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  1.  

    Purtroppo capita spesso, sono uomini come noi, con le loro preferenze, le le loro picolezze, i loro difetti.
    Non dovrebbe essere, così come non dovrebbe essere che un genitore abbia preferenza per un figlio piuttosto che per un altro, che un politico porti avanti la causa di un amico o di una categoria lasciando al palo altre questioni che a lui non sono gradite.
    Quello che dico è di prendere il buono di ogni persona e non curarsi della parte cattiva, altrimenti ci lasciamo annebbiare la vista dagli aspetti negati e giudichiamo e condanniamo tutti, perché tutti noi sbagliamo.

  2.  

    Addì 7 marzo 2012

    Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:
    «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte
    e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».
    Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
    ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
    e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
    appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»

    Matteo 20,17-28

  3.  

    Gesù va incontro al Suo destino, va incontro alla morte a testa alta, fiducioso nel Padre che lo farà resuscitare, fiero della Sua missione, consapevole che il Suo sacrificio sarà utile agli uomini, con umiltà perché accetta la Volontà di Dio.
    Così è richiesto a noi, di andare avanti con fiducia e serenità anche se all'orizzonte c'è la morte fisica, c'è sofferenza impartita dagli uomini che ci vogliono male.
    Chi non si mette a disposizione degli altri, in particolar modo dei bambini che sono in situazioni familiari difficili, perché vede delle nubi all'orizzonte, perché ha paura del domani, di quelle che potrebbero essere le sue sofferenze, delle possibili liti con la famiglia di origine, dei possibili cattivi rapporti con i servizi sociali, del rientro nella propria famiglia del bambino, significa che non riesce a vedere il futuro. Il nostro domani non è la nostra esistenza, non sono i pochi anni che ci restano da vivere. La nostra vita terrena altro non è che un passaggio, un momento dove mettiamo alla prova noi stessi, dove ci formiamo il carattere, dove alleniamo cuore ed anima per partecipare ad una festa che durerà per l'eternità.
    Per chi non crede resta comunque la gioia di poter morire lasciando che qualcuno pensi a lui come ad una persona buona, una persona che ha fatto la differenza nella vita di tanti. Ma anche per chi non crede ci sarà la vita eterna laddove avrà agito con carità ed amore.

    • CommentAuthorcitro
    • CommentTime7 Mar 2012
     

    certo, concordo in pieno sul fatto di prendere ciò che viene di buono da ognuno, anche quando quel "ciò che c'è di buono" è particolarmente nascosto;) Buona giornata!

  4.  

    Addì 8 marzo 2012

    C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
    Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
    bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
    Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
    Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
    Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
    Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
    E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
    perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
    Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
    E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
    Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi»

    Luca 16,19-31

  5.  

    Quell'uomo ricco siamo noi.
    Noi che ogni giorno facciamo la nostra vita senza guardare chi vive peggio.
    Noi che rifiutiamo le briciole al povero che muore di fame, noi che non accogliamo un bambino per paura di perdere qualcosa di quel tanto che abbiamo, noi che dobbiamo accaparrare ed avere sempre di più in una sorta di gara con il mondo dove l'ideale da raggiungere, la perfezione è essere il migliore, essere il più ricco, essere il più invidiato.

    Ma dove ci condurrà tutto questo?
    A vivere una bella vita? Non penso visto che anche il ricco si ammala, che le separazioni avvengono anche per lui, che la morte delle persone care la deve subire anche lui, che la perdita di tutto quello che ha può anche avvenire, che l'invidia e la falsità di chi gli sta intorno sono proporzionali alla sua ricchezza.
    E poi? Poi anche il ricco dovrà morire, anche il ricco entrerà in una cassa che prima o poi si decomporrà ed il suo corpo con essa.
    Anche il ricco dovrà presentarsi alla porta del nostro Creatore e bussare perché gli venga aperto.

    Non ci credete? Fatevi furbi però. Chi non ci crede non può certo dire con estrema sicurezza che non esiste nulla .... ma se poi dopo morto si accorgesse che Dio c'é? Non varrebbe la pena investire un po' del prprio tempo, un po' del proprio affetto, un po' del proprio denaro negli altri? Quale è l'investitore stolto che mette tutto il suo denaro in un unico titolo senza diversificarlo?
    Non siate stolti. Se credete in Dio aiutate il prossimo, accogliete un bambino in casa perché la Parola del Signore è chiara E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
    Se non credete in Dio fatelo per diversificare i vostri investimenti ed almeno una parte impiegatela per salvare la vostra anima.

    Vi accorgerete poi, a prescindere dal vostro futuro e dal vostro bene, quanto sia bello accogliere un bambino ed insegnargli tutte quelle cose che per noi e per i nostri figli sono state naturali o scoperte molto presto ... come insegnare ad un bambino di 10 anni ad allacciarsi le stringhe delle scarpe.

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime8 Mar 2012
     

    Mi consolo sempre, a leggere queste parole, io che mi metto in discussione spesso, che mi..bacchetto..perchè non riesco ad essere credente fino in fondo, mi accorgo che qualcosina di buono, comunque, riesco a farlo..il mio Gius, è un ragazzo sereno, adesso. insegnargli l"affetto, è stata impresa diffcilissima, ma adesso..conosce questo sentimento..abbiamo semplicemente lasciato che..venisse a noi..

  6.  

    Addì 9 marzo 2012

    Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
    Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
    Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
    Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
    Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
    Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
    E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
    Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».
    Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
    Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».
    Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta

    Matteo 21,33-46

  7.  

    Dio ci fa vivere nella la Sua vigna, il mondo in cui viviamo.
    Ce lo presta, ci dice "trattatelo con cura, ed i frutti li divideremo tra voi ed altri".
    Ma cosa facciamo noi?
    Non riconosciamo il nostro Creatore, vogliamo sostituirci a Lui.
    Ed allora fustighiamo i sacerdoti, disertiamo le chiese, se qualcuno ci parla di Gesù lo guardiamo male e ce ne allontaniamo, non vediamo nella persona che ha bisogno, nel bambino da accogliere un messaggero di Dio che ci dice che abbiamo preso la strada sbagliata.
    Anziché essere grati a Dio, mettersi a lavorare nella Sua vigna e riceverne il giusto compenso (accogliere un bambino, aiutare un anziano non è solo fatica, è anche soddisfazione, è come essere pagati per il lavoro che facciamo con un compenso dieci volte superiore al costo sostenuto), pensiamo solo a come fregare il proprietario della vigna. Ci crediamo onnipotenti, superiori a qualsiasi valore o principio, distaccati da una qualunque regola. Facciamo i furbi, ma prima o poi il Signore si arrabbia e ci toglie ciò che ci aveva dato per darlo ad altri più meritevoli di noi.

