buoni esempi di vita.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime17 Aug 2012
     

    ma chi lo dice che un pedofilo è mio fratello in Cristo? pure se fosse un mio fratello di sangue io lo rinnegherei.
    è vero voi non mi avete giudicato mai, e io di cose sbagliate ne ho fatte, ma io non ho mai pensato neanche lontanamente di fare del male ad un bambino. E' una cosa che la mia mente non riesce nemmeno a concepire. Anzi sapendo che i geni della mia famiglia sembrano votati al male io cerco di allontanare più possibile le persone così da evitare di fargli del male un giorno, ecco perchè non mi farò una famiglia.
    Quello che dici sulla famiglia è giusto. E' un istituzione di Dio e in quanto tale va rispettata. Ci sono casi in cui è giusto divorziare, tipo i maltrattamenti da parte di uno dei due verso coniuge e figli, ma per quanto è possibile è giusto cercare sempre di riconciliarsi e ricercare il dialogo. E' importante che i figli abbiano coscienza che la famiglia è madre, padre e figli, non centomila figli con centomila donne diverse o viceversa. I figli non sono giocattoli, o cuccioli da spargere per il mondo e poi affidare uno ad una famiglia e uno ad un'altra. Che esempio si darà ai figli? che è giusto accoppiarsi come gli animali, generare degli infelici da lasciare in totale stato di abbandono.
    Ieri ero alla fermata del bus, e ho incontrato una ragazza che conosco di vista, 19 anni un figlio di circa un anno in braccio, l'altro di 5 accanto a lei. Padre sconosciuto, lei ragazza infelice e arrabbiata. Il bambino di un anno, ricciolino, occhioni dolci mi guardava mentre si mangiava la manina. La faccia nera, il muco sparso per tutta la faccia, con addosso solo il pannolino. Il grande sembrava un uomo rassegnato al suo destino, la madre lo prendeva per i capelli e lo tirava a terra, poi lo riprendeva per la maglietta e lo alzava, lo strattonava, lo tirava prima per un braccio poi per un altro, senza motivo, il bambino era tranquillo seduto sopra il marciapiede. Ma non si lamentava, nè piangeva, la guardava ogni tanto chiedendosi perchè faceva cosi visto che lui non stava facendo nulla. Dopo una sgridata senza motivo, si è seduto sul marciapiede, mi è venuto una stretta al cuore a guardarlo, gli occhioni grandi, e tristi. Gli ho dato una caramella e lui mi ha ringraziato, gli ho chiesto se aveva fatto arrabbiare la mamma, lui mi ha risposto che era solo un po' nervosa poi si calmava. Dopo è passato il mio bus e sono salito, per tutto il tempo mi sono chiesto se avrei potuto fare qualcosa in più, forse chiedere alla ragazza se aveva bisogno di aiuto, consigliarle un centro, ma non l'ho fatto e sono stato tutto il giorno a pensare a loro. Oggi sono ritornato alla fermata ma non li ho incontrati, tornerò domani allo stesso orario sperando di trovarli..
    Questo è il risultato di una non famiglia, una ragazza sola, con 2 bambini da crescere.. si vedeva che lei gli voleva bene, stava attenta che non attraversasse e che non si allontanasse, ma non aveva modo di trattarli, non sapeva come fare, forse anche lei veniva trattata cosi da bambina e adesso conosceva solo questo modo.
    L'esempio della famiglia è importantissimo per la crescita emotiva e fisica del bambino, sentirsi amato e protetto lo rende sicuro e pronto ad affrontare il mondo, l'indifferenza e le botte creano solo rabbia e questi bambini arrabbiati saranno gli uomini di domani che trasformeranno la loro rabbia in violenza.

    • CommentAuthorazalea
    • CommentTime17 Aug 2012
     

    ciao sono alice.....ho letto con molta attenzione il tuo commento sulla frase di oggi....quando avevamo parlato di separazione ti avevo detto che se una coppia si separava non doveva per forza essere una cosa negativa....io ho riflettuto molto su questo....e oggi ti posso dire che la separazione fa male ai figli....troppe coppie si lasciano per motivi futili...senza preoccuparsi dei loro ragazzi...pensando che comunque staranno bene lo stesso. I miei si sono lasciati quando avevo tre anni...e mi ricordo ancora che a volte contavo i giorni che passavano da una volta a l'altra che vedevo mio babbo....mi ricordo che una volta ho contato 60 giorni....2 mesi....si mi ha fatto male...e ancora oggi a volte mi viene da pensare che quando sarò grande e sposata, il mio matrimonio non durerà per sempre...ma non perchè io non lo voglia...ma perchè oggi ormai è diventato quasi normale lasciarsi come ho detto per delle cose banali.
    sono cresciuta con genitori separati e posso dire che poi qundo è venuta a mancare mia mamma è stato difficile andare a vivere con mio babbo perchè per me era quasi uno sconosciuto....si qualcosa mi è mancato....vedere i miei genitori insime almeno una volta...abbracciati...ed è per questo che quando avrò una famiglia mia...farò di tutto per tenerla unita più possibile!

