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  1.  

    Da Corriere.it
    Lettere a Beppe Severgnini

    Caro Beppe,
    i bambini di oggi mi rattristano e mi spaventano. Si sente spesso di insegnanti soggiogati dagli studenti o che reagiscono alla (presunta) maleducazione con severità punendo i ragazzini. L'ultima, una maestra che a Olbia ha tirato per l'orecchio un bimbo di 7 anni per riportarlo al suo posto. Probabilmente era esasperata per la vivacità del piccolo. Fatto sta che il bambino ha raccontato ai genitori l'accaduto, visitato al pronto soccorso si è preso 3 giorni di cure (ma quanto gliele può aver tirate, le orecchie, la maestra?) ed è scattata la denuncia nei confronti della maestra. Io ho 33 anni, e ricordo ancora le punizioni degli insegnanti, ormai difficilmente corporali: al massimo si trattava di stare in piedi per un'ora, o di andare fuori dalla porta, o si saltava la merenda. Ma ricordo anche che avevo paura di dire ai miei che la maestra mi aveva punito, perché sarebbe scattato il loro rimprovero.
    Oggi a 10 anni sono già "grandi". Noi a 13 anni ancora giocavamo. Loro hanno paura, spesso a ragione, ma a volte a torto. Noi esploravamo, eravamo avventurosi. Loro "schifano" gli animali; noi portavamo il latte ai gattini del condominio. Io provo nostalgia per la mia infanzia, ma i bambini di oggi davvero ne proveranno? Che ricordi avranno, stando sempre chiusi in casa? Saluti, Claudia

  2.  

    Ritengo che le punizioni ci vogliano, altrimenti come fare per correggere?
    Uno psicologo poco tempo fa mi disse "se bastasse parlare ai ragazzi per farli capire, si potrebbe leggere loro un libro"
    "Se bastasse" non vuol dire "non ragionare o non parlare con loro" vuol dire che non sempre parlare è sufficiente.
    A volte devi far loro capire nell'immediato cose che noi vediamo da lontano.
    Ovvero ... se un certo loro comportamento porta a farli star male nel lungo periodo, nella loro vita futura ... e tu lo sai per la tua esperienza di adulto, ma loro non sono in grado di capirlo ... allora, dopo aver provato più volte il dialogo, deve scattare la punizione, il castigo, il ricatto ... diversificando da bambino a bambino, da situazione a situazione.
    Parimenti tale azione di genitore ed educatore deve essere controbilanciata da azioni almeno di pari intensità in positivo (premi, carezze, ricatti al contrario tipo "se fai bene questa cosa ti porto ... ") quando il ragazzo fa bene.
    Mia madre mi ha insegnato tanto a dialogare. Abbiamo passato ore, anche quando avevo 5 anni, a parlare del perchè un mio comportamento fosse sbagliato. Ricordo la fatica di mia mamma quando le confutavo ogni sua argomentazione ... la sfinivo ... e lei che cercava sempre nuovi argomenti da portare alla mia attenzione ... finchè non capivo.
    Ma una volta spiegata la situazione e una volta appurato che avevo capito ... se non rigavo dritto in quell'ambito scattava la punizione.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime7 Nov 2008
     

    Ricordo ancora come fosse ieri, un ceffone in piena faccia, ricevuto tra l'altro da un maestro che non era nemmeno il mio maestro.
    Non ricordo nemmeno il motivo però.
    Conosco invece della situazioni in cui bambini subiscono punizioni assurde pur non essendo fisiche, umiliazioni inutili davanti ai compagni, situazioni a volte molto difficili da superare perchè gli insegnanti negano e i bambini non parlano apertamente per paura di venire castigati ulteriormente.
    Certo che secondo me un'insegnante non si dovrebbe permettere di tirare l'orecchio ad un bambino ed è vero anche che alcuni ragazzini sono appunto difficili da trattare.
    E'vero anche che secondo me , spesso gli insegnanti non sono abbastanza preparati per affrontare alcune situazioni per così dire "difficili"
    E poi non sanno comunicare specialmente con gli adolescenti. Difficilmente si trovano insegnanti disposti ad ascoltare i ragazzi, e quando si trovano sono una benedizione per la classe.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime8 Nov 2008
     