  8.  

    Addì 10 marzo 2012

    Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola:
    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
    Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.
    Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
    Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
    Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
    Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
    non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
    Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
    Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
    Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
    Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
    perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
    chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
    Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
    Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
    Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
    Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
    Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
    ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»

    Luca 15,1-3.11-32

  9.  

    Tre le figure che appaiono in questo brano del Vangelo di oggi.
    Il padre, il figlio che va via e poi torna, il figlio che resta.
    Ognuno ha le sue peculiarità ed in ognuno possiamo rivederci noi.

    Il figlio che va via, che si ribella al padre, che va contro Dio e gli dice "io sono arbitro della mia vita e voglio fare quello che mi pare ... con i soldi tuoi"
    La cosa che colpisce è che in questo momento di ribellione si rivolta contro il padre per la parte che gli fa comodo: voglio divertirmi, voglio allontanarmi da te, sono stufo di lavorare, ma anche dice "dammi i soldi dell'eredità". Bella pretesa. Eppure è quello che facciamo anche noi quando ci allontaniamo da Dio. Vogliamo la nostra libertà, non vogliamo andare in chiesa, non aiutiamo il prossimo, non siamo disposti a sacrifici e rinunce, ma pretendiamo dal Signore che ci dia quanto ci spetta "la salute, gli affetti, una vita tranquilla".

    Ed ecco la seconda figura, il padre, Dio, che ci da quanto chiediamo, quanto era stato preparato per noi. Non compie vendetta, ma lascia che suo figlio si allontani da lui, che faccia i suoi errori, che ceda come è la vita senza la sicurezza della casa, senza l'amore di suo padre. La sua sofferenza è altissima quando vede andare via il figlio, ma lascia che questo accada perchè Dio sa che quando noi ci allontaniamo, prima o poi alzeremo gli occhi al cielo e vedremo quanto sia migliore la vita accando al Signore.
    Nelle giornate fredde d'inverno si sta bene vicino al termosifone o al caminetto, e certe volte il calore è talmente forte da farti stare in maglietta. Ed ecco che in quel momento ci si sente superuomini e superdonne e si pensa di poterci allontanare da quel tepore, di poterne fare a meno. Ma dopo un po' che ce ne siamo discostati comincia a prenderci il freddo e prima o poi sentiamo l'esigenza di riavvicinarci a quella fonte di calore che ci permette di stare bene. Dio, una fonte di calore e di amore che ci scalda l'anima e ci dona la voglia di vivere. Lontano da Dio c'è un mondo freddo, isolato, egoista, un mondo dove bisogna lottare per sopravvivere togliendo il mangiare agli altri in una guerra senza fine.
    Con Dio al nostro fianco non si debella il freddo, il mondo sarà sempre lo stesso dove andare avanti non sarà facile, ma dove il Signore sarà al nostro fianco, non ci lascerà mai senza mangiare, ci darà sempre un buon consiglio e l'affetto di cui abbiamo bisogno per scaldarci l'animo.

    E poi c'è il secondo figlio, quello che ogni giorno va in chiesa, quello che segue con scrupolo tutti i dettami della Parola di Dio, quello che è fedele.
    Subisce la ribellione del fratello, ma cova dentro di sè la rabbia per questo comportamento, rabbia che sfocia quando egli rientra in casa. E' subito pronto a giudicare Dio per quello che ha fatto, per averlo riaccolto tra le Sue braccia come se nulla fosse.
    E' di queste persone che bisogna aver timore. Di coloro che sono pronte a puntare il dito contro i nostri errori, a puntare il dito contro l'amore di Dio se non va nella direzione che loro reputano giusta.
    Quante volte siamo stati criticati per aver aiutato i bambini, per averli accolti? Quante volte ci siamo sentiti dire "quelli sono figli di delinquenti ed ormai sono segnati, cosa li prendi a fare in casa, per farti un giorno derubare o peggio?"
    E chi fa queste critiche è spesso chi legge il Vangelo tutti i giorni.
    Stiamo attenti perché anche noi facciamo così. Magari se non verso chi accoglie un bambino in affidamento, verso chi fa l'elemosina ad uno zingaro, o verso chi aiuta un immigrato dandogli lavoro, oppure contro chi perdona un omicida o uno stupratore.

    Oggi siamo chiamati a scegliere chi vogliamo essere. Il figlio bravo e buono che però critica; il figlio che si ribella al Padre, se ne va e poi ritorna chiedendo perdono con vera umiltà; il padre buono che lascia che i suoi figli sbaglino, i suoi fratelli in Cristo, tutti gli uomini di questa terra, per poi riaccoglierli in casa propria.

    C'è una quarta figura, un altro ipotetico figlio, quello che non lascia la casa del Padre e poi gioisce insieme a lui per il ritorno del figliol prodigo. Cerchiamo di essere questo. Figlio che si comporta secondo le regole di Dio, ma che impara dal Padre ad accogliere il peccatore e a fare festa per lui e con lui.

  10.  

    Addì 11 marzo 2012

    Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
    Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
    e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
    I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
    Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
    Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
    Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
    Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.
    Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti
    e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo

    Giovanni 2,13-25

  11.  

