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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime4 Sep 2008 modificato
     

    Vi riporto un articolo dedicato alla nuova promessa del calcio italiano, (Super) Mario Balottelli. Ringrazio Sara per la segnalazione !
    L'articolo è stato pubblicato su http://beta.vita.it:80/news/view/84887

    Cosa insegna il caso Balotelli

    La legge 149 è arrivata al capolinea? La domanda d’obbligo dopo il durissimo attacco alla norma sulle adozioni di uno dei massimi esperti in materia, il presidente del Tribunale dei minorenni di Potenza, Pasquale Andria (di cui dà ampio spazio il prossimo numero di Vita magazine in edicola da venerdì). Per inquadrare nei giusti termini la questione, è davvero emblematica la vicenda dell’enfant prodige del calcio italiano Mario Balotelli.

    Mario Balotelli è andato in affido a due anni e mezzo. Se non fosse per lo straordinario lieto fine, la sua è una storia in tutto simile a quella delle migliaia di minori bloccati nel “limbo” dell’accoglienza sine die. Nato in Italia, proveniva da una famiglia numerosa di immigrati ghanesi. I suoi li ha rivisti pochissime volte, sempre in contesti protetti.
    Infatti nonostante l’affermazione, a parole, di voler mantenere i legami con lui, i genitori biologici di Mario non se ne sono mai occupati. I servizi hanno confermato la loro incapacità genitoriale. Nelle occasioni in cui doveva rivederli in tribunale, Mario aveva malori, diventava violento e irrequieto. Da ragazzino si nascondeva a lungo sotto il letto.
    Aveva legato così bene con i sui genitori affidatari e i suoi fratelli da chiedere di poter essere chiamato con il loro cognome: lo ha ottenuto almeno a scuola, facendo correggere il registro di classe. Dopo i primi 4 anni d’affido Mario ha chiesto di non tornare più dai suoi genitori biologici e i servizi hanno sostenuto la richiesta formale di adozione della sua famiglia affidataria.
    Il tribunale l’ha sempre negata e ha rinnovato il suo affido (per fortuna sempre nella stessa famiglia) per otto volte di seguito, cioè per 16 anni. Quest’anno Mario ha compiuto 18 anni e ha chiesto in proprio di poter essere finalmente adottato dalla sua famiglia affidataria. Il tribunale ha chiesto un anno di tempo per “opportuni accertamenti”. “E per una volta nella vita ho potuto pronunciare la frase: voi non sapete chi sono io!”, ha scherzato la madre di Mario. Suo figlio, infatti, nel frattempo è diventato un bomber dell’Inter, Mario Balotelli. E l’adozione, come un gol in zona Cesarini, il 12 agosto è arrivata.

    Di Benedetta Verrini

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      CommentAuthorSara B.
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    La segnalazione era d'obbligo, visto che SuperMario è uno dei miei calciatori preferiti (darà molte soddisafazioni alla mia inter :face-smile:...).
    Credo che la storia di Mario sia una buona opportunità di riflessione, oltre che uno spunto per parlare su vasta scala di Affido.
    Forse sarebbe opportuno che la leggessero anche tutti gli incivili che si permettono di offenderlo con cori razzisti... ma questa è un'altra storia.

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      CommentAuthorjappale
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Anch'io sono simpatizzante INTER, causa marito, e la storia di Mario mi piace molto. Ad una TV locale ho visto la cerimonia nella quale gli è stata assegnata la cittadinanza italiana, proprio il 12 agosto a seguito della sua adozione e del compimento del suo diciottesimo compleanno.
    Mi hanno colpito molto i genitori affidatari, anzi adesso genitori e basta, di Mario, mi è piaciuta la loro normalità!
    Poi la mamma alla fine della cerimonia ha augurato che il lieto fine successo al suo Mario possa essere d'esempio per chi come lui viene considerato straniero, quando in pratica non lo è. Ha accennato alle grosse difficoltà che hanno duvuto superare dovute al fatto che lui era italiano e si augura che queste situazioni non accadano a nessun altro.
    L'amaro in bocca di questa storia è che se Mario non fosse diventato il campione che è oggi chissà se l'adozione e la cittadinanza sarebbero arrivate?
    Su queste situazioni i diretti responsabili dovrebbero riflettere molto per capire e per migliorare.

    Ma noi cosa possiamo fare? praticamente, intendo, per mettere l'attenzione di chi di dovere su queste tematiche?

    Vi rivelo anche un segreto: mi piacerebbe tantissimo sentire dalla mamma di Mario la loro storia, sapete se ne sentono tante di storia di affido andate male ma pochissime finite bene perchè ok c'è bisogno di essere pronti al peggio, è vero, ma è importate avere sempre la speranza che le cose possano, anche attraverso tante difficoltà, alla fine andare bene.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Perdonatemi, non è polemica ma una semplice precisazione perchè, altrimenti, non si capisce mai cos'è esattamente un affido.
    Questa storia, è semplicemente una bellissima storia ma, se l'analizziamo tecnicamente, non si può affatto dire che si tratti di un affido ben riuscito. Semmai, si dovrebbe parlare di un decreto di adottabilità mai emesso che invece pareva oltre che legittimo anche auspicabile e se fosse stato emesso all'inizio della storia di Mario, forse non sarebbe nemmeno cresciuto nella famiglia di cui oggi è un felice membro.
    Questa storia a lieto fine, secondo me, deve essere goduta per la gioiosa conclusione ma, sicuramente rappresenta l'esatto contrario di come dovrebbero andare le cose.
    Come vedete, non vi ho contraddette; forse, ho solo rimesso le cose al loro posto.
    Potremmo definirla una meravigliosa brutta storia.:face-smile:

    imho!

    Sandro.

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      CommentAuthorjappale
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Sandro, in termini tecnici, hai proprio ragione!
    Il fatto di definirla andata a buon fine era solo relativo al fatto che Mario ha trovato una famiglia che lo amasse e nella quale potesse crescere.
    Concordo con il resto!

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      CommentAuthorSara B.
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Le tue precisazioni Sandro sono giustissime e mi associo alle considerazioni di Ale.
    Naturale che le storia, pur nella sua bella conclusione, metta in luce difficoltà e problemi. E il dubbio che una svolta alla vicenda sia stata data dall'esplosione di Mario nel mondo del calcio è vivo.
    Mi piace considerarla una bella storia di solidarietà, amore, integrazione.
    E speriamo che Mario, oltre a fare vincere l'Inter, aiuti la Nazionale a vincere i mondiali in Sudafrica tra 2 anni! :face-smile:

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      CommentAuthorDimitri
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Ciao,
    quello che dice Sandro è corretto. Se ci concentriamo su cosa dovrebbe essere l’affido, così come scritto sulle norme, non c’è dubbio che le cose stiano proprio così. Però ci sono almeno altri due modi di vedere le cose. La prima riguarda l’affido per come è diventato nella sua applicazione. Tutte o quasi le esperienze di affido che conosco, compresa la mia, non hanno niente a che vedere con quello che dicono le norme in materia. Quasi sempre si tratta di affidi che si prolungano ben oltre i tempi previsti e difficilmente si concludono con il rientro nella famiglia d’origine.
    Il secondo modo di valutare è quello che ha utilizzato Jappale, e cioè badando al risultato ottenuto.
    Se guardiamo le cose da questi due punti di vista mi sembra che si possa ben dire che si tratta di un affido andato a buon fine. Parte della complessità di questo istituto sta anche in queste ambiguità e discrepanze tra la teoria e la pratica.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Ciao Dimitri. Sono quasi convinto che hai ragione.
    Dico quasi perchè credo che molte volte i giudici non abbiano quella necessaria determinazione e rapidità nel valutare i casi e spesso, sopperiscono alla inadeguatezza del sistema, prolungando gli affidi, in sostanza, danneggiando i minori stessi. Questo non è il massimo per un bambino che invece, potrebbe avere una sua famiglia adottiva fin da subito, risparmiandosi, forse, tanti bei problemoni. Avere un bimbo in affido significa comunque mantenerlo in una sorta di sospensione tra due famiglie e se questa strana situazione lo accompagna per tutta l'infanzia e l'adolescenza, non è mica raro che poi, ne possano subire danni psicologici e comportamentali.
    Però, hai ragione tu nel sostenere che questa è diventata la prassi che io definirei, una colpevole prassi. Sta succedendo anche a me...

