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  1.  

    Dolce Marisa, anche io odio i telefoni. Sono un grande chiacchierone, ma quando sono al telefono non vedo l'ora di chiudere la comunicazione perché mi sembra una cosa falsata. A volte non si può far di meglio perché la lontananza è in certi momenti difficile da colmare.
    Anche a me piacerebbe tanto chiacchierare con te (te ne pentirai ... farmi stare zitto non è molto facile :face-smile: ).
    A Napoli sono stato poche volte e mai per andare sott'acqua ... non disdegnerei :face-monkey:

  2.  

    Addì 17 aprile 2012

    Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.
    Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».
    Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?».
    Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?
    In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.
    Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
    Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
    perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»

    Giovanni 3,7b-15

  3.  

    Noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.

    E' bellissimo come Gesù dica "noi".
    Non è per darsi importanza, ma per dire che chiunque porti testimonianza agisce con il Signore.
    Un'azione fatta insieme, insegnata da Gesù con la Sua vita e portata avanti da tutti noi nei modi e nei tempi che si presentano di volta in volta, anche con questo forum, anche con facebook ed in mille altre maniere.

    Nicodemo era incredulo, ma poi fu tra quelli che capirono e si convertirono.
    Così se anche Gesù dice "voi non accogliete la nostra testimonianza" sa che è una situazione di adesso, domani è un altro giorno e potrete accogliere la Parola di Dio.
    Nicodemo era un saggio, aveva tanta cultura, affermato capo dei Giudei, eppure Gesù lo brontola, seppur bonariamente, perché non capisce, non riconosce l'evidenza "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?".
    Non importa quanto sei colto, o importante, o bravo, non sono queste le doti per arrivare a conoscere Dio.
    Il cuore, l'umiltà, la fiducia, l'apertura verso il prossimo sono le giuste premesse per capire ciò che la mente a volte non ci permette di vedere.

    Quali sono le testimonianze di cui parla Gesù?
    Sono quelle di tutti i giorni. Il vento c'era allora e c'è oggi, i poveri c'erano allora e ci sono oggi.
    Chi ragiona con il cervello vede un bambino denutrito e dice "ok per aiutarlo lo Stato deve fare questo, il comune quest'altro, ci vogliono tot soldi, si trovano in questo modo ed il problema è risolto". Magari fosse così facile!
    Chi usa il cuore vede un bambino denutrito e fa: lo avvicina, gli parla, gli da aiuto nei suoi bisogni primari, lo abbraccia, lo accoglie, lo accudisce ed il problema di quel bambino è risolto.

    A volte avere tanta cultura ti imbriglia e ti fa perdere di vista la realtà fatta di tante piccole testimonianze, fatta di tanti numeri uno. Ragionare sulla base di centinaia, migliaia, milioni ti illude di trovare soluzioni definitive per sempre, ma ti allontana dal toccare con mano il problema e risolverlo nella parte per la quale sei stato chiamato. Oggi, ora ho incontrato questo mio fratello (bambino, anziano, povero, carcerato, drogato) e oggi, ora sono chiamato a risolvere il suo problema, non quello di altri milioni di persone come lui.
    Madre Teresa diceva "uno alla volta" ed in questo modo ha aiutato milioni di persone.

    Vedi Marisa come il Signore è pronto a rispondere ai nostri interrogativi?
    Ieri tu parlavi di cultura dicendo che chi l'ha è un passo avanti.
    Il Signore oggi bacchetta Nicodemo e gli dice "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?" Se fosse uomo dei tempi nostri sarebbe uno che ha studiato, ha fatto un master, un dirigente di spicco nel suo ambito, rispettato e lodato. Eppure tanta cultura e non riesce a capire l'essenziale, non capisce lo Spirito che come il vento si insinua nelle fenditure.
    Noi con la nostra cultura, la nostra intelligenza respingiamo lo spirito. E' come se fossimo chiusi dentro una casa con la paura di tutto ciò che è all'esterno che possa turbare la nostra armonia faticosamente raggiunta. Così tappiamo ogni spiraglio, ogni fessura che possa far passare anche un solo alito di vento e restiamo sbarrati in casa.

    Pensate invece quanto sia bello uscire all'aria aperta, respirare il profumo dei fiori, lasciarsi colpire dai refoli di vento primaverili, farsi inondare da quella forza che Dio ci manda. Così è lo Spirito che come il vento entra nelle nostre fessure, ci mette a confronto, ci smuove qualcosa dentro per poi farci sentire pieni di gioia e di forza per affrontare il mondo.

    Chiusi nelle nostre case, nella nostra apparentemente tranquilla quotidianità, non ammettiamo che niente e nessuno possa turbarci, pertanto accettiamo per il nostro quieto vivere l'idea che fuori di casa nostra ci siano centinaia, migliaia di bambini che soffrono. Ci perdoniamo da soli pensando che non possiamo risolvere noi i problemi del mondo? No? Ed allora chi può farlo? Il vicino? La tal associazione? Il politico? No! egoismo, questo è il vero nome. Ognuno di noi può fare qualcosa: prendere un bambino in affido, dedicare un'ora al giorno ad un malato, rinunciare ad un caffè ed il denaro darlo ad un povero. Nessuno di noi è tanto misero, tanto occupato da non poter fare almeno una di queste cose. E non siamo ipocriti, non tacitiamo la nostra coscienza con la piccola offerta. Madre Teresa diceva che il bene che facciamo deve farci male, altrimenti è solo ipocrisia. Dare un euro al giorno quando se ne guadagnano cento non è fare del bene, è pensare di sgravarsi la coscienza. Se una persona, una famiglia ha le condizioni per poter prendere in affido un bambino, per accogliere un ragazzo nel proprio cuore e dargli la cosa che più manca a questi piccoli, l'amore di una famiglia, e non lo fa deve capire che se il mondo va male è anche colpa sua, se ci sono milioni di bambini che muoiono di fame o diventano delinquente o prede di pedofili è anche colpa sua.

  4.  

    Roberto Grieco su Facebook così replica alla mia riflessione di stamani

    Grazie Riccardo, la tua riflessione fa male perche' vera e scortica le nostre coscienze addormentate. Anche l'immensita' dei mari e' composta da infinite gocce senza le quali non ci sarebbero oceani. Cominciamo da ciascuno di noi ad accogliere chi e' nel bisogno sia materiale che spirituale. Grazie!Spero da oggi in poi, di tornare a casa con le mani graffiate e dolenti del dolore del fratello!

    La mia risposta

    Beh, non sempre ci scortichiamo le mani :)
    Nell'accogliere i miei ragazzi, alla fine sono loro che accolgono me nei loro cuori, sono io ad essere preso in affidamento da loro, sono io a riceverne un grande beneficio.
    Quasi mai il dolore del fratello ci fa scorticare le mani o ci da graffi.
    La vita in sé stessa non è una passeggiata e tutti noi nel nostro cammino ci procuriamo graffi e tagli, a volte anche profondi, ma l'aiuto agli altri non è un coltello che ci fa male, semmai è il lenimento per tanti mali che affliggono il nostro cuore.
    Ho cominciato ad accogliere bambini quando è morta la mia mamma, e posso dirti che è stato un vero e proprio atto di grande egoismo, ne avevo bisogno. Avevo necessità di pensare ad altro, avevo necessità di far guarire quelle ferite.
    Mi sono poi inebriato di quella medicina e non ho più potuto farne a meno. Adesso morirei se non avessi attorno ogni giorno qualche ragazzo da amare, sgridare, consolare, instradare

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime17 Apr 2012
     

    Riccardo ho parlato di studiare per fare un esempio su di te ma io intendo per cultura tutto cio che la vita ti mette a disposizione. C'è una notevole differenza tra un bambino che va a corso di musica, che fa le vacanze a mare tutti gli anni, che fa gite fuori porta con i genitori o che semplicemente ha qualcuno che soddisfi ogni sua curiosità ed un bambino che tutto ciò non ha. Cresci con delle sicurezze in più perchè sei stato sin da piccolo stimolato mentalmente. lo stimolo poi diventa parte della tua vita e man mano si trasforma in sfida con te stesso nell'affrontare gli ostacoli.
    quando faccio doposcuola a volte i bambini non vogliono studiare, faccio chiudere i libri e mi invento qualche gioco che li porta a pensare, se per esempio uno è carente in matematica faccio qualche gioco a carte che lo porta a fare sottrzioni, addizioni. Andrà a scuola senza aver fatto i compiti ma penso di non aver sprecato la mia ora con lui perchè in quell'ora in ogni caso è stato costretto a pensare.