    L'onestà di Gesù!
    Gesù non è un politico o un diplomatico, oppure uno che per conquistare ha bisogno di farti mille promesse, regalarti mille doni.
    E' uno invece che dice pane al pane e vino al vino, che si arrabbia, che ti fa il rimprovero e non dice le cose dietro le spalle.
    Dobbiamo imparare da Lui ad essere onesti, a dire le cose come le pensiamo, anche se quanto ci fa perdere dei benefici, o ci fa odiare da qualcuno che magari poteva aiutarci in qualche modo. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni e di portare avanti i nostri principi e valori.
    I più grandi amici sono coloro ai quali si possono dire le cose come le pensiamo, magari indispettendoli, ma facendosi apprezzare per la nostra onestà.
    Tante, troppe le persone che hanno Fede in Dio e non dicono nulla davanti ad una bestemmia, che sopportano una persona che è razzista, che non dicono alla donna che vuole abortire che sta compiendo un atto scellerato contro il Signore.
    Si parla di onestà, di correttezza e qui non c'entra aver Fede o meno. Chi non porta avanti i propri principi è un codardo, un vigliacco che lascia che siano gli altri a cambiare il mondo.
    Non prendere un bambino in affido quando si può, essere consapevoli che ci sono migliaia di bambini da aiutare, persone sole da consolare, poveri da sostenere ... e non fare nulla e non dire nulla, lasciare che la propria vita scorra tranquilla senza nemmeno porsi il problema, senza interrogarsi sul come poter fare a cambiare le cose, senza tentare di trovare una soluzione ai problemi di chi mi sta vicino è da persone senza spina dorsale, da persone che non hanno il coraggio di tirare fuori i propri sentimenti, i propri valori, i propri principi in nome di una serenità apparente.

  12.  

    Addì 12 marzo 2012

    Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
    ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
    si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò

    Luca 4,24-30

  13.  

    Il voler buttare il Signore giù da un precipizio è un sentimento ancora fortemente presente tra gli uomini.
    Il desiderio di riversare su di Lui tutte le colpe del nostro mondo e persino le nostre personali è molto forte. Gettare alle ortiche i Suoi valori ed i Suoi principi è visto da molti una soluzione semplice per avere una vita senza doversi fare mille problemi di morale.
    Ma alla fine sono illusi coloro che conoscono Dio e lo vogliono escludere dalla propria vita.
    Quante persone che si professano non credenti hanno una loro morale che, non certo a caso, coincide con i valori che leggiamo tutti i giorni nel Vangelo:aiutare i poveri, accogliere i bambini, perdonare.
    Nessun profeta è accolto nella propria patria significa tra i propri fratelli, tra la propria gente. Conosco persone che si dichiarano cristiani, cattolici, fedeli che ci hanno fatto la guerra, che non rivolgono il saluto né lo sguardo ai nostri ragazzi. E conosco tante persone che dicono di non avere Fede, ma che leggono il Vangelo tutti i giorni, che portano aiuto a chi ha bisogno, che donano sorrisi ed aiuti alla nostra Associazione ed ai nostri ragazzi.

    • CommentAuthorclod
    • CommentTime12 Mar 2012
     

    " La Fede senza le opere non ha valore" diceva qualcuno............. penso proprio che sia così !
    Non basta dire sono o non sono cristiano ma è da ciò che facciamo che traspare chi siamo:face-smile:

  14.  

    Addì 13 marzo 2012

    Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello»

    Matteo 18,21-35

  15.  

    Il perdono è una delle cose più difficili da mettere in pratica, ma sicuramente una delle più gratificanti.
    Credo che ci siano due forme di perdono, una intrecciata dentro l'altra.
    Quando qualcuno ci fa un torto si deve subito perdonare nel proprio cuore. E' un po' come andare a cavallo, sciare, andare in bicicletta ... quando si cade bisogna subito rialzarsi e rimontare in sella, altrimenti il rancore, i cattivi pensieri inquinano la nostra mente andando a deturpare i sentimenti che abitano nel nostro cuore.
    Poi c'è l'altro perdono, quello fatto di parole, sguardi, atteggiamenti, opere. Che senso avrebbe dire "ti perdono" e poi guardare quella persona di traverso, oppure maledirla con gli amici?
    Mi è stato insegnato a giudicare il peccato, ma ad amare il peccatore.

    Nella parabola del Vangelo di oggi si fa riferimento a chi è stato perdonato, aiutato e poi a sua volta non perdona e non aiuta.
    Quante volte avete chiesto a Dio, o al cielo, o al destino di aiutare vostro figlio per un compito in classe, per un rapporto non tanto edificante, per una brutta malattia?
    Quante volte invece avete asciugato le lacrime di un bambino che il Signore, il cielo, il destino aveva messo sulla vostra strada?
    Avete mai pensato che i tanti bambini che soffrono perché hanno una famiglia che li maltratta, che ne abusa, che fa loro del male, che non li ama potrebbero avere una vita migliore grazie a voi?
    Avete mai pensato che i vostri figli hanno una vita fatta di amore, di doni, di persone che si preoccupano per loro.
    Ecco, i vostri figli il Signore, il cielo, il destino li ha aiutati, così come il primo debitore, ma adesso voi siete chiamati a prendervi cura di altri bambini, siete chiamati a condonare il loro debito nei vostri confronti.
    Rifiutando di avvicinarvi a loro, rifiutando di prendere un bambino in affido vi comportate come il debitore che vede il suo grande debito condonato, ma non vuole condonare un piccolo debito ad un suo debitore.
    Un giorno potrebbero essere i vostri figli ad avere bisogno di aiuto. Anche nelle famiglie ricche e benestanti i figli danno problemi, dalle cattive compagnie alla droga, dalle malattie agli incidenti.
    Il Signore è paziente con noi, ma se insistiamo troppo a sfidarlo, se insistiamo troppo a non aprire le porte del cuore quando Lui, con le mani di un bambino, bussa alla nostra vita, prima o poi ci presenterà il conto, ed allora quando saremo noi a chiederGli qualcosa è possibile che troveremo chiusa la Sua porta.

