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  1.  

    Addì 13 luglio 2012

    Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
    Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
    e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
    non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
    Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo

    Matteo 10,16-23

  2.  

    Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire

    Quante battaglie in questi 25 anni a favore dei bambini. Quante volte mi sono trovato a combattere nei tribunali contro chi volesse calpestare i nostri diritti o quelli dei bambini. Le parole non mi sono mai mancate, ma in certe occasioni, dove si decideva la vita di un bambino, il suo futuro, mi sono reso conto successivamente che le parole che avevo detto non venivano da me, non avrei saputo cosa dire, ma dal Signore. Non mi sono mai preparato un discorso, ma sono sempre entrato nelle aule recitando il padre nostro e chiedendo a Dio di starmi vicino.
    Anche ieri sulla Vespucci ero seduto davanti a tantissime persone, personalità, giornalisti, amici venuti da tutta Italia. Era un momento importante per far conoscere l'affidamento, per dare un messaggio forte, per cercare una famiglia per quei bambini che sono in attesa di essere accolti. Ero l'ultimo a parlare dopo il comandante della nave, quello dell'Accademia Navale, il direttore di Arte Navale che presentava il libro, il direttore della comunicazione della Marina Militare. Ognuno di loro ha fatto un bellissimo discorso. Quando toccava a me ho aperto bocca e se vi dovessi dire cosa ho detto ... non lo so. Ho parlato, quello è certo, ma non erano parole mie. Le persone si sono commosse, sono venute dopo a complimentarsi con me, a proporre il loro aiuto, a contribuire alla nostra causa, a offrirsi come volontari, a chiedere informazioni sull'affido. Dieci minuti, non di più, che sono bastati per entrare nel cuore e nell'anima di molte persone. Non ero io a parlare, ve lo garantisco, come in mille altre occasioni ben più importanti.
    Non abbiate timore di trovarvi davanti persone "importanti" perché agli occhi di Dio siamo tutti uguali. Mi sono trovato a parlare con persone con grande cultura, con grande potere e con persone che a malapena riconoscono il giorno dalla notte, ma con ognuno ho cercato di dare me stesso, di rispondere alle loro esigenze, di dare o chiedere il consiglio giusto.
    Essere astuti come serpenti e docili come colombe altro non è che imitare Dio che sa come arrivare al nostro cuore solleticando i punti scoperti della nostra anima, e sa anche cullarci dolcemente con le Sue Parole che infondono coraggio e danno la capacità di lottare per il bene del prossimo.

    Il Signore ci avverte "sarete odiati da tutti a causa del mio nome".
    Essere odiato perché combatto per i bambini in nome di Dio è per me un vanto, e posso garantirvi che di ostacoli ne abbiamo trovati veramente tanti, specie da chi, istituzionalmente e moralmente, dovrebbe essere più vicino alla causa dei ragazzi. Questo scoraggia molti, ma per me è una forza perché è come un cartello che si trova lungo il percorso di una gara, ove c'è scritto "FORZA CORAGGIO SEI SULLA STRADA GIUSTA" e maggiori saranno le difficoltà che incontreremo e maggiore sarà la forza che metteremo per andare avanti perché sappiamo che abbiamo al nostro fianco Dio come alleato che, nei momenti difficili, parla per noi.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime13 Jul 2012
     

    Il discepolo, nel pericolo, deve comportarsi in modo che si manifesti la fiducia nella protezione divina e il buon uso delle doti che Dio gli ha dato, ma pur confidando nella protezione divina, è necessario un comportamento umano che tenga conto della pericolosità della situazione.

    La fedeltà a Cristo mette i discepoli in contrasto anche con i parenti e, quando è perseguitato, deve perseverare fino alla fine. Il vangelo impegna a tempo pieno.

    Il mondo odia i discepoli di Cristo perché con la loro esistenza lo mettono in questione, lo turbano e lo contestano. La persecuzione è una magnifica occasione per testimoniare.

    Gesù non promette il successo e il prestigio, ma prospetta un destino di sofferenza e di persecuzione. Il discepolo è chiamato a percorrere la strada della testimonianza nella sofferenza, ed Egli si prenderà cura dei suoi testimoni perseguitati e scacciati.

  3.  

    Addì 14 luglio 2012

    Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone;
    è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
    Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
    Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
    E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
    Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
    Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;
    non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
    Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;
    chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli

    Matteo 10,24-33

  4.  

    Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia

    Con grande superbia pensiamo spesso di poter cambiare il mondo, di poter gestire la nostra vita fin nei minimi particolari, organizziamo ogni cosa per il fine che ci siamo preposti, facciamo progetti a lunghissimo termine: lavoro tot anni, poi vado in pensione a quest'età, mi compro questo e quello, vado nel tal posto, tot figli, tot nipoti.
    E magari, quasi sempre, la nostra vita prende pieghe inaspettate che ci fanno cambiare visuale: una malattia, una moglie o un marito che ci lasciano, figli che prendono strade sbagliate, perdita del lavoro.
    Quanti progetti in fumo, quanta paura ed insicurezza ci assale per la perdita di quelli che erano i punti di appoggio che ci eravamo fatti.
    D'altra parte non è giusto vivere la vita alla giornata, è legittimo farsi dei programmi, sperare in un certo futuro, organizzarsi per vivere al meglio, ma in tutto questo dobbiamo inserire due elementi. Il primo è la presenza di Dio nella nostra vita, dobbiamo includerLo nei nostri progetti, pensare agli altri nel decidere cosa fare della nostra vita. Il secondo è quello di abbandonarsi a Lui, pensare alle nostre scelte come possibili, ma dove il Signore dirà la Sua ed accettare la Sua Volontà come una benedizione, anche se questa ci può fare male e può stravolgere completamente i nostri piani.
    Il Signore non vuole il nostro male, ma a volte è necessario soffrire per poter salvare la nostra anima.
    Non è forse vero che operarsi in ospedale è una sofferenza, ma quando questa ci porta un beneficio è cosa necessaria ed alla fine ci scordiamo del male subito perché il beneficio è di gran lunga superiore?
    La morte della mia mamma fu una sofferenza fortissima, ma sapevo che era Volontà di Dio e l'accettai con la gioia della Fede. Dolore si, ma tanta consolazione perché ero certo che quella morte sarebbe servita a qualcuno, e così è stato.
    Fidatevi del Signore, anche quando sembra che le cose vadano male, magari è l'inizio della vostra salvezza.
    Siamo troppo legati al nostro corpo, alla nostra vita terrena per accorgerci che fa presto a finire. Sembra di non arrivare mai ai 18 anni, poi ad un certo punto ti accorgi che stai festeggiando il trentesimo compleanno ed un giorno ti accorgi di aver superato i quaranta e la vita corre come un treno. C'è chi ancora ad ottanta anni pensa al futuro, è cosa bella, è un ottimo spirito, ma vogliamo capire che la nostra vita, che oggi c'è e domani è polvere, non ha senso senza Dio? Non ha senso senza costruire qualcosa che vada al di là della vita terrena?
    A chi non crede nell'esistenza di Dio, a chi non crede nella resurrezione dopo la morte, a chi non crede nella vita eterna chiedo ... ma se vi sbagliate? Se Dio esiste? Se dopo la morte ci fosse il Paradiso? Non sarebbe forse meglio essere prudenti e provare a fare qualche passo in quella direzione? Così, tanto per non rischiare.
    Non dico andare in chiesa o pregare se non credete, ma almeno fare qualcosa di ciò che Gesù ci ha insegnato con il Vangelo, qualche piccola cosa, come aiutare il nostro prossimo gratuitamente. Quante assicurazioni paghiamo nella vita per tutelarci da malattie, incidenti, furti, incendi, persino sulla nostra vita per lasciare denaro ai nostri cari... e siamo così stolti da non stipulare un'assicurazione con Dio sulla nostra anima? Il costo ed il sacrificio sono minimi, basta dare un po' di amore a chi incontriamo. Fra le altre cose è un tipo di assicurazione che da una rendita immediata, perché la gioia e la soddisfazione che ne ricaviamo sin da subito è tale e tanta da superare il nostro investimento iniziale. Ed allora, vedrete, che vi verrà spontaneo reinvestire tale profitto in altre attività suggerite dal Signore, ma questa è un'altra storia e sarete voi a scriverla quando l'avrete vissuta.
    Ci fidiamo degli assicuratori, pur sapendo che ci sono tante di quelle clausole nei contratti che quando arriverà il momento di incassare non è detto che ciò accada. Con il Signore l'incasso è certo, addirittura immediato e non ci sono clausole scritte in piccolo o imbrogli. Tutto è alla luce del sole "Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti" e Gesù ci è vicino in ogni momento per fugare ogni nostro dubbio o preoccupazione, cosa che non possiamo certo dire degli uomini.
    Basta poco, credetemi, per dare un senso alla vostra vita.