  5.  

    Su questo hai ragione.
    E' chiaro che la cultura è un bene prezioso che racchiude mille aspetti, dove lo studio a scuola è solo uno dei tanti.
    Ma a me piace pensare che anche i bimbi delle favelas hanno una loro cultura e loro stimoli, ben diversi da quelli comunemente accettati e stereotipati, ma sempre di stimoli si tratta.
    Con certi stimoli non saranno in grado di leggere un bilancio o di cambiare una legge, ma possono comunque averne vantaggio per altri tipi di lavoro. Certamente un bambino abituato a lottare per la propria sopravvivenza è più forte di altri.
    Ho un ragazzo brasiliano, 3 anni favelas, 3 anni orfanotrofio (!), 1 anno adozione fallita in Brasile. Maltrattato da sua famiglia adottiva in Italia, già vi ho parlato di lui, che a 10 anni ha avuto la forza di dire al giudice tutto quello che pensava dei suoi genitori adottivi facendoli persino uscire dalla stanza dove era con il giudice a parlare.
    Lui nella vita non sarà mai un grande matematico, né probabilmente scriverà libri, ma in quanto a carattere e forza d'animo non lo batte nessuno.

    • CommentAuthorcamelis
    • CommentTime17 Apr 2012
     

    Scusate ma butto giù un po’ di riflessioni che magari fuoriescono un po’ dal vangelo di oggi…
    Nella vita non si sa mai che cosa può succederti, puoi essere qui e dopo un attimo non esserci più….ed allo stesso modo puoi perdere in un attimo o in poco tempo le persone che ami, ma sapere che loro non se ne vanno per sempre, che le ritroveremo, saper che comunque sicuramente stanno meglio di noi, è così confortante!.. Adesso siamo su questa terra per migliorarci, accettando tutto quello che ci viene dato, in bene ed in male perché ogni prova a cui siamo sottoposti serve per accrescerci e per migliorarci e per riuscire a vivere avvicinandoci sempre più al vero senso della vita, almeno questo è quello che capita a me, nei momenti di crisi e di sofferenza è come se scattasse qualcosa che mi fa reagire sempre in maniera migliore, non so come spiegare, ragiono con me stessa e con Dio e mi sento più forte, mi sento più capace di poter vivere la vita appieno. E’ come se appunto ogni volta ricercassi il senso della vita, intesa proprio come energia, perché se ognuno di noi si sente vivo può dare agli altri, può amare e nel dare ricevere ed io penso che alla fine il senso della vita stia racchiuso in questo, nella parola “amore” , secondo gli insegnamenti di Cristo.
    Spesso si cerca il senso della vita, vedo tante persone che non riescono a trovarlo, che vivono così, che magari soffrono perché a 40 anni non hanno ancora trovato la persona giusta per metter su famiglia, perché poi l’idea è questa “farsi una famiglia…” e spesso per inseguire quest’idea si fanno errori madornali dove a rimetterci poi alla fine sono i figli…..oppure tante persone che magari non trovano soddisfazione in niente di quello che fanno, mi dispiace perché a volte vorresti scuoterle e cercare di fargli capire che sarebbero molto più felici e soddisfatte se magari vivessero diversamente, con un’attenzione più al prossimo, proprio perché questo poi alla fine ti dà la vera gioia.
    Mi ricordo quante volte la zia suora (una delle zie di mia mamma) ci diceva, a me in particolare perché magari l’ascoltavo un po’ di più) quanto sarebbe stata felice se noi tutti ci fossimo avvicinati di più a Gesù (in casa mia non sono molto credenti…), lo diceva con la felicità del sentimento datole dal pensiero di Dio ma con il dispiacere che noi non riuscissimo a provare quella felicità, ora la capisco perché dentro sono arrivata a conoscere quella felicità di sentire che non siamo soli, che Dio ci ama e che è così bello seguire i suoi insegnamenti…
    Ora devo scappare al lavoro, scusate se magari non sono troppo attinenti, sono cose che mi sono venute…buona giornata a tutti

  6.  

    Camelis, tutto è attinente quando si parla di Valori e di Principi.
    Questo spazio vuole essere questo, una bacheca dove buttare giù pensieri di questo tipo.

    Due spunti molto importanti.
    Su uno, quello di mettere su famiglia ti do ragione in pieno dandoti torto :face-devil-grin:
    Secondo me è giusto che ognuno pensi a mettere su famiglia e faccia di tutto per riuscirci, ed è anche giusto che a 40 anni soffra perché ancora non c'è riuscito/a.
    Ma, ed è qui che ti ragione, la cosa importante che ognuno deve capire è cosa sia la famiglia.
    Tante volte mi hanno detto che noi non siamo una famiglia. Poverini, mi vien da ridere :face-monkey:
    Siamo più famiglia noi di molte famiglie che conosco.
    Tutto dipende dal significato che diamo alla parola "famiglia".
    Se con questo termine si intende la coppia che genera figli propri, magari due o tre, allora no, non siamo famiglia.
    A questo modo allora chi ha un bambino in adozione ed un figlio proprio non è famiglia?
    E chi abbia due bimbi in adozione, oppure uno in adozione ed uno in affidamento?
    Oppure si guarda il parametro della grandezza? Un figlio non è famiglia, dieci figli non è famiglia?

    Per me famiglia (la mia professoressa di italiano mi avrebbe già tirato le orecchie per queste ripetizioni ... ma il termine famiglia è bello e mi piace ripeterlo mille e mille volte ... famiglia, famiglia, famiglia ... in barba al dieci in italiano) è un gruppo di persone superiore ad uno che condivide così intimamente ogni attimo della la propria esistenza (quindi oltre la vita) da diventare una cosa sola. Quando soffre uno, soffrono gli altri; quando gioisce l'uno gioiscono gli altri; solidarietà tale da aiutarsi, sopportarsi, amarsi, litigare per poi rappacificarsi.

    Mi sento famiglia e la gente non capisce quanti tipi di famiglia esistano e si fermano a quella che è accettata da tutti per farsi, a loro volta, accettare.
    Famiglia è il gruppo di suore nel monastero, famiglia è la o le persone che accolgono in casa 11 bambini in affidamento o anche uno solo, famiglia è un gruppo di ragazzi che vivono nella stessa casa ...

    Se avete visto il film istinto primordiale, l'idea di famiglia è così forte nel protagonista da perdere il senno. Lui esagera ed uccide, ma perdere la ragione per amore è la cosa più bella che esista, Combatti contro tutti e sei un buldozzer, capace di annientare tutti coloro che vogliono dividerti dalle persone che ami.

    Il secondo spunto.
    La felicità che si prova non la si può spiegare a parole, non la si può trasmettere, non la si può donare.
    Si può solo mostrare e sperare che quell'esempio ingeneri in chi vede un po' di curiosità tale da rimanerci invischiato e rigenerato, rinato in una nuova dimensione.
    Io quella gioia la provo ogni giorno e ringrazio Dio, ma parimenti prego per chi non l'ha provata che possa camminare verso quella meta e camminare oltre, perché la gioia è infinita e ci saranno sempre nuove soddisfazioni, nuove strade da percorrere ... mano nella mano alle persone che si amano.

    • CommentAuthorcamelis
    • CommentTime17 Apr 2012
     

    E' proprio lì il punto, come dici te Riccardo, sul significato di famiglia, ci ripensavo dopo ed infatti anche io ho pensato che non fosse chiaro quello che volevo dire, e cioè che la sofferenza sta proprio nel cercare qualcosa di stereotipato, la famiglia in senso moglie e figli; nel momento in cui si capisce il significato vero di famiglia è lì che si apre la visione di quella che può essere la nostra vita, di quale può essere il senso della nostra esistenza. Grazie di avermi aiutato a puntualizzare!:face-monkey:

  7.  

    Addì 18 aprile 2012

    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

    Giovanni 3,16-21

  8.  