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime17 Aug 2012
     

    Mi riallaccio al discorso di ieri di Riccardo e risposta di oggi di Agostino...
    Leggendovi mi sono sentita piccola piccola, noi (o io ...poi non so se qualcuno può ritrovarsi nel mio discorso) pensiamo di essere bravi perchè ci diamo da fare per aiutare il prossimo, facciamo volontariato o accogliamo un bambino in casa. Ma in fondo cosa facciamo di speciale? Niente....niente non facciamo...o solo il nostro dovere. Che meriti abbiamo? Nessuno...
    Che merito ho io che sono cresciuta in famiglia con genitori che mi hanno amato e accudito? con modi diversi da quelli di oggi, certo, perchè erano altri tempi.....comunque non mi hanno fatto mancare il necessario, mi hanno rispettato nella mia condizione di bambina, ho potuto giocare , ho potuto andare a scuola, mi hanno insegnato i valori con l'esempio di una famiglia unita, un po' bisticciona, padre un po' autoritario, ma sempre rispettoso....mi hanno protetto ed insegnato a difendermi , a diffidare degli sconosciuti e ad evitare di mettermi nei guai. Cosa potevo fare oggi con una famiglia alle spalle se non avere una famiglia normale? ho avuto la fortuna di trovare l'uomo adatto a me anche se non sempre è facile, bisogna impegnarsi anche per portare avanti la famiglia, non è una passeggiata.
    Pensiamo allora alla povera ragazzina, con due bimbi a 19 anni...chissà quale sarà stata la sua infanzia, stroncata da eventi così importanti come la maternità , in un'età in cui si gioca ad essere grandi , ma in realtà si è ancora bambini.
    Se avesse avuto una famiglia normale come minimo ci sarebbe stata una mamma ad aiutarla a crescere queste due creature, invece le creature erano li sporche e trasandate e la mamma stanca e nervosa a 19 anni.
    Per questo mi dico che non bisogna solo vedere quello che si vede e giudicare, ma guardare oltre e cercare di capire cosa ci può essere dietro le situazioni

  9.  

    Addì 18 agosto 2012

    Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
    E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì

    Matteo 19,13-15

  10.  

    Lasciate che i bambini vengano a me

    I discepoli di Gesù scacciavano i bambini che andavano da Lui per evitare che con la loro esuberanza, con giochi e gridolini lo disturbassero. Ma Gesù li rimprovera bonariamente desiderando la loro presenza.
    Ho da sempre avuto un buon feeling con i bambini anche prima di fondare l’Associazione, ma da quando ho cominciato a vivere con loro ho capito che nella loro semplicità c’è tutta l’essenza di Dio. In molti ci dicono “bravi che vi occupate di loro”, ma non capiscono che siamo noi a guadagnarci, a gioire della loro presenza, ad imparare da loro il perdono, la gioia di vivere, la semplicità, la purezza. Anche nelle loro piccole liti sanno fare pace con amore e senza alcun risentimento, ascoltano i nostri insegnamenti e ne fanno tesoro.
    Nel Vangelo di ieri il Signore diceva che gli angeli dei bambini vedono sempre la faccia di Dio, sono pertanto il nostro filo conduttore per giungere a Lui, per avere Cristo sempre accanto a noi.
    Mi fanno pena quelle persone che pur potendo accogliere un bambino nella propria casa, rifiutano per paura di soffrire, per egoismo, per non volere seccature con la famiglia di origine o con i servizi sociali. Si, mi fanno pena perché i loro pregiudizi, il desiderio di libertà, la paura di lottare per salvare una vita impediscono loro la possibilità di vivere con Dio, di accudire i Suoi figli, di contraccambiare in minima parte tutto il bene che il Signore ha fatto loro. Mi fanno pena perché si privano di gioie infinite che si ripetono ogni giorno. L’affidamento non è certo tutto rose e fiori, ma quale scelta di vita lo è? In ogni rapporto, in ogni famiglia, con i propri figli o genitori ci sono spesso problemi da risolvere, ma non per questo non prendiamo una strada, non per questo non mettiamo al mondo figli o cerchiamo il compagno ideale. Privarsi della gioia di accogliere un bambino in casa significa rinunciare a Dio, vuol dire gettare alle ortiche la possibilità di imparare, di vedere il mondo da un’altra angolazione, con maggior semplicità, con l’umiltà di chi ha solo da imparare dalla vita e dagli altri.
    Purtroppo ci sono tante persone che non solo non prendono in affido un bambino, pur potendo, ma addirittura osteggiano e criticano pesantemente chi si dedica a loro, come forse facevano i discepoli prima che il Signore li rimproverasse. Questi fanno un danno prima di tutto ai bambini, poi alla società perché impediscono che talune famiglie possano conoscere ed arrivare all’affido. Si pensi ai comuni che sono obbligati per legge a promuovere l’affido, ditemi voi se nel vostro comune avete mai visto una campagna promozionale a favore dell’accoglienza dei minori. Qualche comune che crede in questo tipo di aiuto c’è, ma purtroppo la maggior parte di essi guarda al lato economico e a quello politico. Da una parte infatti l’affido familiare ha un costo, e dall’altra non procura voti o addirittura li fa perdere. Se non potete o non ve la sentite di accogliere un bambino, di lasciare che i bambini vengano a voi, almeno cercate di sollecitare i vostri comuni a promuovere l’affido, andate con legge alla mano a chiedere spiegazioni per questa grave negligenza, sollecitate i politici locali a prendersi le proprie responsabilità. Se non lo fate voi che li avete votati, chi potrebbe stimolarli? Vedo che quando si crede in qualcosa la mobilitazione è forte, forse che i bambini valgono meno degli animali per i quali si mobilitano in moltissimi? O vale meno di un’autostrada o di una tassa da pagare?

  11.  

    Addì 19 agosto 2012

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»

    Giovanni 6,51-58

  12.  

    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui.