    Ciao a tutti.

    Sandro.

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      CommentAuthorDimitri
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Esatto, aggiungo soltanto che spesso i giudici non hanno in mano relazioni sufficientemente "coraggiose" per poter prendere decisioni più definitive. E' anche vero, però, che anche i servizi hanno davvero pochi strumenti a disposizione per poter analizzare come si dovrebbe ciascuno dei casi che gli viene prospettato.

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      CommentAuthorlauraccia
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Io avrei una domanda...
    Mettiamoo che dopo 10 anni di affido la madre di Mario lo avesse rivoluto con se e fosse stata giudicata capace di allevare suo figlio,ma lui avesse detto che voleva restare con i genitori affidatari. Cosa sarebbe successo?

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime5 Sep 2008
     

    Tutto da valutare a cura del giudice! Molto dipende dall'età del minore perchè, mi pare dopo i 14 anni, il giudice ha il dovere di ascoltare i suoi desideri e, a discrezione sempre del giudice, questo può avvenire anche prima se il ragazzo dimostra la cosidetta "capacità di discernimento" che vuol dire tutto e niente. Comunque, non è detto che torni alla famiglia di origine.
    sandro.

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime6 Sep 2008
     

    Già, tutto in mano al giudice. E' proprio lui infatti che ha il più grande potere nel momento in cui è coinvolto in un affidamento.
    Come molti di voi sapranno, la legge prevede che la durata massima per una affidamento sia di 2 anni. Ma quanti di noi conoscono affidi lunghissimi, trasformati spesso in vere e proprie adozioni ?? Ce ne sono tantissimi. E questo è possibile perché i giudici hanno il poter di andare oltre le norme stabilite dalla legge, se queste non sono sufficienti per l'interesse totale del bambino. Ed è ecco che dopo due anni un giudice può emettere sentenza e prolungare l'affidamento per un altro periodo, e così via, proprio come è successo a Mario.
    Il giudice ha il dovere di ascoltare il bambino, obbligatoriamente dopo una certa età (non ricordo se in realtà siano 12 gli anni), ma può comunque farlo anche se il bambino è più piccolo. Questo naturalmente per tutelarlo ancora di più.
    Naturalmente la storia di Mario è una delle tante storie che dimostrano alcune lacune dell'affidamento, ma allo stesso tempo rispecchia la forza delle tante famiglie che vanno avanti per il bambino stesso, nonostante le difficoltà, nonostante la carenza di supporto...
    Certo, è una storia a lieto fine, ed anche se la sua attuale posizione lo ha favorito per questa adozione, beh, dopo quello in cui è passato, credo che sia per lui un gran bel riscatto.

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime13 Oct 2008
     

    Ecco un nuovo articolo comparso sul Corriere di ieri. L'altra faccia della medaglia, che conferma la complessità dell'istituto dell'affido.

    «GLI ABBIAMO SEMPRE VOLUTO BENE, VORREMMO PIÙ AFFETTO DA LUI»
    «Balotelli, il figlio campione che si è dimenticato di noi»
    I genitori naturali: «Siamo immigrati nell'88, eravamo poveri, per questo l'abbiamo dato in adozione»

    DAL NOSTRO INVIATO
    BAGNOLO MELLA (Brescia) — Quando Mario Balotelli fece la sua comparsa sul palcoscenico del calcio nazionale, tifosi e appassionati rimasero stupiti dalle gesta del ragazzino. Più grande di tutti fu lo stupore di Thomas Barwuah, immigrato ghanese residente a Bagnolo Mella. Che di Mario è il padre naturale. «Non sapevo nemmeno che avesse cambiato il suo vero cognome con quello della famiglia cui era stato affidato», dice ora con l'amarezza dipinta sul volto. L'altra faccia della favola sportiva di Mario Balotelli, esploso nell'Inter e prossimo all'esordio nella nazionale maggiore sono i volti di papà Thomas e di mamma Rose. I veri genitori del calciatore sono sempre rimasti nell'ombra; escono allo scoperto per la prima volta perché si sentono feriti da alcune frasi rilasciate alla stampa dal loro Mario: «Con mio fratello e le mie sorelle vado d'accordo, ci sentiamo spesso. Ma con i miei veri genitori non ho grandi rapporti. Mi hanno dato via quando ero piccolo» è il senso delle dichiarazioni.

    «Ecco, vorremmo dire a Mario che gli abbiamo sempre voluto bene — è il loro sfogo —, che abbiamo enorme gratitudine per la famiglia Balotelli che lo ha cresciuto. Ma vorremmo avesse anche con noi un rapporto di affetto. E soprattutto non abbiamo "dato via" nostro figlio; le cose sono andate in un modo che forse nemmeno Mario sa». Eccola, allora, la storia vista dalla famiglia Barwuah, di cui oltre papà e mamma fanno parte Abigal, figlia ventenne dal viso incantevole, Enock, che già si fa valere sui campi di calcio giovanili (ma tifa Milan) e la piccola Angel. La raccontano dal salotto della loro casetta, lontana dallo sfarzo in cui si muove un calciatore di serie A. La tv rimanda le immagini di Italia-Israele under 21, ferme sullo zero a zero: ci vorrebbe proprio Mario, per sbloccare il risultato, ma è rimasto in tribuna perché ha l'influenza. «Io e mia moglie — attacca papà Thomas — siamo arrivati in Italia alla fine degli anni Ottanta, nel 1988, Palermo è stata la nostra prima tappa. Lì è nato Mario ma fin dalla nascita gli hanno diagnosticato una malformazione all'intestino: è rimasto in ospedale per tutto il suo primo anno di vita ed è stato operato».

    Quando i guai fisici del futuro campione volgono al meglio, la famiglia si sposta a Bagnolo Mella, dove c'è più lavoro, ma il problema è trovar casa. «Vivevamo con un'altra famiglia africana in un monolocale — stavolta è Rose a ricordare — umido e pieno di muffa. Andai dagli assistenti sociali, feci presente che avevo un bimbo malato. Case per noi non ce n'erano; in compenso, avendo saputo che avevo un bimbo malato, mi dissero che sarebbe stato meglio affidare Mario a qualche famiglia della zona. Furono gli assistenti stessi a indicarci i signori Balotelli». È stato così che le strade del futuro bomber e della sua famiglia d'origine si sono divise. Divise per modo di dire, perché Bagnolo e Brescia, dove Mario va ad abitare, distano solo una dozzina di chilometri. E da lì in avanti più nessun rapporto? «Ma no, io lo sentivo spesso — racconta Thomas Barwuah — lo portavo a casa nei fine settimana, lo facevo stare con i suoi fratelli. Poi le cose sono cambiate col passare degli anni. I rapporti si sono fatti più freddi, dovevo andare a vederlo giocare a calcio quasi di nascosto, mi sembrava che ci tenesse a distanza. Anche adesso lui parla tranquillamente con le sorelle e i fratelli ma con noi molto meno».

    Ed è questa la spina nel cuore di Thomas e Rose: «Non ci interessa che adesso sia famoso e non stiamo certo cercando soldi: quelli che abbiamo per fortuna ci bastano e se Mario si presentasse a mani vuote sulla porta di casa nostra, lo riprenderemmo con noi. Desideriamo solo che si ricordi che anche noi siamo i suoi genitori». Una vocazione che sembra non essere venuta meno soprattutto in mamma Rose. Prima dei saluti strappa una promessa: «Dite all'allenatore dell'Inter, il signor Mourinho, che tratti Mario come fosse suo figlio. Lui ne ha bisogno».

