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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime19 Nov 2008
     

    Dalle parrocchie: A Santa Silvia un incontro sull'affidamento familiare

    Sono 550 a Roma i bambini e gli adolescenti che crescono con una famiglia affidataria. L'appuntamento promosso dalla parrocchia del Portuense e da "Iniziativa Amica" di Francesco Dragonetti

    “Affidiamoci”: in una parola è racchiuso il senso dell’incontro sull’affidamento familiare, promosso dalla parrocchia Santa Silvia al Portuense e dalla casa famiglia territoriale “Iniziativa Amica”, nell’imminenza della Giornata dei diritti dell’infanzia, che si celebra il 20 novembre di ogni anno, che si è tenuto il 15 novembre scorso.

    Come ha sottolineato il parroco don Paolo Ricciardi, la parrocchia è una «casa aperta della famiglia per le famiglie, pertanto è basilare che la comunità cristiana si faccia carico, ponendo attenzione, accoglienza, solidarietà concreta e generosa, diventando parte attiva in questo processo di sensibilizzazione».

    Ma per conoscere il fenomeno, è importante fornire dei numeri: al 31 dicembre 2005 si stimava che gli affidamenti familiari in Italia fossero circa 13 mila (i dati sono relativi all’ultima statistica nazionale disponibile), con una crescita considerevole rispetto alla stima 1999 (10.200 affidamenti) di circa il 25%. A Roma, sono 550 i bambini e i ragazzi che crescono grazie all’affetto di una famiglia affidataria che ha deciso di aiutare altri genitori in difficoltà prendendosi cura, per un periodo di tempo, dei loro figli, creando allo stesso tempo, una vera e propria interconnessione tra le due famiglie.

    A dibattere questa tematica sociale, è intervenuto Gianni Fulvi, giudice onorario del Tribunale dei minori e presidente del Coordinamento nazionale comunità per minori, il quale ha ribadito l’importanza sia dell’“affidare” i minori ad una famiglia diversa da quella di origine, quanto il “fidarsi” del bambino di questa nuova famiglia. Anche le due leggi che disciplinano l’affido familiare (la 184 del 1983 e la 149 del 2001), partono da due concetti di fondo: la centralità del minore come soggetto di rischi e il ruolo fondamentale della famiglia come luogo armonico in cui possono essere soddisfatte delle esigenze affettive ed emotive dei bambini; infatti, il progetto di affido nasce dal fatto che sono in gioco in maniera dinamica e interdipendente alcuni tipi di realtà: quella del bambino, quella della sua famiglia di origine, quella della famiglia affidataria e quella dei servizi che predispongono il progetto e lo regolamentano.

    Al di là della legislazione, le testimonianze di due famiglie affidatarie hanno fatto comprendere il vero senso dell’affido che non ha bisogno di redditi elevati o di spazi enormi, ma che richiede solo tanto amore e disponibilità affinché ogni minore possa vivere serenamente.

    18 novembre 2008