    Ognuno di noi è un concentrato delle idee, dei valori, degli insegnamenti ricevuti da più parti nel corso della nostra esistenza, più o meno elaborati e riadattati al nostro quotidiano. Ci sono persone che per il loro carisma, per i valori che propongono, per l’oggettività delle loro asserzioni ci colpiscono nell’anima più di altre. Ci sono fatti o circostanze in cui tali dottrine si fissano nella nostra mente e nel cuore in maniera indelebile.
    Per quanto mi riguarda ho sempre ascoltato ciò che mia madre mi insegnava, pur ribellandomi, ma era una forma di ragionamento per voler capire al meglio quello che mi diceva, non erano imposizioni da parte sua, ma ragionamenti che mi avrebbero portato a capire ed interiorizzare le sue parole. Il suo grande amore per me mi portava all’ascolto anche quando ero arrabbiato o al culmine della ribellione. Quando poi è morta tante cose sono tornate alla mente e sono divenute capisaldi nella mia crescita e nella mia vita di tutti i giorni, tanto da riproporli alle persone che incontro ne mio quotidiano con forza e veemenza avendole fatte mie.
    E’ in questi termini che si può capire come si possa “mangiare la carne e bere il sangue”, entrare nell’animo di una persona e far sì che essa entri dentro di te.
    Gesù fa di più, ci da un segno tangibile
    In modo che noi uomini si possa toccare con mano, consapevole della nostra grande incredulità. E’ morto per noi, ha dato la Sua vita affinché i Suoi insegnamenti possano restare per sempre in noi. Ci ha fatto il dono dell’Eucarestia con la quale ogni giorno, oppure ogni settimana possiamo ricordarci del Suo sacrificio.
    Se non credete in Dio, se non credete nell’Eucarestia, almeno credete a ciò che vedete: la bellezza degli insegnamenti contenuti nel Vangelo, fateli vostri, riportateli ai vostri figli e alle persone che incontrate. La dottrina e la morale cristiane sono pur sempre una filosofia che insegna l’amore, il perdono, la solidarietà, valori che renderebbero migliore questo nostro mondo.
    Ogni sera parlo con i miei ragazzi partendo dalla frase legata al Vangelo del giorno. Ci sono argomenti che li appassionano di più e dopo tre ore siamo sempre lì a dibattere, altri che non conoscono o non capiscono e mi sforzo di stimolarli alla discussione. E’ uno scambio bellissimo di idee, di ribellioni, di richiesta di perdono, di presa di coscienza dei propri limiti attuali, di affetto ed amore. Ogni momento della giornata, ma soprattutto in questo dialogo serale, c’è uno scambio reciproco così intenso che è come mangiare una parte dell’altro, digerirla e far si che diventi parte integrante e indissolubile di noi.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime19 Aug 2012
     

    alice ha scritto cose belle sulla famiglia.. se un giorno avrò una famiglia, anche se nn credo, vorrei riuscire a tenerla unita anche io.

    • CommentAuthorlory66
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    Ciao riprendo il discorso sulla famiglia.
    Il valore della famiglia lo sento nella forza, nella verità,nella lealtà e nell'umiltà delle relazioni che si instaurano fra le persone.Negli ultimi mesi, attorno a me, ho vissuto la sofferenza di persone a me care che vedono dissolvere il loro legame per motivi a me incomprensibili. Come si può affermare:" dopo 30 anni il nulla!". Vuol dire che hai vissuto una vita di coppia falsa, hai finto per 30 anni...per me è inconcepibile.Vuol dire non aver affrontato i problemi, non aver cercato delle soluzioni insieme, non essersi fidati della propria compagna??????'Ci si isola nel proprio mondo di insoddisfazioni, di frustrazioni, di disagio e si da la colpa alla persona che dovrebbe essere "la tua metà".Per me è inconcepibile!
    Io credo ci sia un malessere generale di comunicazione e sane relazioni....Scusatemi ma ho paura di dilungarmi nei miei ragionamenti. Sintetizzando il mio pensiero credo che una famiglia debba essere l'espressione di legami sinceri basati su principi di amore, condivisione, lealtà, umiltà e passione -principi insegnati dalla dottrina cristiana come diceva Riccardo-.
    Ognuno di noi è in grado di costruire legami sinceri e duraturi e trasmetterli ai propri figli o ai bambini in affido,e alle persone che ci circondano, basta donarsi con sincerità.
    Caro Ago io credo che un giorno tu costruirai una bellissima famiglia perché hai in te un forte desiderio che ti guiderà.
    Un paio di giorni fa io e mio marito abbiamo festeggiato il nostro 22esimo anniversario di nozze e mi sento di poter dire che la mia famiglia è la cosa più bella che ho realizzato nella mia vita!

  13.  

    Vedi Lory, vedi Ago, sono questi vostri bellissimi messaggi di speranza che illuminano le tenebre. Sono piccole fiammelle che però in una stanza buia hanno il potere di dare luce a tutti coloro che sono nell'ombra.
    Tante famiglie che si separano, ma anche tante famiglie che festeggiano tanti anni insieme, che sono pronte al dialogo, preparate a soffrire per amore e per il bene comune.
    Anche tu Ago, che tanto hai sofferto, che umanamente dici "non voglio avere una famiglia così non farò del male a nessuno" poi scavi nel tuo cuore e ti accorgi che hai tanto da dare, anche grazie alla tua sofferenza e torni sui tuoi passi valutando la possibilità di metter su famiglia come una cosa possibile.
    Grazie dolci fiammelle :face-smile:

  14.  

    Addì 20 agosto 2012

    Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
    Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
    Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
    onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».
    Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?».
    Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
    Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze

    Matteo 19,16-22

  15.  

