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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime15 Jan 2009
     

    Ieri sera al gruppo di sostegno, tra i vari argomenti, abbiamo parlato della difficoltà di molti bambini affidati ad esprimere la propria sofferenza, tanto che il non parlare spesso si trasforma in un mutismo assoluto.
    Qualcuno diceva che alcuni bambini si chiudono per proteggere i loro genitori. Nei casi in cui si assiste ad una inversione dei ruoli, per nascondere la fragilità per esempio di una mamma/bambina, prendendosi magari la responsabilità dei suoi errori, oppure per giustificare le mancanze di un genitore poco accudente.
    Inoltre ho notato la difficoltà dei genitori affidatari di affrontare questi atteggiamenti...chi aiuta questi bimbi ad uscire dal loro guscio?
    Che ne pensate?

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime15 Jan 2009
     

    Ciao a tutti.
    L'argomento Cris, è di quelli importanti ed io sento di rispondere che, in senso strettamente tecnico, non è e non deve essere un compito dell'affidatario.
    E' ovvio che, nella quotidianità, se si riesce ad instaurare una relazione empatica e rassicurante, soprattutto tale da salvare l'immagine dei genitori nel cuore del piccolo uomo, forse tirerà fuori molti suoi fantasmi ma, il nostro ruolo, dovrà essere principalmente quello rassicurante di chi sa ascoltare senza fare domande e soprattutto senza sparare giudizi e sentenze nei confronti di nessuno. Guai ad assumere un ruolo indagatore! Se ci poniamo noi nel ruolo di chi deve dare tutte le risposte e quindi, di conseguenza, chi deve fare tutte le domande, credo che potremmo andare incontro a seri problemi. Tanto più se non si possiede una formazione ed una professionalità adatta allo scopo, credo che rischiamo d'imboccare una strada che potrà solo allontanare il cucciolo da noi oltre a poterlo danneggiare gravemente nella sua interiorità.
    In conclusione, penso che non ci sia nulla di male a far seguire il bimbo da chi ne ha la giusta competenza, dopo averne parlato con i servizi.
    Ciao, Sandro.

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime15 Jan 2009
     

    Sono d'accordo con te sul fatto che non è compito degli affidatari, penso però che spesso i bambini non vengano accompagnati adeguatamente nel cammino dell'affido.
    Intendo con continuità, passo dopo passo. E soprattutto negli affidi, come il nostro o in generale negli affidi diurni, dove il bambino ha difficoltà ad instaurare una relazione empatica , usando un tuo termine, e a capire in che direzione si sta andando.
    Per me è assurdo che ci si preoccupi sempre di noi, del nostro rapporto col bambino, del nostro rapporto con i genitori e non si ascolti invece quello che il bimbo vorrebbe dire. :face-plain:

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime15 Jan 2009
     

    Sono totalmente d'accordo con te! Sicuramente non si fa mai abbastanza per quei cuccioli e soprattutto per dare voce proprio a loro, ai loro bisogni, desideri, aspirazioni ecc.
    Nel mio precedente passaggio ho detto: "il nostro ruolo, dovrà essere principalmente quello rassicurante di chi sa ascoltare senza fare domande e soprattutto senza sparare giudizi e sentenze "
    Questo significa sforzarsi di ascoltarli nel modo giusto, allo scopo di dar voce alla loro voce troppo spesso inascoltata. Oltre questo noi non dovremmo andare e, se necessario, dovremmo adoperarci per pretendere che ai bimbi sia dato tutto il supporto di cui hanno bisogno. Ovviamente tra il dire ed il fare... credo che ci siamo capiti.