    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito

    Riuscite a pensare a qualcosa di più grande? A qualcosa di più difficile?
    Noi non riusciamo a dare una virgola del nostro essere, non riusciamo a rinunciare ad un attimo della nostra bella quotidianità, non riusciamo a dare via qualcosa che possa togliere un granello alle nostre comodità.

    Non credete in Dio? Liberissimi, ma credete in Madre Teresa? Credete n San Francesco? Credete nell'esercito di missionari cattolici, laici, di altre religioni che rinunciano a tutto ciò che hanno per dedicarsi al nostro prossimo?
    Si preferisce non guardare a quegli esempi, si preferisce dire "ma loro sono santi", si preferisce guardare con morbosità a quante volte va in bagno una ragazza che si mette in posa in un reality, si preferisce scrutare l'orizzonte in cerca delle cose negative.

    Avete mai pensato al perché? Perché mettersi a paragone con qualcuno che sbaglia ci fa sentire migliori, mettersi a confronto con qualcuno che in silenzio lavora ogni giorno disinteressatamente per gli altri ci fa stare male proprio perché loro hanno rinunciato a tutto e noi non riusciamo a escludere nulla dalla nostra vita a favore del prossimo.

    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

    Pensate alle cose buffe della vita.
    Se una persona parla di quello che fa è un millantatore ed in molti si mettono a cercare i suoi difetti, le sue pecche e, se non ne trovano, se li inventano.
    La differenza tra chi fa il male e chi fa il bene non è non sbagliare, perché anche il più santo dei santi è uomo e in quanto tale imperfetto e soggetto a errare e peccare mille volte al giorno, così come chi fa il male ha certamente mille pregi. La discordanza è data dal fare le cose alla luce del sole o di nascosto.
    Chi fa del bene, pur sbagliando, non nasconde nulla.
    Chi fa del male tende a non far vedere ciò che fa per non essere scoperto.

  9.  

    Addì 19 aprile 2012

    Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.
    Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza;
    chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.
    Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.
    Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
    Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui»

    Giovanni 3,31-36

  10.  

    Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa

    Un buon padre, una buona madre non sono forse pronti a sacrificare la propria vita per il proprio figlio? A dargli tutto quello che hanno e ad ingegnarsi per dargli anche di più per garantirgli un futuro migliore?
    Chi mette al mondo un figlio gli viene spontaneo comportarsi così.
    Ed allora Dio, che è nostro Padre perché ci ha creati, ed al quale assomigliamo proprio in questa Sua natura di amore infinito verso i figli, non avrà per noi un occhio di riguardo? Non ci procurerà tutto quello di cui abbiamo bisogno ed ancora di più?

    Se vostro figlio si comporta male non è vostro dovere brontolarlo? E se potete passargliene qualcuna, forse non lo fate? Dio fa così con noi, non ci tira sempre le orecchie quando sbagliamo, ma ogni tanto ci rimprovera, ogni tanto ci mette di fronte alla realtà, ci scuote dal nostro torpore, dalle nostre agiatezze.
    Qualcuno pensa che Dio sia cattivo perché permette che accadano certe cose come guerre, carestia ecc, ma forse vostro figlio non ha mai pensato che voi siate cattivi e ingiusti? Eppure il vostro comportamento è sempre dettato dall'Amore per lui.
    Guerre, carestie, stupri, violenze non sono cose che vengono da Dio, ma create dagli uomini e così come è giusto che noi si lasci che nostro figlio sia libero di sbagliare, così fa Dio con noi.
    Ci mette anche alla prova se riusciamo a volerci bene tra fratelli, così come facciamo con i nostri figli e a volte lascia che si ponga noi rimedio alle cose brutte che i nostri fratelli fanno nella vita.
    Noi lasceremo la nostra eredità ai nostri figli, ma se uno diventasse cattivo contro di noi oltre misura, se uccidesse la nostra moglie o il nostro marito, se stuprasse la sorella o avvelenasse il fratello ... forse on gli lasceremmo la nostra eredità che vorremmo avesse il figlio che si è comportato bene durante tutta la vita.
    Così fa Dio, ama tutti i Suoi figli, anche i più peccatori, ma a tutto c'è un limite e la vita eterna, la nostra eredità è per coloro che pur sbagliando cercano di fare del bene, di migliorarsi ogni giorno. Con quelli più peccatori che non si pentano ... beh, forse anche noi dopo una vita passata ad amare i nostri figli e dopo che hanno fatto cose bruttissime ... forse li lasceremmo andare sulla nostra strada. Dico forse perché bisognerebbe trovarcisi, ed un figlio è pur sempre un figlio.
    Nel cuore ho quel padre al quale la figlia ha ucciso moglie e figlioletto. Gli è stato vicino, la continua ad amare, l'aiuta a rifarsi una vita. Questo è vero amore, e se ci riesce un uomo, tanto più lo fa Dio.

  11.  

    Addì 20 aprile 2012

    Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,
    e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
    Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

    Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
    Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
    Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.

    Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
    Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
    «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».

    Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
    Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
    E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».

    Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
    Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
    Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo

    Giovanni 6,1-15

  12.  

    Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti

    Nelle nostre vite siamo abituati ad avere sempre il cibo in tavola.
    Così come siamo abituati a respirare, camminare, guardare ... ci sembra tutte cose normali, automatiche, dovute.
    Basterebbe fare un giro negli ospedali e vedere quanta gente respira a fatica con l'ausilio di una macchina, quanti non riescono a camminare o a vedere bene.
    Basterebbe ricordarsi che tutto quello che abbiamo potremmo non averlo domani, stasera stessa.
    Gesù rese grazie ... ringraziò per il dono che il Padre aveva fatto, e dal poco, che umanamente avrebbe potuto tenere per sé, condivise con altri quello che Gli era stato donato.
    Ed ecco che cinque pani e due pesci si trasformano in abbondanza da sfamare una moltitudine di persone.
    Quei cinque pani e due pesci altro non sono che la nostra capacità di amare, dono del Signore che fa parte del nostro dna e che nel tempo abbiamo imparato ad implementare, che Dio vuole che condividiamo con gli altri.
    Non abbiamo paura di avere troppo poco perché l'amore più lo si divide con gli altri e più grande diventa.
    La moltiplicazione dei pani e dei pesci la possiamo fare anche noi, ogni giorno.
    Non abbiamo paura di accogliere un bambino in casa, o di dare da mangiare ad un povero invitandolo a casa nostra. Non temiamo di passare la nostra domenica in ospedale o all'ospizio a far compagnia a chi è solo e sta male. Non esitiamo ad ascoltare un amico che piange e parla dei suoi problemi. Se queste nostre doti le teniamo nello zaino per paura di non averne abbastanza per noi e non le condividiamo diventeranno acide e inutilizzabili.
    Tirate fuori l'amore di cui siete capaci e donatelo a chi incontrate, ne ricaverete mille volte tanto.

  13.  

    Addì 21 aprile 2012

    Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare
    e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
    Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
    Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
    Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
    Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti

    Giovanni 6,16-21

  14.  

    Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti

    Durante la nostra vita si susseguono situazioni di ogni genere, piacevoli e meno piacevoli.
    E' come andare in barca, si esce quando il mare è calmo, ma nel corso della navigazione può succedere, anzi spesso accade, che il vento giri ed il mare si agiti. Fa parte della vita e per quanto si possa essere bravi marinai e saper interpretare i segni del cielo, può capitare di trovarci in mezzo ad una tempesta ed aver paura.

    Il Signore ci è vicino e ci guarda, ma lo vediamo solo quando siamo nel pericolo. Lo vediamo solo quando iene verso di noi per aiutarci, ma ci spaventiamo, abbiamo paura di Lui, temiamo di essere aiutati perché nella nostra testa di uomini ciò che non capiamo ci fa paura. Come si può camminare sull'acqua? Nessuno può farlo,quindi ciò che vedo non esiste.
    Invece il nostro ragionamento dovrebbe essere rovesciato: vedo Gesù venire verso di me, se lo vedo esiste.