    Anch'io ho ricevuto un'educazione rigida, o meglio mio padre in particolare era una persona molto autoritaria (ora è il papà e il nonno più dolce del mondo).
    A differenza della tua mamma, Riccardo, lui quando diceva una cosa , non dava tante spiegazioni, era quella e basta...Non si parlava affatto del perchè si doveva o non si doveva fare, era così...senza tanti ma e se. Quando ero piccola ero molto tranquilla e non ho mai avuto problemi con i miei genitori, una volta diventata adolescente , ho iniziato a fare le cose di nascosto, perchè tanto sapevo che con loro non si poteva parlare, che le regole erano già stabilite...tante volte avrei voluto "contrattare" , aprirmi con loro, parlare con mia madre delle cose che avrei voluto condividere con lei.
    Forse per questi motivi , io oggi tendo a fare tutto l'opposto di quello che loro facevano con me, pur ammettendo che in fondo sono stati dei bravi genitori e mi hanno cresciuta con dei valori che anch'io oggi condivido e cerco di insegnare ai miei figli.
    Faccio un esempio: io parlavo talmente poco con mia madre, e questo mi mancava tantissimo, che spesso lascio che i miei figli mi parlino come se fossi un'amica.....e questo non sempre è un bene, anche se a me non dispiace.
    Certo erano altri tempi, sicuramente i miei hanno fatto del loro meglio per le loro possibilità e per questo gli sono infinitamente grata.

  3.  

    Il comportamento di mia madre, invece, mi ha indotto a non fare mai nulla di nascosto.
    A 7/8 anni ruppi un vaso in caso mentre ero con la "tata" perchè la mia mamma aveva una riunione a scuola.
    Non avevo mai rotto nulla. Appena entrata in casa mia madre, la tata si precipitò a dirle "signora, mi spiace, ho inavvertitamente rotto un vaso" per proteggermi. Ho fatto una faccia che parlava da sè ... mia madre, con la quale avevo un rapporto stupendo ... un'intesa perfetta dove uno sguardo bastava a raccontarsi una giornata e a capire i sentimenti che ognuno provava ... capì dal mio sguardo e mi chiese (non le avevo mai detto una bugia e mai l'ho fatto nemmeno in futuro) "Ricky, è vero?" ed io normalmente, come a non capire perchè quell'adulto avesse detto una bugia "no, mamma, sono stato io mentre giocavo a ... ".
    Allora la mia mamma si rivolse alla tata e le disse "vedi, io e mio figlio abbiamo un rapporto di enorme sincerità, non ci nascondiamo nulla".

    Anche da adolescente ... all'inizio delle superiori la mia mamma mi disse "se un giorno vuoi non andare a scuola, non fare finta di andarci e poi te ne vai a giro ... dimmi semplicemente - mamma oggi non ho voglia di andare a scuola - e fai quello che vuoi"
    Avrei potuto approfittarmi di questa sua promessa (quando diceva una cosa era legge, nel bene e nel male), ma non lo feci mai ... quando i miei amici andavano a giro e non entravano, io non andavo con loro semplicemente perchè non volevo tradire la fiducia che la mia mamma aveva nei miei confronti.

    A 10 anni mi offrì una sigaretta e le dissi "mamma, sei matta, odio il fumo" Lei insistette ed io rifiutai più volte.
    Alla fine mi disse "io e tuo padre fumiamo e non posso dirti di non fumare, posso solo dirti che io e papà sbagliamo. Ricordati che se vorrai una sigaretta potrai sempre venire a chiederla a me" ... ben sapendo che la maggior parte dei ragazzi inizia a fumare perchè gli amici gli offrono una sigaretta e gli dicono di provarla.
    Risultato ... non ho mai nemmeno provato a fumare.

    I genitori devono rischiare un po' se vogliono ottenere dei buoni risultati.
    Essere per i figli il loro punto di riferimento, dare loro tutto, ma far loro conquistare tutto.
    Le punizioni ci devono essere quando i patti non vengono rispettati.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime8 Nov 2008
     

    Un discorso simile sulla scuola l'ho fatto anch'io con mia figlia...il risultato è che invece lei ne approfitta...eccome. Però non ha mai marinato e non mi ha mai nascosto nulla.
    Sul fatto di rischiare non c'è dubbio, anche perchè le soluzioni non sono scritte da qualche parte dove noi genitori le possiamo consultare...a volte si improvvisa anche, avendo fiducia di non sbagliare e consapevoli che eventualmente si può anche cambiare rotta.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime10 Nov 2008
     