    P.S.: mentre scrivo Cris, provo una strana sensazione, come se qualcuno mi stia osservado alle spalle...:face-monkey:

    Ciao a tutte le orecchie pelose...:face-devil-grin::face-devil-grin::face-devil-grin:

    Dai! Buttatevi, non fate i preziosi...:face-smile:

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime16 Jan 2009
     

    L'argomento è molto molto interessante e purtroppo non credo che, come al solito, ci siano delle risposte certe. oltre a tutte le cose giustissime che avete detto, credo che dipenda molto dal bambino, dal suo carattere, dalla storia che si porta alle spalle. Il mutismo significa che il bambino stia vivendo grandi difficoltà. Ed una volta che la famiglia affidataria nota questa difficoltà credo che la strada da percorrere sia quella di chiedere un aiuto esterno.
    Proprio come dice Sandro, sarebbe bello che il bambino si circondasse di persone che hanno un ruolo diverso. C'è la psicologa cui dover rispondere, e ci sono i genitori, gli affidatari che a mio avviso dovrebbero rappresentare una via di fuga, un rifugio. Per questo non credo che sia giusto che il loro compito sia quello di indagare, di chiedere, di scavare nel vissuto del bambino. Ma attenzione. Ciò non significa che non ci si debba prender cura del bambino ! E non significa neanche che ci si debba sottrarre dal fare certe domande. Se è il bambino ad aprirsi credo che sia giusto ascoltare, ma anche chiedere, qualora la domanda aiuti lo aiuti a sfogarsi ancora di più. Certo, c'è da capire il confine oltre il quale nn andare, ma credo che tutto dipenda molto dal momento, dallo slancio che il piccolo ha in un certo momento...

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime16 Jan 2009
     

    Ricordo Sandro, che qualche tempo fa si parlò di questi argomenti, in maniera abbastanza accesa e pur condividendo in linea di massima il tuo punto di vista, io in certi aspetti mi ritrovo più vicina al pensiero di Jamin, quando dice che una volta instaurato il dialogo con il bambino, sia giusto valutare di approfondire ,perchè no anche con domande. Non lo facciamo forse anche con i nostri figli? Con questo non voglio dire di essere contraria a ricorrere ad un aiuto psicologico, quando occorre, anzi...
    Nel nostro caso per esempio, è impensabile che noi la si aiuti, proprio perchè c'è un muro (per quanto riguarda l'argomento mamma/casa/famiglia), per lo meno nei ns confronti, come se dovesse proteggere la mamma da noi. E' per questo che io auspicherei per lei un aiuto professionale, che stenta ad arrivare.Ma nel momento in cui si instaurasse un rapporto di fiducia nei nostri confronti , credo che noi si potrebbe fare molto per lei.
    Certo ci vuole molto tempo, pensate che con mia figlia , ci sono voluti un paio d'anni, per poter instaurare quel rapporto di fiducia che c'è adesso e anche ora non è tutto rose e fiori:face-devil-grin:

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime16 Jan 2009
     

    Ciao a tutti.
    Non credo che stiamo dicendo cose molto diverse, anzi, magari sottolinenado sfumature diverse mi sembra che stiamo dicendo la stessa cosa.
    Se s'instaura il giusto rapporto ed è il bambino ad aprirsi, a fare confidenze, è normale sostenere il dialogo con piccole domande che lo stimolino alla riflessione come ad esempio: "tu cosa ne pensi?" oppure "cosa hai provato?" o ancora "ti è piaciuta quella cosa?" Questi sono esempi di semplici domande che, secondo me, non fanno sentire il bambino sotto pressione e, non interferiscono con ciò che lui sente per la sua famiglia d'origine.
    Quello che ritengo sbagliato, non tanto per il ruolo che abbiamo (che già ci obbliga a contenerci in certe azioni), ma per una questione di competenze professionali (non dobbiamo assolutamente aggiungere problemi a quelli che già il piccolo si porta dietro), è l'indagare noi, su aspetti che il bambino tiene ben chiusi dentro se stesso, con tentativi di scavare ben oltre ciò che lui ci concede spontaneamente.
    Sottoporre il bambino a test di qualsiasi genere come ad esempio con il disegno, come si disse tanto tempo fa su altri post, secondo me è estremamente pericoloso a meno che, oltre che affidatari, non siamo anche i terapisti professionalmente idonei a quello scopo per quello stesso bambino.
    Come vedi Cris, credo che usando discorsi più o meno differenti, diciamo sostanzialmente le stesse cose, almeno così mi sembra.