    Quante volte nel mare in tempesta della nostra vita non abbiamo avuto il coraggio di chiedere aiuto a Dio?
    Ma nonostante questo siamo usciti da situazioni brutte o pericolose in maniera miracolosa. E chi pensate che ne abbia il merito? Il dottore che non si spiega come mai l'infezione sia scomparsa all'improvviso dopo giorni e giorni in cui nessuno era riuscito a sconfiggerla?
    Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere Gesù nella nostra vita e non solo quando viene in nostro aiuto.
    Se vogliamo navigare da soli il Signore ci lascia fare, ma come farebbe un buon padre è sempre pronto ad intervenire.
    Ma come sarebbe bello prendere a bordo con noi Dio sin dall'uscita dal porto, navigare con Lui, seguire i Suoi consigli e se il mare dovesse agitarsi l'averlo lì con noi non ci farebbe tremare dalla paura e toccheremmo riva ancor prima di esserci accorti di avere un problema.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime21 Apr 2012
     

    Senza il Signore rischiamo di affondare, siamo soli nella bufera, la sua assenza ci crea problemi, possiamo remare in qualsiasi direzione ma avremo sempre un vento contro in un mare agitato (la nostra mente, le tentazioni del mondo).

    Solo l’incommensurabile che si rivela, il mistero che ci appare svelato, il divino che si manifesta allontana la paura e se prendiamo Gesù con noi (nella nostra barca-vita) possiamo trovare la direzione e approdare rapidamente alla riva, alla terra sicura.
    Paolo

  15.  

    Addì 22 aprile 2012

    Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
    Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?

    Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
    Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
    Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;

    egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
    Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
    Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:
    «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno

    e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
    Di questo voi siete testimoni

    Luca 24,35-48

  16.  

    Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho

    Il Signore non è un fantasma, è carne ed ossa ed è in mezzo a noi. Il Signore è il nostro prossimo, colui che è in mezzo a noi, quel povero che incontriamo ogni mattina sulla nostra strada, quell'alcolizzato che sta fuori dal bar vicino casa nostra, quel bambino che sappiamo essere maltrattato dai nostri vicini.
    Come si fa a restare indifferenti davanti a Dio? Come si può non accoglierlo, invitarlo a pranzo, curarlo, amarlo, donarGli la nostra vita?
    Il Signore vuole che lo tocchiamo, che ci rendiamo conto della Sua esistenza nella nostra quotidianità. E' troppo comodo rivolgersi a Lui quando abbiamo bisogno, impariamo a farlo quando stiamo bene e la nostra vita non è piena di problemi, accogliamolo adesso che possiamo e non giriamoci dall'altra parte come se non lo conoscessimo. Un giorno Lui potrebbe dirci "non ti conosco".
    Per chi si professa cristiano accogliere il Signore aiutando chi è nella sofferenza è un dovere morale.
    Per chi non crede non è certo un danno aiutare chi soffre ed è un po' come comprare un biglietto per un pezzo di terreno sulla luna (in tanti lo hanno fatto), magari non servirà a nulla, ma se un domani ci si dovesse trasferire sul nostro satellite il biglietto lo avremmo comunque.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime22 Apr 2012
     

    Riccardo ha scritto: "Per chi si professa cristiano accogliere il Signore aiutando chi è nella sofferenza è un dovere morale."
    Io penso che sia un dovere morale per ogni persona che si professa uomo, inoltre abbiamo purtroppo tantissimi episodi di indifferenza da parte degli uomini.

    Chi si professa cristiano dovrebbe seguire le orme di Gesù Cristo e annunciare ‘la buona novella’ che l’umanità non è abbandonata; sì certo è una missione che si fa anche con le opere e con la testimonianza ma soprattutto con l’impegno di parlare di Cristo, essere cioè dei missionari, anche in Italia, nazione che ha bisogno di una ri-conversione visto il declino religioso e la sempre più scarsa presenza di cristiani.

    Scusa la digressione, non è proprio un commento al Vangelo ma una riflessione mia, quasi un invito, rivolto anche a me stesso, ad annunciare con gioia...

    Ciao, Paolo.

  17.  

    Ogni pensiero è sempre ben accolto

  18.  

    Addì 23 aprile 2012

    Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
    Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato»

    Giovanni 6,22-29

  19.  

    Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

    Chi sono i nostri idoli, le persone in cui crediamo, quelle che siamo disposti a seguire, coloro per i quali ci butteremmo nel fuoco?
    Sono coloro che ci danno qualcosa di materiale: una buona musica, una bella partita, una serie di gol, un lavoro, una casa, sesso, una buona compagnia.
    L'oggetto del nostro culto sono spesso persone come noi, uomini e donne che tendiamo a venerare come déi posti nell'olimpo della nostra vita. Gente comune che è diventata famosa per aver saputo sfruttare le qualità donate loro da Dio.
    Quando ero piccolo ero molto timido ed il rapporto con il mio prossimo che avesse anche solo un pizzico di autorità o di maggiore importanza di me (praticamente tutti) mi dava dei grossi problemi e non riuscivo a dialogare, a confrontarmi.
    Mio nonno, quando gli raccontavo le mie preoccupazioni, diceva sempre che quelle persone avevano due gambe, due braccia ed una testa come noi, pertanto eravamo uguali e non dovevo temere alcunché, non dovevo sentirmi inferiore a nessuno (chiaramente nemmeno superiore) e trattare coloro che incontravo con lo stesso rispetto ed educazione, ma mai guardandoli come fossero individui eccezionali.
    Crescendo ho capito che se è possibile che io sia inferiore a qualcuno per una qualche sua qualità, ci saranno caratteristiche dove il migliore sono io, pertanto il confronto resta in una situazione di pareggio, di equilibrio.
    Prendete un ragazzo con handicap, per sua natura il cervello non è ben sviluppato, ma vi assicuro che se io sono più intelligente, lui mi supera nei sentimenti portando ad una situazione di perfetta uguaglianza.

    Questi soggetti che noi vediamo come déi prima o poi ci deluderanno, non tanto per colpa loro, quanto per le aspettative che avremo riposto in essi. Un giocatore che segna un gol ogni partita sarà per il suo fan un idolo da adorare, ma se una, due, tre volte non dovesse segnare verrà visto come un traditore, una persona da insultare.

    Non ci sono idoli o déi in questo mondo, ma gente errante in cerca della sua strada e verso quella che sarà la vita eterna.

    Gesù ci insegna nel Vangelo di oggi a non guardare alle cose materiali, ma a quelle dell'animo.
    Ci insegna a guardare verso di Lui, alle Sue parole, ai Suoi insegnamenti non tanto perché ci fa una grazia o ci aiuta nei momenti difficili, quanto perché ci indica la strada da percorrere nella nostra vita.

    Purtroppo ci sono moltissime persone che prendono il Signore come un dispensatore automatico di miracoli, ove basti inserire una preghiera per vedersi recapitare ciò che abbiamo richiesto. E come ci arrabbiamo se ad ogni nostra richiesta non corrisponde una risposta chiara, precisa, puntuale così come da noi avanzata!
    Ci sentiamo traditi, offesi.

    Non è questo il senso della vita.
    Dobbiamo chiedere e sperare, quindi avere Fede, e non crearsi aspettative. Il Signore sa quale è il nostro bene e non ci abbandonerà così come un bravo genitore non abbandona i suoi figli.
    Un bambino chiede mille cose al papà e alla mamma, ma il buon educatore non concede tutto ciò che gli viene richiesto, e qualche volta il ragazzo pensa che i suoi siano cattivi e non lo capiscono, ma crescendo capirà quanto quei no siano stati gesti d'amore donati con sofferenza per la vita futura del figlio.
    Così è Dio con noi, un Buon Padre che non ci concede tutto quello che vogliamo e noi con Fede dobbiamo accettare la Sua volontà perché il Signore, nel Suo grande amore per noi, sa quale è il nostro bene.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime23 Apr 2012
     

    Il Signore è il nostro prossimo, colui che è in mezzo a noi, quel povero che incontriamo ogni mattina sulla nostra strada, quell'alcolizzato che sta fuori dal bar vicino casa nostra, quel bambino che sappiamo essere maltrattato dai nostri vicini.
    Come si fa a restare indifferenti davanti a Dio? Come si può non accoglierlo, invitarlo a pranzo, curarlo, amarlo, donarGli la nostra vita?

    rifletto spesso su questo................. non resto indifferente, ma pensare di aiutare un alcolizzato o un drogato mi resta difficile, come fare........... ??posso io fermarmi a parlare con lui?? ho paura , penso di non avere le capacità per aiutarli, è sbagliato? il mio atteggiamento è indifferenza? :face-sad:
    Non voglio giustificarmi ma ci sono delle cose che non riesco a fare , mentre ce ne sono altre dove cerco di donarmi agli altri:face-plain:

  20.  