    Il Giovane se ne andò triste perché aveva molte ricchezze

    Oggi tutto gira attorno al denaro, con i soldi si pensa di poter comprare tutto, persino un figlio, la salute, l’amore delle persone, ma non è così. Le uniche cose che possiamo guadagnare accantonando le ricchezze sono le preoccupazioni, le notti insonni, l’invidia, la gelosia, l’egoismo, la bramosia di avere sempre di più.
    Quando compriamo qualcosa che ci piace, ne riceviamo una soddisfazione e più grande e costoso ciò che ci procuriamo, maggiore è il piacere che abbiamo, ma sono piaceri che finiscono, gioie che non saranno perfette e potranno portarci anche tribolazioni. Pensate a chi compra una casa, avrà il mutuo, le bollette, le tasse, il desiderio dei figli di ereditare. Non è sbagliato creare per sé e per le persone che amiamo una situazione di tranquillità, ma c’è differenza tra questa ed il volere più di quello che ci necessita. Pensiamo a chi non ha il minimo indispensabile per vivere, come posso pensare di andare al ristorante quando con gli stessi soldi potrei mangiare bene io e darne a chi muore di fame? Ci sono vestiti da pochi euro ed altri che ne costano centinaia, non potrei risparmiare ed aiutare chi è in difficoltà? Si spende in tante cose inutili solo per procurarci piaceri effimeri che dopo poco ci annoiano o passano, non sarebbe più giusto rinunciarci per aiutare il prossimo?
    Siamo bravissimi a calcolare interessi, rendimenti sugli investimenti, acquisti che possano darci più soldi in futuro. Ma quale futuro? Oggi ci siamo, ma del domani non possiamo dire la stessa cosa con certezza, eppure continuiamo ad accantonare denaro come se la nostra vita fosse infinita, non ci basta più neppure il superfluo, dobbiamo avere di più e sempre di più.
    Guardate cosa accade con i cellulari, è un continuo cambiarli. Io ne possiedo uno che avrà almeno dieci anni, con lo schermo tutto graffiato, ma funziona benissimo, ed allora perché cambiarlo? La macchina se funziona perché prenderne una nuova?
    Purtroppo quando si è giovani, quando è il momento di investire nel futuro, pensiamo sempre alle cose materiali, non riusciamo a rinunciare a nulla, nemmeno al superfluo, vogliamo contornarci di tutte le stupidaggini che la pubblicità ci propone, altrimenti sembra che siamo nudi. Quando poi invecchiamo e magari abbiamo tre case, due macchine, la moto, un bel conto in banca e ci viene diagnosticato un tumore, il mondo crolla, le cose materiali non hanno più senso, parenti lontani mai sentiti nemmeno nominare si fanno vivi per blandirci, badanti senza scrupoli ci girano intorno come avvoltoi sperando di rimediare un boccone della nostra carne e per noi è troppo tardi per gioire per aver utilizzato il frutto del nostro lavoro per qualcosa di nobile, ma non è troppo tardi per investire nel nostro futuro. Ciò che abbiamo davanti è per qualcuno il mistero di cosa ci sia dopo la morte, per altri la possibilità della vita eterna. Troppo comodo, dirà qualcuno, donare i propri beni al prossimo sul letto di morte, ma è pur vero che il ladrone che fu crocifisso con Gesù ebbe il dono della vita eterna perché si pentì delle sue malefatte con cuore sincero pochi minuti prima di esalare l’ultimo respiro.
    La vita non è un periodo, è tutta, dalla nascita alla morte ed ogni istante è quello giusto per cambiare, per capire il proprio errore, anche l’attimo in cui si sta morendo.
    Il piacere che si ricava nel donare al prossimo, nel privarsi di qualcosa che abbiamo per far felice qualcuno, per donare ad altri possibilità che a noi sono state date con diritto di nascita è talmente grande che tutto il superfluo non potrà mai darci.
    Fino a ventuno anni vivevo con l’idea di avere di più. Avevo la barca a remi e la volevo a motore, avevo il motore e volevo la barca più grossa e più veloce, la macchina era troppo piccola, la moto poco potente, la vacanza poco esotica. Ero infelice, ma non ne sapevo il perché. Pensavo che il mio star male fosse causato dalla mancanza di qualcosa di materiale, ma non riuscivo a capire cosa mi mancasse. Quando morì la mia mamma mi accorsi che avrei dato tutto quello che avevo e che avrei avuto dalla vita per un solo giorno in più con lei. Ed allora capii. Compresi che ciò che dobbiamo accaparrare con grande forza e volontà è l’affetto degli altri, la stima per le cose che pensi, per l’amore che metti nel fare le cose. Presi coscienza che il denaro, la barca, la macchina, i quadri non avevano nessun valore se non erano utilizzati per aiutare il prossimo. Mossi i primi passi in quella direzione e vidi che la felicità aumentava ogni giorno di più, ogni bambino che mi sorrideva era per me una gioia grandissima, pensare che con poche lire potevo comprare un po’ di pasta e latte da donare a chi aveva fame, che con pochi spiccioli ero in grado di acquistare un paio di scarpe a chi andava a giro a piedi nudi. Da lì a condividere tutto ciò che avevo con i bambini il passo fu breve ed ebbi così la certezza che aiutare il prossimo, sostenerlo, dividere con lui le cose materiali, ivi comprese le competenze acquisite negli anni di studio, era la vera gioia, l’investimento migliore che potessi fare non solo per gli altri, ma anche per me stesso.
    A volte mi viene detto che ho rinunciato a tanto, ma non è vero perché, al contrario, ho costruito tantissimo. A volte io e Roberta ci fermiamo un istante, specialmente quando ci sono problemi da risolvere, e guardiamo indietro, a quello che il Signore ha fatto attraverso di noi e sorridiamo pensando che un altro ostacolo non sarà più difficile di quelli affrontati e risolti nel passato e ci carichiamo per andare incontro al futuro, per costruire un avvenire per i ragazzi che il Buon Dio vorrà donarci affinché li accudiamo.
    La gioia che questi ragazzi ci danno è un dono che non potrà essere comprato con tutto l’oro del mondo. Potrete acquistare tutti beni della terra, ville, yacht, macchine di lusso, ma non sarete mai ricchi come lo siamo noi. Questa felicità non si compra con il denaro, ma si ottiene rinunciando ad esso, condividendo le ricchezze con gli altri, ma non semplicemente dando soldi a destra a manca per tacitare la nostra coscienza, ma impiegandoli direttamente per le necessità altrui.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    Che bello lory.. è cosi difficile oggi arrivare a 22 anni di matrimonio! e chi ci arriva certe volte lo trascina come se fosse un peso, invece tu dici che è la cosa più bella che hai fatto nella tua vita! credo sia una cosa di cui andare fieri ed esserne orgogliosi.. magari si, potrei metter su famiglia anche io, ma ho paura di poter essere troppo severo, e di nn dare giusti principi alla mia famiglia, nn so come si faccia il padre, cosa sia una madre, una famiglia, fare le cose insieme. Anche ora vivo da solo, e mi ritrovo certe giornate a parlare da solo tanto per sentire una voce, la sera esco conosco ragazze, andiamo a casa ma questa nn è compagnia, il giorno dopo ognuno a casa sua come se non ci fossimo mai conosciuti, e mi illudevo di essere felice per queste serate inutili che passavo. Altro invece una famiglia.. arrivare a casa, tua madre che ti saluta, che ti prepara da mangiare.. o tua moglie.. la tua ragazza.. i tuoi bimbi che ti abbracciano.. o i tuoi fratelli.. ti riempiono la giornata, ti fanno sentire utile e apprezzato.. credo sia anche questo la famiglia.