    Ciao, Sandro.:face-smile:

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime17 Jan 2009
     

    Se lo dici tu, mi fido!:face-smile:
    Ciao Sandro

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime17 Jan 2009
     

    Cris, grazie per la fiducia ma, con il tuo ultimo passaggio, ho la sensazione che tu mi abbia...
    come dire...
    scaricato?:face-monkey:

    Sono stato forse troppo noioso?
    Sai, a volte riesco con estrema competenza ad essere noioso, antipatico, logorroico, str... NO!!! Questa non si può dire!!!:face-devil-grin:

    Bye :face-smile:

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime17 Jan 2009
     

    No , non era un modo per scaricarti. E' che se tu hai capito quello che voglio dire io e io quello che vuoi dire tu, bè ci siamo capiti.:face-angel:
    Mi sarebbe piaciuto sentire qualche esperienza vissuta sul silenzio dei bambini, ma ultimamente le risorse sono scarse.
    Buon fine settimana a tutti!

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime18 Jan 2009
     

    Ciao a tutti !
    Ho capito benissimo quello che intendete e penso che siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda. Per riportare un esempio concreto di silenzio dei bambini, posso dire che al 99% quando si chiedono al bambino domande dirette, il bambino non risponde, si chiude totalmente, si arrabbia, cambia discorso. Oltre a sottolineare che non è giusto interrogare, perché è una violenza che si fa sul bambino, allo stesso tempo non è il modo giusto per ottenere informazioni.
    Le domande che dici tu Sandro, e che intendiamo anche Cris e io credo, sono le domande sacrosante che un genitore dovrebbe fare per capire il proprio figlio. A mio avviso oggi ci sono troppi genitori che si sottraggono dal chiedere e che quindi non svolgono più il loro ruolo !
    Di fronte a questi bambini che abbiamo in affidamento, c'è una responsabilità doppia, perché sappiamo in partenza i problemi che hanno, le pressioni che hanno subito nel passato. Per questo, con la dovuta calma, si dovrebbe osservare meglio i loro comportamenti, pesare meglio le loro parole.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    Anche a me Cris, piacerebbe sentire altre esperienze comunque, anche se non l'ho detto chiaramente, parlavo per esperienza diretta. Il piccolo F. è in una condizione tutta particolare; parla di tutto e con tutti! Si fa fatica a capire quel che dice per vari problemi linguistici ma non mostra alcun blocco emotivo, è un bimbo bellissimo dal carattere aperto e socievole. S'integra e socializza in pochissimo tempo ed ha già preso cotte per ben 3 compagnette della nuova scuola...:face-devil-grin:
    Di se e del suo passato, però, non c'è speranza di ottenere nessuna informazione, solo qualche piccolo flash ma niente d'importante, qualche ricordo di una nonna lontana, e di vecchi amici ormai persi; nient'altro. Fino ad oggi, soltanto in due occasioni ha avuto bisogno di lasciarsi andare. Entrambe le volte l'ha fatto con me. La seconda a parte qualche dettaglio che ha reso complessa la comprensione di ciò che diceva, non c'è molto da dire mentre, la prima occasione che si è verificata nei primissimi mesi di affido, fu pari ad un rigurgito! Eravamo solo io e lui in auto e tornavamo a casa dopo uno degli incontri con la sua famiglia. Oltre a qualche gesto affettuoso per salutarlo, non chiesi assolutamente nulla al bambino. Lui iniziò a raccontare come si era svolto l'incontro ed io, lo lasciai parlare senza interromperlo mai (è una precisa mia volontà quella di non aprir bocca finchè son loro a parlare, lo faccio anche con il mio S.). All'improvviso, gli venne in mente un personaggio che in passato aveva avuto rapporti con la sua famiglia. Da quel momento in poi, è stato come se si fossero aperte le chiuse di una diga. Per circa 15 minuti, non fece altro che raccontare fatti vissuti nel suo recente passato che mi sconvolsero talmente tanto che, non fui capace di dire una sola parola. Il modo in cui descriveva le situazioni vissute, non lasciava spazio a nessun dubbio e certamente, non stava inventando nulla. Alcuni dettagli, li accompagnò con una mimica talmente eloquente e credibile che assolutamente non poteva essere frutto di fantasia.
    Qui devo fermarmi perchè non posso assolutamente andare oltre ma vi assicuro che è stata l'esperienza più difficile di tutta la mia vita. Impreparato ad un'ondata così impetuosa di fatti talmente lontani dalla sola immaginabilità per un comune uomo adulto quale io ero, rimasi assolutamente in silenzio, incapace di esprimere qualsiasi pensiero che potesse aiutare in qualche modo il piccolo F.
    La sera, a casa, dopo che i due bambini si erano addormentati, ho avuto bisogno del conforto di mia moglie per superare la durezza di quell'esperienza, piansi lungamente e la notte non riuscii a dormire.
    Per questo ritengo che, oltre un certo limite non è possibile andare ed occorre che intervengano persone preparate e competenti. Forse, se F. ha trovato la forza di parlare sarà anche stato per il buon rapporto instaurato tra noi, forse si sarà sentito sereno e tranquillo ma, oltre questo, non credo di essere riuscito a dargli molto di più.
    Di questo sono profondamente dispiaciuto ma non mi sento in colpa, sono situazioni molto più grandi delle mie capacità e, senza presunzione, vi assicuro che non sono proprio digiuno su certi discorsi.

