Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Addì 4 agosto 2012

    In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
    Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
    Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
    Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
    I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

    Matteo 14, 1-12

  2.  

    Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!

    Non c’è azione cattiva che facciamo che prima o poi non si presenti a chiederci il conto
    Le azioni buone invece ci sono sempre vicino, ci sostengono, ci fanno maturare, ci donano forza.
    Le azioni cattive si mascherano come portatrici di lieti eventi. Chi ruba si arricchisce e può permettersi di comprare tante cose, chi tradisce ha un piacere fisico immediato, chi vive una vita di falsità si riempi di amici. Ma tutto ciò che poggia su qualcosa di marcio è destinato a crollare prima o poi, così chi ruba viene condannato, chi tradisce perde la famiglia, vi è falso viene scoperto ed abbandonato da tutti.
    Le azioni buone non danno un frutto immediato, ma alla lunga danno amici, amore, solidarietà, ricchezza di spirito, abbondanza nelle necessità primarie.
    Non tutti coloro che fanno azioni cattive vengono scoperti, ma il passato torna ugualmente a tormentarci perché si vive sempre con la paura di venire scoperti, si resta tappati in casa, si fugge, si evitano certi ambienti e certe persone, si abbassa lo sguardo per la strada, ci facciamo dei film nella nostra testa che inconsciamente ci puniscono.

    Chi fa brutte azioni spesso le maschera come buone, o da la colpa alle sue vittime. Il pedofilo convince il bambino che è lui o lei ad aver avuto atteggiamenti provocatori, chi ruba dice che è giusto togliere a chi ha troppo, chi tradisce incolpa il partner di non capirlo, chi è falso si giustifica dicendo che se vuoi stare a galla in questo mondo devi indossare continuamente una maschera.
    Purtroppo questo comportamento insegna ai ragazzi che il comportamento da tenere è quello del più furbo, vivere una vita con regole della giungla dove il più debole soccombe al più forte, violentare per il proprio piacere, infischiarsene dei sentimenti altrui.
    Interrompere questa catena si può, basta insegnare ai ragazzi che le buone azioni ripagano e danno felicità. Le buone azioni sono il materiale per costruire una bella casa ove dimorare per l’eternità, una casa sempre più grande, accogliente, spaziosa, con un numero crescente di amici.
    Prendere un bambino in affido è anche questo, avere la possibilità di spezzare una catena, di dare insegnamenti nuovi a ragazzi che dalla vita hanno imparato a comportarsi male.
    Si parla spesso di un mondo che sta diventando ogni giorno peggiore, noi possiamo cambiare le cose.

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime4 Aug 2012
     

    Caro Riccardo, sono proprio d'accordo con le tue parole. Devo ringraziarti perchè riflettere sul vangelo ogni giorno mi fa stare bene, mi dà la possibilità di scrivere, cosa che mi piace tanto fare, e riflettere su cose su cui non mi soffermo spesso.
    Quello che hai detto mi viene da riassumerlo con due parole: tutto torna.
    Quando fai del male, rubi, inganni, menti, ciò ti si ritorcerà contro, non per forza con la galera o una punizione fisica; la coscienza sporca e i sensi di colpa a volte possono essere la peggior punizione e rendere una mente malata.
    Quando invece ami, perdoni, sorridi e auguri felicità a chi vorrebbe solo il tuo male, riceverai quell'amore, quei sorrisi in maniera 1000 volte maggiore.
    Certe persone per quanto tu possa volergli bene continueranno a ferirti perchè stanno male con loro stesse e devono sfogarsi con chi più di tutti cerca di comprenderli. Alcune di esse con il tempo e con l'amore guariscono, e ti ripagano infinitamente dei tuoi sforzi; altre se ne vanno per la loro strada, ma se avete sempre agito con sincerità e sentimento vero, forse torneranno, o non ne avranno il coraggio ma vi porteranno sempre nel cuore.
    Mi va di parlare soprattutto di persone perchè in questo periodo più di tutti qualcuno mi ha molto deluso, me la sono presa cominciando a recriminare errori e mancanze dell'altra persona, e nello stesso momento in cui le elencavo mi rendevo conto delle mie mancanze e sebbene arrabbiata ho chiesto scusa per le mie.
    Se sei disposto a chiedere scusa con umiltà troverai sempre perdono e un abbraccio, quasi sempre. Se vi rendete conto che state sbagliando siete già a metà strada, potete cambiare, il Signore aspetta tutta la vita che lo facciate, ma le persone no, sono umani, e prima o poi se ne vanno se non ci provate.

  3.  

    Scusami Giada se ieri non ho risposto al tuo bellissimo post, ma è stata una giornata frenetica di festa culminata con cena per 60 persone.
    Mi dici "devo ringraziarti perché riflettere sul Vangelo ogni giorno mi fa stare bene", ma non hai nulla di cui ringraziare me.
    Fra amici, fra persone che si vogliono bene, si costruisce insieme un cammino. Certi tratti di strada fanno bene ad uno più che ad un altro, ma poi le cose si invertono in una sorta di meravigliosa danza.
    Tu non hai idea di quanto a noi faccia piacere saperti vicina nel commento al Vangelo.
    Quando ci si vuole bene ci si può scontrare, avere dei contrasti anche forti talvolta, polemizzare e magari tenere il muso per un po' ... ma mai ci si deve stancare di ricercare il bene di chi ci è vicino, il dialogo.
    Tu questo lo hai fatto, e non solo con noi. Sono fiero della tua crescita, sono fiero che hai colto l'occasione di quando sei stata con noi per metterti in discussione, sono fiero perché tutto non è finito con la vacanza ma è proseguito a casa tua, nell'intimo del tuo cuore. Sono fiero di ciò che scrivi perché mettendoti a nudo fai scoprire agli altri quale persona bella tu sia e dai l'esempio perché altri possano spogliarsi di mille paure e formalismi e iniziare un cammino non tanto di Fede, perché no, ma di crescita personale come uomo o come donna, una crescita che lo porti a scoprire o a meglio evidenziare certi valori e principi.
    Ti abbraccio con tutto il cuore :)

  4.  

    Addì 5 agosto 2012

    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
    Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
    I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
    il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete

    Giovanni 6,24-35

  5.  

    Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?

    Siamo sempre abituati a cercare le cose materiali, a vedere l'aspetto esterno, a bramare ciò che si può toccare con mano. Nella ricerca di un partner troppo spesso guardiamo l'aspetto fisico, oppure il conto in banca, o la posizione sociale.
    Ditemi voi se non c'è una cosa materiale che prima o poi finisca oppure che non possa aiutarvi in certe situazioni.
    Anche se uno avesse milioni in denaro e beni al sole e si ammalasse di tumore inoperabile, tutto il suo denaro non potrebbe dargli alcun aiuto, alcuna soddisfazione, anzi, forse gli darebbe problemi fino all'ultimo giorno perché si scatenerebbe la caccia all'eredità con amici e parenti falsamente ossequianti.
    La bellezza di una donna o di un uomo prima o poi sfiorisce, e se il matrimonio si è basato su quello ci sarà la spasmodica ricerca di restare attaccati all'idea del bello. Lo stesso dicasi per la posizione sociale o il conto in banca.
    Ma allora cosa dobbiamo ricercare?
    "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"
    Il Signore non ci nega le cose materiali, ma devono essere un mezzo per trascorrere una vita dignitosa e sopratutto per raggiungere la gioia e la felicità.
    Ma dove si devono ricercare le gioie della vita? Cosa dobbiamo fare per essere felici?
    Si deve ascoltare la voce del cuore. Essere credenti o atei non fa differenza. Ognuno di noi sa benissimo che le cose materiali danno gioie effimere, che scompaiono come neve al sole da un giorno all'altro. Ognuno di noi sa cosa sia il bene e cosa sia il male. Chi ruba, chi passa da un ragazzo ad un altro, chi stupra, maltratta ed altro ancora sa benissimo che le gioie che si procura durano un attimo, ma la vita che dovranno vivere sarà piena di rimorsi, di amicizia sbagliate, di timori e paure di essere scoperti. La via della felicità passa attraverso il capire quali debbano essere i traguardi da raggiungere ed impegnarsi con tutta la nostra forza di volontà per perseguirli.
    A me da gioia stare con i bambini ed i ragazzi, amarli, capirli, accontentarli quando sia giusto e possibile, insegnare loro quale sia la strada da seguire. Facile? Tutt'altro, ma è talmente bello vedere che ti ascoltano, che provano a muovere i primi passi nella giusta direzione, che si interroghino sul bene e sul male, che pensino di non aver capito mentre invece il loro cuore ha già suggerito loro la risposta giusta.
    Leggere il Vangelo, anche per chi non crede, è capire che esiste un mondo parallelo a quello terreno, un mondo dove l'amore per il prossimo da una gioia ed una serenità che tutto l'oro della terra non potrà mai darci, un modo di pensare diverso da quello istintivo legato al consumismo e all'egocentrismo.
    Provare non costa nulla. Diciamoci la verità, leggere il Vangelo non è fatica, è paura. Paura di scoprire tra le righe la bellezza di abbandonarsi a Dio, di Fidarsi delle Sue parole, di dover cambiare vita compiendo sacrifici.
    "Ma chi me lo fa fare" dicono in molti, sto bene così. Ho la mia vita, le mie attività, la mia famiglia, le mie entrate economiche, faccio una o due vacanze tutti gli anni. Chi sta meglio di me? Perché dovrei cambiare.
    Ma quando poi accade un qualcosa che non riuscite a gestire, una malattia, la morte di una persona cara, la perdita del lavoro e nessuno che vi vuole più, a chi vi rivolgerete? Dove troverete le forze per andare avanti?
    Quanti di voi aspettano di ammalarsi per prendere le medicine? Non sarebbe meglio prevenire piuttosto che curare? Non sarebbe meglio sapere sin da subito quale sia la strada per gestire al meglio la propria vita?
    Ed avete mai pensato, voi che non credete, al fatto che possa esserci una vita eterna dopo quella terrestre? Non crederci non significa avere la certezza matematica che non esista. Non sarebbe il caso di investire almeno una parte della propria vita bella visione di un futuro tra le braccia di Dio ... così ... tanto per essere tranquilli?
    La mia vita è costellata di segni e dal nulla abbiamo creato l'Associazione. Abbiamo incontrato tantissimi ostacoli e li abbiamo superati con l'aiuto di Dio. Se vi fidate almeno un pochino di noi, prendete oggi stesso il Vangelo, apritelo a caso e vedrete come il brano che vi capiterà di leggere vi farà riflettere o vi darà risposta a qualche vostro dubbio, o lenirà qualche vostra ferita dandovi speranza. Provate, non vi costa nulla.

