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      CommentAuthornonparte
    • CommentTime30 Apr 2012
     

    Il modo più sicuro per entrare in contatto con le pecore è quello di entrare per la porta del recinto in cui esse si trovano. Chi entra in modo diverso non è animato da motivi d’amore per le pecore, ma per sfruttarle a proprio interesse. Questo è il peccato di chi si appropria di ciò che appartiene agli altri.
    Gesù qualifica questo atteggiamento con termini pesanti «ladro e bandito».

    Il pastore entra per la porta per prendersi cura delle pecore, non per opprimerle, le pecore riconoscono la sua autorità tramite la sua voce e lo seguono. La voce di Gesù contiene un messaggio di liberazione, la sua voce non si rivolge ad un gruppo anonimo ma chiama personalmente, non esiste una moltitudine anonima di persone, ma ognuno ha un volto, un nome, una dignità. Il recinto delle pecore (il posto dove abitiamo) non deve essere un luogo chiuso, tenebroso, caratterizzato solo da interessi economici, dove il denaro ha sostituito l’attenzione verso Dio.

    Gesù conduce il popolo per tirarlo fuori dalle tenebre, non lo fa in modo simbolico ma reale, perché questo è il compito che gli è stato affidato, conclusosi con la crocifissione. Le parole finali e fondamentali di questa parabola sono: entrare, uscire e trovare pascolo. Gesù è la porta nei riguardi di coloro che lo seguono: è il messia disposto a dare la vita per le pecore. Non con il dominio, la prevaricazione si accede ad una relazione con gli altri ma assumendo l’atteggiamento di colui che dà la vita. Le sue parole sono un invito a cambiare modo di pensare e di relazionarci. Entrare per la porta significa agire come Gesù, la cui preoccupazione è la vita delle pecore, porre il bene degli altri come prioritario.
    Uscire e trovare pascolo significa seguire il suo messaggio e annunciarlo agli altri anche con le opere, agire da cristiani e avremo vita.

    PS: grazie Riccardo per gli inviti che fai alla fine di ogni commento, riportando esempi di vita e di relazione con i tuoi ragazzi.
    Paolo

  1.  

    Addì 1 maggio 2012

    Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.
    Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
    Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
    Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;
    ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
    Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
    Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
    Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
    Io e il Padre siamo una cosa sola»

    Giovanni 10,22-30

  2.  

    Ve l'ho detto e non credete

    In altre parole "non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire"

    Con i miei ragazzi spesso parlo. Parliamo a tavola, mentre si gioca, quando facciamo una girata, mentre piantiamo un alberino. Parliamo di tutto, di principi, di regole, di pesca, di giardinaggio, di scuola, di rapporti interpersonali. Purtroppo le parole e gli esempi non bastano a cambiare l'animo umano. Ci sono ragazzi, persone che non vogliono ascoltare, che si rifiutano di far entrare dentro al loro cuore gli insegnamenti positivi. Le motivazioni sono le più disparate, dal dolore di rendersi conto di aver fatto degli errori, alla comodità di non cambiare vita, dal desiderio di avere di più, all'idea che seguire gli altri sia meglio che seguire valori e principi.

    Ma chi non ascolta e non comprende gli insegnamenti della vita, non significa che non li stia immagazzinando ed un giorno, con grande sorpresa di tutti, tirerà fuori ciò che ha imparato per insegnarlo, anche con l'esempio, ad altri.
    Spesso i miei ragazzi mi fanno stare male. Vedo in loro lo sbaglio palese di un certo comportamento, di una loro idea. E non li smuovi nemmeno con le cannonate. Poi un bel giorno ti escono fuori con una frase, magari detta a qualcuno, che ti fa capire che ciò che tu gli avevi insegnato lo hanno fatto loro, lo hanno capito. Che gioia in quel momento. Ogni sconfitta si trasforma in grande felicità. Ed allora il ragazzo, la persona deve essere sostenuta con un "bravo" perché capisca che quella è la strada giusta da seguire. E la vittoria di una battaglia non è vincere la guerra, ma è un primo importantissimo passo verso una crescita spirituale e morale.

    Ci sono dei ragazzi che arrivano a capire, ad ascoltare con il cuore da subito, altri dopo un po', altri sembra mai ed hanno bisogno di esperienze forti, spesso negative, per capire ... ma prima o poi tutti ascoltano e capiscono. Da lì a mettere in pratica gli insegnamenti nella loro vita è tutt'altra cosa, dipende dal carattere, ma già comprendere è un primo passo importantissimo.
    E' come se una persona volesse fare gli esercizi di matematica senza prima averne studiato la teoria.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime1 May 2012
     

    Riccardo è tutto vero quello che dici. Sono convinta che i ragazzi sono come delle spugne: assorbono tutto e poi al momento opportuno lo tirano fuori. Da figlia ti dico che tutto ciò che mi è stato impartito (sempre con il dialogo, nonostante i miei genitori fossero contadini) un tempo forse era inconcepibile per me ma oggi fa da corollario ad ogni istante della mia vita ed è bellissimo vedere come più cresci e più le distanze generazionali con i tuoi genitori si accorciano. Sicuramente con i tuoi ragazzi raccoglierai un domani i frutti di ciò che hai seminato. Non mollare mai.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime1 May 2012
     

    un' ultima cosa ...Riccardo nel leggere il tuo post ho percepito appieno il tuo essere padre ma anche il loro essere figli nei tuo confronti. mi spiego: il tuo star male e la loro pseudo ribellione è quello che di solito succede tra padre e figlio. Scusa è stata solo una sensazione...

  3.  

    Non preoccuparti Marisa, non mollerò mai :face-smile:
    Credo troppo nel dialogo per mollare.

    Si è vero, mi sento un padre e loro si sentono figli.
    So che l'affido non vuol dire possesso, ma essere padre è una condizione d'animo, non un'indicazione su un certificato.
    E all'anagrafe della vita, il certificato redatto con il sangue che sgorga dal mio cuore ogni volta che vedo un bambino che soffre dice che io sono il loro babbo. Avere due papà è sempre meglio che non averne nessuno.