    Claudio Del Frate
    12 ottobre 2008(ultima modifica: 13 ottobre 2008)

  1.  

    Ciao Sandro, sono d'accordo anche io con Dimitri. Noi sappiamo bene che di affidi sine die ce ne sono a bizzeffe, un po' per i giudici, un po' per i servizi, un po' per la normativa sull'affido che, a mio avviso, va rivista perchè non possiamo non tenere conto che l'affido così come è stato pensato oggi non ha senso. Eccetto i casi di affido intrafamiliare o consensuale l'affidamento familiare è davvero molto difficile da applicare così come la legge sancisce.
    I tecnici sanno benissimo che salvo alcuni casi particolari, molti affidamenti non potranno essere risolti in due anni.
    Così come in passato molti bambini sottratti alle famiglie patologiche venivano messi negli istituti e lasciati lì fino alla maggiore età, lo stesso avviene spesso adesso con i bambini collocati presso le famiglie affidatarie.
    Per le relazioni, sì talvolta non sono sufficientemente coraggiose, esaustive, troppo spesso però i Giudici demandano ai servizi ciò che è in loro potere, ossia decidere.

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime13 Oct 2008
     

    Ciao Margherita e buona sera a tutti.
    E' paradossale leggere tutti gli interventi precedenti e dover dire: caspita! Abbiamo tutti ragione!
    Ma allora, dove sta la spiegazione di tutto ciò? Perchè un affido diventa con così grande disinvoltura un'adozione e quasi mai si conclude come un vero affido, quando tutti sappiamo alla perfezione che nella pura teoria, sono due cose totalmente differenti? Tempo fa parlai di fallimento della mission dell'affidatario! Sbagliavo! Sbagliavo sapendo di sbagliare ed attribuivo all'affidatario colpe non sue.
    E' da tempo che rinnovo questo pensiero e provo a riproporlo a tutti voi: concedo ai servizi sociali tutte le attenuanti relative alla carenza di personale ed alla gran mole di situazioni da gestire però, credo che la responsabilità di tutto ciò ricada proprio nelle loro competenze.
    L'affido familiare è visto ormai da tutti, servizi compresi, come un atto d'amore verso un minore disagiato. Io rifiuto con serena fermezza questa tesi! Quello di cui ho appena fatto cenno, non è affido, bensì adozione.
    L'affido è un lavoro d'equipe tra servizi e famiglie affidataria e d'origine, per dare supporto a queste ultime ed aiutarle a ricostruire le condizioni per riunire il proprio nucleo familiare. Questa si che mi piace come tesi.
    Perchè sia onorata in modo compiuto e sistematico, è necessario che tutti ci rimbocchiamo le maniche e, oltre a dare tutto ciò che abbiamo da dare al minore, dobbiamo fare altrettanto per sostenere la sua famiglia.

    Anche a me piacciono i bei risultati di famiglie affidatarie che salvano un bimbo adottandolo ma non accetterò mai questa come giusta consuetudine.

    IO CREDO FORTEMENTE CHE, SE UNA COPPIA DI GENITORI NON SI SIA MACCHIATA DI COLPE GRAVISSIME NEI CONFRONTI DEI PROPRI FIGLI (NEL QUAL CASO SI TRATTEREBBE DI ADOZIONE), IN TUTTI GLI ALTRI CASI, SIA IL BAMBINO CHE I SUOI GENITORI, HANNO IL DIRITTO A PROSEGUIRE INSIEME IL LORO CAMMINO.

    Chiudo dicendo che, sfido chiunque di voi a raccontarmi fatti reali di cui siete a conoscenza, di aiuti effettivi offerti ai genitori naturali. Troppe volte ho sentito rispondermi che sono loro a NON VOLER essere aiutati. Forse non sono educati a questo e devono essere condotti con le giuste maniere, verso la strada giusta.

    Scusatemi ma io e mia moglie, abbiamo fatto domanda per diventare esclusivamente famiglia affidataria, perchè credevamo e crediamo ancora oggi all'affido come sopra ve l'ho descritto. Le varie eccezioni che possono finire con l'adozione, per me sono e devono rimanere eccezioni e per questo lotterò con tutte le mie forze.

    IMHO, Sandro.

    Ciao.

  2.  

    Riprendo la tua frase Sandro

    IO CREDO FORTEMENTE CHE, SE UNA COPPIA DI GENITORI NON SI SIA MACCHIATA DI COLPE GRAVISSIME NEI CONFRONTI DEI PROPRI FIGLI (NEL QUAL CASO SI TRATTEREBBE DI ADOZIONE), IN TUTTI GLI ALTRI CASI, SIA IL BAMBINO CHE I SUOI GENITORI, HANNO IL DIRITTO A PROSEGUIRE INSIEME IL LORO CAMMINO.

    per esprimere quel che penso.
    Non credo che si possa vedere l'aiuto ad un bambino come bianco o nero. Non ci sono solo due verità, ci sono tante, tantissime sfumature.
    In primis l'affetto che nel bambino in affidamento può scaturire verso quella coppia di affidatari. Come si può strapparlo a degli affetti dopo anni, fossero anche due soli, ed in un certo modo punirlo per essersi fidato, per aver dato amore, per averne chiesto?
    Parli di lavoro di equipe. Ma in quale direzione dovrebbe essere fatto questo lavoro? Secondo me in primo luogo bisognerebbe lavorare perche' il bambino cresca bene, con amore, e da adulto non faccia troppi errori, specie quelli che ha imparato vivendo con i propri genitori.
    Mi permetto di dissentire sul fatto che una situazione o è adozione o è affidamento.
    Ci sono dei casi, ne ho conosciuti tanti, dove i genitori non ce la fanno ad essere genitori, pur essendo brave persone o non avendo commesso chissà quali colpe. Per questo deve pagare il bambino? In questi casi, l'esempio che viviamo tramite Cris potrebbe rientrare fra questi, credo sia giusto dare una protezione maggiore al bambino tenendolo in una situazione protetta di accudimento e di amore, ma parimenti fargli continuare a frequentare la madre perchè è pur sempre sua madre e a modo loro si vogliono bene ... quindi non adozione, quindi non affidamento dove si preveda un rientro, ma un affido sine die.
    Potrei portarti decine di esempi, ognuno con le sue motivazioni, di bambini che abbiamo avuto noi, dove con i servizi e/o il tribunale è stato deciso per un
    prolungamento sine die dell'affido.
    Purtroppo posso anche portarti tanti esempi di affidi "finiti bene", ovvero con il rientro in famiglia del ragazzo ... senza che però si possa dire "bene" perchè precipitati nuovamente in situazioni di forte e grave disagio.
    Altra considerazione: tu parli di "coppia di genitori" ... ma nei casi in affido non si parla quasi mai di "coppia di genitori". A volte non c'è nemmeno una vera e propria separazione perchè non c'è mai stata una coppia, ma solo una mamma ed un babbo biologici ... uno da una parte ed uno dall'altra, magari con compagni nuovi e che spesso vengono cambiati. Magari una mamma debole che lascia che il suo nuovo compagno si permetta, magari dopo averlo visto solo una o due volte (mi sto riferendo a casi concreti vissuti in prima persona) di brontolarlo o magari minacciarlo ... con una madre che non interviene o che prende le difese del compagno ... da qui la non volontà del ragazzo di intraprendere un cammino verso la madre perchè dall'altra parte trova amore e tranquillità, pur volendo bene a sua madre e pur volendo mantenere (come dichiarato recentemente in tribunale) un rapporto con lei.
    Spesso parliamo di genitori, ma dovremmo dire "il genitore", perchè nella maggior parte delle casisitiche uno dei due, solitamente il padre, è scappato o è in galera o non vuole essere coinvolto nella crescita del figlio.
    Ancora ... in una famiglia non ci sono due (quando ci sono) genitori, ma un contesto familiare. Talvolta capita che i genitori potrebbero essere dei bravi genitori, ma i nonni (e non si parla di vecchini di 70 anni, ma spesso di persone sui 40/45 anni perchè in certe famiglie restare in stato interessante a 16 anni è cosa normale, anzi se a 18/19 anni non hai un figlio pensano che tu abbia dei problemi) a volte influiscono pesantemente su certe dinamiche (ma non solo i nonni ... certe famiglie sono piuttosto numerose e spesso taluni zii sono più negativi dei genitori).
    Inoltre ... si inizia un percorso di affido, magari dopo aver provato altre strade, senza sapere dove si andrà a finire. Il cammino può anche essere iniziato con le più rosee aspettative e nella convinzione di un recupero della coppia di genitori con un reinserimento del bambino nella famiglia di origine, ma durante questo cammino ci si può accorgere che quella strada non è percorribile.
    Allora ci si sposta (sempre che non ci sia la necessità e/o l'intenzione di far comunque stare il bambino in contatto con almeno un membro della sua famiglia per le raginio sopra espsote) verso l'adozione ... MA ... c'è una grossa incongnita, che oggigiorno è diventata, ahimè, una certezza: quando una coppia si avvicina all'adozione non vuole un bambino o un ragazzo di 12/13/14 anni ... ma vuole un piccolino ... per le ragioni che tutti possiamo immaginare legate ad un discorso un pò egoistico ... e nessuno vuole un ragazzo già grande, che ha avuto un passato burrascoso, un'affidamento e magari una serie di case famiglia.
    In tanti casi la coppia affidataria non può essere anche coppia adottiva, mancando dei requisiti (a parte l'adozione speciale e quella inc asi particolari) e quindi si pensa all'adozine presso un'altra famiglia. Ora dico ... come prenderebbe un ragazzo preadolescente o adolescente una simile decisione?
    Infine ... quando i bambini sono già grandicelli vengono ascoltati dai giudici che fanno di tutto per cercare una soluzione il più possibile vicina alle richieste del bambino/ragazzo.