    Don Luigi in una predica raccontò una storiella che spesso dico ai miei ragazzi. Una donna, che aveva molta Fede, andava ogni mattina a portare fiori da lei colti nei campi alla Madonna in una grotta fuori città. Il marito, ateo convinto, persona però d'animo buono, l'accompagnava per il piacere di stare con lei e l'aiutava a raccogliere i fiori, ma aspettava fuori dalla grotta. Un giorno la donna morì e si presentò in lacrime davanti a Dio perché nell'arco della sua vita non era riuscita a far sì che il marito avesse Fede e quindi era addolorata che quand'egli fosse morto sarebbe andato all'inferno. Ma il Signore la tranquillizzò e le disse "veniva con te a raccogliere i fiori per la Madonna, stai certa che sarà con te in Paradiso".
    E' chiaro che è una favola e come tale va presa, ma le favole insegnano e fanno pensare. Basta poco per far felice il Signore e meritarsi il Suo sorriso.

  5.  

    Addì 15 luglio 2012

    Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
    E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
    ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
    E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
    Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
    E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
    scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano

    Marco 6,7-13

  6.  

    Scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano

    Ognuno di noi ha il potere di aiutare il prossimo, un potere che ci viene dato da Dio. Abbiamo la forza di scacciare i demoni, ovvero togliere il male da dentro l'anima di chi incontriamo.
    I nostri ragazzi arrivano da noi piegati dalle sofferenze che sono state inflitte loro, impregnati di quello stesso malanno che hanno subito. Chi è stato violentato da bambino è a sua volta un possibile pedofilo, chi non ha avuto affetto, difficilmente potrà riversarne sui propri figli. Hanno un tarlo dentro, che li divora e li inasprisce contro la vita e contro coloro che incontrano e cercano di aiutarlo. Sono come animali feriti che hanno, a giusta ragione, paura degli altri adulti che incontrano perché non si fidano, pensando che anch'essi potranno imbracciare un fucile e colpirli.
    Quel danno ormai è fatto, rimarrà marchiato a fuoco nella loro vita, ma qualcosa possiamo farlo per loro: insegnargli che non hanno un destino segnato. Quante volte ho sentito i ragazzi rassegnarsi dicendo "sono come la mia mamma, sono come il mio babbo" e deporre le armi, smettere di combattere convinti ormai di non avere una via di uscita, certi che non ci saranno opportunità positive per loro.
    Abbiamo gli strumenti per guarirli: la parola, l'affetto, l'esempio, la pazienza.
    Facile non è, ma è assolutamente necessario aiutarli a capire che dentro la loro anima si annida un demone cattivo che deve essere estirpato con forza, con coraggio, con volontà.
    Un demone che se lasciato stare rovinerà loro la vita e quella di chi incontreranno, ma se verrà sradicato sarà come togliere le nubi dal loro cuore e far risplendere il sole nella loro esistenza.
    Perché farlo? Perché sono figli nostri, di tutti noi ed hanno diritto ad una vita normale che altri adulti gli hanno negato.
    Ma anche perché è il Signore a chiedercelo a gran voce. Se poi non credete e non vi importa nulla di rimediare agli errori degli altri, pensate che quei ragazzi saranno gli adulti di domani che potranno violentare, picchiare, derubare, uccidere anche la vostra prole ... non sarebbe il caso di intervenire subito?
    Spesso, tristemente, ho sentito dire "ci pensi lo stato", ma lo stato non ci pensa, non è prioritario per la maggioranza dei politici perché i bambini non portano voti e le risorse vengono investite in altri mille rivoli.
    Ci pensi qualcun'altro, sento anche commentare. Ma chi? Gli altri siamo noi, siamo noi che dobbiamo avvicinarci a questi ragazzi e tirar fuori il demone che alberga nella loro anima.
    La loro gratitudine ed il loro affetto vi ripagheranno di qualsiasi sacrificio. Non sempre ci riuscirete, ma se ci mettete tutto il vostro ardore ed il vostro impegno, avrete dato comunque sollievo ad un ragazzo martoriato, che un domani coglierà l'occasione di sfruttare i principi ed i valori ricevuti per scacciare da solo quel verme che si annida dentro loro.

  7.  

    Addì 16 luglio 2012

    Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.
    Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera:
    e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
    Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
    chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
    Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
    Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
    Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
    E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
    Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città

    Matteo 10,34-42.11,1

  8.  

    Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada

    Il Signore ci avverte, ci indica che il nostro cammino verso Lui a favore del prossimo non sarà facile. Sradicare le ingiustizie significa combattere contro si esse, vuol dire impugnare la spada e combattere contro il male, i soprusi, la corruzione, la negligenza. Tante volte ho sentito persone che si lamentavano dei servizi sociali che avevano preso decisioni sbagliate, di loro modi di fare contro l'interesse dei bambini, di situazioni che potevano osservare di bimbi soli, abbandonati, denutriti, maltrattati, di scuole che nulla facevano per proteggere un ragazzo o, peggio, che lo buttavano fuori perché difficile. Quante situazioni che non vanno sotto gli occhi di tutti. Eppure cosa facciamo per cambiarle? Bisogna prendere in mano la spada e combatterle, invece in molti si limitano a criticare, a giudicare, ad apostrofare chi prova a cambiare qualcosa perché il vivere in pace con tutti è diventata una priorità, non sporcarsi le mani per restare belli puliti, non andare contro nessuno per paura. Ma come potrà mai cambiare il mondo se noi per primi ci limitiamo a guardare, e spesso a subire, ciò che non funziona come dovrebbe?
    Vi confesso che quando ho iniziato ad occuparmi dei bimbi, iniziando prima con il diurno, aggiungendovi i campi estivi per poi continuare con l'affidamento avevo l'idea che avrei avuto come alleato in questo percorso i servizi sociali, le istituzioni. Come mi sbagliavo. Mi sono reso conto da subito, dalle prime richieste e proposte, che così non era e mi sono trovato a scontrarmi con una realtà piena di ipocrisia, calcoli politici, convenienze economiche. I miei padroni erano i bambini, ed il mio mentore il Signore con le Sue Parole e non ci ho pensato due volte ad attaccare coloro che mal si comportavano contro i ragazzi. Ho denunciato più di un assistente sociale, trovando nei tribunali dei minori dei validi alleati, e questo mi ha portato a scontri cruenti, battaglie lunghe e dolorose, denigrazioni, non considerazione e tanti che spargevano notizie false e cattive su di me e sulla nostra Associazione. Guerra e non pace, ma se tornassi indietro lo rifarei mille volte. Quanti i torti raddrizzati, quanti bambini per i quali era stato già deciso a tavolino il totale abbandono e che sono stati recuperati. Ho combattuto con la spada in mano, ho combattuto con le unghie e con i denti per difendere i bambini, ho subito ferite che resteranno per sempre nel mio cuore, ma il Signore, attraverso me, ha sempre vinto. Non è vantarsi, perché purtroppo avrei dovuto fare mille ed ho fatto solo dieci, avrei dovuto aiutare tantissimi più bambini, ma non ce l'ho fatta, avrei potuto fare meglio, ma ho dovuto chinare il capo davanti alle mie poche forze, ma tutto questo per dirvi "prendete in mano la spada e combattete". Il male è in mezzo a noi, spesso è nelle nostre stesse case, è nelle nostre città ed ogni giorno ci sono centinai e centinaia di ingiustizie ai danni di bambini indifesi, è possibile con non vi ribolla il sangue? E' possibile che siate così conniventi con il male che vedete? Non possiamo cambiare il mondo? Le cose vanno così? Ma chi lo dice? Chi ama la vita tranquilla e pacifica, chi volge lo sguardo dall'altra parte per non guardare e sentirsi in pace. Il mondo si cambia un pezzetto alla volta, una battaglia alla volta. Denunciate, ma non nei salotti a bassa voce, ma scrivendo, prendendo coraggio, facendo una denuncia quando occorre. Non lasciatevi abbindolare da chi ha il potere in mano perché quel potere lo avete dato voi rinunciando ad essere critici e battaglieri.
    Domando, ma se voi foste in prigione, accusati di un omicidio senza averlo commesso, non vorreste che il mondo si mobilitasse per salvarvi? Non vorreste che la gente chiedesse giustizia per voi? I bambini sono in prigioni nelle quali sono violentati ogni giorno, sfruttati, picchiati, abbandonati a sé stessi e voi passate loro vicino, vi accorgete di questa situazione e non muovete un dito per fare nulla ... e poi vi lamentate che il mondo vada male?
    Non si può combattere un guerra senza sapere come fare, ma non lasciate che altri combattono senza dar loro il vostro supporto. Affiancatevi a noi, abbiamo bisogno delle vostre spade, i bambini hanno bisogno di voi.
    Se il servizio sociale vi dice "non ci sono bambini da dare in affidamento", fatevelo mettere per scritto e vedrete che non avranno il coraggio di farlo, allora scrivete ai tribunali e ditegli ciò che vi è stato detto mettendovi a loro disposizione per accogliere un bambino. Se nella scuola dove va vostro figlio c'è un bambino che ha dei problemi in famiglia scrivete ai servizi sociali per raccontare ciò che avete visto e per conoscenza ai tribunali dei minori. Andate nei quartieri malfamati ed osservate ciò che accade, denunciando ai servizi sociali e ai tribunali, in modo che nessuno possa dire "non lo sapevo".
    Non siate complici degli aguzzini dei bambini, siate loro alleati con la spada in mano e la grinta di una leonessa disposta a morire per salvare i propri cuccioli ... perché i bambini maltrattati, non voluti da nessuno, sono figli di tutti, anche tuoi.
    Vivere una vita in pace con il mondo, se avete un cuore, vi farà stare male dentro di voi. Spesso si criticano i politici perché agiscono secondo convenienza e cercando il loro interesse personale. Chi non combatte per i più deboli fa esattamente la stessa cosa.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime16 Jul 2012
     

    Scriverò al Tribunale di Napoli....faccio quest'altro tentativo........!!!!