    Credo che ci sia tanto da fare che se una persona aiuta in una direzione è già cosa buonissima.
    Credo però che le persone che incontro siano inviate da Dio e sulla mia strada c'è un alcolizzato o un drogato è il Signore che mi chiede di aiutarlo.
    Dio sa quali sono i nostri limiti e non ci chiede più di quello che possiamo fare, quindi se sulla tua strada incontri qualcuno, è lui che il Signore ti chiede di aiutare.
    Se non lo fai non è indifferenza, magari può essere paura di ciò che non si conosce, di ciò che ci viene mostrato come causa di tanti mali. Penso però che ogni persona è innanzitutto una persona. Poi potrà essere anche drogato, alcolizzato, lebbroso, ma noi dobbiamo imparare a guardare al di là delle sue caratteristiche, al di là dei suoi atteggiamenti o comportamenti.
    Chi allontana le persone da sé è di solito colui che ha più bisogno degli altri. A volte abbiamo paura di qualcuno perché ha un fare cattivo, aggressivo e non capiamo che quelle sono le sue difese contro un mondo che continuamente lo insulta, lo scaccia, gli fa del male.
    E' la stessa paura che hanno avuto coloro che hanno incontrato il viandante ferito sulla loro strada e lo hanno lasciato per terra nella parabola del buon samaritano. Non erano cattivi, avevano soltanto paura.
    Purtroppo i nostri timori ci portano ad allontanarci da coloro che incontriamo e il non fare del bene in certi casi è fare del male.
    Se vinciamo la nostra paura e ci mettiamo a parlare con chi ha bisogno, accogliamo Dio.

  21.  

    Addì 24 aprile 2012

    Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
    I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
    il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete

    Giovanni 6,30-35

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime24 Apr 2012
     

    Gesù vuole che la gente creda in lui, il pane di Dio è quello che vince la morte e dà la vita!
    Gesù cerca di aiutare la gente a liberarsi dagli schemi del passato. La fedeltà al passato non significa rinchiudersi nelle cose antiche, significa accettare la novità.

    Mangiare il pane del cielo è credere in Gesù ed accettare il cammino che lui ci insegna, l’alimento che sostiene, che cambia la vita e dà vita nuova.
    Paolo

  22.  

    Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?

    Come siamo buffi. Ogni giorno vediamo le opere di Dio e continuiamo a non credere?
    Ogni momento nel mondo c'è un bambino che nasce.
    Ogni istante respiriamo, camminiamo, parliamo, ragioniamo.
    L'alternarsi tra pioggia e sole, tra giorno e notte, le stagioni che producono vita.
    Il cibo che possiamo procurarci, vegetale e animale.

    E quanto altro ancora si potrebbe dire sui continui doni che Dio ogni giorno ci elargisce, eppure abbiamo bisogno di altro per credere. Ancora altro? Qualcuno chiama tutto ciò "natura", ma chi ha creato un mondo così perfetto nei suoi sincronismi? Dal nulla non nasce nulla e questa è una legge della fisica riconosciuta da tutti.
    E' più facile avere fede in un calciatore, nell'attrice, nel conduttore tv o in un cantante. Li vediamo sullo schermo o sui palchi, ammiriamo quello che fanno. Poco importa se nella vita privata sono uomini e donne come noi, peccatori come noi, che sbagliano centomila cose come noi. L'importante è ciò che vediamo, ciò che appare, ciò che di diverso da noi riescono a fare.
    Oppure è più facile credere nel denaro. Che potere da il denaro!!! ma possiamo comprarci la salute? Possiamo impedire che nostro figlio muoia in un incidente? E quanto dura il denaro? Conoscete qualcuno che lo abbia portato oltre la soglia della morte?

    Ciò che resta immutato, ciò che ci sarà sempre, Colui che invochiamo quando soffriamo, la nostra ultima speranza è sempre e solo Dio.
    Credete pure in ciò che volete, credete in voi stessi superuomini ai quali non capiterà mai nulla di grave, credete nel vip di turno, credete nel denaro ... e poi andate da loro a chiedere aiuto quando avete bisogno, chiedete a loro che allevino i vostri problemi o le vostre sofferenze, chiedete a loro di darvi la speranza oltre la morte e vediamo cosa vi rispondono: "non ti conosco".
    Dio sarà sempre pronto ad accogliervi se lo riconoscerete nella quotidianità, nei piccoli gesti, nel povero che cammina barcollando per la fame nelle nostre città, nel bambino abbandonato e ferito nel cuore che ha bisogno di una famiglia, nel malato in ospedale che nessuno va a trovare, nel carcerato che ha bisogno del vostro perdono e non del vostro giudizio.
    Riconoscete Dio e Lui riconoscerà voi al momento opportuno.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime24 Apr 2012
     

    Fede è fiducia, fiducia in Dio; credere è credere in Gesù Cristo, partecipando alla vita divina.

    Allora gli dissero: <<Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti?>>
    Ci sono persone che hanno visto ma non hanno creduto; credere è vedere, vedere oltre. La fede offre una vista sul senso più profondo della realtà, della vita, del nostro percorso.

    Se non vediamo i segni di Dio è perché non crediamo e ci colpiscono solo gli aspetti negativi oppure vorremmo realizzati dal Signore quelli che noi chiediamo per le nostre comodità o utilità. Riconoscere Dio anche nei fatti dolorosi, tristi è il segno di chi crede e Lui ci accompagnerà.
    ”Riconoscete Dio e Lui riconoscerà voi al momento opportuno.”
    Paolo

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime25 Apr 2012
     

    La Festa della Liberazione

    Vorrei inserire questo argomento perché lo ritengo attinente alla discussione su Principi e valori; purtroppo abbiamo avuto un capo di governo che volutamente ignorava questa festa attribuendola ad una sola parte politica mentre non deve essere dimenticata e, fin dai tempi della scuola, mi è stata insegnata e l’ho vissuta come patrimonio di tutti e fondante il nostro stato che si regge su alti valori ideali.

    “Il 25 aprile si celebra l’anniversario della liberazione d’Italia dalla occupazione dell’esercito tedesco e dal governo fascista avuta luogo nel 1945. E' doveroso dedicare un messaggio a questa ricorrenza perché ha segnato una svolta importante per il nostro paese.
    Dopo la liberazione d’Italia dai nazifascisti, i gruppi politici della Resistenza hanno ricostruito il nuovo stato italiano, stato basato sulla democrazia e sul rispetto delle libertà. Questa era l’idea in origine dello Stato italiano.
    Torino e Milano furono liberate il 25 aprile del 1945, quindi questa data viene ricordata quale giornata simbolica della liberazione dell'Italia intera dal regime fascista e denominata Festa della Liberazione. Le truppe alleate giunsero nelle principali città liberate nei giorni seguenti.
    Il 25 aprile è la Festa della Liberazione: uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo e rappresenta un giorno fondamentale per la storia della Repubblica italiana.” “Raccontare le radici autentiche della nostra democrazia a chi non sa o ancora non vuol sapere, ai distratti, agli indifferenti, a chi non smette di strumentalizzare questo giorno facendone mero strumento di cieca e violenta propaganda.” ANPI

    Vorrei ricordare anche "i tanti militari che dissero NO al fascismo risorto dopo l'8 settembre 1943 e per questo pagarono il prezzo altissimo e tragico della deportazione” (oltre 500.000 con 40.000 morti). Mio padre, soldato semplice, rimase nella caserma dove prestava servizio militare mentre i suoi comandati scappavano o indossavano abiti civili si ritrovò su un carro bestiame deportato in Germania. Nonostante la mia curiosità, non ha mai voluto raccontarmi niente della sua deportazione (eccetto un episodio di un piccolo intervento chirurgico senza anestesia); per lui era inimmaginabile che gli uomini divenissero così bestiali.
    Paolo

  23.  