    ragazzi grandi che nessuno vuole

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      CommentAuthorsandro
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Ciao Riccardo! Faccio solo un breve passaggio per mancanza di tempo ma prometto che ci tornerò.
    Per ora voglio solo dire questo: Tutto il tuo intervento non ha un punto in cui si possa dire che stai sbagliando. Tutto quello che dici è la realtà dei fatti e non c'è un solo dettaglio che stoni e purtroppo, tutto questo non fa che alimentare ancor di più la mia convinzione. In oltre 50 righe di testo, non trovo neanche un cenno ad un caso di affido finito positivamente. C'è sempre un ma o un però. Qualcosa per me non gira nel verso giusto oppure, sono solo un sognatore che ancora crede che il primo diritto di ogni bambino è quello di avere due genitori, possibilmente i suoi...
    Se ci fosse qualche episodio incoraggiante, finito bene, accetterei questo stato di cose ma, la totale assenza di successi, mi rattrista tantissimo, ha il sapore della sconfitta.
    Un ultimo inciso: non sono molto convinto che la tua affermazione "e da adulto non faccia troppi errori, specie quelli che ha imparato vivendo con i propri genitori." sia la cosa migliore per impostare la relazione con un minore. Non mi fraintendere, sto solo dicendo che, se ci preoccupiamo troppo che il bambino non commetta gli errori imparati in famiglia, rischiamo di distruggere la sua stessa identità. Forse è meglio vivere con lui mostrando ciò che noi siamo senza confronti con la sua famiglia e lasciarlo poi libero di fare le sue scelte da grande. Se saremo stati convincenti con il nostro "esempio", credo non ci sia troppo da preoccuparsi. Se poi commetterà qualche errore, sarà nostro compito accettarlo senza sentirci in colpa.
    Tutto questo però è fuori tema con quanto stavamo dicendo. Io resto fermo nella mia opinione che, se si facesse qualcosa in più per le famiglie d'origine (visto che per me non si fa proprio nulla, almeno dalle mie parti siamo allo zero totale), molti casi potrebbero concludersi felicemente. Magari non avremo generato medici, ingegneri o scienziati ma, uomini padroni della propria dignità ed identità, sicuramente! Almeno io questo sogno continuo a volerlo alimentare. Altri tipi di ragionamenti mi danno il sapore della rinuncia, della sconfitta e della rassegnazione.

    Ciò che ho detto non scaturisce dall'esperienza per cui, forse tra qualche anno cambierò idea e magari la penserò come te ma, per ora, questi sono i miei sentimenti; quelli che mi hanno guidato fin ora in questo percorso.

    ...alla faccia del breve passaggio...:face-devil-grin:

    Ciao a presto.

    Sandro.

  3.  

    E' bello confrantarsi, pur anche nella diversità di opinioni.

    Voglio solo chiarire alcune cose:

    Casi felicemente finiti ne abbiamo avuti, dove per felicemente si parla di un rientro in famiglia ... se questa sia stata cosa buona o meno è tutto da vedere o dimostrae, ma diversi sono stati i bambini riaccompagnati dai genitori e dove i servizi avevano lavorato o provato a lavorare.
    Non sono tantissimi perchè i servizi sociali si rivolgono a noi quando ci sono già grandi problemi e magari affidi o adozioni fallite, dove già in partenza si sa che raramente potranno fare rientro in famiglia.

    Quando scrivo e da adulto non faccia troppi errori, specie quelli che ha imparato vivendo con i propri genitori ... prima ho scritto
    Secondo me in primo luogo bisognerebbe lavorare perche' il bambino cresca bene, con amore Punto principale ... bene e con amore
    Cercando anche di evitare che non faccia gli stessi errori dei genitori ... e qui mi riferisco non al tipo di lavoro o al modo di vestire o alle esperienze con lo spinello, ma al modo di vita: spaccio, prosituzione, pedofilia, furti e rapine.
    Cerchiamo di insegnare loro che comunque se i genitori hanno sbagliato non sono cattivi, ma che comunque, loro malgrado, hanno fatto cose che non vanno bene e che la scelta di farle è stata loro ... ed insegniamo ai ragazzi a rifiutare a priori certi comportamenti estremi (quelli che seplicemente avevo chiamato "errori").

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Mannaggia al tempo!
    Concordo che il dialogo è possibile sempre, anche nella diversità di opinione, basta rispettarsi e non esiste alcun problema, anzi, grazie Riccardo per l'aiuto alla riflessione che mi offri.
    Forse la tua è una realtà sostanzialmente diversa da quella di una comune famiglia affidataria ed è per questo che, certe cose assumono valori diversi. Quando un minore arriva in strutture come la tua, ha già un vissuto tosto e spesso carico di precedenti fallimenti mentre, ponendolo solo come esempio, il bimbo che io ho in affido, non ha elementi così estremi o perlomeno, non così gravi come quelli dei ragazzi che ospiti tu. Per questo, quando parliamo di "errori dei genitori", quelli che tu sei costretto ad affrontare sono ovviamente altra cosa rispetto ai miei.
    La dove tu devi affrontare un problema di prostituzione ad esempio, io magari devo affrontarne uno di scarsa stimolazione linguistica che ha portato il piccolo F. ad avere necessità di terapia logopedica.
    Come vedi, sono pianeti diversi e magari riflettendo su questo, si può capire meglio cosa intendo. Per me, casi come il mio, dovrebbero avere una percentuale di successo altissima ed invece, già per F. si parla di sine-die e forse anche di adozione.
    Questo non lo ritengo giusto perchè sono convinto che la sua mamma "c'è" e, se adeguatamente aiutata, può farcela.Nel tempo di 8 mesi da quando sono iniziati gli affidi dei suoi figli, però, per lei nulla è stato ancora fatto e lei, ovviamente, non avendo una guida adeguata, continua a sbagliare per "necessità".
    In casi come questo, penso che uno sforzo in più sarebbe quanto meno doveroso tentarlo, non credi anche tu?