    Ieri è venuto un gruppo scout di Empoli di ragazzini/e di 13-15 anni. Volevano sapere tutto di noi.
    E' stata una gioia vedere come mi ascoltavano, conquistarli con qualche battuta, alcuni di loro che non volevano andare via, altri che mi facevano gli scherzi come se ci conoscessimo da una vita. Che bello!!!
    Due bimbe gemelle, molto spigliate, si sono affezionate a me in maniera impressionante ... mi è stato poi detto che sono in affido alla nonna (che ha fatto certamente un ottimo lavoro) e che manca loro la figura paterna.
    In quel momento mi hanno eletto loro papà e la mia gioia era al massimo livello :face-smile:
    Tutto il giorno ho pensato a loro e a come sarebbe bello poter star loro vicino.

  4.  

    Addì 2 maggio 2012

    Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato;
    chi vede me, vede colui che mi ha mandato.
    Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
    Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
    Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.
    Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.
    E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me»

    Giovanni 12,44-50

  5.  

    Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato

    Ognuno di noi parla alle persone. C'è chi dialoga con il mondo intero, chi lo fa scrivendo libri, chi condividendo una sua poesia con amici e parenti, chi insegnando nelle scuole, negli oratori, nelle squadre sportive, chi all'interno delle mura domestiche.
    Ognuno di noi ha mille situazioni per esporre i propri ideali, convinzioni, credi politici e religiosi. Ha una grossa responsabilità, perché ogni volta che parla può cambiare la vita a una o più persone. Ancora ricordo certi dialoghi fatti con la mia mamma dove piccole frasi sono diventati grandi insegnamenti. Ognuno di noi è un concentrato del proprio passato, della sua cultura e nella nostra testa e nel nostro cuore facciamo un frullato di pensieri che ci portano a confezionarne uno nostro che dovrebbe essere dinamico, ricevendo dall'esterno decine di input al giorno.
    Quando parliamo, lo facciamo sempre in nome di qualcosa (ideale) o di Qualcuno (Fede) e spesso le cose si mischiano.
    E' importante saper dosare bene le parole che pronunciamo perché sono un'arma molto affilata che potrebbe essere un ottimo bisturi necessario per asportare dei preconcetti o delle idee cattive nei nostri interlocutori, oppure una mannaia in grado i spezzare sogni e speranze nelle vite di chi ci ascolta.
    Non è superbia dire che parliamo in nome di Dio se ci crediamo, perché propagare gli ideali insiti nel Vangelo è parlare a nome Suo. Da qui a farlo bene c'è un abisso, ma il Signore ci dice "chi non è contro di me, è con me", pertanto se sbagliamo a dire qualcosa in buona fede, il Signore ci perdona e ci aiuta a correggere il tiro.
    Stare attenti nel dare insegnamenti ai nostri ragazzi è importante, ma questo non deve essere un freno, una scusa per non parlare. Quante volte ho sentito genitori dire, rispetto al figlio adolescente, "non mi ascolta". Bisogna provare e riprovare. Un mio professore di matematica alla sua prima lezione disse "se io vi spiego una cosa e voi non capite, chiedetemi di rispiegarla; se dopo ciò non l'avete ancora capita chiedetemi di nuovo; se alla terza volta che domandate io mi dovessi arrabbiare, non preoccupatevi, perché non sono arrabbiato con voi ma con me stesso per non essere riuscito ancora a farmi capire". Questo dovrebbe essere lo spirito che dovremmo avere nel parlare con il nostro prossimo.

    Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.

    Troppo spesso si pensa che Dio si lì su un trono a puntare il dito sul mondo e sulle nostre colpe, pronto a dividere i buoni dai cattivi, pronto a condannare i nostri peccati senza possibilità di appello.
    Ma non è così. Il Signore non ci giudica da un singolo atto, sbaglio o peccato che sia, ma ci ama come un genitore ama i propri figli.
    Se dovessi condannare i miei ragazzi per ogni singolo atto che sbagliano, sarebbero già tutti in riformatorio. E se dovessero essere loro a condannare me per i miei errori, sarei già stato eliminato dalla faccia della terra un minuto dopo aver iniziato ad amare i miei bimbi. Ma l'amore vince su tutto e l'errore si perdona anche mille volte nella speranza di vedere una scintilla di cambiamento negli occhi del nostro prossimo. E se noi che siamo imperfetti facciamo così almeno verso i nostri figli, non pensate che Dio, che è Padre buono e perfetto, non faccia almeno altrettanto con noi?

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime2 May 2012
     

    In questo brano fondamentale è il riferimento al Padre, forse la parola Dio la usiamo poco o male, con espressioni blasfeme, non appropriate o modi di dire (Dio li fa e poi li accoppia- aiutati che Dio t'aiuta- chi chiama Dio non è contento; e chi chiama il diavolo è disperato).
    Gesù chiarisce il concetto di Dio come Padre, parola che implica sentimenti e affetti, la paternità genera il pensiero dei figli, suggerendo amore e tenerezza. Gesù (Io sono la Via, la Vita , la Verità) rivelando la verità, rivela il Padre.

    Mi viene in mente Giovanni Paolo I (papa Luciani) che durante l’Angelus affermò che Dio è anche Madre, facendo saltare sulle sedie gli alti prelati vaticani. Albino Luciani non voleva dare una sessualità a Dio ma rendere a Lui un ruolo che è caro a tutti ma che nessuno aveva saputo vedere in Dio. Un caro saluto a tutti i papà e mamme affidatarie, Paolo.

  6.  

    Addì 3 maggio 2012

    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò

    Giovanni 14,6-14

  7.  

