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Le coppie di aspiranti genitori che, nelle procedure delle adozioni internazionali, dichiarano davanti al giudice di volere solo minori di determinate etnie ora rischiano di vedersi negare l'idoneità.
Lo ha stabilito la Cassazione, dando la sua parola definitiva alla questione dei decreti razzisti, promossa settimane fa dalla Procura generale in merito al caso di una coppia siciliana.
In casi di rifiuto di bambini di colore il magistrato, dice la Corte, non solo non deve convalidare decreti di adozione che contengono simili esclusioni discriminatorie, ma deve mettere in discussione la capacità stessa della coppia a candidarsi per l'adozione in generale. Lo ha deciso la Cassazione nella sentenza 13332, appena pubblicata e riferita al caso di una coppia siciliana che voleva adottare solo bimbi di etnia europea.
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ed aggiungerei che lo stesso lo si debba prevedere per l'affido
Ma una volta ottenuta l'idoneità per l'adozione internazionale, non è la coppia che decide la nazionalità del bambino? O forse era così fino a qualche tempo fa?
Credo che sia così nel senso che la coppia decide a quale associazione rivolgersi e chiarmante rivolgendosi ad una che tratta esclusivamente, per esempio, con i paesi dell'est, esclude bambini di colore.
Intanto però si mette ad un argine nella scelta dei bimbi nelle adozioni nazionali.
mi sembra tutto abbastanza pasticciato. Non era più semplice dire che "non è prevista la possibilità di scelta dell'etnia" e basta. no : si rischia, forse, può essere, ma poi c'è l'escamotage della scelta dell'associazione "giusta". Mah, mi lascia perplessa. (Buongiorno a tutti)
Beh, è da apprezzare che almeno nelle adozioni nazionali non si possano più mettere paletti riguardo al colore della pelle! Perlomeno saranno buttate fuori quelle coppie (una di queste si era presentata davanti al giudice prima di noi per ottenere l'idoneità, e l'aveva ottenuta!) che davano la disponibilità per un "neonato, bianco e senza difetti" (testuali parole!). Come mamma ado di un bimbo arrivato "grande, nero e con diverse patologie", non posso che sentirmi sollevata!
Però, come diceva anche Riccardo, come mai non lo applicano anche agli affidi? Da futura mamma affidataria, trovo che il mondo dell'affidamento sia davvero considerato pochissimo! Anche l'ultima legge sull'astensione dal lavoro estesa finalmente a 5 mesi (come una qualsiasi altra gravidanza), non viene applicata alle mamme affidatarie (che possono usufruire solo di 3 mesi).......perchè questa discriminazione? Vi sembra giusto?
Credo che questa regola sia più facilmente applicabile per l'adozione che per l'affido. Mi spiego: è giusto che venga negata la possibilità di rifiutare bambini di colore, o di altre culture o religioni perche tutti i bambini hanno gli stessi diritti. E' anche vero che una volta arrivati nelle famiglie adottive, sradicati dalle loro origini, si ambientano subito nel nuovo ambiente e spesso in pochi mesi apprendono lingua , abitudini, costumi , religione. La stessa cosa non succede per l'affido, nel senso che che normalmente il bambino mantiene il rapporto con la famiglia, con il gruppo, le abitudini (pensiamo per esempio alle abitudini alimentari dei musulmani), educazione diversa da quella dei nostri figli . Per questo motivo in fase di valutazione i servizi sociali cercano di capire o chiedono se la famiglia è pronta ad affrontare queste problematiche o no. Così come chiedono se si hanno preferenze per l'età, per il sesso del bambini, o se si preferisce evitare determinate problematiche (per esempio genitori in carcere, o handicap o ritardo mentale nel bambino).
Mah, Cris.......personalmente credo che l'handicap sia un discorso a parte......il colore diverso della pelle o le diverse abitudini di vita e di cultura, non sono un handicap, semmai, a mio parere, un arricchimento per tutta la famiglia!
E' senz'altro vero che un bimbo adottivo che non ha più rapporti con la famiglia d'origine, si inserisce più in fretta e assorbe più rapidamente le abitudini e le usanze della nuova famiglia rispetto ad un bimbo deve dividersi tra due famiglie, ma credo anche che uno dei requisiti fondamentali della famiglia affidataria sia proprio quello di sentirsi pronto e disponibili per questi continui confronti, di diverse culture e abitudini. Ecco perchè a mio parere le famiglie affidatarie per prime non dovrebbero aver pregiudizi di questo tipo.