    Addì 25 aprile 2012

    Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
    Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
    E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
    prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano

    Marco 16,15-20

  24.  

    Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura

    Gesù ci dice di predicare il Vangelo, far conoscere la Sua parola a coloro che incontriamo.
    Non sarebbe necessario nemmeno che ce lo dicesse perché quando si crede in qualcosa, in Qualcuno dovremmo sentire dentro di noi una forza enorme che ci spinge a parlare di quell'argomento.
    Quante volte vi sarete ritrovati ad "addormentare" la gente parlando delle prodezze di vostro figlio, di come è bravo, delle potenzialità che ha, di quello che ha fatto, del successo raggiunto, di quanto bene gli vogliono le persone che lo incontrano.
    Ecco, per chi crede questa è la stessa forza, o dovrebbe esserlo.

    Predicare il Vangelo non significa solo far conoscere la vita di Gesù, ma specialmente si Suoi principi ed i Suoi valori.
    Tali principi sono da molti condivisi, anche se non credenti in Dio, e tutti dovrebbero portarli avanti e predicarli, farli conoscere.
    Purtroppo oggigiorno ci nascondiamo, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti, perché professare un ideale è scomodo, ti crea nemici, ti fa allontanare.
    Quando avevo 22 anni circa facevo gare di pesca subacquea. Frequentavo un circolo e c'era un ragazzo bravissimo a pescare che mi chiese di portarlo in mare (avevo una barchetta). Il binomio era perfetto, lui poteva usare la mia barca ed io imparavo da lui. Prima volta che andiamo lui bestemmia ed io gli chiedo di non farlo per rispetto a me se non a Dio nel quale non credeva. Seconda volta in barca lui di nuovo bestemmia ed io gli chiedo di non farlo altrimenti non lo porto più a pescare. Terza volta in barca ancora bestemmia. Non sono più voluto uscire in mare con lui.
    Credo che predicare sia anche questo, avere un ideale e mantenere la propria idea. Non so se quel ragazzo ha imparato qualcosa quel giorno, io so che ho sofferto a non andare più a pescare con lui, ma niente in confronto alla sofferenza di sentire offendere Colui nel quale credo.
    Altre volte le cose vanno diversamente. Ragazzo di 16 anni ero in classe. I miei compagni di scuola quasi tutti cattolici che frequentavano catechismo e la chiesa. Un professore di italiano di forza continua bestemmia in classe. Mi alzo e gli dico "professore, non si bestemmia, le chiedo rispetto per chi crede" e lui mi rispose "Ripoli, lo vedi questo?" alzando il registro di classe "fin tanto che questo lo gestisco io, bestemmio quanto mi pare e piace". Al che risposi arrabbiatissimo che poteva fare quello che voleva con il registro, e che il rispetto prescinde dall'età o dall'essere professore, che poteva mettermi anche un quattro. La classe era ammutolita e nessuno che si sia degnato di prendere le mi difese o dire qualcosa al professore. Uscii di classe sbattendo la porta.
    Non ci crederete ma quel professore uscì di classe, mi venne a cercare e mi chiese scusa, cosa che ripeté poi davanti alla classe. Per tre anni di superiori era stato il mio nemico, da quel giorno siamo diventati amici, tanto che l'anno dopo fu l'unico a prendere le mie difese contro una professoressa che voleva bocciarmi.
    Anni dopo, una volta nata l'associazione, l'andai a trovare e mi disse "Riccardo, tu allora avevi capito ciò che io ho impiegato anni a capire" E non si era convertito, aveva capito il rispetto per gli altri.

    Ecco, penso che chiunque possa predicare valori e principi, che sia cattolico o meno, ed il mondo sarà migliore.
    Non lasciatevi spaventare da chi vi osteggerà, perché quando si fa qualcosa di buono c'è sempre qualcuno che sarà invidioso, o si sentirà ferito, o penserà ad un vostro secondo fine. Se credete in quello che dite o in quello che fate, andate avanti nonostante i muri che troverete. Con la forza dell'amore li sfonderete e spesso i vostri nemici diventeranno i vostri amici più cari, pur magari mantenendo idee diverse.

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      CommentAuthornonparte
    • CommentTime25 Apr 2012
     

    “E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono:…”
    - scacciare i demoni significa combattere il male che rende la vita dannata. La vita delle persone che vivono in modo cristiano diventa migliore.
    - parlare nuove lingue significa comunicare con gli altri in modo nuovo, con la lingua dell’amore, della disponibilità, del dono.
    - vincere il veleno: cosa avvelena la nostra convivenza? La falsità, il pettegolezzo, la superficialità che distruggono le relazioni, le amicizie tra le persone.
    - cureranno i malati: disponibilità, premura, attenzione, anche una semplice visita a chi è escluso, emarginato, ammalato. Basta che la persona si senta accolta ed amata.
    Ma abbiamo questi segni? Certo, i segni prodigiosi sono in tutti, in coloro che annunciano il Vangelo e anche in chi, con poca fede o titubante ma con molta gioia ed entusiasmo, come noi, lo ascoltiamo e cerchiamo di metterlo in pratica. La fede in Gesù passa per la fede nelle persone che ne danno testimonianza e noi dobbiamo continuare la sua missione nelle nostre comunità.

  25.  

    Addì 26 aprile 2012

    Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
    In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
    Io sono il pane della vita.
    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
    questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»

    Giovanni 6,44-51

  26.  

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

    Cosa significa vivere in eterno?
    Ci sono a mio avviso due eternità. La prima è quella promessa da Gesù che avremo dopo la vita terrena. Ma c'è un'altra eternità, quella del cuore. Cosa significa mangiare il "pane vivo disceso da cielo"? Vuol dire mettere in pratica la Parola di Dio, seguire i Suoi insegnamenti, portare avanti i Suoi principi e valori. Sostanzialmente aiutare il prossimo, comportarsi con rettitudine, non cambiare lato del marciapiede se vediamo che c'è un povero dinanzi a noi che chiede l'elemosina, non tirarsi indietro se c'è un bambino da prendere in affidamento, sfoderare il nostro miglior sorriso se dobbiamo sopportare una persona che non ci è simpatica.
    In questo senso il Signore parla poi di carne per la vita del mondo perché la carne è nutrimento, ci da la forza di andare avanti.
    Quante volte avrete detto a vostro figlio "mangia che diventi grande".
    Ecco, anche Dio ci dice la stessa cosa: mangiare la Sua parola, farla nostra per diventare grandi ai Suoi occhi.
    A Messa una delle cose più belle è quando, prima della lettura del Vangelo, ci facciamo un segno di croce con il pollice sulla fronte, uno sulla bocca ed uno sul cuore. E' una preghiera silenziosa ed in pochi istanti chiediamo al Signore: "Fa che possiamo comprendere i tuoi insegnamenti" (croce sulla fronte), "Fa che possiamo proporli ad altri" (croce sulla bocca) e "Fa che possiamo serbarli nel nostro cuore e viverli (croce sul cuore).
    Questa è l'eternità del cuore perché i nostri insegnamenti potranno vivere per sempre, ben oltre la nostra morte terrena. La mia mamma vive l'eternità promessale dal Signore e vive l'eternità del cuore perché i suoi insegnamenti rivivono in me, ed io cerco di trasmetterli ai miei ragazzi.

    Nessuno è mai troppo povero per aiutare il prossimo e donargli qualcosa.
    Un giorno camminavo per la strada e vidi un ragazzo che chiedeva l'elemosina. Mentre mi avvicinavo lui mi salutò ed io passai oltre non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Da dietro mi disse a voce alta "volevo solo un saluto". Feci qualche altro passo, riflettei su quelle parole, mi fermai e tornai indietro per chiedergli scusa e salutarlo.
    Questo ragazzo vive in eterno nel mio cuore con questo suo insegnamento e spero ora anche nel vostro.
    Non era troppo povero per donarmi un bene così grande.

  27.  

    Addì 27 aprile 2012

    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao

    Giovanni 6,52-59

  28.  

    Come può costui darci la sua carne da mangiare?