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime16 Jul 2012
     

    quando sn stato in affidamento nell'altra famiglia dalla stanza dove dormivo io sentivo sempre un bambino piangere e strillare ma non piangeva normale, sembrava disperato. veniva dal piano di sopra ma gli altri dicevano di nn sentirlo, forse aveva la stanza dove l'avevo io e io lo sentivo meglio. cosi un giorno ci sn salito da questa signora, il bambino strillava ma lei diceva che andava tutto bene, che ero pazzo e che chiamava la polizia, ci sn salito piu volte, anche bussando forte per farmi, e tutte le volte lei diceva che chiamava la polizia. poi di la me ne sn andato ma ci penso sempre a quel bambino perche nn piangeva come puo piangere un bambino che fa un capriccio, era disperato. ora nn so piu nulla.. nn ho visto che lo menavano ma me lo sentivo.. solo che nn mi ha creduto nessuno

  9.  

    Hai fatto bene a bussare più volte. Potresti provare a chiedere a Gaetano quando torna, magari può sollecitare qualcuno. Comunque sei stato bravissimo a provare ad aiutarlo, per quanto fosse nelle tue possibilità di ragazzo. Se tutti facessero così si risparmierebbero tante sofferenze ai bambini, se qualcuno fosse venuto più volte a bussare a casa tua o si fosse interessato ad un bambino piccolo che lavorava, tu non avresti patito quello che hai patito

  10.  

    Addì 17 luglio 2012

    Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:
    «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.
    Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.
    E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!
    Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!»

    Matteo 11,20-24

  11.  

    Guai a te Corazin!

    Gesù rimprovera coloro che credono mettendoli a paragone con coloro che sono atei.
    Quante persone che hanno Fede, che credono in Dio, si comportano poi male. Quanti leggono i messaggi che il Signore invia loro, ma poi non li mettono in pratica per indolenza, per la voglia di fare altro, per fatica. Quanti errori commessi con la consapevolezza di stare sbagliando, di andare contro la Parola di Dio.
    E quanti, invece, che pur non credendo seguono certi valori legati alla famiglia, all'aiuto del prossimo, al rispetto del mondo in cui vivono.
    In realtà chi crede si assuefà ai grandi doni, ai segni, ai miracoli che vede ogni giorno, si abitua al respiro, alla luce del sole, al seme che morendo origina un albero, si abitua al sacramento dell'eucarestia e del perdono. Si abitua alla presenza di Dio nella propria vita e si scorda di ringraziarLo con la preghiera, con piccoli gesti di solidarietà verso il prossimo, con un sorriso verso chi ci vuole male.
    E' un po' come fare il bagno nel mare, prima di immergerci vediamo questa grande distesa con ammirazione, ne percepiamo la potenza, rimaniamo folgorati dalla bellezza di una patana e dalla forza di un libeccio, ci innamoriamo di un tramonto ed esultiamo intravedendo i suoi abitanti. Quando poi facciamo il bagno e siamo immersi in questo mare che tanto abbiamo ammirato e cercato, tendiamo a vedere solo noi stessi che facciamo il bagno e tuttalpiù qualche goccia d'acqua che è vicina a noi, dimenticando quella magnificenza che tanto avevamo bramato.

    • CommentAuthormarisa
    • CommentTime17 Jul 2012
     

    Mi hai fatto venire in mente una frase di Don Mazzi: il credente deve fare, quotidianamente, piccola manutenzione alla fede, così come si fa con la macchina.....cioè piccoli gesti quotidiani che aiutano a portare avanti il proprio cammino di fede

  12.  

    Piccola manutenzione ... giustissimo.
    Tu non sai quante volte mi guardo allo specchio e mi sputo in faccia :face-smile:

  13.  

    Addì 18 luglio 2012

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare


    Matteo 11,25-27

  14.  

    Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli

    Don Luigi, un sacerdote napoletano che viveva nel Santuario Mariano di Montenero, vicino a Livorno, colui che mi ha portato a fondare l'Associazione "Amici della Zizzi", utilizzava nelle sue prediche le parole più comprensibili, raccontava storielle e aneddoti, parlava la lingua semplice del popolo. Era una persona di grande cultura e saggezza, ma quando doveva spiegare il Vangelo lo faceva nella lingua di Gesù, quella della semplicità, in modo che tutti potessero capire. E le sue messe erano sempre seguite da tantissime persone.
    Ci dimentichiamo spesso quanto la semplicità sia alla base di tutto, la forza di un piccolo seme che il vento disperde nell'aria origina un grandissimo albero, la luce del sole che scalda la nostra terra, l'acqua che dona la vita, un piccolo semino che fa nascere un bambino. Andiamo cercando le cose più complicate e difficili perché pensiamo che vi si trovino le cose più importanti, ed allora ricerchiamo il tal politico che utilizza vocaboli scelti, consideriamo migliore il professore o il medico che si esprimono in termini incomprensibili, eleggiamo come nostra guida il sacerdote che insegna la dottrina della Chiesa con paroloni teologici.
    Quando la sera facciamo la riunione serale nella quale commentiamo il Vangelo e parliamo di valori cercandoli nella nostra quotidianità, i ragazzi cercano di dare spiegazioni filosofiche e articolate e devo spesso sollecitarli a ricercare le ragioni di un insegnamento di Gesù nella semplicità. Capita sovente che i bambini più piccoli di dieci anni, ospiti presso di noi per il solo periodo estivo ed in molti casi mai entrati in chiesa, sappiano dare bellissimi spunti alle nostre riflessioni perché il Signore parla alla parte più pura del nostro cuore, quella che è ancora bambina.
    "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva (...)" - Dalla Bibbia. Primo Libro dei Re. Capitolo 19, da versetto 11

    Ricerchiamo la compagnia delle persone semplici, e fra questi sopratutto i bambini, perché sono loro a poterci spiegare la vera essenza della Parola di Dio, anche se non ha mai letto una sola parola del Vangelo. E' guardando il mondo attraverso i loro occhi che possiamo crescere nei sentimenti.
    Il Signore mi ha dato una grandissima gioia nel permettermi di accudire tanti bimbi, perché grazie a loro la mia vita migliora ogni giorno, ma sopratutto mi sono da monito per cercare di essere umile e trovare il Signore nel mormorio di un vento leggero.

    •  
      CommentAuthornonparte
    • CommentTime18 Jul 2012
     

    I piccoli non sono i bambini, ma gli uomini non istruiti, senza una cultura, senza una specifica competenza in teologia. Al tempo di Gesù erano i popolani disprezzati dagli scribi. Di essi dicevano: "Un ignorante non può sfuggire al peccato", ma saranno essi quelli capaci di mettere a frutto le parole di Gesù.

    La rivelazione di Dio non incontra l'uomo nella sua sapienza, ma quando l’uomo smette di fare affidamento sulla propria sapienza. Dio dona la sua rivelazione a modo suo. Ogni uomo è portatore di una vocazione, di una missione che è solo sua e di nessun altro.

  15.  