  16.  

    E' sopratutto questo "famiglia".
    Comincia a scegliere meglio la ragazza, comincia a guardarla non solo con gli occhi del desiderio e della passione, ma inizia a cercare dentro di lei quella luce che scalda non solo i tuoi sensi, ma anche il tuo cuore.
    Quando avevi 15 anni :) ti dicevo di aspettare un attimo prima di andare a letto con una ragazza, di uscirci per andare a fare una passeggiata, di cercare di capire se potresti innamorarti di te.
    Non c'è una legge su quando andare aletto con una donna, ma certo è che se vi concedete l'uno all'altro la prima o la seconda sera è molto probabile che sia solo attrazione fisica.
    Per fare famiglia occorre ben altro.
    Non posso spiegarti, ma sono certo che se ti metti alla ricerca troverai quello che cerchi anche senza sapere bene cosa stai cercando :)

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    il fatto è che fino ad oggi il mio obiettivo nn è stato avere una ragazza, conoscerla per stare insieme più di una notte o 2. Mi bastava quello.. ma adesso capisco che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami, anche io ne ho bisogno. Se amare vuol dire anche parlare di se.. essere sinceri e farsi conoscere adesso sono un po' più pronto, magari piano piano, nn si deve dire per forza tutto di sè in una volta, no? provo qualcosa per una ragazza, e lei per me, si è dichiarata ma io l'ho rifiutata per paura che un giorno avrei potuto farla soffrire, perchè io so come sono fatto, conosco i miei limiti e i miei difetti. Ma non posso precludere l'amore solo perchè un giorno forse potrei soffrire o far soffrire lei, giusto? bisogna buttarsi se no dovrò fare questa vita per sempre, e a solo pensarci mi viene la nausea

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    Mi piace Ago sentirti parlare così............. aver paura di ferire, aver paura di non saper fare il padre, non saper...............Ma ad un certo punto credo che sia necessario rischiare davvero a costo di sbagliare, a costo di soffrire ma mettendo tutta la nostra forza , la nostra voglia di riuscire.

    Coraggio................Credo che tu possa riuscire a fare tutto ciò che sogni:face-smile:

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    Durante il corso prematrimoniale che frequentammo io e mia moglie prima di sposarci, mi tornarono utili non tanto le parole del parroco ma quelle pronunciate da alcuni giovani che stavano frequentando il nostro stesso corso. Più di ogni altra cosa, mi colpì molto l'affermazione di un ragazzo che, messo a dura prova dalle provocazioni del parroco, disse:
    "Vabbè! Se poi le cose dovessero andar male, si può sempre divorziare!"
    Quell'affermazione, mi colpì non per gli aspetti religiosi nè per il Sacramento del matrimonio ma per la fragilità del legame di quei due giovani.
    Mi domandai cosa stessero costruendo e quale fosse, se c'era, il loro progetto di vita di coppia!
    Non che io ignorassi la possibilità d'interrompere l'unione ma, partire con questo presupposto, era già un fallimento per il mio modo di vedere le cose!
    Nella loro unione, come avrebbero trovato il coraggio di accogliere dei figli?
    Durante lo stesso corso, ci fu chi affermò che avrebbe desiderato attendere qualche anno prima di avere figli per dare modo alla coppia di consolidare la propria unione ed in questo, riuscivo ad essere comprensivo.
    Altri invece, dissero la stessa cosa ma con la motivazione che, prima di avere figli, volevano divertirsi per qualche anno viaggiando e facendo cose che, quando arrivano i figli, non si possono più fare! Questi ultimi, non riuscivo a capirli! Perchè si sposavano? Quale significato aveva per loro la parola "famiglia"?
    Io e la mia fidanzata, parlavamo di figli già da molto tempo ed avevamo già compreso nei nostri desideri anche quello di renderci disponibili ad accogliere anche figli non "nostri".
    Eravamo forse dei pazzi?