    • CommentAuthorazalea
    • CommentTime5 Aug 2012
     

    Scusate se torno indietro di qualche giorno, ma il tempo che posso dedicare ad internet è limitato...per quanto riguarda l'accorata accusa di Riccardo dei giorni scorsi devo dire di non essere molto d'accordo. Come dice Elen, se lo scopo è quello di sensibilizzare, e non di offendere, non credo che un'accusa del genere possa raggiungere questo scopo. Anche perchè sono convinta di una cosa: la maggior parte delle persone che non si occupano di aiutare i bambini che vengono maltrattati, non lo fa non per ipocrisia, ma perchè non ha la più pallida idea di quello che succede, proprio come non ne avevi idea tu, Riccardo. Se anzichè trovare le persone giuste che ti hanno aperto gli occhi su ciò che succedeva intorno a te, avessi trovato chi avesse accolto il tuo desiderio di andare in Africa, probabilmente ora ti staresti battendo per l'adozione a distanza, per portare avanti dei progetti per costruire scuole e pozzi in questi paesi così lontani. Il nocciolo della questione è far aprire gli occhi alla gente, denunciare le ingiustizie di cui noi siamo a conoscenza, e intendo qualsiasi genere di ingiustizia: non intendo condurre qui una battaglia animalista perchè credo che sia giusto, non solo su questo forum, dare la priorità ai bambini. Però vorrei solo farvi capire che tanto i maltrattamenti sui bambini, quanto quelli sugli animali, sugli anziani, per non parlare dei nostri comportamenti sbagliati nei confronti di questo nostro mondo che stiamo mandando alla malora, sono tutti sintomi di una società malata che non ha più rispetto per niente e per nessuno, che vive coi paraocchi pensando solo al proprio bene e fregandosene delle sofferenze altrui, senza rendersi conto che questo comportamento finisce per nuocere anche se stessa.
    Scusatemi ma io continuerò a commuovermi nel vedere le sofferenze dei cani detenuti in gabbia, le sento dentro il mio cuore, e se non fosse così di sicuro non avrei a cuore neanche le sofferenze dei bambini, o di chiunque altro non ha voce per denunciare le ingiustizie che è costretto a subire.
    Una precisazione: in tv ci sono tante "stronzate" (per usare il termine più che lecito che ha usato lisbeth) che non posso sopportare, e il guaio è che non possiamo neanche più dire che ci scandalizziamo per questo: tette e culi in qualsiasi trasmissione e pubblicità, un buon 90% di film e telefilm dove assistiamo a sparatorie e violenze di ogni genere, ore e ore e ore e ore dedicate a questa o quella incapace di turno che ha raggiunto il successo senza alcun merito, anzi, il più delle volte proprio perchè è l'inettitudine fatta persona. Però non possiamo annoverare gli spot contro l'abbandono dei cani fra queste stronzate. E non parlo solo perchè sono contraria a qualsiasi forma di violenza, ma perchè (e francamente credo che sia la vera motivazione che ha portato a realizzare questi spot) dovete anche pensare che circa l'80% dei cani abbandonati finisce per causare incidenti, e in questi incidenti molto spesso perdono la vita le persone. Mio nonno fu coinvolto in un incidente causato proprio da un cane abbandonato in autostrada, trascorse l'ultimo anno della sua vita tra sofferenze fisiche e morali, senza considerare le conseguenze sulla nostra famiglia. Mia nonna, che fortunatamente portava la cintura di sicurezza anche se all'epoca non era obbligatoria, ebbe molti meno acciacchi e morì dopo 3 anni. Nello stesso incidente morirono un padre con il suo bambino, lasciando una vedova e un altro bambino orfano.
    Quindi, quando vi capiterà di dover assistere di nuovo a questi spot, non logoratevi pensando ai bambini maltrattati di cui non si parla, ma pensate ai bambini a cui essi invece salvano la vita.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime5 Aug 2012
     

    Ciao Azalea, tu dice delle cose molto giuste, anch'io amo molto di animali e non sopporto qualsiasi forma di violenza o mancanza verso qualsiasi forma di vita...quello però che mi infastidisce è che i media non danno il giusto peso alle cose. Allora se diamo 10 minuti di spazio in tv per scongiurare l'abbandono dei cani, non trovi che sarebbe giusto dedicare almeno altri 10 minuti per parlare delle violenze sui bambini? e della possibilità di aiutarli concretamente? e di far conoscere l'affido? In questo caso avremmo dato la stessa importanza ai bambini quanto ai cani, ce ne rendiamo conto? Ma in realtà non è così perchè dell'affido non si parla per niente, dei bambini maltrattati nessuno si occupa, nessuna delle bellone della tv, mette la propria faccia per propagandare iniziative a favore dei bambini, ma forse perchè nessuno glielo propone. Perchè fa più audience parlare di cani, o di moda, o di scelte di vita trasgressive, o di chirurgia plastica, di fitness, di grande fratello ecc ecc.
    Chiunque come me e come te si commuove dietro il sorriso di un bambino innocente, si commuove anche vedendo un cane maltrattato, sono creature di Dio e come tali vanno rispettate e amate ma qui si sta parlando di un'altra cosa
    Buona domenica a tutti

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime5 Aug 2012
     

    Cara Lis, concordo con Riccardo, è molto bello quello che tu stai facendo ed è una grande lezione per noi adulti.
    Mettersi in discussione e scegliere un percorso di crescita come quello che tu stai facendo e che hai già fatto in passato ti darà molte soddisfazioni e ti porterà a scoprire sempre cose nuove nuove e interessanti su di te e sugli altri. E' un cammino che non finisce mai, che continua per tutta la vita, perchè non si finisce mai di crescere, di imparare e di scoprire se stessi.
    :face-smile:

  6.  

    Addì 6 agosto 2012

    Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro
    e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
    E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
    Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
    Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
    Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
    E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
    Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
    Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti

    Marco 9,2-10

  7.  

    Le Sue vesti divennero splendenti, bianchissime

    La trasfigurazione nel Vangelo è anticipazione della Resurrezione.
    Una bella frase di Karen Blixen dice "La vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro".
    Non c'è resurrezione che non comporti la sofferenza della morte.
    Non c'è cambiamento di vita che possa arrivare senza passare attraverso la sofferenza.
    Qualunque cosa abbiamo fatto di cattivo, rubare, rapinare, drogarsi, uccidere possiamo giungere ad un punto della nostra vita in cui gridare "Adesso Basta". Cambiare si può, anche il più incallito dei delinquenti può decidere di "risorgere" a nuova vita e lavare le proprie vesti, ma la "pulizia" non è cosa facile, richiede sacrificio, dolore, sofferenza e soltanto chi veramente lo desidera riuscirà a dare una svolta diversa alla propria esistenza.
    Quando i ragazzi arrivano da noi hanno spesso atteggiamenti aggressivi o di sfida, sono arrabbiati con il mondo, furbini che pensano di poter fare quello che vogliono, arroganti, presuntuosi, prepotenti, specie i più grandi che hanno vissuto brutte situazioni nel loro passato.
    Il nostro compito è quello non tanto di cambiare loro la vita, ma di dar loro il giusto stimolo per desiderare un cambiamento. Far vedere come sia bello avere una buona reputazione, le vesti lavate, alla quale possono arrivare tutti, anche coloro che si sono macchiati di reati, che hanno fatto del male al prossimo per un interesse personale.
    Spesso ci dicono, con nostro grande orgoglio, che i nostri ragazzi sono bravissimi, educati, rispettosi, affettuosi, ed è vero. Meno spesso, ma accade, ci criticano se li brontoliamo, se diamo loro una punizione. Pensate di avere dei vestiti sporchi. Quello che avrà addosso un po' di polvere andrà lavato a 30 gradi, una macchiolina di caffè comporterà un lavaggio a 60 gradi, ma quando il vestito è completamente sporco di fango e di ogni altra macchia andrà lavato a 90 gradi. Infine, una volta pulito e reso splendente, dovrà essere rimesso in lavatrice appena si sporcherà. Così è con i ragazzi, ogni macchia va tolta e l'intensità di una brontolata dipende da quanto è sporca la veste che indossa. Quello che non possiamo fare è obbligarli a togliersi i vestiti e metterli in lavatrice. Se vogliono stare con gli abiti sporchi addosso, purtroppo, non possiamo fare nulla. Quel che possiamo fare è convincerli che indossare il vestito pulito sia la cosa migliore perché le persone si allontanano da chi è sporco e puzza, mentre si avvicinano con piacere e con gioia a chi è pulito e profumato. Certo è che per togliersi i vestiti che si sono "incollati" addosso ci vuole un'azione di forza, un sacrificio che ognuno di noi è chiamato a fare quando vuole spogliarsi dei propri difetti, delle cattive abitudini, delle brutte azioni. Non solo è difficile e doloroso, ma ci si vergogna perché mettiamo a nudo la nostra personalità, eliminiamo le nostre difese contro il mondo e dobbiamo fidarci di chi ci guida. Non è facile e provoca sofferenza, ma così come è bello farsi una bella doccia e mettersi i vestiti puliti, è altrettanto bello far morire la parte sporca di noi per far risorgere la nostra anima a nuova vita.

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime6 Aug 2012
     

    Un po' di cose le devo buttare in lavatrice anch'io...ma voi mi state aiutando a fare questo bucato! :face-smile:

  8.  

    Mi sento onorato, ma credo che le tue vesti siano molto più bianche delle mie. Comunque ci si aiuta a vicenda. Con i ragazzi è facile fare la lavatrice per la maggiore esperienza che abbiamo, ma fra adulti uno aiuta l'altro in egual misura

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime6 Aug 2012
     

    A volte sembra pure a me di averle bianche...poi mi accorgo che in realtà di detersivo ce ne vorrebbe a quintalate (per tenerla sul tema lavatrice!!). Spero di essere sulla buona strada...pratica oltre che teorica... Ci provo ma a volte mi viene proprio da essere il contrario di quella che vorrei...

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime6 Aug 2012
     

    La cosa importante è , secondo me, essere consapevoli di se stessi ed essere pronti ad ammettere che si è sbagliato, quando si sbaglia...il cambiamento inizia da li, sia per i ragazzi che per noi adulti

  9.  