    Addì 19 luglio 2012

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  16.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Quasi tutti la mattina si svegliano, fanno colazione, escono di casa per andare a lavorare o restano in casa per lavorare per la propria famiglia. All'ora di pranzo un attimo di pausa e poi di nuovo a lavorare fino a sera. Finito il lavoro di cosa abbiamo bisogno? Facile, di riposo innanzitutto, ma qual'è il modo migliore per affrancarsi dalle fatiche di una giornata intensa? Sicuramente il trovare accoglienza da parte di coloro che amiamo e che ci amano, ricevere il loro caldo abbraccio, un sorriso, un bacio, una parola di conforto, un complimento ... sostanzialmente un ristoro. Troppe volte sentiamo dire dal nostro amico, e magari talvolta lo abbiamo pensato anche noi, che non ha voglia di rincasare, a quanti capita di cercare un po' di gioia nell'alcol, nella droga, nel sesso extraconiugale. Purtroppo non sempre i figli accolgono il rientro dei genitori con entusiasmo, non sempre il marito o la moglie gratifica l'altro con affetto per le fatiche di una giornata, non sempre c'è comprensione dei problemi dell'altro e si tende a scaricare la propria rabbia su chi è a noi più vicino. Quante volte piangiamo perché non ci sentiamo capiti, consolati, accettati, amati nella nostra stessa famiglia.

    Il Signore ci da una via di fuga, la possibilità di ristorarci come dopo una grande corsa, ogni giorno, ogni momento. Non c'è bisogno di andare in chiesa per trovare riposo, per avere una carezza da Dio. Il Signore è la nostra salvezza per la vita eterna, è Colui che ci fa capire i nostri errori e da Buon Padre ci rimprovera e ci mette dinanzi i nostri doveri, ma Dio è sopratutto Pace e Amore, Consolazione, pronto a darci una carezza quando siamo stanchi dopo aver lavorato. Gesù ci chiede di fare Famiglia con Lui, ci chiede di lavorare la Sua Vigna ed il Suo terreno aiutando il prossimo con amore e solidarietà, amando le persone che incontriamo sul nostro cammino, perdonando i torti subiti e chiedendo scusa per quelli arrecati ... e dopo il lavoro di ogni giorno ecco che il Signore è pronto a consolarci, ad accoglierci, ad abbracciarci, a donarci un bicchiere di acqua fresca per liberarci dalla tensione accumulata. Non c'è lavoro facile nella nostra vita, nemmeno aiutare il prossimo, e c'è tanto bisogno di ricevere una pacca sulla spalla.
    La cosa bella di fare Famiglia con Dio è che non c'è bisogno di recarsi da Lui fisicamente, di attendere la sera per incontrarlo, o la domenica a Messa perché il Signore è sempre con noi, basta pensare a Lui ed Egli appare. Quante volte mi è capitato di avere momenti di stanchezza e di dire "questa cosa la faccio domani perché adesso non ne ho voglia, sono troppo stanco" pur sapendo che farla in quel momento sarebbe stato meglio. Ed allora mi fermo un istante, Gli chiedo l'energia per fare un altro passo e quella forza arriva, con grande dolcezza. A volte si sente dentro noi, altre volte si manifesta concretamente con la telefonata di un amico, con un messaggio di una persona cara, con l'arrivo di una buona notizia ... ma sempre arriva.
    Cerchiamo anche noi di essere accoglienti nelle nostre case e nei nostri cuori come Dio lo è con noi, ma non solo con chi ci vuole bene, non solo con chi ci è simpatico o che amiamo, ma con tutti coloro che ci cercano, che ci chiedono un po' di ristoro, un bicchiere d'acqua prima di proseguire il loro viaggio.
    Da sempre abbiamo cercato di accogliere tutti coloro che bussavano alla nostra porta ed abbiamo trasmesso questi valori ai nostri ragazzi. Ci sono persone che vengono a conoscerci, altre ad aiutarci, altre ancora a chiedere un consiglio, ma tutti quelli che passano di qui sono alla ricerca di qualcosa, di un po' di pace, di una lavatina alla propria anima, di una pacca sulla spalla in segno di incoraggiamento. Cerchiamo di esserci per tutti, principalmente per i ragazzi che il Signore ci manda, ma ogni persona che viene qui si deve sentire in famiglia. Non sempre ci riusciamo, ma vi garantisco che ce la mettiamo tutta per essere un punto di ristoro per chi lo desideri. Fatelo anche voi e vi renderete conto che aprire il vostro cuore agli altri vi renderà felici per aver dato gioia a qualcuno. Accogliere un bambino nella propria casa è accogliere Dio che saprà ricompensarvi standovi vicino quando sarete voi ad aver bisogno di aiuto.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime19 Jul 2012
     

    "Accogliere un bambino nella propria casa è accogliere Dio che saprà ricompensarvi standovi vicino quando sarete voi ad aver bisogno di aiuto"
    mi piace..

  17.  

    Grazie Ago :)

  18.  

    Leggo e trovo toccante ciò che hai scritto Riccardo.
    Sono parole che in tanti sentiranno come riflesso del proprio vissuto o vivere quotidiano.
    E' un sentire proprio e degli altri attraverso la sensibilità di chi esperisce simili sensazioni e/o le sa leggere e cogliere nell'anima degli altri.
    In tanti leggendo si sentiranno compresi e diranno "è proprio così che mi sento... o mi sono sentito ...".
    Ma il messaggio che sveli è rincuorante per quelli che non ricevono o non riescono ad ascoltrare o sono indifferenti ai segni che il Signore manda inaspettatamente.
    Tu stamani hai dato ristoro e un pizzico di speranza, come sempre, alle tante persone che prese da mille impegni e circondate da tante persone si sentono comunque sole e scoraggiate. Quello che dici e il modo in cui lo esprimi è il far sentire la propria vicinanza a quanti hanno bisogno di un amico e di una carezza. Lui non ci lascia mai soli e ci prende in braccio ogni qualvolta siamo stanchi. Lo ha fatto oggi attraverso di te come altre volte in altri modi. Purtroppo il rifiutare di farsi prendere tra le sue braccia in qualunque modo lo faccia è un condannarsi a camminare come ombre che si rincorrono e non riescono a toccarsi.

  19.  

    Addì 20 luglio 2012

    In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
    Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
    Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
    O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
    Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
    Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
    Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato»

    Matteo 12,1-8

  20.  

    Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato

    Quanta superficialità c’è in ognuno di noi, quante cose facciamo per apparire. Basta accendere la tv e sentiamo parlare di interventi plastici, di moda, di gossip; noi stessi facciamo mille cose al giorno in funzione di come vorremmo apparire agli occhi degli altri. Tanti anni di vita insieme ai bambini mi hanno insegnato che le formalità non solo non sono necessarie, ma spesso portano a fraintendimenti e sono un impedimento per un dialogo serio e costruttivo. Ai bambini poco importa se tu hai il seno rifatto, se vesti alla moda, se il taglio di capelli è come quello del tal calciatore … loro vogliono che tu ci sia, che sia presente nelle loro vite, che sappia consigliarli, asciugare una lacrima, rimproverarli, giocare, insegnare, tutto il resto è un contorno che porta via tempo, risorse, denaro.
    Uno dei più bei ricordi della mia mamma di quando ero bambino è che era sempre pronta per me, c’era sempre quando avevo bisogno di lei, se si doveva uscire si preparava in cinque minuti e non stava ore in bagno a truccarsi. L’ho vista in jeans e stivali quando andavamo a fare more, guidava una vecchia cinquecento gialla che chiamavamo pasticca e dove io ero il marconista pasticchino, si metteva al mio livello in ogni circostanza e si metteva da parte senza mai perdermi d’occhio quando giocavo con gli amici ed avevo bisogno dei miei spazi. Accorreva sempre in mio aiuto per asciugarmi una lacrima, per dialogare, per portarmi a sport, per difendermi contro le ingiustizie.
    Poco mi importava se era bionda naturale o tinta, se nelle serate di gala si metteva un vestito alla moda o meno, quello di cui avevo bisogno era il suo Amore per me e solo quello vedevo.
    Ecco, non dobbiamo vestire il Signore con abiti sfarzosi, ricercarlo nei salotti dei teologi, cercare nei sacerdoti le formalità legate a vecchi retaggi del passato. Il Signore è Amore, è presente in mezzo a noi, non ci chiede il rispetto dei formalismi, quelli li lascia ai superstiziosi, ma vuole con noi un rapporto diretto, pulito dal conformismo, puro come quello di un bambino.

  21.  

    Riccardo ieri hai lasciato un messaggio insito di comprensione, speranza, vicinanza…
    Oggi il tuo pensiero sembra quasi un invito a guardarsi dentro e ad interrogarsi.