    Ciao, Sandro.

  4.  

    Certo che è così Sandro.
    Purtroppo spesso viene cercata la soluzione più facile:
    adozione piuttosto che affido visto che la prima non costa e la seconda si, ma anche perchè nell'affido tutto è sempre in continua discussione e può cambiare, mentre con l'adozine i servizi possono dire "capitolo chiuso" e liberarsi di un faldone.
    Inoltre aiutare i genitori vuol dire mettere in campo altre risorse che spesso i comuni non vogliono utilizzare ... per i minori sono obbligati, ma per gli adulti non lo sarebbero (uso il condizionale perchè certamente lo sono, ma solo moralmente, solo ... e solo è certo un eufemismo ... per aiutare il bambino).
    Inoltre facendo rientrare un bimbo in casa, la situazione avrebbe comunque, almeno per qualche tempo, di un continuo monitoraggio ... cosa che non accadrebbe in caso di affido sine die o adozione.

    Siamo sempre lì con i conti ... poche risorse messe in campo.

    •  
      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    sfido chiunque di voi a raccontarmi fatti reali di cui siete a conoscenza, di aiuti effettivi offerti ai genitori naturali.

    Velocemente perchè sono un po' di corsa anch'io oggi.
    Alla mamma naturale del mio cucciolo sono stati offerti e attivati una valanga di aiuti. Oltre ad essere affiancata da una persona splendida che l'ha supportata in tutto quello che poteva e oltre.
    Non è bastato.
    Non aggiungo altro: era solo per dire che a volte gli aiuti ci sono, ma le persone, i destinatari non sono in grado di prenderli e questa non è una "colpa": è solo la loro storia che non glielo permette.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Sono felice Piripilla che da qualche parte le cose vadano così bene. La mia era ovviamente una esagerazione per sottolineare una carenza. I risultati, ovviamente, non sono mai scontati ma almeno un ha tentato! Aggiungo solo una cosa. Quando parlo di fare di più, non mi riferisco solo ai servizi sociali ai quali deve rimanere la gestione della situazione ma, penso anche alle famiglie affidatarie, alle associazioni ed a tutte quelle risorse sociali che potrebbero essere messe in gioco in questo importante progetto. L'affido è un progetto molto ardito ed è giustificato da profonde riflessioni sui diritti dell'infanzia. Per questo credo che nessuna risorsa deve essere sprecata e forse, ciò che realmente manca, è una effettiva guida perchè magari nel territorio ci sono delle opportunità che potrebbero realmente fare la differenza.
    Certo, se aspettiamo che i serv. soc., con le poche risorse che hanno, possano risolvere tutto loro, il fallimento è quasi una certezza.

    Come vedi Piripilla, Io sono un sognatore ma, mi piacerebbe davvero che ogni tanto qualche sogno si possa realizzare per quei cuccioli a cui ci rivolgiamo.

    sandro

  5.  

    Le Associazioni ... è dal 2000 ufficiosamente e dal 9 gennaio 2004 che abbiamo presentato un progetto di ristrutturazione della sede per farne, fra le altre cose, un centro diurno e di ascolto, adatto anche ad incontri con le famiglie come più volte chiesto dal Tribunale dei Minori.
    Costo per il comune pari a zero, solo finanziamento privato ... dal 9 gennaio 2004!!! Ancora in alto mare.
    Ci sono certi comuni che hanno l'arroganza di dire "sappiamo noi come dobbiamo fare e solo noi abbiamo la verità in tasca ... quindi non abbiamo bisogno di nessuno!!!"

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Però mi conforta sapere che la tua esperienza, porta a conclusioni simili alle mie. Nell'associazionismo, ci sono anche eccellenze professionali messe in campo da specialisti del settore che, prima di essere operatori, sono esseri umani che si muovono anche socialmente. Nella onlus che stiamo mettendo in piedi, tra i nostri ranghi annoveriamo anche una a.s. ed una psicologa operanti in un consultorio del nostro territorio.

    ...è un pochino il nostro fiore all'occhiello, la prova che se si vuole, il dialogo ci può essere...

    Ciao.

  6.  

    Hai detto bene ... se si vuole.
    Noi lo cerchiamo con i nostri servizi, da sempre, ma c'è un muro costante.
    E non siamo noi a non essere inclini al dialogo perchè con altri servizi del nord c'è un continuo e collaborativo confronto.
    Purtroppo nella nsotra città ciò che non è emanazione di un certo credo politico (e non non siamo politicizzati) ... è carta straccia ... è solo qualcosa di rognoso.
    Ho capito che per molti non è importante cosa fai, ma cosa ci guadagni nel farlo.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Non mollare Riccardo, vedrai che prima o poi, le cose cambieranno per forza. L'importante è essere sempre pronti.

    In bocca al lupo... solo che sto povero lupo prima o poi schiatta veramente!!!:face-devil-grin:

    Ciao a stasera........ diciamo sul tardino va!

    Bye

  7.  

    Non preoccuparti Sandro.
    Io non mollo mai!!!

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime14 Oct 2008
     

    Leggo solo adesso...e dico solo che nel nostro caso non si è mai parlato di affido sine-die...ma non era questo l'argomento e quindi non è importante. E'solo per essere precisi.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime17 Oct 2008
     

    Sandro, quello che tu dici mi convince sempre meno. Mi spiego...è molto bello pensare di poter aiutare tutti quanti, bambini e adulti, genitori e figli, ma è pura utopia. Tu dici quella frase , ripresa anche da Riccardo, sul fatto che solo genitori che si siano macchiati di colpe gravi, non hanno diritto di proseguire il loro cammino con i loro figli...e io non voglio sindacare su questo. Penso solo che se questo pensiero fosse applicato al nostro caso, dove nessuna mamma si è macchiata di nessuna colpa, la nostra bimba finirebbe proprio male e mi auguro che questo non succeda.
    Sai cosa c'è ? Che fintanto che ci si da da fare per dare infinite possibilità a questi genitori, dall'altra parte ci sono bambini che subiscono irrimediabilmente.
    Scusa , il mio è più che altro uno sfogo per la mia situazione

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime17 Oct 2008
     

    Ciao Cris, t'ho beccata al volo!:face-smile:

    Comprendo benissimo il tuo discorso e la rabbia che provi in questo momento per la tua situazione. T'invito però a rileggere il mio discorso, "staccando la spina" cioè, in modo asettico e distaccato. Si potrebbe partire da molti aspetti, quello emotivo, quello giuridico o quello sociale ma, se ci poniamo ad un metro e venti di altezza, come diceva l'amico Fabrizio Pedron, non sono convinto che tutti i bambini allontanati dalla propria famiglia, siano felici di questo evento. E' difficile da spiegare ma, ci dovremmo chiedere qual'è il vero bisogno di questi bambini. Noi valutiamo le situazioni con il metro della nostra "normalità" ma chi ci dice che per loro il metro sia lo stesso? Molte volte ho visto allontanare bambini dalla propria famiglia per semplice indigenza; la legge dice che questo è vietato, per l'indigenza, dovrebbero essere attivati strumenti anche economici di sostegno prima di arrivare all'allontanamento.
    Ho poco tempo per approfondire e quel che ho detto è solo qualche esempio per far capire cosa intendo ma se ne potrebbero fare a decine.
    Noi adulti, abbiamo la tendenza ad imporre sul prossimo la nostra visione delle cose ma, restando all'interno del lecito (quindi esclusi gli abusi, le violenze, la prostituzione ecc.ecc.), perchè non riusciamo a lasciare ognuno nelle proprie convinzioni? Ma soprattutto, perchè non ascoltiamo veramente il "superiore interesse del minore", quello suo, non quello che noi adulti trasponiamo per nostra convinzione che ciò che il bimbo dice è sbagliato?