    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò

    Quante volte preghiamo per chiedere qualcosa al Signore e spesso non la otteniamo.
    Eppure il Signore ci dice "se chiedete, farò".
    Ma dice anche "nel mio nome"
    Quante volte preghiamo e chiediamo in nome della nostra idea di giustizia, oppure in virtù di qualcosa che sia bene per noi, o anche cose impossibili perché contro il volere di Dio.
    Eppure continuiamo a chiedere e a pretendere.
    Pregare, ovvero rivolgersi a Dio, non è solo chiedere per migliorare la nostra vita, per salvare qualcuno da una malattia, è anche ringraziare per quello che abbiamo, accettare la Sua volontà.
    Ora ditemi, ma se vostro figlio vi chiede qualcosa e voi, dall'alto della vostra esperienza e maturità, sapete che ciò che chiede è sbagliato, o nocivo per lui o per altri, ugualmente acconsentite ad esaudire le sue richieste?
    Credo proprio di no. Così è Dio, non ci concede ciò che a Suo giudizio non ritiene opportuno di darci.
    Ma non solo. A volte non ci dona ciò che chiediamo per metterci alla prova, per vedere se siamo forti nella Fede, se accettiamo di buon grado anche un no, per formarci anche il carattere e darci l'opportunità di essere sempre più forti nel nostro cammino.
    Se poi vedete tutto in funzione di una nuova vita, dove quella terrena è solo un banco di prova, è chiaro che tutto è finalizzato alla vita eterna. Anche la morte di una persona cara dovremmo vederla come una gioia, felicità per colui che torna dal Padre e finisce il suo percorso di sofferenze su questa terra.
    Chiedere in nome di Dio significa allora chiedere che venga fatta la Sua Volontà, magari avanzando le nostre umane richieste, ma senza la pretesa di essere accontentati, o di esserlo nell'immediatezza aggiungendo ciò che Gesù ci ha insegnato "Allontana da me questo calice se vuoi, ma sia fatta la Tua Volontà e non la mia"

    Chi ha visto me ha visto il Padre
    Quante volte avrete sentito i vostri amici commentare, relativamente a vostro figlio, "è te in miniatura" oppure aver osservato nei gesti di un bambino, nelle espressioni, nei modi di dire e di fare quelli del padre o della madre.
    Ecco, qualunque cosa facciamo è elaborazione di quanto appreso in famiglia.
    Chi conosce noi può capire anche come erano i nostri genitori, non tanto nell'aspetto fisico o nelle posture, quanto nel modo di vivere, nei principi, nella maniera di amare e relazionarsi con gli altri.
    Così è per Dio. Leggere il Vangelo, la vita di Gesù, significa capire come mettere in pratica i valori e gli ideali che Dio ci vuole, attraverso il Figlio, insegnare.
    Sono contento quando le persone che conoscevano la mia mamma fanno un apprezzamento paragonandomi a lei. Sono consapevole di avere una mia identità e di non essere la copia di mio padre o di mia madre, ma cerco di portare avanti quei principi che loro mi hanno insegnato, farli miei e trasmetterli ai miei figli.
    poiché Dio è nostro Padre, ci è dato il compito di far conoscere i valori che Lui ci ha insegnato a tutti coloro che nella vita incontriamo, dagli amici, ai figli, ai nipoti.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime3 May 2012
     

    E tu padre permetteresti a tuo figlio di suicidarsi? Le mani a cui LUI hai dato il dono di di salvare tante vite umane, a quelle stesse mani LUI ha dato la possibilità di compiere un atto infame. Dov'eri? Perchè non hai fermato quella mano ?

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime3 May 2012
     

    Senza la via non si va da nessuna parte, serve il sentiero da percorrere nel cammino.
    Senza la verità non si fa una scelta corretta, quella che risponde alle domande esistenziali.
    Senza la vita c’è la morte, essa rende tutto vivibile.
    Gesù ci prospetta il significato: Lui è la via, perché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".
    Gesù è la verità perché, osservandolo, vediamo l’immagine del Padre: "Chi conosce me conosce il Padre!"
    Gesù è la vita perché, camminando al suo fianco, saremo uniti al Padre.

    Filippo chiede: "Mostraci il Padre e ci basta!" Era il desiderio dei discepoli ed è il desiderio di molte persone oggi.
    Come vedere il Padre? Gesù risponde: ”Chi ha visto me ha visto il Padre!"

    Non dobbiamo pensare che Dio sia lontano da noi, distante e sconosciuto. Per sapere come e chi è, basta guardare Gesù. Lui lo ha rivelato nelle parole e nei gesti della sua vita! "Il Padre è in me ed io sono nel Padre!". Lui faceva in ogni momento ciò che il Padre gli mostrava di fare, in Gesù tutto è rivelazione del Padre! I segni o le opere sono le opere del Padre! Come si dice di solito: "Il figlio è il volto del padre!" Per questo Dio sta in mezzo a noi.
    La sua intimità con il Padre non è un privilegio suo, ma è possibile per tutti quelli che credono in lui.
    Anche noi, mediante Gesù, possiamo fare il bene, agiamo nel nome di Gesù osservando il comandamento dell’amore.

    Nelle vicende della vita, nel volto di ogni persona, nella comunità familiare, parrocchiale viene fissato l'incontro per vederlo. Però è necessario aprire gli occhi, scrutare negli anfratti della vita e cogliere i segni che ci svelano il suo volto. Nell’ansia di vedere, nel desiderio di comprendere si nasconde il bisogno di ciascuno di noi verso la spiritualità, verso le verità ultime.
    Inoltre la fede deve essere concreta, non si esaurisce in una preghiera astratta, ma nell’attuazione della vita di ogni giorno, anche se semplice ed umile rivolta ai poveri, agli ultimi, alimentata sempre dal credo.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime3 May 2012
     

    Siamo noi a scegliere cosa fare della nostra vita, abbiamo la libertà di farlo.
    Nemmeno noi madri e padri terreni potremmo impedire a nostro figlio di suicidarsi, così come Dio
    Difficile da capire un atto così estremo come quello del suicidio specialmente quando si è coinvolti da vicino, ma è anche la libera scelta di una persona che cerca nella vita che viene dopo qualcosa di migliore di quello che sta vivendo....un atto di disperazione ma anche di coraggio nello stesso tempo
    Probabilmente Dio avrà aperto anche altre vie a questa persona, ma.... o non le ha viste, o non ha voluto percorrerle

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime3 May 2012
     

    Non penso che esiste il libero arbitrio in questo caso perchè è un attimo di smarrimento. Casomai un momento dopo non sarebbe successo. Ed qui che dovrebbe esserCi, solo per far passare quell'attimo.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime3 May 2012
     

    pensare che una persona ,spesso giovani , compiono il suicidio è quasi "Folle" .... ma credo che arrivare a fare questo gesto è sentirsi soli , abbandonatati , non vedere altra alternativa e non avere le forze per cercarla..............Penso che sia da mettere in conto anche una Nostra responsabilità per non aver testimoniato per non essersi accorti , per essere stati indifferenti..:face-sad:

  8.  