    X Jamin: Sono perfettamente d'accordo con te tranne l'ultimo passaggio. Non è assolutamente scontato che noi siamo a conoscenza dei problemi che si portano dentro questi cuccioli e, tante volte, le sorprese sono ben più importanti di ciò che all'inizio si conosce. Almeno nel mio caso posso dire che né noi affidatari né le assistenti sociali, sapevamo come stavano realmente le cose. Il grosso è stato scoperto strada facendo.

    Ciao a tutti. Sandro.

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    :face-crying:

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      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    Grazie Sandro.

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    Sandro, secondo me fai bene a non sentirti in colpa, forse il bambino aveva bisogno solo di questo, per ora. Sapere che tu sai, che lo ascolti, che può contare su di te...questo è già il massimo per lui, almeno per adesso. E' un buon punto di partenza, sicuramente ci sarà un seguito e forse sarà lui a farti capire come e quando.
    Certo si vorrebbe fare di più...Grazie per esserti raccontato!

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    Ciao Sandro, grazie grazie grazie per il tuo racconto.
    Hai ragione, spesso i fatti più crudi si conoscono strada facendo, e capisco quello che intendi dopo il racconto della tua esperienza.
    La mia espressione è invece dettata dal modo in cui io sono venuta a contatto con l'affido. Attraverso l'esperienza di Riccardo, attraverso le storie dei tanti bambini che purtroppo passano attraverso questo istituto. La maggior parte, non tutte, sono storie crude, cui si fa fatica a credere. Vanno ben oltre tutto ciò che ci si possa immaginare. E dal racconto di quelle esperienze ho sempre pensato che bisogna esser combattivi - come affidatari intendo - osservare, scrutare ogni minimo segnale, perché spesso le realtà sono realtà tremendamente tragiche, sconvolgenti per il bambino e per le persone che devono assorbire questa rabbia, questi racconti. Forse Sandro ho dato per scontato questo passaggio, ma proprio perché sono convinta che ci sono casi in cui la realtà è ben più cruda di quello che sembra, che continuo a ripetere che i genitori affidatari devono prepararsi a tutto, e avere ben presente che potrebbero scontrarsi con fatti dolorosissimi. L'osservazione è la miglior strategia da attuare, proprio come l'ascolto. Perché ogni segnale è importante per capire, per cercare di far liberare questi ragazzi da questo fardello che altrimenti si porteranno dietro per tutta la loro vita.
    L'aiuto di personale qualificato è importantissimo: noi non siamo in grado di assorbire tutte le pene, non siamo in grado di entrare nella mentalità di un bambino violato, ma abbiamo il compito di cogliere certi segnali, dialogare. Ed il dovere di riportare tutto a chi si occupa del bambino, perché siamo noi ad essere in contatto 24 ore su 24 con questi piccoli. Se siamo ciechi, non facciamo altro che alleviare il dolore in superficie...ed in certi casi non è sufficiente.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime19 Jan 2009
     