    Fidatevi, se il Signore chiede qualcosa non è mai negativo.
    Paura dell'affidamento? Almeno parliamone, almeno cercate di capire quanto sia bello amare un bambino che niente ha avuto dalla vita. Non fermatevi al luogo comune "poi soffro se me lo levano" che non è sempre vero e, se anche fosse, è ben poca cosa rispetto alla gioia che ne riceverete, che date a quel bimbo e che date a Dio.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime13 Mar 2012
     

    Purtroppo la maggioranza delle persone centra la propria vita e il proprio agire sul soddisfare i bisogni della propria famiglia.
    I discorsi più comuni sono: non ci bastano i soldi...dobbiamo lavorare molto per mantenere i nostri figli, capricci compresi....non abbiamo tempo...già i nostri figli ci danno dei problemi...questo non è il momento giusto perchè .....ma se poi soffriamo....ma se poi i nostri figli si affezionano ecc ecc.
    Alla base secondo me c'è un affannarsi delle persone a rincorrere chissà che cosa, sprecando quindi tempo ed energie che si potrebbero impiegare in attività più utili. Basterebbe un po' più di calma nell'accettare quello che la vita ci dona ogni giorno apprezzando le cose belle ed imparando ad affrontare anche gli eventi spiacevoli , la vicenda che ci ha raccontato Riccardo in questi giorni è un esempio di come si può, anche se a fatica, affrontare anche le cose più spiacevoli cercando di farne venire fuori qualcosa di positivo (l'unione della famiglia, l'affetto dei fratelli, la consapevolezza che i loro genitori affidatari ci sono e sempre ci saranno)
    Io alle volte mi guardo intorno e sempre di più mi convinco di quanto sia stato giusto intraprendere la strada dell'affido. Come potremmo altrimenti? Chiudere la nostra porta a un bambino che ha bisogno di noi? Sprecare i nostri pochi talenti facendo finta di niente? Impartire ai nostri figli la lezione che bisogna pensare per se, fregandosene degli altri? Non dare loro (ai nostri figli) questa opportunità di crescita? No non sarebbe possibile, almeno per come la pensiamo adesso.
    Preoccuparci dei nostri figli o preoccuparci di F. è la stessa cosa ormai, quello che si fa per uno si fa per l'altro...e se qualche volta devono rinunciare a qualche cosa, ben venga . E se qualche volta la mamma non ha preparato la cena in tempo perchè ha avuto una riunione o sta male ...ci si rimbocca le maniche e ci si aiuta. Non c'è niente di dovuto ne per i nostri figli ne per nessuno....c'è una famiglia che sta insieme nel bene e nel male, che si aiuta, dove a volte si ride ....a volte si è stanchi, a volte si è pimpanti e si ha voglia di ridere e scherzare, a volte no...ma in tutto questo un bimbo in più non fa la differenza...anzi la fa ma in positivo

  16.  

    Bellissimo Elen.
    Purtroppo chi guarda con sospetto all'affido non si lascia convincere facilmente dalle nostre parole, ma sono anche certo che la gocciolina che pian piano cade nello stesso punto, prima o poi spacca la roccia. Bisogna avere pazienza, sperare, pregare e sono certo che una famiglia ogni tanto arriva a capire la gioia di accogliere e magari decide di mettersi in gioco.
    Noi, inteso come tutti coloro che l'affido l'hanno abbracciato, sempre saremo al loro fianco, sia quando annuseranno l'aria, sia quando dovranno decidere, sia quando inizieranno il loro percorso, sia quando dovranno affrontare i problemi, sia quando l'affido terminerà.

  17.  

    Addì 14 marzo 2012

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
    In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

    Matteo 5,17-19

  18.  

    Le Parole di Gesù devono essere il compimento della nostra vita.
    Sono il segno di unione tra Cielo e Terra. Devono essere per noi il supporto alle nostre azioni su questa terra.
    Se una persona, credente o non credente, aiuta un povero, un bambino, un emarginato della nostra società, avrà reso un grande servizio al Signore: avrà dato l'esempio ad altri affinché si prendano cura del loro prossimo.
    Tutto ciò verrà visto da Dio e quella persona sarà considerata grande agli occhi di Dio.
    Per chi non è credente forse non sarà una bella notizia, ma anche se pensassimo che l'organizzazione del nobel fosse una truffa, esserene insigniti ci farebbe comunque piacere.
    Per chi ivece ha Fede, sappia che ogni gesto, ogni atto che da buon esempio agli altri non passerà inosservato.

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime14 Mar 2012
     

    Dovremmo tutti quanti, accogliere, aiutare, solo perchè è cosa giusta e umana farlo, senza stare a valutare e pesare, se e quale tornaconto si potrebbe avere.
    Ma..la coscienza dell"uomo, dove è finita? fede, non fede..dovrebbe essere capacità di ognuno, andare verso l"altro, verso il debole e l"indifeso, e invece...

  19.  

    Addì 15 marzo 2012

    Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.
    Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde

    Luca 11,14-23

  20.  

    Grazie alle parole di Gesù "il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate".
    Il Signore ci chiede di "parlare" di dire la nostra, di farci sentire, di portare avanti un messaggio di amore, di altruismo, di solidarietà, di accoglienza.
    Sono pochi quelli che agiscono e molti lo fanno in silenzio, senza suonare le trombe, e questa è cosa giusta quando è intesa a non farsi belli davanti agli altri per le cose che si fanno, ma è parimenti importante raccontare ciò che di buono facciamo, logicamente senza superbia, per dare un esempio, per stimolare altri ad incamminarsi sul terreno dell'aiuto al prossimo.
    Sono contento che in tanti ci seguano sul forum di Sos-Affido e sulle pagine di facebook, ma qualcuno potrebbe scrivere della sua esperienza, di cosa fa ogni giorno per i propri figli, per il proprio marito o per la moglie, nei confronti dei propri dipendenti o colleghi di lavoro, non per farsi grandi, ma per dare un esempio concreto di amore, uno stimolo per altri che possano incamminarsi sulla strada della solidarietà.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime15 Mar 2012
     

    Certo...ma si può anche iniziare raccontando quello che gli altri fanno per noi...spesso ci concentriamo sui lati negativi delle persone e il criticare diventa a volte un abitudine...bè non sappiamo cosa dire e allora spettegoliamo sui difetti degli altri. Parliamo invece del bene che è molto meglio
    A me è capitato parecchie volte di aiutare delle amiche in momenti di difficoltà o di malattia e vi assicuro che il bene mi è ritornato indietro mille volte. A volte per orgoglio si è portato a rinchiudersi nei propri problemi e a non chiedere aiuto, pensando che le persone che ci stanno intorno non abbiano il tempo per ascoltarci. Io ho imparato a chiedere aiuto quando mi serve (ovviamente a quelle persone che so che mi possono aiutare) e ad essere disponibile per gli altri. Ed è bello rendersi utili, ma anche sapere che non siamo soli e che possiamo contare sugli altri:face-smile:

  21.  

    Addì 16 marzo 2012

    Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore;
    amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui;
    amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo

    Marco 12,28b-34

  22.  