    Mangiare la carne di Gesù e bere il Suo sangue significa condividere i Suoi insegnamenti, vivere la vita con quei principi e quei valori che ci ha insegnato attraverso le Sue opere, attraverso il Vangelo.
    Ma vuol dire anche insegnare quei valori a chi ci è vicino, a chi ci viene donato perché noi lo si possa far crescere, sia esso un figlio naturale, adottivo o in affidamento.

    Riusciremmo noi a camminare senza mangiare un buon piatto di pasta o una fetta di carne? Riusciremmo a vivere se non bevessimo?
    Ecco, il Signore ci dona i Suoi insegnamenti per non morire nello spirito, per poter continuare ad andare avanti nel nostro cammino di Fede. Ci vuole forza ad andare avanti quando non passa giorno che uno dei tuoi ragazzi non ti racconti una bugia, o non si ribelli, o risponda male, o vada male a scuola, o non capisca semplici principi. Non è facile continuare quando chi si avvicina per aiutarti poi se ne va perché è faticoso.
    Eppure il desiderio di farcela c'è, la voglia di lottare è grande dentro ognuno di noi, ma si ha bisogno di mangiare e bere e dare alimento al nostro cuore.
    L'Eucarestia ci aiuta in questo. Ci ricorda il sacrificio totale di Gesù per noi ed ogni domenica dall'altare ci dice "dai che puoi farcela". Arrivi così alla fine della settimana stremato, ma qualcosa ti ritira su e come per miracolo ti ritrovi il lunedì mattina dinanzi ai problemi da risolvere con una carica nuova, una grande energia. Quel qualcosa è Dio in persona che entra nel tuo cuore e ti dice "Io sono con te, forza, coraggio, andiamo nel mondo ad aiutare"

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime27 Apr 2012
     

    Esulo un po' da quanto scritto da Riccardo... Non è un commento, ma un nuovo spunto di discussione. Oggi a scuola (dell'infanzia) ho assistito ad una scena non bella tra maestre. O meglio: una critica ad un'assistente fisica definita "troppo molla", presa a bersaglio dall'insegnante di sostegno.
    Conosco da alcuni mesi entrambe: l'insegnante di sostegno è una validissima insegnante, ma non ha peli sulla lingua e quello che pensa dice; l'assistente fisica non avrà magari le competenze di un'insegnante ma penso che il suo lavoro di sorveglianza lo sappia fare (oltre la sorveglianza non ha altro da fare perché il bambino che segue non ha particolari problematiche per cui sia necessario accompagnarlo in bagno, cambiarlo, pulirlo, aiutarlo a tavola...); le viene invece chiesto di fare l'attività didattica che propone l'insegnante di sostegno e in questo si trova in difficoltà (io aggiungo: non è nemmeno il suo lavoro).
    Ma è stato quel "troppo molla" che in realtà mi ha lasciata perplessa perché è capitato anche a me di sentirmi dire qualcosa di simile. Cosa significa "troppo molla"?
    E così è partita una mia riflessione: una persona mi dice che sono "stupida" a lavorare quasi gratis per una delle famiglie che seguo da anni e che lei per niente non fa niente; quando rinuncio a qualche uscita per stare con chi passa interi pomeriggi da solo, altre persone mi dicono: "Devi pensare a te".
    Quando mi viene chiesto un favore all'ultimo momento e un po' brontolo perché magari farei dell'altro ma poi vado, mi si dice: "Svegliati".
    Al contrario chi si fa gli affari suoi, chi pensa per sé, chi risponde male, chi fa il prepotente...viene apprezzato perché è una persona di compagnia...è una persona che ha carattere.
    Io, che non sono così, spesse volte vengo presa per una persona che non ha carattere. Credo però che il carattere di una persona stia nella sua capacità di scegliere: se uno sceglie di essere educato, di non ferire le persone con parole che è meglio - magari pensare - ma non dire, di spendere del tempo per qualcosa che non piace o di fare gratuitamente qualcosa per gli altri...è necessariamente un debole, uno stupido, un mollo?
    Mi vengono in mente le parole di don Milani: "Mi fa tenerezza pensare come sei giovane per addentrarti nell’immensa solitudine di chi cerca solo di salvarsi l’anima. Ma solitudine per modo di dire. Si perde tutti i superiori, quasi tutti i confratelli, tutti i signori quasi tutti gli intellettuali e si trova in compenso tutti i poveri, gli analfabeti, i deficienti (mi ha fatto tanto ridere di gioia il sentire che a vespro non avevi che un deficiente. Io sono più in gamba di te, ne ho quattro. Molte domeniche non ho che loro e penso sempre che Dio mi deve volere molto bene se mi circonda di suoi elettissimi a quella maniera)".

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime28 Apr 2012
     

    Ciao Roberta, quelli che tu hai sono pensieri e riflessioni che toccano un po' tutti noi che facciamo affido e in generale che ci dedichiamo agli altri.
    Partiamo da "devi pensare per te stessa"...certo devi pensare alla tua salute, alla tua serenità, perchè se non stai bene con te stessa non puoi di certo aiutare gli altri. Se questo vuol dire a volte avere degli spazi per te , questo è giusto, è giusto coltivare le proprie passioni e i propri hobby, avere anche del tempo per stare un po' con se stessi. Ma poi ti chiedi:cosa mi fa stare bene, stare con gli altri? aiutare questi bambini? sento che solo aiutando il prossimo mi sento bene? Allora vedi che non siamo molto diversi dagli altri, non dobbiamo così. Ognuno alla fine cerca di realizzare la propria vita, chi nell'altro, chi in se stesso. E quindi lascia stare quello che dicono o pensano gli altri. Se si tratta di persone a te care fai loro capire che si parla anche della tua felicità, non solo del bene di questi bambini.
    Proprio tu in questi giorni citavi la parola egoismo fra virgolette nel parlare di chi sceglie di diventare madre o padre, allora tutta la nostra vita è centrata nella ricerca della nostra realizzazione, chi nella famiglia, chi nel lavoro, chi nella società. Ci sono mamme e donne di casa che pur non dedicandosi ad altri bambini, si dedicano anima e corpo ai loro cari, anziani compresi...e spesso lo fanno meglio di me che a volte per seguire Francesco sicuramente trascuro altri aspetti della vita famigliare, ma nessuno è migliore o peggiore, sono scelte di vita e tu vai fiera della tua....Dio secondo me vuole bene a tutti quanti, ha solo pensato che tu fossi adatta per queste cose:face-monkey:

  29.  

    Roberta, concordo con Elen.
    Aggiungo che avere carattere significa portare avanti i propri principi e ideali con caparbietà, giorno dopo giorno.
    Uno stupido che sa appena parlare e scrivere, ma che ha una Fede così grande da andare contro tutto e contro tutti pur di portare avanti i suoi intenti è certamente preferibile alla persona molto colta che riesce in tutto quello che fa, ma che cambia direzione ad ogni alito di vento

  30.  

    Addì 28 aprile 2012

    Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
    Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
    E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
    E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
    Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
    E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
    Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
    Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
    Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
    noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»

    Giovanni 6,60-69

  31.  

    Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio

    Quando muore qualcuno, quando un nostro amico perde la moglie o il figlio, pensiamo "se succedesse a me ne morirei".
    Se la persona che amiamo più di ogni altra morisse da chi andremmo noi? Come faremmo ad andare avanti nella vita?
    Ecco, lo stesso pensiero,moltiplicato all'infinito, mi prenderebbe se dovessi pensare a lasciare Dio.
    Da chi andrei? Con chi parlerei, a chi potrei mai confidare i miei peccati?
    Quando è morta la mia mamma mi sono trovato perso, solo, abbandonato.
    Non c'erano gli amici perché ero troppo noioso ed antipatico in quel periodo perché qualcuno avesse la forza di starmi vicino.
    Non c'era mio padre perché anche lui viveva la sua tragedia di aver perso la moglie e si sentiva solo.
    Non c'era la ragazza perché il nostro rapporto era partito in un modo e lei non aveva lo stimolo e la forza per fare un grande balzo di maturità.
    Solo.
    No, non ero solo. Mai come in quel momento mi sono sentito preso in braccio come dice il famoso brano brasiliano "Signore dov'eri quando avevo bisogno di te? Sulla spiaggia prima vedevo due impronte, ma quando ho avuto bisogno ne ho vista solo una" - "Ne hai vista solo una perché erano le mie che ti portavo in braccio"
    Il Signore mi è stato vicino, ha impedito che mi suicidassi (che voglia che avevo!), ha impedito che andassi su brutte strade, ha impedito che la mia rabbia sfociasse in maniera inconsulta con altri, ha incanalato la mia forza verso un sentiero stretto ... e poi ad un tratto ... la pace, la serenità, lo sbucare in una valle sconfinata, l'accorgermi di non essere mai stato solo, di aver sempre avuto Dio dalla mia parte.
    Che stolto sarei a pensare di poter fare a meno di Lui, dove andrei?