    Marisa, la cosa più bella che ci ha donato Dio è la libertà.
    Pensa se non l'avessimo, pensa se fossimo obbligati a pensare e a comportarci tutti allo stesso modo.
    Nella libertà che Dio ci lascia siamo liberi di sbagliare, di suicidarci, di drogarci, di uccidere, di stuprare, di abortire, di divorziare, di brontolare ed inveire.
    Liberi non vuol dire che qualunque cosa facciamo sia giusta. Liberi non significa non avere conseguenze per i nostri atti.
    Libertà è la capacità di discernere il bene dal male e saper scegliere il bene.
    Il male esiste dal giorno in cui l'uomo si è ribellato a Dio, sia esso Adamo, gli ebrei nel deserto, la lotta tra gli angeli in Paradiso, Caino contro Abele ... poco importa dove e come tutto ha avuto inizio, fatto sta che l'uomo ha scelto e Dio ci lascia liberi. Ma nel Suo amore siamo anche liberi di tornare indietro, di chiedere perdono. Con il suicidio si decide di interrompere ogni possibilità di perdono, rifiutiamo Dio al massimo livello e perché Dio dovrebbe fermarci?
    Se tuo figlio un giorno, raggiunta la maggiore età, se ne andasse su una brutta strada lo bloccheresti con la forza? Gli impediresti di sbagliare?
    Cercare di convincerlo a non andarsene, se lui accetta il dialogo, è cosa giusta, ma obbligarlo non puoi.
    Non pensi che una persona prima di arrivare a suicidarsi non abbia riflettuto su quello che stava facendo?
    Non pensi che il Signore, tramite il Vangelo, attraverso altri o con la propria coscienza non abbia cercato di fargli capire che grande errore stava per commettere?
    Te lo dico da aspirante suicida. Quando morì la mia mamma la voglia di ammazzarmi era fortissima. Tutto mi era crollato addosso e non ne reggevo il peso. Ogni giorno dicevo "oggi la faccio finita", ma poi una vocina dentro di me, o un amico, o una situazione improvvisa mi faceva desistere ... e così per sei lunghi mesi.
    Andavo a pescare, mi immergevo e lì trovavo la pace, trovavo Dio. Ci parlavo, mi disperavo, piangevo, gridavo, ma ti assicuro che mai ho inveito contro di Lui. Accettavo la morte della mia mamma, ma volevo raggiungerla.
    Capii che potevo suicidarmi in altro modo, più costruttivo. E da qui è nata l'Associazione. Ho ucciso il vecchio Riccardo per far spazio al nuovo. Per puro e semplice egoismo.
    Il Signore ci mette talvolta alla prova per vedere se le preghiere che facciamo sono reali, oppure se davanti alle difficoltà della vita (banco di prova di una vita eterna) ci lasciamo travolgere e periamo.
    Ci lascia anche sbagliare e si mette in disparte, ma mai si allontana. Se non lo cerchiamo resta a guardare, ma se lo invochiamo con il cuore ci elargisce consigli perché sa che li ascolteremo.
    Chi ha un figlio adolescente sa che ogni parola di un genitore, quando arriva il momento della trasgressione, della fuga, della ribellione non serve a nulla se il ragazzo non è pronto all'ascolto ed ogni parola detta da un genitore potrebbe risultare negativa e verrebbe distorta e quindi fare peggio di meglio. Se lo sappiamo noi, non credi che lo sappia Dio?

  9.  

    Elen sono in linea con te, ma non nel vedere il suicidio come atto di coraggio.
    Che coraggio c'è nel chiudere la propria vita? Nello sbattere la porta e andarsene?
    Il coraggio vero è quello di tutti noi che viviamo la nostra quotidianità con dubbi, ansietà, incertezze, interrogativi, liti e rappacificazioni, convivenze difficili e lavoro che non si trova.
    Chi è con le spalle al muro, con il sedere per terra e reagisce è colui che alla fine segna un gol per la propria squadra.
    Ti assicuro che c'è voluto molto più coraggio a portare avanti l'Associazione per oltre 25 anni che non a buttarsi sotto un treno.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime3 May 2012
     

    drogarsi, uccidere, stuprare, abortire, divorziare sono scelte ponderate. Il suicidio no. Mi state dicendo che Lui da padre è restato a guardare. Ma se tuo figlio non vede arrivare una macchina e sta attraversando la strada voi che fate restate a guardare o lo tirate da un braccio? E' un attimo....

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime3 May 2012
     

    Per coraggio intendo che in quel momento, nel momento in cui una persona decide di farla finita, deve avere un minimo di coraggio per farlo. Certo che è da vigliacchi ed è più coraggiosa una persona che lotta per sopravvivere, per difendere quel dono così prezioso, che è la nostra vita

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime3 May 2012
     

    Spesso Marisa, il suicidio è una scelta molto più calcolata di quello che pensiamo. Certo non in tutti i casi

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime3 May 2012
     

    Riccardo sono d'accordo con te..ci vuole più coraggio a vivere che a morire e ti assicuro che voglia di vivere ne aveva tantissimo con immensa predisposizione verso il prossimo ..."medico senza frontiere", specializzato nella ricostruzione del labbro leporino, ha dato la possibilità a tanti bambini di poter mangiare...e poi per un attimo di smarrimento Dio è stato a guardare...Non lo capisco.

  10.  

    Marisa, Dio non sta a guardare.
    Ci è sempre vicino. Siamo noi che interpretiamo le Sue scelte e non abbiamo i mezzi per poterlo fare.
    La vita, quella vera, non è qui sulla terra e la morte è solo un momento di passaggio, non è la fine di tutto.
    Il Signore non interviene nella nostra vita se noi non vogliamo. Con il suicidio, attimo di smarrimento o meno, c'è una scelta, anche di un nanosecondo, di rifiutare un dono che il Signore ci ha fatto.
    Io ho ponderato moltissimo la mia voglia di suicidio, te lo assicuro, ma la scelta che ogni giorno facevo era quella di seguire Dio e a Lui mi sono sempre aggrappato nei momenti più difficili, non alla droga, ai falsi profeti, alle passioni materiali o al suicidio.
    Non è vero, secondo me, che c'è differenza tra suicidio ed altre scelte di fuga dalla realtà, dalla vita.
    So che è difficile accettare certe cose, ma non dobbiamo prendercela con Dio, sono scelte degli uomini, che possiamo accettare, rispettare, condannare ... ma sono fatte da loro, da noi chiudendo al cuore a Dio.
    Il suicidio è quella più visibile, quella scelta dalla quale non si esce, definitiva, e per questo fa più male a noi, ma anche al Signore.