    Amerai il prossimo tuo come te stesso
    Basterebbe questo a cambiare il mondo.
    Amare il prossimo come sé stessi significa ...
    pensare che siamo fortunati ad avere le possibilità e le capacità di accudire un figlio, pertanto potremmo aiutare un'altra famiglia ad accudire il proprio;
    pensare che siamo fortunati ad avere da mangiare tutti i giorni, pertanto potremmo dare un po' di quello che abbiamo a chi è meno fortunato di noi;
    pensare che siamo fortunati ad avere un cervello che lavora ed un fisico sano, pertanto potremmo aiutare chi ha una forma di handicap o chi è malato.

    Il mondo cambierebbe se solo noi vivessimo questo precetto.
    Spesso sento persone che non condividono ciò che hanno con gli altri perché ritengono il loro gesto inutile in un mondo popolato dall'egoismo. Penso invece che l'esempio di ognuno di noi può fare la differenza e, come diceva Madre Teresa, una goccia dell'oceano ha la sua importanza e contribuisce a formarlo.

  23.  

    Addì 17 marzo 2012

    Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
    Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
    Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 18,9-14

  24.  

    Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato

    A volte ci fa un po' rabbia vedere gente che si sente più importante di un dio perché è conosciuta, perché fa accorrere migliaia di persone, perché tutti gli chiedono favori. Penso ai giocatori di calcio miliardari, ai cantanti famosi, ai politici influenti.
    Penso a loro con tenerezza e tristezza. Penso che un giorno come tutti gli altri si ammaleranno e moriranno, penso che come tutti sono uomini e donne con lo stesso cuore, le stesse gambe, la stessa testa.
    Il Signore ha dato loro delle doti che sono stati bravi a sfruttare, ed essere famosi non è certo un male o un peccato, anzi, è un merito.
    Ma se tali dote sono causa di esaltazione, di boria, di superbia, meglio sarebbe per loro vivere ai margini della società, sconosciuti, poveri.

    Non ci si rende conto che tutto quello che abbiamo viene da Dio e a Lui andrà dato conto di come lo abbiamo usato.
    E' come se noi dessimo a nostro figlio 50 euro per comprare la spesa per la famiglia.
    Se lui tornasse con due sacchetti pieni di cose buone da mangiare, se lui avesse usato quei 50 euro al meglio cercando le offerte più vantaggiose perché la famiglia, lui compreso, potesse mangiare di più, allora saremmo contentissimi di lui, gli daremmo maggior fiducia,lo loderemmo e lo premieremmo dandogli la primizia dei generi alimentari acquistati.
    Ma se nostro figlio con quei 50 euro avesse comprato un cd musicale, una ricarica telefonica ed un panino per sé il rimprovero sarebbe giusto e spontaneo. Avrebbe lasciato infatti la famiglia senza mangiare per un suo tornaconto personale.

    Ecco, chi è ricco e non divide con gli altri la propria fortuna, chi si esalta per ciò che ha senza ringraziare Dio di quello che ha ricevuto, chi non insegna ad altri a mettere a frutto le proprie doti mi fa pena e sono triste per lui, perché prima o poi il Signore gli chiederà conto di quei 50 euro.

  25.  

    Addì 18 marzo 2012

    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
    perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

    Giovanni 3,14-21

  26.  

    La luce che viene, che entra nelle nostre case.

    Quando nasce un bambino porta gioia in una famiglia. E' come se entrasse una luce in una stanza buia.
    Quando entra un bambino in affidamento in casa nostra è come se arrivasse la luce a farci vedere il mondo sotto un aspetto diverso. E' come se entrasse Dio a darci amore.

    Lasciate che la luce entri nelle vostre famiglie, aprite il cuore ad un bambino in affido perché così farete entrare il Signore nelle vostre case. E se la Luce sarà in casa vostra, come potranno le tenebre prendere il sopravvento?
    Se in una stanza accendete una luce, vi saranno punti di ombra, vi saranno sempre momenti tristi e dolorosi, ma avere una luce vicino aiuta a capire la dimensione del problema ed incamminarsi verso la sua risoluzione, verso la porta di uscita.
    Quando un bambino ha paura del buio cosa fanno i genitori? Accendono un lumino sul suo comodino e tutti gli incubi spariscono, i mostri sotto il letto o i lupi mannari dentro l'armadio si trasformano in dolci fatine e folletti con cui giocare. La Luce permette tutto questo. La luce fa si che i grossi problemi della vita possano essere affrontati con serenità, con la fiducia che tutto passerà, anche la morte, in vista di un sonno profondo, come quello di un bambino rassicurato dal lumino vicino al letto. Un sonno sereno al quale tutti saremo un giorno chiamati.
    Borsellino diceva chi ha paura della morte muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. Il Signore ci insegna ad affrontare le nostre paure, non fa scomparire le tenebre, che comunque restano con i problemi grandi e piccoli e della vita. Ci dona la luce per guardare il buio da una posizione privilegiata, quella di chi ha Fede che il problema si risolverà, che lo si potrà affrontare e sconfiggere, e mai subire. Anche la morte, una malattia, la perdita di un nostro caro sono angoli bui della nostra vita, della stanza in cui passiamo l'esistenza. Avere la Luce nella nostra casa è avere Dio nel nostro cuore e grazie a Lui trovare il modo di affrontare ogni problema, accettarlo, viverlo con serenità, superarlo oppure addormentarsi con la certezza di andare verso una Luce più grande, verso un Luce eterna.

    Un bambino in affido è una lampadina che il Signore ci dona per rischiarare la nostra vita.

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime18 Mar 2012
     

    Di sicuro, accogliere un bambino in affido, ci obbliga a guardare oltre il buio, ci impone di aprire la mente e il cuore, ci porta verso un amore per gli altri diverso, più ampio, più tollerante,e tutto questo porta, per forza di cose, a ringraziare il Cielo, a riconoscere che senza questo passo, saremmo ancora li, nella nostra piccola fortezza, chiusi nel nostro egoismo, tesi a proteggere le nostre paure, un bambino che ti entra in casa, disperato e terrorizzato, ti obbliga ad avere vergogna delle tue misere paure, il suo coraggio, ti pone di fronte all"interrogativo..di che ho timore io?? riconosciamo qui la Mano di Gesù? certo, può essere, io voglio riconoscere qualcosa di più grande di noi.