    Interessante la discussione sull'educazione.
    Mi ha colpito il racconto di Cris sullo schiaffo ricevuto a scuola dal prof. E quello che più mi ha colpito è il fatto che non si ricordi il motivo. Era proprio necessario? Anch'io Cris sono d'accordo che nessuno debba permettersi di mettere le mani addosso ad un figlio non suo, anche se il bambino avesse combinato un disastro. Non è tramite la violenza che si ottiene il rispetto. Un conto è la severità, ma per avere rispetto bisogna per prima cosa darlo agli altri e poi non mancare mai un appuntamento. Nel senso, non bisogna mai promettere cose che non si possono mantenere. Ed un genitore dovrebbe tenerlo ben presente.
    Dall'altra parte mi ha invece colpito la schiettezza della mamma di Ricca. Ottimo l'esempio delle sigarette. E' un'ottima apertura verso un figlio, che non deve mai essere messo nella situazione di nascondere quello che fa.

    •  
      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime10 Nov 2008
     

    ...
    con mia figlia non ha funzionato la pedagogia di mamma Zizzi ... almeno per ora :face-plain:

    •  
      CommentAuthorperlanima
    • CommentTime10 Nov 2008
     

    "non debba permettersi di mettere le mani addosso a un bambino.... non suo"??!!

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime11 Nov 2008
     

    Ciao Perlamina, che c'è che non ti torna nel discorso di Jamin?
    Scusa Jamin, mentre tu fai le nottatacce, intanto rispondo io.:face-devil-grin:
    Io sono contraria all'uso delle mani, intendendo per uso delle mani anche un semplice sculaccione o ceffone. Uno sculaccione ci può stare con i bimbi piccoli, quando spesso tante spiegazioni o discorsi sono poco efficaci, quando il bimbo inizia a capire secondo me la violenza non serve a niente, è mancanza di rispetto, è un pessimo esempio che si trasmette loro.
    Anch'io qualche volta ho usato questi sistemi quand'erano piccoli, una volta (non molto tempo fa) ho dato un ceffone a mia figlia che mi ha offeso, però vi garantisco che non sono mai stata fiera di me. Ripensandoci a posteriori ho trovato che il dare lo sculaccione era solo un modo per scaricare la mia rabbia e non per insegnare qualcosa.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    Grazie Cris per riprendere il discorso, beh aspettiamo perlanima !
    Per il momento riconfermo quello che ho detto, che non nessuno può permettersi di usare la violenza con un bambino...specialmente gli estranei.

    •  
      CommentAuthorperlanima
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    Semplicemente sento una nota stonata in quel "non suo" e "specialmente gli estranei". In entrambi i casi io finirei la frase con la parola "figlio" e "bambino".

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    Ciao Perlanima. Se intendi dire che non ci dovrebbe essere differenza tra "suo" e "non suo", allora ho capito cosa intendi e sono d'accordo con te.
    Se così non è, perdonami ma sei così ermetica che mi si sono intrecciati quei pochi neuroni rimasti e mi sono perso.:face-devil-grin:
    Ciao, Sandro.

    •  
      CommentAuthorperlanima
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    sì in effetti, sono stata un pò ermetica:face-plain:
    Intendevo proprio quello che dici , Sandro : secondo me non si mettono le mani addosso ad un bambino e basta. Indipendentemente dal grado di parentela. Ma penso che anche Jamin la pensi così. Come dicevo, semplicemente la frase di suonava un pò stonata.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    Non sai quanto m'hai fatto faticare...:face-smile::face-smile::face-smile:

    Ovviamente scherzo.
    La penso come te (anche se, non giustifico ma comprendo l'occasionalità di reazioni impulsive degli adulti in certi casi). Ho letto pareri di alcuni luminari, in sintonia con questa tesi ma con alcune accezioni. Ad esempio, una psicologa di fama (talmente famosa che non mi ricordo come si chiama :face-devil-grin: ), scriveva che, secondo lei la sculacciata è giustificata ed anzi, la riteneva necessaria in quei rari casi in cui un bimbo causa situazioni talmente pericolose tali da mettere in pericolo la loro stessa vita o quella di altre persone. Sono ovviamente affermazioni molto particolari e la psicologa, le motivava dicendo come fosse necessario in quei frangenti, dare un segnale forte ed immediato al bambino, soprattutto se molto piccolo e non in grado di capire con il dialogo la gravità del suo gesto.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