    A volte è difficile capire se e quando si sbaglia, almeno per me, perché ci convinciamo che le scuse che adduciamo siano valide.
    Roberta è la mia mentore e spesso mi redarguisce sulle cose sbagliate che faccio. Mi ribello sempre, ma poi apprezzo, ci rifletto e cerco di cambiare ... fino al prossimo errore

  10.  

    Addì 7 agosto 2012

    Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
    Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
    Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
    Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
    Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
    Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
    Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
    E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,
    e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano

    Matteo 14,22-36

  11.  

    Uomo di poca fede, perché hai dubitato?

    Tradimenti, delusioni, falsità, imbrogli sono cose di tutti i giorni. Ognuno di noi è stato tradito da un amico, tutti abbiamo sperimentato la falsità negli altri, ciascuno è stato imbrogliato qualche volta e per questo non riusciamo più a fidarci di nessuno.
    E' come se fossimo stati investiti da un'auto pirata mentre attraversavamo la strada e non ci fidassimo più di passare da una parte all'altra della carreggiata.
    Anni fa in un campo vicino casa si accamparono un centinaio di zingari, i loro figli venivano da noi a mangiare, giocare, lavarsi, le donne si confidavano e gli uomini venivano a cavallo, ma dopo un mese se ne andarono e lasciarono talmente tanto sporco che ci volle stomaco, pazienza e 30 rimorchi del trattore per portare via tutto il sudicio che avevano lasciato.
    L'anno dopo venne un altro gruppo più numeroso che si fermò con le stesse modalità per un mese e mezzo. Mi raccomandai che lasciassero pulito, lo chiesi come favore, ma alla fine ci ritrovammo a dover raccogliere 50 rimorchi di spazzatura.
    L'anno dopo ancora venne un terzo gruppo e mentre si accampavano chiesi loro di andarsene. Venne a parlamentare uno degli anziani e mi chiese per quale motivo quell'anno non li volessi nel nostro campo. Spiegai loro che non avevo intenzione di raccogliere la loro spazzatura e che avevano tradito la mia fiducia.
    Lo zingaro mi chiese allora di mostrargli una mano e mi disse "vedi, qui tu hai cinque dita, sono tutte 'dita', ma non sono tutte uguali".
    Mandai via quel gruppo ugualmente e dovetti comunque raccogliere un rimorchio di sporcizia dopo che si erano fermati appena un'ora, ma da quel giorno porto dentro me un grande insegnamento, quello di fidarmi di tutte le persone che incontro, anche se in tanti hanno tradito la mia fiducia o si sono approfittati di una mia porta aperta perché ogni persona è diversa dalle altre e se cento mi hanno tradito, la centunesima potrebbe non farlo. Ho trovato così tanti amici perché dando loro la mia fiducia mi hanno ripagato donandomi la loro.

    Il Signore non ci tradisce. Se ci sono delle cose che non ci tornano, che non capiamo, che reputiamo sbagliate, accettiamole perché arrivano dal cielo.
    Ho accettato la morte della mia mamma quando avevo 21 anni ed ho ringraziato Dio pur soffrendo, perché anche se non capivo il motivo di quella morte, l'accettavo perché voluta da Gesù. L'avrei poi capita dopo nove mesi quando prese vita l'Associazione che porta il nome di mia madre.
    Così come ci fidiamo dei nostri genitori incondizionatamente quando ci esortano da piccoli a fare o non fare qualcosa, impariamo a fidarci del Signore quando ci indica il percorso da seguire, che lo si comprenda o meno.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime7 Aug 2012
     

    Però in realtà anche il terzo zingaro ti ha deluso...il suo discorsetto sulle cinque dita della mano non aveva tanto senso, perchè poi loro stessi si erano rivelati come gli altri.
    Dico questo perchè anch'io spesso tendo a dare fiducia alle persone anche dopo che queste mi hanno deluso, parlo in generale di persone care, ma anche di conoscenti o di persone che incontro casualmente. Ciononostante preferisco continuare a farlo, perchè non riesco a vivere dubitando sempre di tutti.
    La scena di Pietro titubante sulla barca perchè ha paura di cadere è molto bella, quante volte anche noi siamo come Pietro, quante occasioni perdiamo nella vita per paura, paura di non essere capaci, paura dell'ignoto. Dobbiamo sempre avere tutto sotto controllo, razionalizzare, pensare ai possibili risvolti delle situazioni. La fregatura sta nel fatto che anche se ci scervelliamo a valutare e a prevedere, le cose vanno comunque come devono andare e spesso al contrario di quanto avevamo previsto
    E' per questo che a volte preferisco un po' di sana incoscenza, cerco di superare le mie ansie e le mie paure (non fisiche) e questo mi da la possibilità di sperimentare cose interessanti, di trovare in tutte le persone qualcosa di positivo . Ed è vero anche che se noi abbiamo fiducia in Dio e nel prossimo, alla fine i conti tornano e anche quello che sembrava un evento catastrofico può poi mostrarsi in qualche maniera positivo

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime7 Aug 2012
     

    Una gran parte delle nostre delusioni, discendono dalle nostre aspettative. Vorremo che "l'altro" adeguasse le sue abitudini alle nostre regole, in sintesi vorremmo cambiare il prossimo, renderlo a noi più accettabile.
    Questo nostro atteggiamento, è molto distante dal vero senso dell'accoglienza! L'accoglienza dovrebbe guidare noi al cambiamento per renderci sempre più tolleranti nei confronti di chi non ci somiglia affatto e questo, purtroppo, non possiamo aspettarci che accada come un interruttore! Passeremo l'intera vita a cercare di crescere giorno per giorno.
    Se viviamo in questo mondo sperando di riuscire a cambiare il prossimo senza sforzarci minimamente di cambiare noi stessi, la nostra vità sarà costellata di delusioni, amarezze e sconfitte.
    Spesso il nostro cambiamento è un prezzo troppo alto per noi stessi, non ce la facciamo a stravolgere la nostra esistenza per accogliere persone tanto diverse da noi ma, pretendiamo che loro lo facciano; pretendiamo che loro rinuncino alle proprie abitudini, tradizioni e convinzioni.
    Nelle ultime settimane, vi ho coinvolti per una questione che ha messo a dura prova me e mia moglie. Ci è stato chiesto di adottare una bimba di due mesi con la sindrome di Down. Abbiamo passato lunghe notti in bianco a meditare, a cercare di trovare risposte per le nostre paure, a ragionare su come avremmo potuto fare per condurre la nostra esistenza al suo fianco ma, non abbiamo trovato tutte le risposte necessarie ed abbiamo fallito con grande dolore! La bimba non è con noi e per noi è stato molto simile al vivere un lutto!
    Cos'è che non ha funzionato? Cosa ci ha impedito di rispondere positivamente alle grida dei nostri cuori?
    La risposta è una sola: la nostra incapacità di accettare in pochissimi giorni, un cambiamento così importante di noi stessi e della nostra vita!
    Forse, come dice la mia carissima amica Claudia, questo sarà stato per noi un importante allenamento per prepararci a qualcosa che potrà accadere in futuro; in fondo, chi di noi è convinto che siamo proprio noi a "decidere"?
    Di certo, le eventuali future proposte di accoglienza, le vivremo con più maturità. L'esperienza appena vissuta, ci ha aperto gli occhi verso nuove strade che mai avevamo preso seriamente in considerazione in precedenza!

    Io non credo che si tratti esclusivamente di scarsa fiducia nel prossimo! Credo si tratti principalmente della nostra difficoltà a tollerare stili di vita tanto diversi dal nostro.

    Ciao, Sandro!

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime7 Aug 2012
     

    Ciao Sandro, penso che la tua cara amica Claudia abbia colto nel segno. Non si può, o per lo meno è difficile, decidere in pochi giorni un cambiamento così drastico della vostra vita ,ma ci si può ragionare sopra per un futuro non tanto per prepararsi a dire si, ma forse anche per prepararsi a dire un no senza sensi di colpa.

  12.  

    Bellissime parole Elena. La paura di Pietro è la nostra paura, perché delusi dal mondo non riusciamo a fidarci fino in fondo nemmeno di coloro che mai ci hanno tradito.
    Sandro ... nel settembre del 2010 un mio amico giudice mi chiamò se volevo prendere un bambino down con noi per sempre. Ci pensammo tanto e la risposta fu la stessa che avete dato voi. No per paura di non farcela. Non hai idea di quanto ci sia stato male.
    Dopo un mese mi richiamò per dirmi che c'era un altro bambino dowv da accogliere. Non ci pensai un attimo, non interpellai nemmeno Roberta che sapevo pensarla come me per averne parlato. Risposi si, incondizionato, senza voler sapere alcun dettaglio.
    Questo bambino non era nella sfera del tribunale presieduto dal mio amico, ma una richiesta pervenuta da altro tribunale. La nostra candidatura fu approvata dal giudice onorario e dal giudice togato, ma il presidente del tribunale mise un veto motivandolo con il fatto che affido e adozione non possano coniugarsi (non sono della stessa opinone, anzi, penso sia una risorsa in più l'uno per l'altro, due modi di vedere la realtà, due mondi simili in certi apsetti e tanto diversi in altri, così come un affido fa tanto bene ai figli naturali e viceversa).
    La morale che ne ho tratto è che a volte il Signore ci mette alla prova per vedere cosa risponderemmo, come fece con Abramo quando gli chiese di uccidere il figlio Isacco, ed eventuali no alla sua chiamata ci fanno riflettere e maturare ... magari proprio in vista di cose più grandi.

  13.  

    Addì 8 agosto 2012

    Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.
    Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
    Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
    Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
    Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
    Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
    «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
    Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita

    Matteo 15,21-28

  14.  

    Anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni

    Spesso sento dire che è opportunismo rivolgersi al Signore solo quando abbiamo bisogno.
    Ciò che noi valutiamo in un modo, non è visto da Dio nella stessa maniera.
    Se una persona viene da noi quando ha una necessità per chiederci aiuto, quando magari nel passato l'abbiamo chiamata tante volte e non ci ha mai risposto, ci ha snobbato, ci ha offeso, ha parlato male di noi con i nostri amici, ha denigrato qualunque cosa avessimo fatto ... è difficile aiutarla, darle ascolto. Il primo istinto è quello di rifiutarle il nostro aiuto, snobbandola, facendo finta di non sentire il suo lamento, il suo chiamarci.
    E così fa anche Gesù mostrandoci, come fa spesso, l'aspetto umano, facendoci vedere come si comporta l'uomo. Snobba la donna, fa finta di non sentirla.
    Se quella mamma se ne fosse andata, si fosse fermata davanti ad un ostacolo sua figlia sarebbe morta. Invece no, non si arrende, continua a pregare Dio di farle la grazia.
    Gesù, sollecitato dai Suoi discepoli, si ferma e indirettamente le dice "non hai mai seguito la Mia strada, non hai mai pregato, non sei mai venuta a Messa, hai rubato, ti sei prostituita, non hai mai seguito i valori ed i principi che da sempre insegno, hai fatto da sempre la bella vita passando dalla porta larga ed ora vieni a chiedermi aiuto? Io do ascolto a chi mi è fedele, a chi mi vuole bene, a chi ascolta la Mia Parola e la mette in pratica"
    Ma la donna Gli risponde con grandissima Fede "Signore è vero che non mi sono comportata bene per tutta la vita, che non ti ho seguito, amato, pregato. Sono l'ultima degli ultimi, ma a te basta veramente poco per aiutarmi, per far guarire la persona che più amo al mondo"
    Quanta Fede in questa mamma che con amore si avvicina al Signore, da sempre snobbato.
    Quanta umiltà nel riconoscere di esserGli stata lontana per tutta la vita.
    E' vero, ci è voluta la malattia della figlia per avvicinarsi a Dio, ma è qui che si vede la potenza dell'Amore.
    Il Signore ha lasciato che la figlia di questa donna si ammalasse per stimolarla ad avvicinarsi a Lui. La lascia però libera di scegliere, poteva infatti andare da altri, oppure rassegnarsi alla morte della bambina. Invece lei si avvicina a Cristo e lo scongiura senza sosta di aiutarla. Gesù allora mette alla prova la sua Fede, vuole vedere se la donna crede veramente che Lui possa farle la grazia, oppure se lo vuole usare come un tentativo fra tanti.

    Anche con noi Gesù si comporta così, ci mette alla prova, vuole vedere se almeno nel momento del bisogno abbiamo l'umiltà di alzare gli occhi al cielo e credere veramente possibile ciò che chiediamo.
    Quello che il Vangelo non ci racconta è ciò che accadde dopo che la figlia fu guarita.
    Questa Cananea aveva due scelte davanti, una volta tornata a casa e trovata la figlia in salute: continuare la sua vita di gozzoviglie e di "non principi" tanto aveva ottenuto quello che voleva, oppure cambiare vita e seguire Gesù nei Suoi insegnamenti.
    Se avesse scelto la prima strada il Signore non l'avrebbe comunque abbandonata, non l'avrebbe punita, ma sarebbe rimasto in paziente attesa che la donna capisse il suo errore e chiedesse perdono o si ritrovasse un giorno di nuovo a chiedere il Suo aiuto, che Gesù le avrebbe senz'altro dato.

    Come reagiremmo noi?
    Se una persona ci chiedesse aiuto dopo averci snobbato per anni, noi le dessimo il supporto richiesto e questa sparisse senza nemmeno un grazie?
    Come minimo ci sentiremmo traditi e diremmo "vieni a chiedermi aiuto la prossima volta e vedrai dove ti mando"
    Impariamo allora da Gesù che per aiutare veramente una persona bisogna essere aperti anche alle offese, alla non considerazione.

    Non è opportunismo rivolgersi a Dio quando abbiamo bisogno, anche se per tutta la vita non lo abbiamo cercato. Il bisogno umano, qualunque esso sia, è una molla inserita nella nostra anima dal nostro Creatore, per spingerci verso l'alto. Il dolore, la sofferenza, le pene sono spinte che ci fanno cambiare. C'è chi dopo tanta lotta si rassegna, e chi invece, magari all'ultimo istante, forse quando non ha più speranze, si rifugia nella preghiera capendo, finalmente, che l'unico dottore in grado si salvarci è Dio.
    Non vergognatevi a pregare se avete bisogno, Gesù vi sarà vicino anche se non lo avete mai cercato prima.
    Però attenzione, vi metterà alla prova, vorrà vedere se lo implorate come un tentativo qualsiasi, oppure perché credete che veramente quella preghiera possa fare la differenza. Non vi ascolterà subito, ma non stancatevi di chiamarlo che prima o poi si girerà verso di voi e vi ascolterà.
    La grande forza di Dio è proprio questa, che ci lascia sempre una porta aperta attraverso la quale poter arrivare tra le Sue braccia, una porta socchiusa, difficile da varcare, ma facile da trovare perché sempre lì davanti a noi, una porta che è la Speranza sempre accesa qualunque cosa abbiamo fatto.

    Per una persona che ha Fede pregare è normale, ma pensate quanto sia bello agli occhi di Dio una persona che non avendo mai creduto in Dio si rivolge a Lui.

    Anni fa fummo ospiti di un albergo all'Isola d'Elba con i nostri ragazzi per tre giorni. Il secondo giorno, mentre eravamo a tavola, venne il proprietario e mi disse che voleva parlarmi appena avessi finito di pranzare. Mi si gelò il sangue perché pensai che i ragazzi avessero combinato qualche malanno. Smisi di mangiare e andai preoccupatissimo da lui in ufficio dove era con la moglie, e mi disse "Abbiamo accettato di farla venire qui con i suoi ragazzi perché la mail che mi aveva mandato era lacrimevole, ma noi detestiamo i bambini poiché quando vengono da noi distruggono tutto, saltano sui tavoli, si comportano malissimo. Vedendo i suoi ragazzi ci siamo ricreduti per la loro educazione ed il loro comportamento. Volevamo chiedervi un favore, di restare con noi tutto il tempo che vi è possibile perché la vostra presenza è per noi una gioia". Non vi dico come mi sentii in quel momento, penso di essere cresciuto di tre metri.
    Mi chiesero mille cose e siamo stati a parlare per oltre un'ora, nella quale gli dissi i valori che mi animavano nel portare avanti questo progetto.
    Dopo quell'episodio passò un anno ed un giorno questo albergatore mi telefonò e mi disse "Da anni stiamo lottando contro un tumore che ha mia moglie, ma non ci sono più speranze. Io non ho Fede, non ho mai pregato Dio, ma se lei pregasse Dio per me sono certo che lo ascolterebbe"
    Ancora oggi sento la felicità dentro di me di quella telefonata. Avere Fede significa credere nell'esistenza del Signore e credere che possa aiutarci. Quest'uomo aveva più Fede di tanti altri.
    Non so cosa sia poi accaduto, ma ogni volta che leggo un passo dove chi dice di non avere Fede chiede aiuto a Dio, mi torna alla mente questa persona che, proprietario alberghiero, ha chiesto umilmente l'aiuto del Signore, convinto che solo Lui potesse guarire la moglie, ma l'atto di grande umiltà è stato quello di dire "non sono degno di chiedere aiuto direttamente, fallo tu per me".

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime8 Aug 2012
     

    in questi giorni sono impegnatissima con lo studio per cui non commento ma vi leggo sempre... anche io mi ritrovo nel caro proprietario alberghiero, anche io come lui sento che da qualche parte ho la mia fede ma non ho la pazienza e la voglia di coltivarla.. sento una grande energia positiva in tante situazioni,e penso che in quelle situazioni sia presente Dio, ma nemmeno io lo prego o lo chiamo perchè non mi sembra giusto chiedere il suo aiuto senza dare in cambio costanza e impegno in un cammino di fede:face-smile:

  15.  

    "non mi sembra giusto"
    Dicendo così dai un giudizi su di te, ma il Signore ci insegna a non giudicare, non solo gli altri, ma nemmeno te stessa.
    Non devi pensare a cosa sia giusto o meno, anche perché non facciamo nella vita tutto ciò che è giusto o evitiamo ciò che non lo è, ma dovresti lasciarti andare e fare le cose che ti piacciono, sempre che non danneggino gli altri.
    Forse il tuo ragionamento potrebbe essere valido con le persone, ma qui si parla di Dio che è paziente ed è dipsoto ad aspettare una nostra preghiera per tutta la vita.
    Poi carissima G. chi lo ha detto che no preghi? Leggi il Vangelo che scrivo insieme ai commenti e non è pregare?
    Tiri fuori delle bellissime parole piene di amore e di valori legati alla Fede, e questo non è pregare?
    Ti sei lasciata guidae con umiltà mettendo a nudo le tue difficoltà con noi, e questo non è pregare?

    Il Signore è vicino a te, stanne certa.
    Non aver paura a chiedere, ed accogli con fiducia la Sua risposta.

  16.  

    Addì 9 agosto 2012

    Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
    le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;
    le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    Matteo 25,1-13

  17.  