    Perdonatemi! Il discorso è ovviamente molto più complesso ma spero almeno di aver reso chiara l'idea.

    Ciao, Sandro.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime17 Oct 2008
     

    Sandro, tu dici cose molto belle e giuste, ...però questi bambini, la cui normalità tu dici essere diversa dalla nostra, sono bambini che vivono nella NOSTRA realtà,che frequentano le scuole dei NOSTRI figli, che giocano con loro, che si confrontano con loro.
    Bimbi, che un giorno saranno a loro volta genitori, che dovranno affrontare il mondo del lavoro, il NOSTRO mondo.
    La loro realtà è l'unica che conoscono e alla quale si adattano , credendo di essere felici, perchè non ne conoscono altre.
    La mamma della nostra bimba, è stata a sua volta figlia in una famiglia "diversa" dalle altre; dice di non volere che il suo destino si ripeta in sua figlia, ma come può impedirlo, se lei stessa in più di trent'anni non è riuscita a sfuggirvi? Dovrà rassegnarsi al fatto che altre persone la aiutino a cambiare questo destino, occupandosi della bimba, fin quando sarà necessario....

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    Ciao Cris. Non condivido il tuo pensiero. Quando parliamo di loro, mi chiedo chi sono per noi questi fantomatici "loro"! Se viviamo nella stessa società, dovremmo dire esclusivamente "noi", uno di "noi". Ho una carissima amica, lei è un ingegnere, donna bellissima e molto curata. Ha due figli veramente meravigliosi, solari, socievoli e molto sereni. "Loro" hanno solo un problema, siccome vengono dalla Tanzania, non è affatto vero che che fruiscono dei nostri stessi privilegi e per questo, la mia amica Anna, per campare, ha dovuto fare la badante e la donna delle pulizie per almeno 13 o 14 ore al giorno e, non avendo il marito qui con lei, ha rischiato ogni istante che le togliessero i figli. Mi dispiace Cris, non sarebbe stato affatto giusto! Oggi, a distanza di molti anni e grazie ad una rete di amici che l'hanno sostenuta, Anna è riuscita ad avere per se e per i suoi due figli, una vita dignitosa, sana e rispettosa del prossimo. Purtroppo, a nessuno è fregato un granchè che lei si consumasse giorno per giorno in lavori che la sfinivano fin nelle ossa e forse, è stato meglio così! Forse non si sono accorti della loro presenza ed Anna ce l'ha fatta! In base al tuo discorso, sempre che io lo abbia ben capito, i due figli di Anna, visto che le loro prospettive di vita stando con la loro mamma si riducevano radicalmente, sarebbe stato bene che fossero stati dati in affido. E per quale motivo? Ogni giorno, in giro per le vie della mia città, vedo vagabondare derelitti umani non più vecchi di 13 o 14 anni e sono sempre loro, i figli dei nostri vicini di casa, i figli dei nostri negozianti, medici, ingegneri ma anche operai, muratori ed insegnanti. Non è forse così? Pensaci un attimo, quanti ne conosci tu stessa? Chi è abituato a soffrire ed a lottare, se opportunamente sostenuto, ce la fa! Ne sono convinto al 100%. Ma questa è solo la mia opinione...:face-smile:

    Ciao, sandro.

  8.  

    Ciao...
    Mi intrometto timidamente in questo dibattito...
    Cris in effetti ci sono tanti bimbi figli di famiglie meno fortunate da ogni punto di vista e tanti bimbi con genitori poco efficaci, ma non per questo vengono dati in affido....
    Sradicare un figlio dai genitori naturali è un dolore grande, una sofferenza, un trauma per il bimbo e per il genitore e ci devono essere motivazioni davvero valide perchè ciò avvenga...

    Forse la bimba di cui tu ti prendi cura non è ritenuta un caso di questi...e forse per star bene ha bisogno di stare con la propria madre, sebbene sia un pò depressa e bisognosa di aiuto....
    Forse bisognerebbe supportarle e aiutarle di più da diversi punti di vista (educativo, psicologico, relazionale), non necessariamente dividerle....Forse dividerle potrebbe peggiorare la situazione già difficile...

    Non conosco abbastanza il caso per potermi esprimere precisamente ma è certo che non tutti i casi difficili hanno bisogno di affido vero e proprio, altrimenti sarebbe uno sfacelo...

    Spesso i casi hanno bisogno di più aiuti, fiducia, collaborazioni, guide....e troppo spesso non ne ricevono abbastanza...

    Buonanotte,
    Cristina

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    Scusate, forse non era proprio il caso che io portassi come esempio il caso della nostra bimba in questo argomento. In effetti è difficile fare considerazioni su un caso piuttosto che un'altro...forse era meglio rimanere sul generico. Infatti poi a sua volta Sandro ha portato un altro esempio, totalmente diverso dal mio.
    Comunque Sandro, io non volevo differenziare un mondo dall'altro, infatti tu hai subito pensato che io mi riferissi a differenze etniche o culturali e nel mio caso così non è....tu stesso hai parlato di una loro e di una nostra normalità, quindi quando dicevo loro mi riferivo ai bimbi o alle famiglie in difficoltà, non a persone di culture diverse.
    Cristina forse tu hai ragione, spesso però non ci sono i mezzi per aiutarle oppure non vogliono essere aiutate.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    Come aveva detto Sandro all'inizio di questa discussione, non esiste una verità assoluta e non possiamo assolutamente dire a nessuno che sta sbagliando.
    Riconosco nelle parole di Sandro una riflessione che ho fatto qualche mese fa proprio su questo forum. Ossia la necessità dell'istituto dell'affido come conseguente fallimento della società. Come spesso ama dire Riccardo, i genitori di questi ragazzi sfortunati sono stati spesso a loro volta bambini sfortunati, che nessuno ha saputo aiutare, supportare nel tempo e che si sono ritrovati poi ad avere un figlio cui offrire il loro stesso destino problematico.
    Guardata da questo punto di vista, l'affido è quindi una catena, un processo dove sono coinvolti tutti e proprio tutti gli individui di una società. Una società che ha fallito, una società non solidale con chi sta cercando di cancellare gli errori fatti, ricostruendosi un futuro dignitoso. Ma nessuno ha saputo offrire una seconda opportunità.
    Il risultato di questo è ciò che dice Cris. Che si vengono a creare due tipi di cittadini, quelli di serie A e di serie B. Chi di noi vorrebbe far stare il proprio figlio con bambini problematici, magari violenti, magari già fumatori a 10 anni ? E' veramente brutto dirlo, ma purtroppo ragazzi è così. L'emarginazione inizia già a quell'età, e questi ragazzi la sentono sulla propria pelle, e che colpe hanno ?? Nessuna, sola la sfortuna di essere nati in una famiglia sfortunata e magari presa di mira dai servizi, molto di più di una famiglia di ingegneri che lascia pascolare i propri figli nelle vie centrali della città.
    Ma questo forse non indica che i genitori sono una garanzia di autorevolezza per i propri figli ? Per questo ci vorrebbe aiuto ai genitori come dice Sandro. Si, ci sono quelli che non si vogliono fare aiutare, ma ci siamo chiesti il perché ? Abbiamo mai pensato che spesso anche gli adulti possono avere un legame problematico con i proprio genitori che li spinge a rifiutare se stessi in qualche modo ? E naturalmente ci rimettono i figli. Ed ecco che entra in gioco la pragmaticità di Cris e di Riccardo, che intanto dicono, meglio curarsi del bambino, amarlo, farlo stare bene, concedergli tutto quello che si può affinché cresca e maturi nel migliore dei modi.
    Ma questo credo che non cancelli la ferità sanguinante che si portano dietro certi genitori, che in certi casi macchia i figli, in altri, è come un pugnale nel cuore.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    E' molto triste Jamin, ma purtroppo è proprio così:face-crying:

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    Si, concordo, è molto molto triste.

