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  1.  

    Da Quibrescia.it

    I cinque bambini fantasma di Chiari
    martedì 07 ottobre 2008
    di Elisabetta Reguitti

    Ci sono cinque bambini che hanno una colpa. Quella di essere nomadi sinti nati in Italia. E c'è un'amministrazione municipale senza cuore che li ha messi nel mirino fino a rendere loro impossibile un vita normale.
    E' una storia da raccontare quella di Cristina (14 anni), Michele (11), Luca (8), Anastasia (4 anni) e Mattia, nato il 12 dicembre 2007, ai quali un comune della nostra provincia di Brescia, Chiari, nega la residenza. Una storia nella quale il cinismo delle decisioni e dei proclami della politica si scontra con l'attenzione nei confronti degli ultimi e dei meno fortunati e con l'umanità che sempre dovrebbe regolare i nostri comportamenti.
    Questi cinque fratelli, insieme con i genitori e la nonna sono, di fatto, dei fantasmi. Non esistono. O meglio: esistono per il dirigente scolastico e gli insegnanti delle scuole che li hanno comunque accolti garantendo loro la continuità delle lezioni, ma non esistono per l'amministrazione comunale di Chiari che, nell'agosto del 2006, ha consegnato l’ingiunzione di sgombero a questa e ad altre quattro famiglie dal campo nomadi costruito dalla giunta precedente. La decisione non ha mancato di suscitare polemiche in paese.
    E' bene precisare quindi che la storia di vita di questi bambini non è ambientata negli insediamenti abusivi che il ministro degli interni Roberto Maroni intende smantellare e per i quali il governo applica la linea della "tolleranza zero". No. Questa famiglia, fino al 2004, era legalmente residente in un'area sulla quale la precedente amministrazione comunale (nel 2001) utilizzando un finanziamento regionale aveva anche collocato cinque casette.
    Un luogo nel quale c'era anche un prefabbbricato della Caritas, smantellato pure quello con ordinanza urgente del sindaco nel febbraio del 2007, dopo essere stato usato per anni come doposcuola per i 12 bambini.
    Ma le cose cambiano. Repentinamente. E quasi sempre peggiorano soprattutto per i più deboli. Nel 2004 a Chiari è stato approvato il regolamento comunale per il funzionamento del campo nomadi di via Roccafranca che, tra l'altro, conteneva indicazioni quali il divieto di ricevere visite da parte delle famiglie, l'obbligo di comunicare eventuali spostamenti al di fuori dei confini comunali di Chiari (per un periodo superiore ai 15 giorni), il versamento cauzionale di 500 euro da parte di ogni famiglia e il divieto di tenere all'interno del campo le roulotte. Non era facile rispettarlo.
    Carte alla mano, l'amministrazione comunale non ha quindi rinnovato il permesso di permanenza e, nell'agosto del 2006, è stata consegnata l'ordinanza di sgombero. Da quel momento in poi, per i bambini, la strada ha cominciato a essere in salita. Come racconta chi ha vissuto queste vicende come Giorgia, del gruppo volontariato nomadi costituito all'interno della Caritas parrocchiale di Chiari, che parla per esempio di costanti controlli da parte della polizia locale, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
    L'atto finale di questa storia è stato il 25 settembre del 2007, quando il sindaco di Chiari - il neosenatore del Carroccio Sandro Mazzatorta - ha ordinato la cancellazione della residenza. Le cose si sono complicate anche perché, nel frattempo, Nadia (la mamma) aspettava il quinto bambino. Una gravidanza difficile per la quale i servizi sociali del comune si sono dichiarati non competenti perché la famiglia non era più residente a Chiari.
    Il 21 dicembre 2007 Nadia si è sentita male per strada, raccontano alla Caritas, ed è stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Seriate che dispone del reparto di patologia neonatale; è nato Mattia. Prematuro. Ma è nato. Il tribunale per i minorenni, viste le condizioni di vita dei suoi congiunti, ha deciso di affidarlo ad una famiglia di Seriate che lo ha in affido a tutt'oggi.
    Si potrebbero raccontare anche i ricorsi al Tar dai quali l'amministrazione è uscita vincente, la richiesta di concessione di residenza inoltrata al primo cittadino di Chiari da varie autorità anche istituzionali. E si potrebbero raccontare anche gli atti vandalici ai danni della tenda sotto la quale vive questa famiglia che gira per la provincia a bordo di un furgoncino usato dal padre per trasportare il ferro.
    Ma tutto questo non cambia la sostanza: il problema non può essere solo politico, ma è prima di tutto umanitario. Ci sono cinque bambini che hanno solo la colpa di essere sinti italiani e ai quali viene negata la residenza. L'inverno è alle porte. Vivere in una tenda o a bordo di un furgone non è il massimo. E neppure dover girare di comune in comune sperando di non essere allontanati.

    Nel sito http://www.quibrescia.it ci sono molti commenti, alcuni anche bruttini e cinici.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime10 Oct 2008
     

    Ho letto l'articolo e avrei voluto rispondere a qualche intervento ma occorre registrarsi ed io ne ho piene le tasche di tutte ste password da ricordare. Il Sindaco di Chiari, io non saprei dire se dentro se stesso è un razzista oppure no ma, di sicuro è persona molto astuta. L'aver cancellato quella famiglia dall'anagrafe comunale, non è stato razzismo ma un semplice calcolo economico. A noi che ci occupiamo direttamente di affido, ormai è chiaro a tutti come funzionano le cose e tutti sappiamo che se un bimbo deve essere allontanato dalla sua famiglia, il comune di residenza, se ne deve accollare i costi di mantenimento. Bè, alla luce di quanto detto, è fin troppo chiaro lo scopo del sindaco di Chiari! 5 bambini da sistemare, oltre ad essere una difficoltà oggettiva per trovare le opportunità d'accoglienza, rappresentano un costo molto importante per qualsiasi amministratore. Triste, anzi tristissimo che ancora oggi si debba agire con questo cinismo. A me è fin troppo chiaro il perchè del comportamento del Sindaco di Chiari. Sul forum all'indirizzo da te segnalato, basterebbe riportare i primi capoversi della legge 184 per dare qualche risposta sensata alle tante fesserie che ho letto.