    Ciao, Sandro.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime12 Nov 2008
     

    Ciao Perlanima,
    io mi riferivo ad un caso concreto, lo schiaffo ricevuto da Cris dal suo prof. Ed è certo che se un genitore non possa usare violenza contro il proprio figlio, figuriamoci un estraneo ! E poi cmq c'è da fare differenza fra una sculacciata e la violenza vera e propria. In ogni caso, anche la sculacciata è una decisione che deve prendere il genitore in sintonia con il proprio metodo educativo. Per questo credo che nessun altro possa prendere questo tipo di decisione, soprattutto un estraneo, come un maestro ad esempio.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime14 Nov 2008
     

    Si insomma la pensiamo tutti allo stesso modo. Jamin ero ancora alle lementari e comunque poi il maestro si è scusato con me perchè "gli era scappato"

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime14 Nov 2008
     

    Non c'è più il "modifica" per correggere gli errori su questo forum?
    Io protesto!:face-devil-grin:

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime15 Nov 2008
     

    Ciao Cris !
    Certo che la pensiamo nello stesso modo. Purtroppo ho avuto anch'io una maestra alle elementari che usava metodi poco raccomandabili e anche se si scusava durante le riunioni con i genitori, in classe vigeva sempre il terrore. Ma non sto scherzando, eravamo completamente terrorizzati ! Alcune scene me le ricordo ancora, proprio come se fossero successe ieri. E credo che per questo non ci siano scuse che tengano.
    Per avere rispetto bisogna usare altri metodi, così come per far capire quali tipi di valori siano importanti da seguire. Certo che non è facile insegnare, così come educare i propri figli, non a caso si dice che il genitore sia il mestiere più difficile del mondo ! Bisogna saper essere disciplinati e allo stesso avere l'elasticità che consenta di andare oltre certi problemi in base alle situazioni che si presentano davanti. E poi, bisogna sempre esser consapevoli che ogni azione rimane nel tempo, così a lungo da poter influenzare anche la vita di un giovane adulto. Cris, ancora ti ricordi dello schiaffo e io dopo più di venti anni mi ricordo le esatte parole pronunciate dalla maestra ! Sono piccoli traumi anche questi. Il problema rimane sempre il solito: chi ha un carattere più forte le supera, le persone più deboli potrebbero invece potarsi dietro certe paure a vita. Per questo bisogna stare molto attenti.

  4.  

    Ciao a tutti!
    Mi intrometto in questa discussione...

    Potrebbe sembrare scontato ma credo sia giusto fare una distinzione importante tra Autorità e Autorevolezza.
    L'Autorità è basata sul Potere, sul qui comando io e si fa come dico io, e non è uno stile educativo efficace poichè le regole vengono rispettate per paura della punizione e non per l'interiorizzazione della regola, non per la condivisione di essa.
    Questo stile educativo, basato spesso sulle punizioni, sulle urla e sul non lasciar spazio alle idee, allo scambio, al confronto e alla Negoziazione, porterebbe come risultato ad avere dei figli con una bassa autostima, poco creativi, che si sentano poco amati, poco ascoltati e poco stimati e spesso più arrabbiati.
    Ben diversa (molto meno semplice da mettere in pratica) è l'Autorevolezza, ovvero un insieme di regole e affettività, ascolto e rispetto, regole dialogate e accudimento, Negoziazione come metodo di risoluzione di un conflitto e non necessariamente la Punizione.

    Uno stile educativo basato sulle punizioni (ovviamente dipende dal tipo di punizione, dalla situazione ecc...) causerebbe abbassamento dell'autostima del bambino, che il bimbo faccia qualcosa perchè ha paura di fare il contrario e delle possibili conseguenze, non perchè ritenga che sia giusto farlo, aumenterebbe la rabbia e l'aggressività del bambino...e soprattutto non aumenta il rispetto di chi è punito verso chi punisce anzi...

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime15 Nov 2008
     

    Concordo pienamente...non conoscevo l'esatto significato della parola autorevolezza, con tutte le sfumature di cui ci hai parlato. E' la giusta via di mezzo, come si suol dire...che spesso però è difficile da mettere in pratica, perchè si rischia di risultare troppo permissivi . Però con un pò di pratica si può riuscire credo, noi ci stiamo provando con i nostri figli. A volte si hanno delle grosse soddisfazioni...a volte ci si chiede: ma forse sto sbagliando tutto?