    •  
      CommentAuthorCRIS
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    c'è un punto che vorrei precisare: quando parlavo di LORO di serie B (riprendo solo le parole di Jamin) che si confrontano con i NOSTRI figli di serie A (sempre riprendendo le parole di Jamin), non intendevo discriminalizzare i bambini con difficoltà, volevo semplicemente dire che loro stessi si trovano in difficoltà ad affrontare il mondo per così dire normale, perchè loro stessi si sentono diversi.
    Non soffermatevi sulle parole serie a, serie b,loro, noi, perchè non avrebbe senso.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    no no, Cris, la mia era una semplificazione per dire, appunto, diversi. ho capito che cosa intendevi.
    nessuna discriminazione. di fatto è la società che si comporta così e non possiamo nasconderlo. il sentirsi diversi implica certi svantaggi che altri non hanno. questo credo che sia il punto importante. A e B sono solo etichette per far rendere l'idea.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime18 Oct 2008
     

    ho detto "no no" all'inizio ma sono d'accordo con te Cris !

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime19 Oct 2008
     

    Ciao cris! Perdonami, non intendevo assolutamente fare riferimenti etnici e non ho mai pensato che che tu stessi facendo discriminazioni etniche. E' stata solo casuale la combinazione dell'esempio della famiglia Tanzaniana; era il caso a me più vicino e più palese, solo per queso l'ho raccontato, non per la loro diversità. So benissimo che nemmeno tu hai fatto distinzioni etniche per cui, superiamo tranquillamente questa piccola incomprensione. Il mio discorso è generale e come tale, non ha alcun tipo di preconcetto.
    Qualche volta mi sono immedesimato nei panni di quei genitori che subiscono l'allonatanamento dei propri figli. Credo che impazzirei! Ho seri dubbi che riuscirei a vedere l'alba del giorno successivo.
    Poi, ricordo anche certe paure provate da piccolo! La peggiore, la paura di essere abbandonato dai miei genitori! Era terrorizzante, mi faceva nascondere sotto le coperte del mio letto.
    Rimango dell'idea che, salvo "giustificati e documentati motivi, i bambini devono restare con i propri genitori, più a lungo possibile.

    Ciao a tutti e buona notte.

    Sandro.

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime21 Oct 2008
     

    Lettera a super Mario...

    Ciao Mario. Perdonami se ti do del tu ma potrei essere tuo padre e proprio non mi viene di darti del lei. Conosco molto poco di te, della tua vita, le tue passioni, gli amici, la tua casa, i tuoi familiari... diciamo che non conosco proprio nulla di te, se non , quello che vedo in tv.
    E' incredibile ciò che riesci a fare in mezzo al campo! Leggero come una piuma, sfiori l'erba in una corsa fluida, veloce e potente. Addomestichi il pallone, lo nascondi poi lo fai riapparire; lo giri, lo sfiori, lo alzi e lo colpisci! Ammirarti in mezzo al campo, è come ascoltare un assolo di violino che però, all'improvviso, lascia il campo ad un assolo di batteria, poi ad un assolo di chitarra e così via, per 90 minuti.
    Che meraviglia! Che spettacolo!
    Se tu fossi stato un pugile, di certo saresti stato almeno pari ad un Moammed Ali dei tempi d'oro.
    Oppure, se fossi stato un atleta, avresti emulato le gesta di atleti purissimi come Mennea, Carl Lewis, Yuri Chechi.
    Ma tu sei un calciatore! Hai scelto uno tra gli sport più belli al mondo. Uno sport di squadra, uno sport d'altruismo...
    L'ultima volta che t'ho visto giocare è stato con la maglia della Nazionale Azzura under 21, avversario Israele.
    Che partita ragazzi! Che classe Mario! Che padronanza!
    Ero preso dalle trame del gioco e stranamente ho continuato a guardare la partita anche se avevo molte cose da fare! ero attratto da te, non vedevo l'ora che la palla ti raggiungesse.
    Poi però, qualcosa ha stonato. Sembrava quasi che tu lo sapessi che stavo lì a guardare proprio te! sembrava che tu sapessi che eravamo in milioni a guardare te! Non un cedimento, non un timore... L'arbitro ha fischiato un fallo contro di te! Accidenti come l'hai aggredito! E dopo, nonostante i compagni di squadra cercassero di trattenerti, tu non mollavi, cercavi l'arbitro per dirgliene quattro.
    Sai Mario! Non ho visto il secondo tempo. Sai perchè? Avevo paura di essere deluso dai tuoi comportamenti! Avevo paura di vedere un secondo caso Cassano.
    Sai Mario! Quando si vive una vita difficile come la tua, è già un miracolo riuscire a farcela. Se poi ce la fai così come è successo a te, viene da pensare che la giustizia Divina, ha fatto il suo corso.
    A quel punto però Mario, il Signore ti ha messo in mano le armi per una vita di successo, sta a te riuscire ad usarle nel modo giusto! Forse quel tuo comportamento è stato un caso sporadico e magari riesci a mantenere quella necessaria umiltà che ti farà diventare una vera stella del mondo sportivo ma io, in quel momento, ho visto tanto egoismo e tanta presunzione. Spero vivamente che riuscirai ad essere un vero campione dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Per me sarebbe una delusione troppo grande! Sei un fuori classe e vorrei tanto continuare a provare piacere, nel cercarti in mezzo al campo.
    Ah!!! Dimenticavo!!! Conosco da tanto tempo tre ragazzini Rom tanto in gamba e fortissimi al calcio. Loro ti hanno preso come modello, sei il loro beniamino! Ti prego, sii veramente un esempio per loro, non li deludere...

    Ciao Mario! In bocca al lupo!

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime21 Oct 2008
     

    Ciao Sandro, son curiosa, come mai hai scritto questa lettera a Mario ?

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime21 Oct 2008
     

    Semplice Jamin.
    Ho visto solo il primo tempo della partita di calcio della nazionale U 21 e, dopo aver letto di questo ragazzo anche su questo forum, quella sera ho percepito come se in lui resistesse una profonda rabbia. Che derivi dalla sua condizione di bambino affidato o dal fatto che è esposto alla continua aggressione dei cori razzisti degli stadi o chissà da cos'altro, questo io non posso dirlo ma, mi è sembrato molto fragile emotivamente e forse, sta subendo una situazione solo apparentemente favorevole a lui. Molte volte, annebbiati dalle apparenze, non riusciamo a percepire messaggi sottili ma che celano profonde sofferenze. La sera della partita, Mario mi è sembrato proprio in questa condizione. Spesso è il tipo di errore che commettiamo nei confronti dei bambini. Capita infatti di non saper cogliere quei messaggi non verbali che spesso ed inconsciamente, i nostri cuccioli ci inviano e noi, rimaniamo sordi fino a quando...
    La lettera è stato come un atto di solidarietà verso Mario. Lui non la leggerà mai ma, a noi che lo osserviamo e viviamo quotidianamente il privilegio di stare con i bambini, forse può offrire uno spunto di riflessione, sottolinenando l'importanza della nostra sensibilità nell' "ascoltare" i bambini.

    Ops! All'inizio ho detto "semplice"... Speriamo lo sia davvero quel che ho cercato di dire...:face-devil-grin:

    Ciao, Sandro.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime22 Oct 2008
     

    Grazie Sandro per il momento, mi riprometto di ritornare sopra quello che hai scritto, è molto interessante. Scusami per il momento.
    :face-smile:

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime7 Nov 2008
     

    Per dovere di cronaca...