  11.  

    Addì 4 maggio 2012

    «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
    Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;
    quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me

    Giovanni 14,1-6

  12.  

    Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me

    Quante volte pensiamo di aver toccato il fondo, di essere arrivati al peggio del peggio, di avere talmente tanti problemi da non vedere una via d'uscita. Quante volte abbiamo pensato che sarebbe meglio la morte, arrivando perfino talvolta a pensare al suicidio.
    Il Signore ci è vicino come un buon Padre e ci tranquillizza. Ci chiede di aver fiducia in Lui, anche quando la barca sembra stia per affondare, quando tutto attorno a noi è guerra e difficoltà. Se restiamo aggrappati a Lui con la Fede che tutto ciò che accade ha un senso, passeremo illesi - da un punto di vista spirituale - da quelle tribolazioni mantenendo pulita la nostra anima. Ma se cederemo alle tentazioni di risolvere a modo nostro le situazioni, magari rubando, uccidendo o fuggendo dalla realtà usando la droga, l'alcol o il suicidio, avremo fatto la scelta di tenere fuori dalla nostra vita Dio. Gli avremo chiesto di starsene in disparte e Lui, nel rispetto della libertà che ci ha concesso, starà a guardare che ci roviniamo, che ci facciamo del male affinché possiamo capire che l'unica versa strada che porta a stare bene, magari non in questa vita, è quella che passa attraverso di Lui, attraverso la fatica di seguire certi Suoi insegnamenti, talvolta difficili da mettere in pratica.
    Se qualcuno ti fa del male, è liberatorio, umano ribellarsi e contrattaccare con uguale o maggior potenza. E cosa ne ricaviamo? Maggio cattiveria, astio, faide, guerre.
    Ma il Signore ci insegna a porgere l'altra guancia, a perdonare chi ci fa del male. E da qui cosa ne scaturisce? Un grande insegnamento di amore a chi ci ha fatto del male che magari si sentirà cattivo e farà un esame di coscienza per migliorare sé stesso. E comunque non verrà fuori una guerra, ma tutto finirà con la cattiveria di chi ci ha voluto del male.
    Pensate se la risposta all'attacco alle torri gemelle non fosse stata una guerra che da anni porta morte e astio sempre più forte. Pensate se gli stati uniti avessero detto "vi perdoniamo in nome di Dio". I cattivi sarebbero stati isolati, stigmatizzati e quel gesto di amore, di perdono sarebbe stato un forte esempio per tutti, una prima pietra per un dialogo costruttivo.
    Prendete i ragazzi adolescenti. Come mai qualcuno a 17 anni fa tutto il peggio che può, ed un altro invece è pieno di principi e di amore verso il prossimo?
    Dipenderà dall'ambiente in cui nasce? Dipenderà dal carattere? Dipenderà dall'ambiente che frequenta al di fuori della famiglia, come lo sport, la scuola, le amicizie?
    Non possiamo dare la colpa a tutto meno che alla scelta fatta dal ragazzo.
    Ognuno di noi ha il libero arbitrio, anche a 15, 16, 17 anni ed anche a quell'età sappiamo bene la differenza tra il bene ed il male.
    Si è ribelli per natura a quell'età, ma la scelta della strada che prendiamo durante tale ribellione è tutta nostra.
    Di undici ragazzi in affido con i quali vivo, sette hanno un'età compresa tra i 17 ed i 23 anni. Tutti sono con noi da almeno sei anni. Tutti hanno ricevuto la stessa educazione, frequentato gli stessi ambienti. Tutti hanno un passato difficile e tutti hanno conosciuto, anche dopo il loro arrivo da noi, la cattiveria della gente.
    Eppure qualcuno si perde, qualcuno sceglie di seguire la strada più facile di rubare, della ribellione con cattiveria verso il prossimo. Sono scelte e solo scelte di ognuno di noi tra il bene ed il male, tra la via più facile e quella più ostica, tra il diavolo e Dio.
    Si può sempre tornare indietro e Dio è lì ad aspettarci, ma quando scegliamo di escluderlo dalla nostra vita, di non seguire i Suoi valori, allora Dio si mette in panchina e con amore aspetta che noi si capisca, che si veda quanto più bella sia la strada in salita rispetto a quella pianeggiante ma piena di buche.
    Davanti a scelte estreme come il suicidio ci manda segnali forti, con me lo ha fatto quando nel 1986, morta la mia mamma, avevo il solo pensiero di raggiungerla uccidendomi. Segnali che ti fanno capire che la vita è difficile, ma va vissuta per onorare Dio che ce l'ha donata, per metterla al servizio del prossimo, per migliorare la vita di altri anche a costo di annullare la nostra. Solo così raggiungeremo la vera vita, la Vita eterna che porta al Signore.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime4 May 2012
     

    Vorrei chiarire: In quel tempo ero credente (molto) e non c'è stato mai un attimo che abbia dato la colpa a Dio nonostante la mia vita era finita un mattino davanti a un quotidiano che riportava la notizia, nonostante non ho potuto vedere un funerale in chiesa, nonostante il fatto che con tutti i preti con cui ho parlato mi dicevano che Dio puniva i suicidi, nonostante sia dimagrita 10kg in 15 giorni (non assimilavo più). Un giorno di primavera però, ero seduta davanti casa ed ad un tratto sentii del calore sulle braccia, aprii gli occhi e mi dissi: SONO VIVA!. Da quel momento ho iniziato di nuovo a vivere. I primi tempi in quel calore ho visto la mano di Dio ma poi non so perchè Dio è uscito dalla mia vita, anche se è tutt'oggi viva dentro di me la sensazione di quel calore.
    Vi ho raccontato tutto ciò perchè non vorrei essere in questo forum un elemento di disturbo. Capisco in pieno che quando parlate di Dio è perchè LO avete nel cuore e se vi dò l'impressione di essere cattiva a livello verbale nei confronti del vostro Dio vi chiedo scusa ma non è assolutamente nelle mie intenzioni

  13.  