    Ciao, Sandro.

  2.  

    Purtroppo hai ragione Sandro, ma se rispondessimo a tutti gli imbecilli e a tutti coloro che mistificano la realtà, dovremmo avere mille braccia, dieci teste e giornate fatte di 72 ore.
    Hai talmente ragione sul fatto che il calcolo è economico (e aggiungo politico visto che la tendenza è quella di madare via coloro che non sono graditi, che sono diversi, che non hanno gli strumenti per fare una vita secondo certi schemi) che non vale la pena commentare ulteriormente.
    Certo è comunque che il Tribunale dovrà fare qualcosa e può comunque obbligare il comune dove i bambini vivono e dove avevano l'ultima residenza a occuparsi di loro, anche economicamente.

    Noi abbiamo una ragazzo da tanti anni, ormai ha quasi 20 anni.
    Da quando aveva 5 anni passa da noi l'estate, ma all'età di 14 anni è voluto venire a vivere da noi.
    Abbiamo avvertito il tribunale secondo la legge ed il comune.
    Nessuno ha fatto nulla: il tribunale ha valutato che era un bene che il bimbo stesse con noi, la madre era contenta, il comune ha taciuto ... nessuna retta, mai ... d'altra parte nulla potevamo pretendere visto che non era un affidamento, ma un accordo tacito (consentito dalla legge).
    Quando J. ha raggiunto la soglia dei 18 anni ha chiesto al tribunale, ed ottrenuto, che venisse affidato a noi.
    Da qui la richiesta di una retta al comune di residenza ... ne è nata una lotta, ancora in corso.
    Dapprima hanno detto: noi non paghiamo perchè non conosciamo il caso
    E noi: c'è un decreto ... dovete pagare
    Allora hanno detto: non è residente presso il nostro comune
    E noi: non è vero, ecco il certificato di residenza
    E loro: ma qui non abita
    E noi: non importa

    Morale ... li stiamo trascinando in tribunale ... nel frattempo lo hanno radiato dalle liste anagrafiche.

    Complimenti Genova!!!!
    E complimenti a tutti quei comuni che non portano avanti una seria campagna sull'affido, prendendosi carico dei relativi oneri (non solo economici).

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime10 Oct 2008
     

    ...e magari c'è anche chi pensa che lo fai per i soldi!!!:face-sad:

    Noi combattiamo, nel nostro piccolo, per far avere ai nostri cuccioli ciò di cui hanno diritto per legge e spesso, non ci riusciamo. Nel frattempo, con la bufera finanziaria in atto, il rischio di recessione e tutto quello che ormai ci viene propinato quotidianamente (quasi terrorismo) sul crack della "finanza creativa" come qualcuno la chiamava qualche tempo fa, la notizia più terrificante è venuta a galla grazie ad una trasmissione televisiva "Report": nel dl Alitalia, era inserita una clausola salva-manager in teoria introdotta per salvare l'attuale commissario straordinario ma, in realtà, con effetti retroattivi anche sui casi Parmalat, Cirio ecc.
    Smascherati, i responsabili di tale affronto alla dignità del nostro paese, si sono mostrati arrabbiatissimi con persino la minaccia di dimissione di un ministro ed il "io non ne sapevo nulla" di chi dovrebbe guidare il nostro paese in questo momento così buio, verso la salvezza...
    Per favore! Non illudiamoci troppo!
    ...e se qualcuno pensa che questi siano discorsi politici, bè... allora non la pensiamo alla stessa maniera! Qui di politica non c'è proprio un bel niente!

    imho. Sandro.

  3.  

    Per soldi queste cose vengono fatet da molti .... ma manchera, come manca in molte comunità, l'elemento indispensabile: L'Amore di cui hanno bisogno i nostri ragazzi.

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      CommentAuthordebora
    • CommentTime10 Oct 2008
     

    E c'e' tanta gente che ha tanto amore da dare ma non ha nessuna possibilita' di farlo!

  4.  

    Tutti hanno la possibilità di farlo.
    Importante è non aspettare che altri ti offrano questa possibilità su un piatto, ed aggiungo che bisogna lottare alle volte per amare.
    Purtroppo c'è una tendenza abbastanza comune nelle persone secondo la quale dare la propria disponibilità è sufficiente.
    Non basta, visti i modi e le ideologie sull'affido, dire ad un servizio o a più servizi "sono disponibile".
    Ci sono anche altri modi per aiutare.
    Ho conosciuto recentemen te una coppia giovane con una bambina di 19 mesi.
    Sono venuti da me per chiedermi come fare per accostarsi all'affido, ma io ho risposto loro che è troppo presto per accogliere un bimbo in affido e che dovranno aspettare qualche anno, forse anche 10.
    Non hanno fatto una piega ... mi hanno detto "ecidentemente dobbiamo aiutare il nostro prossimo in maniera diversa, intanto abbiamo conosciuto vcoi e ci vedrete spesso a casa vostra a darvi una mano"
    Secondo me hanno ben capito lo spirito di amore e di servizio.

    Chiaramente le situazion sono diverse da famiglia a famiglia e non tutti posson o vogliono fare le stesse cose ... ma c'è comunque sempre qualcosa da fare per aiutare gli altri e per donare amore.