  32.  

    Addì 29 aprile 2012

    Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
    Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;
    egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
    Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
    come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
    E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
    Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
    Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio»

    Giovanni 10,11-18

  33.  

    Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde

    Il Signore è il buon Pastore, è Colui che ci ama come figli e come tali ci tratta. Ci cura, ci insegna, ci brontola, ci tira l'orecchio, ci accarezza, ci prende in braccio per farci passare illesi momenti brutti, ci dona speranza, ci illumina il cammino.
    Il mercenario ci illude indicandoci strade fasulle, piene di luci e di colori, con mille attrattive che rendono piacevoli le nostre giornate. Ma poi? Basta pensare a Pinocchio e alla sua fuga dalla scuola per il paese dei balocchi, al gatto e alla volpe. Quante illusioni, quanti luccichii che ti evitano una fatica, ma poi chiedono un prezzo che è gravoso.
    Pensate a chi si rivolge agli strozzini per avere un prestito e si trova poi in guai peggiori.
    Anche l'alcol e la droga sono mercenari che promettono illusioni. Solo illusioni!
    Seguire Dio significa ogni giorno sudare, faticare, piangere, ma anche costruire, amare, essere amati.
    Farsi guidare dal Buon Pastore vuol dire andare senza timore su una strada sicura, e laddove il mio piede dovesse inciampare o dovessi perdermi, ci sarà sempre Lui a sorreggermi, perdonarmi, riportarmi a casa.
    Non illudetevi di trovare altre guide perché ciò che è terreno, materiale è qualcosa destinato a finire e spesso, seppur in buona fede, porta l'acqua al proprio mulino e non fa il vostro interesse.
    Il Signore, i Suoi insegnamenti sono una luce davanti a noi e la strada che seguiremo sarà quella che porta al sicuro, alla Casa Eterna, alla vera felicità.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime29 Apr 2012
     

    Il pastore è anche un’immagine di comandante. Molti si presentano come “pastori” mentre, come diceva Gesù, sono “ladri e briganti”. Persone che si presentano come leader, invece di essere al servizio cercano i propri interessi, danneggiando gli altri. Si presentano mansueti come le pecore del gregge a loro affidato ed invece sono più pericolosi dei lupi, dai quali dovrebbero difenderci.

    Gesù si presenta come il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore: quale atto d’amore più grande è quello di offrire la propria vita per il bene degli altri. L’amore è essere disponibili per gli altri, soprattutto per chi soffre o è in difficoltà (le altre forme credo che nascondano sempre un po’ di egoismo). Arrivare ad offrire la vita è il massimo sacrificio, ma almeno un po’ di tempo (visto che ci viene donato e facciamo fatica a dargli “senso”) speso (in questi domeniche si tengono aperti sempre più centri commerciali) non ad acquistare ma a spendere, anzi spandere azioni non quotate in borsa.
    Paolo

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime29 Apr 2012
     

    Ricordo che questa domenica è anche chiamata Domenica del Buon Pastore.
    Oggi ci sono molte persone che si occupano degli altri in difficoltà (negli ospedali, nelle comunità, nei servizi pubblici… anche nelle parrocchie). Molti lo fanno per amore, altri per lo stipendio. Queste persone hanno un atteggiamento da stipendiati, da mercenari direi. Nel momento del pericolo, non si interessano, perché “le pecore non sono loro”, i bambini non sono loro, gli alunni non sono loro, i vicini non sono loro, i malati non sono loro, i membri della comunità non sono loro.

    Sto sbagliando perché non devo giudicare il comportamento degli altri, però un invito a diventare buoni pastori lo rivolgo in primis a me stesso e, ricordando l’intenzione della Domenica, auguro che ci siano più vocazioni e di trovare una guida sicura, anche tra loro.

  34.  

    Addì 30 aprile 2012

    «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
    Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
    Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
    E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
    Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
    Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
    Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
    Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
    Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
    Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

    Giovanni 10,1-10

  35.  

    Le pecore ascoltano la sua voce

    Molte volte abbiamo la superbia di pensare di non aver bisogno di nessuno, di essere arbitri della nostra stessa vita, di poterla gestire a nostro piacimento, ma non ci rendiamo conto che invece non è così.
    Ogni nostra azione è sempre guidata da qualcosa o da qualcuno: dal mercato, dalla moda, dall'apparire, dall'accettazione da parte degli altri.
    Non che la cosa sia sbagliata, in parte perlomeno è anche giusto, ma non seguiamo i falsi profeti. Non lasciamoci abbindolare dall'idea che per essere felici basta avere soldi, fisicità, bellezza, potere.

    Lasciamo che sia Dio, che siano i valori ed i principi di solidarietà e altruismo a guidare la nostra vita e vedrete che tutto acquisterà una luce diversa, una luce nuova. Troveremo nel nostro cammino soddisfazioni mai provate prima per cose che nemmeno conoscevamo: il sorriso di un bambino, la gratitudine di un anziano, la stretta di mano nel dolore di un ammalato.
    Solidarietà ed altruismo non si consumano solo nel dolore, ma anche e sopratutto nella gioia.
    Con i mie ragazzi condivido ogni giorno la bellezza della condivisione e insieme camminiamo nella quotidianità. Condividere ogni passo, ogni istante, ogni cosa buona o cattiva che sia mi porta a gioire e piangere insieme a loro ed è sempre bello poterci essere perché anche loro ci sono per me.
    Nelle giornate in cui accade qualcosa che non va bene, ci stringiamo tutti insieme, sguardi di comunione, abbracci, piccole carezze quasi a sfiorarsi mentre passiamo l'uno accanto all'altro.
    Famiglia è questo, è comunione.
    Auguro a tutti voi sensazioni così belle come quelle che provo ogni istante della mia vita, bello o brutto, che trascorro con i miei ragazzi.

  36.  

    Le pecore ascoltano la sua voce

    Molte volte abbiamo la superbia di pensare di non aver bisogno di nessuno, di essere arbitri della nostra stessa vita, di poterla gestire a nostro piacimento, ma non ci rendiamo conto che invece non è così.
    Ogni nostra azione è sempre guidata da qualcosa o da qualcuno: dal mercato, dalla moda, dall'apparire, dall'accettazione da parte degli altri.
    Non che la cosa sia sbagliata, in parte perlomeno è anche giusto, ma non seguiamo i falsi profeti. Non lasciamoci abbindolare dall'idea che per essere felici basta avere soldi, fisicità, bellezza, potere.

    Lasciamo che sia Dio, che siano i valori ed i principi di solidarietà e altruismo a guidare la nostra vita e vedrete che tutto acquisterà una luce diversa, una luce nuova. Troveremo nel nostro cammino soddisfazioni mai provate prima per cose che nemmeno conoscevamo: il sorriso di un bambino, la gratitudine di un anziano, la stretta di mano nel dolore di un ammalato.
    Solidarietà ed altruismo non si consumano solo nel dolore, ma anche e sopratutto nella gioia.
    Con i mie ragazzi condivido ogni giorno la bellezza della condivisione e insieme camminiamo nella quotidianità. Condividere ogni passo, ogni istante, ogni cosa buona o cattiva che sia mi porta a gioire e piangere insieme a loro ed è sempre bello poterci essere perché anche loro ci sono per me.
    Nelle giornate in cui accade qualcosa che non va bene, ci stringiamo tutti insieme, sguardi di comunione, abbracci, piccole carezze quasi a sfiorarsi mentre passiamo l'uno accanto all'altro.
    Famiglia è questo, è comunione.
    Auguro a tutti voi sensazioni così belle come quelle che provo ogni istante della mia vita, bello o brutto, che trascorro con i miei ragazzi.