    Di certo non è facile mettere a nudo la propria anima, ma è lì che è possibile trovare o riscoprire quel bambino dal cuore sincero. Quel bambino che come dici tu ci fa avere un rapporto puro con il Signore.
    Un bambino non nasconde il suo essere se stesso e seppure dovesse essere capriccioso il Signore saprà farglielo capire a suo modo e a suo tempo. Basta sapersi affidare a Lui.
    Chi tanto, chi meno, siamo tutti un po’ curanti del nostro aspetto fisico per essere piacevoli a noi stessi e agli altri. Purtroppo è l’apparenza non solo nella forma che inganna e crea fraintendimenti, ma è quella nella sostanza, nello spirito che ci allontana dal Signore e dagli altri.
    False o eccessive moine per apparire gentili, belli e simpatici agli occhi degli altri o per ricevere complimenti o per ricevere qualcosa in cambio non è accoglienza che parte dal cuore, indipendentemente dall’aspetto fisico.
    Finto interesse per sentirsi benvoluti e cercati, non è disponibilità o amore per qualcuno.
    Dichiarare sentimenti non veri, qualunque sia il rapporto che si costruisce con l’altro, è un prendere e prendersi in giro. E’ non rispettare se stessi né gli altri. E’ un costruire qualcosa destinato a crollare prima o poi.
    Far vedere agli altri ciò che non è di se stessi o non corrisponde a verità o far vedere ciò che gli altri invece vorrebbero vedere non è vivere senza conformismi o formalità varie.
    Chi sa vivere senza apparenze interiori sa anche vedere lontano e oltre la forma, che sia bella o che sia brutta.
    Tempo fa mi fu fatto un invito a vivere un’esperienza in mezzo a giovani di un paesino della Calabria. L’intento era di avvicinarsi a loro, far sentire che avevano qualcuno con cui poter parlare e che li avrebbe compresi e ascoltati … (ma il punto non è questo). Quando ricevetti questo invito, a parte il mio stupore, mi venne subito da chiedere “come dovrò comportarmi? cosa dovrò portare?”. Semplicemente mi fu risposto “porta te stessa e lasciati guidare”. Ho capito solo dopo cosa volesse significare quel “porta te stessa …”. Qualcuno aveva saputo guardare in me e farmi riscoprire con meraviglia ciò che di buono avevo dentro (come c’è in ognuno di noi). Quel “porta te stessa” mi ha fatta sentire libera nel rapporto con il Signore e con gli altri.
    A volte si fanno cose che per gli altri non sono “lecite”, ma per il Signore si. Lui guarda alla genuinità e spontaneità dell’anima e sa cosa chiedere di fare a ciascuno e sa cosa non chiedere perché ci conosce più di chiunque altro.

  22.  

    Addì 21 luglio 2012

    I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
    Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
    ordinando loro di non divulgarlo,
    perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
    Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
    Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
    La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia;
    nel suo nome spereranno le genti

    Matteo 12,14-21

  23.  

    Molti lo seguirono ed egli guarì tutti

    Ogni giorno sono tante le persone che ci chiedono aiuto nella nostra quotidianità: il povero che tende la mano, il bambino che vuole essere amato e accudito, il collega di lavoro che ti chiede di cambiare un turno, il compagno di scuola che ha bisogno di una spiegazione, il sacerdote che brama un po' di comprensione e di sostegno. Infinite le richieste di aiuto che ogni giorno arrivano ai nostri cuori. Quante persone aiutiamo? Una ogni tanto? Dieci su cento? Venti? Trenta? Il Signore non diceva mai di no. E' facile per Lui, qualcuno potrebbe dire, è Dio, ma noi cosa possiamo fare? Ma Gesù è stato uomo apposta, per dimostrarci che nella nostra condizione terrena possiamo essere in grado di aiutare tutti. Pensate di non averne le forze? Quanti di voi vanno in palestra o si cimentano in qualche sport o qualche azione fisica, anche una semplice passeggiata, pensando sin dall'inizio di non farcela? Alcuni rinunciano in partenza, ma tanti provano e con loro grande stupore si accorgono che con un po' di allenamento, nel giro di poco, riescono a fare cose prima impensabili.
    Ecco, l'aiuto al prossimo è così. Iniziare sembra la cosa più difficile della terra e in molti si nascondono dietro la scusa "non ci riesco" per mascherare il loro grande egoismo. Per fortuna tantissimi, magari anche solo per tacitare la propria coscienza, allungano una mano verso chi ha bisogno di loro, ma spesso si fermano al dare solo una piccola elemosina al vecchio senza un braccio all'angolo della strada o a portare un po' di vestiti usati allo zingaro al semaforo. Occorre costanza, allenamento, ma poi si riesce ad aiutare tutti. E molto semplice, basta dire "SI" ogni volta che qualcuno ci chiede aiuto. Sarà talmente la gioia e la forza che ne ricaveremo che poi saremo noi ad andare a cercarci le persone da aiutare, i bambini da prendere in affidamento, i malati da visitare, gli anziani da accudire perché fare del bene è come un palloncino che sgonfio non vale nulla, immettendoci un po' d'aria prende forma ma è sempre una cosa brutta, ma se vi mettiamo tutto il nostro fiato per gonfiarlo alla massima potenza, stando attenti a non esagerare (ovvero a non dare il nostro aiuto a chi non lo desidera) perché non scoppi, potremo ammirarlo nei suoi colori, disegni e scritte e farlo volare in cielo perché altri possano vederlo e dire che aiutare il prossimo è cosa possibile se altri prima di noi lo hanno fatto.
    Gonfiate i vostri palloncini ed avrete una gioia che niente al mondo potrà darvi. Vedere le vostre opere volare alte in cielo è una soddisfazione incredibile.
    Ieri, alla conferenza sull'affidamento che abbiamo tenuto in Versilia, c'erano anche i nostri ragazzi che hanno ricevuto mille complimenti per la loro educazione e la loro serenità. Ho rivissuto gli anni indietro per un momento ed ho ripensato alle tante lotte e battaglie per dar loro sani principi. Non è stato tempo perso e la gioia di ieri sera si è trasformata in forza per gonfiare tanti altri palloncini da mandare vero Dio sopra le nuvole.

  24.  

    Addì 22 luglio 2012

    Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
    Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
    Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
    Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose

    Marco 6,30-34

  25.  

    Erano come pecore senza pastore

    Se ci guardiamo intorno vediamo tantissima gente che non ha una guida, non un ideale. Basta pensare a quanti ragazzi fanno del calcio una fede, al punto da arrabbiarsi, picchiarsi e talvolta essere disposti ad uccidere pur di far valere le loro idee circa la squadra del cuore. Quante persone vedono nel denaro l'unico scopo della vita e si lasciano accecare da esso al punto da tradire, rubare, truffare, uccidere per averne di più. E poi? Cosa ci ritroviamo in mano? Su cosa costruiamo il nostro futuro? Di chi possiamo fidarci? Se un fine cui tendiamo, se un capo che seguiamo, se una fede che abbiamo ci porta a fare del male al nostro prossimo, a fargli ciò che mai desidereremmo per noi e per i nostri figli, allora non è una buona fede, un buon ideale, un buon capo e bisogna avere la forza di distaccarci da esso.
    Quante pecore senza pastore vagano nelle strade della vita cercando di sopravvivere alla giornata, rubando un po' di affetto a destra e a manca, seguendo l'idolo di turno, sbavando dietro a chi abbia più di loro in donne, soldi, fortuna, fama. Tutti falsi idoli e falsi profeti che porteranno quelle pecore verso il precipizio e le lasceranno precipitare e morire nel burrone. Non ho mai visto un calciatore rinunciare al suo denaro per dare da mangiare ai suoi fan, oppure un divo del cinema preoccuparsi della salute di chi lo osanna. Non ho mai visto il denaro comprare la salute, donare l'immortalità, dare un sostegno nel momento in cui viene a mancare un figlio o una madre. Perché siamo così stolti da seguire chi sappiamo con certezza essere qualcuno che pensa a sé stesso? Siamo stolti? Forse no, siamo solo storditi da mille luccichii derivanti dalla televisione, da internet, dai continui messaggi pubblicitari. La nostra colpa è una sola, quella di non saper spegnere il frastuono che ci circonda, di non saper andare oltre il rumore attorno a noi. Se lo facessimo, se ci mettessimo un attimo a fare deserto attorno a noi, ci accorgeremmo di un mondo diverso, fatto di valori come l'Amicizia, la Solidarietà, l'Amore per il prossimo, l'Accoglienza, il Dialogo, la Pazienza, la Speranza, il Perdono. Siamo tutti pecore senza un pastore, troviamolo e seguiamolo anche se a volte è dura, anche se a volte non capiamo, ma come un bambino segue la sua mamma, docile, senza tanti pensieri, affidiamoci a Dio e ai Suoi insegnamenti attraverso il Vangelo.
    Ma ognuno di noi può anche essere un capo, un pastore per tante pecorelle smarrite, un genitore affidatario per tanti bambini che vagano da soli nel mondo fatto di pedofili, assassini, sfruttatori, genitori che non gli vogliono bene.
    Non passa giorno che non senta un dolore immenso per tutte quelle creature che soffrono mentre io sto bene. Guardo i miei ragazzi e penso che sono stati fortunati ad essere con noi, ad essere protetti, guidati, spronati. Quanti loro coetanei darebbero un braccio per essere al loro posto. Come in ogni famiglia i problemi non mancano, ma li risolviamo giorno dopo giorno con il Vangelo in mano, dialoghiamo ogni sera sui valori che dovremmo rispettare, ci chiediamo scusa a vicenda per gli atteggiamenti e le parole sbagliate. Ci perdoniamo e camminiamo insieme. Televisione spenta, cellulari inesistenti, computer chiusi a chiave in un cassetto e tanta sana follia. Viviamo la giornata in simbiosi, ognuno di noi sa sempre dove sono tutti gli altri, e pur svolgendo ognuno un compito diverso siamo consapevoli di essere tutti parte di un bel progetto, ognuno indispensabile a tutti gli altri. La mattina ci salutiamo e partiamo per le nostre direzioni, frenetici, gioiosi. Ci ritroviamo nei vari momenti della giornata per poi lasciarci nuovamente felici della condivisione che da forza per arrivare a sera. Poi tardi, finito tutto il lavoro, dopo aver giocato, riso e scherzato ci ritroviamo per la nostra riunione serale, il momento più bello della giornata atteso con trepidazione perché momento di crescita come famiglia e individuale. Quanti problemi risolti con il dialogo partendo dalla frase del Vangelo del giorno, quante gocce di crescita aggiunte nel bicchiere di ciascuno di noi. Se guardo indietro vedo tante pecorine smarrite, con gli occhi impauriti, che si mettevano a piangere se facevi loro un complimento pensando che li stavi prendendo in giro perché si consideravano la feccia del mondo. Vederli ora che discutono di valori e di principi mi fa emozionare ogni sera. Vederli pronti ad essere pastori, ad essere capi di cinque o di cinquemila, ma certamente in grado di sostenere dei principi che hanno acquisito con il tempo e con tanta fatica, mi da una carica ed una forza con le quali potrei distruggere il mondo e ricostruirlo.
    Lasciatevi guidare da sani valori e principi, non lasciatevi abbindolare dalla cupidigia per il denaro o dai bei discorsi di qualche politico che urla la sua rabbia nelle piazze. Gli uomini che sono stati messi su un pinnacolo ed osannati, prima o poi hanno fatto una brutta fine, sono stati dimenticati e spesso odiati dalle stesse persone che li avevano applauditi. Tutto ciò che è materiale, l'uomo compreso, passa, ma restano le idee, i valori, i principi e sono questi gli ideali da seguire.
    Anche per chi non crede il leggere il Vangelo è capire che il mondo lo si può vedere da angolazioni diverse e provare a seguire i consigli di Gesù vi farà crescere. Ai miei ragazzi è servito per distinguersi e farsi apprezzare e un domani, statene certi, saranno buonissimi pastori del gregge che il Signore vorrà dar loro.