    Ho voluto raccontare quest'esperienza per sottolineare che il matrimonio può essere tutto quello che noi vogliamo!
    Può essere un bel gioco per soddisfare ancor di più i nostri egoismi, come può essere invece, l'inizio di una nuova vita che a volte, permette persino di riscattarsi da un'esistenza precedente anche fortemente compromessa.
    Una coppia della nostra Associazione oltre ad avere una bellissima vita coniugale, oggi ha due bambini in affidamento che accudiscono con amore immenso. Il loro passato prematrimoniale è stato molto difficile anche per una bruttissima esperienza di tossicodipendenza. L'amore vero e generoso ha permesso a questa coppia di riconquistare un'esistenza diglitosa, bellissima e di grande esempio per molti giovani!

    Ecco Ago, forse più che buttarsi, occorre farsi qualche domanda introspettiva perchè la vita coniugale, per essere appagante e solida, richiede impegno e fatica quotidiana!

    Paolo Crepet dice: "le migliori cose della vita, sono sempre molto faticose!"
    ...ed io aggiungo: "ma ne vale sempre la pena!"

    Sandro.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime20 Aug 2012
     

    E' vero che il matrimonio religioso dovrebbe avere come presupposto quello di accettare e di accogliere i figli che Dio, o la natura ci manda....però il fatto che una coppia si senta pronta per il matrimonio ,ma non per avere un figlio subito, penso sia comprensibile. Io mi sono sposata che avevo 22 anni e con tutta sincerità vi dirò che ne' io ne' mio marito ci sentivamo pronti per avere figli..., e questo secondo me non vuol dire che non siamo partiti con il piede giusto, ma forse che abbiamo preferito fare un passo alla volta. E infatti siamo ancora insieme...fra poco noi facciamo 23 anni!!! Ma forse siamo stati fortunati, perchè a quei tempi non avevamo una grande consapevolezza ...eravamo si un po' incoscenti, ma siamo maturati strada facendo. C'è andata bene:face-smile:

  17.  

    Addì 21 agosto 2012

    Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.
    Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli».
    A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».
    E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
    Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?».
    E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
    Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»

    Matteo 19,23-30

  18.  

    Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi

    Molti ragazzi che si sposano restano legati a doppio filo alle famiglie di origine, in taluni casi vanno ad abitare nello stesso stabile, se non nella stessa casa, ed i genitori, specie le mamme, si intrufolano nella vita dei giovani sposi causandone, talvolta, dissapori e separazioni. Certe scelte si fanno per paura di non saper camminare da soli, di offendere un genitore, di non avere voce in capitolo per l’eredità, oppure per opportunismo e per poter sposare prima si accettano compromessi che possano minare la stabilità di un rapporto.
    Molte persone fanno lavori che non gli piacciono, pur avendo valide alternative a disposizione, ma la paura di lasciare una sicurezza per fare un salto in un’altra vita con maggiori soddisfazioni ma con minori certezze fa rimandare al punto che poi ci si adegua facendo passare gli anni.
    Prendere un bambino in affidamento spaventa perché si pensa a quando dovrà andar via e per questa ed altre paure si rinuncia ad accogliere un bimbo che non è amato per non turbare la nostra quotidianità, accettando di fatto un compromesso con noi stessi.
    Dedicarsi agli altri, fare della nostra vita una missione, abbandonare le nostre agiatezze spaventa. Lasciare tutto per dare amore, affetto, tranquillità, insegnamenti a chi è stato bastonato dalla vita, sia esso un bambino, un povero, un drogato, un carcerato, un malato è una cosa che piace a tanti, ma che in pochi fanno. Perché siamo così codardi da rinunciare ad un sogno per paura, così stupidi da non abbracciare la Felicità in cambio di una vita monotona ed egoista? Eppure di esempi ne abbiamo tanti. Il sorriso stampato sulla faccia di chi quel salto senza paracadute lo ha fatto è invidiabile. Avete mai visto un missionario di ritorno dall’Africa dopo qualche anno di missione? Sembra un idiota quando ci racconta delle sue disavventure, dei problemi con i capivillaggio, delle autorità che lo hanno messo in prigione e rilasciato solo dopo un riscatto, delle difficoltà a reperire fondi per costruire scuole, ospedali e pozzi. Idiota perché ha il sorriso stampato in viso, perché è pieno di speranza nonostante le avversità ed il continuo pericolo di vita. Idiota perché non vede l’ora di tornare in quell’inferno rinunciando alle comodità e alla tranquillità del nostro mondo. Ma vi siete mai domandati dove attinga tutta questa forza? Vi siete mai chiesti perché coloro che hanno il coraggio, o la temerarietà, o la pazzia di fare un salto senza paracadute poi sono più felici di noi? La risposta è semplice, hanno trovato la porta per entrare in un’altra dimensione. Quel salto lo fanno gli incoscienti, i pazzi, coloro che vogliono togliersi di dosso la polvere accumulata sui loro vestiti nel passato. Fare un salto, cambiare vita, mettere gli altri al primo posto non significa rinunciare a tutto, ma vuol dire prendere in mano le redini e sollecitare altri a saltare con te. Se una persona è convinta di quello che fa, trascinerà altri, specie coloro che gli sono vicini, a fidarsi, a buttarsi con lui da un aereo per entrare nella nuova dimensione.
    E’ come sognare, come quando ci leggono una favola nella quale il protagonista è su un’isola dove ci sono rumori inquietanti, popolazioni indigene con cattive intenzioni, covi di pirati, squali ed altri pesci che ti impediscono di fare un bagno serenamente. Durante una passeggiata ci troviamo davanti ad un pertugio nella roccia, buio, angusto. I più ne hanno timore e vanno avanti, ma alcuni si infilano in quel buco nella montagna e vi si addentrano. Fatti pochi metri carponi intravedono una luce in lontananza e si accorgono che possono alzarsi in piedi. La curiosità ci fanno camminare spediti e dopo poco raggiungiamo una grotta piena di luce dove il leone gioca con la gazzella, il bambino accarezza il serpente che fa le fusa, il giovane aiuta l’anziano a camminare che lo ripaga con la sua saggezza.
    Quante volte mi sono sentito dire “beato te”, ma chi lo diceva è poi andato avanti senza fermarsi. Quante volte hanno fatto i complimenti ai nostri ragazzi per come sono bravi, ma la paura dell’affidamento non ha fatto compiere loro il passo verso l’accoglienza.
    Come mai non riusciamo ad entrare in quel pertugio, anche se chi ben conosciamo ci dice “fidati, troverai una bella caverna piena di luce” e preferiamo restare a tribolare sull’isola a fuggire dai cannibali, con la paura di fare il bagno, con il timore di essere divorati da qualche belva feroce? Paura dei cambiamenti, paura di fidarsi, paura di perdere qualcosa.
    Stolti. Il Signore ci dice “chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto”. Così è per i missionari, così è per chi si dedica al prossimo, così è per me.
    Non ero povero, non ero solo, non avevo problemi di trovare lavoro, avevo un avvenire assicurato fatto di luci e di colori, ma ho capito che quello che avevo non era gioia e sono entrato nel pertugio. Non è stata subito scelta di vita, ma sono entrato fidandomi di chi mi diceva che vi avrei trovato un’aria diversa. Da subito ho cominciato a respirare meglio e titubante, anche perché avevo ventuno anni, mi sono addentrato. Arrivava un’aria frizzantina che scuoteva i miei sensi facendomi provare ebbrezze mai sentite e pian piano mi sono ritrovato in una caverna dove la serenità e la gioia ti fanno compagnia ogni giorno. In molti da fuori del buco nella roccia mi chiamavano “torna indietro o finirai male, torna alla tua vita che è una sicurezza”, ma ero ormai preso da quella meraviglia, dal vedere che i bambini avevano bisogno di me, che potevo fare qualcosa per portare all’esterno quella luce. Sono tornato spesso nel mio mondo, ma per attingervi le cose positive, gli aiuti, per dare testimonianza della luce che ho trovato, per convincere altri a seguirmi.
    Ho trovato più di quello che avevo, il Signore ha mantenuto la Sua promessa. Adesso ho tanti di quei figli sparsi per il mondo che nemmeno avessi avuto dieci mogli avrei potuto averne così tanti. Ho tante persone che mi vogliono bene, tanti che camminano con me, a partire da Roberta che è entrata da subito nel pertugio con me fidandosi di questo ragazzo pazzo. Da mangiare non mi manca e le case che abbiamo ricevuto sono invidiate da tanti.
    Chi non si butta, in un modo o in un altro, mi sembra come colui che ha fame, ma invitato al ristorante preferisce non entrare perché il locale da fuori sembra brutto.
    Se volete essere felici, cominciate voi a dare, il Signore vi ricompenserà come ha fatto con me.
    Diamo a tutti la possibilità di venire a conoscerci, di passare un periodo con noi, di valutare un tipo di vita diversa. Se non ve la sentite di saltare, di prendere un bambino in affido, di abbandonare tutto per aiutare il prossimo, venite a vedere la caverna piena di luce dove siamo noi, oppure avete paura anche di guardarvi dentro? Passare un periodo con i ragazzi, capire che l’affidamento non è solo problemi e paure, ma soprattutto gioia, soddisfazione e amore e che quest’ultime sono di gran lunga superiori alle prime vi catapulterà in una realtà sconosciuta ma che esiste realmente. Quella caverna è aperta a tutti, tante sono le entrate, non c’è solo il buco dal quale siamo passati noi. Da qualunque parte si entri, chiunque decidiamo di aiutare, siano essi bambini, malati, emarginati, stranieri, donne sole e maltrattate o barboni, ci ritroveremo tutti nella stessa caverna con il sorriso da ebeti. Forse un po’ idioti e un po’ incoscienti, ma sicuramente più felici ed appagati di tanti che non hanno avuto nemmeno il coraggio di avvicinarsi a quel pertugio.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime21 Aug 2012
     

    :face-smile:

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime21 Aug 2012
     

    Sono stata ricontattata stamattina dal Movimento per l'affido di Vr, cui avevo dato disponibilità per del volontariato... Sto entrando anch'io nella caverna!! :face-smile:

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime21 Aug 2012
     

    Brava robi!

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime21 Aug 2012 modificato
     

    :face-smile:

  19.  

    Eccoti :)
    Che bello Orchidea averti tra noi ... era da tanto tempo che ci speravo ... averti qui ... è come se fosse sbocciato un bellissimo fiore nel nostro giardino

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime21 Aug 2012
     

    ciao orchidea!

  20.  