    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    La nostra vita è sempre una continua attesa di un tempo che dovrà venire.
    Chi ha Fede e chi non crede sono accomunati nella quotidianità dall'attesa di un tempo, dall'insoddisfazione continua, dal voler arrivare al giorno dopo, al mese dopo, all'anno dopo perché sarà migliore. Non abbiamo il coraggio, la forza di vivere la quotidianità, di assaporare il presente. In ogni cosa che facciamo guardiamo al futuro, ci lasciamo prendere dalla noia della ripetitività e ci addormentiamo nell'attesa.
    Quanti genitori se ne stanno davanti alla tv annoiati, mentre il bambino gioca da solo nell'altra stanza. Non sarebbe meglio riconoscere come fortunato quel giorno, un giorno che nella sua ripetitività non tornerà mai più? Un giorno che se non sfruttato sarà perso per sempre. Il bambino crescerà, oppure i genitori si separeranno, o ci sarà una malattia che impedirà certi movimenti. Oggi è il giorno da vivere, non domani. Al domani ci penseremo domani. Ci sono tantissime cose da fare, molte le persone che hanno bisogno di noi, della nostra presenza, della nostra solidarietà, a partire dai nostri figli, dai genitori, per arrivare a tutte le persone sole, abbandonate in un letto di ospedale, in un ospizio, in un carcere, in una famiglia che violenta i bambini.
    Quante persone vivono contando i giorni che li separano della pensione per poi avere il tempo per fare mille cose, ma assistiamo anche alla noia degli anziani che con tanto tempo libero non sanno più cosa inventarsi per trascorrere le giornate. Dov'è la risposta a tutto questo? E' nel pensare agli altri, nel vivere la propria vita in un'ottica diversa. Spesso sentiamo dire "devo trovare il tempo per fare un po' di volontariato". Trovarlo? Il tempo non si trova, il tempo lo abbiamo nelle nostre mani e siamo noi a gestirlo. Alcuni hanno le giornate piene, altri passano la loro vita seduti ad un bar o davanti ad un televisore. Anche chi ha una vita frenetica tra mille impegni si fermi un secondo, prenda un foglio bianco, tiri una riga in mezzo verticalmente e metta da una parte tutti gli impegni che ha per sé stesso e dall'altra le attività a favore degli altri. Non sono certamente da demonizzare le ore impiegate per farsi belli, divertirsi, riposare, ma quando il foglio si riempie solo o in gran percentuale da questa parte si deve accendere un campanello d'allarme. E' come se stessimo correndo all'impazzata per raggiungere non si sa quale piacere, per arrivare ad un giorno o ad un periodo per poi accorgerci che stiamo galoppando sopra un tapis roulant, alla stregua del criceto che nella gabbietta corre tutto il giorno dentro una ruota, più corre, più si stanca e non va da nessuna parte. Se parte del nostro tempo lo dedicassimo agli altri ci accorgeremmo ben presto che lo stiamo investendo per costruire qualcosa per noi e per le persone che incontriamo in questo cammino. Accogliere un bambino in affido permette di dare una casa ed un futuro a chi è già stato segnato sin dalla nascita, significa avere un delinquente in meno nel prossimo futuro, ma è anche una gioia per il nostro presente. Perché tante persone non fanno affido? La scusa più ricorrente è quella di dire "e se poi me lo tolgono?" C'è in questa frase un grandissimo egoismo secondo il quale per la paura di soffrire per un distacco si lascia consapevolmente che un bimbo soffra ogni giorno; noi adulti, capaci di gestire un lutto che fa parte della vita, lasciamo che un bambino venga violentato, abusato, maltrattato ogni ora della sua giovane vita? E poi ci meravigliamo che la delinquenza cresca? Ma in questa frase c'è tutta l'incapacità di vivere il presente. Oggi c'è la gioia di dare amore ad un bambino che non ne ha avuto, domani è un altro giorno e ci penseremo, se dovremo soffrire soffriremo, se dovremo gioire gioiremo. Ci lasciamo condizionare dal futuro ipotetico, facciamo scelte basate sulla statistica, ma la vita non è fatta di numeri ma di sentimenti. E se fate un figlio e poi si ammala? Nessuno farebbe più figli. E se mi sposo e poi mi divorzio? Nessuno si sposerebbe più. Ed allora perché oltre che fare un figlio e sposarsi non prendere anche un bambino in casa con sé?
    Ho avuto dalla vita tantissime gioie, molte sono finite, altre finiranno, altre devono ancora iniziare, ma non mi sono mai rifiutato di abbracciare le proposte che mi venivano fatte. Alcune scelte mi hanno fatto soffrire dandomi però in compenso maggiore esperienza, ma anche in esse ho trovato degli aspetti positivi, dei momenti di gioia. Altre mi hanno dato grandissima felicità, ma la fine di una storia non significa la fine della gioia. La mia mamma è stata per me un faro, una fonte incredibile di valori, un amore continuo e costante, ma quando avevo 21 anni è venuta a mancare ed è arrivato il momento del dolore, un dolore fortissimo, lancinante, ma se dovessi ricominciare la mia vita non cambierei una virgola perché quell'amore che mi ha dato resta nel mio cuore e nessuno potrà mai portarmelo via ed ogni istante alimenta la mia anima come fosse energia inesauribile. Qualcuno obietterà "ganzo, ma la mamma non si sceglie, mentre un bambino in affido si, ed allora perché andare verso una sofferenza?". Altro esempio. Arrivò da noi un bambino di sette mesi, ma a sei anni e mezzo tornò a casa dai suoi genitori. Il dolore è stato fortissimo, ma quello che ho provato in quei sei anni nessuno potrà togliermelo mai, ed ancor oggi quella gioia mi fa accapponare la pelle al solo pensiero. Era come un figlio, ha imparato a camminare, mangiare, andare sott'acqua, a fidarsi di me, ad avere un'intesa perfetta con gli occhi, a capire ogni momento. Ho gioito e ripasserei le pene dell'abbandono altre mille volte se fosse necessario. Ogni ragazzo che accolgo, sia esso per una settimana nel periodo estivo, o per tutta la vita, sia di famiglia buona o negativa è per me come un figlio. Assaporo ogni istante trascorso con lui e non penso al momento del distacco che certamente arriverà, ma lascerà nel mio cuore la felicità di ogni istante trascorso con lui, senza paura del domani.

    Nella parabola raccontata da Gesù delle dieci vergini in attesa dello sposo, cinque delle quali stolte che non avevano l'olio e cinque sagge che erano state previdenti ed avevano l'olio in piccoli vasi c'è tutta la nostra natura umana. E' normale addormentarsi nell'attesa, assopirsi un attimo e cadere in un torpore che impedisce di reagire alla stanchezza della vita, ma arriva un momento in cui qualcuno grida "ecco lo sposo". I saggi entreranno a far festa perché sono pronti, gli stolti resteranno chiusi fuori perché impreparati. Il Vangelo qui sembra molto duro sia perché le vergini che avevano l'olio si rifiutano di darne a chi era rimasto senza, sia perché lo sposo si rifiuta di far entrare quest'ultime. Cosa rappresenta l'olio? E' l'amore che abbiamo dentro. Se non lo si ha non si può usare, se non lo si ha è perché non abbiamo lasciato che gli altri ci amassero. Nel momento in cui serve on si può fare un'endovena di amore. Pensate a due ragazzi. Uno abituato ai sentimenti, con valori e principi morali, come il rispetto per la persona, la cavalleria verso chi è più debole, la solidarietà verso chi soffre; un altro senza valori, che prende in giro tutti, che prende dalla vita tutto ciò che riesce a rubare, falso nei sentimenti che da un bacio solo per ricevere affetto e considerazione e mai per amore verso l'altro. Questi due ragazzi crescono e arrivano al punto da cercare una ragazza per sposarsi. Il primo saprà come corteggiarla, come tirare fuori la sua parte migliore per offrirla su un piatto d'argento in dono alla sua amata e quel matrimonio sarà basato sulla solida roccia. L'altro sarà impacciato, cercherà la bellezza piuttosto che il sentimento che non ha imparato a conoscere, non avrà valori e offrirà all'oggetto del suo desiderio bugie e promesse che non manterrà pur di arrivare al suo scopo. Troverà la porta chiusa e se qualche ragazza lo prenderà come marito, ben presto sorgeranno i problemi e quel matrimonio presto finirà.

    Nel momento dell'assopimento lasciamo che gli altri ci amino. Se abbiamo paura dell'affido, cosa legittima, lasciamoci guidare, andiamo a fare volontariato, a conoscere altre realtà, accumuliamo olio nei nostri cuori e nel momento del bisogno avremo olio per le nostre lampade e, al pari di una flebile fiammella, saremo in grado di illuminare una stanza intera immersa nelle tenebre, saremo in grado anche con poche risorse personali di dare una vita piena di luce ad un bambino che ha vissuto nella notte per tutta la sua giovane vita.

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime9 Aug 2012
     

    Ho preso mentalmente il foglio bianco e l'ho diviso in due parti, come suggerito.
    Pensando all'intera giornata di ieri (perché di oggi non siamo ancora a metà!) ho messo da una parte quello che ho fatto per me e ne è risultato che per me ho mangiato delle cose buone e che ho occupato del tempo a leggervi sul forum. Dall'altra parte - sempre virtualmente - ho inserito quello che ho fatto per gli altri: al mattino ho occupato il mio tempo con G., il bimbo autistico, al Grest, fermandomi il doppio del tempo che la mamma mi ricompensa, perché gli animatori altrimenti non possono tenerlo nel gruppo.
    Alle 2 del pomeriggio è arrivato M., ho fatto i compiti con lui e mi ha fatta tribolare perché non era in giornata. Mi ha fatta però anche ridere perché alla mia domanda "Cosa serve per risolvere questo problema?" mi ha risposto "La voglia"; analizzando i dati del problema ne è uscito che il dato 120 era "un numero" e quando gli ho chiesto di ragionare a voce alta ha preso il righello in mano a mo di microfono ed ha esordito così il ragionamento: "Signori e signore, prego un po' di attenzione". M. ha fatto la seconda media. Non ho potuto fare a meno di avvisarlo ironicamente che mi veniva voglia di picchiarlo!
    Dopo due ore, siamo usciti in giardino per riposarci un po' e siamo stati raggiunti da A., il bimbo di mio cugino, che ha 3 anni. A. è un po' scombussolato in questi giorni perché ha il nonno materno in ospedale e capita che a volte chiamino d'urgenza i familiari, anche di notte. Così ha a paura che mamma e papà se ne vadano senza di lui.
    Subito non voleva passare il cancello ("E se la mamma e il papà vanno via?"), poi non ha resistito ed è venuto a giocare, tanto che poi ha chiesto al papà di passare a prenderlo più tardi.
    Alle 5 ho ripreso i compiti con M., mentre A. colorava un disegno e mi imitava mentre leggevo in inglese.
    Alle 6 la nonna è venuta a prendere A. perché doveva preparare la cena per tutti e non aveva tempo di passare più tardi. Ho chiesto alla nonna di A. (mia zia) se volesse andare a preparare la cena e mi sono fatta lasciare anche M. e D. i fratellini di A., gemellini di 7 mesi. I piccolini si sono divertiti tantissimo a sgammbettare nell'erba, A. ha giocato con il mio "scolaro" M. che di andare a casa non aveva la minima intenzione.
    Alle 7 il nonno di A., M. e D. è venuto a prendere i bimbi. Anche il mio "scolaro" M. è tornato a casa.
    Mi sono ritrovata con molte cose dalla parte del "per gli altri", con poche dalla parte "per me". In realtà però alle 7, rimasta sola, ho pensato che mi ero sentita tanto felice che forse tutto quello che avevo fatto lo avevo fatto per sentirmi così felice e virtualmente metto una freccina e porto ogni cosa dalla parte "per me"...

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime10 Aug 2012
     

    Che bello quello che dici Roberta, in fondo in fondo è vero anche per me, cioè che quando faccio qualcosa per gli altri fondamentalmente lo faccio per l'esigenza di far star bene me stessa, ma è quel star bene che ti fa vivere completamente le giornate, nel presente, senza pensare oggi che domani potrei fare quest'altro ,ma facendolo oggi , senza pensare a quando sarò grande, a quando avrò i soldi, a quando sarò felice, a quando mi sarò sistemato la casa, a quando, a quando...perchè potrei diventare vecchia, potrei non avere mai più soldi, non stare mai magnificamente, non avanzare mai tempo....e allora avrei sprecato tempo ad aspettare qualcosa che non esiste domani, ma oggi.
    E cos'è? la vita, il respiro, la capacità di amare, di vedere, la voglia di stare con gli altri, di condividere, di non fermarsi mai

  18.  