  27.  

    Addì 19 marzo 2012

    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa

    Matteo 1,16.18-21.24a

  28.  

    Giuseppe ha un sogno nel quale un Angelo gli parla.
    Avrebbe potuto usare la testa, ragionare come fan tutti, pensare ai problemi, alle difficoltà, alla gente e a tutta una serie di cose che lo avrebbero portato alla decisione di lasciar perdere Maria.
    Invece no! Giuseppe crede all'Angelo, crede al sogno che ha fatto, il sogno che avrebbe cambiato la sua vita.
    Ha fatto bene o ha fatto male? Giuseppe amava Maria con tutto sè stesso, era pronto a sposarla già prima del sogno, il quale ha rafforzato quell'amore dandogli la certezza di essere sulla strada giusta.
    Che buffo ... un sogno - irreale, irrazionale, illogico - che da conferma su una cosa reale, la propria esistenza.
    La vita di Giuseppe, una volta intrapresa quella direzione, è stata meravigliosa: una moglie da amare, un figlio da crescere, tutto quello che desiderava.
    A volte noi abbiamo un'idea in testa. Non sappiamo cosa fare, come comportarci e ci arrovelliamo il cervello per giorni e notti senza tregua. Poi arriva un momento in cui i veli cadono e vediamo le cose per quello che sono, accantoniamo i dubbi e le paure e capiamo quale sia la cosa giusta da fare.
    Da lì a farla però ci vuole quella sana follia che è stata propria di Giuseppe. la strada che si apre davanti a noi diventa in discesa una volta che si accettano quei problemi (ma quale vita non ne ha).

    Quando morì la mia mamma ed iniziai a 21 anni ad aiutare i bambini di famiglie disagiate per puro caso, mi ritrovai catapultato in una realtà che da subito mi chiamava fortemente, con passione. Mi piaceva quello che facevo, ma sull'altro marciapiede c'era il lavoro di commercialista, la bella vita da dirigente d'azienda, le vacanze spesso e volentieri.
    Il mio cervello per anni ha cercato soluzioni per conciliare le due cose, ma non le ha trovate perché non c'erano.
    Ed una sera, leggendo il Vangelo, aprendo una pagina a caso lessi questo messaggio che sono certo sia stato inviato da Dio (non sono un privilegiato, Dio parla a tutti noi, basta avere il coraggio di ascoltarlo, anche quando ci brontola):
    per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro..
    In quel momento capii quale dovesse essere la mia strada e da allora cammino sempre mano nella mano con i tanti bambini che il Signore ci manda e posso dirvi che non avrei potuto immaginare una vita migliore di questa.

    Parlo alle tante persone di buon cuore che nel loro animo hanno l'idea di poter aiutare un bambino, di accoglierlo in affidamento in seno alla propria famiglia, ma che sono frenati da pensieri e preoccupazioni, dalle modalità da affrontare. Lasciate che a vincere sia il sogno, l'idea di amare, di accogliere, di proteggere. Siate certi che il resto verrà da sè.
    Venite a parlare con noi ed insieme sosterremo il vostro sogno

  29.  

    Addì 20 marzo 2012

    Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,
    sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
    Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.
    Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
    Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?».
    Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».
    Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».
    E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato.
    Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».
    Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».
    Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».
    Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.
    Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».
    Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
    Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato

    Giovanni 5,1-16

  30.  

    Il "culto" della piscina che alla discesa di un Angelo si agita e fa guarire chi vi si immerge per primo, altro non è che un retaggio del passato, un rito pagano di altri tempi. E' un po' come le superstizioni di oggi, i vari cornini o le zampe di coniglio.

    Gesù è il vero ed unico guaritore, colui che è vicino ai più deboli, ai più emarginati. Colui che va oltre i riti (la fontana che guarisce) e talvolta contro certe regole (non compiere guarigioni di sabato) perché per Dio l'Uomo è al centro di tutto, viene prima di tutto.
    Non c'è niente di più importante da fare se c'è qualcuno da aiutare, se c'è un debole da difendere, un peccatore da perdonare, un anziano da accudire, un bambino da accogliere.

    Il Signore ci chiama costantemente all'aiuto del prossimo. Ci chiama con il Suo esempio, ci chiama nella vita di tutti i giorni.
    Sono certo che ognuno di noi al vedere un bambino maltrattato, un anziano abbandonato, un povero lasciato nella miseria soffre dentro il proprio cuore. Purtroppo però molti di noi girano lo sguardo dall'altra parte, guardano ai riti pagani, alle preoccupazioni del mondo e non sono disposti ad andare contro certi schemi, non vogliono provare altre strade che sanno essere buone solo perché rovinerebbero un certo equilibrio.

    Ieri ho parlato con una persona che avevo incontrato anni fa. E' venuta a porgerci il suo aiuto con tantissima semplicità ed affetto, e mi auguro che sia l'inizio di una bella collaborazione tesa all'aiuto di tanti bambini.
    Mi hanno colpito alcune sue parole.
    Anni fa diedero la disponibilità all'accoglienza, adozione o affido non importava pur di aiutare un bambino.
    Ed ecco che il Signore ha mandato loro un bambino con dei bei problemi da risolvere.
    Questo ragazzino ora ha trovato una famiglia, è stato guarito nel cuore e nell'anima, progredisce nella crescita aiutato da un papà ed una mamma che hanno aperto le porte del cuore incondizionatamente ricevendo in cambio una vita meravigliosa, con tre bravi figli, con tanti anni di matrimonio in perfetta unione ed intesa.
    Questo non vuol dire non avere problemi, ne avranno sicuramente come tutte le famiglie di questo mondo, ma certamente con la forza e la voglia di affrontarli a testa alta con tanta serenità per costruire per questi bambini un futuro migliore, e portando la loro esperienza a chi come loro ha seguito un certo percorso. Cosa ne ricevono in cambio? Sarebbe bello sentirlo da loro, ma sono certo che quel pezzettino che sono ritagliati per sé è piccolo in rapporto al tempo e alle forze dedicati agli altri, ma è certamente di qualità talmente alta che un piccolo frammento vale più di intere vite trascorse tra una vacanza ed un'altra.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime20 Mar 2012
     

    Scusami Riccardo, approfitto di questo spazio speciale per chiedere a te ed a tutti gli amici del forum una preghiera per un piccolo Angelo in grave difficoltà! In questo momento tutto è contro di lui e contro la sua fragile esistenza, persino un'eliambulanza che non può atterrare a causa del maltempo! Scusami ancora per il disturbo.
    Sandro.:face-crying:

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime20 Mar 2012
     

    una preghiera all"Angelo Custode di questo piccino..una implorazione alla Madonna..non si può non aiutare un piccolo..
    Sandro, tienici aggiornati

  31.  