    Carissima Marisa, ma quale elemento di disturbo?
    Ho sempre detto che apprezzo in questa discussione la grande apertura mentale di ognuno, sia di chi crede e di chi non crede. Il rispetto l'uno dell'altro e delle idee di ciascuno.
    Tu rispetti le mie, e lo sento, così come rispetto le tue.
    Il contraddittorio non significa che tu sbagli o, peggio, che sei una persona cattiva, ma semplicemente "la penso diversamente da te su questo argomento" e questo crea dialogo, confronto che fa crescere tutti.
    Non solo non sei un elemento di disturbo, ma sei un elemento bello ed importante con il quale mi confronto volentierissimo e, ti confesso, dopo aver scritto il mio pezzetto giornaliero, entro mille volte sul forum nella speranza di trovare un vostro scritto perché amo il dialogo e parlare con voi.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime4 May 2012
     

    Cara Marisa, anch'io penso che tu sia un elemento positivo ...il fatto di non credere in Dio nulla toglie alla tua sensibilità e delicatezza nell'esprimere il tuo pensiero....poi il fatto di essere una possibile futura affidataria ti rende speciale no? :face-angel:

  14.  

    Speciale o no (anche per me lo sei ed anche io non vedo l'ora di un bel dialogo con te faccia a faccia) ti vogliamo con noi con i tuoi difetti ed i tuoi pregi e con la tua sensibilità. Così come tu e gli altri sopportate con tanto amore i miei difetti cercando di cogliere in me gli aspetti positivi

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime4 May 2012
     

    Grazie a tutti ragazzi!
    Sarò il vostro diavoletto preferito:face-devil-grin:

  15.  

    Ma che diavoletto.
    Chi pensa agli altri è sempre un angioletto :face-angel:

  16.  

    Addì 5 maggio 2012

    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò

    Giovanni 14,7-14

  17.  

    Chi è Dio per noi?

    Ognuno di noi ha una sua idea di Dio, ma Dio è uno solo, il Dio di Gesù Cristo.
    Dobbiamo imparare a vederlo come Egli si presenta a noi e non come vorremmo che fosse.
    Dio di cui Gesù ci parla è Colui che si fa uomo, che ride e fa festa, piange e fa lutto, vive e gioisce nell'affetto della Sua famiglia. Dio che è pronto a piegarsi verso l'uomo ferito come il buon samaritano, e come lui gli dona l'olio della speranza e lo conduce alla locanda dove troverà pace e consolazione alle sue ferite. Dio come un padre che accetta che il figlio minore se ne vada di casa con i suoi soldi, pronto a perdonarlo quando avrà capito i suoi errori senza nulla recriminare restituendogli la sua dignità di uomo, capace di andare dal fratello maggiore che porta rancore per avvicinarlo e far pace con il più piccolo. Dio che si commuove fino alle lacrime, che ama l'amicizia e l'accoglienza, che sceglie di donarsi fino in fondo, che non ha paura del rischio, che piange di paura e chiede che qualcuno lo ascolti, che pende nudo da una croce. Dio silenzioso come la brezza del mattino, rispettoso della libertà dei Suoi figli.
    Dio non risolve i problemi, ti aiuta ad affrontarli, ti spiega che non è poi così fondamentale superarli, che la storia ha un tesoro nascosto che sei chiamato a scoprire.
    Dio che ha il sogno di un'umanità che segua certi valori, che viva la sua vita con la gioia della salvezza.
    Dio che è in mezzo a noi, Dio che entra dentro di noi.

    E per te, Dio chi è?

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime5 May 2012
     

    Due passi della Bibbia mi ricordano chi è Dio:
    uno è il fuoco in mezzo al roveto che brucia ma non si consuma, rappresenta quella fiamma interiore che ci tormenta, che ci rode in continuazione, che cerchiamo di placare con la ricerca, con il desiderio di trasformare la nostra vita.

    L’altro lo riporto: Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello. Uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia?
    Nel deserto della vita, nel buio della giornata la parola di Dio arriva e lascia traccia nel nostro cuore, per fare luce dentro, ci aiuta a cercare la verità, anche di se stessi.
    Paolo

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime5 May 2012
     

    Dio si manifesta anche nella vita del Figlio, con la sua parola e le sue opere.
    Il Padre opera attraverso il Figlio, il Figlio è la via attraverso la quale Dio scende nei nostri cuori.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime5 May 2012
     

    Provo a dire chi ERA Dio per me....
    Era il mio amico immaginario, era sempre con me. Giocava, rideva, piangeva con me. Parlavamo tanto e lui era sempre sorridente. Gli potevo dire qualsiasi cosa e non si arrabbiava mai. Gli potevo confidare qualsiasi cosa positiva e negativa e non mi ha mai giudicato ma di tanto in tanto mi faceva riflettere. Tra me e lui c'era un alchimia di sensi che è difficile tradurre in parola. Lui mi dava consigli ma anche io ne davo a lui perchè se sulla mia strada capitava un bisognoso allora io dicevo al mio amico: vai un po da lui, fagli compagnia e poi stasera ci rivediamo a letto. E' stato con me per tanti anni ma poi è venuto un momento che io avevo bisogno di silenzio, nella mia testa e nel mio cuore, e gli detto: Vai! ti lascio libero, ho bisogno di stare un po da sola. E lui non è più tornato.

  18.  

    Hai chiesto a Dio di tornare?

  19.  

    Addì 6 maggio 2012

    «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli

    Giovanni 15,1-8

  20.  

    Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto

    Non c'è nessuno, nemmeno i santi, che non debba essere di tanto in tanto potato.
    Non significa che dobbiamo essere provati dalla sofferenza o castigati per i nostri errori.
    La vita interiore di ognuno di noi è una continua crescita, un percorso.
    Nel nostro cuore nascono e crescono buoni propositi, ma anche pensieri cattivi. Sono questi che devono essere potati, e non una volta sola, perché una volta scacciati, si ripresentano periodicamente.
    Pensate quante volte vi è venuto in mente di pensare a voi stessi e mandare al diavolo, magari per un istante, coloro che dovreste aiutare. E quanti accidenti a chi ci fa del male, quanta freddezza verso chi parla male di noi.
    Sentimenti che devono essere tagliati e bruciati perché il nostri cammino sia verso l'Amore, l'Amicizia, l'Altruismo, i buoni sentimenti che fanno sì che possiamo produrre frutto, quel frutto di cui il mondo tanto necessita.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime6 May 2012
     

    E secondo te Riccardo ho mai chiesto di Tornare?
    ma ormai mi ero già abituata a perdere gli affetti più cari....