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime15 Nov 2008
     

    Ciao Cristina ! Come sempre sei chiarissima e individui subito quale sia il nocciolo della discussione.
    E' esattamente come dici tu. Perché bisogna incutere terrore in un bambino perché questo rispetti certe regole ?? Credo che il punto stia nella debolezza dell'adulto che ha paura del confronto con il bambino stesso. Ma quanti danni si possono creare !!! Come hai sottolineato, l'autostima del bambino si abbassa considerevolmente, e questo può avere ripercussioni a lungo termine, che si trasformano in una insicurezza di fondo.
    Quello che non accetto, è che una persona esterna possa distruggere quello che con fatica è stato costruito da un genitore. Come, ad esempio, un insegnante che chiude totalmente il dialogo, che fa andare avanti il proprio lavoro con le minacce. Figuriamoci che vita fa un bambino se anche a casa vige l'autorità e non l'autorevolezza...

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime15 Nov 2008
     

    Sentiamo un pò da voi carissime espertissime..:face-devil-grin:.come si fa con autorevolezza a convincere una quindicenne ad andare a scuola, quando non ne vuole proprio sapere?
    Ovviamente non pretendo una soluzione, sarebbe impossibile non conoscendo la situazione...ma a grandi linee...

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime15 Nov 2008
     

    Beh Cris, questa è una domanda difficile ! A scuola bisogna andare. Io cercherei di farle capire però che oggi senza una formazione non si ha futuro. Il mondo del lavoro è competitivo, bisogna esser preparati. E che bisogna seguire le proprie passioni, farle crescere e soprattutto studiare per migliorarle. Perché la superficie delle cose non è sufficiente per avere successo.
    Magari le avrai detto queste cose in mille modi diversi ! Mi sbaglio ??

  5.  

    Cris i ragazzi non ne vogliono sapere di andare a scuola per tantissimi e diversi motivi...innanzitutto sarebbe importante capire le motivazioni del rifiuto o della demotivazione...cosa c'è sotto e qual'è il messaggio che sottosta a questo tipo di segnale? Com'è il rapporto con i docenti? Con la classe? Con la famiglia? Con se stessa? Insomma le variabili sono tante...

    E poi sarebbe importante farle capire l'importanza della scuola, del sapere, la curiosità per l'apprendimento di cose nuove...anche con esempi pratici che la stimolino di più, un esempio banale potrebbe essere che saper scrivere senza fare errori le potrebbe servire anche per inviare un messaggino ad un ragazzo interessante, ancor prima di aiutarla a tuffarsi nel mondo del lavoro che per lei ora è un pò più lontano...cercare di stimolare la sua motivazione sul fatto che sia interessante anche per il rapporto con i compagni, il confronto con la classe...studiare il nostro passato, confrontarsi con gli altri, fare il proprio dovere e lavoro della sua età che per ora è lo studio così come gli adulti vanno al lavoro...insomma mettere in luce i diversi aspetti positivi del mondo scuola ma soprattutto dare voce e ascolto alle motivazioni che spingono la ragazza a non voler più andare a scuola...qualcosa sotto ci sarà...e magari, se necessario, farsi anche aiutare da un esperto esterno, non so se c'è lo psicologo a scuola o altro...
    Fammi sapere!
    Cristina

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime16 Nov 2008
     

    In realtà non è che non ha motivazioni per andare a scuola...vorrebbe non andare per quest'anno, per poi cambiare scuola l'anno prossimo. In sostanza non le piace la scuola che sta facendo ed ora è troppo tardi per cambiare.
    Magari ne riparliamo...grazie comunque

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime16 Nov 2008
     

    non che la voglia incoraggiare a cambiare, ma sei sicura che sia troppo tardi per cambiare ? quando io ero alle scuole superiori si poteva chiedere il cambio entro il mese di febbraio. naturalmente si dovevano preparare delle integrazioni, però era possibile.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime16 Nov 2008
     

    Io sarei contenta se potesse cambiare, ma ci siamo già informati. Può cambiare l'anno prossimo, preparando le integrazioni come dici tu (tre o quattro materie).
    L'unica possibilità sarebbe che entrasse in prima ,(adesso) perdendo un anno quindi, ma sfortuna vuole che non ci sia posto. L'ultima carta che ci resta da giocare è sentire se il suo preside può intercedere con l'altra scuola (lo dovremmo sentire domani)

  6.  

    Come è andata poi con il preside?
    Ci sono novità sul cambio scuola di tua figlia?

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime19 Dec 2008
     

    Praticamente non può cambiare scuola per quest'anno, dovrebbe cambiare a settembre. Il problema é che per iscriversi deve essere o promossa o bocciata, non può avere debiti. Io avrei optato per essere promossa, lei invece ha optato per bocciata. Più facile, no? Abbiamo fatto un patto e cioè che per il momento si impegni al massimo, studiando e frequentando, poi si vedrà...