Poi è ovvio che ognuno di noi ha i propri limiti........credo però che in questi non dovrebbe esserci quello del colore della pelle!
Tutta la mia famiglia ha imparato, grazie al nostro nuovo figlio, quanto sia importante ed arricchente la diversità, in tutte le sue forme.
Eli
ps: aggiungo che mio figlio adottivo, con noi da 5 anni, ha "assorbito" molto della nostra cultura, ma non tutto! Per esempio ama tantissimo il berberè (polvere speziata al peperoncino che si trova solo in Etiopia e della quale fortunatamente abbiamo fatto scorta) ed è rimasto di religione ortodossa.....
Anch'io personalmente sono del tuo parere....e poi i bambini di colore mi fanno impazzire. Frequentando però il gruppo di famiglie affidatarie si parla spesso delle difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare proprio per la scarsa preparazione in questo senso. Certo che la famiglia dovrebbe essere aperta e disponibile e non avere pregiudizi...questo è il minimo.
Pensa che nel nostro comune , i servizi sociali stanno valutando la possibilità di avere una collaborazione con i vari gruppi di stranieri presenti sul territorio; hanno già avuto degli incontri con alcuni rappresentanti delle varie etnie, proprio perchè sperano che possano esserci delle risorse anche all'interno di tali gruppi, sia come eventuali famiglie disponibili all'affido o anche solo per aprire un dialogo costruttivo e volto a comprendere meglio la loro realtà per poter meglio accogliere i loro bambini.
Mi sembra molto interessante come progetto, anche se non so quanto fattibile...
Bellissimo progetto!! Spero proprio riescano a realizzarlo!
non scegliere un bambino di colore non lo considero un atto "discriminatorio" o addirittura razzista.
nell'adozione come nell'affido, perchè credo che sia giusto conoscere per bene i propri limiti, e il contesto in cui si vive.
se in più ci mettiamo che l'evidenza della diversità è lampante, qualcuno potrebbe non sentirsi pronto ad affrontarla.
non sarei così lapidario, e andrei in po' più a fondo sulle motivazioni che spingono a una determinata scelta, o disponibilità in questo senso.
lo stesso vale anche per handicap, rischio giuridico e via discorrendo
saluti
adri
secondo me non desiderare un bambino di colore non è una tto razzista ma qualcosa di radicato nella coppia ben piu' grave. La famiglia adottiva vuole un figlio e forse non avendo superato il problema "non possiamo averne di ns" ripiegano sull'adozione per colmare un dolore. Per questo andrebbero analizzati i motivi del rifiuto non il rifiuto in se. Se una coppia non supera le sue difficolta' non potra' essere d'aiuto a quel bimbo che pultroppo per lui si porta dietro i suoi dolori primo dei quali il senso d'abbandono. Un figlio adottato non sostituisce un figlio naturale ma è tutt'altra faccenda è un'altro modo di diventare genitori non un surrogo. e' difficile ma li capisco il bimbo di colore palesemente non è figlio naturale (alla luce del sole davanti a tutti) e forse questi mamma e papa' non sono ancora pronti ed hanno bisogno di un po' di aiuto.
Ciao Single, ben arrivata.
Ti ringrazio che riprendi vecchi post e riaccendi certe discussioni ... fa bene al portale, fa bene a tutti noi, fa cultura.
Hai detto parole giustissime
Hai talmente ragione che infatti la maggior parte delle adozioni che falliscono non sono quelle provieneti dai paesi africani (si parla del 50 per cento per i ragazzi provenienti dall'America latina e del 35 per cento per quelli provenienti dai paesi dell'est, minima per quelli provenienti dall'Africa).
Va anche detto che in questo momento molte grosse organizzazioni internazionali, tra cui Terre Des Hommes, convincono i governanti a non portare avati adozioni internazionali per evitare lo spopolamento e far si che i ragazzi possano essere aiutati nel loro paese di origine con progetti ad hoc.
I ragazzi rifiutati vanno in un giro di affidamento da una struttura ad un'alytra perché nessuno li vuole (sono considerati come scarti di altri).
Ci sarebbero molte più famiglie che non potedo accedere all'adozione internazinale, comincerebbero a guardare all'affidamento come ad una risorsa ... sta poi a noi e agli operatori del settore fargli capire che l'affidamento non è una risorsa per loro per avere un figlio, ma loro sarebbero una risorsa per tanti bambini.
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