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime6 May 2012
     

    Un anno, nel mio frutteto, non ho potato le piante sia per evitare sofferenza (alle piante ed al sottoscritto) sia per vederne i risultati. L’anno successivo sono cresciuti tantissimi rami, lunghi, robusti ma neppure un frutto. Ho capito che potare non significa togliere, troncare, amputare ma creare occasioni, dare possibilità di vita a molti altri frutti.
    (Ogni anno incarico un vivaista e io quel giorno rimango lontano da casa)

    La potatura per me è ancora sofferenza, anche se so che le piante daranno frutti; è come quando si rinuncia alle cose superflue dopo ci si sente più liberi. Quante cose inutili, insignificanti, dannose ci portiamo appresso!

    Le cose inutili o dannose sono anche i vizi, le abitudini errate; il cambio di rotta, l’abbandono del male comporta un taglio netto, un sacrificio ma non è un castigo, anzi offre la possibilità di una vita nuova, realizzata pienamente per ottenere uno scopo. E quale senso dare a questo nuovo cammino? Restare legati alla vite (vita-vite), prendere linfa dalla vite che è amore, che dona sempre i suoi frutti per la nostra salute-salvezza.

  21.  

    Marisa, se hai chiesto a Dio di far parte della tua vita, Dio stai certa è vicina a te.
    Sono certo che lo è stato anche quando tu non lo volevi.
    Il fatto che tu non ti accorga della Sua presenza o non lo veda, non è un problema Suo, ma tuo.
    Un problema non significa difetto o peccato o errore ... significa solo non vederlo.
    I motivi possono essere tanti, ma se parti da una base diversa, cioè dal fatto che sai che Dio è vicino a te da qualche parte, trovarlo sarà più facile.

    Quando si studia matematica e c'è una soluzione di un problema che non torna, o quando si ha un problema sul computer la prima cosa che si pensa è "è sbagliato il risultato sul libro, oppure il computer è rotto" perché si tende ad escludere a priori che siamo noi a non riuscire a vedere la soluzione o il problema". Ma se pensiamo che la soluzione che è sul libro di matematica sia quella giusta, ci metteremo a cercare il modo per arrivarci e a capire perché non la vediamo.
    Non mi sono mai posto il problema se Dio c'è o meno perché so che Dio c'è, anche quando non lo vedo o non lo sento. E' un assioma (come si dice in matematica) che è dimostrato da tutto ciò che mi circonda prima ancora che dalla mia esperienza diretta e personale.
    Dio è buono quindi c'è. Dio è padre qindi c'è. Dio ci insegna a non giudicare e non spetta a me giudicare o capire i Suoi comportamenti, a me spetta solo accettarli e semmai cercare di capirli, ma se non li capisco poco male, mi fido di Lui.
    Come ho avuto modo di dire spesso ... mi lancio senza paracadute :face-smile:

  22.  

    Addì 7 maggio 2012

    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
    Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».
    Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
    Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
    Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto

    Giovanni 14,21-26

  23.  

    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama

    Quando cerco di insegnare qualcosa ai miei ragazzi, la cosa più difficile è spiegare loro il mio punto di vista. Abbiamo una visione del mondo diversa perché differente è l'esperienza, l'età, la maturità. Loro non hanno ancora fatto gli errori che ho fatto io e nella loro adolescenza pensano che il mondo sia ai loro piedi e possano dominarlo. Ritengono che tutto ciò che fanno sia giusto, mentre quello che fanno gli adulti sia errato.
    Penso che ciò accada anche alla maggior parte dei genitori.

    Rivedo nel loro comportamento il nostro nei confronti di Dio. Ribelli alle Sue regole, ostinati nel pensare che non abbiamo bisogno di Lui e della Sua Parola, convinti che il mondo si regga sulle nostre forze e che siamo arbitri della nostra vita. Niente può distruggerci, fermarci, siamo imbattibili, invincibili, nessuno è migliore di noi.

    Quando non capiscono cerco mille modi per fargli vedere il mio punto di vista. Uso parole, esempi, anche favolette. Ribatto sulla cosa in continuazione anche mentre giochiamo. Ed alla fine qualcosa capiscono, ma non tutto. Per loro il mondo degli adulti rimarrà un mistero per parecchio tempo, fin tanto che cambieranno vita e saranno anche loro persone responsabili e mature.

    Così è Dio con noi. Ci insegna tramite il Vangelo, con la parola di chi ha fatto un cammino di Fede, con gli esempi quale sia la strada da seguire. Qualcosa capiremo, qualcosa invece ci sarà chiara quando raggiungeremo il mondo che il Signore ci ha preparato dopo questa vita terrena.

    L'adolescente un giorno si trova di fronte al problema. Il rischio di una bocciatura, la ricerca di un lavoro (si è adolescenti anche a 25 anni in tanti casi), l'arresto per qualche bischerata, una multa da pagare, un incidente occorso. Ed è allora che si scopre bisognoso delle cure dei genitori, è in questi momenti che necessita di qualcuno che gli tolga le castagne dal fuoco, adesso capisce quanto sia debole e come basterebbe poco ad un adulto aiutarlo.
    Ma cosa fa un buon genitore? Paga la multa? Va a parlare a scuola con i professori e piange o urla per farlo promuovere? Compra un'altra macchina dopo l'incidente? Io come papà gli starei vicino, ma lascerei che capisca bene il proprio errore, e solo allora interverrei.

    Anche noi quando ci troviamo persi, smarriti, con una brutta malattia diagnosticata, con la perdita del lavoro, con un figlio malato ci rivolgiamo piangenti a Dio ed imploriamo il Suo aiuto. Ed il Signore da Buon Padre ci insegna. Usa quel nostro momento di debolezza per farci sentire la Sua vicinanza, ma anche per farci capire quanto abbiamo sbagliato in passato, quanto sarebbe stato bello se avessimo chiesto che ci fosse vicino anche quando non avevamo problemi. Ed alla fine ci aiuta, a modo Suo, non discutibile perché come il figlio dovrebbe avere fiducia in noi e nel nostro operato, anche noi dovremmo confidare in Gesù e chinare il capo con umiltà.