    Spero tuto si risolva nel migliore dei modi

  32.  

    Addì 21 marzo 2012

    Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero».
    Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
    Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.
    Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
    Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;
    il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,
    perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
    In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
    In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
    Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;
    e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
    Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:
    quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
    Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato

    Giovanni 5,17-30

  33.  

    Che gioia grande per un genitore l'essere in perfetta sintonia con il proprio figlio.
    Che gioia grande quando un figlio difende l'operato di un genitore e si immedesima talmente in lui da portare avanti gli stessi principi e valori.
    Questo non significa un'identità, un appiattimento, un essere accondiscendente su tutto, è qualcosa che va al di là di ogni significato della parola amore. Vuol dire che un genitore ha saputo trasmettere al proprio figlio l'essenza della vita.

    Che gran dolore quando questo non accade. Quando vediamo i nostri figli ribellarsi a noi, quando vediamo che vanno contro quelli che per noi sono principi basilari da sempre. Quando vediamo un figlio che ruba, che risponde male ad un rimprovero, che non studia.
    Gran dolore non significa "non amore", anzi, forse è in quei momenti che un genitore ama maggiormente il proprio figlio. E' lui il "malato" per cui pregare, è lui che va sostenuto e cercato di capire, è lui che va amato più di ogni altra cosa con i suoi errori, debolezze, mancanze, affinché senta nel suo cuore quanto sia grande la forza dell'amore, che va al di là di forme ed atteggiamenti sbagliati.

    Ecco, noi spesso ci comportiamo come questi figli nei confronti di Dio. Ci ribelliamo, andiamo contro i Suoi principi, ma il Signore continua ad amarci, continua ad avere la speranza che possiamo rinsavire, che possiamo tornare sulla retta via. Al Signore non interessa quanto abbiamo sbagliato o quanto sbaglieremo, a Lui interessa che prima o poi si capisca di aver sbagliato, si alzi gli occhi al cielo e si dica "perdonami" con il cuore e con l'anima prima che con le parole.

    Tutti noi sbagliamo, ma nessuno di noi potrà mai fare errori tanto grandi da non poter essere perdonato da Dio, così come faremmo noi per nostro figlio.

  34.  

    Addì 22 marzo 2012

    Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;
    ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
    Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
    Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
    Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
    Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
    E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
    e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
    Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
    Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
    Io non ricevo gloria dagli uomini.
    Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
    Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
    E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
    Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
    Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
    Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?»

    Giovanni 5,31-47

  35.  

    Molti di noi spesso si compiacciono più della domanda che rivolgono ad altri e che denota la propria intelligenza, piuttosto che guardare alla risposta.
    Così spesso facciamo nei confronti non solo di Dio, ma della Verità che andiamo cercando.
    Ci compiacciamo di ciò che cerchiamo senza guardare a ciò che troviamo.
    E' qui una delle motivazioni di tanti fallimenti.
    Pensiamo quando una coppia vuole prendere un bambino in adozione. Ha due strade: accogliere qualunque bambino, comunque sia ed allora è il vero modo di accogliere; oppure costruirsi l'idea, fin nei minimi particolari, di come debba essere quel bambino, ed allora colui che arriverà non sarà mai all'altezza delle loro aspettative.
    Questo vale in qualunque cosa faremo, dal matrimonio, al lavoro, al proprio hobby.
    Questo purtroppo molti di noi fanno quando cercano Dio. Abbiamo in testa l'idea di cosa Dio dovrebbe fare, dire, creare, distruggere e mai e poi mai le nostre aspettative si realizzeranno perché legate ad un pensiero tutto umano, ma Dio è spirito, Dio è Amore allo stato puro, Dio è svincolato dalle nostre logiche umane.
    Se veramente ci mettessimo in cerca di Dio, dovremmo stare a guardare e ad accettare ciò che accade, cercando semmai di interpretarlo, provando a capirlo, ma non per questo avendo la pretesa di riuscirci.
    Avete mai provato a litigare con il computer, oppure con un esercizio di matematica?
    Alla fine, per quanto ci siamo scervellati ed abbiamo provato mille vie per arrivare alla soluzione, il risultato è totalmente diverso da come pensavamo, da come eravamo certi che sarebbe dovuto essere. Eppure tutto portava a pensare che fosse in un modo, invece era in un modo totalmente diverso.

    Dio ci insegna ad amare, amare incondizionatamente, amare senza aspettative, amare al di là di ogni logica, amare abbandonandosi a Lui, amare ringraziando per quello che ci dona e ringraziando ancor più per quello che ci toglie perché l'essenza dell'Amore è la Fiducia, la Fede che tutto ciò che capita fa parte di un disegno, troppo grande perché noi possiamo capirlo, ma che ha una trama buona, un risultato finale che non potrà essere giudicato fin tanto che non sarà completato.
    E' come se una formica, dal suo punto di osservazione, dal suo territorio fatto di pochi metri quadri potesse giudicare il mondo, la terra, l'universo, gli uomini.

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime22 Mar 2012
     

    Però, non è semplice! magari, riuscire ad avere una fede cosi grande!! però, provarci, fermarci a..ragionare..che magari possiamo anche allargare alcune visioni del nostro quotidiano vivere..questo è un buon punto di partenza, noo?

  36.  

    Ogni viaggio ha un suo punto di arrivo, e questo è quello della Fede.
    Poi è chiaro che esistono tappe intermedie, sbandamenti, ripensamenti, compagni di viaggio.
    Un passo alla volta però alla meta si arriva, se si vuole.

  37.  

    Addì 23 marzo 2012

    Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
    Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;
    Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.
    Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere?
    Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
    Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
    Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
    Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
    Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora

    Giovanni 7,1-2.10.25-30

  38.  