    Addì 10 agosto 2012

    In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
    Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
    Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà

    Giovanni 12,24-26

  19.  

    Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto

    Con i miei ragazzi ci divertiamo a far nascere le piante che poi metteremo nel nostro giardino. Prendiamo spesso delle ghiande e le sotterriamo in piccoli vasini. Sono i semi della quercia, grandi e grossi. Passa un periodo ed in alcuni vasi vediamo spuntare un germoglio: la quercia ha preso vita. La morte della ghianda che è marcita sprigionando tutta la sua forza vitale ha dato origine ad una piccola quercia che pian piano metterà le prime foglioline, crescerà, si fortificherà.
    Ma non da tutti i vasi vediamo spuntare il germoglio, alcuni di essi mostrano solo la terra, eppure la ghianda sotto è morta, sta marcendo, ed allora? E' stato un sacrificio inutile? No, perché il fatto che la quercia non sia nata, non significa che non nascerà. Alcune ghiande fanno crescere la pianta dalle radici ed il germoglio verrà fuori dopo un po' di tempo, a volte anche a distanza di un anno o due. Saranno due querce, quella germogliata prima e quella venuta alla luce dopo, nelle quali non si noterà, a distanza di tempo, la differenza nei tempi di nascita. Chi infatti ha radici più forti avrà una crescita più rapida, ma in qualche anno l'altezza sarà la stessa rispetto a quella che ha iniziato prima.
    La ghianda che muore sono i sacrifici di noi genitori, una parte di noi muore perché si rinuncia alla nostra vita per darla a loro, ci spegniamo per dare loro linfa vitale e farli sorgere, crescere, slanciarsi verso il cielo della vita. Non tutti i nostri ragazzi prendono il via subito, alcuni preferiscono rannicchiarsi nel grembo della ghianda, ma il lavoro dei genitori continua con amore e gli insegnamenti che vengono dati loro fortificano le loro radici, gli donano quella forza che servirà per crescere al momento opportuno.
    Quando ero alle medie la professoressa d'italiano consigliò ai miei di non mandarmi alle superiori perché sarebbe stato tempo sprecato in quanto non avevo le capacità per studiare. Alle superiori ebbi tre materie in prima, una in seconda, passai in terza e mi bocciarono in quarta per una lite con una professoressa, feci quarta e quinta insieme dando l'esame di maturità da privatista per dimostrare ai professori che si erano sbagliati sul mio conto. All'università trovai un professore di diritto che mi disse "ma non ha ancora capito che lei non si potrà mai laureare?". Mi laureai in Economia e Commercio, eravamo partiti in novecento e del mio corso arrivarono in fondo in quaranta.
    Non sono stato viziato dai miei nel senso che ho dovuto conquistarmi le cose che mi venivano date, stare alle regole, rispettare principi e valori, ma le possibilità non mancavano ed essendo figlio unico alla fine sono stato molto coccolato ed amato perché il tempo della mia mamma era solo per me. Sono maturato tardi, a 16 anni ancora giocavo con i soldatini, ma evidentemente le radici si fortificavano e la pianta è cresciuta come tante altre piante che magari andavano meglio di me a scuola, a 16 anni partecipavano a manifestazioni politiche, erano gettonati per la loro intelligenza. Chi sono oggi lo devo ai miei genitori, al terriccio del quale si sono contornati e nel quale sono morti per darmi la vita due volte, quella vita che io sono fiero, morendo ogni giorno, di dare a tutti i miei ragazzi.
    Anche l'Associazione che ho fondato dopo la morte della mia mamma ha stentato e farsi vedere fuori dal vaso, ma l'amore di tanti, in primo luogo di Roberta e mio che da sempre lottiamo, combattiamo ed ogni giorno un po' moriamo, ha fatto crescere delle radici così robuste che per quante forze negative si siano abbattute su di essa negli anni, pur rompendosi qualche ramo, è rimasta viva e forte, piena di voglia di emergere, ed oggi alla vigilia dei 26 anni da quando è stata messa la ghianda nel vaso, la quercia è viva, abbastanza alta da poter dare riparo a molti bambini, a dare ristoro con la sua ombra a chi voglia intraprendere un cammino di solidarietà verso quei bimbi che poco o nulla hanno avuto dalla vita.
    Sacrificate la vostra vita per i figli, per i bambini soli e abbandonati, per l'anziano, per il malato, per il carcerato, per il prossimo che incontrate ogni giorno. Il vostro sacrificio produrrà piante di ogni genere, dalle forti querce capaci di dare riparo a tanti agli alberi da frutto in grado di sfamare intere popolazioni, dai salici piangenti che accarezzano il viso sofferente di chi anziano piange perché solo al tiglio in grado di lenire le piaghe di chi langue in un letto di ospedale.
    Il vostro sacrificio sarà la vostra gioia nella soddisfazione di ricevere un sorriso, un grazie da qualcuno che avete aiutato. Sarà un esempio per altri che dando la propria vita salveranno la propria.

  20.  

    Addì 11 agosto 2012

    Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo
    che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;
    l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo».
    E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui».
    E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
    Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?».
    Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile

    Matteo 17,14-20

  21.  

    Perché noi non abbiamo potuto … ?

    Dico sempre ai miei ragazzi che la differenza tra il possibile e l’impossibile è il provarci. Non certo il tentare tanto per fare, quanto metterci la convinzione e la consapevolezza di riuscire a conseguire un risultato. La Fede fornisce una marcia in più, una certezza di avere dalla nostra parte Dio come alleato.
    Tante volte abbiamo accolto ragazzi difficili, adolescenti che nessuno voleva perché troppo difficili da gestire, con un comportamento fortemente oppositorio, aggressivi, arrabbiati con il mondo. Parto sempre dall’idea che un ragazzo non è mai cattivo, ma porta in sé il germe della cattiveria perché subita. Arriva un momento della sua vita in cui deve scegliere se proseguire sulla strada della prepotenza, del non rispetto degli altri, delle regole e dei principi, oppure cambiare rotta e incamminarsi sul difficile sentiero che porta in salita ad aprire il cuore agli altri sia per amare che per farsi amare.
    E’ difficile a volte gestire gli scatti d’ira dei ragazzi, andare oltre le loro minacce, cercare il dialogo anche quando sono arrabbiati e si tappano le orecchie per non ascoltare, star loro vicino quando si mettono nei guai, consigliarli al meglio quando pensano che il mondo sia ai loro piedi e che sia giusto afferrare ogni cosa capito loro a tiro. Si, è difficile, ma non è impossibile e se un ragazzo ha bussato alla tua porta, significa che il Signore sa che tu puoi farcela. Si può non credere nelle istituzioni, nell’uomo, nella solidarietà di amici e parenti, ma non si può non credere all’amore di Dio per i Suoi figli, sarebbe come negare l’esistenza del mondo costruito attorno all’uomo. Questo amore del Signore per noi e per i ragazzi che siamo chiamati ad aiutare si trasforma in aiuto, in forza, in coraggio.
    Quella che in molti hanno scambiato sin dall’inizio della mia scelta di vita come incoscienza, come l’atto di un ragazzo affranto dal dolore in cerca di un placebo per sostituire quell’amore che gli era venuto a mancare d’improvviso, era Fede, Amore per Dio che in qualche modo mi stava chiamando. Se non avessi avuto Fede non avrei aiutato nemmeno un bambino perché è questa che ti da il coraggio di buttarti senza paracadute, di imbarcarti in viaggi su navi sgangherate mentre tutti gridano dal molo di non partire. Incurante delle tempeste che ho dovuto affrontare ho combattuto, non certo da solo, le mie battaglie avendo per alleato Gesù con i Suoi consigli, i Suoi valori. Non sempre ho vinto, ma spesso una sconfitta è una grande vittoria perché ti fornisce le armi per battaglie più impegnative ed importanti.
    Quante persone sento dire “Io non ce la farei mai a fare quello che hai fatto tu”. Quanti però tra questi ci hanno provato? Pensate che io sia diverso da voi? Che abbia una marcia in più? Io che ho arrancato per studiare, per conquistare una ragazza, per fare sport mentre in tanti mi superavano in bravura, astuzia, fisicità, valori e principi? Io non sono più bravo di nessuno, anzi semmai è vero il contrario, ma una cosa mi contraddistingue: non ho mai paura di tentare. Ho sbagliato tantissime volte, ma ho sempre fatto tesoro dei miei errori e delle critiche da parte degli altri ed ho cercato di sbagliare sempre meno, mosso sempre dalla voglia di farcela, dal desiderio di andare avanti per salvare la vita ad un bambino. E non ci sono mai riuscito. Ha fatto tutto il Signore, ci ha dato gli strumenti per arrivare ai loro cuori, le parole giuste da dire nelle varie circostanze, persino le cose materiali piovute dal cielo.
    Ognuno di noi può fare la differenza nella vita di chi soffre, anziano, bambino, malato, carcerato, drogato, diversamente abile, basta crederci. Basta dire “Si, lo voglio. Voglio aiutare una persona, un bambino, ad avere una vita migliore”.
    Se ci siamo riusciti noi dal nulla, noi che avevamo 21 e 17 anni, noi che siamo gli ultimi per intelligenza, per scaltrezza, per bontà, a maggior ragione potete riuscirci voi.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime11 Aug 2012
     

    Magari non tutti avranno la vocazione di dedicare tutta la propria vita alla causa dei bambini, ma prenderne uno in affido è alla portata di tutto, se uno lo vuole.
    Quante volte ci fermiamo e diciamo "non ci riesco, non ce la faccio" o pensiamo che una cosa sia troppo difficile da realizzare e allora ci fermiamo ancor prima di provare...io ho imparato (nella mia umile esperienza) che bisogna guardare si lontano, ma affrontare le cose a piccole tappe, porsi degli obiettivi abbastanza vicini per arrivare poi a mete più distanti che se le guardiamo da qui e ora sembrano irraggiungibili, ma se le affrontiamo un passo alla volta si avvicinano piano piano
    Perciò se siamo almeno un poco interessati ad aiutare un bambino con l'affido il primo passo da intraprendere è dire "si" anch'io lo posso fare e poi iniziare a conoscere questo mondo sconosciuto:face-smile:

