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  1.  

    Ho bisogno di aiuto: quali sono i tratti saliente dell'affido da cui un gioco educativo non può prescindere?

    • CommentAuthorrobi
    • CommentTime7 Jan 2012
     

    Un aspetto che immediatamente mi lasciava perplessa nell'idea di gioco abbozzata da daniele (esposta a grandi linee nella discussione sul gruppo di lavoro per la promozione dell'affido), e che pure caratterizza nell'essenza moltissimi giochi anche di carattere educativo, è il rischio che la struttura "accumula punti lavoro, famiglia, qualità morali ecc per poter avere un bimbo in affido" possa far pensare all'affido come a qualcosa di possibile solo per chi ha una vita "perfetta", una cosa per pochi insomma. Forse si potrebbe pensare a un gioco a tema un po' più vasto, in cui rientri anche l'affido, per esempio sul prendersi cura dell'altro; si potrebbe partire, che so, dall'essere un personaggio " benestante ma infelice" (che ha o punti felicità e un certo numero di soldi) e strutturare un percorso con delle carte con incontri o proposte di vario genere su cui deve scegliere se e quanto investire; ogni personaggio potrebbe partire da carta una professione (per esempio, insegnante, medico, falegname o qulasiasi altra) e a partire da questa dovrebbe cercare di strutturare il suo percorso in modo da conquistare punti felicità con attività sociali in cui sfruttare le proprie caratteristiche per guadagnare punti felicità. qua e là lungo il percorso potrebbe imbattersi in un bambino che ha bisogno di aiuti di vario genere, con carte che propongano l'affido, che danno un ponteggio più alto, ma che sono difficili da mantenere perchè altre caselle ne minano il possesso. Al termine del percorso vince chi ha più punti felicità e ha conservato il quantitativo minimo di denaro richiesto dalle carte "necessità per la vita".
    L'ho pensato mentre lo scrivevo, quindi è proprio solo un flusso di pensieri sul tema.
    Cosa vi viene in mente?

  2.  

    Obiettivo: guadagnare 1oo punti felicità.
    Il piano di gioco contiene come già proponevo la pianta di una città con negozi, attività, teatro, chiaramente il tribunale e quanto c'è in una città.
    Ogni giocatore (che all'inizio del gioco ha pescato una carta con la sua condizione iniziale: chi è, che lavoro fa, cosa possiede...) cerca attraverso le strade di raggiungere i punti in cui pescare le "carte eventi". Ogni carta contiene indicazioni sulla vita familiare, lavorativa e quant'altro, a seconda delle caratteristiche che abbiamo stabilito dare punti felicità. Tira un apposito dado per selezionare quale sfera riguarderà l'evento che capita e legge dalla carta nell'apposita sezione.
    Può guadagnare/perdere punti felicità direttamente, essere sottoposto a prove (pensavo ad una casella "officina teatrale") avere la possibilità di acquistare cose (al negozio di bricolage compri il trapano che hai sempre voluto a X soldi e guadagni un punto felicità...cose così).
    All'interno di questo contesto un peso importante lo deve avere la possibilità di guardagnare tanti punti facendo cose per i bambini, tra le quali anche ottenere l'affido di un bambino.
    Questo a grandi linee quello che sto partorendo sulla base delle osservazioni...

    • CommentAuthorrobi
    • CommentTime7 Jan 2012
     

    Pensavo: lo si potrebe chiamare qualcosa tipo "IL GIOCO DELLA FELICITA'", non mi vengono in mente molti giochi che abbiano una finalità educativa di questo tipo. Si potrebbe pensare anche ad una forma attiva di questo gioco, non da tavolo, e proporla ai centri ricereativi estivi e alle scuole: ogni anno qui da noi quasi tutte le scuole elelmentari e medie dedicano una mattinata dell'ultima settiamana di scuola a giochi nei giardini tutti insieme, tipo cacce al tesoro o simili, e per i professori è sempre una scocciatura doverli organizzare. glielo organizziamo noi, con la loro collaborazione per fare le squadre, sfruttare gli spazi e le attrezzature ecc e alle premiazioni, in cui in genere,almeno alle elementari sono presenti i genitori, si presenta l'associazione e si parla dell'affido. nei centri estivi si può proporre la stessa cosa un pomeriggio e poi inserire le premiazioni del gioco (che possono essere semplicemente punti da aggiungere alla classifica di ciascuna squadra come per tutte le altre attività dei cre, per cui senza bisogno di trovare sponsor) nella festa finale, dove sono sempre presenti i genitori e dove ci si può presentare. idee?

    • CommentAuthorrobi
    • CommentTime7 Jan 2012
     

    tra l'altro sarebbe un modo per pubblicizzare il gioco in scatola.. io lo comprerei a mio figlio un gioco in cui lo scopo non è conquistare il mondo o diventare un riccone, ma costruirsi la propria felicità!:face-smile:

    •  
      CommentAuthorsoleluna*
    • CommentTime7 Jan 2012
     

    Approvo in pieno

  3.  

    L'idea del gioco di ruolo abbinato a quello in scatola mi piace.
    Per il resto mi riservo di leggerlo con più calma nella prossima settimana.
    Unica cosa che ho in mente, un gioco ove per vincere bisogna perdere perché non credo si debba far arrivare alle persone il messaggio che l'affido sia bello, sia felicità ... ma nemmeno che sia brutto o siano solo problemi. Gli affidi, come le adozioni, spesso falliscono perché ci sono aspettative troppo alte e molto egoiste. Un gioco che sia "ricerca di felicità" non da il senso reale della situazione. Ci vuole un gioco dove si vince se si fa rete, se si partecipa a dei corsi e si capisce meglio la situazione affido e le problematiche dei bambini, dove vincere non sia prendere un bambino in affido (perché molto obbiettivamente non possono prenderlo e sarebbero tagliati fuori dal gioco ancor prima di iniziare), ma sia dare una mano ad un bambino direttamemete con l'affido, o con il supporto alla famiglia disagiata o con il supporto a chi già fa affido, sia esso associazione o famiglia.
    Bisogna far passare il m essaggio, specie ai bambini che saranno adulti di domani, che la famiglia con problemi deve essere aiutata e non ghettizzata, colpevolizzata o additatta come fosse il diavolo in persona, ma deve essere vista come un insieme di persone che hanno sbagliato, ma che sono pur sempre persone, e che non avrebbero fatto certi errori se quando erano bambini qualcuno li avesse aiutati, amati, educati ad essere bravi genitori.