    Addì 22 agosto 2012

    «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
    Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
    Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati
    e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
    Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
    Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
    Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
    Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
    Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
    Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.
    Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:
    Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
    Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
    Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
    Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
    Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi»

    Matteo 20,1-16a

  21.  

    Non posso fare delle mie cose quello che voglio?

    C'è tanta invidia, tanta gelosia da parte di chi si crede giusto. Ci scandalizziamo se chi ha lavorato solo un'ora riceve la stessa ricompensa di chi abbia lavorato un'intera giornata, ci scandalizziamo se chi ha vissuto una vita di peccati e poi si pente, come il ladrone sulla croce, ottiene lo stesso trattamento da parte di Gesù rispetto a chi ha avuto una vita irreprensibile. E' gelosia e invidia, niente di più. Il Signore ci promette il Suo amore se ci comportiamo bene, se seguiamo i Sui comandamenti e ci promette anche il Suo perdono se capiamo i nostri errori. Tanto ci deve bastare. Noi facciamo il nostro lavoro, aiutiamo il prossimo, e lasciamo che sia Dio a giudicare, a separare il bene dal male, ma non erigiamoci a giudici e smettiamo di puntare il dito verso gli altri, smettiamola di pensare di essere migliori di chi non va in chiesa o non fa le preghiere tutte le sere. La nostra Fede ci dice di pregare? Bene, preghiamo. Altre persone non pregano, non vanno in chiesa ma si comportano bene, amano i bambini, curano i propri anziani, accudiscono i malati, educano i figli con sani principi? Il Signore li ama quanto ama noi, perché essere invidiosi? Non abbiamo anche noi l'amore di Dio se ci comportiamo bene? Coloro che guardano con gelosia le persone che sono amate da Dio, che giudicano gli altri e non lasciano che sia il Signore a valutare si vedranno sorpassare dagli altri che nella loro semplicità dedicano al prossimo tutta la loro vita, senza tanti clamori, senza nulla pretendere.
    Il mio amico, ateo a suo dire, è mille volte migliore di me agli occhi di Dio. Io leggo il Vangelo tutti i giorni, lo commento con i miei ragazzi e so bene cosa voglia il Signore da me, eppure sbaglio mille volte al giorno, sono peccatore. Il mio amico, come tanti altri che in chiesa non vanno e non credono in Dio, ha una vita dedicata alla famiglia, si fa in quattro per gli altri, c'è sempre quando hai bisogno di lui, è un ottimo padre ed un marito fedelissimo nonostante le tante occasioni che potrebbe avere, lavoratore instancabile con un profondo senso dell'onore, dell'amicizia, della correttezza verso i colleghi anche se a volte non è contraccambiata? Il Signore gli darà una grande ricompensa quando sarà il momento, anche se non va in chiesa, anche se non crede in Lui. Perché esserne gelosi? Anzi, ne sono orgoglioso, sono fiero di avere una così brava persona come mio amico e da lui ho ricevuto critiche dolci e costruttive che mi hanno fatto aprire gli occhi su molte situazioni.
    Tante volte con i miei bimbi mi trovo in questa situazione, dove uno è geloso se do un premio ad un altro. Mi tacciano di ingiustizia e borbottano alle spalle, ma li conosco bene e cerco di incentivarli, di spronarli. Così se uno è un grande lavoratore, fa bene i suoi turni, studia con profitto otterrà grande considerazione, gite, bagni in piscina, passeggiate a cavallo. Se un altro non ha voglia di fare, ma poi capisce che è bene fare ed aiuta un pochino, seppur con grande fatica, otterrà da me le stesse cose del primo. E' uno stimolo a fare meglio, un incentivo per continuare la strada intrapresa.
    Ormai i ragazzi più grandi sanno che quando chiedo chi vuole qualcosa, ad esempio l'ultima fetta di cocomero o l'ultima palettata di gelato, non devono essere i più veloci ad alzare la mano, perché chi vuole non pensando che ci sono anche gli altri, è la volta che non avrà nulla a favore di chi, pur desiderando, lascia ai fratelli. Ed è così che dividiamo la fetta di cocomero o la palettata di gelato tra coloro che non si sono affannati a chiederla per primi, che spesso restano a bocca asciutta per imparare a non voler cercare sempre di essere primi.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    Benvenuta Orchidea :face-smile: forse ho un'idea su chi potresti essere :face-devil-grin:

  22.  

    Subito sgamata ... e lei che voleva rimanere anonima :)

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    potrei sbagliarmi...che ne sai tu a chi penso io...leggi nel pensiero?:face-smile:

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    sarà mica Rebeca?

  23.  

    Elen ti leggo si nel pensiero ... so benissimo a chi pensi

    • CommentAuthorOrchidea
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    Che curiosoni! Grazie del benvenuto a tutti, ma in particolare a Riccardo per le sue belle parole

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    ciao orchidea:face-smile:

  24.  

    Il sito Qumran, che ogni tanto ha pubblicato i miei commenti al Vangelo su nostra richiesta, mi ha contattato e, dopo aver letto il forum, mi ha inserito tra gli autori dei "commenti al Vangelo".
    La soddisfazione è tanta, specie per la motivazione

    Siamo molto contenti della tua disponibilità e collaborazione anche perchè i commenti hanno un taglio verso l'accoglienza, l'affido, le problematiche dei bambini e non avevamo autori con questa impronta, finora :-)

    Quindi un luogo ottimo per parlare di affido e fare comunicazioni a coppie che possano accogliere.
    Un tassello in più :)

    http://www.qumran2.net/parolenuove/index.php

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime22 Aug 2012
     

    bene!
    chi ci svela il mistero di orchidea?