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime11 Aug 2012
     

    Riccardo forse di carattere siamo un po simili...."capa tosta" solo che tu credi che la tua caparbietà è dettata dalla fede io invece credo molto nell'individuo. Penso che l'altruismo sia innato in ognuno di noi, basta solo avere il coraggio di farlo uscire fuori. Nella nostra società, quelli che noi chiamiamo valori sono considerate debolezze, guardiamo chi si dedica agl'altri con occhi increduli come per dire " non ha un cazzo da fare...è solo anche lui e si cerca la compagnia di chi ha bisogno" non si parte mai dal presupposto che ogni tanto c'è qualcuno che lo fa per amore e questo perchè siamo cresciuti con l'idea che se non vuoi essere sottomesso devi farti vedere come un duro.E' giusto che tu 'affidi tutto al Signore ma penso anche che l'uomo vada incoraggiato nella propria individualità che potrebbe anche essere uno strumento di Dio ma per chi non crede potrbbe semplicemente essere una vocina esterna che dice: non avere paura delle tue "debolezze" perchè ti possono portare grandi gioie

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime11 Aug 2012
     

    Vocina esterna.....Dio....alla fine è la stessa cosa, chiamala come vuoi. Non è detto che solo chi crede in Dio abbia il coraggio di fare grandi cose, l'importante è trovare la forza necessaria. Secondo me, come ha più volte detto Riccardo, se senti che c'è qualcuno accanto a te che ti guida e ti protegge, questa è Fede, poi puoi chiamarlo Dio, te stesso, forza superiore, Budda sempre Dio è. Il fine rimane sempre lo stesso ed è quello di dedicarsi agli altri ....certo che se si ha fede, che non è altro che la fiducia in Dio, tutto diventa più facile....almeno per me è così

  22.  

    Addì 12 agosto 2012

    Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
    E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
    Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
    Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
    In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
    Io sono il pane della vita.
    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
    questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

    Giovanni 6,41-51

  23.  

    Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno

    Mi sono sempre meravigliato di vedere come al supermercato vengano riempiti carrelli di cose da mangiare che fanno male. Si è persa la voglia di mangiare sano, si acquistano cibi pieni di conservanti per il gusto di fare prima nella preparazione e nel consumo. Si è deciso di non dedicare più tempo in cucina e in tavola a favore di avere più tempo libero per correre maggiormente ed essere più stressati dai mille impegni che vogliamo affrontare.
    Che bello pensare ad una casa dove il mangiare sia ancora un rito, scegliere al mercato le verdure più genuine, la carne migliore, dialogare con i commercianti, strappare loro qualche segreto culinario, fare festa con i figli per la preparazione del pranzo coinvolgendoli. Che bello sedersi tutti a tavola, ringraziare Dio per l’abbondanza del cibo, attendere la presenza di tutti i componenti la famiglia prima di iniziare a mangiare, gustare il cibo con calma tra un dialogo ed un altro, tra una risata ed un’altra, assaporare fino all’ultimo boccone, facendo festa a chi lo ha preparato. Insegnare ai propri figli a cucinare e presentare un piatto in tavola.

    Che stolti siamo, preferiamo cibi precotti, cerchiamo il tempo libero sottraendolo alla cucina e al sedersi a tavola, mangiamo un panino davanti alla tv con la playstation in mano da una parte ed il telefonino dall’altra, maledicendo di non avere la terza mano per il computer.

    C’è un pane più genuino di tutti gli altri, un pane che ci sfamerà per sempre. Un pane che sarà la chiave per una vita piena di gioia. Per chi ha Fede questo pane è Dio, la Sua Parola, i Suoi insegnamenti; per chi non ha Fede sono comunque i valori che si dovrebbero insegnare ai nostri figli dopo averli fatti nostri.
    Così lo stare in cucina e a tavola insieme è l’insegnamento, il mangiare è metterli in pratica, il digerire è averli fatti propri per poi donarli ad altri.

    In casa nostra cucinare, mangiare, rigovernare ci porta via molto tempo perché siamo in tanti, ma non ci rinunciamo mai a favore di un qualcosa di veloce. Ci mettiamo tutti a sedere allo stesso tavolo, consumiamo lo stesso cibo che abbiamo preparato insieme, discutiamo sul come sarebbe opportuno migliorare una certa pietanza.
    Allo stesso modo diamo ai ragazzi la possibilità di capire quali siano i valori della vita: Solidarietà, Perdono, Altruismo, Visione del gruppo, Guardare la sostanza in noi e negli altri e non l’apparire, Coraggio delle proprie idee andando al di là del giudizio delle persone. La Fede non è un valore che si insegna, è il piatto più succulento che mettiamo loro davanti senza obbligarli a cibarsene, ma gli facciamo vedere quanto sia prelibato partendo dal mostrare quelli che sono i vantaggi della Fede, l’Amore di Dio per noi che ci perdona sempre qualunque cosa facciamo.

    Se mangiassimo più pane fatto di valori nelle nostre famiglie il mondo sarebbe migliore ed i nostri figli avrebbero un’arma vincente per affrontare il mondo. Non temerebbero i giudizi del prossimo, indosserebbero la loro maglietta preferita senza temere il giudizio degli altri, aiuterebbero le persone sole e bisognose rinunciando con gioia a qualche uscita con gli amici, riuscendo magari a coinvolgerne alcuni per fare del bene.
    La vita non è fatta solo di cose materiali, ma è fatta in gran parte di cose spirituali, di affetti, di sentimenti. Per la parte sostanziale occorrono la carne, la pasta, le verdure, ma per sfamare anima e cuore occorre ben altro. A volte rinunciamo per pigrizia, fatica, paura, ma se non diamo loro da mangiare, anima e cuore moriranno e saremo vuoti, incapaci di amare e farsi amare, senza principi, senza una causa per cui lottare, senza la gioia di un successo conquistato con fatica.
    Non rinunciate a cibare la vostra anima, non rinunciate ad insegnare principi e valori ai vostri figli. Quando un bambino è piccolo e non vuol mangiare la pappa cosa fate, gli date la merendina? Chi lo fa avrà bambini senza forze, spesso non sani. Un buon genitore insiste, fa l’aeroplanino con la forchetta, fa le facce buffe ed alla fine, dopo enormi fatiche, fa apprezzare al bambino quel boccone. Il più piccolo dei bambini che abbiamo avuto per due anni e mezzo si rifiutava di mangiare la carne, era difficilissimo imboccarlo, rifiuto totale. Due anni e mezzo preparando le cose più succulente, ma era forte di carattere e no voleva dire no. Un giorno comprai mezzo vitello e per lui sceglievo la parte più tenera, la cuocevo alla brace con il legno migliore, mi inventavo mille giochi. Alla fine ha apprezzato ed è diventato un mangione numero uno.
    Così dobbiamo fare con i principi ed i valori della vita, non dobbiamo mai stancarci di provare e riprovare ad imboccarli. Se un giorno non capiscono, proviamo il giorno dopo, mettiamo nel piatto le stesse cose condite in modo diverso ed un giorno apprezzeranno e saranno loro a chiedervi il dialogo, vorranno capire, domanderanno e brameranno quel cibo perché non potranno più fare a meno avendo scoperto quanta forza dà loro, quanto sia bello mangiare qualcosa che resterà per sempre dentro di noi e di cui potremo saziare altri che incontreremo nel nostro cammino.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime12 Aug 2012
     

    Luca 6,45

    L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.

    Stamattina del vangelo mi ha colpito questo passo.
    Da piccolo mi sentivo dire sempre che noi siamo il prodotto di ciò che coltiviamo nel nostro cuore.
    Se coltiviamo e alimentiamo odio e rancore, allora diventeremo odio e rancore, riusciremo solo a
    manifestare cose cattive, a buttare fuori il fuoco che ci brucia dentro in maniera sbagliata. Fare il male non
    è difficile, l'uomo ha una natura peccaminosa, fare il male gli viene facile, specialmente se per molto tempo
    ha conosciuto solo male. La cosa brutta è che spesso ci concentriamo su ciò che di brutto ci è successo
    e non vediamo tutte le altre cose belle e positive. "L'uomo buono trae cose buone dal suo cuore", per trarre
    queste cose buone dal suo cuore prima gliele deve mettere. Sforzarsi di fare il bene, pregare per riuscire a farlo, far parlare il proprio cuore, cercare ciò che di buono e positivo c'è, ed alimentare quello, farlo crescere, fino a quando fare il bene gli verrà spontaneo. "Dall'abbondanza del cuore la bocca parla".. questa è pura poesia.. l'amore prende tutto il nostro corpo.. e si manifesta con le azioni, ma anche con le parole, una lode, una parola d'affetto, un "ti voglio bene, sei stato bravo", sono cose che aiutano chi ci sta di fronte a tirare anche dal suo cuore le cose buone, è una catena, fai il bene e poi anche la persona a cui fai del bene farà del bene ad altri, forse non subito, forse ci vorranno giorni, mesi, anni.. ma quando capirà il tesoro che ha dentro lo tirerà fuori e anche il suo cuore parlerà. Giorni, mesi, anni.. non importa.. il bene ottiene sempre bene, anche se non lo vediamo subito.