    LETTERA DELL'ATTACCANTE SUL WEB: «SONO STATI ASSENTI PER 16 ANNI»
    «I miei genitori biologici? Bugiardi
    La smettano di farsi intervistare»
    Balotelli: «Se non fossi diventato un giocatore dell'Inter, di me non gliene importerebbe nulla»

    MILANO - Un comunicato sul sito ufficiale. Inchiostro nero su sfondo grigio. Per rispondere ai «signori Thomas e Rose Barwuah, i miei genitori biologici». Mario Balotelli si affida al web per ribadire che l'unico legame che prova «è con le persone che mi hanno amato come un figlio. Gli altri, per me, sono degli estranei». Una dura presa di posizione, da parte dell'attaccante dell'Inter, al quale non sono affatto piaciute certe dichiarazioni alla stampa. «Si è scritto di due persone costrette, perché povere e senza lavoro, a 'dare in adozione' il figlio. Falso, perché non sono mai stato dato in adozione e soprattutto nessuno li ha mai costretti ad abbandonarmi in ospedale quando ero neonato e a sparire negli anni successivi all'affido».

    ASSENTI PER 16 ANNI - Balotelli poi aggiunge: «Perché nessuno ha chiesto ai signori Barwuah, che oggi si fanno fotografare sui giornali con facce tristi e la mia foto con maglia dell'Inter in mano, come mai, una volta che sono guarito, non hanno fatto domanda in Tribunale per riprendermi? E perché per 16 anni, a parte qualche visita all'inizio, grazie alla pazienza di mamma e papà che mi portavano da loro, hanno pensato bene di sparire salvo venire allo scoperto adesso che sono diventato un giocatore di serie A? Per 16 anni non ho nemmeno ricevuto una loro telefonata nel giorno del mio compleanno. Con loro, dai due anni in poi, non ho mai vissuto. Ora però vogliono far sapere a tutti che sono loro i 'veri' genitori e che vogliono il mio affetto, come se fosse un loro diritto derivante dallo stesso sangue».

    I genitori biologici di Balotelli ACCUSE BUGIARDE - Balotelli si dice addolorato che «nonostante la mia richiesta di smetterla, continuino a farsi intervistare sperando di ottenere chissà quale vantaggio e lanciando accuse bugiarde a mamma Silvia e papà Franco. I quali non erano affatto ricchi quando mi hanno accolto, né lo sono oggi. Papà pensionato e mamma casalinga, due persone normalissime e con altri figli. E che non hanno mai parlato male dei miei genitori biologici davanti a me (come è stato invece bugiardamente scritto) e a tutt'oggi scelgono il silenzio e il non apparire per un'unica ragione: il mio bene. Poiché mi aspetto, a breve, di vedere i signori Barwuah lanciare appelli anche davanti alle telecamere nelle trasmissioni tv, dichiaro fin d'ora che questi appelli, opportunistici e tardivi, non otterranno alcuna risposta - conclude Balotelli - Ribadisco che penso che se non fossi diventato Mario Balotelli, di me ai signori Barwuah non gliene importerebbe nulla».

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime8 Jan 2009
     

    Per Jamin:

    Qui sotto riporto un aggiornamento sulle vicende di SuperMario! Più passa il tempo e più mi sembra una bomba ad orologeria! Speriamo che io mi stia sbagliando ma forse questo ragazzo non ha ancora cacciato tutti i fantasmi dalla sua vita o forse, più semplicemente, gli si sta chiedendo troppo???

    Calciomercato:
    Balotelli vuole lasciare l'Inter. Il giovane attaccante chiede più spazio. Nelle prossime ore incontro decisivo con Moratti. Samp e Bologna possibili destinazioni.
    Mario Balotelli punta i piedi e vuole giocare di più. Per questo motivo nelle prossime ore il giocatore incontrerà Massimo Moratti per esprimere il proprio malumore. Mourinho lo fa giocare pochino e recentemente lo ha pure strigliato pubblicamente per lo scarso impegno negli allenamenti.

    Bye, Sandro.

    •  
      CommentAuthorSara B.
    • CommentTime8 Jan 2009
     

    Ciao Sandro,

    rieccomi! Accolgo volentieri il tuo invito... Prometto che scriverò di più, ci tengo tantissimo al forum ( e comunque anche se non scrivo... leggo sempre!) Ritorno sulla storia di Mario, in quanto sua tifosa...
    E' vero, ora è al centro di tante voci di mercato, ma non definirei la vicenda così preoccupante. Di situazioni (e di chiacchiere) simili il mondo del calcio è pieno zeppo... ed i giornalisti sportivi ci sguazzano nelle polemiche. Non credo che questo empasse sia dovuto alla sua vicenda personale, ma che sia strettamente legato al pallone.
    "Esplodere" calcisticamente a 17 anni non è semplice... ci vuole carattere per reggere le pressioni, per non staccare i piedi da terra.
    Io sono sicuro che Mario supererà questo momento di difficoltà, grazie alla fiducia di chi gli vuole bene!

    •  
      CommentAuthorsandro
    • CommentTime8 Jan 2009
     

    Ciao Sara,
    spero tanto che le cose per Mario vadano come dici tu! Per me, è stato solo un pretesto per affrontare un argomento a cui tengo molto. Magari SuperMario si saprà difendere brillantemente da questa bufera mediatica ma, è un utile esempio per parlare di quanti danni possono essere arrecati ai minori, semplicemente dalle aspettative che gli stessi genitori ripongono in loro.
    La vita che oggi conducono i nostri figli, è una vita molto competitiva e non sono ammessi errori.
    Pare quasi che non si possa vivere nella semplicità; guai se non si primeggia in qualcosa. Nella vita privata sono un allenatore giovanile di pallavolo. Non è raro che, genitori dalle alte aspettative nei propri figli, sradichino le bimbe da un contesto prettamente amicale e giocoso come deve essere nel minivolley, per far seguire le proprie figlie dai tecnici di società più blasonate, quasi questo fosse sinonimo certo di successo. La conseguenza più frequente è che proprio quelle ragazzine, alla fine, si stancano ed abbandonano prematuramente lo sport e questo, spesso capita in una delicata fase della loro crescita emotiva, la preadolescenza.
    Questo era il vero argomento di cui volevo parlare; a SuperMario faccio i miei più sinceri auguri.

    Ciao, Sandro.

    P.S.: tornerò in rete questa sera molto tardi. Intanto, se ne avete voglia, ditemi cosa ne pensate. Ciao a tutti.

    •  
      CommentAuthorJamin
    • CommentTime9 Jan 2009
     

    Ciao Sandro, l'argomento è interessante.
    Purtroppo - o per fortuna ?? - al giorno d'oggi è richiesta sempre una maggiore specializzazione in qualche settore specifico. E questo si traduce quindi in competizione. Bisogna essere, non bravi, ma bravissimi in qualsiasi cosa per riuscire a primeggiare sugli altri ed a guadagnare una qualche visibilità. E purtroppo tutto ciò si ripercuote anche sui ragazzi, che un po' sono affascinati dal voler essere qualcuno il prima possibile, e che dall'altro invece sentono la pressione dei genitori, i quali vorrebbero che si concretizzasse qualcosa di importante nelle mani dei loro figli. E spesso i primi campi di prova sono proprio i palazzetti o i campetti di calcio.
    Non puoi immaginare quante volte la polizia è stata chiamata durante le partite di calcio di mio fratello, perché i genitori si iniziavano a scannare sulle minuscole gradinate quando venivano offesi dei ragazzi in campo. Addirittura una volta, furono proprio i ragazzi in campo a fermare il gioco perché vedevano dei genitori picchiarsi sugli spalti...e tutto ciò durante partite di ragazzini di 15-16 anni...
    E non voglio pensare ai commenti che i babbi fanno ai propri ragazzi dopo le partite: "dovevi fare questo, dovevi fare quello". E questo può diventare motivo di discussione, anche pesante in una famiglia. E son convinta che alla prima occasione, il ragazzo attacca la scarpa al chiodo.