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime22 Jul 2012
     

    Mi piace questa idea di famiglia col Vangelo in mano e con la tecnologia chiusa nel cassetto! :face-smile:
    Le tue parole Riccardo sono contagiose e fanno venire voglia di mettersi in gioco!!

  26.  

    Beh le regole non sono difficili da capire e tutti possiamo metterci attorno ad un tavolo a giocare, il difficile è accettare le regole e portarle avanti nel tempo. Tante volte ho visto persone iniziare con grande entusiasmo e poi smettere, ed è così che finiscono gli affido, le adozioni, i matrimoni, i progetti.
    Avremo tanti difetti, ma una cosa è incontrovertibile, che non molliamo. Abbiamo bisogno di persone motivate, di gente che voglia mettersi in gioco, di individui che si rimbocchino le maniche e si mettano a fare i lavori più duri per essere utili a tutti in ogni momento.
    Roberta ... vieni a trovarci, sarei felicissimo di conoscerti e farti vivere qualche giorno con noi ... magari poi ciò che ti piace in teoria potrebbe non piacerti nella pratica :)

    • CommentAuthorroberta_b
    • CommentTime22 Jul 2012
     

    :face-smile: Vengo, vengo...

  27.  

    Addì 23 luglio 2012

    «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli

    Giovanni 15,1-8

  28.  

    Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo

    Ogni persona, ogni bambino, ogni anziano ha nella vita un suo posto, una sua attitudine, una propria capacità, ma tutti siamo membri dello stesso corpo, tralci della stessa vite, gocce d’acqua dello stesso mare. Che si creda in Dio o in meno non possiamo negare che coloro che producono fanno bene alla società in cui vivono, mentre chi ruba, stupra, truffa, non paga le tasse vive alle spalle degli altri ed il suo comportamento implica che le persone oneste debbano lavorare di più per mantenere i parassiti. Cosa pertanto è umanamente giusto? Imporre a costoro che producano, oppure impedire loro di fare danno.
    Gesù ci dice la stessa cosa. Chi si comporta male, chi va contro gli insegnamenti del Vangelo, chi non fa nulla per il prossimo è considerato un ramo secco della vite ed il vignaiolo, Dio, dopo averlo curato, potato, ramato e non aver ottenuto nulla da lui, lo taglia e lo getta nel fuoco.
    Pensate se in casa avete due figli, uno di questi è premuroso, pieno di amore per voi e per gli altri, amante del prossimo; l’altro invece vi picchia per avere più denaro, si droga, ruba e stupra. Un genitore ci metterà tutta la forza, ed anche di più, per aiutare il figlio disgraziato, ma arriverà un momento in cui sarà costretto a dire “basta” e dopo mille inutili tentativi, dopo centinaia di discorsi seguiti da pentimenti e belle parole senza che ci sia un cambiamento reale, sarà portato a potare quel tralcio e mandarlo via dalla propria casa per evitare che faccia del male all’intera vite ed ai tralci buoni e produttivi.
    Riflettiamoci e pensiamo che potremmo essere anche noi i rami improduttivi, coloro che non danno frutto, quelli il cui esempio è negativo per gli altri, che possono accogliere un bambino in casa ma non lo fanno per egoismo, che possono aiutare una persona bisognosa ma non ci si perdono perché troppo impegnati nella loro vita.
    Il Signore è buono, misericordioso, paziente, ma se noi insistiamo nel nostro comportamento, se continuamente urliamo brutte parole contro coloro che ci vogliono bene e ci aiutano a crescere, se pensiamo che per ottenere qualcosa che vogliamo il metodo più facile sia rubare, non aspettiamoci di essere aiutati per sempre, perché prima o poi verremo tagliati fuori da quella vite e gettati fuori casa per evitare che anche gli altri rami si contagino.
    Dice il Signore “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. Ed è giusto che sia così. Sareste disposti voi ad essere amici di una persona che continuamente vi tradisce, vi attacca, vi snobba e viene da voi nel momento del bisogno? Noi uomini purtroppo tendiamo ad eliminare dalla nostra vita ogni persona che ci faccia anche un piccolo sgarbo, come possiamo pensare che Dio ci aiuti senza fine quando ci comportiamo male verso di Lui ed il prossimo?

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime23 Jul 2012
     

    giusto.....

  29.  

    Addì 24 luglio 2012

    Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
    Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
    Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
    Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;
    perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»

    Matteo 12,46-50

  30.  

    Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre

    Nella scelta delle persone con cui navigare nel mare della vita guardiamo mille parametri, come la bellezza, la simpatia, la ricchezza, la posizione sociale, il tipo di lavoro che svolge, gli ambienti che frequenta, se vestiti e pettinatura sono alla moda, il modello della macchina. La superficialità spesso prende il sopravvento, ci lasciamo abbagliare da ciò che è più visibile, scegliamo in base al grado di soddisfazione che quelle persone, siano esse amici o compagni o futuri mariti e mogli, potranno darci nel più lungo periodo possibile. Stiamo perdendo non tanto i valori, quanto il desiderio di dargli la giusta importanza. Dentro di noi si sa quale sia la differenza tra il bene ed il male, quale sia la cosa giusta da fare, se aiutare il prossimo o meno, se rubare o sudare per conquistarsi le cose, ma spesso ci avviamo verso la strada più semplice, scegliamo di non seguire gli ideali a vantaggio di una vita più allegra, fatta di risate, divertimento, sesso, denaro, belle barche e vacanze, e di conseguenza andiamo dietro a chi ci possa fornire l'oggetto dei nostri desideri.
    Se vediamo una ragazza brutta, mal pettinata, non vestita alla moda, se incontriamo un tipo senza carisma dagli occhi spenti, se un compagno di classe è un tipo taciturno e sempre solo ... tendiamo a scansarli, a non parlare con loro, a non farci vedere in loro compagnia, e se qualcuno avesse l'ardire di rivolgergli la parola lo farebbe senza farsi vedere dagli altri e magari prendendoli in giro.
    Quante occasioni buttiamo via per poter conoscere il cuore delle persone, i loro sogni, i loro ideali. Quante opportunità perdiamo per poter alimentare la nostra anima e farla crescere. Quante volte gettiamo alle ortiche i nostri ideali, li calpestiamo per non prendere una posizione, per essere uguali alla massa. Quante stupidaggini facciamo per farci ammirare dal branco, per salire nella scala sociale della frivolezza e della stupidità. Tutto questo in nome di cosa? Per la venerazione di falsi idoli come il denaro, la bella vita, il lavorare meno possibile. Cerchiamo di sfruttarci gli uni gli altri per guadagnarci un po' d'aria da respirare e non ci accorgiamo che lottiamo fra noi nel fango, una lotta per tutta la vita per evitare fregature e poterne dare agli altri per rubare un po' delle loro conquiste, prendere il loro posto al sole, usarle fin tanto che ne abbiamo voglia e piacere.
    Chi più, chi meno tutti noi sentiamo degli impulsi tali da sfruttare le situazioni, le persone, aggiungere una zolletta di godimento al caffè amaro che è la vita. Se ci lasciamo andare a questa bramosia veniamo assorbiti da una spirale senza fine e senza tempo, se conquistiamo una bella ragazza dobbiamo poi averne un'altra per appagare il nostro ego, se arriviamo ad avere una posizione sociale o lavorativa buona non ci accontentiamo e guardiamo con invidia che è sopra di me, lo denigriamo e cerchiamo di soffiargli il posto, se vediamo che qualcuno ha un oggetto che noi non possediamo, dobbiamo immeditamente averlo per non sfigurare con gli altri, per non essere considerati gli "sfigati" di turno.
    Ricordo che rimasi colpito da una delle prime famiglie che aiutavo. Non avevano una lira, la bimba di 10 anni che veniva fatta prostituire, il bambino di cinque anni costretto ad andare a spacciare droga, a fare da palo allo zio di 14 che si vendeva per qualche spicciolo e per mangiare aveva imparato a catturare i piccioni per poi mangiarseli nel sottoscala per evitare che altri della famiglia se ne cibassero, cotti con l'ausilio di un accendino, la bambina di due anni alla quale veniva bruciata una mano sui fornelli ogni volta che si azzardava a piangere. Nonostante questa grande miseria morale, il pensiero più importante per il capofamiglia era quello di mandare a scuola la figlia più grande con la bambola più costosa per non sfigurare con le amiche, che non si dicesse male di quella famiglia.
    Quante volte capita di vedere qualcosa che non va bene, un bambino che piange, un povero che muore di fame, un barbone che dorme al freddo sopra un cartone, un malato maltrattato da un'infermiere, un politico che promette e non mantiene e stiamo zitti per il quieto vivere, lasciamo che altri lottino e cerchiamo di tenerci ben stretto quel posto al sole.
    Che errore alimentare la pancia, appagare i nostri istinti sessuali, bramare gli oggetti materiali. Sono cose che finiscono, che hanno vita breve, che ci danno la gioia per un momento per poi farci desiderare ancora di più, sempre di più in un senso di inappagamento continuo perché mai potremo accontentarci.
    Ai miei ragazzi cerco di insegnare a guardare i valori ed i principi. Mi accusano in molti di essere anacronista, di andare contro la civiltà che avanza perché proibisco loro il cellulare, i videogiochi, il tablet o le scarpe all'ultima moda, ma ho una grande gioia nel cuore quando li vedo sereni, quando capisco che per loro la cosa più importante è avere l'affetto, l'amicizia, la famiglia, quando criticano i loro compagni per modi di fare o atteggiamenti superficiali. Cerco di tirare fuori dai loro cuori la parte buona che ognuno di noi possiede, ma che ha bisogno di essere stimolata, supportata, alimentata. Ogni sera parliamo di valori, ogni sera ci ricordiamo a vicenda come sia bello aiutare il prossimo, come sia importante lottare per i valori in cui crediamo, come sia giusto stare vicino a chi è solo.
    Prediamo forza dal Vangelo, dagli insegnamenti di Gesù, ma anche chi non crede ha nel cuore certi valori, li vede e li riconosce se stimolato a dovere.
    Parlare di queste cose ad un adolescente sembra una partita persa in partenza e molti genitori lasciano perdere per paura di liti. Quanto vi sbagliate. Un adolescente è una statua meravigliosa che si lascia plasmare se capisce che gli vuoi bene, che parli per farlo crescere, che le cose che dici le vivi con loro e gli stai vicino se sbaglia perché mentre è a terra ti guarda dal basso ed ha bisogno di un tuo sorriso, della tua accoglienza. Se tu sarai lì ti ascolterà e ti seguirà, per te si butterà nel fuoco perché diventerai per lui il suo idolo, il suo punto di riferimento.
    Con i miei ragazzi mi capita spesso di avere la loro fiducia e portarli a scegliere di seguire principi e valori, ma li avverto sempre che sono uomo, che sbaglio continuamente, che anche io spesso seguo l'istinto e passo la mano al Signore. Parlo loro dei miei errori per fargli capire come Dio mi stia vicino e possa stare vicino a loro anche se a volte si sentono come la feccia del mondo. In questo modo vivere diventa una correzione fraterna vicendevole, non più un rapporto tra adulto e ragazzo, ma tra persone, tra figli di Gesù, tra fratelli. Imparo più da loro ogni giorno di quanto possa mai insegnargli in tutta la vita, perché i ragazzi sono puri, non sono ancora invischiati nella melma di questa nostra società e riescono a volare alto e vedere da sopra le nuvole quali ideali perseguire. Noi abbiamo il compito di parlarci, di dialogare, di aiutarli a capire i loro errori, con parole, esempi, letture, momenti di confronto quotidiani.
    Stimolate i vostri ragazzi, non abbiatene paura, non temete i loro giudizi o intemperanze, non rinunciate a farli crescere solo perché può essere difficile, ribellatevi agli idoli comuni e ditegli qualche no controbilanciandolo con le vostre attenzioni ed il vostro amore. Sapranno apprezzarlo, anche i più rudi hanno bisogno di essere presi per mano, accarezzati, coccolati.
    Tanti ragazzi passano dalla nostra casa anche solo per qualche giorno durante l'estate e vengono coinvolti nei nostri dialoghi quotidiani, nei turni di servizio per gli altri, nella cura di una piccola piantina, nella preparazione del cibo, nelle cose semplici di ogni giorno e si dimenticano di avere un cellulare, di aver lasciato a casa la playstation, delle merendine, degli Hi pad e Hi pod e gustano un cibo che alimenta la loro anima. Che sia esperienza di un giorno, di una settimana o di un mese tornano a casa cambiati, con qualche domanda in più, con la riscoperta di certi valori.
    Chi è per me fratello, sorella, madre? E' colui con il quale camminare, colui che mi sostiene e che aiuto nei momenti del bisogno, chi crede che il mondo possa cambiare, chi prende in mano la spada dei principi e lotta contro le ingiustizie.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime25 Jul 2012
     

    oggi ric nn ha scritto il vangelo...
    tutto bene?

  31.  

    Sei un tesoro Ago, grazie :)
    Si tutto bene.
    Sono dovuto partire presto per andare a Milano al tribunale dei minori per uno dei ragazzi ... proseguimento affido fino ai 21 anni.
    Dopo una ruota forata ad un chilometro da casa con ruota di scorta anch'essa forata sono finalmente arrivato a casa ... e la prima cosa che faccio è il Vangelo ... a fra poco :)

  32.  

    Addì 25 luglio 2012

    Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
    ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
    e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
    appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»

    Matteo 20,20-28

  33.  

    Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo

    Un giorno un capo scout, che era venuto con il suo gruppo per fare una settimana di volontariato, alla fine del periodo da noi, dopo averci dato un grandissimo aiuto con i suoi ragazzi, aver stretto una grande amicizia che dura da anni ancor oggi, nel saluto finale, durante l'ultima preghiera insieme ha detto "siamo venuti a servire e siamo stati serviti". Non poteva farci regalo più grande perché quella frase riecheggia ancora oggi nei nostri cuori e ci da una grande forza, non per superbia, ma perché non ci siamo accorti che stavamo dando qualcosa a loro, tanto era quello che stavamo ricevendo. Altre persone in seguito si sono espressi negli stessi termini ed ho capito che quando uno serve l'altro alla fine è più quello che riceve di quello che da, ed è bellissimo vedere come ognuno di noi può essere servito e nello stesso tempo servire il prossimo senza fatica, anzi con gioia, con spontaneità, senza aspettative, senza cercare un tornaconto o un ritorno.Ma c'è di più. Tutti insieme, servendoci gli uni gli altri, siamo servi di Dio, così come Lui è venuto per servire noi e dare la Sua vita per l'uomo. Tutti noi siamo parte di un meraviglioso progetto abbozzato da Dio e portato avanti da tutti noi per creare un mondo migliore.
    Al ritorno da Milano, sulla strada asfaltata a poche centinaia di metri dalla stradina sterrata che porta alla nostra casa, abbiamo forato una gomma. Per prendere la ruota di scorta abbiamo dovuto svuotare il dietro del furgone ed avevamo mille cose sulla strada, il cric non funzionava e per di più ci siamo accorti, dopo averla montata, che con il tempo la ruota di scorta era sgonfia o forata. Eravamo in mezzo di strada che sembravamo zingari, ma con il pulmino con la scritta associazione. Sono passate quattro macchine. Nessuno si è fermato per chiedere se avessimo bisogno di aiuto, nemmeno uno che ci abbia degnato di uno sguardo o ci abbia fatto un saluto o un sorriso, anzi due di loro persino arrabbiati perché con la macchina avevano dovuto rallentare. E la stessa cosa è capitata ieri ad una nostra carissima amica.Ma in che mondo viviamo? Vogliamo che questo mondo cambi o vogliamo lasciare che i nostri figli ereditino una società non dico senza valori, ma nemmeno con un po' di comprensione verso il prossimo?
    Uno dei miei più cari amici oggi a Milano mi ha fatto felice. Mi ha raccontato di aver visto uno straniero in difficoltà sulla strada con l'auto in panne. Si è fermato, lo ha aiutato, lo ha persino accompagnato a casa e non ricordo se poi lo abbia anche riportato all'auto. Ma la cosa bella è che un po' di tempo io e lui si parlava proprio dell'aiuto al prossimo e lui mi diceva che a Milano c'è paura di aiutare. Replicavo che bisogna anche un po' rischiare per cambiare questo nostro mondo ed oggi lui mi diceva di aver pensato a me nel fermarsi ad aiutare questo signore. Ma la cosa bella non è tanto nel fatto in sé stesso che è meraviglioso, quanto nella gioia che aveva negli occhi nel raccontarmi l'accaduto, senza una vena di superbia, ma con la felicità di chi è nelle condizioni per aiutare qualcuno in difficoltà.
    La titolare di una grossa multinazionale, una cara amica, la prima volta che ci aiutò con un bel quantitativo di merce per la nostra casa di campagna, dopo che la ebbi ringraziata mi disse "sono io a ringraziare voi perché mi date la possibilità di fare qualcosa di buono per gli altri" Posso garantirvi che questa frase me l'hanno detta tante altre persone ed è una gioia che supera la tristezza quando incontriamo gente che, pur vedendoti in difficoltà, passa oltre.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime26 Jul 2012
     

    ti capisco... so come ci si sente quando la gente vede e passa oltre e se ne frega...

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime26 Jul 2012
     

    ma se nn prolungavi l'affido nn poteva rimanere?

  34.  

    certo che si. Javier ha 24 anni ed aveva il prolungamento fino ai 21.
    Il prolungamento è solo un aspetto amministrativo

  35.  

    Addì 26 luglio 2012

    Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

    Matteo 13,10-17

  36.  

    Pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono

    Molti genitori si lamentano, ed è sempre stato così, che i propri figli, specie nel periodo adolescenziale, non dialogano con noi. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Penso che le colpe, quando si verificano delle incrinature in un rapporto, non siano mai da una parte sola. Magari a volte tutto si scatena da una frase detta male dal figlio, magari però è retaggio di un passato più o meno recente legato ad un comportamento errato del genitore. Non è però importante vedere di chi sia la colpa, accusarsi gli uni gli altri, ciò che è importante è il presente che deve costituire la base per il rapporto futuro e per la crescita dei figli affinché diventino uomini e donne responsabili e bravi genitori.
    La parolina magica che cambia in positivo le cose è "dialogo".
    Voi genitori non stancatevi mai di cercarlo, parlate con i vostri figli, non metteteli con le spalle al muro ma cercate, come faceva Gesù, modi di diversi per avvicinarvi a loro e parlarci. Non tutti parlano la stessa lingua, non c'è un modo univoco di affrontare un argomento con un ragazzo, che essendo in continua crescita modifica giorno dopo giorno anche il modo di rapportarsi con il prossimo. Con alcuni si parlerà in modo più schietto, con altri usando le armi della diplomazia, con altri ancora esempi e favolette, ma la cosa importante è tentare, tentare ed ancora tentare. Non desistete, non lasciatevi scoraggiare, non abbassate la guardia, non andatevene, richiamatelo, andatelo a cercare. Un modo c'è sempre, il fatto che non lo si trovi è colpa nostra che spesso abbandoniamo la partita dicendo "non lo capisco".
    I ragazzi che sono con noi in questo periodo sono quasi tutti adolescenti ed è un vero piacere la sera parlare con loro. Si fa fatica da entrambe le parti, noi a cercare di farci capire ed esprimere i nostri concetti fornendo i giusti insegnamenti, dall'altra parte loro che talvolta faticano a capire cosa vogliamo dire o si ribellano a certi parametri, ma tutti con il gran desiderio di dialogare ed aiutati dal Buon Dio abbiamo fatto passi da giganti trovando in questo periodo, come mai era accaduto prima, una bella intesa, uno che finisce le frasi dell'altro, ragazzi che ragionano circa i principi, che criticano i loro coetanei su certi atteggiamenti, che spiegano a chi non ha capito i vari concetti facendosi traduttori della lingua dell'adulto, bramosi di ascoltare al punto che parlano tanto da non riuscire, talvolta, a fermarli. Bellissimo! Vi assicuro che è meraviglioso entrare nel loro mondo, vedere come si aprono quando imparano a fidarsi, come non chinano il capo fin tanto che non hanno capito, come tornano su certi argomenti quando hanno dei dubbi? Fatica? No, perché quando si mette passione, e guai al genitore che perde la passione e l'ardore verso il proprio figlio, tutto diventa semplice, scivola via come un torrente in piena, dandoti ogni volta una gioia così grande da benedire i momenti di incomprensione che portano a chiarimenti sempre più profondi. E' un po' come litigare con il partner, non è piacevole, ma quando accade il momento in cui ci si chiarisce e si fa la pace è talmente bello che certe volte ti fa dire "meno male che abbiamo litigato".
    Non abbiate paura di affrontarli, non temete di sbagliare, ma non abbandonate il dialogo, non lasciateli soli perché hanno bisogno di voi ... e voi di loro.

    Avevo un professore di matematica alle superiori che il primo giorno di scuola disse "se vi spiego qualcosa e non la capite, fate domande. Se non capite ancora, continuate a chiedere, se dopo vari tentativi da parte mia di spiegarvi dovessi arrabbiarmi, non scoraggiatevi e chiedete fin tanto che non sarete arrivati a comprendere. Se mi arrabbio è contro di me che non riesco a trovare il modo di farmi capire da voi".
    Andate al di là della rabbia, delle porte chiuse in faccia, delle urla e delle intemperanze che a volte contraddistinguono l'adolescente. Una volta tornata la bonaccia, riprendete la vostra barca e solcate il mare dei loro cuori alla ricerca del porto sicuro dove poter dialogare.

    Troviamo il modo di parlare con loro, ma non rinunciamoci così come Gesù non ha rinunciato a parlare con l'uomo, così come Dio non tralascia di parlare con noi anche quando non capiamo o non vogliamo intendere.

    • CommentAuthorElen
    • CommentTime26 Jul 2012
     

    In questi giorni da voi ho capito proprio che non bisogna mai perdere la speranza....sono sempre stata dell'idea che dopo una litigata occorre sempre dare ai ragazzi il tempo per "raffreddarsi" e sbollire la rabbia, di solito questi tempi erano abbastanza brevi, ma a volte veramente possono servire parecchi giorni o anche delle settimane. A volte sono loro stessi che cercano una riappacificazione lanciandoci dei messaggi che noi in quel momento non cogliamo.
    Il Signore in questi giorni ci ha dato molti spunti per riflettere e per far loro riflettere. La mia difficoltà sta proprio nel trovare il modo e i tempi giusti...certo se noi partiamo in quarta, come spesso si fa, i ragazzi a quest'età si sentono attaccati e a loro volta contrattaccano....poi con qualcuno è ancora più difficile, perchè raramente ti darà una risposta verbale, ammettendo un errore o condividendo un punto di vista, per partito preso ti dirà di non aver bisogno di consigli o di sapere benissimo come si fa. Con altri ragazzi invece è più facile, perchè ti ascoltano e ti danno pure ragione pur avendo poi difficoltà nel mettere in pratica....ma fin qui tutto regolare

  37.  

    Addì 27 luglio 2012

    Egli parlò loro di molte cose in parabole.
    E disse: « Ecco, il seminatore uscì a seminare.
    E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
    Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.
    Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.
    Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.
    Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.
    Chi ha orecchi, intenda ».
    (...)
    Voi dunque intendete la parabola del seminatore:
    tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
    Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,
    ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
    Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
    Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta»

    Matteo 13,3-9-18-23