    • CommentAuthorazalea
    • CommentTime12 Aug 2012
     

    ...ora Riccardo storcerai il naso...però non puoi parlare di cibo sano e metterci in mezzo la carne, con tutti gli antibiotici di cui è piena, le tossine che si sviluppano quando gli animali sono terrorizzati sentendo l'odore del sangue e vedendo i loro simili sgozzati e sapendo a cosa stanno per andare incontro... Questo non lo dico io, e non lo dicono solo i vegetariani...tutti i pediatri con cui ne ho parlato (nessuno vegetariano) e i dottori concordano ormai nel dire che meno carne si mangia e meglio è per la salute. Veronesi (questo sì che è vegetariano) è da anni che va affermando che eliminando fumo e consumo di carne si riduce il rischio di avere un tumore di oltre il 90%.
    Questo non vuole essere comunque a favore dei cibi spazzatura che hai citato...io sono una di quelle mamme stile "aeroplanino", anche se con la mia piccolina funzionano di più altri tipi di giochi. Ad esempio, quando noi mangiamo delle belle zuppe di legumi e verdure, per lei arriva in tavola un bel passato di drago arancione, o verde (dipende se ci sono più carote, o bieta, ecc.) e mentre se lo gusta con piacere le racconto di come la mamma è andata a caccia del drago, di come si distinguono i draghi cattivi (buoni da mangiare) da quelli buoni... L'altra settimana si è messa in testa che voleva mangiare una merendina anzichè l'albicocca...ma subito la piccola albicocca si è messa a parlare con lei, un po' rattristata del fatto che lei non volesse mangiarla, e nel giro di 3 minuti si è mangiata quella albibocca, 3 o 4 dei suoi fratelli e sorelle, e pure una cugina prugna che passava di lì per caso...:face-monkey:
    A volte c'è la tentazione di urlare: "Ora mangi quello punto e basta!"...ma a cosa serve? Aldilà del risultato, è questo il modo giusto di insegnargli a mangiare bene? Non credo proprio. Vale la pena di spendere qualche parola in più, il tempo "perso" in realtà è un guadagno per tutti: per lei che impara a mangiare volentieri solo cibo sano, e per noi che non dobbiamo alzare la voce e mangiare col boccone di traverso, ma anzi ci divertiamo insieme a lei creando questo gioco tutto nostro.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime12 Aug 2012
     

    Sembra casuale la scelta del vangelo da parte di Ago, non essendo quello del giorno , eppure mi è saltato subito all'occhio una connessione tra i due brani, da una parte quello di Giovanni commentato da Riccardo che ricorda quanto sia importante cibare i nostri figli con i valori, insegnar loro il bene, dargli il buon esempio ...tutto questo perchè possano farne tesoro e appunto bramare quel cibo che per tanto tempo abbiamo dato loro, come l'unico cibo esistente sulla terra, l'unico che ci può saziare e rendere felici.
    Dall'altra parte c'è il vangelo di Luca,dove si parla dell'uomo buono che tira fuori il bene dal suo cuore (o viceversa l'uomo cattivo con il male)....Agostino sembra volerci far vedere quel bambino, che poi diventa uomo, che tira fuori il tesoro che ha nel suo cuore e continua ad alimentarsi con il bene , con le buone azione, continuando in questo modo a cibarsi di cose buone....se questo bambino, aggiungo io, è stato educato in un certo modo è stato nutrito con l'amore, con l'affetto , è stato accudito amorevolmente e gli è stato insegnato ad amare forse per lui sarà più facile.
    Non mi convince però il fatto che l'uomo abbia una natura peccaminosa...non dico sia sbagliato, solo che questa cosa mi fa riflettere su quella che possa essere la natura dell'uomo

    • CommentAuthorlisbeth
    • CommentTime12 Aug 2012
     

    "l'amore prende tutto il nostro corpo.. e si manifesta con le azioni, ma anche con le parole, una lode, una parola d'affetto, un "ti voglio bene, sei stato bravo"" questa frase mi piace moltissimo.. nella vita di alcune persone l'amore è una forza inarrestabile, una calamita che ti porta a fare grandi cose e a riceverle.. poi purtroppo esiste anche il contrario, chi si fa dominare dalla cattiveria, dalla disonestà... però neanche io mi trovo d'accordo sul fatto che l'uomo ha una natura peccaminosa, io penso anzi proprio il contrario, che tutti noi in fondo al nostro cuore abbiamo la potenzialità per fare grandissime cose perchè ciò ci è stato dato da Dio. Oltre a questa potenza d'amore ci ha dato anche un'altra capacità però che è quella di scegliere: puoi scegliere di fare grandissime cose, o almeno provarci, oppure puoi abbandonarti alle passioni e alle cose materiali e non essere mai veramente felice. Perchè l'uomo se fosse nato peccaminoso non vivrebbe di continui sensi di colpa, un uomo cattivo è un uomo in fondo infelice, e questo è il più grande segno che Dio ci ha dato per farci capire che dobbiamo scegliere il bene. Il bene porta alla felicità:face-smile:

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime13 Aug 2012
     

    Non pensate che per natura all'uomo venga più facile sbagliare? criticare, pettegolare, insultare, incavolarsi per poco, è più facile che vedere il bene negli altri, dire parole di conforto, incoraggiare. Non penso che siamo stati creati con il male dentro, ma oggi il male esiste e non si può negare, in una certa natura fa parte dell'uomo, sta a noi poi decidere quale nostra parte alimentare. Questo mi fa pensare a una storia indiana che ho trovato su internet, quella dei 2 lupi. Presa dal sito http://oltrelapparenza.forumattivo.com/t2956-racconto-indiano

    Un veccio indiano Cherokee è seduto difronte al tramonto con suo nipote, quando d'improvviso il bambino rompe l'incanto di questa contemplazione e rivolge al nonno una domanda molto seria per la sua età.
    "Nonno perchè gli uomini combattono?"
    Il vecchio con gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma:
    "Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perchè lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."
    "Quali lupi nonno?"
    "Quelli che ogni uomo porta dentro di sè".
    Il bambino non riusciva a capire, ma attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità.
    Infine il vecchio, che aveva dentro sè la saggezza del tempo, riprese con tono calmo.
    "Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo, vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."
    Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
    "E l'altro?"
    "L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede"
    Il bambino rimase a pensare un istante quello che il nonno gli aveva appena raccontato.
    Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
    "E quale lupo vince?"
    Il vecchio cherokee si girò a guardarlo e rispose con i suoi occhi puliti.
    "Quello che nutri di più".

  24.  

    Bellissima Ago, grazie di avercela fatta conoscere.
    Si nasce con mille potenzialità, ma poi alla fine andiamo sulla strada che scegliamo, non tanto per gli incontri che facciamo, quanto per il modo in cui affrontiamo le diverse situazioni.
    Quando una persona subisce un grande lutto ha sempre una doppia scelta: ringraziare Dio perché comunque c'è sempre un motivo a tutto ed incamminarsi verso una vita di amore per gli altri, oppure maledire Dio e incattivirsi. Chiaramente ci sono mille sfumature e vie di mezzo, ma alla fine tutto dipende da noi, se alimentiamo l'odio o l'amore in ogni circostanza della nostra vita.
    Ho visto ragazzi devastati da situazioni subite per anni riuscire a risollevarsi con le proprie gambe grazie ad un carattere di ferro, ma sopratutto grazie al non odiare. E' facile detestare chi ti ha fatto del male, ma riuscire a non farsi divorare dall'odio significa restare sereni e vigili e fare le cose migliori per la propria vita.
    Abbiamo avuto un ragazzo che odiava il mondo perché tanto aveva subito. Ha vissuto malissimo perché arrabbiato con tutti e qualunque cosa gli venisse detta o insegnata nascondeva per lui una fregatura dalla quale ben guardarsi.

  25.  

    Addì 13 agosto 2012

    Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini
    e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
    Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?».
    Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?».
    Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti.
    Ma perché non si scandalizzino, va al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te»

    Matteo 17,22-27

  26.  

    Ma perché non si scandalizzino, va al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te

    Ci sono regole nella società civile, regole in casa, regole tra amici, partner, figli.
    Ognuno di noi è chiamato a rispettarle per una civile convivenza nel rispetto dei diritti di ciascuno.
    Ci sono molte leggi che ci appaiono ingiuste, che vanno contro le nostre idee, ma è giusto rispettarle comunque.
    Il Signore ci viene in aiuto e ci fornisce i mezzi e le forze per affrontare anche le ingiustizie. Non dobbiamo però aver paura di parlare, di esprimere la nostra idea. Si aprono così dibattiti, discussioni su tanti argomenti e questo serve per far crescere l'ambito in cui viviamo e noi come persone.
    Gesù è stato visto da molti come un rivoluzionario, un sovversivo, ed in parte forse lo è, ma la sua è una rivoluzione pacifica fatta con pacatezza, moderazione, amore verso il prossimo, rispetto delle regole.
    A questo siamo chiamati, a cambiare le cose che non vanno con pacatezza ed amore.
    Sono sempre stato un tipo irascibile, pronto a scattare per ogni cosa che non condividevo. Ho imparato, spesso a mie spese, che l'intemperanza non è buona cosa e cerco di controllarmi sempre di più. Ci sono argomenti sui quali sono più sensibile, altri sui quali, una volta detta la mia e ascoltata la versione del mio interlocutore, lascio correre. Dobbiamo risparmiare le nostre forze per le battaglie importanti.
    Molte volte sento parlare male della Chiesa, dei sacerdoti, delle regole. Non credo che la Chiesa sia perfetta, ma ritengo che la Chiesa siamo noi. Starne al di fuori significa non avere la possibilità di cambiare le cose, perché è solo conoscendo bene una situazione, vivendola sulla nostra pelle, che possiamo capirne bene e fino in fondo i pregi e i difetti.
    E' come per l'Associazione che dirigo, se mi vengono mosse critiche da chi ci conosce ed ha avuto esperienza diretta del nostro modo di vita, un'esperienza a tutto campo e non parziale, ascolto con grande attenzione ed interesse ogni suggerimento, ma se dubbi e perplessità sono parziali e arrivano da persone che sanno di noi solo le cose che possono leggere poco mi interessano perché non possono capire lo spirito che ci anima ed il perché di tanti comportamenti.
    Il fatto che poco mi interessino non significa non dialogare, spiegare cosa facciamo e come, anzi, quel dialogo mi porta a invitare i miei accusatori a venire a vedere, a parlare viso a viso, a rendersi conto della realtà.
    Lo stesso dovrebbe essere per la Chiesa. Bisogna capirne le varie sfumature prima di poterla criticare e cercare di cambiare, ma sempre con l'amore che il Signore ci ha insegnato.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime13 Aug 2012
     

    Io non mi sento vicino alla chiesa. Ho esposto più volte il mio pensiero.. per quanto riguarda vedere i preti come uomini di Dio. Possono essere imperfetti gli uomini, ma la chiesa se fosse di Dio dovrebbe essere perfetta e santa.

    1Corinzi 3,17
    Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
    e la chiesa oggi ha perso molto della sua santità.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime13 Aug 2012
     

    e la chiesa oggi ha perso molto della sua santità.
    questo l'ho aggiunto io, non fa parte della scrittura.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime13 Aug 2012
     

    Raramente mi avventuro in questo spazio per ragioni molto intime e personali ma vorrei dire una cosa ad Ago97. La Chiesa, la Fede, credere o non credere, sono parte della persona. Cercare fuori da se stessi pregi e difetti di una Religione è improprio, è quasi un trincerarsi dietro gli errori altrui per giustificare i propri. Guarda dentro di te ed eventualmente correggi i tuoi errori ma senza giudicare nè te stesso nè tantomeno gli altri!
    Saluti, sandro.