    Ciao Jamin. Concordo con il tuo discorso sulla necessità che gli affidatari siano attenti e sensibili nel cogliere comportamenti, quel detto non detto che spesso si ascolta più con gli occhi che con le orecchie. Per il resto, la mia esperienza mi porta a pensare che, essere preparati ed adeguatamente formati è importantissimo.
    Su questo discorso però, c'è un "ma"!
    Ti assicuro Jamin che di formazione ne ho fruita veramente tanta! Per varie ragioni e per attività parallele al mondo dell'affido che svolgo ormai da anni, ma non solo! C'è anche la lunga frequentazione di amici già affidatari con i quali, c'incontriamo per parlare dei temi dell'affido da oltre 4 anni almeno ogni 15 giorni insomma, pur volendo Jamin, di più sarebbe impossibile eppure...
    Eppure sono convinto che certe esperienze s'imparano solo vivendole. La nostra mente non riesce ad immaginare tutto e la formazione, ci fornisce solo strumenti teorici che a volte non possono essere sufficenti. Seppur sentiamo racconti di un certo tipo, dentro di noi possiamo farci un'idea più o meno vicina alla realtà ma, non riusciremo mai a formare quel genere di "anticorpi", fino a che non entriamo direttamente in contatto con ciò che la nostra mente rifiuta anche solo d'immaginare. Sono sensazioni veramente dure ed a volte, preparati o meno che siamo, il rischio di uscirne sconfitti è molto alto. Se tu non hai mai preso un pugno sul naso e te ne parlano, ti fai un'idea del dolore che puoi sentire ma, non sarà mai la stessa cosa di ciò che sente chi il pugno lo riceve davvero.
    La teoria è necessaria per tantissime situazioni ma, alcune, escono fuori dal controllabile a meno che, non sei un esperto professionista del settore e sinceramente, credo che anche loro, almeno la botta la sentono come noi poi, a differenza nostra, sanno come agire.
    Ciao, Sandro.

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime20 Jan 2009
     

    Concordo su tutta la linea Sandro. Il pugno viene sentito da tutti esperti o meno. Quello che cerco di dire è di essere sempre preparati senza mai tralasciare niente. Perché se il pugno lo sentono quelli che sono preparati, figuriamoci quelli che non lo sono ! Per questo penso fortemente che nell'affido non bisogna esser casuali. Io sono una di quelle che pensa che in generale non si debba essere casuali nella vita, ma meno che mai nell'affido, quando si decide di avere fra le nostre mani le sorti di ragazzi fortemente privati del loro diritto all'infanzia. Per questo motivo vengono fatti i corsi, per questo motivo la dichiarazione di idoneità a mio avviso non dovrebbe essere solo un atto solo formale, ma anche pratico. Non tutte le famiglie sono pronte ad affrontare certe situazioni, con il rischio magari di esporre anche i propri figli a situazioni poco piacevoli.
    ...grazie Sandro per la bella chiacchierata !

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime20 Jan 2009
     

    ...e anche a Cris per aver aperto e contribuito alla discussione !

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime20 Jan 2009
     

    Grazie anche a te Jamin.
    Quando si affrontano argomenti che scendono nel profondo dell'esperienza dell'affido, sei sempre presente e pronta a sostenere il diaologo.
    In conclusione, abbiamo remato tutti nella stessa direzione e confermo anch'io che è opportuno (per non dire necessario) prendersi tutto il tempo necessario ad avere una adeguata preparazione prima di avventurarsi. In particolare coloro che già vivono l'attesa di un arrivo, dovrebbero cercare d'informarsi il più possibile e, se possibile, di affiancare altre famiglie già coinvolte che possano trasmettere concretamente la propria esperienza.
    La sfumatura che io ho cercato d'introdurre in questo scambio è che, detto tutto quanto sopra descritto, occorre tener presente che il controllo totale su tutte le variabili possibili è un'utopioa e, ad un certo punto, occorre trovare il coraggio di mettersi in gioco attivando non solo le nostre riflessioni razionali ma anche quel "sentire" irrazionale che è il motore supplementare necessario alla maggior parte di noi.

    Ciao, Sandro.

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime21 Jan 2009
     

    si, sono convinta che si debba seguire questo "sentire" irrazionale, che a volte ci spinge dove non riusciamo ad arrivare attraverso riflessioni e ragionamenti...
    :face-smile:

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      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime23 Jan 2009
     

    Grazie a voi !