    Tante volte hanno provato a prendere Gesù,a farlo morire, a distruggere le Sue parole, ma se dopo 2000 anni non ci sono riusciti, perché dobbiamo temere che prima o poi ci riescano.
    Così come per Gesù è giunta la Sua ora, voluta da Dio, anche per questo mondo verrà la fine, quando il Signore vorrà, ma fino ad allora dobbiamo andare avanti, guardare al futuro, costruire un mondo migliore, combattere contro coloro che negano l'esistenza di Dio. Una guerra non fatta con astio ma con amore, non di cattive parole ma di ascolto. Bisogna capire le motivazioni di chi non crede per camminare con lui su una strada fatta di amore e comprensione. Non dobbiamo partire dall'idea che l'altro sbaglia, ma solo che ha un'esperienza ed un'ottica diversa dalla nostra. Bisogna mettersi dalla sua parte, capire perché non ha Fede e fargli vedere il nostro punto di vista, senza forzature, ma con amore e pazienza, in un continuo dialogo.
    Come fate con i vostri figli? Dite loro una cosa con forza e se non la fanno è guerra? Se non la fanno non gli volete più bene o li buttate fuori di casa? No certamente! Ecco, così dobbiamo fare con chiunque incontriamo. Se il mondo oggi crede ai vip che vede nei reality, o nei calciatori e cantanti ricchi e famosi è un po' anche colpa nostra.
    Davanti ad una società che ha sempre meno valori e principi da seguire ci nascondiamo per paura di farci qualche nemico, per paura di essere giudicati, per paura di essere esclusi.
    Dobbiamo parlare, gridare con forza i valori che abbiamo dentro.
    Con amore dico a tutti coloro che ascoltano e non parlano, che leggono e non scrivono le proprie idee che il confronto, anche se acceso, porta una grande ricchezza. Tenere nel proprio cuore le idee, i valori non porta a capirsi e si crea sempre maggior divario.
    Non si può dire "poverino quel bimbo, perché nessuno lo aiuta". Ma noi cosa facciamo per lui? Se non possiamo accoglierlo in casa nostra, possiamo almeno cercare qualcuno che lo faccia. Se in pochi fanno affido, possiamo sollecitare altri perché lo facciano. Ma il silenzio, il non fare nulla significa essere complici di chi sbaglia.
    Chi ha Fede e sente un amico bestemmiare, ha il dovere morale di dirgli che sbaglia.
    Chi ha Fede e vede un amico andare contro certi valori, ha il dovere di indicargli la strada giusta secondo lui.
    Ringrazio Citro che da sempre ha dichiarato la sua "non fede", ma da sempre è stata aperta al dialogo.
    Ringrazio Lauri che ogni giorno aggiunge una parola alle mie in questo post
    Ringrazio tutti coloro che scrivono nel forum per dire la loro sull'affidamento in un bellissimo dialogo che ci ha portato a volte a idee diverse, ma facendoci crescere vedendo vari punti di vista.
    Con il cuore in mano, per il bene di tanti, chiedo a chi legge di scrivere perché la testimonianza di ognuno di noi è importante, è fondamentale per crescere, per capire.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime23 Mar 2012
     

    Vorrei dire la mia opinione sperando di non essere fraintesa.
    Chi si affaccia su questo Forum, lo fa principalmente perchè incuriosito o interessato all'affido o perchè ha o ha già avuto esperienze di affido.
    Vorrei spezzare una lancia a favore di chi non aggiunge commenti qui, in questa sede.
    Questa discussione “Principi e valori” iniziata da Riccardo è una pagina talmente bella e delicata, ricca di emozioni e di valori, spesso però ispirati a pagine del Vangelo e quindi della vita di Gesù , che non può (a mio avviso) essere inquinata con opinioni “contro la cristianità”. Perchè dovremmo parlare contro o dire “io a questo non ci credo”...o iniziare dibattiti sulle parole del Vangelo?
    No, io preferisco leggere e scrivere solo quando condivido, perchè in realtà non sono sicura che 2000 anni fa qualcuno abbia potuto scrivere le parole che oggi noi leggiamo sul Vangelo e riferite proprio alla vita di Gesù e che quello che queste persone hanno scritto non possa essere stato “storpiato” da chi è venuto dopo. Ma questo non è importante, è solo il mio pensiero, sul vangelo ci sono dei messaggi e delle verità che anch'io condivido e non dico che i Vangeli siano solo un'invenzione, ma prendo tutto “col beneficio del dubbio”.
    Perciò penso che sarebbe bello che tutti scrivessero sul Forum, per arricchirci anche delle esperienze altrui, anche se capisco e condivido chi non ha voglia di esporsi parlando di religione e di valori. Il mio appello allora è quello comunque di scrivere sulle discussioni riguardanti l'affido o di aprire nuove discussioni in merito.
    Noi abbiamo coppie di amici e di parenti molto credenti e molto praticanti, con cui abbiamo un rapporto di dialogo molto bello, con cui però non si parla un granch'è di religione perchè siamo talmente agli antipodi che non ha nemmeno senso. Non ci hanno mai criticato per i nostri comportamenti e nemmeno noi per i loro e non hanno mai cercato di portarci dalla "loro parte". Perchè devono farci vedere il loro punto di vista? Già lo si vede dalle loro azioni, pertanto queste devono bastare eventualmente a farci cambiare idea, non convincimenti o parole dette con lo scopo di farci cambiare idea. Spero di essermi spiegata

    • CommentAuthorlauri
    • CommentTime23 Mar 2012
     

    Il mio..pensiero..lasciare qui, scritto il proprio pensiero, anche garbatamente contrario, è, anzi sarebbe un bellissmo e continuo spunto di riflessione, dibattito..scambio, certo senza la presunzione di fare da "Maestri" senza l"idea di "imporre" ma questo, vedo bene, che non succede in questi post. Anzi ammiro la pacatezza e l"accettazione di diversi punti di vista! Io posso dire che, non avendo letto il Vangelo, non frequentando la Chiesa e di conseguenza la Messa, ho molto piacere di leggerlo qui, e sopratutto di..capirlo..attraverso le spiegazioni facili di Riccardo, quando non concordo, lo lascio scritto, perchè poi, magari una risposta di altri, mi porta a valutare, meditare..insomma, come su ogni altro argomento..lo scambio intelligente, educato, anche se magari forte, aiuta ad evolvere il pensiero,