    Quando un figlio accetta le nostre regole, capendole o meno, condividendole o meno, ecco che per noi la gioia da grande diventa immensa, sconfinata. Io amo tutti i miei ragazzi, darei la mia vita per loro e sarebbe sempre troppo poco, ma è chiaro che ho un feeling maggiore con chi segue ed accetta i miei insegnamenti. Amo il figlio che sbaglia ogni giorno al pari di quello che è bravissimo, ma se il primo mi chiede qualcosa tendo ad usare quella sua richiesta per fargli comprendere il senso della vita, che non può ottenere tutto senza dare niente, che qualche sforzo, qualche passo verso di me lo deve fare.
    Non c'è poi gioia più grande nel vedere un cambiamento, seppur piccolo, in chi andava per il mondo sbandando da destra a sinistra.

    Ed ecco che così fa Dio con noi. Ci ama tutti perché siamo Suoi figli, ma ha un occhio di riguardo per chi segue la Sua strada, per chi lotta con Lui e per Lui. Ma quanta gioia quando uno di noi, smarrito nei sentieri della vita, cambia strada, chiede perdono dei propri peccati e si incammina verso i Suoi principi.
    Dio si comporta così perché così faremmo noi, ed allora si mette al nostro livello di uomini per farci apprendere meglio i Suoi insegnamenti. Così come noi dovremmo fare con i nostri figli.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime7 May 2012
     

    “Nessuno mai ha visto Dio” non può essere mostrato però la sua presenza può essere sperimentata mediante l’esperienza dell’amore.
    “Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore”. “Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio”. (Versetti fra virgolette presi dal Vangelo)

    Osservando il comandamento dell’amore al prossimo, ognuno mostra il suo amore per Gesù, e chi ama Gesù Cristo ha la certezza che il Padre si manifesterà a lui.
    Come avviene questa manifestazione?
    Vivere la parola del Signore a cominciare dai comandamenti, orientando la vita al comandamento dell'amore reciproco, allora si sperimenta che Dio-Amore abita in noi. La pratica dell’amore dà una pace interna profonda ed una grande gioia che riescono a sopravvivere al dolore e far superare la sofferenza.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime7 May 2012
     

    Commento al versetto finale:
    Lo Spirito rende attuale la parola di Dio nella vita di ognuno. Lo Spirito Paraclito ci ricorda che Cristo è sempre presente.
    (Paraclito letteralmente significa "chiamato dopo", nel senso di difensore, protettore. Designa lo Spirito Santo per queste funzioni in modo da farci superare le difficoltà.)

  24.  

    Addì 8 maggio 2012

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
    Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
    Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,
    ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui»

    Giovanni 14,27-31a

  25.  

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace

    Quanti significati si danno alla parola "pace".
    Fare pace con qualcuno, essere in pace con le persone, pace nel senso si pazientare.
    Sono tutte interpretazioni, sfaccettature annacquate di una stessa realtà. Ognuno applica la pace secondo il proprio comodo ed interesse.
    Avete presente quando due bambini piccoli litigano per un gioco ed i genitori intervengono obbligandoli a fare pace? Le espressioni su quei volti sono come a dire "grr, faccio pace con te perché mi obbligano, ma appena posso t'accoppo". poi per fortuna sono bimbi e non portano rancore.
    Ma noi come facciamo? Talvolta per buona creanza o per quieto vivere siamo costretti dalle circostanze a fare pace con qualcuno, ma la vera pace nasce dal cuore, non il contrario.
    Se non sentiamo un impeto di rappacificarsi con la persona che a nostro avviso ci ha fatto un torto, non è vera pace.
    Come si può pensare di essere perdonati da Dio se non siamo noi i primi a perdonare dal profondo della nostra anima?
    La pace, quella vera, ti porta a vivere meglio senza rancori, vendette, accidie.
    Se il mondo conoscesse e mettesse in pratica la pace che Gesù ci ha insegnato, non ci sarebbero più guerre.
    Prendiamo queste parole del Vangelo per fare le pulizie di primavera dentro di noi. facciamo mentalmente la lista delle persone contro le quali abbiamo qualcosa e cominciamo a perdonarle dentro di noi, per poi andare con cuore puro e sincero a perdonarle con il nostro sguardo, il nostro sorriso, le nostre parole.
    Forse non cambieremo il mondo, ma daremo un insegnamento ai nostri interlocutori che magari lo riporteranno in giro come un buon virus.

    Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre

    Quando la mia mamma stava per morire chiese che il suo funerale fosse una festa perché lei andava dal Padre.
    E così fu.
    Migliaia di persone assiepate nella grande chiesa di Sant'Agostino e moltissime quelle che erano rimaste fuori (Dio solo sa quanto bene aveva fatto la mia mamma tacitamente), tutti vestiti con abiti sgargianti come si usa ai matrimoni, le campane che suonavano a festa come nei giorni di Pasqua. E poi chitarre e canzoni allegre.
    Forse non mi crederete, ma vi assicuro che è stato il giorno più bello della mia vita quel 5 gennaio 1986.
    Era l'ultimo, grande insegnamento che la mia mamma mi stava lasciando perché ne facessi tesoro.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime8 May 2012
     

    Gesù comunica la sua pace, è una fonte di gioia diversa dalla pace che il mondo ci presenta.
    Gli esempi che ci sono offerti dalle nazioni e dalle loro assemblee per ristabilire l’ordine, la sicurezza nei vari paesi causano attentati, insicurezza, violenze gratuite, morti innocenti.
    Si deve testimoniare la vita attorno ai valori della giustizia, della fraternità e dell’uguaglianza. La pace è anche la vittoria sul male, sulle tentazioni, sulle passioni si tratta di vivere e di manifestare ciò che l’essere umano desidera e che ha di più profondo nel cuore: l’amore.
    La pace è conversione del cuore e nasce dal perdono.

  26.  

    Addì 9 maggio 2012

    «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli

    Giovanni 15,1-8